3° Numero 3d Magazine

ED. OMAGGIO
#3D Agosto 2015 - Numero 3
Le verità sommerse
#INVERSI
“Schettino e la maledetta notte
sulla Costa Concordia.”
Parola all’esperta
#PSICOLOGICAMENTE
“Genitori in crisi.
Ecco il perché.”
Scopri le storie
#SONODONNAE...
“La straordinarietà delle donne
sta nella loro semplicità”
Capri, isola d’arte
#ARTE&ARTI
“La tecnologia va riempita
di contenuti culturali.”
Kitesurf
#ADAMOEDEVA
“Vivere tra cielo e mare.”
Campania
#DPOLITICA
“Tutte le signore del palazzo”
Reg. Trib. di Napoli n. 44 del 18 luglio 2014
Le donne secondo
PAOLO
SORRENTINO
1 #3D

#3D
2

3 #3D

Da
ria
Direttore Responsabile
Carmine Bonanni
Concessionaria per la pubblicità
Art Director
Palma Sopito
Direttore Marketing e Comunicazione
Giovanni Salzano
Redazione / Giornaliste
Antonia Fiorenzano
Mirella Paolillo
Valeria Aiello
Brunella Cimadomo
Emma Di Lorenzo
Manuela Giuliano
Alessandra Libonati
Eleonora Bruttini
Nico De Corato
La rubrica #Psicologicamente
a cura della dott.ssa Carolina Alfano
Psicologa, Psicoterapeuta
in Gestalt e Analisi Transazionale
In collaborazione con:
Daria Simeone per #Style
Astrid Esposito Treumann per #Racconti
Roberta Mazzacane per #Infood
Riccardo Sorrentino per #Coltinelsegno
Graphic e Retoucher
Domenico Tafuro
Shooting Style
Outfit & Style: Isaia | Napoli - Milano - Capri
Watches: Garofalo | Via Medina 67/68 - Napoli - Tel. 081 001 25 85
Make up e Hair style: Paco & Company | Napoli
Photographer: Noemi Commendatore
Editore
Palma Sopito
Web
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In collaborazione con:
Stampa a cura di
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80053 Castellammare di Stabia (Na)
viale Gramsci 21 - 80122 NAPOLI
Progetti integrati per il risparmio di spesa della pubblica amministrazione.
In copertina
Paolo Sorrentino. Premio Oscar.
S E G U I C I
#3D
4

“Comunque
donna”
Madre e moglie. Comunque donna. Comunque importante. Figura irrinunciabile,
fondamentale per alimentare una vena artistica. E se la vena
artistica è quella di un premio Oscar, allora ci si rende conto di cosa stiamo
parlando.
Paolo Sorrentino racconta ad #3D il suo viscerale rapporto con l’universo
femminile. Lo fa, come spiega la nostra Valeria Aiello, mentre passeggia
tranquillo in una strada del centro. Lontano anni luce dai riflettori di Hollywood
e da una ribalta internazionale che sembra quasi infastidirlo. “Per
me - dice il regista de La Grande Bellezza - le donne sono fondamentali,
io non faccio nulla senza una guida femminile”.
Molti la pensano così, pochi ancora quelli che hanno il coraggio di confessarlo,
impegnati come sono a nascondersi quotidianamente dietro la
corazza dell’uomochenondevechiederemai.
Donne coraggiose, donne maltrattate. Come quelle raccontate da Amnesty
International nella campagna “My body, my rights”. Storie di inaudita
violenza alle quali non intendiamo rassegnarci.
Donne imprenditrici. Come le quattro cugine che hanno pensato di produrre
champagne in piena Terra dei Fuochi. Partendo dall’eccellenza
dell’Asprinio aversano doc.
“E se fossero
tutte le cose che abbiamo fatto
a portarci dove siamo?”
Buona lettura
L’editore
Palma Sopito
Donne in politica. Come le neoelette in Consiglio regionale che si preparano
ad affrontare una importante stagione istituzionale, accompagnate
dal vento nuovo portato dal presidente De Luca.
Donne cantanti. Come Mama Marjas, che fa ballare piazze e locali al
ritmo di reggae e hip hop.
Donne attrici. Come le protagoniste delle storie di Andrea Porcheddu, che
nel suo ultimo libro ci spiega quanto può essere faticoso fare teatro.
Comunque donne. Comunque impegnate ogni giorno a lasciare una traccia.
Comunque importanti. Per pochi o per il mondo intero.
5 #3D

#VOI
#3D
6

#EVENTI
7 #3D

sommario
#SONODONNAE...
10
La Favola
di Alice
di
Manuela
Giuliano
22
di
Mirella
Paolillo
Che la negritudine
sia con voi
Mama Marjas: every
woman is a miss
14
di
Emma
Di Lorenzo
27
Di Lorenzo
di
Emma
Dal corpo all’anima,
siamo tutte Amnesty
International
Le signori
attrici
18
di
Brunella
Cimadomo
Le donne
che producono
champagne
nella terra dei fuochi
di
Antonia
Fiorenzano
30
La parte femminile
di teatri uniti:
Costanza Boccardi
#psico
logica
mente
di
Carolina
Alfano
34
Genitori
in crisi
#3D
8

36
Le donne secondo
Paolo Sorrentino
di
Valeria
Aiello
#CONGLIOCCHIDIUNUOMO
di
Valeria
Aiello
78
#ADAMOEDEVA
Vivere tra cielo e mare
42
#OLTRECONFINE
Dalla Tunisia a Dubai
passando per l’Italia
di
Nico
De Corato
Elisa
Anfuso
85
#ARTE&ARTI
As in the Sky,
so on the Earth
46
#OLTRELAMODA
Wild touch
e Spirito Animalier
50
#STYLE
Se la vecchia gonna pantalone
diventa la trendy culotte
54
#LUOMOCHEVORREI
Shooting Style
Isaia, Garofalo, Paco & Co.
60
#INVERSI
Le verità sommerse
di
Alessandra
Libonati
di
Daria
Simeone
Ph.
Noemi
Commendatore
di
Annamaria
Piscitelli
Ph.
Noemi
Commendatore
di
B. C.
87
#ARTE&ARTI
Capri, isola d’arte
90
#FOTOGRAFIA
Un’isola a 50 mm
92
#DPOLITICA
Campania,
tutte le signore del Palazzo
98
#WHERE
Tenuta Pavoncelli
#rubrica
62
#INVERSI
di
Eleonora
Bruttini
Le fanciulle di Shakespeare
di
Valeria
Aiello
102
#GIOVANITRAGUARDI
Musica di notte,
Moda di giorno
68Esposito Treuman
#RACCONTI
di
Astrid
El final del camino
es el principio de tu destino
di
Idea
Bellezza
112
#BEAUTYCASE
Estate in bellezza
Abbronzatura perfetta
74
#INFOOD
Qualità e Tradizione:
Mennella
di
Roberta
Mazzacane
114
Sorrentino
di
Riccardo
#COLTINELSEGNO
Oroscopo
9 #3D

“Mi è capitato che qualcuno
mi dicesse dove volessi andare con questo accento,
ma fa parte del gioco.”
#3D
10

“La cosa più bella per me resta ancora andare
il sabato mattina con Alberto al Borough Market,
comprare il cibo buono,
fare il brunch mentre mi accorgo che Londra è la mia città,
perché accoglie tutto e tutti.”
#SONODONNAE...
La FAVOLA
di ALICE
A Londra undici anni fa arriva una ragazza. È italiana. Sarda. È in cerca di un nuovo lavoro.
Ha 25 anni, una laurea alla Luiss e un master,
parla perfettamente inglese e ha già esperienze professionali di rilievo internazionale.
Non trascorrerà molto tempo prima che si accorgano di lei. Al Cabinet Office.
Una favola dei nostri giorni, dai contorni
e i ritmi contemporanei. La protagonista
è una donna bella, minuta e intelligente,
occhi e capelli neri disegnati su una pelle
bianco latte. Nata e cresciuta su un’isola
così meravigliosa da non liberare mai, dal
tormento del suo ricordo, colui o colei che
ci è nato e che l’ha dovuta lasciare: la Sardegna.
Questa favola la facciamo cominciare
dalla fine. Dal punto e il luogo in cui è
oggi Alice, dal suo cuore appagato e dal
racconto di come sia possibile arrivare
fino a qui così giovani, così normali e così
italiani.
Alice da sette anni lavora nell’ufficio di
gabinetto del primo ministro inglese David
Cameron, l’equivalente italiano di Pa-
lazzo Chigi. Tra le varie mansioni che ha
svolto, si è occupata anche di riformare e
semplificare il sistema legislativo britannico.
Tutto questo rispondendo ad un annuncio
di lavoro pubblicato sul Guardian,
rivolto ai cittadini dell’Unione europea e
del Commonwealth, per una posizione
per il Cabinet Office.
Unica italiana nello staff di Cameron, dallo
scorso gennaio, Alice è in distacco alla
BERS, la banca europea di ricostruzione e
sviluppo, un organismo finanziario internazionale
che opera nei paesi dell’Europa
centrale ed orientale e dell’Asia centrale.
“Mi interessava fare un’esperienza diversa
e interessante per capire come raggiungere
risultati in determinati contesti. Ci sono
macro problemi che possono essere risolti
da organizzazioni internazionali. Ed io
voglio dare il mio contributo” comincia
più o meno così la nostra chiacchierata su
Skype.
Sono le 21 ora italiana, lei prepara la fregola
sarda con le seppie in attesa del marito,
il grande amore della sua vita, Alberto
Nardelli, italiano, conosciuto all’università
a Roma, data editor al Guardian e suo
compagno di avventure nella metropoli
londinese e nei loro lunghi viaggi.
“L’impatto più forte e immediato che hai,
entrando a lavorare nel settore pubblico
inglese, è il senso di orgoglio e di appartenenza
che provano i dipendenti. Qui il
11 #3D

#SONODONNAE...
sentiment è di fare e dare il meglio che puoi. È un onore poter contribuire
al miglioramento della vita dei cittadini. Ed è un ruolo che ci si
assume con grande onore e senso di responsabilità. – continua Alice
– Abbiamo gli stipendi bloccati da anni, ma neanche questo smorza
l’entusiasmo con cui viene portato avanti il lavoro. Nei dipartimenti
centrali, praticamente, nessuno lavora dalle 9 alle 5. Si va sempre
oltre l’orario regolare. L’obiettivo è uno solo: fare il meglio possibile”.
Questi inglesi dal forte senso di appartenenza e dal grande orgoglio
patriottico, qualche hanno fa, però, l’hanno incontrata, messa alla
prova e poi scelta tra tanti e tante, nonostante fosse italiana. “Qui
sono molto pragmatici. Se hai esperienze rilevanti e vedono in te un
potenziale, non esistono elementi discriminanti. Certo mi è capitato
che qualcuno mi dicesse dove volessi andare con questo accento, ma
fa parte del gioco. Senza dubbio più il ruolo pubblico che si riveste è
rilevante e più è difficile che lo si affidi ad uno straniero. Ma, fino ad
un certo punto, trovo anche che possa essere abbastanza comprensibile”.
Lo stesso vale per le donne. E gli incarichi a loro affidati. L’accesso al
potere è riservato, nella maggior parte dei casi, agli uomini. Ma una
differenza c’è con il nostro Paese. “Purtroppo al contrario di quanto
accade in Italia, qui almeno il problema è stato identificato e sono più
di 5 anni che si sta lavorando per la sua risoluzione. In modo concreto.
C’è un programma, in particolare, che punta a cercare donne di
talento, che si distinguono, da reclutare”.
Quello che sorprende di Alice, mentre la guardo dalla mia piccola telecamera
muoversi tra le mura di mattoncini rossi della sua casa londinese,
è la sua semplicità. Il suo sorriso. Il suo accento ancora sardo
quando parla in italiano e la sua pronuncia britannica impeccabile
quando fa riferimenti in inglese. Quello che vedi sulla pelle chiara di
Alice è la conquista di quello che è oggi. È una donna di 35 anni che
ti racconta che a 15 ha lasciato la famiglia, la sua città, Ussana, e gli
amici per andare a Trieste, per studiare allo United World College
of the Adriatic (un collegio internazionale), dove ha incontrato un
professore che voleva farla tornare a casa perché non sapeva una parola
di inglese, ma ha resistito. È una giovane donna che ti racconta
che poi è andata a Roma, alla Luiss, per laurearsi in uno dei migliori
atenei del Paese cambiando ancora una volta città e amicizie e che
ha vissuto in Spagna, da sola a 23 anni, per lavorare con il sindaco
di Barcellona dopo aver avuto la sua prima esperienza a Roma per il
Glocal Forum collaborando con sindaci di tutto il mondo per progetti
di cooperazione internazionale.
Alice ha realizzato tutto questo con la tenacia, la determinazione e la
voglia di realizzare un sogno che in una favola non può mai mancare.
Il sogno realizzato è soprattutto aver fatto tutto questo senza rinun-
ciare alla normalità, alle piccole cose e all’amore grande
e vero. “La cosa più bella per me resta ancora andare il
sabato mattina con Alberto al Borough Market, comprare
il cibo buono, fare il brunch mentre mi accorgo che Londra
è la mia città, perché accoglie tutto e tutti. E ad un certo
punto lo senti. In questo momento tornerei in Italia solo
a pari opportunità e cioè se avessi la possibilità di dare un
contributo reale al rinnovamento e allo sviluppo del Paese.
L’Italia è dentro di me e soprattutto lo è la Sardegna. Credo
che accada un po’ a tutti, ami la tua terra solo quando la
lasci. È capitato anche a te?”. - MANUELA GIULIANO
“Per i britannici è un onore lavorare nel settore pubblico
e poter contribuire al miglioramento della vita dei cittadini.
L’obiettivo è sempre lavorare al meglio.”
#3D
12

Aphròs
Via le Botteghe 12a, Capri
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13 #3D

