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Orizzonte Magazine n11/12

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Mensile di<br />

attualità e cultura<br />

Anno 2 N. 11/<strong>12</strong><br />

Novembre/Dicembre 2015<br />

Numero doppio<br />

buone feste<br />

a tutti<br />

i nostri lettori<br />

paura sul red carpet<br />

Alla festa del Cinema di Roma due maestri<br />

del brivico, William Friedkin e Dario<br />

Argento s’incontrano...<br />

la dieta vegana<br />

Mangiare vegano è una scelta etica<br />

o solo fanatismo alimentare?<br />

i cimbri e il tanzerloch<br />

sull’altopiano di asiago<br />

La cultura Cimbra e le sue antiche leggende<br />

sopravvivono sull’altopiano dei sette comuni.<br />

gli antichi mestieri<br />

Il barbiere: testimone e protagonista<br />

della vita dei suoi clienti.<br />

fashion & models: fashion street a garbagna


2 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 3


IN PRIMO PIANO<br />

6 I Cimbri e il Tanzerloch<br />

sull’altopiano di Asiago.<br />

38 Paura sul red carpet.<br />

cultura<br />

14 Mostre all’orizzonte.<br />

22 Genova:<br />

la Lanterna, simbolo della città.<br />

42 Il ruggito della tigre:<br />

tributo a Sergio Sollima.<br />

50 Arte e tecnologia:<br />

dove la scienza abbraccia<br />

la fantasia.<br />

notizie e curiosita’<br />

32 La felicità è<br />

un sistema complesso.<br />

36 Vacanze romane.<br />

58 Gli antichi mestieri:<br />

il barbiere.<br />

fashion & models<br />

76 Fashion street a Garbagna.<br />

80 Aspiranti Fotomodelle:<br />

Suggerimenti utili per<br />

affrontare la professione.<br />

rubriche<br />

53 Fotografando<br />

61 <strong>Orizzonte</strong> Food<br />

Il Cocktail di gamberetti.<br />

66 Dieta vegana: scelta etica<br />

o fanatismo alimentare?<br />

70 Risotto di Natale.<br />

72 Lo sapevate che<br />

La Calendula.<br />

89 Oroscopo del mese.<br />

Tutti i diritti sono riservati. Nessuna<br />

parte della pubblicazione può essere<br />

riprodotta, rielaborata o diffusa senza<br />

espressa autorizzazione. della Direzione.<br />

Le opinioni espresse negli articoli<br />

impegnano solo gli autori e non coinvolgono<br />

né rappresentano il pensiero<br />

della Direzione.<br />

4 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


EDITORIALE<br />

È iniziato il Giubileo della Misericordia, con una serie<br />

di caratteristiche completamente diverse da quella<br />

degli altri Giubilei, e sotto una luce completamente<br />

nuova, e non solo perché questa è la prima volta in<br />

assoluto che due Papi si presentano insieme di fronte<br />

alla Porta Santa di S. Pietro.<br />

Innanzi tutto l’anteprima giubilare di Bangui, che ha<br />

rappresentato una novità: non era infatti mai capitato<br />

che un Giubileo iniziasse da qualche parte prima che<br />

venisse aperta la Porta Santa di San Pietro, che è la<br />

madre di tutte le altre.<br />

Quindi la moltiplicazione delle Porte Sante nel<br />

mondo; perché l’aspetto più importante di questa solennità<br />

consiste proprio nel concetto di Giubileo diffuso<br />

voluto da Papa Francesco, che di fatto porta l’evento<br />

presso tutto il mondo cattolico, in una dimensione che<br />

da centralizzata diventa periferica.<br />

La liturgia si muove verso i fedeli per sottolineare<br />

la misericordia di Dio, che a tutti va incontro col volto<br />

del Padre che accoglie e perdona. “È il momento per<br />

riscoprire la presenza di Dio e la sua tenerezza di padre”<br />

ha detto il Papa dopo aver aperto la Porta di S. Giovanni<br />

in Laterano, cattedrale della diocesi di Roma alla<br />

quale è affiliata la basilica della Madonna del Pozzo di<br />

Capurso, in provincia di Bari, altra sede di Porta Santa.<br />

Dalla Festa dell’Assunzione alla solennità di Cristo<br />

Re del prossimo anno un incancolabile numero di fedeli<br />

attraverserà un imprecisato numero di Porte Sante<br />

aperte nelle 2.989 circoscrizioni ecclesiastiche del<br />

mondo per ricevere l’indulgenza per i propri peccati.<br />

Anche i carcerati, per i quali la Porta Santa viene assimilata<br />

alla porta della loro cella; “Nelle cappelle delle<br />

carceri - ha detto il Santo Padre - potranno ottenere l’indulgenza,<br />

e ogni volta che passeranno per la porta della<br />

loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre,<br />

possa questo gesto significare per loro il passaggio della<br />

Porta Santa”.<br />

Franco Ardito<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />

Mensile di attualità e cultura<br />

Anno 2 n.11/<strong>12</strong> - Nov./Dicembre 2015<br />

Numero doppio<br />

Reg. trib. di Bari n° 19/2014<br />

Franco Ardito<br />

Direttore Responsabile<br />

Angelo Ferri<br />

Direttore Editoriale<br />

Redazione<br />

via dei Mille, 50/A - 70<strong>12</strong>6 Bari (BA)<br />

tel.: 080 9697552<br />

e-mail: direzione@orizzontemagazine.it<br />

www.orizzontemagazine.it<br />

La collaborazione avviene su invito.<br />

Articoli e materiali non si restituiscono.<br />

La Direzione si riserva di adattare<br />

testi, illustrazioni e fotografie alle<br />

esigenze della pubblicazione.<br />

Articoli e immagini vanno inviati per e-<br />

mail a: articoli@orizzontemagazine.it<br />

Gli articoli dovranno essere in formato<br />

doc o docx e le immagini in formato<br />

jpeg, con risoluzione minima 300 ppi.<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 5


I CIMBRI E IL TANZERLOCH<br />

sull’Altopiano di Asiago<br />

di Luca Trapani<br />

6 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


L<br />

a sera di ottobre scende<br />

sulle contrade e sui dolci<br />

pendii dell’Altopiano<br />

di Asiago.<br />

Un velo fino di pioggerella si<br />

posa sui prati spogliati dai fiori,<br />

sui boschi che scuriscono alla<br />

stagione e sulle rade casette,<br />

raggruppate attorno ai campanili<br />

fra un declivio e l’altro; il fumo<br />

si alza dai comignoli, andando a<br />

confondersi con le brume che<br />

salgono dalle abetaie più in alto,<br />

e poi, più su ancora, con la<br />

coltre di nubi bassa ed uniforme,<br />

che nasconde le cime e ammanta<br />

il suo Altopiano come a volerlo<br />

cullare.<br />

In giro non c’è quasi nessuno; come<br />

in tutte le economie prevalentemente<br />

turistiche, le stagioni<br />

di mezzo - e in particolare l’autunno<br />

- sono momenti di riposo;<br />

ed ecco che, fra il quieto arancione<br />

dei lampioni e i quadrati<br />

gialli di qualche finestra, si può<br />

percepire tutta la straordinaria,<br />

silenziosa potenza della natura e<br />

dei boschi che abbracciano questi<br />

luoghi incantati.<br />

Tutte le bugie, di fronte all’immensa<br />

bellezza di questa serenità,<br />

cadono di colpo; e, fra le<br />

pieghe della montagna, e nelle<br />

poche osterie aperte, riverberano<br />

echi di antichi misteri e fiabe<br />

preziose.<br />

I Cimbri<br />

Il formaggio, la Grande Guerra, gli<br />

Alpini, la grappa, il miele: colonne<br />

portanti che hanno reso l’Altopiano<br />

di Asiago famoso in tutto il<br />

mondo. Ma c’è molto di più.<br />

La cultura dei suoi abitanti e la<br />

geomorfologia del paesaggio<br />

racchiudono una straordinaria<br />

ricchezza di sedimenti storici<br />

dalle radici lontane, livellati meno<br />

efficacemente di altrove dai<br />

tiranni reflussi del tempo.<br />

I “7 Comuni” o “Zìban Komòin”<br />

sono attori e testimoni di una<br />

delle isole linguistiche tipiche del<br />

nostro Paese: il Cimbro. La denominazione<br />

e i popoli a cui si riferisce<br />

hanno origini ancora non<br />

del tutto certe, oggetto di dibattito<br />

da diversi secoli presso gli<br />

studiosi; la corrente attuale più<br />

accreditata li vuole di provenienza<br />

bavaro-tirolese, migranti che<br />

attraversarono le Alpi in cerca<br />

di territori vergini da colonizzare<br />

intorno all’anno mille, con il<br />

sostegno dei Vescovi di Padova,<br />

allora governanti della zona e intenzionati<br />

a trasformare luoghi<br />

disabitati in realtà produttive e<br />

difensive dei confini naturali.<br />

La cultura Cimbra abbraccia infatti<br />

un arco territoriale più ampio<br />

del solo Altopiano di Asiago,<br />

declinandosi con poche sostanziali<br />

sfumature - dettate proba-<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 7


ilmente dall’isolamento successivo<br />

alla radice comune - dalla<br />

Lessinia Veronese a ovest, all’Altopiano<br />

di Luserna a nord-ovest<br />

(Trentino Alto Adige) e all’ Altopiano<br />

del Cansiglio, nelle Prealpi<br />

Bellunesi, a nord-est, come estrema<br />

propaggine.<br />

Se in alcuni luoghi (in particolare<br />

Giazza, nella Lessinia, ma ancor<br />

di più Luserna, austriaca e perciò<br />

tedescofona fino a meno di un<br />

secolo fa) la lingua è ancora viva<br />

per trasmissione diretta, non si<br />

può dire altrettanto sul Cimbro<br />

dell’Altopiano di Asiago; la sua<br />

posizione geografica ha determinato<br />

una maggiore commistione<br />

storico-economica con le popolazioni<br />

italiche della pianura, che<br />

nel corso dei secoli hanno assorbito<br />

l’antico dialetto; si è avanzata<br />

l’ipotesi inoltre che le devastazioni<br />

della Grande Guerra e il culto<br />

dell’Italiano del Ventennio Fascista<br />

abbiano dato il colpo di grazia<br />

alla minoranza “naturale”.<br />

E’ da segnalare però che uno dei<br />

più stimati ed amati storici di queste<br />

genti, l’Abate Agostino Dal<br />

Pozzo (Rotzo 1732 - Bassano del<br />

Grappa 1798), nel suo “Memorie<br />

istoriche dei Sette Comuni vicentini”<br />

(pubblicato postumo nel 1820)<br />

riporta già allora a poche decine<br />

di persone (la maggior parte a<br />

Mezzaselva di Roana), gli ultimi in<br />

grado di parlare correntemente<br />

il Cimbro in tutto l’Altopiano di<br />

Asiago.<br />

Sappiamo da un altro illustre testimone<br />

diretto, il Provveditore<br />

ai confini per la Repubblica di<br />

Venezia Conte Francesco Caldogno,<br />

che circa due secoli prima<br />

del Dal Pozzo (intorno al 1550)<br />

gli abitanti dei 7 Comuni parlavano<br />

invece ancora prevalente-<br />

8 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


mente il “tedesco”, anche se alcuni<br />

di loro erano già in grado<br />

di intendere e parlare l’”italiano”.<br />

La linea cronologica, letta secondo<br />

l’ipotesi della colonizzazione<br />

bavaro-tirolese, conferirebbe dunque<br />

una certa plausibilità all’idea<br />

del lento declino della purezza<br />

dell’antico alto-tedesco a favore<br />

dell’italiano; tuttavia, la discussione<br />

è ancora aperta e vivace, e<br />

non mancano i sostenitori di altre<br />

correnti, più antiche, come quella<br />

di derivazione gotica-longobarda;<br />

mentre sono tutti concordi nell’attribuire<br />

nulla rilevanza storiografica<br />

alla tesi tradizionale dei Cimbri<br />

Danesi (dai quali loro malgrado<br />

deriva il nome) sconfitti da Gaio<br />

Mario nel 101 a.C. a Vercelli e ritiratisi<br />

poi sulle Montagne Venete<br />

conservando lingua e costumi.<br />

Non mancano tuttavia testimonianze<br />

oggettive che l’Altopiano<br />

fosse abitato ai suoi margini prima<br />

delle colonizzazioni “Cimbre”:<br />

scoperte dal già citato Dal Pozzo<br />

durante lo sbancamento di una<br />

collina, le abitazioni preistoriche<br />

del Bostel di Rotzo sono datate<br />

in un arco temporale teorico<br />

XIII-II sec. a.C., e graffiti di caccia<br />

e luoghi “magici” per la paganità<br />

primitiva (come l’Altar Knotto ad<br />

Albaredo) sono disseminati in<br />

tutto il territorio.<br />

Ad oggi la cultura Cimbra sull’Altopiano<br />

di Asiago presenta una<br />

duplice dimensione. La prima è<br />

quella “naturale”, rimasta sotto<br />

forma di toponimi ed espressioni<br />

dialettali isolate, non utilizzate,<br />

per esempio, in pianura (come<br />

pach, tall, laita, perch, spitz, ekkar,<br />

bisa, beghele… (il lettore interessato<br />

può scaricare il dizionario di<br />

Umberto Martello dal sito www.<br />

cimbri7comuni.it); nelle tradizioni<br />

architettoniche (di cui si salva<br />

poco di originale, a causa delle<br />

distruzioni belliche), artigiane, gastronomiche<br />

e folkloristico-fiabesche;<br />

ma anche in<br />

costumi istituzionali,<br />

come<br />

quello, molto<br />

interessante,<br />

della “Proprietà<br />

Collettiva<br />

ad Uso Civico”.<br />

Derivazione<br />

diretta del diritto<br />

germanico,<br />

la “Proprietà<br />

Collettiva<br />

ad Uso Civico”<br />

prevede che<br />

il territorio<br />

(boschi, pascoli,<br />

etc) non<br />

sia di proprietà<br />

individuale<br />

o demaniale,<br />

bensì della<br />

“Gente del Posto”,<br />

che può<br />

goderne i<br />

frutti in egual<br />

misura, in virtù<br />

della comune<br />

discendenza<br />

dagli<br />

antichi colonizzatori<br />

che<br />

per primi resero abitabili quelle<br />

zone. Un esempio reale di tale<br />

costume è quello del “Legnatico”;<br />

ovvero, ogni famiglia ha diritto,<br />

alle porte dell’inverno, di ritirare<br />

una certa quantità di legna accumulata<br />

grazie alla manutenzione<br />

dei boschi “comuni”.<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 9


La seconda è una dimensione<br />

“ricostruita”, ad opera soprattutto<br />

dei Comuni e dell’Istituto<br />

di Cultura Cimbra di Roana, che<br />

lavorano incessantemente per<br />

recuperare testi, curare pubblicazioni,<br />

organizzare corsi di Cimbro,<br />

concerti, eventi folkloristici,<br />

enogastronomici; in una parola,<br />

recuperano e salvaguardano le<br />

radici antiche di un’identità unica<br />

e preziosa.<br />

Il Tanzerloch<br />

Una delle eredità dell’originaria<br />

cultura Cimbra dell’Altopiano di<br />

Asiago è rappresentata dal corpus<br />

di fiabe e leggende pervenuteci<br />

in forma più o meno spuria,<br />

ma autentica nella matrice.<br />

Storie popolari tramandate verbalmente<br />

intorno al focolare domestico<br />

nelle lunghe notti invernali,<br />

che dietro alla facciata rude<br />

dei montanari, rivelano un rapporto<br />

di grandissima intimità col<br />

paesaggio, con il ciclo delle stagioni<br />

e con gli episodi storici tumultuosi<br />

di cui è costellata la storia<br />

delle genti dell’Altopiano.<br />

Una di queste è legata alla così<br />

chiamata “Voragine del Tanzerloch”.<br />

Che cos’è il Tanzerloch?<br />

A nord di Canove, deviando dalla<br />

strada principale che a destra<br />

conduce alla conca di Asiago e a<br />

sinistra attraversa la Valdassa per<br />

portare al centro di Roana, si sale<br />

fino alla frazione di Camporovere<br />

(“Kamprube” in Cimbro);<br />

da qui, svoltando a sinistra, si<br />

imbocca una delle “vie d’uscita”<br />

dell’Altopiano, portando questa<br />

direzione a sbucare<br />

in Trentino<br />

Alto Adige.<br />

Appena terminato<br />

l’abitato di Camporovere,<br />

sulla sinistra,<br />

si può parcheggiare<br />

l’auto e<br />

imboccare a piedi<br />

un sentiero che,<br />

dopo un breve<br />

prato in discesa,<br />

si inoltra nel<br />

bosco<br />

f it to<br />

e deg<br />

r ada<br />

sempre<br />

più ripidamente<br />

verso valle<br />

(Camporovere<br />

sorge alla<br />

sommità del<br />

versante nordest<br />

della profonda<br />

Valdassa).<br />

Dopo 20-30 minuti<br />

di cammino,<br />

il bosco si dirada<br />

lasciando filtrare<br />

la luce del sole,<br />

ed infine si apre<br />

in una immensa<br />

radura che ospita<br />

l’impressionante<br />

voragine.<br />

Arrivando così<br />

dall’alto, non ci si<br />

accorge subito dell’apertura, essendo<br />

questa “di taglio” sul fianco<br />

del pendio ed essendo il suo<br />

orlo superiore in parte sporgen-<br />

10 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


te a costone sull’abisso;<br />

naturalmente, opportune<br />

recinzioni a camminamento<br />

circondano<br />

il baratro.<br />

Il Tanzerloch, perfetto<br />

esempio del carsismo<br />

Altopianese, ha un diametro<br />

di ca. 40 m, ed è<br />

profondo ca. 80 m; sul<br />

fondo, si allarga sotto<br />

il costone<br />

superiore<br />

in un salone<br />

naturale<br />

della larghezza di ca. 115 m nel<br />

suo punto massimo; ciò determina<br />

l’effetto spettacolare che<br />

si può vedere in foto una volta<br />

raggiunto il fondale. E’ probabile<br />

che sia stato scavato inizialmente<br />

da qualche fiume preistorico ora<br />

prosciugato, ed eroso poi dagli<br />

agenti esterni in un paziente lavoro<br />

lungo milioni di anni.<br />

Il silenzio trepidante del bosco,<br />

la nuda roccia frantumata e stratificata<br />

che ne forma il collo,<br />

dai cui interstizi<br />

spuntano piccoli<br />

abeti,<br />

cespugli<br />

ed arbusti<br />

che sfidano<br />

la forza di gravità, l’acqua stillante<br />

in ogni stagione (che si tramuta<br />

in corni, cascate e stalattiti<br />

di ghiaccio durante l’inverno), il<br />

boato del vuoto, dal quale sale<br />

una corrente fredda e umida,<br />

il senso di potente vertigine a<br />

sporgersi (stiamo<br />

parlando dell’equi-<br />

valente di un edificio di quasi<br />

27 piani), fanno di questo luogo<br />

un’esperienza davvero affascinante<br />

e del tutto insospettabile<br />

attraversando le pacifiche viette<br />

di Camporovere, appena più su.<br />

La Leggenda<br />

Il toponimo “Tanzerloch”, in cimbro,<br />

è stato fatto derivare (con<br />

evidenza per chi mastica un po’<br />

di tedesco) da “Loch” = Buco,<br />

Antro, Grotta, Voragine, e “Tanzer”<br />

= Danza, Danzante, Delle<br />

Danze; il suo significato sarebbe<br />

perciò “Voragine delle Danze”. Il<br />

nome si riferisce alla leggenda:<br />

essa vuole che un pastorello,<br />

angosciato per la sparizione della<br />

sorellina, decidesse di recarsi<br />

nottetempo alla radura del bosco,<br />

allora un semplice prato e<br />

luogo tabù, e che là assistesse<br />

allo spettacolo orrendo della<br />

sorellina esanime ai piedi di un<br />

demonio cornuto, assiso su un<br />

trono di fiamma e circondato da<br />

una congrega di streghe intenta<br />

in danze perverse. Terrorizzato<br />

dalla visione, il pastorello invoca<br />

con tutte le sue forze l’Arcangelo<br />

Michele e getta una croce di legno<br />

che ha con sé nel mezzo del<br />

convegno diabolico. A quel punto,<br />

l’Arcangelo appare e con la<br />

sua Spada di Luce colpisce il centro<br />

del Sabba; il terreno sprofonda<br />

negli inferi inghiottendo il Demonio<br />

e le Streghe, e lasciando<br />

a monito la spaventosa voragine.<br />

Questa leggenda è un frammento<br />

spurio che indica un preciso<br />

contesto storico-sociale dell’Al-<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 11