“La gravidanza poteva ucciderla
e il suo feto era privo di parte del cervello e del cranio.
Secondo la legge del suo paese, Beatriz non aveva scelta:
avrebbe portato avanti la gravidanza fino alla morte.”
Le foto sono dell’artista Hikaru Cho, per la campagna di Amnesty.
#3D
14

#SONODONNAE...
DAL CORPO
ALL’ANIMA,
SIAMO TUTTE
AMNESTY
INTERNATIONAL
MY BODY MY RIGHTS - il mio corpo, i miei diritti
Il 40% delle donne in età fertile vive in
stati dove l’aborto è vietato, limitato o
inaccessibili, 215 milioni di donne non
usano la contraccezione, anche se vogliono
smettere di fare figli o rimandare la
prima gravidanza, 47.000 donne incinte
muoiono ogni anno a causa delle complicanze
di aborti insicuri, 215.000 è il
numero di morti collegate a gravidanza e
parto che ogni anno si potrebbero evitare
con l’uso dei contraccettivi.
I dati presentati dall’Organizzazione non
Governativa Amnesty International,
che si occupa di diritti umani in tutto il
mondo, non lasciano adito a molti dubbi:
lo slogan MY BODY, MY RIGHTS - il
mio corpo, i miei diritti - si ripete con la
forza e l’eco di donne provenienti da ogni
paese, stato e nazione che componga questa
Terra.
Raccontare storie vere di donne è la strada
migliore per comprendere le ragioni
dietro la campagna di Amnesty, MY
BODY, MY RIGHTS.
Amina Filali, marocchina, aveva 16
anni quando è stata costretta a sposare
l’uomo che lei stessa aveva accusato di
stupro. L’unica soluzione che Amina ha
trovato, per fuggire da questa situazione,
15 #3D

“In Algeria e Tunisia e, fino a poco tempo fa, anche in Marocco,
lo stupratore può evitare la pena per il suo crimine,
sposando la vittima della violenza.”
è stata il suicidio. Il suo caso ha scatenato
molte polemiche in Marocco. Le leggi riguardanti
lo stupro nell’area maghrebina
(Algeria, Marocco- Sahara Occidentale e
Tunisia) non erano state in grado di proteggere
Amina, perché legate ad aspetti
morali piuttosto che alla difesa dell’integrità
personale e fisica della vittima.
In Algeria e Tunisia (e prima anche in
Marocco) lo stupratore può evitare la
pena per il suo crimine, sposando la vittima
della violenza. Amina è stata vittima,
per ben due volte, del marito e dello Stato.
Beatriz (nome fittizio) è originaria di El
Salvador. Nel 2013, incinta e affetta da
lupus e problemi renali, richiedeva le cure
mediche del caso. La gravidanza poteva
ucciderla e il suo feto era privo di parte
del cervello e del cranio. Secondo la legge
del suo paese, Beatriz non aveva scelta:
avrebbe portato avanti la gravidanza fino
alla morte. Beatriz, però, non si è arresa e,
con il supporto di una campagna portata
avanti con organizzazioni salvadoregne e
attivisti di Amnesty International, ha ottenuto
le cure necessarie. Beatriz è un nome
fittizio, ma le sue parole sono reali: fornite
alle donne la terapia di cui hanno bisogno, non
lasciate soffrire le altre donne come hanno fatto
soffrire me. L’aborto, però, è ancora illegale
nel suo paese.
#3D
16

“In Irlanda l’aborto è illegale,
tranne in caso di un rischio “reale e sostanziale” per la vita
(non per la salute) della donna.”
#SONODONNAE...
Il problema non riguarda i soli paese citati:
in Irlanda l’aborto è illegale, tranne in
caso di un rischio reale e sostanziale per la
vita (non per la salute) della donna. Illegale,
dunque, per le vittime di stupro o di
incesto, se la salute della donna è a rischio
o in caso di anomalie del feto. Chi pratica
aborti illegali rischia fino a 14 anni di
carcere.
Emblematico è il caso, del 2012, di Savita
Halappanavar, ricoverata per una
minaccia di aborto spontaneo. Le è stato
negato l’aborto indotto, nonostante fosse
chiaro che il feto non sarebbe sopravvissuto.
Subentrata la setticemia, Savita è deceduta
pochi giorni dopo. Il suo caso ha
costretto il governo a presentare una legge
sulla protezione della vita durante la gravidanza
che stabilisce l’esistenza o meno
di un rischio reale e sostanziale per la vita
della donna. Solo in questo caso l’aborto
è lecito in Irlanda.
Cosa fa, dunque, Amnesty International?
Si pone l’obiettivo di agire contro tutte le
coercizioni, criminalizzazioni e discriminazioni
che riguardano il corpo e la vita
di una persona, uomo o donna che sia.
La campagna globale MY BODY, MY
RIGHTS difende i diritti di tutte e tutti
con un decalogo composto da regole semplici.
Nel manifesto si sostiene il diritto
a rapporti consensuali, qualunque sia la
sessualità, l’identità di genere e lo stato civile
di coloro che li praticano, all’aborto, a
servizi sanitari adeguati, economicamente
sostenibili e attuati nel rispetto della riservatezza.
Ancora, si richiede un’educazione
sessuale basata su dati scientifici per
tutti, il diritto alla libertà da ogni forma
di violenza, compreso lo stupro, di dire
la propria sulle leggi che regolamentano
l’utilizzo del proprio corpo e, infine, di
denunciare e pretendere giustizia quando
scelte sessuali e riproduttive vengano
negate. Tra gli appelli attualmente attivi e
sottoscrivibili sul sito ufficiale di AI, cattura
l’attenzione una richiesta alle autorità
del Paraguay di garantire ad una bambina
di dieci anni, violentata e incinta, tutte
le cure necessarie ad assicurarne la vita e
la salute. Citando AI: il momento di agire è
ora. Proprio adesso e si potrebbe aggiungere
sempre e dovunque, perché le discriminazioni
sessuali, i diritti violati e le scelte
negate sono figli dell’ignoranza di molti
più paesi di quanto si pensi. Se Amnesty
International è una candela che illumina
il buio delle discriminazioni, in qualità di
movimento formato da più di sette milioni
di persone in tutto il mondo, sostenere
le battaglie per l’umanità è un dovere
dell’individuo per difendersi, spesso, da se
stesso. - EMMA DI LORENZO
“La campagna globale MY BODY MY RIGHTS
difende i diritti di tutte e tutti con un decalogo
composto da regole semplici.”
17 #3D

#3D
18

LE DONNE
#SONODONNAE...
CHE PRODUCONO
“CHAMPAGNE”
NELLA TERRA
DEI FUOCHI
Claudia, Maria Francesca, Simona, Ludovica.
Quattro cugine. Quattro giovani donne e un sogno divenuto realtà:
produrre champagne nella cosiddetta Terra dei fuochi.
Una sfida che hanno colto spumantizzando l’asprinio di Aversa doc.
La storia parte dieci anni fa. Per gioco.
Quando le signore trasformano il terreno
di famiglia nell’attuale Masseria Campito.
Un ettaro di terreno a Gricignano, nel
basso casertano. Area di certo non facile a
leggere le cronache dettate dai pentiti di
camorra sull’interramento di rifiuti tossici
e quelle altre, affini, legate al fenomeno
dell’illecita combustione della spazzatura.
Eppure, proprio lì, grazie all’opera delle
cugine Di Martino rinasce l’antico vino
che Roberto D’Angió preferì alle bollicine
francesi.
“La passione - spiega Claudia - l’abbiamo
ereditata da mio padre Basilio, agronomo.
L’idea, invece, si è sviluppata dalla voglia
di vedere i miei figli e i miei nipotini (in
totale otto cuginetti) impegnati nella pigiatura
delle uve con i piedi nella tinozza
o intenti a far girare il torchio”.
Eppure da lì, da quel gioco, ha trovato le
fondamenta - o le radici - un’impresa: una
srl interamente al femminile. Gli ettari di
terreno sono diventati sei. “Oggi l’azienda
- prosegue Claudia - produce 25mila
bottiglie l’anno”.
Tre le etichette: l’Atellanum, un vino fermo,
100 per cento Asprinio d’Aversa doc,
con uve raccolte nella prima settimana del
settembre 2014 e vinificate completamente
in acciaio a bassa temperatura (13 gradi);
lo spumante con metodo Martinotti
brut (ancora privo di nome e di etichetta)
con un perlage fine e persistente, note
fruttate al naso che ricordano il lime ma
anche la mela golden e fresco all’assaggio;
il Priezza, letteralmente “grande gioia”,
prodotto in 14mila bottiglie che ottiene
una maturazione sui lieviti della durata
19 #3D

di un anno. Viene realizzato con metodo
classico: l’azienda lo elabora rispettando
la tradizione, ossia spostando le bottiglie
sulle pupitres, cioè su cavalletti di legno, al
fine di eseguire l’operazione del remuage
(rotazione in otto movimenti - che viene
compiuta con un ottavo di giro al giorno).
I pupitres riescono a tenere il collo della
bottiglia in posizione più bassa rispetto al
fondo. La continua rotazione della stessa
fa depositare le fecce dei lieviti esausti (che
sono stati prodotti dalla fermentazione in
bottiglia) sul tappo. Subito dopo, nell’ultima
fase della lavorazione (dégorgement)
il vino contenuto nel collo della bottiglia
viene congelato e stappato togliendo il
tappo a corona, in modo che il deposito
fuoriesca, spinto dalla pressione. È lo
“champagne” o spumante della Terra dei
fuochi.
A seguire le quattro cugine, da pochi
mesi, c’è l’enologo Francesco Martusciello,
38 anni, da sempre impegnato nell’azienda
di famiglia di Grotta del Sole. E
c’è da scommettere nell’ulteriore passo in
avanti della cantina “si punta ad ottenere
vini di qualità e soprattutto a potenziare
la produzione di bollicine da Asprinio che
non hanno nulla da invidiare a quelle del
nord”.
“Puntiamo - prosegue Claudia - sul rispetto
della natura, solo se necessario
interveniamo con trattamenti a base
esclusivamente di rame e zolfo, ci stiamo
riconvertendo al biologico. E la nostra
produzione è sicura anche perché evitiamo
che le piante prendano acqua dai pozzi.
Certo, proprio perché l’azienda nasce
nell’area della cosiddetta Terra dei Fuochi,
abbiamo incontrato grandi difficoltà
nella commercializzazione. I buyers, al
solo intuire la provenienza dei vini fuggivano
a gambe levate. Poi, con un lavoro
improntato alla serietà assoluta siamo riusciti
a farci apprezzare. Vendiamo molto
al nord, a Piacenza”. E oggi nascono confezioni
speciali e partenership imprenditoriali
basate sul connubio vincente vino
cibo.
A guardare all’aspetto gourmet è Ludovica:
“il nostro spumante si lega moltissimo
alla mozzarella e stiamo lavorando sugli
abbinamenti tra prodotti che, peraltro,
sono della stessa zona di produzione, ossia
l’area casertana, con l’obiettivo di rappresentare
eccellenze del territorio. Lo spumante
metodo Martinotti risulta perfetto
anche da utilizzare come aperitivo magari
per accompagnare filetti di salmone, oltre
che i latticini”. È così che l’asprinio sposa
la mozzarella. Ma tra gli abbinamenti
consigliati dall’azienda c’è anche quello
con la pizza. - BRUNELLA CIMADOMO
“Viene realizzato con metodo classico:
l’azienda lo elabora rispettando la tradizione.”
#3D
20

21 #3D
#SONODONNAE...

PH. MARGHERITA MAIORINO
#3D
22

#SONODONNAE...
CHE LA negritudine
SIA CON VOI
MAMA MARJAS:
EVERY WOMAN IS A MISS
Dancehall e hip hop, roots reggae e ritmi
afrocaraibici, soul e black music, sono le
sonorità che si incontrano e si mescolano
nella voce di Mama Marjas, la giovane
cantante tarantina che dal 2009 domina
con disinvoltura i palchi ed i sound system
italiani ed internazionali.
Originaria di Santeramo in Colle, Maria
cresce a pane e musica, collaborando fin
da ragazzina nell’orchestra-spettacolo dei
suoi genitori. Va a scuola, studia violino
al conservatorio e nel frattempo si esibisce
alle feste patronali, feste di piazza,
matrimoni e cerimonie di ogni genere.
“Sono sempre stata autonoma e autosufficiente:
mio padre mi pagava per quello che facevo sul
palco, non mi sfruttava solo per il fatto che fossi
la figlia e avessi 12 o 15 anni. Tutti i collaboratori
erano retribuiti regolarmente e questa è una
lezione che gli dovrò tutta la vita, perché mi ha
davvero insegnato a lavorare con la musica. Una
cosa che molta gente ancora non capisce, la stessa
gente che non paga i musicisti per quello che
fanno nei locali, per lo spettacolo che offrono”.
I primi passi da professionista vengono
mossi molto tempo dopo, quando sceglie
di intraprendere la sua carriera nell’ambito
della musica reggae e inizia ad esibirsi
nei club e nei centri sociali.
“Io, come donna, ho scelto il reggae perché credo
sia uno straordinario mezzo per portare avanti
il mio messaggio; ma in realtà è questa musica
che ha scelto me. Io ho solo deciso di diventare
Mama Marjas dopo anni in cui ero semplicemente
Maria, un Mc con Kianka Town, la
mia Crew di Matera. Dopo un po’ di tempo
ero Marjas, poi mi sono messa anche il suffisso
Mama e ho scelto di iniziare a fare un percorso”.
Bless the ladies. È questo il messaggio
di cui Marjas ha deciso di farsi portavoce.
Da ragazzina non era mai stata considerata
particolarmente “figa”, secondo i
canoni maschili e maschilisti con i quali
ci si misura quotidianamente. “Avevo
30 kili in più e i dreadlock, mi piaceva la
musica reggae, avevo la voce così bassa
che non avrei mai immaginato di cantare
nella mia vita nella reggae music e infatti
suonavo la batteria, il basso, qualsiasi
23 #3D