topiano, ovvero la conversione<br />

al cristianesimo cattolico dei suoi<br />

abitanti, in origine contadini né<br />

più pagani né ancora cristiani, ma<br />

legati alla terra e agli antichi riti<br />

campestri. E’ un filone che riscontriamo<br />

in molte altre fiabe e leggende<br />

Altopianesi.<br />

Una prova inconfutabile di questa<br />

tesi è data dal fatto che i più<br />

antichi storiografi che si sono accostati<br />

a queste genti, segnalano il<br />

“Tanzerloch” col differente, e precedente,<br />

nome di “Stenzerloch”.<br />

“Loch” è sempre voragine, mentre<br />

“Stenzer” sarebbe, secondo<br />

la lettura più accreditata presso i<br />

linguisti, accostabile all’altoatesino<br />

“Stelzer” = “Zoppo”; Stenzerloch<br />

vorrebbe dire dunque “Voragine<br />

degli Zoppi”. Il riferimento è diretto<br />

alla famiglia Zotti (“Zoppi” in<br />

dialetto veneto è “Sòti”, italianizzato<br />

in “Zotti”), cognome storico<br />

delle contrade di Camporovere,<br />

come a dire che la voragine si<br />

aprisse nel territorio di proprietà<br />

della famiglia Zotti. Quindi Stenzer<br />

> Sòti > Zotti = Zoppi.<br />

Quindi la lettura “Tanzerloch”<br />

sarebbe successiva, in qualche<br />

modo artificiosa; e, a dire il vero,<br />

altre versioni della leggenda si<br />

possono a tutt’oggi ascoltare dalla<br />

viva voce degli anziani, versioni in<br />

cui il pastorello invocatore e l’Arcangelo<br />

Michele non compaiono<br />

affatto, versioni che assumono un<br />

sapore, decisamente più pagano.<br />

In una di esse, che ho avuto<br />

modo di ascoltare due anni fa,<br />

dalla voce di un anziano ultranovantenne<br />

di Roana, al posto del<br />

pastorello c’era una giovane “in<br />

età da marito” (circonlocuzione<br />

per “maturazione sessuale”) che<br />

veniva sedotta da un Jiger-Jäger<br />

(“Cacciatore Galante”, una figura<br />

assai diffusa nelle leggende venete,<br />

rappresenta il giovanotto<br />

esperto seduttore, e nasconde<br />

un substrato molto più antico,<br />

collegabile alla fecondazione dei<br />

campi nei riti di primavera, Bacco/Dioniso,<br />

etc) e invitata a partecipare<br />

alle danze sfrenate (presumibilmente<br />

orgiastiche) nella<br />

radura dello Stenzerloch. Al ché,<br />

un’anziana, venuta a conoscenza<br />

della cosa, ammoniva la ragazza<br />

di stare in guardia e le donava<br />

uno specchio dicendole di usarlo<br />

senza farsi vedere; la sera successiva,<br />

la ragazza, guardando di<br />

nascosto dello specchio si accorgeva<br />

che il suo accompagnatore<br />

aveva in realtà le zampe di gallo.<br />

E seguendolo poi, terminata<br />

la serata, oltre un dato albero<br />

(che il seduttore le aveva proibito<br />

di oltrepassare), lo vedeva<br />

dirigersi verso il cimitero, dove<br />

dissotterrava i defunti e si cibava<br />

delle loro ossa prima di mettersi<br />

a riposare in una tomba.<br />

Questa versione finiva qui; e<br />

anche se la signora anziana ammonitrice,<br />

e il cimitero, indicano<br />

comunque una morale cristiana<br />

già presente nel tessuto sociale (il<br />

rito funebre nordico antico è incentrato<br />

sulla cremazione e non<br />

sul seppellimento), gli elementi<br />

che la compongono si distaccano<br />

sensibilmente dalla parabola<br />

edulcorata e moralizzatrice che<br />

fa capo alla denominazione Tanzerloch,<br />

denotando le eco di un<br />

carattere più archetipico ed ancestrale.<br />

Rimanendo<br />

soli, ritti sulla<br />

sommità del<br />

parapetto che guarda il fondo<br />

della voragine, non è difficile,<br />

chiudendo gli occhi, immaginare<br />

l’ancestrale impatto<br />

emozionale dell’antico<br />

abitante,<br />

a n c o r a<br />

<strong>12</strong> • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


legato alle tradizioni pagane,<br />

al cospetto di questo luogo; e,<br />

fra lo stormire delle fronde alla<br />

brezza<br />

montana,<br />

udire dopotutto,<br />

lontanissimi nel Tempo, un canto<br />

femminile e un ritmo crescente<br />

di tamburo.<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 13


MOSTRE ALL’ORIZZONTE<br />

di Fabrizio Capra<br />

Questa nuova rubrica non vuole essere una semplice elencazione<br />

di mostre in corso, ma una serie di consigli. Le informazioni<br />

sulle singole mostre (orari, biglietti, ecc.) si possono trovare nei<br />

link che riportiamo. Ogni mese la rubrica verrà aggiornata<br />

sulla rivista e settimanalmente sul sito.<br />

14 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


MILANO<br />

Palazzo Reale<br />

(piazza del Duomo <strong>12</strong>)<br />

Mostra “Giotto l’Italia”<br />

fino al 10 gennaio 2016<br />

http://www.mostragiottoitalia.it/<br />

Un viaggio ideale sulle orme di<br />

Giotto nei primi decenni del Trecento<br />

attraverso l’esposizione<br />

di capolavori, per la prima volta<br />

esposti a Milano, che ripercorrono<br />

le tappe del lavoro del Maestro<br />

in Italia fino al suo arrivo nella<br />

città, dove realizzò la sua ultima<br />

creazione, Gloria del Mondo, oggi<br />

perduta.<br />

Mostra “Da Raffaello a Schiele.<br />

Capolavori dal Museo delle Belle<br />

Arti di Budapest”<br />

fino al 7 febbraio 2016<br />

http://www.daraffaelloaschiele.it/lamostra/<br />

76 opere hanno lasciato temporaneamente<br />

il Museo di Belle Arti<br />

di Budapest per essere esposte<br />

nelle sale di Palazzo Reale a Milano.<br />

Raffaello, Tintoretto, Durer,<br />

Velasquez, Rubens, Goya, Murillo,<br />

Canaletto, Manet, Cezanne, Gauguin<br />

e tantissimi altri grandi artisti<br />

saranno presenti con opere straordinarie.<br />

Un’occasione unica per<br />

un viaggio nella storia dell’arte dal<br />

Cinquecento al Novecento.<br />

Mostra “Mito e Natura. Dalla<br />

Grecia a Pompei”<br />

fino al 10 gennaio 2016<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 15


http://www.mostramitonatura.it/it/<br />

home.html<br />

Una mostra per raccontare un<br />

aspetto affascinante e inedito<br />

delle nostre radici classiche: l’influenza<br />

della natura sulla civiltà<br />

occidentale e sulle sue origini, con<br />

opere provenienti da musei italiani<br />

e internazionali fra cui il Museo<br />

Archeologico di Atene, il Kunsthistorisches<br />

Museum di Vienna e il<br />

Louvre di Parigi.<br />

Castello Sforzesco<br />

(piazza Castello)<br />

http://www.milanocastello.it/<br />

Mostra “D’après Michelangelo.<br />

La fortuna dei disegni per gli<br />

amici nelle arti del Cinquecento”<br />

fino al 10 gennaio 2016<br />

Disegni, alcuni originali, del grande<br />

genio del Cinquecento, dipinti,<br />

incisioni, preziosi oggetti d’arte<br />

permetteranno di conoscere un<br />

aspetto più intimo del Maestro,<br />

riguardante la sfera della sua vita<br />

privata e delle sue amicizie. Un<br />

piccolo nucleo compatto, per il<br />

quale è stata coniata la definizione<br />

di “fogli d’omaggio”.<br />

Mudec (via Tortona 56)<br />

www.mudec.it<br />

Mostra “Gauguin. Racconti dal<br />

paradiso”<br />

fino al 21 febbraio 2016<br />

Il progetto consta di circa 70 opere,<br />

capolavori pittorici e scultorei,<br />

comprensivi di artefatti polinesiani<br />

e immagini di documentazione dei<br />

diversi luoghi visitati dall’artista.<br />

Mostra “Barbie – The icon”<br />

fino al 13 marzo 2016<br />

Definirla una bambola sarebbe riduttivo.<br />

Barbie è un’icona globale,<br />

che in 56 anni di vita è riuscita ad<br />

abbattere ogni frontiera linguistica,<br />

culturale, sociale, antropologica.<br />

MONZA (MB)<br />

Arengario (piazza Roma)<br />

Musei civici - Casa degli umiliati<br />

(via Teolinda 4)<br />

Mostra “Chagall. La grafica del<br />

sogno”<br />

fino all’6 gennaio 2016<br />

http://chagallmonza.it/<br />

Le magiche suggestioni di un maestro<br />

del ‘900 a Monza. Marc<br />

Chagall giungerà nella capoluogo<br />

della Brianza portando tutto il<br />

suo immaginario onirico, la ricchezza<br />

delle tradizioni letterarie<br />

russe, la sacralità dei testi biblici.<br />

TORINO<br />

Gam (via Magenta 31)<br />

Mostra “Monet. Dalle collezioni<br />

del Musée d’Orsay”<br />

http://www.mostramonet.it/<br />

fino al 31 gennaio 2016<br />

Il Musée d’Orsay, che conserva<br />

la più importante collezione di<br />

opere di Claude Monet, ha concesso<br />

oltre quaranta capolavori<br />

per dare vita a una strabiliante<br />

mostra monografica incentrata<br />

sul maestro. Sono presenti in<br />

mostra alcune opere di carattere<br />

eccezionale, mai presentate prima<br />

in Italia: un esempio su tutti<br />

è quello del grande frammento<br />

centrale della Colazione sull’erba,<br />

16 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


opera fondamentale nel percorso<br />

di Monet per la precoce affermazione<br />

di una nuova, audace concezione<br />

della pittura en plein air,<br />

rappresentativa di un passaggio<br />

cruciale che culminerà con l’Impressionismo.<br />

VENARIA REALE (TO)<br />

Reggia di Venaria<br />

(piazza della Repubblica)<br />

www.lavenaria.it<br />

Mostra: “Raffaello. Il sole delle<br />

arti”<br />

fino al 24 gennaio 2016<br />

La mostra intende accostarsi alla<br />

geniale personalità di Raffaello<br />

anche da un punto di vista<br />

inconsueto e imprevedibile, vale<br />

a dire illustrando il suo impegno<br />

creativo verso le cosiddette “arti<br />

applicate”,<br />

che tradussero<br />

nelle rispettive<br />

tecniche i suoi<br />

cartoni e disegni<br />

nonché le<br />

incisioni tratte<br />

dalla sua opera,<br />

e che nel corso<br />

del Cinque e<br />

Seicento costituirono<br />

il veicolo<br />

privilegiato<br />

per la diffusione<br />

e la conoscenza<br />

in Italia e nel<br />

resto d’Europa<br />

delle invenzioni<br />

figurative<br />

dell’Urbinate:<br />

arazzi, maioliche,<br />

monete,<br />

cristalli di rocca, placchette, smalti,<br />

vetri, armature, intagli.<br />

GENOVA<br />

Palazzo Ducale<br />

(piazza Matteotti 9)<br />

www.palazzoducale.genova.it<br />

Mostra: “Dagli impressionisti a<br />

Picasso”<br />

fino al 10 aprile 2016<br />

La mostra sarà divisa in diverse<br />

sezioni: la prima è dedicata alla<br />

nascita del movimento che ha<br />

cambiato per sempre la storia<br />

della pittura: l’Impressionismo. La<br />

volontà di aprirsi alla luce libera<br />

della natura è una conquista che<br />

- agli albori dell’Impressionismo<br />

- passa attraverso il realismo intenso<br />

di Courbet (Bagnante addormentata<br />

presso un ruscello) e<br />

le opere narrative di pittori come<br />

Gervex e Carolus-Durand. Uno<br />

spazio autonomo sarà invece dedicato<br />

alla figura di Edgar Degas,<br />

di cui saranno presenti cinque tele<br />

che sviluppano tutti i temi fondamentali<br />

del pittore parigino: il<br />

ritratto, i cavalli e le inconfondibili<br />

ballerine. La sala principale della<br />

mostra avrà invece come tema<br />

il superamento dell’Impressionismo<br />

e l’aprirsi di nuovi orizzonti,<br />

e ruoterà attorno alla figura<br />

chiave di Vincent Van Gogh, alla<br />

quale si affiancheranno quelle di<br />

Paul Cézanne e Henri Matisse.<br />

Saranno presenti anche dipinti di<br />

Amedeo Modigliani.<br />

La mostra culminerà con una sala<br />

monografica dedicata a Pablo<br />

Picasso, di cui saranno presen-<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 17


ti sei tele, che hanno l’obiettivo<br />

di ripercorrere l’intera vicenda<br />

dell’arte del Novecento, dalla giovanile<br />

Testa di Arlecchino (1905)<br />

fino alla Donna seduta, dipinta nel<br />

1960, quando Picasso era ormai<br />

alle soglie degli ottant’anni.<br />

POSSAGNO (TV)<br />

Museo Gipsoteca Canova<br />

(via Canova 74)<br />

www.museocanova.it<br />

Mostra: “Antonio Canova. L’arte<br />

violata nella Grande Guerra”<br />

fino al 28 febbraio 2016<br />

Quando con la testa di Paolina<br />

si giocava a pallone a Possagno,<br />

i Canova esplosi dalla guerra, la<br />

cronaca fotografica dello scempio,<br />

la Ebe dimezzata e la cronaca<br />

del conflitto nel diario di una<br />

bambina di allora.<br />

CODROIPO (UD)<br />

Villa Manin<br />

(piazza Manin 10, Passariano)<br />

www.villamanin.it<br />

Mostra: “Joan Mirò a Villa Manin.<br />

Soli di notte”<br />

fino al 3 aprile 2016<br />

Una mostra evocativa ricostruisce<br />

l’universo di Miró negli ultimi<br />

trent’anni di vita, l’atmosfera dei<br />

suoi studi maiorchini, la ricerca<br />

della solitudine e la radicale trasformazione<br />

della sua arte. Oltre<br />

250 opere dell’artista, i suoi oggetti<br />

personali, tanti documenti e<br />

circa 50 scatti di grandi fotografi<br />

che lo hanno immortalato, in un<br />

inedito percorso espositivo. Una<br />

mostra che vuole essere assolutamente<br />

evocativa dei luoghi, degli<br />

ambienti, dei suoni, delle emozioni<br />

che hanno accompagnato<br />

il pittore catalano negli ultimi<br />

trent’anni di vita trascorsi a Palma<br />

di Maiorca, ispirando dal 1956 al<br />

1983, anno della sua morte, un<br />

radicale mutamento espressivo e<br />

tecnico del suo lavoro e della sua<br />

straordinaria arte.<br />

FIRENZE<br />

Palazzo Strozzi<br />

(piazza degli Strozzi)<br />

www.palazzostrozzi.org<br />

Mostra: “Bellezza divina. Tra<br />

Van Gogh, Chagall e Fontana”<br />

fino al 24 gennaio 2016<br />

Dalla pittura realista di Morelli<br />

all’informale di Vedova, dal Divisionismo<br />

di Previati al Simbolismo<br />

di Redon, fino all’Espressionismo<br />

di Munch o alle sperimentazioni<br />

del Futurismo, la mostra analizza<br />

e contestualizza un secolo di arte<br />

sacra moderna, sottolineando attualizzazioni,<br />

tendenze diverse e<br />

talvolta conflitti nel rapporto fra<br />

arte e sentimento del sacro.<br />

CHIUSI (SI)<br />

Museo Nazionale Etrusco<br />

(via Porsenna 93)<br />

http://www.archeotoscana.beniculturali.it/index.php?it/147/chiusi-museo-archeologico-nazionale<br />

Mostra: “La Tomba del Colle<br />

nella Passeggiata Archeologica a<br />

Chiusi”<br />

fino al 31 dicembre 2015<br />

Nel 1939 fu portata a termine<br />

la realizzazione della Passeggiata<br />

Archeologica, strada ad anello<br />

che dal Museo Nazionale Etrusco<br />

di Chiusi porta a Chiusi Città toccando<br />

le principali tombe etrusche,<br />

dipinte e non. Le tombe,<br />

che appartenevano alle estese<br />

necropoli disposte da epoca arcaica<br />

sui rilievi che circondavano<br />

la città etrusca, contenevano ricchi<br />

corredi che furono trafugati<br />

in antico oppure recuperati nel<br />

corso dell’Ottocento per essere<br />

18 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


venduti a privati o a musei nazionali<br />

desiderosi di accrescere le<br />

proprie collezioni. La Tomba del<br />

Colle, la Tomba della Scimmia, la<br />

Tomba del Leone, la Tomba delle<br />

Tassinaie e molte altre oggi parlano<br />

attraverso i loro colori ben<br />

conservati per merito dei frequenti<br />

interventi di tutela statali<br />

e grazie agli oggetti conservati<br />

al Museo Nazionale Etrusco di<br />

Chiusi; questi furono ritrovati con<br />

scavi condotti dalla Soprintendenza<br />

fin dal 1911, dopo la prima<br />

legge di tutela italiana emanata<br />

solo nel 1909.<br />

BOLOGNA<br />

Museo Civico Archeologico<br />

(via dell’Archiginnasio 2)<br />

Mostra: “Egitto. Splendore millenario.<br />

Capolavori da Leiden a<br />

Bologna”<br />

fino al 17 luglio 2016<br />

www.mostraegitto.it<br />

Un’ esposizione di fortissimo impatto<br />

visivo e scientifico e anche<br />

un’operazione che non ha precedenti<br />

nel panorama internazionale:<br />

la collezione egiziana del<br />

Museo Nazionale di Antichità<br />

di Leiden in Olanda - una delle<br />

prime dieci al mondo - e quella<br />

di Bologna - tra le prime in Italia<br />

per numero, qualità e stato conservativo<br />

dei suoi oggetti - danno<br />

vita a un percorso espositivo di<br />

circa 1.700 metri quadrati di arte<br />

e storia. Dall’Olanda sono esposti<br />

500 reperti, databili dal Periodo<br />

Predinastico all’Epoca Romana, e<br />

importanti prestiti giungeranno<br />

dal Museo Egizio di Torino e dal<br />

Museo Egizio di Firenze.<br />

Palazzo Albergati<br />

(via Saragozza 28)<br />

Mostra: “Brueghel. Capolavori<br />

dell’arte fiamminga”<br />

fino al 28 febbraio 2016<br />

http://www.palazzoalbergati.com/<br />

mostra-brueghel-2/<br />

La mostra ripercorre la storia,<br />

lungo un orizzonte temporale,<br />

familiare e pittorico, di oltre 150<br />

anni, portando a Bologna i capolavori<br />

di un’intera dinastia di eccezionale<br />

talento, attiva tra il XVI e<br />

il XVII secolo.<br />

Brueghel, nome di una dinastia diventata<br />

nei secoli passati marchio<br />

di eccellenza nell’arte pittorica,<br />

comprendeva la più importan-<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 19