“Ogni donna sa che è un grande compito quello di essere donna.”
cosa. Dopo un po’, crescendo, ho deciso
di prendere la mia vita in mano, ho perso
30 kili e improvvisamente sono diventata
“fighissima”.
Ed è lì che ho sentito di dover iniziare a
portare avanti il mio messaggio del Bless
the ladies, Every woman is a miss. Perché
ogni donna è bellissima se si sente bella e
io ho usato il reggae per iniziare a veicolare
questo messaggio. Così, mi sono
portata avanti questo suffisso, ho deciso
di essere la portavoce delle donne e ho
scelto di farlo, usando la reggae music, che
di valori ne ha tanti e proprio perché ne
ha tanti devi scegliere tu di quale valore
vuoi diventare ambasciatore o ambasciatrice”.
Il messaggio universale del reggae è quello
del One love, la consapevolezza di essere
tutti uguali perchè i problemi sono gli
stessi nel mondo e dobbiamo unirci per
diventare davvero liberi e sentirci tutti
fratelli e sorelle, indipendentemente dal
sesso, dal colore della pelle, dalla religione.
Questo è il grande messaggio del
reggae, il grande messaggio che diffondeva
Bob Marley.
Nel 2012 Mama Marjas e Miss Mykela,
hanno collaborato all’album We Ladies
“un disco d’amore, di lotta e di vita vissuta
con la passione delle donne del Sud”,
un progetto che ha dato vita anche ad
uno spettacolo internazionale “All ladies”
con le Sista Woman in Reggae, band anglogiamaicana
costituita da sole donne. “Invito
tutti, per chi non lo avesse ancora fatto, a
vedere il DVD di We Ladies. È un viaggio di
due donne, due amiche, che nonostante siano
completamente diverse, si trovano a condividere
la vita e gli stessi problemi. Noi donne abbiamo
tutte le stesse difficoltà, che sono quelle semplicemente
di essere donne, lavoratrici, guerriere, madri,
amanti, fidanzate. Per gli uomini è davvero
difficile capire quanto sia dura essere una donna.
E secondo me, diventi donna davvero, soltanto nel
momento in cui sei consapevole di tutte le virtù e
responsabilità che hai in quanto donna. Che poi
#3D
24

“Se sei bella per te stessa la tua sicurezza è un’arma.”
è il dono più bello che la vita ti potesse fare. Le
donne del Sud hanno proprio questa consapevolezza
in più. E ogni donna sa che è un grande
compito quello di essere donna”.
Nonostante non sia semplice essere
un’artista affermata in un genere musicale
che di solito è dominato da uomini, in
undici anni di Mama Marjas le conferme
alla sua carriera sono state tante e le hanno
regalato grandi soddisfazioni. Oltre ai
primi singoli del 2007 e i suoi album da
solista – Be Lady del 2009 e 90 del 2011
– ha stretto anche importanti collaborazioni
con diversi artisti, tra cui Neffa,
Africa Unite, Ensi, Clementino. Ma
soprattutto con i suoi idoli di sempre: i 99
Posse. “Purtroppo la scena è così maschilista
che a volte hai quasi la sensazione
di essere invisibile, o almeno che saresti
stata molto più visibile se fossi stata un
uomo. Il remake con i 99 Posse, Curre Curre
Guagliò 2.0, è stato ciò che più mi ha fatto
rendere conto che davvero la “guerriera
Mama Marjas”, quella ragazzina di 19
anni, che è partita da Taranto col motto
di Bless the ladies, piano piano ce l’ha fatta
ad affermarsi. È dura, ma quello che mi
sento di dire, da femmina tosta del sud,
è proprio che tu devi credere in te stesso
prima di chiunque altro. C’è un brano
contenuto in 90, il mio secondo disco,
che è Lady, in cui è contenuta una frase
che secondo me è verissima: se sei bella per
te stessa la tua sicurezza è un’arma”.
Ed è proprio questa sicurezza in se stessa
e il forte radicamento al suo territorio e
ai suoi principi che l’hanno resa la star
più richiesta fra i giovani artisti del reggae
italiano e non solo. Mama Marjas è una
vera forza della natura, un’amazzone del
sud, che, attraverso la sua voce e la sua
musica, cerca di diffondere quei valori
universali e preziosissimi che renderebbero
il mondo un posto migliore, se solo
fossero portati avanti da tutti noi.
“Penso che una grande percentuale dei
problemi del nostro paese sia legata alla
#SONODONNAE...
25 #3D

scarsissima integrazione. Noi in Italia
continuiamo ad esprimere e a buttare
fuori – nella maggior parte dei casi –
questa rabbia e questo odio verso quello
che è diverso da noi. Io faccio musica
black e sono denigrata per questo; nessuna
major in Italia mi potrà mai produrre
un disco, perché io faccio la musica dei
“negri”, perché non faccio la musica italiana.
Noi che facciamo il reggae, l’hip hop,
la musica di strada, la musica africana,
la musica con la negritude, saremo sempre
penalizzati. E le donne ancora di più”.
Il senso del nuovo singolo, Poco Poco,
estratto dall’album prodotto ancora
dall’etichetta indipendente tarantina
Love University Records, è proprio questo:
“ormai le persone si sono convinte di
aver bisogno di macchine, soldi, successo,
notorietà, visibilità, per stare bene. E io
invece dico no! Io vivo fieramente da
undici anni come gli immigrati africani,
i miei fratelli e sorelle. Io sto dalla stessa
parte loro. E voglio inviare un messaggio
a chi mi legge: amate, unitevi, rispettatevi
per quello che siete, accettate culture
diverse dalle vostre. Anzi, esaltiamo le
differenze, non ci omologhiamo, perché
è proprio unendosi e confrontando le
differenze che si può avere un quadro
completo di cosa c’è nel mondo, perché
il mondo è tanto ed è bellissimo. E tutto
questo ci arricchisce. Quindi apritevi alle
culture differenti, non ascoltate il politico
di turno del neo-nazismo italiano, ma
siate voi stessi, siate forti, siate comprensivi
e che la “negritudine” sia con voi”.
- MIRELLA PAOLILLO
“Amate, unitevi,
rispettatevi per quello che siete,
accettate culture diverse
dalle vostre.”
#3D
26

Il teatro, quella magia sempre diversa
che si consuma sul palcoscenico,
un miracolo,
la perfezione dell’istante irripetibile,
perché unico e dedicato a pochi eletti,
presenti in un dato momento.
#SONODONNAE...
LE
SIGNORE
ATTRICI
Andrea Porcheddu racconta le donne, il teatro e il loro specchio: la vita.
In un sistema fortemente maschile e maschilista,
come ancora oggi risulta essere il teatro
italiano, è dovere del critico riportare
alla luce la questione femminile. Così, noi di
#3D Magazine, torniamo a parlarne, dopo
il primo numero, in cui ci siamo occupati
di donne direttrici artistiche. Donne di
potere, con un peso non indifferente nel
mondo dell’arte, anche se, in Italia, nessuna
di loro ha ottenuto la direzione dei
neonati Teatri Nazionali, quelli che, per
la riforma, saranno maggiormente sovvenzionati.
Parte da qui Andrea Porcheddu nel suo
libro Le signori attrici, dedicandolo al com-
pianto Luca Ronconi, grandissimo regista
e direttore artistico del più importante
teatro di prosa d’Italia, il Piccolo di Milano,
e, soprattutto, maestro di tante attrici.
Porcheddu scrive: “è faticoso fare teatro, oggi
in Italia. E ancora più fatica fanno queste (e tante
altre) donne” riferendosi alle venti attrici
che ha intervistato nel suo libro, poche secondo
lui, ognuna con la propria storia,
con tanto da raccontare, còlte tra vita e palcoscenico.
Sono vicine e lontane queste venti donne
#3D, ordinarie con storie straordinarie,
27 #3D

differenti per età, provenienza, obiettivi,
premi di cui sono state insignite, ma simili
nel comune amore per il teatro, quella
magia sempre diversa che si consuma sul
palcoscenico. Un miracolo, la perfezione
dell’istante irripetibile, perché unico e dedicato
a pochi eletti, presenti in un dato
momento. La speranza che muove queste
donne, la stessa di Alcesti e Antigone,
come scrive Porcheddu, è tutta femminile,
è un modo altro – forse più umano, certo più concreto
e vero – di guardare alla vita e al mondo, alle
relazioni e al futuro: il principio.
Alice Spisa, Valentina Vacca, Irene Petris,
Maura Pettorruso, Silvia Gallerano, Viola
Graziosi, Sandra Toffolatti, Ilenia Cipollari,
Marta Cuscunà, Sabrina Scuccimarra,
Lucia Mascino, Carlotta Viscovo, Gaia
Insenga, Francesca Mainetti, Chiara Pistoia,
Anna Teotti, Giulia Benetti, Elodie
Colin, Alessandra Paoletti e Sara Bertelà
sono le signore attrici del titolo, donne che
sognano, che allattano nei camerini, che
vivono il palco fuori e dentro e restano se
stesse, con i loro desideri, le loro convinzioni
e rivoluzioni interne. Porcheddu le
lascia parlare, quasi fosse il dovere
di uno spettatore addormentato, quello
che, parafrasando il critico Ennio
Flaiano, prima di chiudere gli occhi,
riesce a cogliere le sfumature,
le più importante, quelle che uno
sguardo poco allenato difficilmente
riuscirà a vedere. Teatro e non
solo: attualità e sociale permeano
il libro. Lungi dall’essere una questione
risolta, le lavoratrici dello
spettacolo pagano, quanto e più di
tutte le altre, la maternità e l’essere
donna. Assenza di tutela, di Stato
e il forte peso degli stereotipi: questo
e molto altro in un libro che sa
dar voce alle donne, mantenendone
intatte le parole, riportandole
nel loro tempo, quello attuale, e
ponendo domande, come il teatro,
quello vero, ha il dovere di fare,
sempre. - EMMA DI LORENZO
La speranza che muove queste donne,
la stessa di Alcesti e Antigone,
come scrive Porcheddu,
è tutta femminile,
è un modo altro - forse più umano,
certo più concreto e vero -
di guardare alla vita e al mondo,
alle relazioni e al futuro: il principio.
#3D
28

29 #3D
#SONODONNAE...

“Le parole
che mi caratterizzano
si trovano in un motto
di Don Milani:
Uscire
dai problemi da soli
è egoismo.
Uscirne tutti da soli
è politica.”
Costanza Boccardi è un insieme di
passione, onestà, zelo e integrità. Lei, insieme
all’attrice Licia Maglietta, è l’anima
femminile di Teatri Uniti, la cooperativa
fondata a Napoli nel 1987 da Toni
Servillo, Mario Martone, Andrea
Renzi, il compianto Antonio Neiwiller
e il produttore Angelo Curti. Teatri
Uniti oggi è una delle realtà cinematografiche
e teatrali più forti e longeve in Italia.
Classe 1966, fiorentina DOC, dopo la
laurea in Lettere e Filosofia al DAMS di
Bologna, il diploma in regia alla Paolo
Grassi di Milano e il suo arrivo a Napoli
che sarà poi la sua città, nella dimensione
appena nata di Teatri Uniti, collabora
come aiuto regista di Servillo da Rasoi,
spettacolo atipico per come rappresentava
Napoli, fino agli applauditi La Trilogia della
Villeggiatura e Le Voci di Dentro. Direttrice
di casting in alcuni dei film che negli ultimi
anni sono stati osannati come Gomorra
di Garrone, L’uomo in Più e Le Conseguenze
dell’amore di Sorrentino, La kryptonite nel-
#3D
30

LA PARTE FEMMINILE
DI TEATRI UNITI:
COSTANZA BOCCARDI
#SONODONNAE...
Quando teatro,
passione e politica
si incontrano.
la borsa di Ivan Cotroneo, L’amore molesto,
Morte di un matematico napoletano e Teatro di
Guerra di Martone che poi è stata anche la
prima produzione al cinema targata Teatri
Uniti. Parole che sintetizzano in piccolissima
parte il lavoro che Costanza ha
fatto in più di vent’anni, anche perché va
oltre quel piccolo grande cosmo che è e
sarà Teatri Uniti.
Non basterebbero tre numeri di #3D
Magazine per raccontare il mondo di Costanza.
Me ne rendo conto appena sorseggiamo
un caffè in quello che per me
è un tempio, mentre risponde alla prima
delle mie domande. Non posso che iniziare
chiedendole come completerebbe la
frase Sono donna e… “Sono una donna
dalle molte vite. Vite che apparentemente
non si intrecciano. Sono una donna di teatro
e di cinema. Sono una donna che si
occupa di politica, ma non ho mai avuto
tessere di partito. Sono donna e sono la
mamma di Clarissa, Fiamma e del piccolo
Leone. Diventare madre fa capire quanto
sia importante prendersi cura di chi sta attorno
a noi. Essere madre mi ha messo in
contatto con generazioni diverse”.
Da qui inizio a entrare nell’universo di
Costanza, un universo composto da molti
colori, come la sciarpa multicolore che
avvolge il collo di Padre Alex Zanotelli,
la jùpala il simbolo degli indios dell’Equador.
Costanza me la mostra facendomi
notare la trama del tessuto fatta da vari
colori che si intrecciano. Mi dice che la
sua esistenza è come quella sciarpa dai
colori arcobaleno con un file rouge che
tiene insieme tutti gli altri. Allora passo
in rassegna i motivi per i quali ho voluto
incontrarla e, punto per punto, li associo a
quei fili che intessono la jùpala.
Come primo filo da intersecare partiamo
dal concetto di maternità. Dal ruolo
di madre Costanza ha imparato tanto.
Proprio da lì nasce la sua prima battaglia
d’attivista per tutelare il principio della
scuola pubblica dalla Riforma Moratti.
Ecco che scende in campo per salvare la
scuola elementare della Madonna Assunta
di Napoli, una battaglia durata 15 anni
per la quale ha fatto un gesto memorabile:
occupare la decima municipalità per dieci
giorni arrivando a incatenarsi ai cancelli
per far avviare i lavori della scuola.
Ma la maternità emerge anche se si analizza
il suo rapporto con i giovani attori.
Alcuni amici che fanno questo mestiere
mi hanno sempre parlato di lei essendo
tra le casting più importanti in Italia. Non
c’è uno che non mi abbia menzionato
la sua disponibilità, il suo calore e la sua
cura per loro. Ha un’attenzione particolare
per le nuove leve, interessandosi a chi
ha di fronte. Li rispetta, spingendoli nella
crescita. L’obiettivo che ha Costanza è
che tutti i giovani che bussano alla porta
di Teatri Uniti si realizzino anche seguendo
strade diverse che non siano necessariamente
la recitazione.
Secondo filo da unire giovani e teatro
31 #3D

“E’ fondamentale che a Napoli ci sia una
scuola di teatro pubblica in cui si dia risalto
a tutte le figure, anche perché una
compagnia teatrale parte proprio da qui.
E’ necessario che si sviluppi un linguaggio
comune, perché gli artisti possono esprimere
se stessi in un discorso che sia unico.
Sarebbe bello se riuscissimo a creare una
scuola nel Mezzogiorno, che riesca anche
a dare una pedagogia del teatro valido per
tutti, anche per il pubblico a cui è destinato
lo spettacolo. Ma per fare questo c’è
bisogno della politica”. Dalle sue parole
emerge quel sogno, suo e della folta schiera
di artisti di Teatri Uniti, di fondare un
loro teatro che sia appunto una struttura
stabile. C’erano quasi riusciti con il Teatro
Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere
che oggi è andato al Comune. E’ grazie
a lei e all’interessamento del Onorevole
Teatro Casertano se questa sala di fine
‘800 è stata completamente restaurata.
Ma il destino è bizzarro, nonostante l’impegno
nel trovare finanziamenti pubblici e
i progetti curati da lei stessa questo sogno
è sfumato. Quando racconta dei momenti
vissuti al Teatro Garibaldi l’espressione
nel viso di Costanza è gioiosa. Durante
quella esperienza ha visto bambini piccolissimi
che, per la prima volta, entravano
in teatro, del resto la sua funzione è quella
di formare le coscienze. Per questa ragione
la cosa che odia di più del suo lavoro
è quando la cultura e l’arte si piegano ai
giochi meschini della politica, diventando
merce di scambio.
Ecco che si presenta il terzo filo da intessere,
la politica. Una cosa è chiara su di lei:
si mette in gioco in prima persona senza
remore. E’ una di quelle voci forti. Per il
Referendum del 2011 ha fatto parte dei
comitati per la difesa dell’acqua pubblica.
Ha portato la sua testimonianza come
madre quando nel marzo del 2013 Città
della Scienza è stata bruciata da un incendio
doloso. E l’anno scorso, dopo aver rifiutato
in più di un’occasione candidature
varie, accetta di presentarsi alle elezioni
Europee con la lista con L’Altra Europa
con Tsipras. La decisione di essere in
prima linea è stata una scelta ponderata,
presa con la consapevolezza e la volontà
di portare i civili all’interno dell’arena politica,
d’altra parte il politico più adatto a
occuparsi dei reali bisogni della polis è colui
che non fa della politica un lavoro con
il quale guadagnarci. Candidarsi alle Europee
per Costanza è stata un’opportunità
per misurarsi e per scoprire un mondo
del quale, in fondo, nessuno di noi conosce
le dinamiche. “Mi considero prestata
alla politica” – afferma – “Ho imparato
tantissimo e la prima cosa che si coglie è
che la politica e la società civile sono due
realtà scollegate: il politico di professione
non ha percezione del cittadino, come noi
non abbiamo percezione di loro. Non so
se è la strada giusta, ma quello che sento è
che in questi tempi è indispensabile esserci,
sperando in un cambiamento”.
L’idealismo misto a un sagace pragmatismo
sta alla base del suo attivismo. Lo si
nota nelle storie e negli appelli che scrive
nel suo blog in cui l’emigrazione forzata
dei giovani, le donne e l’ambiente, sono
tra i punti nevralgici degli argomenti che
affronta. Leggendo un post scritto il 25
marzo, Costanza punta i riflettori sulla
capacità di: “saper analizzare le cause
strutturali da cui discende la situazione
attuale”. Ma una volta che si comprende
come analizzare le cause, ci sono le forze
in grado di risolvere la situazione?
Qui entra in gioco il quarto filo. La scelta.
Scegliere le priorità, la prospettiva da cui
guardare le cose. Scegliere di non pensare
che sia tutto monoliticamente inattaccabile.
Cosa attaccare? Per la Boccardi è
sicuramente l’economia. Il più delle volte
è l’aspetto che si privilegia, ma le cose potrebbero
cambiare scegliendo uno stile di
vita alternativo, puntando sui gruppi di
acquisto e far crescere i piccoli produttori
tagliando così la filiera. Scegliere per
i propri neonati i pannolini di stoffa che
sono riutilizzabili evitando l’inquinamento.
Opzioni che lei ha da sempre messo in
pratica nella sua quotidianità. Ma accanto
alle scelte individuali c’è il macro stile
#3D
32

“Sono una donna dalle molte vite.Vite che apparentemente non si intrecciano.
Sono una donna di teatro e di cinema. Sono una donna che si occupa di politica,
ma non ho mai avuto tessere di partito.
Sono donna e sono la mamma di Clarissa,
Fiamma e del piccolo Leone.”
di vita che ha a che vedere con tutta la
comunità che deve essere però organizzata
dall’amministrazione costituita da
giovani. Anche qui Costanza ha un punto
di vista preciso: “La classe dirigente bada
alle multinazionali. Occorrerebbero nuove
leve che abbiano reali conoscenze e
che si occupino davvero della collettività
senza prevalere sugli altri. Bisognerebbe
avere intelligenza, umiltà e spirito di collaborazione
come in teatro, avendo quella
arguzia di mettere nella parte i “giusti attori”,
senza egocentrismo, un po’ come fa
Toni Servillo nei suoi spettacoli. Lui non
si pone mai al centro e coglie i punti di
forza dei suoi attori. Così dovrebbe essere
in politica”.
e Angelo che scappa di corsa per prendere
un treno.
Prima di andar via le chiedo quali sono
i termini che la definirebbero meglio, lei
senza pensare mi risponde: “La curiosità
di scoprire cose diverse ed essere empatica.
Le parole che mi caratterizzano si trovano
in un motto di Don Milani: “Uscire
dai problemi da soli è egoismo. Uscirne
tutti da soli è politica.”
N.d.r. Abbiamo intervistato Costanza
Boccardi prima dell’annuncio della sua
candidatura come Capolista per Sinistra
al Lavoro per la Campania alle
ultime Elezioni Regionali.
- ANTONIA FIORENZANO
#SONODONNAE...
Con questa immagine fa capolino il suo
filo rosso, il teatro. Il teatro ha scritto il corso
della sua vita. Per il teatro è arrivata a
Napoli come assistente di Martone, una
città dal fascino per lei pagano, che l’ha
conquistata per il fermento culturale e per
la sublime bellezza e che l’ha fatta imbattere
in Curti, suo marito. L’amore per il
teatro arriva quando a 12 anni vede l’Arlecchino
di Giorgio Strehler. Quello per
la lirica con il Don Giovanni. E’ subito
attratta dall’umanità e follia creativa che
emerge dal teatro, quel tutto che si esaurisce
in un istante attraverso un corpo. Quel
modo di percepire e vivere il teatro la accomuna
a suo marito Angelo, che potrebbe
essere definito un genio visionario, ascoltando
le parole che Costanza sceglie per
descriverlo. Un piccolo assaggio di ciò che
mi sta dicendo della costruzione di quella
struttura trasversale e innovativa, ce l’ho
in quelle due ore che trascorriamo insieme
in cui la sua frenesia è inarrestabile,
tra copioni che si cercano per l’attore Gigio
Morra, la discussione su alcuni provini
33 #3D

“Sembra fallire anche la rete scuola-famiglia,
dove insegnanti e genitori entrano in competizione
a chi fa meglio o peggio con i bambini.”
GENITORI in CRISI
Perché è così difficile
essere mamma e papà oggi?
Essere genitori è un “mestiere” alquanto complicato, probabilmente per le dinamiche che si innescano nel sistema famiglia, per i tanti
ruoli da ricoprire come guida, senza considerare la frustrazione che prima o poi arriva perché, in qualche modo, si “fallisce”, o per
meglio dire, si commettono errori nella relazione con la propria prole. Accadrà che i figli accuseranno i propri genitori di qualche
mancanza e avranno da recriminare qualcosa che non gli è stato dato.
Ma perché di questi tempi sembra ancora più difficile e, parlando con i nostri genitori, o con i nonni, nei tempi
passati, sembrava tutto più semplice e naturale? Cos’è cambiato?
Sicuramente il sociale in cui si è immersi:
attualmente si parla di “società liquida”,
dove tutto diventa inafferrabile e con essa
cadono le strutture e la rete necessaria nei
momenti di difficoltà. I genitori si sentono
sempre più soli. Basti pensare che prima
si passava più tempo per strada o nelle
coorti; o ancora esistevano le famiglie allargate,
la presenza di nonni o zii in casa,
oltre che dei genitori, figure di adulti che,
in qualche modo, collaboravano all’educazione
dei bambini e sostenevano il sistema
famiglia. Se consideriamo i tempi attuali,
ci accorgiamo che quello che manca
è proprio lo scambio tra le persone, che
veicolava saperi e creava solidarietà, oltre
che rassicurazione. Ognuno, oggi, sembra
chiudersi sempre più nel proprio cantuccio,
alimentando questa idea di incapacità
e incertezza. Sembra fallire anche la rete
scuola-famiglia, dove insegnanti e genitori
entrano in una competizione a chi fa
meglio o peggio con i bambini o a chi ha
più responsabilità nel fallimento dell’educazione,
facendo saltare ogni tipo di collaborazione.
Il bambino poi cresce, entra nell’adolescenza,
e le difficoltà aumentano: la crisi
adolescenziale diventa la crisi della famiglia
stessa, che a sua volta si trova a vacillare
e che ha bisogno, ancora di più, di un
sostegno. Tutto il sistema famiglia risente
di questo scossone e rischia di non sopravvivere
se non fa fronte a questo passaggio.
Spesso in presenza di crisi e cambiamento,
la famiglia, anziché rendersi flessibile,
si irrigidisce ancora di più nella sua struttura
disfunzionale fatta di divieti. E non
consente di trovare nuove strade per risolvere
e superare questa fase di sviluppo,
necessaria per la maturazione del ragazzo
verso l’età adulta.
“La crisi adolescenziale diventa la crisi della famiglia stessa,
che a sua volta si trova a vacillare
e che ha bisogno, ancora di più, di un sostegno.”
#3D
34

Altro problema a cui si assiste è che il
bambino, o l’adolescente, viene visto
come un prolungamento dei genitori, in
un rapporto paritario che crea una “onnipotenza
infantile” dove il bambino ha
tanto potere, si percepisce “il più bravo”,
“il migliore” senza sperimentare alcun
tipo di frustrazione e senza fortificarsi su
quello che potrebbe essere il rifiuto da
parte dell’altro. Molte volte, poi, le tappe
della crescita vengono anticipate perché è
la stessa società che richiede all’individuo
una velocità di affermazione sociale che
porta i genitori a spingere i propri figli
verso una crescita forzata e fuori tempo.
L’errore più comunemente commesso è
che anziché “educare”, nel senso etimologico
del termine, quindi tirar fuori dal
bambino le sue peculiarità e i suoi talenti,
si finisce per vedere il proprio figlio come
un prolungamento di sé. I figli devono
essere visti come piccoli individui distinti
e soprattutto prima di essere grandi,
devono avere il “permesso” di essere dei
bambini con i loro sogni e desideri, e non
il risultato di proiezioni da parte dei genitori.
Spesso sento dire: “Deve fare quello
che non ho potuto fare io! Deve avere
quello che non ho potuto avere io!” ma
quelli erano e sono i desideri del genitore,
quegli stessi che lui aveva da piccolo e che,
probabilmente, non è riuscito a realizzare.
Spesso sento dire:
“Deve fare quello che non ho potuto fare io!
Deve avere quello che non ho potuto avere io!”
ma quelli erano e sono i desideri del genitore.
Altro punto fondamentale è che non esistono “genitori amici”, così si perde l’asimmetria
naturale del rapporto, data dalla differenza d’età e di esperienza. L’asimmetria è
necessaria nella crescita e nello sviluppo del bambino, e più c’è asimmetria nel rapporto
genitori-figli, più si crea una reale intimità. La simmetria di rapporto, invece, non consente
al proprio figlio di rilassarsi, e l’adulto non può diventare una figura identificatoria
a cui ispirarsi e da seguire come modello nelle azioni del quotidiano. Più il proprio
figlio viene trattato in maniera paritaria, più questi comincia a gestirsi da solo, come
un piccolo adulto, con la cognizione e la capacità, però, di un bambino, visto che non
ha ancora un pensiero strutturato per la fase di sviluppo in cui si trova. La parità molte
volte viene scelta come strada più semplice per la paura di creare conflitto, ma questo
non permette al bambino di sentirsi contenuto. È necessario che gli adulti di riferimento
si riprendano e coltivino il loro “essere genitori”. Che si crei una rete di sostegno generazionale
da supporto agli adulti stessi ma che trasmetta ai bambini contenimento e
rassicurazione, ripristinando il rapporto tra “grande” e “piccolo”.
DOTT.SSA CAROLINA ALFANO
Psicologa, Psicoterapeuta in Gestalt e Analisi Transazionale
#PSICOLOGICAMENTE
Altro punto fondamentale è che non esistono “genitori amici”,
così si perde l’asimmetria naturale del rapporto,
data dalla differenza d’età e di esperienza.
35 #3D