te famiglia di artisti<br />

fiamminghi a cavallo<br />

tra il XVI e XVII secolo<br />

interpreti dello<br />

splendore del Seicento.<br />

FORLI’ (FC)<br />

Musei San Domenico<br />

(piazza Guido da<br />

Montefeltro <strong>12</strong>)<br />

ww.cultura.comune.<br />

forli.fc.it/<br />

Mostra: “Steve Mc Curry – Icons<br />

and Women”<br />

fino al 10 gennaio 2016<br />

Steve McCurry è uno dei più<br />

grandi maestri della fotografia<br />

contemporanea ed è un punto<br />

di riferimento per un larghissimo<br />

pubblico, soprattutto di giovani,<br />

che nelle sue fotografie riconoscono<br />

un modo di guardare il nostro<br />

tempo e, in un certo senso,<br />

“si riconoscono”. In ogni scatto<br />

di Steve McCurry è racchiuso un<br />

complesso universo di esperienze<br />

e di emozioni e molte delle sue<br />

immagini, a partire dal ritratto di<br />

Sharbat Gula, sono diventate delle<br />

vere e proprie icone, conosciute<br />

in tutto il mondo.<br />

FERRARA<br />

Palazzo dei Diamanti<br />

(corso Ercole I d’Este 21)<br />

www.palazzodiamanti.it<br />

Mostra: “De Chirico a Ferrara.<br />

Un inverno metafisico”<br />

fino al 28 febbraio<br />

Una grande esposizione celebra il<br />

genio della pittura metafisica, ad<br />

un secolo dal suo arrivo a Ferrara.<br />

Era il 1915 quando Giorgio De<br />

Chirico, giunto nella città estense,<br />

cambiò il suo modo di fare arte,<br />

dipingendo, tra le bellissime architetture<br />

rinascimentali, piazze sospese<br />

nel tempo, manichini senza<br />

volto, particolari prospettive ed<br />

oggetti enigmatici. Il rapporto tra<br />

De Chirico e Ferrara è indissolubile,<br />

e dopo cento anni torna ad<br />

esprimersi<br />

ROMA<br />

Scuderie del Quirinale<br />

(via XXIV maggio 16)<br />

Accademia di Francia - Villa<br />

Medici<br />

(viale Trinità dei Monti 1)<br />

www.scuderiequirinale.it<br />

Mostra: “Balthus”<br />

fino al 31 gennaio 2016<br />

Circa duecento opere, tra quadri,<br />

disegni e fotografie, provenienti<br />

dai più importanti musei europei<br />

ed americani oltre che da prestigiose<br />

collezioni private, compongono<br />

un avvincente percorso in<br />

due segmenti: alle Scuderie del<br />

Quirinale una completa retrospettiva<br />

organizzata intorno ai<br />

capolavori più noti; a Villa Medici<br />

un’esposizione che, attraverso le<br />

opere realizzate durante il soggiorno<br />

romano, mette in luce il<br />

metodo e il processo creativo di<br />

Balthus: la pratica di lavoro nell’atelier,<br />

l’uso dei modelli, le tecniche,<br />

il ricorso alla fotografia.<br />

Complesso del Vittoriano<br />

(piazza Venezia)<br />

Mostra: “Dal Musèe d’Orsay.<br />

Impressionisti tête-à-tête”<br />

fino al 7 febbraio 2016<br />

http://www.comunicareorganizzando.it/mostra/impressionisti-i-protagonisti/<br />

Edouard Manet, Pierre-Auguste<br />

Renoir, Edgar Degas, Frédéric<br />

Bazille, Camille Pissarro, Paul<br />

Cézanne, Berthe Morisot: questi<br />

gli artisti presenti nella mostra.<br />

Oltre sessanta opere provenienti<br />

dal Musée d’Orsay. Attraverso<br />

un percorso tra i protagonisti<br />

impressionisti la mostra vuole<br />

mettere in luce gli aspetti inno-<br />

20 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


vativi essenziali nell’elaborazione<br />

di un’arte moderna evidenziando<br />

le connotazioni delle singole<br />

personalità.<br />

Musei Capitolini<br />

(piazza del Campidoglio 1)<br />

www.museicapitolini.org<br />

Mostra: “Raffaello, Parmigianino,<br />

Barocci. Metafore dello sguardo”<br />

fino al 10 gennaio 2016<br />

Tre giganti dell’arte italiana in un<br />

confronto senza precedenti. Dipinti,<br />

disegni e stampe raccontano<br />

la profonda relazione che lega<br />

Raffaello a Francesco Mazzola,<br />

detto il Parmigianino, e a Federico<br />

Barocci, entrambi ricordati<br />

dalle fonti più antiche come eredi<br />

dell’artista urbinate. L’esposizione<br />

si propone di evidenziare come<br />

il modello di Raffaello abbia concorso<br />

a determinare gli orientamenti<br />

artistici del Parmigianino<br />

e quelli, assai diversi, di Federico<br />

Barocci. Il Parmigianino e Barocci<br />

sono ricordati nelle testimonianze<br />

cinque - seicentesche come eredi<br />

dell’Urbinate e considerati entrambi<br />

tra i più magistrali disegnatori<br />

della loro epoca. Guardando<br />

a Raffaello con gli occhi del Parmigianino<br />

e con quelli di Barocci,<br />

l’esposizione intende dunque<br />

affrontare il tema del confronto<br />

e quello dell’eredità tra artisti vissuti<br />

in epoche e luoghi diversi.<br />

Palazzo Venezia<br />

(via del Plebiscito 118)<br />

Mostra: “Tesori della Cina Imperiale.<br />

L’Età della Rinascita fra gli<br />

Han e i Tang (206 a.C. - 907 d.C.)”<br />

http://www.tesoridellacinaimperiale.it/<br />

fino al 28 febbraio<br />

Nelle sale del Refettorio Quattrocentesco<br />

di Palazzo Venezia,<br />

saranno in mostra i capolavori dal<br />

Museo Provinciale dello Henan,<br />

uno dei maggiori musei nella Repubblica<br />

Popolare, per raccontare<br />

il passaggio dalla dinastia Han<br />

- periodo in cui l’odierna Cina comincia<br />

a prendere forma - all’Età<br />

dell’Oro della dinastia Tang (581<br />

d.C. - 907 d.C.). In mostra saranno<br />

esposti oltre 100 pezzi, tra i<br />

quali una veste funeraria di 2.000<br />

listelli di giada intessuti con fili<br />

d’oro, lacche, terrecotte invetriate,<br />

vasi, oggetti d’oro, d’argento<br />

e di giadeite, ad illustrare lo straordinario<br />

clima di prosperità e di<br />

apertura culturale di questo periodo,<br />

quando la capitale dell’Impero,<br />

l’odierna Xi’An, era crocevia<br />

di tutti i commerci, riceveva gli<br />

ambasciatori del mondo ed era<br />

popolata da oltre un milione di<br />

persone.<br />

Per approfondire o venire a conoscenza<br />

di nuove mostre consigliamo<br />

il sito: http://www.beniculturali.it/<br />

mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/<br />

MenuPrincipale/EventiCulturali/<br />

EventiInEvidenza/<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 21


GENOVA:<br />

LA LANTERNA, SIMBOLO DELLA CITTA’<br />

di Fabrizio Capra<br />

22 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


C<br />

ome tutte le città anche<br />

Genova, la “Superba”,<br />

ha il suo monumento<br />

simbolo:<br />

la Lanterna (in genovese: ”a Lanterna<br />

de Zena” o, semplicemente<br />

“a Lanterna”), il faro portuale del<br />

capoluogo, riportata su tutte le<br />

antiche mappe geografiche e carte<br />

nautiche.<br />

Oggi i tanti moli, frequentati da<br />

navi mercantili e non, gli scali, i<br />

depositi, i luoghi di carico e scarico<br />

merci e le altre costruzioni che<br />

la circondano ne offuscano l’imponenza;<br />

comunque affrontare la<br />

salita per giungere alla prima terrazza,<br />

l’unica accessibile al pubblico,<br />

e godere della visuale da quel<br />

punto si presenta all’occhio è ceto<br />

un’emozione da provare.<br />

Oggi la Lanterna si raggiunge<br />

esclusivamente attraverso una<br />

passeggiata pedonale di circa<br />

800 metri che è stata restituita<br />

alla comunità rendendola visitabile,<br />

attraverso un percorso che<br />

sovrasta le banchine portuali e<br />

costeggia esternamente le vecchie<br />

mura seicentesche e ottocentesche.<br />

La passeggiata ha una<br />

struttura in acciaio e legno, per<br />

cui non si può percorrere con le<br />

biciclette che si devono portare<br />

a mano.<br />

La Lanterna,<br />

il faro di Genova<br />

Fra i fari tradizionali, realizzati dalle<br />

autorità portuali come supporto<br />

alla navigazione, la Lanterna<br />

è il terzo tra i fari più antichi al<br />

mondo ancora in attività; per altezza,<br />

con i suoi settantasei metri<br />

è quello più alto del Mediterraneo,<br />

mentre in Europa è il secondo,<br />

dopo quello francese di Île di<br />

Vierge, e nel mondo è il quinto.<br />

Se poi comprendiamo anche lo<br />

scoglio su cui poggia, la sua monumentalità<br />

aumenta raggiungendo<br />

i centodiciassette metri d’altezza.<br />

La struttura attuale risale al 1543<br />

e fu realizzata al margine orientale<br />

del quartiere di Sampierdarena,<br />

dove una volta c’era uno scoglio<br />

isolato, ora inglobato nel contesto<br />

portuale. Era l’estrema punta del<br />

promontorio di San Benigno, o<br />

Capo di Faro, raso al suolo nella<br />

seconda metà degli anni venti del<br />

novecento per creare nuovi spazi;<br />

lo scoglio con il faro è l’unica porzione<br />

rimasta, ora non più direttamente<br />

sul mare per via dei riempimenti<br />

fatti per ampliare il porto.<br />

La Lanterna è composta da una<br />

torre su due ordini di sezione<br />

quadrata, con terrazza alla sommità<br />

di ciascun ordine, costruita<br />

in pietra naturale proveniente<br />

dalla cave di Carignano. Al suo in-<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 23


terno c’è una scala in muratura di<br />

365 gradini totali, di cui solo 172<br />

percorribili dal pubblico per raggiungere<br />

il primo ordine.<br />

Faro di secondo ordine, ha la<br />

lanterna posta alla sommità della<br />

torre, costituita da un ambiente<br />

a pianta circolare di 4 metri di<br />

diametro, con una vetrata di 3,44<br />

metri di altezza. Il faro è poi dotato<br />

di un gruppo elettrogeno di<br />

soccorso per l’alimentazione degli<br />

impianti di emergenza e del faro<br />

di riserva.<br />

Il Museo e il Parco<br />

Annesso alla torre sorge il Museo<br />

della Lanterna, ospitato nelle<br />

fortificazioni adiacenti alla restaurata<br />

e adattata Porta Nuova della<br />

Lanterna; si compone di quattro<br />

sale dei “fucilieri”, una galleria e<br />

tre sale dei cannoni. Inoltre è stata<br />

ripristinata l’agibilità del parco<br />

urbano situato a nord della torre.<br />

Lo scopo principale del Museo<br />

della Lanterna è quello di restituire<br />

il nuovo spirito che anima Genova<br />

dopo i massicci interventi di<br />

restauro a cui è stata sottoposta<br />

negli anni novanta, fornendo testimonianze<br />

sulla trasformazione<br />

della città e sulla sua scelta di mantenere<br />

vivi i più significativi legami<br />

con il proprio storico passato.<br />

In questo senso sono essenziali<br />

i materiali video di repertorio<br />

e d’archivio, i filmati di attualità<br />

(frutto di circa 250 ore di riprese<br />

per oltre otto ore complessive di<br />

documentazione video) e le fotografie,<br />

restituite con effetto olografico<br />

in grado di fissare le fasi<br />

della trasformazione urbanistica<br />

e del vissuto cittadino, anche con<br />

l’aiuto di una grafica didascalica<br />

multilingue. L’indagine visiva approfondisce<br />

e mette in stretta<br />

connessione, nella sostanza, temi<br />

e situazioni che solo apparentemente<br />

sono slegati tra di loro.<br />

Una parte del museo - ovvero<br />

le sale dei cannoni - è riservata<br />

specificatamente all’uso e alla funzione<br />

dei fari navali e ai sistemi di<br />

segnalamento in mare. Un tipo<br />

particolare di lente - la lente di<br />

Fresnel, simile a quella adottata<br />

dal faro genovese - riproduce per<br />

il visitatore, con il proprio fascio<br />

di luce in rotazione, la visione in<br />

soggettiva dall’interno dell’ottica<br />

di un faro vero e proprio.<br />

All’interno del museo sono ospitate<br />

periodicamente anche mo-<br />

24 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


al pubblico del faro e del museo<br />

annesso, oltre alla manutenzione<br />

ordinaria del complesso, incluso il<br />

parco urbano intorno a esso e la<br />

passeggiata di accesso.<br />

stre tematiche.<br />

La Lanterna oggi<br />

Il faro, in qualità di strumento di<br />

supporto alla navigazione marittima,<br />

è completamente controllato<br />

e gestito dal Comando di Zona<br />

Fari della Marina Militare, con sede<br />

a La Spezia (che tra l’altro si<br />

occupa di tutti i fari dell’Alto Tirreno).<br />

Dal 1910 la Marina Militare<br />

segue la gestione di tutti i fari (di<br />

cui <strong>12</strong>8 d’altura) sugli 8.000 km<br />

circa di coste italiane, avvalendosi<br />

sia di tecnici militari che civili.<br />

Il resto della Lanterna, nella sua<br />

accezione di monumento, simbolo<br />

cittadino e attrazione turistica,<br />

è gestito dalla provincia di Genova<br />

tramite l’Associazione Giovani<br />

Urbanisti - Fondazione Labò. L’associazione<br />

si occupa dell’apertura<br />

Storia della Lanterna<br />

Fin dall’antichità il luogo ove sorge<br />

ora la Lanterna era utilizzato<br />

per accendere fuochi al fine di segnalare<br />

la costa ai naviganti. Nel<br />

1<strong>12</strong>8 abbiamo la prima notizia<br />

sull’esistenza di una torre di avvistamento,<br />

formata da una struttura<br />

architettonica composta da<br />

tre tronchi merlati sovrapposti.<br />

La seconda testimonianza risale al<br />

1161, quando un documento afferma<br />

che “le navi dirette in porto<br />

sono tenute a pagare un dazio per<br />

il servizio di segnalazione luminosa”<br />

ovvero una tassa “pro igne facendo<br />

in capite fari”. Infatti le segnalazioni<br />

veniva fatte accendendo alla<br />

sommità della torre sterpaglie di<br />

erica (“brugo”) o di ginestra (“brusca”)<br />

modulando il fumo di giorno<br />

e le fiamme di notte, in modo<br />

da segnalare gli avvistamenti di<br />

navi nemiche o inviare messaggi<br />

alle guardie di altre postazioni.<br />

A livello urbanistico, quindi, la<br />

Lanterna era relativamente lontana<br />

dalla città, e solo nel XVII<br />

secolo venne inglobata nella cosiddetta<br />

Cerchia Seicentesca, la<br />

poderosa cerchia di mura lunga<br />

quasi diciannove chilometri attorno<br />

alla città, quasi interamente<br />

esistente ancora ai nostri giorni.<br />

Nel 1318 la Lanterna divenne testimone<br />

della guerra tra Guelfi e<br />

Ghibellini: i Guelfi si barricarono<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 25


nell’edificio e i Ghibellini riuscirono<br />

a stanarli minacciando di far<br />

crollare la torre attraverso scavi<br />

alle fondamenta. Questo avvenimento<br />

portò nel 1321 all’attuazione<br />

di un intervento di consolidamento<br />

e alla realizzazione di un<br />

fossato protettivo.<br />

Nel 1326 si abbandonarono i falò<br />

in favore di lanterne alimentate<br />

a olio di oliva, pertanto i turrexani<br />

(gli addetti al controllo degli<br />

stoppini e alla cura delle lampade)<br />

salivano ogni sera sul faro per attivarlo.<br />

Nel 1340 alla sommità della torre<br />

inferiore venne dipinto lo stemma<br />

del Comune di Genova, opera<br />

del pittore Evangelista di Milano,<br />

al fine di meglio identificare la<br />

Lanterna con la città.<br />

Nel Quattrocento buona parte<br />

dei fondi destinati al porto furono<br />

destinati alla manutenzione<br />

della Lanterna; nel 1405 i sacerdoti<br />

guardiani della Lanterna posero<br />

sulla cupola un pesce e una<br />

croce di metallo dorato, simbolo<br />

di cristianità e nel 1413 un decreto<br />

dei Consoli del Mare stanziò un<br />

fondo di “lire 36” per assicurare<br />

la gestione del faro, divenuto ormai<br />

indispensabile per la sicurezza<br />

della navigazione.<br />

Mel 1507, durante il dominio francese,<br />

Luigi XII fece erigere una<br />

possente fortezza, la “Briglia”, destinata<br />

a ospitare una guarnigione<br />

dell’esercito con i cannoni puntati<br />

verso il centro abitato, con<br />

lo scopo principale di difendersi<br />

da rivolte interne, piuttosto che<br />

di proteggere la città da attacchi<br />

esterni. Tuttavia poco tempo<br />

dopo, nel 1514, un’insurrezione<br />

popolare, con le forze genovesi<br />

capitanate da Andrea Doria,<br />

cacciò gli invansori mettendo fine<br />

alla dominazione francese. La Briglia<br />

venne demolita e la Lanterna<br />

subì numerosi danni, smettendo<br />

di funzionare. Solo nel 1543, per<br />

volontà del doge Andrea Centurione<br />

Pietrasanta e grazie al finanziamento<br />

ottenuto dal Banco<br />

di San Giorgio, fu dato il via alla<br />

ricostruzione che terminò l’anno<br />

seguente conferendo all’edificio<br />

l’aspetto che ancora oggi possiamo<br />

ammirare. Fu posta in opera<br />

una nuova lanterna, con cupola<br />

costruita in doghe di legno di rovere<br />

e ricoperta con fogli di rame<br />

e piombo fermati con ben 600<br />

chiodi di rame. La lanterna vera<br />

26 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


e propria era formata da un’ampia<br />

vetrata i cui vetri, di notevole<br />

spessore e peso, furono forniti da<br />

maestri vetrai dapprima liguri ed<br />

in seguito veneziani.<br />

Nel 1565 si ritornò a lavorare sulla<br />

cupola per renderla stagna e,<br />

nel 1681, la si ricostruì lcon legno<br />

di castagno selvatico, ricoprendo<br />

il tutto con pece e stoppa e infine<br />

con fogli di piombo stagnati a<br />

bordi sovrapposti.<br />

Nel 1632, con la realizzazione<br />

dell’imponente cerchia di mura, la<br />

Lanterna viene compresa nel sistema<br />

murario cittadino, cessando<br />

di rappresentare un avamposto<br />

solitario. Sessant’anni dopo,<br />

nel 1692, fu ricostruita la vetrata<br />

distrutta dal bombardamento<br />

del 1684, voluto dall’ammiraglio<br />

francese Marchese di Segnalay<br />

per ordine di re Luigi XIV: tredicimila<br />

bombe incendiarie furono<br />

lanciate sulla città ma solo alcuni<br />

frammenti colpirono i vetri della<br />

Lanterna.<br />

Nel 1711 la torre venne incatenata<br />

a mezzo di chiavarde e tiranti<br />

ancora oggi visibili, nel 1778 la cupola<br />

fu dotata di un parafulmine,<br />

a opera del fisico Padre Glicero<br />

Sanxais, e nel 1791 vennero effettuati<br />

lavori di consolidamento alla<br />

base per renderela più stabile.<br />

L’illuminazione per secoli avvenne<br />

tramite lampade di metallo o di<br />

vetro a stoppino; solo nel 1840<br />

fu realizzata un’ottica rotante su<br />

carro a ruote con lente di Fresnel;<br />

il nuovo sistema di illuminazione,<br />

il cui studio era stato eseguito dal<br />

professor Plana, venne avviato il<br />

15 gennaio del 1841.<br />

Fino a quasi tutto l’Ottocento il<br />

combustibile utilizzato era ancora<br />

l’olio di oliva; nel 1898 si passò<br />

al gas di acetilene e all’inizio del<br />

’900 al petrolio. Nel 1936 si ebbe<br />

il passaggio alla elettrificazione<br />

moderna.<br />

La Lanterna è sopravvissuta integra<br />

ai bombardamenti della<br />

seconda guerra mondiale, fatto<br />

straordinario visto che Genova<br />

fu oggetto di attacchi aerei per<br />

tutto il periodo del conflitto, con<br />

gravi danni per il tessuto urbano<br />

e in particolare per il porto, che<br />

fu completamente distrutto.<br />

Nel 1956 la vecchia lanterna venne<br />

sostituita, insieme all’ottica rotante<br />

e a tutti i congegni. Per non<br />

modificare lo stile architttonico<br />

dell’antico monumento, la nuo-<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 27


va lanterna conservò le dimensioni<br />

della precedente, del 1841.<br />

Contestualmente venne realizzato<br />

un impianto per l’erogazione<br />

dell’energia di emergenza, fu<br />

messo in opera un montacarichi<br />

nell’angusto spazio della tromba<br />

delle scale, e fu ritinteggiato lo<br />

stemma della gloriosa Repubblica<br />

Marinara sulla facciata della torre<br />

inferiore.<br />

Come ultima modifica degna di<br />

nota, nel 1970 l’antico impianto<br />

di rotazione a peso motore, lasciato<br />

di riserva, fu sostituito da<br />

un impianto di rotazione elettrico;<br />

infine, a seguito dell’apertura<br />

dell’aeroporto di Genova, a pochi<br />

chilometri della torre, alla sommità<br />

della cupola della Lanterna fu<br />

sistemato un fanale intermittente<br />

rosso, di modesta portata, come<br />

segnale di pericolo per gli aerei.<br />

Curiosità<br />

Una leggenda narra che il progettista<br />

della Lanterna fu lanciato nel<br />

vuoto dalla sua cima, affinché non<br />

potesse ricreare in altro luogo<br />

una costruzione analoga.<br />

Tra la fine del Trecento e l’inizio<br />

del Quattrocento la Lanterna fu<br />

utilizzata come prigione; essa ospitò<br />

per alcuni anni Giacomo I di Lusignano,<br />

sua moglie, che tra quelle<br />

mura diede alla luce il figlioletto<br />

Giano, e parte della corte, presi<br />

come prigionieri con la conquista<br />

della città di Famagosta.<br />

Al fine di prolungare la vita dei vetri,<br />

soggetti a rapida usura, la loro<br />

superficie veniva spennellata con<br />

un’emulsione di albume d’uovo;<br />

per questo in<br />

quegli anni l’elenco<br />

delle spese<br />

del Comune<br />

prevedeva l’acquisto<br />

di migliaia<br />

di uova destinate<br />

a quello<br />

scopo.<br />

Dai registri del<br />

faro si apprende<br />

che nel 1449<br />

tra i custodi<br />

della Lanterna<br />

fu nominato<br />

anche Antonio<br />

Colombo, zio<br />

paterno di Cristoforo.<br />

Nel 1498 la Lanterna<br />

fu visitata<br />

da Leonardo da<br />

Vinci, che era al<br />

seguito di Ludovico<br />

il Moro<br />

in occasione di<br />

un sopralluogo<br />

di studio sulle<br />

fortificazioni genovesi.<br />

Nel corso della<br />

storia la Lanterna è stata colpita<br />

più volte da fulmini; i danni più<br />

gravi si registrarono nel 1481,<br />

quando un fulmine colpì la torre<br />

uccidendo uno dei guardiani.<br />

Nel 1602 un fulmine demolì la<br />

parte merlata della torre superiore.<br />

A seguito dell’episodio,<br />

nel 1603 la base esterna della<br />

torre superiore, venne murata;<br />

a scopo propiziatorio fu apposta<br />

una targa in marmo con la<br />

scritta “Jesus Cristus rex venit in<br />

pace at Deus homo factus est”.<br />

Ancora oggi l’antica targa, anche<br />

se oramai quasi illeggibile,<br />

è murata alla base della torre<br />

superiore, .<br />

Un tempo la Lanterna aveva una<br />

“sorella minore”, chiamata Torre<br />

dei Greci, eretta dopo la metà<br />

del <strong>12</strong>00 all’estremo opposto<br />

dell’arco portuale, all’incirca nella<br />

zona dove attualmente sorgono i<br />

28 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


quindi il ruolo di prima sostenitrice<br />

di questo monumento, catalogato<br />

come Patrimonio dello Stato<br />

e unico faro al mondo ad essere<br />

simbolo di una città e depositario<br />

di buona parte della sua storia. Si<br />

è in tal modo evitato che questo<br />

significativo monumento cadesse<br />

nel degrado che già interessa i<br />

Forti genovesi.<br />

L’associazione “Amici della Lanterna”,<br />

senza scopo di lucro, intende<br />

promuovere e sostenere iniziative<br />

che valorizzino il complesso<br />

monumentale della Lanterna di<br />

Genova, collaborando con chi<br />

avrà in carico la gestione della<br />

passeggiata, del faro, del museo<br />

e del parco, affinchè rappresenti<br />

un luogo d’incontro, un attivo e<br />

vivace centro culturale, un punto<br />

di riferimento per tutta la città.<br />

Maggiori informazioni si possono<br />

ottenere scrivendo a amici@lanternadigenova.it.<br />

Magazzini del Cotone, nel Porto<br />

Antico.<br />

L’associazione e gli Amici<br />

della Lanterna<br />

Il 1 luglio 2014 l’Associazione Giovani<br />

Urbanisti - Fondazione Labò è<br />

divenuta nuovo gestore del complesso<br />

monumentale Lanterna di<br />

Genova; l’incarico è stato attribuito<br />

a titolo di volontariato, per evitarne<br />

la chiusura al pubblico del<br />

monumento causata dagli ingenti<br />

tagli economici che hanno colpito<br />

la Provincia di Genova. Con l’adozione<br />

della Lanterna, del suo Museo<br />

e del suo Parco l’Associazione<br />

si è fatta carico anche di tutti gli<br />

interventi necessari per la manutenzione<br />

del verde, della pulizia e<br />

delle spese necessarie a rendere<br />

nuovamente funzionante il museo<br />

multimediale. La Fondazione<br />

Mario e Giorgio Labò assume<br />

Condizioni per la visita<br />

Apertura: sabato, domenica e festivi<br />

dalle ore 14,30 alle 18,30 (ultimo<br />

ingresso ore 18,00) - in settimana<br />

su prenotazione (gruppi<br />

superiori a 15 persone). Le visite<br />

si effettuano senza accompagnatori.<br />

Biglietti: Museo + Parco + Lanterna:<br />

€ 6,00 - Museo + Parco:<br />

€ 5,00 - solo Parco: € 2,00 (non<br />

sono previste riduzioni)<br />

Convenzioni e riduzioni: Accompagnatore<br />

Socio “Amici della Lanterna”,<br />

Residenti Comune di Genova,<br />

Soci Coop, Possessori card Zena<br />

Zone, Scontrino esercizi commer-<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 29


ciali Terminal Traghetti (consumando<br />

o aquistando presso la galleria<br />

commerciale del Terminal Traghetti<br />

e conservando lo scontrino, riduzione<br />

sul prezzo del biglietto di<br />

ingresso al Faro e al Museo e due<br />

ore e mezza di parcheggio gratuito<br />

presso il Parcheggio del Terminal<br />

Traghetti), Gruppi su prenotazione<br />

(numero minimo 15 persone + 1<br />

accompagnatore gratuito), Appartenenti<br />

al CRAL Liguria, Associati<br />

Compagnia Unica, Soci Touring<br />

Club Italiano, Card Musei, Abbonati<br />

annuali AMT.<br />

Gratuità: Socio “Amici della Lanterna”,<br />

Bambini di età compresa<br />

fra 0 e 6 anni, Invalidi e disabili +<br />

accompagnatori.<br />

È possibile visitare il complesso<br />

monumentale anche secondo le<br />

seguenti modalità e pacchetti:<br />

Visita guidata GO GREEN - La<br />

visita di Genova, a basso impatto<br />

ambientale, acquistabile attraverso<br />

l’organizzazione Genovagando,<br />

comprende il biglietto AMT 24 h,<br />

e riserva la possibilità di acquistare<br />

l’ingresso ridotto al Faro e al<br />

Museo (€ 4,00 per persona invece<br />

di € 6,00). L’ingresso avverrà<br />

con voucher della Lanterna che<br />

verrà consegnato dalla guida. La<br />

visita alla Lanterna sarà libera.<br />

Visita GO GREEN breve + Lanterna<br />

- Il pacchetto, prevede, successivamente<br />

al giro della città (circa<br />

2 ore), anche la visita guidata<br />

alla Lanterna e al suo contesto. Il<br />

costo del pacchetto completo è di<br />

€ 20,00 per persona, sempre con<br />

prenotazione o acquisto attraverso<br />

l’organizzazione Genovagando.<br />

Appuntamento con la guida per<br />

scoprire insieme la Lanterna - Tutte<br />

le ultime domeniche del mese,<br />

alle ore h 15 e h 16 (durata della<br />

visita 30 min), una guida esperta vi<br />

attenderà al Faro per scoprirlo insieme.<br />

Le partenze sono garantite<br />

senza prenotazione fino esaurimento<br />

posti. Il costo è di € 10,00<br />

per persona, compreso l’ingresso a<br />

Lanterna e Museo (€ 6,00 per i soci<br />

degli Amici della Lanterna), gratis<br />

fino a <strong>12</strong> anni. Il servizio è fornito<br />

dall’organizzazione Genovagando.<br />

Norme per la salita al Faro<br />

La visita alla Lanterna deve essere<br />

effettuata con calzature adeguate.<br />

La salita è 172 gradini, per affrontarla<br />

occorre essere in buone<br />

condizioni fisiche; la visita è sconsigliata<br />

a persone con problemi<br />

cardiaci o di deambulazione.<br />

L’accesso alla Lanterna è consentito<br />

a non più di 25 persone<br />

contemporaneamente. I minori<br />

devono essere accompagnati.<br />

In caso di maltempo le visite vengono<br />

sospese.<br />

30 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 31


la felicità<br />

è un sistema complesso<br />

di Claudio La Medica<br />

D<br />

opo la presentazione<br />

al 33° Torino Film<br />

Festival, la nuova<br />

opera di Gianni Zanasi<br />

“La felicità è un sistema complesso”<br />

approda nella periferia<br />

est di Roma per una nuova anteprima<br />

promossa nel liceo “Benedetto<br />

Croce” di Colli Aniene<br />

dai ragazzi di “Cinema America<br />

Occupato” e programmata la sera<br />

precedente all’uscita nelle sale<br />

cinematografiche.<br />

Devo subito dire che, nel momento<br />

in cui ho appreso di questa<br />

iniziativa, ho subito pensato:<br />

“Finalmente per Colli Aniene”.<br />

Questo quartiere, dove l’ultima<br />

sala ha chiuso da quasi 10 anni,<br />

ha visto per una sera una palestra<br />

di un liceo divenire cinematografo<br />

aperto a tutta la città. L’ unico e<br />

32 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


ultimo cinema esistente infatti è<br />

stato il Tristar, all’incrocio tra via<br />

Grotta di Gregna e via degli Alberini,<br />

dove per ben due volte le<br />

cronache segnalarono il crollo del<br />

soffitto di una delle tre sale, fatto<br />

che portò alla chiusura definitiva<br />

e con essa alla fine delle ultime<br />

speranze di avere un pò di cultura<br />

nel nostro quartiere.<br />

In alcuni passaggi del comunicato<br />

stampa, l’Associazione “Cinema<br />

America Occupato” dichiara: “Abbiamo<br />

deciso di riportare il cinema<br />

nella periferia di Roma e di attivare<br />

in termini culturali questo spazio,<br />

normalmente utilizzato per le discipline<br />

scolastiche sportive, aprendolo<br />

al territorio di sera, per dimostrare<br />

che un’altra città è possibile,<br />

ma anche per denunciare l’assenza<br />

di percorsi formativi nelle scuole<br />

riguardanti l’audiovisivo. In questo<br />

periodo storico e politico così avvilente,<br />

non possiamo che essere noi<br />

giovani a farci carico delle sorti dei<br />

nostri territori, scuole, periferie, politiche<br />

giovanili e culturali; di fatto le<br />

istituzioni hanno fallito, hanno perso<br />

il rapporto con i cittadini e la città,<br />

ora possono solamente guardare ed<br />

ascoltare chi si muove ed illumina la<br />

metropoli autonomamente.”<br />

Il comunicato continua: “Non crediamo<br />

che si possa più parlare di<br />

“periferia” dal punto di vista geografico.<br />

Purtroppo Roma, dal centro<br />

al raccordo, è diventata un’unica<br />

periferia culturale. Da Trastevere a<br />

Colli Aniene e Casal Palocco, i ragazzi<br />

non trovano più un rapporto<br />

ed un collegamento con gli spazi<br />

culturali e sociali, sono stati abbandonati<br />

allo svago sfrenato ed alla<br />

movida violenta, ma la soluzione è<br />

semplicissima: bisogna renderli protagonisti<br />

dell’offerta culturale e non<br />

semplicemente fruitori. Con questa<br />

serata vogliamo dimostrare che vivere<br />

il proprio quartiere e la città<br />

deve necessariamente significare<br />

anche questo, è un invito a riappropriarsi<br />

degli spazi e rigenerarli,<br />

come del resto abbiamo fatto con il<br />

Cinema America”.<br />

Un grande plauso va quindi ai ragazzi<br />

di “Cinema America Occupato”,<br />

che stanno riuscendo sempre<br />

più a far sentire la loro voce in<br />

favore di una cultura aggregativa<br />

per la Capitale.<br />

Valerio Mastandrea, attore ormai<br />

affermato nel panorama nazionale<br />

come simbolo di una Roma nostalgica<br />

e malinconica, riesce anche<br />

stavolta a creare una ironica<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 33