#3D
36

LE DONNE
secondo
#CONGLIOCCHIDIUNUOMO
PAOLO
SORRENTINO
“Le donne più importanti della mia vita?
Mia madre e mia moglie.” Paolo Sorrentino,
regista napoletano che ha riportato
l’Oscar in Italia con “La Grande Bellezza”,
sceneggiatore e scrittore di successo,
non ha esitazione a rispondere ad una domanda
che può sembrare banale, retorica
ma che in realtà nasconde sempre mille
insidie.
È elegante ma sobrio, sfoggia sempre un
sorriso sincero mai forzato, soprattutto
quando lo vedi felice perché è tornato
nella sua Napoli. Certo, l’occasione è
l’uscita nelle sale del suo ultimo capolavoro
“Youth – La Giovinezza”, ma che importa:
Napoli è casa per lui. E tornare a casa è
sempre una gioia. “Youth” è un grande
successo al botteghino. Non è bastato per
convincere la giuria di Cannes a dargli la
Palma d’oro, ma Sorrentino è soddisfatto
lo stesso di come sono andate le cose.
L’abbiamo incontrato per strada, ci ha
concesso qualche minuto del suo tempo
mentre si godeva una bella passeggiata in
via dei Mille, il salotto buono di Napoli.
Siamo riusciti a fargli qualche domanda
prima che entrasse in sala per la proiezione.
Tra giornalisti, vecchi amici di scuola e
addetti ai lavori, Paolo Sorrentino ci confida
che “le donne sono una guida imprescindibile”
nella sua vita come nella sua
carriera.
“Per me le donne sono fondamentali, io
non faccio nulla senza una guida femminile.
Mia moglie in particolare, non
potrei fare a meno di lei”, spiega con un
sorriso che illumina il suo volto, il regista
de “La grande bellezza” in cui si celebra
la bellezza d’animo delle donne.
Alla domanda su quale ruolo hanno avuto
le donne nella sua carriera, la risposta
è immediata: “Sono state decisive”. Le
donne per Paolo Sorrentino sono guida,
ispirazione, modelli da seguire e da cui
imparare, colonne portanti senza le quali
nulla sarebbe. Lo “accusano” di fare pellicole
troppo poco “femminili”, al contrario
Sorrentino è ben lieto di spiegare che è
una introspezione troppo superficiale per-
37 #3D

SORRE
“La giovinezza è uno stato mentale.”
#3D
38

NTINO
PA
O
LO
#CONGLIOCCHIDIUNUOMO
39 #3D

ché “per me la donna conta più di ogni
altra cosa, è la stella cometa in questo
viaggio chiamato vita”.
Dal tocco registico inconfondibile che gli
ha permesso di stringere la statuetta d’oro
come miglior film straniero, il Golden
Globe e il BAFTA nella stessa categoria,
oltre ad innumerevoli nomination, nove
David di Donatello 2014, cinque Nastri
d’argento 2013 e una laurea honoris causa
in filologia moderna dell’Università di
Napoli Federico II, il cineasta di Napoli
non dimentica le sue origini, anzi le ricorda
ovunque con orgoglio. “E’ sempre
un piacere tornare a Napoli perché è la
mia città, è il luogo in cui ci sono le mie
radici, dove ho vissuto. Fino a sette anni
fa ero qui, a Roma sono in trasferta”.
Alla domanda su “quanto senta lontana
Napoli ora che non ci vive più”, non ha
“Per me la donna conta più di ogni altra cosa,
è la stella cometa in questo viaggio chiamato vita.”
#3D
40

esitazione a rispondere che “Napoli è la
casa, è la mia terra, è il luogo dal quale
traggo l’ispirazione, è la città che ha reso
possibile linizio di un percorso professionale
che mi ha portato agli Oscar”.
Un percorso cominciato diversi anni fa,
quando nel 2001, con “L’uomo in più” si
fa notare per il suo nuovo modo di inten-
“Napoli è la città che ha reso possibile
l’inizio di un percorso professionale
che mi ha portato agli Oscar.”
dere la regia, per il suo sguardo oltre ben
riconoscibile nell’ultima fatica, presente
alla 68esima edizione del Festival di Cannes,
che prende il titolo da una stagione
della vita: la giovinezza.
Che cos’è la giovinezza e quanto conta in
una donna? È questa l’ultima domanda
che abbiamo posto al regista prima di entrare
in sala. La risposta è un concentrato
di filosofia napoletana: “La giovinezza è
uno stato mentale e nella donna conta almeno
quanto in un uomo “.
Ci saluta così Paolo Sorrentino, tra applausi,
autografi e selfie con i fans.
- VALERIA AIELLO
#CONGLIOCCHIDIUNUOMO
41 #3D

#3D
42

DALLA TUNISIA A DUBAI
PASSANDO PER L’ITALIA
E nella testa un solo sogno:
rappresentare nel mondo
la cultura araba
e quella occidentale.
#OLTRECONFINE
La storia di Houda Oueslati, fondatrice della Secolo Art Gallery,
raccontata da Nico de Corato, amministratore di DubaiBlog.
Houda Oueslati è nata in Tunisia, da famiglia islamica, per poi trasferirsi in Libia prima e in Italia poi (Sicilia, Milano, Gorizia).
Dal 2000 organizza eventi, mostre d’arte e di scultura orafa. Contemporaneamente segue - come interprete ufficiale di lingua araba
simultanea del Ministero degli Interni - le richieste di asilo politico di origine araba presso la prefettura di Gorizia e ricopre importanti
ruoli nel mondo economico come esperta di marketing dei mercati internazionali, soprattutto del Medio Oriente e degli Emirati
Arabi Uniti. Curatrice di eventi d’arte contemporanea, pittura, scultura, musica e poesia, dalla inesauribile passione per l’arte e la
cultura sia occidentale che orientale, fonda nel 2008 a Sharjah (uno dei 7 Emirati Arabi) la Secolo Art Gallery.
Come è nata la passione per l’arte e come poi si è trasformata nella voglia
di aprire una tua galleria?
Nasce tutto dall’incontro con il maestro orafo De Martin e la sua scultura nel 2000 ad
Udine presso una fiera delle eccellenze friulane. Lavoravo come interprete, ma covavo
già dagli anni del liceo una grande passione per l’arte e la storia.
Raccontaci un aneddoto che porti dentro dai tuoi viaggi.
Durante una missione all’estero a Miami con la Confartigianato di Udine, insieme al
professore De Martin, ed alcuni noti rappresentanti dell’arte italiana, alla domanda
“qual è il tuo sogno?”
“Risposi che volevo diventare una business lady e rappresentare nel mondo l’Italia e
le due culture, quella occidentale e quella araba. Mi fu risposto dai commensali che
sognavo troppo. Quella reazione non
fu altro che una spinta ulteriore per
realizzare il mio progetto, esprimere il
mio talento. Lavorare per me stessa, non
solo per gli altri.
Deve essere affascinante lavorare
a contatto con artisti di fama
internazionale. C’è qualcuno a cui
sei più legata?
Ogni artista nasconde un modo di
concepire l’arte, la luce, la forma, i colori,
43 #3D

le espressioni. Ed io ho la fortuna di viverle tutte stando in
contatto con loro e vivendo in una nazione di appena 43 anni,
nata nel deserto, una potenza mondiale legata alla tradizione
ma estremamente futurista. Una pittrice, tra tutte, però mi ha
dato sostegno fin dai miei primi passi in campo artistico e intuì
le mie potenzialità: Grazia Massa.
Oltre alla galleria, segui anche altri progetti?
Oggi sono la referente ufficiale per la sezione arte per l’Italian
Festival Weeks, Rassegna delle eccellenze italiane a Dubai e
nel mondo, e produttrice e curatrice del Golden Brush Award
(Pennello D’Oro) giunto alla quinta edizione. Nella 4° edizione
ho avuto l’onore di avere come Presidente di Giuria il Console
Giovanni Favilli, insieme al maestro De Martin, Anthony
Cerchiai delle Generali Middle East e il critico Raffaella Ferrari.
Seguo anche alcuni artisti, sia big, sia emergenti ma talentuosi,
che hanno riposto fiducia in me. A breve partirà un progetto
che coinvolge artisti italiani e che vede come personalità locale
patrocinante HH Sheikh Sultan Al Qasimi. Un progetto
ambizioso, ma incrocio le dita.
Come mai la decisione di trasferirsi a Dubai?
Da direttore di una galleria a Jesolo, decisi di andare verso il
futuro. A quel tempo avevo un sogno: vedere il burj al arab a
Dubai e altre meraviglie di questa città. Decisi di toccare con
mano quello che per molti era solo un miraggio.
Come è stato il primo impatto?
Si dice, in genere, che chi conosce Dubai o la ama da
subito o la odia dal profondo.
Strano ma emozionante. Una nazione di soli 27 anni, ma rivolta
al futuro che “parlava la mia lingua” e che al tempo stesso
rappresentava la mia identità. Una fusione tra occidente ed
oriente, come nel mio sogno di tanti anni prima, in Florida. Un
#3D
44

#OLTRECONFINE
anno dopo quel viaggio, mi trasferii definitivamente ed aprii la
prima galleria a Sharjah, dove era ancora tutto in costruzione
e c’era tanto deserto. Oggi la stessa città è divenuta, non solo
patrimonio Unesco, ma capitale dell’arte e della civiltà islamica
nel mondo. Ad oggi la Secolo Art Gallery è l’unica galleria
italiana che esporta e promuove la vera cultura italiana negli
Emirati, un vero polo artistico italiano.
Se è vero che Dubai non è una città restrittiva come
altre, ti sei comunque trasferita dall’Italia in un
Paese islamico.
Come vive una manager lì?
Non sei soggetta a maggiori difficoltà solo per il fatto
di essere donna?
La religione per me non ha rappresentato problemi in Italia e non
lo è stata neanche qui a Dubai. Anche se vesto all’Occidentale
mio padre è Musulmano. La difficoltà maggiore è essere donna
e imprenditrice, in Italia come a Dubai. Devi essere molto forte
e coraggiosa, e anche un pizzico incosciente. Dipende dalle
situazioni , ma in genere solo con serietà, determinazione e
tanta pazienza si arriva ad ottenere risultati. Qui devi studiare
ogni giorno ciò che ti sta attorno, il mondo qui non dorme
mai è in continuo ed accelerato movimento, come un fiore che
sboccia in più sfumature.
Parlaci della qualità della vita a Dubai.
Lavoro 14 ore al giorno, una vita frenetica, pochissimo tempo
libero. La sera vado a letto molto presto e trascorro 2 mesi
l’anno con la famiglia. Faccio molti viaggi di lavoro. Una vita
con un obbiettivo chiaro. Dubai mi consente di fare questo,
senza pensare a problemi come la “sicurezza personale” o
un’eccessiva burocrazia.
- NICO DE CORATO
45 #3D

#3D
46

WILD TOUCH
e Spirito
#OLTRELAMODA
E’ inutile negarlo, la più grande stilista
esistente, la più innovativa ed
ever green, la più attuale e coerente,
resta sempre lei: Madre Natura.
Da secoli detta legge e resta la più imitata
in assoluto. Ha vestito proprio tutti,
dall’ homo erectus all’homo elegans,
passando per tutte le icone
del cinema, dell’arte e della moda.
Madre Natura oltre a creare mix di colori
e forme di ogni genere e foggia, ha
dato vita alle fantasie più Glam e moderne
esistenti ancora oggi nel panorama del
fashion. Maculato, pitonato, zebrato, o
giraffato? Sarebbe preferibile tartarugato
e perché no effetto coccodrillo!
Dagli abiti agli accessori, dall’oggettistica
all’arredamento, nell’arte e nel beauty,
ogni oggetto umanamente producibile, è
stato tradotto con stampa animalier. Lo
spirito wild è come l’appartenenza ad una
etnia ben precisa, una religione che non
viene mai rinnegata, ma anzi che si nutre
ogni giorno di più attraverso la spasmodica
ricerca di gadget e oggetti di ogni genere
rigorosamente maculati.
Animalier, nella moda, indica una
visione del mondo: la migliore
espressione di un animo ribelle,
trasgressivo e provocatorio. Perché
no, è un modo, forse inconscio, di
ribellarsi anche quando non si ha
il coraggio di urlare al mondo. In
fondo la moda ha di bello proprio
questo, ci permette di dire chi siamo
anche senza parlare, attraverso
le nostre scelte, dalle più evidenti a
quelle più insignificanti.
Il mercato del fashion, condiziona e regolamenta
i nostri acquisti, ma la scelta
di una camicia zebrata, per esempio, non
è una scelta che nasce dalla casualità.
Né potremmo chiamarla una imposizione
dovuta a quella overdose di proposte
che vedono il maculato come un pugno
nell’occhio. Essa esprime una volontà
precisa. In quel momento stiamo selezionando,
perché il semplice o banale non ci
basta. Noi vogliamo di più, vogliamo
“rompere le righe”, noi le righe le
vogliamo esotiche, provocatorie,
bizzarre.
In questa scelta c’è un piccolo “super-io”.
Madre Natura, sempre lei, ci
ha regalato ogni stampa geometrica con
innumerevoli varianti colori. Il pois, ad
esempio, lo ha inventato lei.
Osserviamo il ghepardato o alcune piume
di galline selvatiche, sublime reinterpretazione
del pallino, così noioso, al limite del
paranoico. Eppure Dolce e Gabbana ne
47 #3D

hanno
fatto un must, stampandolo
ovunque, senza
mai annoiare. Le righe
poi! Con la zebra,
la geometria si esprime
al massimo della precisione.
Dovremmo paragonare
le stampe animali
con i grandi classici
della sartoria maschile
ad esempio il Pied
de poule, il Principe di
Galles o il gessato, facendole
entrare nell’olimpo
delle stampe
eterne.
Non c’è donna che in
vita sua, non abbia posseduto
qualcosa a stampa
animalier o che non
ne sia rimasta affascinata.
Simbolo di potere, la pelle
dell’animale selvaggio, veniva
indossata ed ostentata
come ad assumerne il potere
e la forza. La lotta era leale,
un vero corpo a corpo, combattuto
ad armi pari.
Il bottino ottenuto conferiva al vincitore
tutta la forza ed il potere che Madre Natura
aveva concesso alla belva. Da sempre l’uomo
ha tentato di estrapolare dalla forza della
natura il potere del comando sull’uomo, e
attraverso il collezionismo di trofei ci si
arricchiva di potere.
Dai pellerossa che innalzavano
il capo con piumaggi
preziosi, allo scopo di
distinguersi dai semplici
guerrieri, alle guardie della
Regina Elisabetta che
indossano un copricapo di
orso, che li innalza di un
bel pò, proprio a conferma
della supremazia sull’uomo
semplice.
La verità è che l’animo wild
è segretamente celato in
ogni donna o uomo, ogni
tanto spunta fuori e si pavoneggia
con superbia per
dimostrare al mondo: io ci
sono e sono il più forte!
- ALESSANDRA LIBONATI
“…l’animo wild
è segretamente celato in ogni donna o uomo,
ogni tanto spunta fuori e si pavoneggia con superbia
per dimostrare al mondo: io ci sono e sono il più forte!”
#3D
48