introspezione, suscitando più di<br />

qualche emozione nel corso del<br />

film. Coadiuvato dagli ottimi Giuseppe<br />

Battiston e Hadas Yaron<br />

(attrice che sa parlare letteralmente<br />

con gli occhi), Mastandrea<br />

interpreta magistralmente il ruolo<br />

di Enrico Giusti, un affermato<br />

professionista specializzato nel far<br />

rinunciare giovani e incompetenti<br />

dirigenti d’azienda alla loro carica,<br />

prima che le loro aziende vadano<br />

incontro al sicuro fallimento. Un<br />

lavoro quindi concentrato soprattutto<br />

sul cinismo.<br />

Ma quando si imbatte nei due fratelli<br />

adolescenti Filippo e Camilla,<br />

divenuti responsabili dell’azienda<br />

di famiglia per la prematura improvvisa<br />

scomparsa dei genitori,<br />

questo si rivelerà il caso che Enrico<br />

aspettava da tanto tempo,<br />

quello che in qualche modo cambierà<br />

per sempre la sua vita..<br />

Un film che emoziona e fa riflettere<br />

sui meccanismi perversi della<br />

società odierna, che sottomette<br />

al profitto l’umanità; una tematica<br />

forse riaccostabile a quella di altri<br />

due grandissimi films, “Pretty Woman”<br />

e “Un’ottima annata”, che<br />

Zanasi sa far rivivere negli occhi<br />

di due splendidi adolescenti che<br />

l’hanno introiettata al punto di<br />

farla propria.<br />

Dal suo canto Valerio Mastandrea<br />

compie questo viaggio di circa<br />

due ore attraverso una chiave<br />

di lettura diversa: la sfiducia degli<br />

adulti nei confronti del mondo<br />

adolescenziale. Basterebbero<br />

il suo viso e le sue espressioni a<br />

dar valore il film; ma ovviamente<br />

non si può tralasciare la bravura<br />

di Giuseppe Battiston (e il suo vizietto)<br />

e la spontaneità e la “purezza”<br />

contagiosa della protagonista<br />

femminile, Hadas Yaron.<br />

Un film che indaga sulla felicità<br />

facendoci sorridere e pensare,<br />

lasciandoci dentro la sensazione<br />

che senza amore non si può essere<br />

felici.<br />

34 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 35


VACANZE ROMANE<br />

di Claudio La Medica<br />

A<br />

l Teatro Sistina va in<br />

scena in questi giorni<br />

la nuova edizione<br />

di “Vacanze romane”,<br />

la commedia musicale più romantica<br />

di tutti i tempi, che ha per<br />

protagonisti Serena Autieri e Paolo<br />

Conticini.<br />

Versione teatrale del pluripremiato<br />

film diretto da William Wyler e<br />

interpretato da due leggende del<br />

cinema come Audrey Hepburn e<br />

Gregory Peck, questa affascinante<br />

rappresentazione di Roma che riemerge<br />

dalla guerra, rappresenta<br />

l’ultima espressione della collaborazione<br />

teatrale - artistica tra Pietro<br />

Garinei e Armando Trovajoli.<br />

La vicenda della principessa Anna,<br />

che nel corso del suo viaggio<br />

diplomatico nella capitale del<br />

mondo, stanca e annoiata per i<br />

suoi sfinenti obblighi reali decide<br />

di fuggire per le strade di Roma<br />

fino all’incontro folgorante con<br />

il giornalista de “Il Messaggero”,<br />

è una favola che rinnova sul palcoscenico<br />

le forti emozioni della<br />

versione cinematografica; una<br />

storia d’amore che appassiona<br />

ad ogni età, ma che è anche uno<br />

sguardo storico sulla situazione<br />

sociale dell’Italia in ripresa.<br />

Lo spettacolo scorre sulle musiche<br />

sempre avvolgenti di Armando<br />

Trovajoli e Cole Porter, mentre<br />

le suggestioni sceniche del<br />

Premio Oscar Gianni Quaranta,<br />

insieme alle coreografie di Bill<br />

Goodson ed ai costumi di Silvia<br />

Frattolillo, fanno da sfondo per la<br />

rappresentazione della rinascita<br />

di Roma dalle ceneri della seconda<br />

guerra mondiale.<br />

I testi delle canzoni originali sono<br />

di Jaja Fiastri, mentre la versione<br />

italiana delle canzoni di Cole Porter<br />

è opera di Vincenzo Incenzo.<br />

La regia è di Luigi Russo, che pur<br />

rimanendo fedele al testo ha<br />

operato una rivisitazione dei personaggi<br />

e una modernizzazione<br />

puntuale dei contenuti.<br />

Lo spettacolo, pur forte della<br />

sua tradizione, appare però in<br />

certi tratti quasi una traslazione<br />

dell’atmosfera che regna in un<br />

altro grande musical di Garinei e<br />

Giovannini, Rugantino, forse per<br />

la forte impronta popolare che il<br />

maestro Trovajoli ha trasmesso<br />

nelle sue musiche, quasi a voler<br />

rinnovare il sentimento d’amore<br />

che abita Roma e la consapevolezza<br />

che i sogni sono solo il lato<br />

nascosto della realtà.<br />

Molto sentita l’interpretazione di<br />

Serena Autieri, soprattutto per la<br />

sapiente espressione del meraviglioso<br />

e trasognato stato d’animo<br />

che avvolge ogni persona che si<br />

reca in questa splendida città.<br />

Uno spettacolo che rinnova forti<br />

emozioni, sicuramente da vedere.<br />

36 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 37


Paura sul red carpet<br />

di Graziano Riccio<br />

S<br />

ono le ore 20:00 del 19<br />

ottobre 2015 e la sala<br />

Petrassi, dell’Auditorium<br />

Parco della Musica, pullula<br />

di appassionati di cinema di<br />

genere di tutte le età, per lo più<br />

giovani. Sul grande schermo scorrono<br />

le immagini in diretta dal<br />

tappeto rosso più prestigioso della<br />

Capitale, che in occasione della<br />

decima edizione della Festa del<br />

Cinema di Roma vede il passaggio<br />

dei maestri indiscussi della paura:<br />

William Friedkin e Dario Argento.<br />

Da una parte il regista statunitense<br />

dell’Esorcista, nonché premio Oscar<br />

per il noir-poliziesco “Il braccio violento<br />

della legge”. Dall’altra, il nostro<br />

orgoglio italiano, regista di capolavori<br />

riconosciuti a livello mondiale<br />

come “Profondo Rosso” e “Suspiria”.<br />

E’ un incontro storico. Sono le<br />

“rockstar” del cinema horror e il loro<br />

ingresso sul palcoscenico scatena<br />

il delirio dei fan. Ad attenderli è il<br />

direttore artistico Antonio Monda,<br />

che tra gli applausi fa gli onori di casa,<br />

fa accomodare questi due signori<br />

su delle comode poltrone rosse e<br />

inizia a porre loro domande.<br />

Ne nasce un affascinante confron-<br />

to-racconto, un dialogo impreziosito<br />

dagli aneddoti rivelati dai due<br />

registi e dagli spezzoni di film proiettati<br />

in sala, che ognuno dei due<br />

ha scelto fra le opere dell’altro. Ne<br />

riportiamo le parti più salienti.<br />

Friedkin sulla filmografia<br />

di Dario Argento.<br />

Alla domanda “Qual è il film che<br />

preferisci di Dario Argento?” Friedkin<br />

risponde che è impossibile indicarne<br />

uno solo. Avrebbe la stessa difficoltà<br />

nell’indicare una tra le opere<br />

di Michelangelo o di Rembrandt;<br />

l’opera di un artista come Argento<br />

deve essere valutata nel suo insieme.<br />

Ogni suo film è come il quadro<br />

di un pittore impressionista, che lascia<br />

libera da briglie la sua fantasia<br />

durante la realizzazione: Argento,<br />

attraverso la sua macchina da presa<br />

dà sfogo alla sua immaginazione<br />

sul set, a prescindere dalla sceneggiatura<br />

partorita in precedenza,<br />

servendosi di inquadrature, colori,<br />

ambientazioni e musica.<br />

Argento sul cinema di Friedkin.<br />

“Friedkin è un gigante” esordisce Argento,<br />

aggiungendo<br />

che<br />

ha realizzato<br />

capolavori ineguagliabili<br />

come<br />

l’Esorcista e “Il<br />

braccio violento<br />

della legge”. Di<br />

Friedkin vorrebbe<br />

avere la stessa<br />

energia, dato che<br />

ha fatto davvero<br />

di tutto: cinema,<br />

televisione, teatro,<br />

opere liriche...<br />

Friedkin dopo<br />

la proiezione<br />

in sala della<br />

scena di Profondo<br />

Rosso<br />

in cui viene uccisa<br />

la sensitiva<br />

tedesca Helga<br />

Ulmann.<br />

Le immagini viste<br />

provocano in<br />

Friedkin la stessa<br />

sensazione<br />

di un dipinto<br />

di Goya o<br />

38 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 39


Caravaggio. Si parte da una sequenza<br />

normale, ma gradualmente<br />

l’uso della musica e delle inquadrature<br />

inizia a comunicare un senso<br />

di tensione che all’improvviso sfocia<br />

nel paura più viscerale, nel momento<br />

culminante in cui l’assassino sferra<br />

il primo colpo di mannaia sulla<br />

vittima. Molti registi usano un sacco<br />

di effetti speciali, mentre Argento si<br />

serve della sola macchina da presa<br />

e della colonna sonora spesso in<br />

contrasto con le immagini.<br />

Dario Argento e il concetto<br />

di Paura.<br />

Per Argento le paure arrivano dal<br />

profondo, dall’inconscio, dalla sessualità…<br />

I suoi film non raccontano<br />

storie italiane, bensì delle storie<br />

che nascono da dentro e che<br />

valgono per tutti, a prescindere<br />

dalla nazionalità.<br />

Friedkin e le scene di inseguimento.<br />

“La cosa che mi spaventa di più è<br />

il traffico di Roma” esordisce laconico<br />

Friedkin. Alla domanda che<br />

gli viene posta sulle scene di inseguimento,<br />

risponde che nella<br />

sua carriera ne ha girato in tutto<br />

3 o 4. Per Friedkin nel cinema<br />

muto l’inseguimento rappresenta<br />

la forma più pura di cinema: anche<br />

se viene eliminato il sonoro<br />

continua a mantenere la sua efficacia.<br />

A suo avviso le scene di<br />

inseguimento girate da lui non<br />

sono neanche lontanamente paragonabili<br />

a quelle che si vedono<br />

nei film di Buster Keaton, prive<br />

del tutto di effetti speciali al punto<br />

che quest’ultimo rischiava la<br />

vita in prima persona. Friedkin<br />

non crede che sarebbe riuscito a<br />

girare scene di inseguimento nei<br />

suoi film se avesse visto prima il<br />

cinema di Buster Keaton, e conclude<br />

dicendo che sono due gli<br />

elementi essenziali che rendono<br />

il cinema puro: da un lato l’inseguimento,<br />

perché non è possibile<br />

rappresentarlo in un’altra forma<br />

(a teatro, sui libri o su un quadro),<br />

dall’altro la creazione della<br />

suspence senza utilizzare dialoghi.<br />

Per Dario Argento gli inseguimenti<br />

di Friedkin sono i più grandi<br />

che sono mai stati visti al cinema<br />

(ad esempio ne “Il braccio<br />

violento della legge” o in “Vivere<br />

o morire a Los Angeles”), anche<br />

perché all’epoca, in cui sono stati<br />

concepiti non esisteva ancora il<br />

digitale e le corse e gli scontri tra<br />

le auto erano reali.<br />

Dario Argento sulla collaborazione<br />

con Sergio Leone<br />

“Eravamo giovanissimi”. Sergio Leone<br />

sapeva riconoscere chi aveva<br />

talento o meno, e ingaggiò Argento<br />

e Bertolucci per la realizzazione<br />

della sceneggiatura di “C’era<br />

una volta il west”. Secondo Argento,<br />

siccome il film doveva avere<br />

una protagonista femminile e Leone<br />

era un po’ misogino, si affidò<br />

a due giovani che erano di sicuro<br />

più in linea con l’universo donna.<br />

Quali sono i registi che<br />

hanno ispirato la filmografia<br />

di Friedkin.<br />

I registi che più hanno ispirato Fri-<br />

40 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


edkin sono di tradizione italiana:<br />

Scola, Bertolucci, Rosi, Fellini, Leone<br />

e Argento. La cosa che più lo<br />

affascina di quest’ultimo è la sua<br />

capacità di spettacolarizzare la<br />

morte e la paura.<br />

Aneddoto di Friedkin su<br />

Hitchcock.<br />

L’aneddoto in questione risale a<br />

quando fu chiesto a Friedkin di<br />

realizzare un episodio della serie<br />

“Alfred Hitchcock Hour”. Un giorno<br />

Hitchcock andò sul set per registrare<br />

la sua introduzione all’episodio<br />

firmato da Friedkin e trovò<br />

quest’ultimo in jeans e maglietta.<br />

Friedkin gli strinse la mano e mentre<br />

gli diceva che era un onore incontrarlo,<br />

Hitchcok lo interruppe<br />

e gli disse “Signor Friedkin normalmente<br />

i nostri registi si presentano<br />

sul set con la cravatta!”. Non stava<br />

scherzando! Quattro anni dopo ai<br />

Director Guild Awards Friedkin fu<br />

premiato per “Il braccio violento<br />

della legge” e durante la premiazione<br />

notò un tavolo sotto al palco<br />

in cui era presente Hitchcock e<br />

famiglia. Scese i gradini e raggiunse<br />

il tavolo del regista, si avvicinò e<br />

chiese ad Hitchcock “Ti piace la<br />

mia cravatta ora?”.<br />

In sala scendono le luci, è arrivato<br />

il momento di vedere lo spezzone<br />

dell’Esorcista scelto da Argento…<br />

si tratta della famosa scena<br />

dell’esorcismo di Regan.<br />

Per Argento l’Esorcista è un film<br />

gigantesco e inarrivabile. E’ un tripudio<br />

di scene memorabili che<br />

hanno terrorizzato e continueranno<br />

a terrorizzare intere generazioni.<br />

Argento si rivolge a Friedkin<br />

chiedendogli come ha fatto a far<br />

uscire il vapore dalla bocca degli<br />

attori nella scena in questione.<br />

Friedkin racconta che è stato difficile<br />

ottenere il risultato che si vede<br />

nel film. Il set nella camera da letto<br />

di Regan era provvisto da pareti<br />

removibili dietro ognuna delle<br />

quali era piazzato un condizionatore<br />

d’aria in grado di congelare<br />

completamente la scena. In altre<br />

parole il fumo usciva dalle loro<br />

bocche perché la temperatura era<br />

bassissima. Durante le riprese, con<br />

le luci accese, la temperatura risaliva<br />

ed occorreva sospendere per<br />

far congelare nuovamente il set.<br />

Friedkin sull’Esorcista<br />

“Non ho mai considerato l’esorcista<br />

come un film horror, piuttosto come<br />

un film sul mistero della fede” dice<br />

Friedkin, affermando di avere molta<br />

fede e di aver girato il film da<br />

credente. Il film è basato su una<br />

storia vera di possessione diabolica<br />

avvenuta nel 1949 ai danni di<br />

un quattordicenne del Maryland.<br />

Friedkin aggiunge che William Peter<br />

Blatty (autore e sceneggiatore<br />

del film in questione) ha scritto<br />

“L’Esorcista” come un romanzo di<br />

fantasia dopo avere letto della terribile<br />

vicenda, ed invita i presenti<br />

a consultare Google per leggere<br />

l’articolo dell’epoca pubblicato<br />

dal Washington Post. Negli Stati<br />

Uniti vi sono stati solo tre casi di<br />

esorcismo riconosciuti dalla Chiesa<br />

Cattolica e uno dei tre riguarda<br />

proprio quel ragazzo.<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 41


IL RUGGITO DELLA TIGRE:<br />

TRIBUTO A SERGIO SOLLIMA.<br />

di Graziano Riccio<br />

42 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


“L<br />

a Compagnia delle Indie,<br />

fondata sul finire<br />

del 1500, rappresentò<br />

per oltre 250 anni lo<br />

strumento di penetrazione economica<br />

e commerciale della Gran Bretagna<br />

nei territori dell’est asiatico,<br />

come l’India e la Malesia. Verso la<br />

metà dell’ottocento, durante il lungo<br />

regno della regina Vittoria, la Compagnia<br />

costituiva ormai la struttura<br />

portante dell’amministrazione inglese<br />

d’oltre mare, e si preparava a<br />

cedere le sue prerogative alla corona,<br />

aprendo così la strada alla costituzione<br />

dell’Impero Britannico. Le<br />

vicende della trasformazione di un<br />

dominio commerciale in una vera e<br />

propria sovranità territoriale, videro<br />

all’opera, soprattutto nei mari della<br />

Malesia, uomini spregiudicati, pronti<br />

ad usare tutti i mezzi per assicurare<br />

all’Inghilterra lo sfruttamento<br />

delle risorse naturali di quei paesi.<br />

Tra questi uomini al servizio della<br />

corona, il più famoso fu certamente<br />

Sir James Brooke, il rajah bianco<br />

di Sarawak, che veniva chiamato lo<br />

“sterminatore di pirati”. Già allora<br />

però vi furono altri uomini, entrati<br />

nella legenda come eroi popolari<br />

che si opposero alla colonizzazione<br />

dei bianchi. Tra questi uomini si colloca<br />

il personaggio inventato dallo<br />

scrittore Emilio Salgari: Sandokan,<br />

un pirata di nobili origini soprannominato<br />

la Tigre della Malesia…”<br />

Con queste parole si apre uno<br />

degli sceneggiati più famosi della<br />

storia della televisione italiana:<br />

Sandokan. Capolavoro indiscusso<br />

del maestro Sergio Sollima, fu<br />

trasmesso dalla RAI per la prima<br />

volta nel 1976, riscuotendo un<br />

enorme successo di pubblico con<br />

un’audience di oltre 27 milioni di<br />

telespettatori.<br />

In occasione della manifestazione<br />

internazionale Roma Fiction Fest<br />

2015 si è voluto rendere omaggio<br />

al regista romano, scomparso un<br />

anno fa all’età di 94 anni, proiettando<br />

l’intera serie e organizzando<br />

una fantastica serata tributo<br />

con la reunion, un po’ come accade<br />

nel film Blues Brothers, del<br />

cast di Sandokan.<br />

L’evento è stato curato e presentato<br />

dal giornalista e critico<br />

cinematografico Marco Spagnoli,<br />

e per l’occasione sono intervenuti<br />

i figli di Sergio, Samanta e<br />

Stefano Sollima (regista del film<br />

“Suburra”, e delle note serie tv<br />

“Gomorra” e “Romanzo Criminale”),<br />

i figli di Adolfo Celi (Sir James<br />

Brooke nella serie) Alessandra e<br />

Leonardo, gli attori Carole Andrè<br />

(la perla di Labuan), Andrea<br />

Giordana (Sir Fitzgerald), Kabir<br />

Bedi (il protagonista Sandokan), i<br />

fratelli Guido e Maurizio De Angelis<br />

(conosciuti anche come gli<br />

Oliver Onions, compositori della<br />

famosa colonna sonora), Federico<br />

Scardamaglia (nipote del produttore<br />

della serie Elio Scardamaglia)<br />

e Fabrizio Caracciolo (costumista<br />

e decoratore di Sandokan).<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> era presente<br />

all’evento e di seguito riportiamo<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 43


alcuni degli interventi che hanno<br />

reso unica ed emozionante la serata<br />

organizzata presso il Cinema<br />

Adriano.<br />

- Perché scegliere Sandokan per<br />

ricordare Sergio Sollima.<br />

Stefano Sollima: “E’ sempre difficile<br />

individuare un film o, come in<br />

questo caso, una serie televisiva che<br />

sia rappresentativo dell’intero lavoro<br />

di un regista. Nel caso di Sandokan<br />

la scelta è stata facile, essendo<br />

un grandissimo prodotto di intrattenimento<br />

oltre che una serie colta e<br />

popolare. Rappresenta una sintesi<br />

dell’esperienze umane e professionali<br />

di Sergio, perché all’interno c’è<br />

il suo amore per l’avventura, per il<br />

genere senza compromessi, e c’è<br />

una parte del suo impegno politico<br />

di uomo di sinistra attraverso la storia<br />

di un eroe anti-imperialista che<br />

combatte contro il colonialismo.<br />

E’ un lavoro completo, fonte di ispirazione<br />

per gli altri registi/autori<br />

televisivi che si sono succeduti nel<br />

tempo. E’ stato un esempio di televisione<br />

che ci piacerebbe fare e<br />

che dovremmo fare, oltre che una<br />

grande produzione di altissimo livello,<br />

che non ha previsto nessun compromesso<br />

nel parlare ad un pubblico<br />

anche molto esteso.“<br />

- Se la RAI avesse proseguito la<br />

strada segnata da Sandokan, la<br />

strada delle grandi produzioni<br />

internazionali, in cui emergeva<br />

il talento di grandi artisti italiani,<br />

l’Italia avrebbe avuto un ruolo<br />

diverso nel mondo anche da un<br />

punto di vista televisivo?<br />

Stefano Sollima: “La RAI in realtà<br />

ha continuato a fare grandi produzioni.<br />

La cosa che mi colpiva, e<br />

che mi colpisce ancora oggi rivedendo<br />

Sandokan, è il coraggio. Era<br />

estremamente coraggiosa l’idea di<br />

fare una coproduzione che partiva<br />

dall’Italia, così come lo era la<br />

ricerca esasperata del realismo nel<br />

raccontare la storia. Ad esempio<br />

scegliere di non usare un attore<br />

italiano che si fingesse malese o indiano,<br />

per l’epoca era abbastanza<br />

rivoluzionario. Questo è l’elemento<br />

che rende la serie di Sandokan<br />

moderna ancora oggi. Di impianti<br />

produttivi di questo livello se ne<br />

44 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


sono fatti negli anni. Forse manca<br />

anche il coraggio di provare a sorprendere<br />

il pubblico.”<br />

- Il successo di Sandokan: impressioni<br />

da parte del cast.<br />

Carole André: “La RAI immaginava<br />

che sarebbe stata una cosa importante:<br />

Sandokan doveva essere<br />

la prima serie televisiva realizzata<br />

a colori. Poi il colore, un po’ come<br />

tutte le cose che accadono in Italia,<br />

ha subito un ritardo e la serie uscì<br />

per la prima volta in bianco e nero.<br />

Cosa che nessuno crede. Tutti se lo<br />

sono immaginati a colori!”<br />

Andrea Giordana: “Credo che uno<br />

dei più grandi motivi del successo<br />

di Sandokan sia dovuto al suo protagonista.<br />

Salgari ci<br />

ha raccontato di un<br />

personaggio con<br />

una vita difficile,<br />

con uno scopo, che<br />

subisce vessazioni<br />

e cerca di fare giustizia.<br />

Il pubblico<br />

italiano, e non solo,<br />

ama questo tipo<br />

di personaggi, in<br />

cui è facile immedesimarsi.<br />

Per me<br />

Sandokan è stato<br />

un viaggio straordinario<br />

in luoghi che<br />

non avevo mai visto<br />

prima, col fascino<br />

di quel cinema<br />

che consente all’attore<br />

di fare grandi<br />

esperienze umane,<br />

di scoprire cose<br />

nuove, di aumentare la sua cultura<br />

e di saziare la sua curiosità.<br />

Credo che le sensazioni che ho provato<br />

io siano state provate anche<br />

dal pubblico, che viaggiava insieme<br />

a noi alla ricerca di mondi sconosciuti,<br />

a fianco di questo straordinario<br />

personaggio.”<br />

Kabir Bedi: “Sandokan è stato uno<br />

dei più grandi eventi della televisione<br />

italiana. Merito del grandissimo<br />

cast e dell’enorme talento di<br />

Sergio Sollima, del produttore Elio<br />

Scardamaglia e dello scenografo e<br />

costumista Nino Novarese. E’ stata<br />

creata una vera è propria opera<br />

d’arte, che nel corso degli anni è<br />

stata apprezzata e goduta da tanti<br />

italiani. Questa serie ha stabilito<br />

nuovi standard tecnici: per esempio<br />

le scene sott’acqua, le scene di azione<br />

e le scene in mare. Cose che fino<br />

a quel momento non si erano mai<br />

viste nella televisione italiana.<br />

Emilio Salgari è stato uno dei più<br />

grandi scrittori di romanzi italiani<br />

da cui sono stati tratti film e sceneggiati,<br />

e sebbene sia diventato<br />

popolare soltanto dopo la morte,<br />

l’eredità che ha lasciato è andata<br />

avanti grazie alla visione di Sergio<br />

Sollima, alla sceneggiatura da lui<br />

scritta, al modo con cui ha diretto<br />

questa serie, e anche grazie al cast<br />

e alle persone che ha scelto per<br />

metterla in scena.<br />

Ha creato un evento monumentale,<br />

e io non posso che essergli grato<br />

in eterno per avermi scelto per la<br />

parte del protagonista. Sergio mi ha<br />

offerto una carriera internazionale,<br />

che non si è fermata solo all’Europa<br />

ma mi ha danto la spinta per<br />

andare in America e partecipare a<br />

famose produzioni d’oltreoceano.<br />

Sono stato il primo attore di Bollywood<br />

che ha avuto una carriera<br />

di questo livello.”<br />

- Come fu scelto Kabir Bedi per<br />

il ruolo di Sandokan?<br />

Kabir Bedi: “Sollima, Scardamaglia<br />

e Novarese, dopo aver concordato<br />

che Sandokan sarebbe stato interpretato<br />

da un attore asiatico, pianificarono<br />

di fare un giro in dieci<br />

città dell’Asia. Arrivati a Bombay,<br />

la prima tappa del tour, sono stato<br />

il primo attore che hanno incontrato.<br />

Nino Novarese disse a Sergio<br />

che pensava io fossi quello giusto e<br />

Sergio gli rispose che anche lui ave-<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 45


va la stessa impressione ma prima<br />

sarei dovuto andare a Roma per<br />

il provino. Elio Scardamaglia, da<br />

buon produttore, aggiunse: “A questo<br />

punto ce ne possiamo tornare<br />

a casa! Il giro delle città è finito!”<br />

ma Sergio rispose “No! Dobbiamo<br />

continuare a viaggiare e cercare il<br />

migliore attore per Sandokan!”. Alla<br />

fine venni a Roma, feci il provino<br />

ed ottenni il ruolo.”<br />

- L’importanza della colonna sonora.<br />

Come è nato il tema di<br />

Sandokan?<br />

Guido De Angelis: “Fummo chiamati<br />

da Sergio Sollima e da Elio<br />

Scardamaglia per realizzare la colonna<br />

sonora della serie. Sergio ci<br />

diede delle indicazioni precise circa<br />

quello che voleva, specialmente per<br />

le sigle di testa e di coda.<br />

Partorimmo così il tema di Sandokan.<br />

Ricordiamo bene il giorno in cui<br />

riunimmo la produzione e davanti ad<br />

un dirigente RAI iniziammo a cantare<br />

dal vivo il tema: «Sandokaaaaaan!!!...<br />

Sandokaaaaan!!!». E’ inutile dire che<br />

per il dirigente<br />

della RAI ci<br />

voleva un rianimatore<br />

mentre<br />

Sergio faceva<br />

l’occhiolino a<br />

noi e a Elio:<br />

“Vabbè sentiamo…”<br />

Gli cantammo<br />

il resto della<br />

canzone e tutta<br />

la colonna<br />

sonora. Arrivò<br />

poi il momento<br />

della messa in<br />

onda. Il giorno<br />

dopo il<br />

nostro amico<br />

Goffredo Lombardo<br />

(il noto<br />

produttore cinematografico)<br />

mi chiamò al<br />

telefono insultandomi<br />

in<br />

modo incredibile:<br />

“Che cosa<br />

avete fatto!<br />

Sarà l’insuccesso della serie... che<br />

significano ste grida Sandokan! Sandokan!”<br />

Riuscii solo a dirgli che a<br />

noi era stato chiesto di riprodurre<br />

un segnale, una chiamata dalla foresta<br />

per quelli che stanno ancora<br />

in cucina a preparare la cena e che,<br />

sentendolo, si sarebbero fiondati<br />

davanti alla TV per vedere lo sceneggiato.<br />

Per tutta risposta Goffredo<br />

mi riattaccò il telefono in faccia.<br />

Lo rincontrai dopo 5 settimane davanti<br />

ad un buffet allestito per una<br />

manifestazione, si avvicinò e mi dis-<br />

46 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 47


se: “E vabbè, avevi ragione tu.”<br />

Maurizio De Angelis: “In effetti ci fu<br />

una richiesta precisa da parte di Sergio<br />

Sollima. Lui voleva identificare in<br />

qualcosa di sonoro, di acustico, un richiamo<br />

della foresta che fosse messo<br />

in musica per solleticare l’attenzione<br />

delle persone che in quel momento<br />

stavano a casa, e che magari avevano<br />

bisogno di un segnale forte per<br />

cambiare i programmi della serata.<br />

Quindi l’idea che ci è venuta, da<br />

mettere in musica, è stata quella di<br />

un urlo realizzato attraverso un coro.<br />

Non c’erano ancora<br />

i computer e non<br />

c’era la possibilità di<br />

manipolare la musica,<br />

come si può fare<br />

oggi, quindi bisognava<br />

suonare dal vivo,<br />

con tutte le difficoltà<br />

del caso. La serie<br />

di Sandokan è stato<br />

un grande successo<br />

internazionale. Della<br />

colonna sonora<br />

sono stati venduti<br />

circa 6 milioni di<br />

dischi, e in Italia abbiamo<br />

sfiorato il disco<br />

d’oro con quasi<br />

un milione di copie.”<br />

- Andrea Giordana<br />

e l’aneddoto<br />

delle cassa di tazzine<br />

da thè.<br />

Andrea Giordana:<br />

“Per me la serie è<br />

stata una grande<br />

opportunità. Il mio<br />

personaggio non lo<br />

considero come il nemico di Sandokan,<br />

bensì come quello che sta<br />

dall’altra parte della barricata, l’antagonista.<br />

Per quanto riguarda le riprese posso<br />

raccontarvi il seguente aneddoto:<br />

prima dell’inizio della lavorazione<br />

ero in attesa che nascesse mio figlio<br />

Luchino; mancavano due o tre giorni,<br />

Elio Scardameglia mi chiamò dicendomi<br />

che dovevo partire perché<br />

ero di prima scena con Adolfo Celi e<br />

non si poteva assolutamente rimandare.<br />

Partii, da una parte molto<br />

triste perché non potevo assistere<br />

alla nascita di mio figlio, dall’altra<br />

entusiasta per l’esperienza che mi<br />

apprestavo a fare.<br />

Arrivati sul posto attendemmo che<br />

arrivasse la cassa dei costumi di<br />

Annamode ma, ironia della sorte, il<br />

giorno dopo al suo posto arrivò una<br />

cassa piena di tazzine di thè cinesi.<br />

Abbiamo dovuto aspettare 10 giorni<br />

prima di iniziare le riprese, il tempo<br />

di rifare e farci nuovamente arrivare<br />

i costumi. Nel frattempo mio figlio<br />

era nato...”<br />

48 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 49


ARTE E TECNOLOGIA<br />

Dove la scienza abbraccia la fantasia.<br />

di Giorgia Marchetti e Chiara Gonfintini<br />

A<br />

rte e Tecnologia<br />

insieme? Non può<br />

essere altrimenti:<br />

ambedue intridono<br />

la nostra vita in lungo e largo, in<br />

ogni direzione e in qualsiasi momento.<br />

La tecnologia così scientifica,<br />

fredda, digitale. E l’arte, dal canto<br />

suo, così emotiva calda, primitiva.<br />

Troppo diverse eppure intrecciate,<br />

strette, legate una all’altra.<br />

Adesso. E da sempre.<br />

Già il termine “tecnologia”, in sé,<br />

lo porta scritto. Tékhne e Logos:<br />

arte e discorso, o discorso sull’arte.<br />

Al di là delle etimologie, storicamente,<br />

fin dall’età della pietra<br />

lo sviluppo dell’attività artistica<br />

è stato in stretto rapporto con<br />

la tecnologia. Le pareti delle caverne,<br />

che sorprendentemente<br />

sono arrivate fino ai nostri giorni,<br />

i loro graffiti, i colori vivi che<br />

hanno conservato fino a noi altro<br />

non sono che la creazione artistica<br />

che incontra la lavorazione<br />

affilata della pietra per graffiare,<br />

e l’opaco delle tinte naturali abilmente<br />

cosparse sulle pareti.<br />

E’ scienza la chimica dei pigmenti<br />

che reagiscono e che ci permettono<br />

oggi, presi dalla fantasia frenetica,<br />

di aprire il vasetto di acrilico<br />

senza neanche domandarci<br />

da dove venga il colore. Che ci<br />

consente di scegliere stoffe da indossare<br />

senza chiederci da dove<br />

provengano, di guardarci intorno<br />

e trovare un mondo colorato e<br />

non in bianco e nero.<br />

E’ scienza la ricerca delle proporzioni<br />

che ha restituito<br />

anatomie e tridimensionalità<br />

50 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


anche nel bidimensionale. E lo<br />

studio delle luci e delle ombre<br />

che avvolgono le cose, che su di<br />

esse scendono e si riflettono<br />

per lasciarci l’impressione<br />

di essere<br />

vivi.<br />

Così il nodo tra<br />

tecnologia e arte è<br />

stato stretto ancora di più<br />

nel Rinascimento, e con Leonardo,<br />

esempio su tutti di<br />

artista, scienziato e progettista.<br />

L a<br />

sua opera è un continuo<br />

intreccio tra arte, scienza<br />

e tecnologia, al servizio dei<br />

più disparati campi della conoscenza.<br />

Con la velocità - sempre maggiore<br />

la velocità alla quale siamo<br />

abituati per gli sviluppi del<br />

nostro tempo - tutto è andato<br />

complicandosi e arte e tecnologia,<br />

prima legati, sono andati<br />

a sovrapporsi, hanno sgomitato<br />

e si sono mischiate fino a confondersi<br />

e a far perdere le loro<br />

tracce originarie nella cultura<br />

della comunicazione di massa.<br />

Nella realtà attuale sempre più<br />

strumenti tecnologici sono al<br />

servizio dell’attività artistica, che<br />

si trasforma e si palesa utilizzando<br />

mezzi sempre nuovi, e<br />

sempre più l’arte permea<br />

la tecnologia, dando colore<br />

e forma ai suoi ingranaggi, alle<br />

sue regole e ai pixel infinitesimali<br />

dei suoi schermi.<br />

Google DevArt è un esempio<br />

calzante del nostro tempo: una<br />

galleria d’arte, fisica ma anche<br />

tecnologica e interattiva, in cui<br />

sono esposte opere ispirate a/e<br />

dalla tecnologia e che di tecnologia<br />

nascono e si nutrono. E’ possibile<br />

accedervi con piedi anche<br />

non fisici, digitando su una tastiera<br />

pigmentata che ci connette al<br />

fuori, pur restando dentro, soltanto<br />

DevArt.<br />

E se ancora non bastasse ecco<br />

che arriva la collaborazione tra la<br />

Biennale di Venezia e Google.<br />

Collegandosi all’indirizzo web<br />

https://www.google.com/culturalinstitute/browse/?projectId=la-biennale-di-venezia<br />

è possibile vedere<br />

le oltre 4.000 opere contenute<br />

nelle diverse collezioni e selezionare<br />

le preferite per creare una<br />

vera e propria galleria personale.<br />

C’è anche la possibilità, attraverso<br />

l’uso di una App, di fare un<br />

tour virtuale della mostra.<br />

La fantasia e la scienza si abbracciano,<br />

oggi come sempre e anche<br />

di più. Le abbiamo intorno, insieme,<br />

confuse, dovunque giriamo<br />

gli occhi. Per la strada, sui manifesti,<br />

sulle stoffe che indossiamo,<br />

nei libri che leggiamo e in quelli<br />

che non ci interessano. In ogni angolo<br />

delle nostre case, illuminate<br />

e buie. Nelle cose più tradizionali<br />

e negli strumenti più innovativi<br />

che abbiamo ogni momento tra<br />

le mani. In quelle serie e profonde<br />

e in quelle che ci divertono.<br />

E nelle nostre vite, che percorriamo<br />

insieme a loro e al loro servizio.<br />

Nella foto:<br />

AGONI-A,<br />

installazione di Laura Ambrosi,<br />

metacrilato, metallo, tubo in gomma.<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 51


www.flickr.com/photos/brontolones_pictures/<br />

email: salvatorebrontolone@gmail.com<br />

52 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


1 a Classificata 21°Selezione<br />

Novembre 2015<br />

1 a Classificata 22°Selezione<br />

Dicembre 2015<br />

Ogni mese la Redazione selezionerà una serie di immagini che saranno pubblicate su<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>, sul sito web e sulla pagina Facebook della rivista.<br />

Le foto, che dovranno essere in formato jpeg e senza watermark o scritte,<br />

vanno inviate alla casella e-mail: orizzontemagazineit@gmail.com<br />

corredate di nome e cognome dell’autore e di una breve didascalia.<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 53


1° Classificato<br />

4° Classificata<br />

54 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />

7° Classificata<br />

8° Classificata


2° Classificato<br />

3° Classificato<br />

5° Classificato<br />

6° Classificato<br />

9° Classificato<br />

10° Classificata<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 55


1° Classificata<br />

56 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />

4° Classificata ex equo 4° Classi


2° Classificata 3° Classificata<br />

ficata ex equo<br />

5° Classificata<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 57


Gli antichi mestieri:<br />

IL BARBIERE<br />

di Filippo Latella<br />

N<br />

el nostro viaggio tra<br />

gli antichi mestieri,<br />

questa volta tocca a<br />

un mestiere che va<br />

oltre la pura e semplice attività; sì,<br />

perché il salone da barba diventa<br />

spesso testimone e protagonista<br />

della vita dei clienti. Don Mimmo<br />

da oltre mezzo secolo è barbiere<br />

di professione: una lunga carriera<br />

tra forbici, rasoi, barbe e capelli.<br />

Lo abbiamo intervistato nel suo<br />

salone, a Reggio Calabria.<br />

Don Mimmo, da quanto tempo<br />

svolge questo mestiere?<br />

Sono barbiere da circa 60 anni e in<br />

questo negozio dal 15 ottobre del<br />

1965. Oggi faccio solo compagnia<br />

a mio figlio.<br />

In precedenza dove ha lavorato?<br />

Dopo il servizio militare ho lavorato<br />

prima a Parigi, dal 1958 al 1960, in<br />

seguito ho esercitato presso diversi<br />

barbieri della città.<br />

Utilizzava gli stessi strumenti di<br />

lavoro in Francia?<br />

In pratica si, la strumentazione era<br />

identica. Era il resto che aveva molto<br />

più fascino: Pigalle, la Gare de<br />

Lyon, gli Champs Èlysées, la Tour<br />

Eiffel… Un’epoca d’oro.<br />

In quegli anni a Parigi andava di<br />

58 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


moda qualche taglio particolarmente<br />

richiesto dai suoi clienti?<br />

Contrariamente agli italiani che,<br />

come oggi, seguivano le tendenze<br />

dell’epoca, i clienti parigini non chiedevano<br />

tagli particolari, alla moda.<br />

Mentre il nostro amico ricorda<br />

divertenti aneddoti degli anni parigini,<br />

all’interno del “salon de coiffure”<br />

prosegue il viavai di clienti<br />

che interrompe il racconto. Così<br />

mi guardo intorno e scopro una<br />

straordinaria collezione di antichi<br />

strumenti del mestiere: forbici,<br />

pennelli, rasoi, affilarasoi, testimoni<br />

di storie di vita che solo un<br />

barbiere può conoscere.<br />

Dal passato al presente il passo è<br />

breve. Dopo una vita dedicata ai<br />

clienti, Don Mimmo ha da poco<br />

ceduto forbici e pettine al figlio<br />

Antonino. «Ormai il barbiere è lui»,<br />

afferma con un sorriso. Così faccio<br />

una chiacchierata con il nuovo<br />

“proprietario” mentre serve un<br />

cliente.<br />

Antonino, tu sei figlio d’arte, da<br />

quanto fai questo mestiere?<br />

Dal 2006, il lavoro il barbiere è diventato<br />

la mia professione. Proseguo<br />

la tradizione di famiglia.<br />

Hai imparato il mestiere da tuo<br />

padre?<br />

Mio padre mi ha insegnato molto<br />

ma prima di iniziare a lavorare a<br />

suo fianco ho frequentato per tre<br />

anni una scuola di formazione. Da<br />

un lato studiavo, dall’altro imparavo<br />

sul campo da mio padre.<br />

Oggi porti tu avanti l’attività…<br />

Sì, ormai il salone lo porto avanti io,<br />

cercando mantenere la tradizione e<br />

il clima di un tempo con una ventata<br />

di innovazione. Conservo, infatti,<br />

la vecchia clientela che nel tempo si<br />

rinnova: i figli dei nostri “aficionados”<br />

sono diventati clienti a loro volta.<br />

Antonino è impegnato in un taglio,<br />

altri persone sono in attesa.<br />

Il nostro viaggio nel mondo dei<br />

barbieri finisce qui. Prima di lasciare<br />

il salone, però, noto una tabella<br />

d’abbonamento che i barbieri in<br />

passato mettevano a disposizione<br />

dei clienti che usufruivano quotidianamente<br />

dei loro servizi.<br />

Altri tempi, altre storie. Alla prossima!<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 59


MAURIZIO FERRI<br />

Mi chiamo Maurizio Ferri... sono nato a Gambara... un paesino della bellissima provincia<br />

di Brescia, ho 56 anni e pur non avendo frequentato nessun corso fotografico<br />

formativo o di base mi sono avventurato nel mondo della fotografia affidandomi ad<br />

una tecnica non facile e adottata da pochi uomini che io sappia... se non a scopo puramente<br />

di lavoro e/o pubblicitario... e stò parlando dell’arte dello STILL LIFE a cui sono<br />

morbosamente affezionato per non dire di più... Ho appreso molto dal mondo della<br />

pittura e seguendo passo passo fotografia e pittura ne ho creato una FUSIONE... affinando<br />

nel tempo una tecnica che mi consente l’espressione mia e vera... dedico il mio<br />

tempo libero alla composizione e al paesaggio che di solito interpreto nella ruralità<br />

lombarda e di paese... facendo delle mie foto la fonte dei sapori e delle luci di un tempo<br />

che riportare ad oggi non è certo facile... la mostra che questo mio amatissimo sito<br />

mi consente è puramente da autodidatta mostrando, come dicevo, l’essenziale della<br />

vita la povertà e la semplicità che si è dimenticata nel tempo... mi auguro si apprezzi il<br />

modo di espressione e l’umiltà con cui l’affronto.<br />

60 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />

email: maurizioferri@hotmail.com


il cocktail di gamberetti<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 61


il cocktail<br />

di gamberetti<br />

di Ornella Mirelli<br />

A<br />

partire dagli anni ’70<br />

in Italia non esisteva<br />

cena o ricevimento di<br />

un certo rilievo che<br />

non iniziasse col cocktail di gamberetti.<br />

Lo servivano ovunque, al<br />

pranzo di matrimonio e al meeting<br />

del Club Service, nelle occasioni<br />

mondane e nelle cene di<br />

gala; quando mancava voleva dire<br />

che l’occasione non era importante,<br />

ma quando c’era, i piccoli<br />

crostacei, annegati in salsa rosa e<br />

adagiati su una croccante foglia di<br />

lattuga, giungevano in tavola nelle<br />

loro coppe di cristallo introducendo<br />

il pasto come premessa e<br />

promessa di prossime golosità.<br />

Il fenomeno giungeva a noi dall’America,<br />

dove naturalmente si era<br />

sviluppato molto prima. Ricordando<br />

il tempo dei suoi <strong>12</strong> anni<br />

Marian Burros così scriveva sul<br />

NewYork Times del <strong>12</strong> novembre<br />

1987: “Un cocktail di gamberetti<br />

prima di cena era l’ultima<br />

stravaganza, e se poi era seguito<br />

da una bistecca o da un astice con<br />

le decorazioni di burro voleva dire<br />

che il pasto era un’occasione<br />

speciale”, ma già quindici anni pri-<br />

62 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


ma James Beard ne aveva riconosciuto<br />

la popolarità, scrivendo su<br />

American Coockery che “non c’è<br />

antipasto così popolare come un<br />

cocktail di gamberetti in abbondante<br />

salsa”.<br />

Come nasca questa ricetta non è<br />

chiaro; una leggenda ne fa risalire<br />

l’origine al 1860, quando un minatore<br />

di S. Francisco, non si sa bene<br />

in base a quale raptus, immerse<br />

alcune ostriche nel ketchup.<br />

L’episodio è riportato nel “The<br />

Dictionary of American Food<br />

and Drink” da John Mariani, che<br />

continua rilevando che intorno al<br />

1984 lo chéf Ernest Arbogast del<br />

Palm Court, presso il Palace Hotel<br />

di S. Francisco, utilizzava una<br />

salsa cocktail simile a quella attuale<br />

per un piatto chiamato “Ostriche<br />

Kirkpatrick”. Sostanzialmente<br />

il cocktail di gamberetti sarebbe<br />

una variante di questo piatto.<br />

Continua la collaborazione<br />

di <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> con<br />

Ammodomio, uno fra i più seguiti<br />

blog di cucina del web.<br />

Ammodomio è all’indirizzo<br />

www.ammodomio.blogspot.it<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 63


Naturalmente nel tempo per<br />

questa preparazione sono state<br />

utilizzate salse diverse. Già nel<br />

1893 lo chéf Charles Ranhofer<br />

sull’Epicureo, un’enciclopedia culinaria<br />

franco-americana, suggeriva<br />

una miscela di aceto, peperoncino,<br />

aglio, scalogno, succo di limone<br />

e pomodoro; dal suo canto James<br />

Beard sosteneva che “alcuni<br />

ristoranti stanno imparando che<br />

per questo piatto vanno bene<br />

anche altre salse”, proponendo<br />

vinaigrette, maionese al curry o<br />

salsa di senape. Lo chéf Larry Forgione,<br />

proprietario di An American<br />

Place a Manhattan, prepara il<br />

cocktail di gamberetti utilizzando<br />

rafano grattugiato e il succo di<br />

limone fresco, ma c’è anche chi,<br />

invece del ketchup, utilizza salsa<br />

di peperoncino, salsa Worcestershire,<br />

oppure peperoncino e<br />

limone.<br />

Un’ampia varietà di preparazioni,<br />

quindi, alle quali mi sembra giusto<br />

aggiungere la versione “ammodomio”,<br />

che vi riporto sotto.<br />

Il Cocktail di gamberetti<br />

Ingredienti<br />

300 gr di gamberetti già sgusciati ed<br />

eviscerati<br />

1/2 mela gialla<br />

un piccolo cuore di sedano<br />

rucola q.b.<br />

1 limone<br />

una foglia di alloro<br />

sale e pepe q.b.<br />

per la finta salsa rosa:<br />

3 cucchiai di maionese<br />

1 cucchiaio di ketchup<br />

1 goccetto di brandy<br />

Lessare i gamberetti per 3 minuti<br />

in acqua salata aromatizzata con<br />

la foglia di alloro. Condirli subito<br />

con succo di mezzo limone ben<br />

freddo e pepe macinato al momento;<br />

tagliare la mela a dadini,<br />

sfilacciare e affettare sottile il cuore<br />

di sedano, spezzettare un po’<br />

di rucola. Condire con sale, pepe,<br />

succo di limone e mescolare ai<br />

gamberetti. Preparare la “finta”<br />

salsa rosa, unendo il ketchup alla<br />

maionese e profumando con un<br />

goccetto di brandy. Metterne un<br />

paio di cucchiai nella ciotola, con<br />

gli altri ingredienti già preparati, e<br />

tenere tutto in frigo. Solo poco<br />

prima di servire, porre sul fondo<br />

dei bicchieri altra rucola fresca,<br />

spezzettata al momento, quindi il<br />

cocktail di gamberetti e sopra la<br />

salsa rimasta.<br />

64 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


Studio Vangi<br />

commercialisti in Modugno<br />

via S. Teresa, 14 - 70026 Modugno (BA)<br />

www.studiovangi.it<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 65


dieta vegana: scelta etica<br />

o fanatismo alimentare?<br />

di Sabrina Rosa<br />

I<br />

l 1 Novembre 2015 si è celebrato<br />

in tutto il mondo il<br />

World Vegan Day, ossia la<br />

giornata dedicata alla “scelta<br />

di vita vegana”, in ricordo della<br />

fondazione della prima società vegana,<br />

nata a Londra nel 1944 proprio<br />

in questa giorno, promossa<br />

da Donald Watson, con la collaborazione<br />

di Elsie Shrigley.<br />

Ho usato non casualmente il termine<br />

scelta, proprio perché il tema<br />

dell’essere o meno vegani è, al<br />

momento, uno tra i più dibattuti.<br />

Infatti, se da una parte si difende<br />

a spada tratta il benessere animale,<br />

l’impostazione di una dieta e<br />

di un’esistenza totalmente cruelty<br />

free, dall’altra si etichettano i vegani<br />

come “fanatici”, “estremisti”<br />

assertori di una presa di posizione<br />

anche contro natura, perché<br />

“da sempre l’uomo beve latte e<br />

mangia le uova, quindi che male c’è<br />

nel continuare a farlo?”.<br />

Cominciamo dall’inizio, altrimenti<br />

qualche lettore potrebbe perdersi<br />

nell’argomento ancor prima di<br />

prepararsi ad affrontarlo.<br />

Fondamentalmente essere vegano<br />

significa riconoscere la capacità<br />

di provare emozioni e di essere<br />

senzienti per tutti gli animali,<br />

66 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


senza alcuna distinzione di razza<br />

e/o di specie e, di conseguenza,<br />

rifiutare di nutrirsi non solo con<br />

carne e pesce, ma anche con<br />

qualsiasi alimento di origine animale<br />

(uova, latte, formaggi, ecc..).<br />

La scelta di mantenere<br />

sulla propria tavola<br />

esclusivamente prodotti<br />

di derivazione vegetale<br />

è dettata da una duplice<br />

motivazione: il rifiuto<br />

dello sfruttamento di altri<br />

esseri viventi e la volontà<br />

di difendere il pianeta dal<br />

progressivo, irreversibile<br />

e - a detta degli studiosi -<br />

ormai insanabile peggioramento<br />

dell’inquinamento<br />

ambientale.<br />

Ma procediamo con ordine.<br />

E’ vero che l’uomo da<br />

sempre si nutre di latte<br />

vaccino e di uova, nonché<br />

di prodotti preparati partendo<br />

da questi alimenti<br />

animali, ma è altresì vero<br />

che, mentre un tempo i<br />

bovini potevano pascolare<br />

liberamente e produrre<br />

latte per nutrire anche i<br />

propri cuccioli, oggi questo<br />

non avviene quasi più.<br />

Infatti, gli allevamenti intensivi<br />

tendono alla massimizzazione<br />

dei profitti, a discapito<br />

delle condizioni di vita delle vacche,<br />

che trascorrono buona parte<br />

della loro esistenza rinchiuse in recinti,<br />

all’interno dei quali possono<br />

a mala pena spostarsi di pochissimi<br />

centimetri; inoltre vengono<br />

sottoposte a fecondazione artificiale,<br />

non appena partoriscono<br />

sono allontanate dai vitellini (così<br />

da non far attaccare ai capezzoli i<br />

neonati, per evitare poi problemi<br />

nella mungitura) e, una volta finito<br />

il proprio ciclo produttivo, sono<br />

destinate al macello.<br />

Vedere fotografie e filmati sull’organizzazione<br />

di questi allevamenti<br />

non è difficile, basta andare in<br />

rete e se ne trovano a decine.<br />

Inoltre gli attivisti del fronte animalista<br />

vanno scattando foto<br />

all’interno di queste strutture,<br />

per cui le pubblicazioni cartacee,<br />

quindi accessibili anche a chi non<br />

è pratico di internet, sono ormai<br />

presenti sugli scaffali di qualsiasi<br />

libreria.<br />

Stessa denuncia dello sfruttamento<br />

animale, viene sollevata<br />

dai vegani rispetto alle<br />

uova. Da anni si parla,<br />

ormai, degli allevamenti<br />

intensivi di pollame, delle<br />

condizioni di vita a cui<br />

sono sottoposti i pulcini<br />

fino a quando non diventano<br />

adulti: luce e<br />

alimentazione forzate,<br />

taglio del becco, immobilità,<br />

produzione continua<br />

di uova e, alla fine, stessa<br />

destinazione delle vacche:<br />

il macello. In realtà ai<br />

maschi va anche peggio,<br />

perché vengono gettati<br />

ancora vivi nel tritacarne,<br />

laddove sono in soprannumero.<br />

Proprio per tali motivazioni<br />

dire di no a latte,<br />

uova e loro derivati,<br />

significa dire di no allo<br />

sfruttamento incondizionato<br />

degli animali, alle loro<br />

sofferenze e anche alla<br />

loro morte forzata, dopo<br />

una vita passata solo a<br />

produrre qualcosa per il genere<br />

umano.<br />

Ma c’è di più. La scelta alimentare<br />

vegana è dettata anche dalla<br />

ferma volontà di ridurre l’inquinamento<br />

ambientale, dovuto in massima<br />

parte alla presenza degli allevamenti<br />

stessi (il 18% dell’anidride<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 67