“La più grande
stilista esistente,
la più innovativa
ed ever green,
la più attuale e coerente,
resta sempre lei:
Madre Natura.”
#OLTRELAMODA
49 #3D

SE LA
VECCHIA
GONNA
PANTALONE
DIVENTA
LA trendy
“CULOTTE”
Dopo i sandali portati coi calzini,
arriva un’altra tendenza (di)sgraziata.
Ecco qualche consiglio per poterla seguire
pur non avendo il corpo di Kendall Jenner.
#3D
50

Almeno una volta all’anno le icone di stile a cui
ci ispiriamo per aggiornare il nostro guardaroba
partoriscono un obbrobrio. Basti pensare ai calzini
portati coi sandali, o al ritorno della ciabatta
stile Birkenstock. Questa è la volta delle culotte,
ovvero i pantaloni larghi e lunghi fino al polpaccio
che negli anni Ottanta chiamavamo “gonna-pantalone”
e che farebbero sfigurare persino
Elle MacPherson detta “The Body”. Eppure
la tendenza “mi si è allagata casa” continua
a spopolare tra la gente che conta e nello
street style, e dominerà anche questa estate.
Parola di star. Dalla statuaria Kendall
Jenner, alla minuta Jennifer Lopez. Dalla
bionda Karlie Kloss alla mora Lupita
Nyong’o. Dalla chic Olivia Palermo
alla meno chic Rihanna. Tutte
impazzite per questa non-gonna,
non-pantalone, non-sexy che nasce
a inizio 1900 come soluzione
per le donne che volevano andare
a cavallo o in bicicletta e
che presto viene classificata
come indumento femminista
e persino “per lesbiche”. Nel
1931, quando la visionaria stilista
Elsa Schiapparelli lo propose nella
sua collezione, fu massacrata
dai critici di moda inglesi. Oggi
Armani, Mulberry, Alexander
Wang e Hermès, ma anche
Zara ed H&M cavalcano
il trend con successo. Che
siano finiti i tempi in cui
le donne si preoccupano
di essere sexy? Non era
sufficiente la gonna a
tubino per apparire
eleganti
e professionali
e i jeans skinny
per sembrare casual e sportive? Evidentemente
no. L’importante è saperla indossare, assicurano
gli stylist che, consci della bruttezza e inutilità
della culotte, nonché del fatto che non siamo tutte
Kendall, Jennifer e Lupita, si sono preoccupati di stilare
dei veri e propri decaloghi per la culotte: come
indossarla per non sembrare uscite di casa coi mutandoni
di nostra nonna.
#STYLE
“Che siano finiti i tempi in cui le donne
si preoccupano di essere sexy?”
51 #3D

Se siete basse - e non siete
Jennifer Lopez - optate per
scarpe con tacco alto che vi
slancino.
Se proprio non potete fare
a meno di stare comode in
scarpe basse allora sceglietevi
delle culotte più corte.
Siete più da jeans e scarpe
da ginnastica? Indossatele
con un top sportivo, magari
non troppo corto (sempre
che non siate Kendall
Jenner, s’intende).
Fate finta che siano
un vestito estivo:
abbinatele a una camicetta
dello stesso
colore, vi sembrerà
di indossare uno dei
vostri soliti abitini
longuette.
Mettetele per un
party elegante, come
se fossero una gonna
longuette da abbinare
a un top di seta
svolazzante. Potete
essere Olivia Palermo
per una notte.
#3D
52

#STYLE
Quando la culotte è troppo
ampia il tacco a spillo
può fare l’effetto zampa
di gallina, optate per una
scarpa dal tacco più grosso
che bilanci il volume.
Quando siete indecise
e insicure, indossate un
outfit nero dalla testa ai
piedi, culotte comprese.
Risolve quasi sempre
ogni dubbio davanti allo
specchio. E’ così, anche
se Anna Wintour sostiene
che sia il crimine peggiore
che si possa commettere
nel vestirsi.
Se invece non sapete cosa
voglia dire insicurezza e
vi sentite così in forma da
sfidare le leggi della sartoria,
provate la tuta-culotte,
per donne coraggiose
e tutte d’un pezzo.
- DARIA SIMEONE
53 #3D

#luomochevorrei
è un uomo che Diventa!
È evoluzione, è cambiamento.
#luomochevorrei
è un uomo verso, verso inedite visioni,
verso possibilità di miglioramento,
verso la parte più intima della sua forza.
#luomochevorrei
ha mani forti che sanno sostenere,
ma che sanno accarezzare dolcemente.
Ha occhi che sanno essere fermi
ma sanno anche bagnarsi di lacrime.
#luomochevorrei
è un connubio di forza, eleganza
e spiccata sensibilità.
#luomochevorrei
è in eterna evoluzione,
attento ad apprendere e migliorare.
#luomochevorrei
è quello del coraggio, delle idee,
della fermezza,
è il padre di ogni bambino,
è l’uomo di ogni donna.
#luomochevorrei
sa di essere uomo e vuole esserlo.
L’editore
#3D#LUOMOCHE
54

Outfit & Style: ISAIA - Napoli - Milano - Capri
Watches: GAROFALO - Via Medina 67/68 - NA
Make up e Hair style: PACO & COMPANY - NA
Photographer: NOEMI COMMENDATORE
#LUOMOCHEVORREI
VORREI
55 #3D

#3D
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Outfit & Style: ISAIA - Napoli - Milano - Capri
Watches: GAROFALO - Via Medina 67/68 - NA
Make up e Hair style: PACO & COMPANY - NA
Photographer: NOEMI COMMENDATORE
#LUOMOCHEVORREI
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Outfit & Style: ISAIA - Napoli - Milano - Capri
Watches: GAROFALO - Via Medina 67/68 - NA
Make up e Hair style: PACO & COMPANY - NA
Photographer: NOEMI COMMENDATORE
#3D
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59 #3D
#LUOMOCHEVORREI

#INVERSI
“Nel libro sono contenuti documenti, intercettazioni e testimonianze mai sentite prima.”
LE VERITÀ SOMMERSE
Esaurita la prima edizione del libro, scritto da Vittoriana Abate, giornalista Rai di Porta a Porta,
sul racconto di Francesco Schettino e di quella maledetta notte sulla Costa Concordia.
In uscita la seconda edizione realizzata dagli editori Graus e Maiello
Esaurita, in meno di un mese, la prima edizione del
libro “Le verità sommerse”. L’ inchiesta della giornalista
Vittoriana Abate ha riscontrato un grande
successo, alimentato dall’interesse della stampa
nazionale ed internazionale. Già è in stampa la seconda
edizione dell’opera, realizzata in coedizione
con Maiello editore, e l’uscita è prevista a breve. “Le
verità sommerse” è il memoriale del Comandante
Francesco Schettino, la sua storia, la sua vita, le sue
esperienze professionali e i ricordi prima e dopo la
tragica notte del 13 gennaio 2012. Nel libro sono
contenuti documenti, intercettazioni e testimonianze
mai sentite prima. Un lavoro di attenta analisi della
scatola nera che ha portato all’individuazione di alcune
“sviste” nell’inchiesta. Chi è l’uomo accusato di
aver fatto naufragare la Costa Concordia? Aneddoti
e testimonianze raccolte, per la prima volta, dalla
giornalista Vittoriana Abate.
La giornalista di Rai Uno – si legge dalla prefazione
del Professore Cataldo Calabretta – ha svolto un
lavoro scrupoloso e di attenta lettura degli atti processuali,
cercando di riannodare le fila di questa tragica
storia, attraverso le testimonianze. La Abate ha
scandagliato, secondo per secondo, la scatola nera, le
intercettazioni e le telefonate. Ha cercato documenti
inediti, trascurati prima, dimenticati poi, nelle ricostruzioni
giornalistiche e talvolta anche processuali.
Questo memoriale offre ai lettori un’inchiesta scrupolosa
e puntuale: dall’impostazione della rotta, al
momento dell’impatto. Gli intrighi, le verità taciute,
il processo mediatico e tutto quello che non è stato
ancora compreso o raccontato del naufragio della
Concordia.
“In questo libro – ha dichiarato l’autrice – c’è cronaca pura, documentata minuto per minuto, fotografia dopo fotografia, intercettazione
dopo intercettazione. La dedica alle vittime è stato un gesto di cuore e non ha suscitato critiche da nessuno dei parenti a cui va
quotidianamente il nostro pensiero.”
“Questo memoriale offre ai lettori
un’inchiesta scrupolosa e puntuale:
dall’impostazione della rotta, al momento dell’impatto.”
#3D
60

I
FÈMMENA
I
#INVERSI
Fèmmena
chella c’‘a matìna ‘mpressa
scèta ‘a càsa
cu ll’addòre ‘e cafè.
Fèmmena
ca mantène ‘e làcreme
dinto all’uòcchie
e nun s’arrènne maje
pùre quanne ne fanne
carna ‘e macièllo.
Fèmmena
chella ca te mette mmano
ò còre e l’anema
pe tte, ammore.
I
Antonella Esposito
I
61 #3D

#3D
62

“Ma che cosa c’è alla base della violenta bramosia
di Lady Macbeth, si chiede Mary Cowden Clarke?”
#INVERSI
LE FANCIULLE
DI Shakespeare
Tanto tempo fa, quando i cartografi delineavano
con meticolosa precisione i confini
del mondo allora conosciuto, era usanza
comune tentare di riempire gli spazi
vuoti delle mappe. E quale modo migliore
di dipingere l’ignoto se non fantasticando
su mostri e creature magiche che avrebbero
potuto abitare le terre lontane e ancora
inesplorate? Prima che la realtà dei fatti
venisse rivelata, ogni possibilità poteva
esistere. In questo nostro 2015 di certezze
scientifiche e viaggi andata-e-ritorno dallo
spazio, gli angoli vuoti delle carte del
mondo si sono pian piano ristretti fino a
scomparire, e il mistero è diventato una
specie protetta da preservare a tutti i costi
per evitarne l’estinzione. Ma che cosa
sarebbe mai un essere umano senza una
domanda? Che cosa potrebbe esserne
della vita senza la spinta, prepotente e infaticabile,
che ogni giorno ci anima e sfida
a trovare, se ci riusciamo, una risposta?
I libri offrono esattamente questa spinta.
Nel momento in cui ci immergiamo nella
lettura e i confini della realtà che ci circondano
diventano sbiaditi e sempre più
impalpabili, qualcosa di magico accade
nel nostro cervello. Leggiamo il nome
di Giulietta e di fronte ai nostri occhi si
forma l’immagine di una persona con dei
sentimenti, dei sogni, delle paure, delle
speranze, delle angosce, del dolore simili
ai nostri. A dispetto del loro essere unicamente
delle semplici macchie nere sulla
carta, i personaggi delle storie che leggiamo
diventano per noi reali – e come se
fossero vere persone, li amiamo e li odiamo.
Non solo. Come gli antichi cartografi
di fronte alle terre ignote, cerchiamo di
comprendere i personaggi riempiendo
gli spazi vuoti delle loro storie. Ed è esattamente
quello che fece Mary Cowden
Clarke.
Vissuta nell’Inghilterra dell’Ottocento,
l’autrice di The Girlhood of Shakespeare’s
Heroines è una donna sconosciuta
alla maggior parte di noi e poco menzionata
persino dalle cronache dei tempi.
Eppure la sua raccolta di racconti è stata
avidamente divorata, tramandata di
madre in figlia, sfogliata da innumerevoli
dita femminili. Perché? Perché si trattava
di un’opera unica nel suo genere, che si
rivolgeva alle fanciulle vittoriane raccontando
loro la storia di alcune donne spe-
Come gli antichi cartografi di fronte alle terre ignote,
cerchiamo di comprendere i personaggi
riempiendo gli spazi vuoti delle loro storie.
63 #3D

Nel momento in cui ci immergiamo nella lettura
e i confini della realtà che ci circonda
diventano sbiaditi e sempre più impalpabili,
qualcosa di magico accade nel nostro cervello.
#3D
64

ciali: le eroine di Shakespeare, per le quali
Mary Cowden Clarke immaginò una vita
passata che andava ben oltre le righe delle
battute che il Bardo aveva scritto per
loro. Il suo progetto, spiega la scrittrice
nella prefazione, era “supporre quali potessero
essere stati gli albori imperfetti
di ciò che [Shakespeare] ci ha mostrato
all’apice splendente della perfezione.”
The Girlhood of Shakespeare’s Heroines
esplora quindi l’infanzia e l’adolescenza
di quindici creature shakespeariane, tra
cui Ofelia, Desdemona, Giulietta, Porzia,
Bianca e Caterina. Mary Cowden Clarke
inventò “quelle avventure che avrebbero
dovuto colorare le loro vite future” e che
avrebbero condotto e spiegato non solo il
carattere delle eroine, ma anche il loro destino,
anticipando così di vari anni Freud
e la sua teoria della psicanalisi. Ne è un
esempio la cupa storia di Lady Macbeth.
Oscuro personaggio Shakespeariano,
Lady Macbeth dalle mani sporche di sangue
è diventata il simbolo dell’ambizione
sfrenata. Basti pensare alle famose, brutali
parole con le quali la donna accusa il marito
di essere un uomo debole. Macbeth
vacilla di fronte al proposito di uccidere
re Duncan nel sonno, invece lei, che ha
allattato e conosce la forza dell’amore che
si prova per un figlio, afferma con lucido
distacco: “Avrei pure strappato il mio
capezzolo / Da quelle sue gengive senza
denti / E gli avrei fatto schizzar via il cervello
/ Se l’avessi giurato come hai giurato
tu.” (Macbeth, Atto I, Scena 7).
Ma che cosa c’è alla base della violenta
bramosia di Lady Macbeth, si chiede
Mary Cowden Clarke? Per rispondere a
questa domanda e riempire gli spazi vuoti
della storia personale di questo ambiguo
personaggio, la scrittrice immagina un’infanzia
priva d’amore materno. Ed ecco
che nel racconto “La figlia del nobile”,
la madre della piccola Gruoch disprezza
la bambina per il suo essere una femmina
e mostra un vago apprezzamento per
lei, solo pochi momenti prima di morire,
quando la piccola, uccidendo un insetto
senza pietà, rivela “un animo maschile”.
La bambina cresce quindi col padre, un
uomo vecchio e sottomesso ai suoi capricci,
diventando inevitabilmente la donna
assetata di riconoscimenti e animata
dall’avversione per gli uomini deboli che
Shakespeare dipinge nel suo Macbeth.
#INVERSI
65 #3D

The Girlhood of Shakespeare’s Heroines (…)
si rivolgeva alle fanciulle vittoriane
raccontando loro la storia
di alcune donne speciali:
le eroine di Shakespeare,
per le quali Mary Cowden Clarke
immaginò una vita passata
che andava ben oltre le righe delle battute
che il Bardo aveva scritto per loro.
#3D
66

Sfogliando i racconti di The Girlhood of Shakespeare’s Heroines,
il lettore moderno potrà forse trovarli datati e troppo didascalici:
d’altronde, sono pur sempre figli della loro epoca. Tuttavia le fanciulle
che li popolano sono ricche di vita, personaggi a tutto tondo
la cui psiche Mary Cowden Clarke ha esplorato a lungo. A questa
donna curiosa, di cui pochi oggi ricordano il nome, dobbiamo il
merito di aver offerto a tutti noi un modo nuovo di gustare Shakespeare.
- ELEONORA BRUTTINI
#INVERSI
67 #3D

#3D
68

EL FINAL DEL CAMINO
#RACCONTI
ES EL PRINCIPIO
DE TU DESTINO
Cammino di Santiago parte seconda.
Il racconto di Astrid Esposito Treumann e la sua meta “ritrovata”.
Mancavano solo 25 km al mio arrivo a
Santiago. Il sole era alto in cielo. Zoppicavo
ormai da due giorni per colpa delle
articolazioni del ginocchio infiammate
dallo sforzo dei kilometri già percorsi,
dalle ardue salite e dal mio ritmo d’andatura
serrante e determinato. Nonostante
il dolore, grazie al bastone che mi ero levigata
con tanto amore, son riuscita a non
fermarmi, a non mollare. Il bastone mi
aiutava, mi sosteneva. Avevo bisogno di
rifocillarmi. Non potevo non fermarmi in
quel luogo che catturava la mia attenzione.
“Casa verde”, il nome del bar in cui
sono entrata per essere inondata da pura
emozione. Le lacrime scendevano dalla
commozione. Ogni angolo all’interno, sui
muri, sulle sedie, sui tavoli, sul bancone
erano state scritte frasi di ogni tipo. Gli
autori? Pellegrini di tutto il mondo. Ogni
frase su cui ponevo l’attenzione sembrava
esser stata scritta appositamente per me.
Alla radio trasmettevano una canzone
stupenda spagnola il cui titolo “Niño sin
miedo” (Bambino senza paura) mi spronava
ad una vita senza paura appunto!
Ho chiesto un caffè. La ragazza del bar
era anima pura. Non riuscivo a non commuovermi.
Ci siamo abbracciate come se
ci conoscessimo da sempre. Intravedeva
chiaramente la mia sensazione di felicità
immensa. Leggevo qualsiasi citazione destasse
il mio interesse. Cercavo risposte e
segnali per intraprendere la giusta strada
al mio ritorno. L’ho ringraziata per aver
“Ti ho accompagnato a casa. Ti ho accompagnato al mare.
Ed ora amica mia… volaaa! Vola sola e libera. Senza di me.
Ricordati che sei un gabbiano. Ritrova la tua strada.
Buen inicio de tu destino!”
69 #3D

creato quel posto incantato capace di far sorridere lo spirito e
far risposare il cuore. Decisi anche io di scrivere. Decisi anche
io di lasciare un messaggio per chi sarebbe passato lì dopo di
me. “Cuantas cosas se perden por el miedo de perder! Astrid Forza
Napoli!” E come il titolo della canzone che stavo ascoltando,
invitavo me e l’umanità intera a vivere sin miedo…senza paura!
Mancava solo un giorno al traguardo. Per quanto emozionata
di giungere a destinazione nella casa di Dio, non volevo che
la mia avventura spagnola finisse. Ripartirei ora, subito, senza
pensarci nemmeno per un istante. Auguro a chiunque di regalarsi
questa speciale esperienza.
Nell’uscire a malincuore dal bar, scorsi un’altra frase “El final
del Camino es el principio de tu destino”. Capii che una volta
a Milano avrei iniziato un’altra vita con una consapevolezza
diversa. Non so se veramente qualcosa cambierà, non so se
ho trovato le risposte che cercavo, non so se avrò il coraggio
del cambiamento. So solo che inconsapevolmente oggi agisco e
reagisco in maniera diversa alla mia realtà. Il tempo mi darà le
risposte. Sembra banale e scontata la metafora, ma a 20 giorni
dal mio rientro posso proprio scriverlo e confermarlo: il cammino
di Santiago de Campostela è un cammino di vita. Non
è facile spiegare le sensazioni meravigliose vissute durante il
mio pellegrinaggio. Non è facile trovare le parole giuste per de-
#3D
70

“Non esiste dolore che tenga.
Quando le mie gambe erano stanche, camminava il cuore.”
#RACCONTI
scrivere un’esperienza religiosa, spirituale,
fisica, così profonda e forte. Chiunque fosse
chiamato ad adempiere questa eroica
impresa, la vive a suo modo e per ognuno
assume significati diversi. Non c’è un solo
modo di vivere e camminare, ognuno ha
un passo diverso nell’ affrontare le salite
e le discese. Non esiste il migliore e nemmeno
il diverso. Non conta la distanza
percorsa o la velocità e nemmeno quale
sia il traguardo. L’importante è il cammino.
Ognuno di noi può farlo dovunque
ed in qualsiasi modo, non c’è bisogno di
fare un pellegrinaggio. Basta non fermarsi
mai, basta cercare il meglio di se stessi e
non smettere mai di sfidarsi e di fidarsi di
se stesso. Ho incontrato la speciale “normalità”.
Le persone “normali” dove per
normali intendo buone, belle e di grande
spessore. Non c’è distinzione tra i pellegrini
in termini di lavoro, classe sociale,
nazionalità, età o caratteristiche fisiche.
Quando incontri una persona durante il
cammino di Santiago de Campostela, incontri
un’anima pura, nuda e cruda che ti
accoglie.
Catapultata in un mondo lontano da
quello reale, un po’ fuori dal tempo come
quello delle fiabe, ho camminato lungo il
percorso leggendario nel mese di maggio.
Il vento nei capelli, il sole sempre alle mie
spalle, il respiro costante, i pensieri che
si affollavano nella mente, gli occhi che
ammiravano, sognavano, osservavano…
l’anima e il cuore che prendevano il volo,
la mente lucida ed i piedi per terra. Sono
partita per la mia avventura sola, in compagnia
di uno zaino, di un diario e della
mia amica penna, senza trucchi, senza
tacchi, senza fronzoli, senza maschera sociale,
senza aspettative. Sono partita con
me stessa e con il minimo indispensabile
per cercare soluzioni. Ogni istante, ogni
paesaggio, ogni sensazione era in continuo
divenire proprio come me che, passo
dopo passo, cambiavo. Ogni sentiero
significava una sfida, una riflessione, un
pensiero o un’emozione. Non sai mai cosa
sta per succedere, non sai dove dormirai,
chi incontrerai, cosa vedrai, cosa capirai.
Semplicemente ti abbandoni alla flessibilità,
agli episodi senza contrastarli. Ti
pieghi, affronti, accetti. Fai quello che sarebbe
giusto fare nella vita di tutti i giorni,
quella fatta di routine e maschere di sopravvivenza.
Tutto sembra lì per te. Tutto
ha un senso. Tutto ti insegna qualcosa di
speciale. Tutto risponde magicamente alle
tue domande. Partita confusa, sono tornata
ancora più confusa di prima. Il cammino
continua anche e soprattutto al rientro.
Vedi con occhi nuovi il tuo solito mondo.
Ed è quando torni che inizia il tuo vero
percorso. Insomma quando decidi di mettere
in atto gli insegnamenti dell’esperienza
spagnola.
Tanti i motivi che mi hanno portato a fare
il pellegrinaggio. Volevo fermarmi e respirare…
volevo capire la mia verità. Insomma
volevo riscoprirmi. Ma oltre a questo,
la motivazione principale e determinante
era un’altra. Volevo raggiungere la cattedrale
per ringraziare Dio di avermi salvato
la vita 12 anni fa durante un incidente
in treno. Quindi, se volessi individuare
l’effettiva forza motrice, potrei riassumerla
in un’unica parola: la gratitudine! Ad
ogni passo ho ringraziato per i piccoli e
grandi miracoli di vita e per lo splendido
dono che è la vita! Troppo spesso mi
son ritrovata a lamentarmi inutilmente.
Ogni passo per me significava libertà e liberazione.
Libertà di essere ciò che sono
e liberazione da stupide paure e da intimi
dolori che portavo sulle spalle come fardello.
Ed ecco che il mio zaino si faceva
giorno dopo giorno sempre più leggero.
In cerca di luce, di chiarezza e salvezza,
ogni metro percorso significava una ritrovata
speranza, una rivelazione o una soluzione.
Incredibile la forza e la tenacia che
incontri dentro di te quando cammini.
71 #3D

Non esiste dolore che tenga. Quando le
mie gambe erano stanche, camminava il
cuore. Invincibile, presente, attenta, fiduciosa
non sapevo cosa aspettarmi. L’obbiettivo
era un viaggio in solitaria come
esplorazione di me stessa alla ricerca di
quelle famose risposte che probabilmente
avevo già dentro di me e che prima
dell’impresa non riuscivo ad intravedere
nella nebbia fitta che pervadeva la mia essenza.
Ma non appena fatto il primo passo
subito è emerso un piccolo paradosso.
Il mio cammino individuale e spirituale si
era immediatamente trasformato in un’esperienza
di condivisione, umanità, fratellanza
e collettività. Parti solo. Fai un passo
e non lo sei più.
La via, come la vita, si costruisce nella
gratitudine, nel rispetto, nell’umiltà,
nell’attenzione, nella cortesia, nell’amore.
Tutti valori che hanno caratterizzato la
mia esperienza da pellegrina. Il mio cammino
è stato a dir poco magico. Ho colto
ogni insegnamento, ogni messaggio che si
celava dietro ogni incontro, avvenimento
o paesaggio. Surreale, ma vero, il mondo
che ho conosciuto durante la mia “passeggiata”
di vita. Proprio come nelle migliori
favole e storie di eroi ed eroine, mi sono
addentrata in una foresta incantata piena
di simboli, frasi, ciottoli, segnali, campi,
incontri magici, conchiglie, fiori, frecce,
farfalle, riflessioni, lumache, pellegrini,
frasi, ostacoli, alberi, imprevisti, raggi di
sole, dolori, salite, discese, lacrime, dubbi,
ruscelli, risate, boschi.
Il cammino è vita!
Mi son goduta ogni istante. Non sono
mai andata di fretta. Ho cantato, sorriso e
aperto il mio cuore a chiunque incontrassi
lungo il percorso. Ho pianto dal dolore
per l’infiammazione al ginocchio, ho conosciuto
tanti pellegrini che mi mostravano
il cuore senza timore.
“Camminando si apprende la vita, camminando
si conoscono le persone, camminando
si sanano le ferite del giorno
prima. Cammina, guardando una stella,
ascoltando una voce, seguendo le orme di
altri passi.” (Ruben Blades).
Il regalo più bello del pellegrinaggio è stato
incontrare Lalla. Quando ho iniziato
a parlarci per caso il primo giorno della
mia avventura, non sapevo che sarebbe
poi diventata così speciale per me. Intuivo
la sua grandezza d’animo, ma non sapevo
che si sarebbe rivelata poi il mio “mentore”,
amica, compagna e sorella. Il mentore,
una delle figure principali della narrazione
di tutti i tempi, rappresenta il saggio, il
maestro, il precettore; è colui che istruisce
il protagonista, gli fornisce la sapienza per
fronteggiare le avversità. Lalla, 51 anni di
Sabaudia, maestra d’asilo, due figli, allegra,
forte, determinata, semplice, grintosa
e dolce, è stata infatti il mio spirito guida.
Lei era la voce della saggezza che mi ha
guidato, e mi guida tutt’oggi, verso scelte
non impulsive e irrazionali. Si è presa
cura di me come una mamma. Mi ha protetto
e aiutato. Lei ha conosciuto la vera
Astrid, senza tacchi, semplice, selvaggia,
sorridente, rumorosa, “sbadatella”, sensibile,
timida, che canta, che regala sorrisi
ed energia. Durante il cammino, in totale
libertà ed indipendenza, ci siamo spesso
perse e poi sempre ritrovate. In pochi giorni
si è instaurata una relazione d’amicizia
di un’incredibile intensità. Grazie a lei ho
riscoperto alcuni miei pregi che avevo dimenticato.
Grazie a lei ho avuto il coraggio
di riconoscere e accettare i mie difetti.
“Il regalo più grande che puoi fare ad un
altro non è condividere le tue ricchezze,
ma fargli scoprire le sue.” Entrambe siamo
state preziose l’una per l’altra.
Mi piace ricordare il nostro traguardo:
l’arrivo a Santiago
Quella mattina siamo partite alle 5.30
sotto la pioggia per raggiungere presto la
città dell’apostolo ed assistere alla “Messa
del Pellegrino” di mezzogiorno in Cattedrale.
Eravamo entusiaste ma anche tristi.
Ci saremmo separate presto. All’arrivo in
città, Lalla scorse il volo di un gabbiano e
“Mi son goduta ogni istante.
Non sono mai andata di fretta.
Ho cantato, sorriso e aperto il mio cuore
a chiunque incontrassi lungo il percorso.”
#3D
72