carbonica e di molti gas responsabili<br />

dell’effetto serra sono prodotti<br />

dal processo di ruminazione dei<br />

bovini, di conseguenza un allevamento<br />

intensivo e massificato non<br />

fa altro che incrementare<br />

le lesioni atmosferiche)<br />

e al settore dei<br />

trasporti, che veicola<br />

gli animali ancora in vita<br />

o le loro carni o i loro<br />

prodotti da una parte<br />

all’altra del pianeta.<br />

Inutile dire che non è<br />

la tavola l’unico terreno<br />

di confronto. Chi segue<br />

uno stile di vita vegano<br />

rifiuta anche qualsiasi<br />

indumento o accessorio<br />

di origine animale,<br />

come anche gli spettacoli<br />

in cui vengono portate<br />

in scena forme di<br />

sfruttamento.<br />

Buona parte dell’opinione<br />

pubblica tende<br />

ad etichettare tutto<br />

ciò come una “moda<br />

del momento”. Ma si sa<br />

dalla sociologia che le<br />

mode, per essere definite tali,<br />

devono necessariamente avere la<br />

connotazione della transitorietà.<br />

Essendo nata nel 1944, la filosofia<br />

vegan di certo non può definirsi<br />

né passeggera, né tantomeno,<br />

effimera. Tra non molto compirà,<br />

infatti, un secolo di storia, quindi<br />

è ben radicata nello spazio e nel<br />

tempo. Inoltre, gli studi pubblicati<br />

proprio nel mese di ottobre, condotti<br />

dall’Organizzazione Mondiale<br />

della Sanità (O.M.S.) sulla<br />

correlazione esistente tra l’insorgenza<br />

dei tumori e l’uso eccessivo<br />

di carni rosse (soprattutto quelle<br />

trattate) non fa altro che avvalorare<br />

alcune scelte a tavola.<br />

Moltissimi personaggi del mondo<br />

dello spettacolo, ma anche dello<br />

sport, con il passare degli anni<br />

hanno abbandonato l’alimentazione<br />

a base di prodotti animali,<br />

scegliendo quella vegan (dell’alimentazione<br />

vegana in senso<br />

stretto vi parleremo, però, più<br />

approfonditamente nel prossimo<br />

numero della rivista).<br />

Tra questi ricordiamo, in ambito<br />

internazionale, Sinéad O’Connor,<br />

Beyoncé, Joaquin Phoenix, Leonardo<br />

Di Caprio, Pamela Anderson,<br />

Gwyneth Paltrow, Carl Lewis,<br />

Usher, Bill Clinton, Natalie Portman,<br />

Alanis Morisette, Brad Pitt,<br />

Mike Tyson, Martina Navratilova<br />

e, per arrivare in casa<br />

nostra, Dino Baggio, Jovanotti,<br />

Red Ronnie, Red<br />

Canzian, Loredana Cannata,<br />

Fabio de Luigi, Massimo<br />

Wertmuller, Claudia<br />

Zanella, Paola Maugeri,<br />

Ivan cattaneo, Gatto Panceri<br />

e molti altri ancora.<br />

Il rispetto della vita passa,<br />

dunque, oggi proprio attraverso<br />

la tavola? Molti<br />

non sono d’accordo con<br />

quest’affermazione…<br />

molti sostengono che si<br />

tratta solo di un fenomeno<br />

momentaneo…<br />

molti parlano di tempi<br />

non ancora maturi…<br />

“Una critica comune è<br />

che il tempo non è ancora<br />

maturo per la nostra riforma.<br />

Può mai il tempo essere<br />

maturo per qualsiasi<br />

riforma... a meno che non<br />

sia maturato da determinazione<br />

umana?” Con queste parole di<br />

Donald Watson vi diamo appuntamento<br />

al prossimo numero.<br />

Un grazie infinito da parte di<br />

tutta la redazione di <strong>Orizzonte</strong><br />

<strong>Magazine</strong> e da parte mia, in particolare,<br />

a Loredana Cannata e a<br />

Massimo Wertmuller per averci<br />

concesso l’utilizzo delle loro foto,<br />

quali testimonial di una scelta di<br />

vita cruelty free.<br />

68 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


OUROBOROS<br />

Rassegna trimestrale di Studi Tradizionali<br />

E’ possibile leggerlo gratuitamente all’indirizzo:<br />

http://www.orizzontemagazine.it/orizzontegroup/ouroboros/<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 69


RISOTTO DI NATALE<br />

di Fabrizio Capra<br />

“N<br />

atale con i tuoi”, dice<br />

il proverbio e il<br />

Natale passato in<br />

famiglia deve soprattutto<br />

rispecchiare le tradizioni,<br />

compreso quelle culinarie.<br />

Natale è per antonomasia il momento<br />

dell’anno dove il calore<br />

della casa si fonde con gli altri<br />

componenti di questa festività:<br />

albero, presepe, regali, cenone<br />

della vigilia e pranzo di Natale.<br />

Ormai, però, per questa festa si<br />

cerca di proporre in tavola pietanze<br />

inconsuete: quelli che una<br />

volta erano i “piatti natalizi” oggi<br />

si consumane ogni giorno ma un<br />

ritorno alle tradizioni, in particolare<br />

nel giorno più atteso dell’anno<br />

sia da grandi sia da piccini, merita<br />

comunque attenzione.<br />

Spazio quindi ai sapori tradizionali.<br />

La proposta di oggi di <strong>Orizzonte</strong><br />

<strong>Magazine</strong> arriva dal Piemonte,<br />

dalla provincia di Alessandria per<br />

la precisione, e si rifà a quella che<br />

una volta era una ricchezza delle<br />

famiglie contadine e che oggi è<br />

un piatto prelibato e originale da<br />

proporre per il pranzo o la cena<br />

di Natale.<br />

Tutti gli ingredienti principali provengono<br />

dalla tradizione contadina:<br />

salsiccia, fegatini e durelli di<br />

pollo, prodotti che una volta non<br />

erano così nobili.<br />

Anche lo zafferano da alcuni anni<br />

si coltiva con successo in provincia<br />

di Alessandria e alcune aziende lo<br />

producono addirittura biologico.<br />

La ricetta che presentiamo è il<br />

“Risotto di Natale”, proposta da un<br />

70 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


grande maestro di cucina, Beppe<br />

Sardi, del ristorante Il Grappolo<br />

di Alessandria, uno degli chef più<br />

apprezzati non solo in Piemonte<br />

ma a livello nazionale, e non solo.<br />

Beppe Sardi è un istrionico artefice<br />

della cucina alessandrina ed<br />

è autore di numerose pubblicazioni,<br />

forte della sua esperienza e<br />

della grande conoscenza che ha<br />

delle materie prime e del loro<br />

utilizzo.<br />

Beppe ha partecipato a noti programmi<br />

enogastronomici televisivi<br />

- Eat Parade, Mela Verde, Sapori<br />

e Piaceri, <strong>Magazine</strong> TV, Gambero<br />

Rosso - è intervenuto in manifestazioni<br />

enogastronomiche in Italia<br />

e nel mondo ed è insegnante<br />

in numerose scuole di cucina.<br />

Infine Beppe Sardi si può definire<br />

un grande maestro del risotto,<br />

del quale è ambasciatore nel<br />

mondo.<br />

RISOTTO DI NATALE<br />

Ingredienti per 6 persone:<br />

500 gr di salsiccia di maiale<br />

1 cipolla di media grandezza<br />

2 coste di sedano<br />

Mezza carota<br />

2 spicchi di aglio<br />

2 fegatini di pollo<br />

3 durelli di pollo (già cotti)<br />

Rosmarino<br />

2 bustine di zafferano<br />

Olio q.b.<br />

Parmigiano q.b.<br />

500gr di riso<br />

Preparazione<br />

Per il sugo<br />

Tritate cipolla, carota e sedano,<br />

fate appassire con un po’ d’olio e<br />

qualche foglia di alloro. Una volta<br />

appassito il fondo di cottura, versate<br />

la salsiccia precedentemente<br />

sgranata e fate cuocere. A metà<br />

cottura versate i fegatini e i durelli<br />

tritati al tritacarne, quindi bagnate<br />

con il vino bianco e fate evaporare.<br />

Completate la cottura con<br />

un po’ di brodo vegetale. Finite il<br />

sugo con zafferano e rosmarino<br />

tritato.<br />

Per il risotto<br />

Preparate un brodo vegetale oppure<br />

un brodo di sola gallina. Fate<br />

tostare a fuoco lento il riso con<br />

un po’ di olio, una volta tostato<br />

bagnate con il vino bianco secco<br />

e fate evaporare molto bene.<br />

Quando il vino è evaporato, bagnate<br />

il riso col brodo bollente<br />

poco per volta, appena sopra la<br />

superficie. Giunti a metà cottura<br />

aggiungete il sugo precedentemente<br />

preparato. Ultimata la cottura<br />

mantecate con parmigiano<br />

reggiano e servite in una fondina<br />

ben calda.<br />

Abbinamento vini<br />

A questo risotto si può abbinare<br />

un buon vino rosso, naturalmente<br />

delle colline della provincia di<br />

Alessandria; un Grignolino del<br />

Monferrato Casalese è l’ideale<br />

mentre, per gli amanti dei vini<br />

bianchi, si suggerisce un Brut della<br />

Colline del Gavi.<br />

Ristorante “Il grappolo”<br />

Il ristorante “Il grappolo” (Alessandria<br />

- Via Casale 28) è sistemato<br />

in un antico palazzo del ‘600,<br />

che fu sede del primo comune di<br />

Alessandria e nella cui sala grande<br />

si riuniva il primo consiglio comunale<br />

della città.<br />

Arredato in uno stile rustico elegante<br />

che richiama la memoria e<br />

la tradizione, nei suoi menù, che<br />

cambiano ogni tre settimane, si<br />

rifà alla cucina tipica piemontese<br />

utilizzando i prodotti stagionali<br />

del territorio, in modo da dare<br />

ai suoi piatti qualità, equilibrio e<br />

leggerezza.<br />

Il locale è condotto da Beppe Sardi<br />

(fantasia e personalità), insieme<br />

a Gianluca Bertini (attenzione e<br />

rigore) che si occupa della sala ed<br />

a Paolo Magne (estro) in cucina.<br />

La carta dei vini è composta da<br />

oltre 200 etichette italiane e straniere,<br />

l’offerta di liquori è molto<br />

ampia e non manca mai la pasticceria<br />

secca di Alessandria, che si<br />

fregia della Denominazione Comunale.<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 71


lo<br />

sapevate<br />

che<br />

CALENDULA<br />

(Calendula Officinalis)<br />

famiglia COMPOSITAE<br />

Nome SCENTIFICO:<br />

calendula officinalis<br />

pianta comune in tutta Italia,<br />

isole comprese.<br />

di Angelo Ferri<br />

In Italia si trovano, allo stato selvatico,<br />

2 specie di calendula arvensis,<br />

1.<br />

a fiori giallo sulfureo, col fusto<br />

prostrato, che cresce frequente<br />

sulle prode dei fossi, nei campi, tra<br />

le pietre, e la calendula officinalis, a fusti eretti e a fiori<br />

grandi e aranciati, che si trova qua e la sfuggiata alle<br />

culture. Quest’ ultima è la madre di tutte le varietà<br />

coltivate nei giardini. Varietà che ormai non si sa più<br />

da quale, o da quali incroci, tra la quindicina di specie<br />

sparse tra le isole Canarie e la Persia, derivano.<br />

Delle Calendule è innanzi tutto e soprattutto un gran<br />

fiore da taglio. Chi ha il giardino grande, e magari l’orto,<br />

può fare una bordura di Calendula, tutta intorno,<br />

da utilizzare unicamente per il taglio. Ma è un errore<br />

voler piantare in giardino le varietà, come la pacific<br />

Beauty, che crescono dritti come fusi, senza ramificare<br />

e senza sviluppare boccioli laterali. La Calendula<br />

vuole spazio, e vuole essere impiegata parcamente.<br />

bella è dove il giardino si perde nell’uliveto.<br />

72 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


La Calendula è una pianta erbacea<br />

annuale, da tempo conosciu-<br />

2.<br />

ta con il nome “fiorrancio”.<br />

Gli steli della calendula possono<br />

raggiungere l’altezza di circa 70<br />

cm e presentano diverse ramificazioni, al cui termine<br />

si sviluppano fiori di colore giallo-arancio raccolti<br />

in capolini; sono proprio questi ultimi a costituire la<br />

droga di interesse cosmetico e fitoterapico ricavata<br />

dalla pianta.<br />

I fiori della calendula contengono:<br />

Olio essenziale: costituito da oltre 45 sostanze;<br />

Flavonoidi: glicosidi isoramnetina e quercetina, rutoside;<br />

Triterpenoidi: glicosidi dell’acido oleanolico ed alcoli<br />

triterpenici;<br />

Steroli: sitoterolo, campesterolo, stigmasterolo;<br />

Carotenoidi;<br />

Tannini pirogallici.<br />

La calendula è ottima per: la cura<br />

e la pulizia della pelle; accele-<br />

3.<br />

rare la guarigione delle ferite: le<br />

proprietà vulnerarie sembrano<br />

dovute ad una influenza sull’incremento<br />

della produzione di fibrina, che si manifesta<br />

con una rapida chiusura delle ferite, con buona<br />

formazione di tessuto di granulazione e con il miglioramento<br />

dell’equilibrio di idratazione cellulare della<br />

cute. Questa azione della calendula è da attribuire<br />

ai carotenoidi, simili da un punto di vista chimico alla<br />

vitamina A.<br />

L’azione coleretica ed ipolipemizzante:<br />

l’infuso di calendula mostra<br />

4.<br />

una marcata azione coleretica, ed<br />

incrementa la secrezione di acidi<br />

biliari e la quantità di bile prodotta<br />

senza alterare significativamente il contenuto di<br />

bilirubina e colesterolo.<br />

I saponosidi della calendula abbassano i livelli di colesterolo<br />

e trigliceridi;<br />

l’azione sul sistema cardiocircolatorio e sul sistema<br />

nervoso centrale: gli estratti alcolici ed acquosi determinano<br />

una leggera riduzione della pressione arteriosa<br />

ed una riduzione dell’attività cardiaca (azione<br />

bradicardica); inoltre sono state documentate anche<br />

influenze sull’induzione del sonno;<br />

come coadiuvante nelle cure ginecologiche;<br />

rinforzare le vene;<br />

proprietà antiulcera: l’effetto citoprotettore sulla<br />

mucosa gastrica è attribuibile al contenuto in caroteni,<br />

mentre i saponosidi - in particolare il calenduloside<br />

B - hanno un’azione antiulcera.<br />

Per uso esterno, la calendula si presta alla realizzazione<br />

di creme, tinture o impacchi contro acne,<br />

foruncoli, ustioni ed ulcere. Anche infiammazioni<br />

localizzate in profondità e ferite purulente risentono<br />

dei vantaggi delle applicazioni esterne a base di<br />

calendula.<br />

5.<br />

Tagliolini al burro di<br />

rosmarino e calendula<br />

Ingredienti:<br />

1 Rametto di rosmarino.<br />

Pepe verde<br />

1 Fiori di calendula.<br />

100 g. di burro.<br />

Pasta all’uvo.<br />

1 cucchiaino di succo di limone.<br />

3 cucchiaini di rosmarino grattuggiato.<br />

Sale q.b.<br />

Preparazione<br />

Tagliate a dadini gr. 100 di burro e lavoratelo nel<br />

tritatutto elettrico con i petali di una calendula, un<br />

cucchiaio di succo di limone e una presa di sale.<br />

Quando è ridotto a crema mettetelo in un foglio di<br />

alluminio, formate un panetto e fatelo raffreddare.<br />

Portate a ebollizione abbondante acqua salata con<br />

un rametto di rosmarino fresco, cuocetevi gr. 400<br />

di tagliolini, scolateli e conditeli subito con il burro<br />

a fettine. Pepate generosamente con pepe verde e<br />

rosa macinati insieme e cospargete di 3 cucchiai di<br />

fiori di rosmarino.<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 73


L’ABBONAMENTO SOSTENITORE AD<br />

ORIZZONTE MAGAZINE<br />

PERMETTE DI RICEVERE A CASA<br />

LA VERSIONE CARTACEA DELLA RIVISTA<br />

E DI PUBBLICIZZARE LA PROPRIA ATTIVITÀ<br />

PER TUTTO UN ANNO<br />

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direzione@orizzontemagazine.it<br />

www.orizzontemagazine.it<br />

tel: 080 9698663<br />

74 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


fashion, beauty, Shooting, projects & more<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 75


FASHION STREET<br />

A GARBAGNA<br />

di Fabrizio Capra<br />

76 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


Un caldo e ventilato pomeriggio autunnale<br />

ci ha accolti a Garbagna,<br />

splendido paese posto sulle colline<br />

del tortonese, in provincia di Alessandria,<br />

caratterizzato dal centro storico che riporta<br />

alla mente i classici borghi liguri.<br />

Archi, portali scolpiti, palazzi, case addossate<br />

le une alle altre e caratteristiche vie strette<br />

hanno fatto da scenario a un servizio fotografico<br />

del genere “Fashion Street”.<br />

I protagonisti del servizio sono stati la brava,<br />

anche se alle prime esperienze, fotomodella<br />

moldava ma da sei anni in Italia, Ana Beschieru<br />

e l’altrettanto bravo fotografo alessandrino<br />

Massimo Pitorri.<br />

Ana ha interpretato questo servizio con grande<br />

impegno e professionalità, valorizzando<br />

con le sue pose gli abiti indossati con grande<br />

spontaneità, fornendo lei stessa spunti utili<br />

per gli scatti e, allo stesso tempo, dimostrando<br />

capacità nell’interpretare al meglio<br />

i suggerimenti e le richieste del fotografo e<br />

dell’art director.<br />

Massimo, invece, si è dimostrato un fotografo<br />

molto attento alle situazioni offerte dalla<br />

scenografia del paese, che via via si proponevano<br />

nel corso dello shooting, inserendo<br />

con molta precisione la modella nel contesto<br />

urbano, evidenziandone la figura rispetto<br />

all’ambiente circostante, conservando però<br />

sempre colori molto vivi e accesi.<br />

Ana ha scelto con sapienza abiti e accessori<br />

per il servizio. Per la prima serie di foto ha<br />

individuato un look composto da maglione<br />

color celeste forte, in tessuto acrilico (che<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 77


permette di mantenere il calore) abbinato a pantaloni neri in<br />

cotone e poco elastan. Come scarpe, stivaletti corti in pelle<br />

nera abbinati allo zainetto, anch’esso nero, con taschino e zip,<br />

stile Bottega Veneta.<br />

Il secondo cambio era un tailleur composto da giacca e pantaloni<br />

“Raf” color cammello, in un tessuto misto lana e poliestere,<br />

con la parte interna della giacca in viscosa, abbinato<br />

ad un top verde chiaro in cotone e a sandali alti con plateau.<br />

Infine la terza combinazione scelta era composta da pantaloni<br />

eleganti di color blu regale, in poliestere e elastan, abbinati<br />

a una camicia rosso acceso in seta, a scarpe in pelle tipo<br />

dècolleté color beige, con tacco non troppo alto, e borsa<br />

color rosso scuro in similpelle. In conclusione, abbiamo raccolto<br />

il commento della protagonista, la fotomodella Anna<br />

Beschieru:<br />

“Innanzitutto voglio ringraziare il fotografo Massimo Pitorri per<br />

avermi chiesto di realizzare questo shooting e Fabrizio Capra<br />

per la sua collaborazione. È bellissimo sapere che le persone<br />

ti apprezzano. Mi sono divertita molto sul set e ammetto di<br />

essere molto soddisfatta dei risultati. Garbagna si è rivelata per<br />

me un’altra volta un successo. Mentre il fotografo scattava, ho<br />

scoperto di avere anche delle piccole fans incuriosite che ci seguivano<br />

dappertutto. Oltre agli shooting, spesso mi alleno con il<br />

mio fidanzato, che mi fa da fotografo personale per il mio blog,<br />

in cui condivido il mio stile personale e i viaggi che faccio. Cerco<br />

sempre di dare il meglio perché solo così si possono ottenere<br />

buoni risultati”.<br />

Fashion Street<br />

model: Ana Beschieru (http://anninab.altervista.org/)<br />

fotografo: Massimo Pitorri<br />

art director: Fabrizio Capra<br />

Garbagna – ottobre 2015<br />

78 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 79


ASPIRANTI<br />

FOTOMODELLE<br />

SUGGERIMENTI UTILI<br />

PER AFFRONTARE la PROFESSIONE<br />

di Fabrizio Capra<br />

nell’ambito degli articoli sui consigli<br />

alle fotomodelle, in questo numero<br />

proponiamo una serie di suggerimenti<br />

utili sui quali, pur andando a riprendere<br />

argomenti già trattati, è opportuno sempre<br />

tenere alta l’attenzione.<br />

Innanzitutto è fondamentale la consapevolezza<br />

che essere modella non è solo saper<br />

interpretare bene una sfilata o apparire bene<br />

in foto: il mondo delle modelle è un universo<br />

molto competitivo e complesso, dove è<br />

facile rimanere indietro ma è anche apparentemente<br />

facile incontrare il classico colpo di<br />

fortuna che porta a emergere e a far notare<br />

le proprie capacità.<br />

Quindi ci sono consigli ai quali bisogna attenersi<br />

e che proviamo a enunciare partendo<br />

dal pensiero di una mia amica fotomodella,<br />

Elly: “Il punto di forza è il cervello: chi lavora come<br />

modella, nell’immaginario, viene considerata<br />

una persona frivola, invece ci vuole molta più testa,<br />

un corpo fisicamente ben curato, perché anche<br />

l’aspetto è importante, e basi di marketing”.<br />

Prendersi cura del proprio aspetto<br />

Molto importante è come ci si presenta: quindi<br />

è essenziale<br />

avere cura del<br />

proprio aspetto<br />

e rispetto<br />

del proprio<br />

corpo; è quindi<br />

necessario<br />

mangiare sano,<br />

curare il proprio<br />

corpo ed<br />

essere allenate<br />

per mettere<br />

sempre in risalto<br />

il proprio<br />

fisico.<br />

Sottolineo che<br />

mangiare sano<br />

non significa<br />

privarsi del<br />

cibo: la dieta<br />

dovrà essere<br />

80 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


icca di frutta, verdura, cereali integrali e proteine.<br />

Meglio evitare gli zuccheri, gli eccessi di<br />

carboidrati, soprattutto quelli vuoti, e i grassi<br />

insalubri: soprattutto è necessario evitare di<br />

nutrirsi principalmente o esclusivamente di cibi<br />

che possono risultare dannosi.<br />

Evitare assolutamente cibi e bevande che<br />

gonfiano prima di una sfilata o di un servizio<br />

fotografico;<br />

sono inoltre da dimenticare bevande alcoliche<br />

e fumo. che possono avere effetti dannosi<br />

per il corpo.<br />

La pelle deve sempre essere curata: il consiglio<br />

è di lavarla quando ci si sveglia e quando<br />

si va a dormire; praticare un trattamento<br />

esfoliante una volta alla settimana e non andare<br />

mai a letto truccate.<br />

I capelli devono essere sempre luminosi e sani.<br />

L’attività fisica è importante, soprattutto per<br />

mantenere il corpo tonico, ma bisogna stare<br />

attente a non sbagliare, per cui è importante<br />

affidarsi a un personal trainer.<br />

Ricordare, infine, di indossare sempre vestiti<br />

che valorizzano l’aspetto.<br />

Che tipo di modella?<br />

Partiamo dal presupposto che le modelle si<br />

dividono tra indossatrici e fotomodelle.<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 81


Le indossatrici devono rispondere a<br />

canoni standard ai quali difficilmente<br />

si fanno deroghe: altezza (a seconda<br />

delle agenzie il minimo è tra 1.73 e<br />

1.75), poco seno e costituzione magra<br />

(ahimè nota dolente tanto dibattuta<br />

in questi ultimi tempi).<br />

Fare la fotomodella, invece, è alla portata<br />

di tutte o quasi, basta scegliere<br />

con oculatezza e con un minimo di<br />

ragionevolezza il proprio settore.<br />

Modella da rivista: la maggior parte<br />

delle modelle che appaiono sui giornali<br />

sono alte almeno 1.70, ma occorrono<br />

soprattutto un volto bellissimo<br />

e una grande personalità.<br />

Modella di intimo: è necessario avere<br />

un seno prosperoso e ben fatto con<br />

fianchi stretti.<br />

Modella taglie forti: se si è curvy è la<br />

categoria adatta.<br />

Se non ci si riflette in nessuna di queste<br />

categorie si può posare per mani,<br />

piedi, capelli, viso o diventare una<br />

modella alternativa. Importante è ricordare<br />

che non esiste un solo stile:<br />

bisogna essere consapevoli, oltre che<br />

dei propri punti di forza, anche della<br />

propria capacità di passare con disinvoltura<br />

da una richiesta all’altra.<br />

Bisogna poi stabilire qual è lo stile per<br />

il quale s’intende posare ed eventualmente<br />

se si è interessate ad affrontare<br />

l’intimo, il seminudo e il nudo artistico.<br />

Se non ci si sente a proprio agio<br />

davanti a una richiesta basta<br />

farlo presente.<br />

Infine è importante pensare<br />

a come far evolvere la propria<br />

carriera, in modo da sapere<br />

in che direzione muoversi<br />

senza perdite di tempo.<br />

Preparazione<br />

Come abbiamo già detto, è<br />

importante, in particolare<br />

all’inizio, affidarsi a persone<br />

dell’ambiente che possano<br />

consigliare e guidare nelle<br />

scelte; però è importantissima<br />

anche la formazione in<br />

proprio: si consiglia perciò di<br />

leggere libri, articoli, consultare<br />

riviste, scegliendo pubblicazioni<br />

di alta qualità, per<br />

guardare con attenzione le<br />

foto e studiare le pose.<br />

Sacrificio<br />

Sono in tante che vogliono<br />

provare a fare le modelle,<br />

ma non tutte riescono a fare<br />

l’intero percorso e arrivare<br />

in vetta; ognuna ha dei limiti<br />

che deve saper riconoscere,<br />

questo è un punto di forza<br />

che agevolerà nelle scelte da<br />

prendere.<br />

Sacrificio e pazienza sono le<br />

due parole che bisogna sem-<br />

82 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


pre tenere presente e che rappresentano<br />

due chiavi necessarie<br />

ad aprire la complessa porta<br />

del successo.<br />

Autostima<br />

È necessaria anche quando non<br />

si ha; qualunque cosa passi nella<br />

testa di una modella l’immagine<br />

che ne deve scaturire è che la<br />

propria autostima è alle stelle.<br />

Quindi bisogna sempre essere al<br />

massimo e sicure di sé.<br />

Mai essere timida, imbarazzata,<br />

vergognosa: se lo si è per carattere<br />

bisogna lasciare questi stati<br />

d’animo a casa, così come bisogna<br />

lasciare fuori dalla passerella<br />

o dal set fotografico problemi e<br />

preoccupazioni.<br />

Svolgere l’attività di fotomodella<br />

non è un gioco ma un lavoro a<br />

tutti gli effetti, va quindi svolto<br />

con la massima professionalità.<br />

Alcuni consigli<br />

È importante non mentire mai<br />

sulle proprie misure e caratteristiche:<br />

si fa presto a scoprire la<br />

verità e quindi a perdere opportunità<br />

e, soprattutto, la credibilità.<br />

Bisogna poi essere sempre professionale,<br />

educata, cortese; non<br />

sentirsi superiore a nessuno,<br />

perché essere modella non significa<br />

essere snob né invidiosa: bisogna<br />

sempre dimostrarsi sicure di<br />

sé ma senza esagerare.<br />

La puntualità è essenziale: quindi<br />

non ritardare mai agli appuntamenti;<br />

se i ritardi sono dovuti a<br />

cause di forza maggiore è bene<br />

avvisare sempre, anche se si tratta<br />

di pochi minuti.<br />

Mai mancare gli appuntamenti: se si<br />

prende un impegno va mantenuto,<br />

anche se non è previsto compenso<br />

(naturalmente salvo cause di forza<br />

maggiore, che vanno però tempestivamente<br />

comunicate).<br />

È necessario essere organizzate e<br />

ricordare tutte le date e gli appuntamenti:<br />

diventa quindi utile un’agenda<br />

dove annotare tutto.<br />

Il rapporto con i fotografi deve<br />

sempre essere di tipo professionale.<br />

Quella di fotomodella è un’attività<br />

da prendere seriamente e<br />

lavorare bene consente di avere<br />

raccomandazioni e feedback positivi.<br />

In un mondo in cui le opportunità<br />

serie sono poche, basta un<br />

attimo di distrazione per buttare<br />

via mesi o anni di lavoro e sacrificio.<br />

Si fa presto a tornare indietro<br />

e a ricominciare dall’inizio.<br />

Sul set è importante essere creative:<br />

se non si tratta di un lavoro ben<br />

definito al fotografo può piacere<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 83


un po’ di intraprendenza creativa<br />

nell’assumere le pose.<br />

Chiedere sempre prima se<br />

c’è la mua (make-up artist): se<br />

non ci fosse è necessario portare<br />

con sé il kit di make-up.<br />

Contratti<br />

Quando viene sottoposto<br />

un contratto è opportuno<br />

leggere tutto con attenzione:<br />

potrebbe essere prevista<br />

l’esclusiva, per esempio,<br />

oppure potrebbero essere<br />

particolarmente garantiti<br />

i diritti del fotografo<br />

piuttosto che quelli<br />

della modella, cosa che<br />

accade spesso nei contratti<br />

per lavori singoli.<br />

Se intendete rivolgervi<br />

ad un’agenzia valutatene<br />

bene l’affidabilità:<br />

ricordo che una agenzia che<br />

chiede compensi per seguire<br />

la modella non va tenuta in<br />

considerazione.<br />

Nel prossimo numero approfondiremo<br />

altri aspetti.<br />

Le foto dell’articolo:<br />

model Lina Semplice<br />

fotografo Angelo Ferri<br />

art director Franco Ardito<br />

84 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


La<br />

Scheda<br />

Lina semplice<br />

Bari (Ba)<br />

anno di nascita: 1994<br />

altezza 165 cm<br />

seno 4°<br />

vita 41<br />

fianchi 91<br />

taglia 40<br />

scarpe 38<br />

carnagione olivastra<br />

capelli castani<br />

occhi marrone<br />

tatuaggi: No<br />

piercing: No<br />

lingue parlate: italiano, inglese,<br />

disponibile per:<br />

fotografia: beauty, ritratto,<br />

fashion elegante e casual,<br />

costume da bagno, intimo;<br />

pubblicità, testimonial<br />

contatti:<br />

info@orizzontegroup.it<br />

galleria fotografica:<br />

http://www.orizzontemagazine.<br />

it/fashion/lina-semplice<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 85


dot. Saverio Vangi<br />

cell. 333 57275509<br />

Dottore Commercialista<br />

via S. Teresa, 14- 70026 Modugno (Ba)<br />

Via G. Postiglione 5 - 70<strong>12</strong>5 Bari<br />

Tel. 080/5583334<br />

E-mail: gekocartsas@gmail.com<br />

P.iva/cf: 07501130723<br />

www.gekocart.com<br />

Rosanna Polichetti<br />

Sub Agente<br />

Iscriz. R.U.I. E000264797<br />

Adelfia<br />

Zona Montrone<br />

Corso Umberto I, 2<br />

Cap 70010 (BA)<br />

Tel / Fax +39 080 4591399<br />

Mobile 393 1381697<br />

r.polichetti80@gmail.com<br />

86 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


Filiale di Bari<br />

Via Matarrese, 10/A<br />

Telefono 080 5099511<br />

Fax 080 5045136<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 87


Invia il tuo curriculum a:<br />

collaboratore@orizzontemagazine.it<br />

88 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


OROSCOPO<br />

DICEMBRE 2015<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 89


ARIETE TORO GEMELLI<br />

Peccato non prenderselo al volo<br />

questo bel sestile in gioco tra il<br />

Sole e Giove ma sul fronte professionale<br />

la sua energia lavora<br />

benissimo e quando da fare c’è<br />

con soddisfazione, anche la motivazione<br />

cresce di livello. Propensi<br />

a scandagliare problematiche che<br />

fino a ieri avete preferito nascondere<br />

a voi stessi (strano comportamento<br />

da struzzo per un Ariete<br />

scalpitante). Ma stasera con un<br />

cielo senza luna (perché al novilunio<br />

non si vede) tutto vi diventa<br />

chiaro, l’obiettivo a cui tendere,<br />

gli eventuali ostacoli e la sua realizzazione.<br />

Dal rosa tenero della tenerezza<br />

al cremisi della passione, tutte le<br />

sfumature del sentimento brillano<br />

oggi nel vostro cielo emotivo<br />

come un enorme arcobaleno.<br />

Immaginatelo come un ponte luminoso<br />

e colorato: a un capo ci<br />

siete voi, all’altro il partner, per<br />

raggiungersi e conoscersi intimamente<br />

non resta che attraversarlo,<br />

ma attenti, è di cristallo… Vita<br />

complicata per chi il piede lo<br />

tiene in due o più scarpe, da un<br />

lato il partner ufficiale, dal quale<br />

non vi schiodereste per nulla al<br />

mondo,<br />

Con la Luna, in Sole, Mercurio,<br />

tutti in transito nella vostra sesta<br />

Casa, quella dove si lavora e<br />

si produce, si inizia all’alba e si i<br />

smonta a mezzanotte. Non solo<br />

azienda, naturalmente, l’impegno<br />

prosegue anche a casa, se lavorate<br />

in proprio non vi concedete<br />

tregua, anche alle dipendenze vi<br />

date un gran daffare per sbrigare<br />

arretrati e portarvi a casa con<br />

le consegne. Recupero dopo<br />

un malessere che vi ha bloccati<br />

per qualche giorno, anche la casa<br />

brilla, perché quanto vi mettete<br />

co le pulizie e il fai da te,<br />

CANCRO LEONE VERGINE<br />

Tipica descrizione del vostro segno,<br />

il granchietto ritratto nel<br />

guscio, ma per fortuna non siete<br />

sempre così: oggi, sollecitati dal<br />

sestile Sole-Giove e con la Luna<br />

nuova come intermediaria, negli<br />

altri trovate le conferme necessarie<br />

per proseguire più sereni nella<br />

direzione intrapresa. Discorsetto<br />

chiarificatore col partner, ma in più<br />

altri malintesi; anche sull’argomento<br />

figli c’è qualcosa da discutere:<br />

anche con loro è fondamentare<br />

mantenere una linea educativa<br />

comune. Successone a un esame,<br />

anche gli affari filano col vento i<br />

poppa.<br />

Sotto tiro della Luna nuova e di<br />

Mercurio che le sta appresso,<br />

vi svegliate già affaticati e con la<br />

stessa sensazione di scoraggiamento<br />

e inutilità ve ne tornate<br />

la sera a dormire. Tutt’altro che<br />

attiva, però, la parentesi tra un<br />

sonno e l’altro, in azienda o in<br />

proprio lavorare vi tocca, anche<br />

se i risultati lasciano a desiderare<br />

e il traguardo anziché avvicinarsi<br />

sembra prendere le distanze. La<br />

sensazione di oppressione può<br />

essere fisica, magari covate un<br />

raffreddore o è la postura viziata<br />

dal lavoro (spalle curve e collo incassato)<br />

a determinare il fastidio.<br />

A volte l’ottimismo regalato da<br />

Giove deborda come un fiume<br />

dall’alveo, altre volte stride,<br />

tuonando quasi falso. Non oggi,<br />

però, grazie al sestile del Sole,<br />

che vi mantiene lucidi e analitici.<br />

Anche Mercurio fa la sua parte,<br />

riassumendo le vostre idee: pochi<br />

punti ma decisi, da esplicitare<br />

con parole incisive. Acume e<br />

dialettica irrinunciabili a scuola,<br />

ai concorsi o in sede di trattative.<br />

Se lavorate a contatto col<br />

pubblico le vostre informazioni<br />

saranno le più gettonate.<br />

90 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


BILANCIA SCORPIONE SAGITTARIO<br />

Su una discreta protezione contro<br />

disagi e frustrazioni, potete<br />

contare: è Giove a garantirvela<br />

e di lui ci si può fidare. Un po’<br />

meno, invece, di suo fratello Plutone,<br />

ermetico e magnetico re<br />

dell’oltretomba, che tanto potere<br />

ha sui segreti, le emozioni<br />

compresse, le delusioni d’amore.<br />

La Luna nuova, però, non vi permette<br />

di passare la giornata tra<br />

rimpianti e malumori: se vi occupate<br />

di investimenti finanziari<br />

o comunque masticate discretamente<br />

la materia, cominciate a<br />

pensare a un prodotto finanziario<br />

in scadenza.<br />

Romantici sotto la Luna, ma la luna<br />

in questo cielo scuro dov’è se non<br />

segnata sulle effemeridi? Esattamente<br />

nel vostro segno, già abitato<br />

dal Sole e da Mercurio, ma anche<br />

alleata con Giove, il grande amico.<br />

E di amicizia, ancor più che di<br />

amore, oggi si può parlare, anche<br />

se qualcosa bolle in pentola. Scafati<br />

volponi, nel bosco della conquista<br />

amorosa avvertite già da lontano il<br />

profumo della conquista, non avete<br />

cambiato testa e nemmeno look,<br />

ma a lui o lei oggi piacete di più.<br />

La nebbia agli irti colli piovigginando<br />

sale, così cantava il Carducci,<br />

descrivendo le brume ma anche il<br />

calore novembrino delle case e dei<br />

focolari accoglienti o quello imprevedibile<br />

del mosto e del vino novello…<br />

Tutte emozioni imperdibili,<br />

anche se di mercoledì raggiungerli,<br />

quegli irti colli, sarà molto improbabile,<br />

ma le stesse emozioni e gli<br />

stormi di pensieri, la ricerca di un<br />

fuoco di passione a cui scaldarsi, li<br />

vivete ogni giorno sulla pelle. Buone<br />

notizie sul fronte finanziario, arriva<br />

un’eredità o la liquidazione di<br />

un premio assicurativo.<br />

CAPRICORNO ACQUARIO PESCI<br />

Vi piacciono le tradizioni e i<br />

detti popolari, soprattutto se<br />

suffragati da verità scientifiche e<br />

storiche. Ed effettivamente, per<br />

qualche strano fenomeno astronomico,<br />

quasi aa metà novembre<br />

San Martino regala un’impressione<br />

d’estate, esattamente come<br />

sei mesi più tardi, nei giorni dei<br />

santi del ghiaccio, un brivido<br />

scuote la primavera ormai esplosa.<br />

Già la Luna nuova, alta nel cielo e in<br />

quadratura, in compagnia del Sole e<br />

di Mercurio, non è una simpaticona:<br />

vede tutto, giudica, critica… tagliando<br />

addosso i panni al malcapitato.<br />

Non ti curar di loro, ma guarda e<br />

passa, scriveva a ragione il Poeta, di<br />

rimostranze ne avreste già abbastanza<br />

da muovere a voi stessi, su<br />

come gestite il lavoro, gli obiettivi<br />

mancati, i malintesi. Qualche bugia<br />

di troppo sul fronte del cuore, chi<br />

pretende di tenere il piede in due<br />

scarpe, prima si deve laureare in…<br />

“frottologia”.<br />

Non si tratta di una frase d’effetto,<br />

solo il disegno dei pianeti del<br />

giorno. Giove, l’amore della vostra<br />

vita, nel segno opposto, vale a<br />

dire che se c’è non si schioda, ma<br />

se manca non si trova e Plutone<br />

malizioso pronto a corteggiare,<br />

non per amore, però, solo desiderio…<br />

Nel bel mezzo dei due<br />

sestili, le due ali: l’angelo e il diavoletto,<br />

c’è la Luna nuova, in buona<br />

compagnia con il Sole e Mercurio.<br />

Sulla questione avete una visuale<br />

completa e profonda, se prendete<br />

tempo non è per riflettere, ma<br />

per lasciar fare al destino: osservate<br />

chi si muove per primo.<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 91


<strong>Orizzonte</strong> pubblica tre periodici, leggibili gratuitamente sul web.<br />

• <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> - Rivista mensile di attualità e cultura;<br />

• Fashion & Models - Bimestrale di fashion, beauty, shooting, projects & more;<br />

• Ouroboros - Rassegna trimestrale di Studi Tradizionali.<br />

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