commentò a voce alta: “ Che strano! Un
gabbiano a 90 km dal mare. Un gabbiano
confuso, direi!” Si girò di scatto e guardandomi
negli occhi disse: “Proprio come te.
Tu sei un gabbiano confuso a Milano che
cerca il mare!”. Io resto senza parole da
napoletana trapiantata al nord. Continuiamo
il nostro cammino e trascorriamo il
sacro giorno separate. In chiesa la cercavo
e non la trovavo. Avrei voluto condividere
con lei le mie preghiere, le mie lacrime, la
mia gioia. Per caso la sera scopriamo di
dormire nello stesso dormitorio. Ma nulla
è per caso nel Cammino. L’indomani la
mia amica partiva ed io invece continuavo
il viaggio verso Muxia e Finisterra sull’oceano
atlantico. Il cammino per tradizione
finisce proprio lì dove con un bagno a
mare ci si purifica e bruciando un indumento
utilizzato durante il pellegrinaggio,
simbolicamente, si chiude col passato per
dare il benvenuto al nuovo. Il mio Mentore
decise di proseguire con me al mare
in autobus per poi ritornare indietro dopo
un’ora, in tempo per la coincidenza del
volo aereo. Siamo giunte insieme a Muxia.
Sembrava esser entrate in un dipinto.
Una cattedrale sugli scogli e onde gigantesche
che si stagliavano rumorosamente
sulla costa. Una gioia immensa, una sensazione
inspiegabile. Ho iniziato a ballare
sugli scogli ascoltando la musica marina.
Ero libera ed illuminata. Ero Astrid. La
vera Astrid.
Ammiravamo insieme quel divino scorcio.
Ognuna nei suoi pensieri. L’istante
prima di salutarci restammo in silenzio.
Sapevamo che la nostra amicizia seppur
così fresca era solida, vera e viva. Le nostre
strade si separavano ma per sempre
saremmo state unite. Un’ avventura indimenticabile
ci lega: risate, pianti, dolori,
confessioni, connessioni, condivisioni,
sguardi, comprensioni.
Ma poi era arrivato il momento. Il saluto
finale. Ci siamo abbracciate. Un forte
silenzio faceva rumore. Parlavano i nostri
cuori. Lacrime agli occhi. Solo dopo
qualche minuto molto intenso, ecco una
frase dolce sussurrata al mio orecchio: “Ti
ho accompagnato a casa. Ti ho accompagnato
al mare. Ed ora amica mia…
volaaa! Vola sola e libera. Senza di me.
Ricordati che sei un gabbiano. Ritrova la
tua strada. Buen inicio de tu destino!”
Brividi intensi. - ASTRID ESPOSITO TREUMANN
#RACCONTI
73 #3D

QUALITÀ e TRADIZIONE,
un binomio imprescindibile
per le gelaterie
e pasticcerie
Mennella
#3D
74

“La frutta svolge un ruolo importante in gelateria,
se un frutto non è maturo al punto giusto
non lo usiamo.”
#INFOOD
Ho parlato con Vincenzo Mennella il
giorno dopo aver mangiato un cono
gelato alla frutta per rinfrescarmi e dare
libero sfogo alla mia golosità. Mentre gli
parlavo, ancora avevo in mente il ricordo
e la sensazione della sera prima, quando
degustavo il tanto sospirato gelato,
saporito e sempre più buono leccata
dopo leccata. Non potevo, quindi, non
iniziare la nostra conversazione facendo i
miei complimenti al signor Mennella, per
tutte le loro specialità deliziose, sia per
quanto riguarda i dolci che i gelati.
Questi ultimi stanno facendo furore e
vanno a ruba soprattutto ora, complici
l’afa e il caldo della stagione estiva naturalmente.
Se in Rete provate a cercare commenti o
recensioni sui prodotti Mennella troverete
solo risultati positivi, commenti e stelle
di gradimento su siti come Trip Advisor
ed elogi e complimenti sui blog dedicati
al food.
E nonostante Vincenzo ne sia ben consapevole
e molto orgoglioso, si è rivelato
una persona davvero alla mano e per
niente borioso. Anzi, chiacchierando con
lui, non ha esitato ad invitarmi a fargli
visita. E non mancherò!
La storia dei Mennella parte da lontano,
quando il papà di Vincenzo, il signor
Antonio, apre la sua prima pasticceria
a Torre Del Greco nel 1969 insieme a
sua moglie Annunziata Balzano. I loro
figli sono Giuseppe, Vincenzo e Roberto,
in ordine d’età. I Mennella, dopo tanto
duro lavoro, sono finalmente riusciti
ad emergere ed anche oggi che la loro
azienda si è ingrandita, la loro impresa
è sempre condotta secondo una gestione
familiare. Infatti, mentre Giuseppe si interessa
dell’organizzazione, della gestione
e dell’amministrazione delle attività commerciali
Mennella, Roberto è il gelatiere
e Vincenzo il pasticciere.
I Mennella portano avanti la pasticceria
tradizionale da oltre 40 anni. Inizialmente,
infatti, i loro gelati erano solo un
“contorno” ai loro prodotti di pasticceria
e da circa 4 anni hanno raccolto la sfida
di iniziare a produrre anche gelati. Per i
prodotti Mennella, si usano solo materie
prime principali, come il burro e la
panna che è sempre fresca e che ancora
oggi si monta a mano col frustino, come
si montava anticamente, senza ausilio di
macchinette. Anche le nocciole di Sirboni,
crude, vengono tostate nei laboratori
Mennella, dove avviene tutta la fase di
lavorazione, quotidianamente, così come
anche il gusto di gelato alle mandorle o ai
pistacchi. Per quanto riguarda la frutta,
invece, si usa solo frutta fresca di stagione,
al giusto punto di maturazione.
Nella ricerca degli ingredienti c’è una
cura maniacale, ogni particolare è studiato.
Avete presente quanto è fragrante
un cono gelato Mennella? La risposta sta
nel fatto che il cono è un biscotto fatto
da loro, preparato ogni giorno. Quindi è
chiaro: il segreto del successo sta negli ingredienti
e nella lavorazione tradizionale
e artigianale con cui essi vengono trattati.
75 #3D

I punti vendita Mennella stanno aumentando
a vista d’occhio: oltre alla pasticceria
storica di Torre del Greco, ce n’è
un’altra a Napoli, insieme a 3 gelaterie,
sempre nel capoluogo campano.
Una scelta distintiva e importante
è quella di tenere sempre separate
le pasticcerie dalle gelaterie, così
come anche i laboratori. Infatti, da una
parte si producono i dolci, da un’altra
si preparano i gelati. I gelati sono tutti
liquidi, vengono trasportati nei punti
vendita grazie a delle taniche “Bag in
box” e poi lavorati nei vari punti vendita
ogni mattina.
Naturalmente Mennella non poteva
mancare al Gelato Festival 2015. Durante
la manifestazione, che si è tenuta
a Napoli nel maggio scorso, i Mennella
non hanno gareggiato, ma non hanno
risparmiato ai loro visitatori dimostrazioni
e degustazioni dei loro prodotti.
Tantissima gente ha potuto apprezzare la
mela annurca e il gelato alle mandorle,
una specialità marcata Mennella. Infatti
il gusto di gelato non è altro che il latte di
mandorla in versione gelato.
“Il cono gelato è un biscotto
fatto in casa preparato da
Mennella ogni giorno.”
#3D
76

Se vi capita di non trovare un gusto apprezzatene
la ricercatezza: “la frutta svolge
un ruolo importante in gelateria, se un frutto
non è maturo al punto giusto non lo usiamo:
l’esempio calzante è quello del cantalupo. In
commercio sui banchi ortofrutticoli c’è già da un
mese, noi stiamo preparando il gusto di gelato da
2 -3 giorni perché non era ancora saporito”.
#INFOOD
Vincenzo sottolinea come lui e Roberto
continuano ad occuparsi quotidianamente
della produzione e della formazione
dei giovani apprendisti: “Puntiamo tanto
sulle leve giovani, gli addetti li formiamo noi per
tramandare la ricetta di famiglia di generazione
in generazione”.
Infine ho chiesto a Vincenzo cosa ne
pensasse della dieta vegana e delle
intolleranze alimentari in aumento: “Non
siamo ancora pronti al momento, ma io penso
che per la gente intollerante al latte si potrebbe
fare qualche gusto con olio extravergine e per il
prossimo anno ci attrezzeremo”. È infatti iniziata
la ricerca al produttore migliore di
olio extravergine, per mantenere un’alta
qualità, la scelta non sarà né facile, né
affrettata. - ROBERTA MAZZACANE
“Puntiamo
su giovani talenti.”
77 #3D

VIVERE
TRA CIELO E MARE
#3D
78

#ADAMOEDEVA
Il kitesurf è una specialità sportiva nel settore della vela che consiste nel muoversi sull’acqua per mezzo di una tavola grazie all’azione propulsiva determinata
dal vento che agisce su un particolare aquilone gestito dal kiter. Questa disciplina unisce le tecniche del surf e del windsurf.
79 #3D

Chiara Esposito e Giovanni Goscè
raccontano le ineguagliabili emozioni del kite surf
Avete mai provato a volare sull’acqua? Credete sia possibile? La risposta
è nelle parole di un uomo e una donna catturati dalle stesse
indescrivibili emozioni. Quelle che provano ogni volta che saltano
sulla tavola e, spinti dalla forza del vento e dell’aquilone, planano
sull’acqua veloci.
Giovanni Goscè e Chiara Esposito raccontano la loro passione di
vita: il kite surfing.
Vento e acqua sono gli unici elementi naturali che uniti alla tecnica,
all’innovazione e allo sforzo fisico, danno vita ad emozioni racchiuse
in uno sport dai mille colori, odori e sapori. Si tratta di uno
sport estremo, adrenalinico che ha spopolato negli ultimi anni tra gli
amanti delle forti emozioni. Vanta origini francesi grazie ai fratelli
Legaignoux, Bruno e Dominique, che nel 1984 brevettarono il primo
kite gonfiabile. Oggi il kitesurfer utilizza un’attrezzatura relativamente
semplice, che ha visto notevoli evoluzioni e miglioramenti: la
tavola, il kite (aquilone) e il trapezio (fascia addominale che serve ad
agganciare il kite e controllare la trazione).
Non esiste sesso, età o cultura che non possa provare una simile sensazione:
“Sei come immerso in una bolla di aria e acqua, in un silenzio
assordante, smetti di sentire il fruscio del vento e senti solo te
stesso” ci spiega Giovanni Goscè, kite surfer da più di dieci anni,
finito nel vortice di questa disciplina per puro caso e che oggi può
dirsi un vero istruttore con brevetto.
Quando e perché hai cominciato a praticare questo sport?
Tutto ha inizio 12 anni fa, grazie ad una amica con cui comprai il
primo kite sul web. Ricordo allo smarrimento provato per questa attrezzatura
sconosciuta e per uno sport praticato solo all’estero e che
nessuno poteva insegnarti. Non mi scoraggiai e affascinato da questo
nuovo oggetto, mi abbandonai al pensiero che presto mi avrebbe
regalato emozioni.
La tua prima volta…
La prima volta che riuscii a far volare il kite, fui completamente
strappato via dal vento e la potenza di questo strappo
giunse cosi forte al cuore, alla mente e al corpo da
farmi innamorare. Una volta provata quella sensazione,
difficilmente riesci a farne a meno, è uno sport
che crea dipendenza, una sana dipendenza.
Uno sport che ti cambia la vita?
Decisamente! Organizzi la vita e le vacanze sulle
possibili condizioni climatiche che ti permettono
di fare kite e coinvolgi tutta la tua famiglia, amici o
semplici conoscenti pur di praticarlo. Nessun mezzo
a motore può darti la possibilità di controllare il
vento, inoltre è facile ed economico. E’ uno sport di
equilibrio tra acqua e vento e la bravura e il divertimento
del kiter sta nel gestire le due forze.
Ma quali sono i pericoli?
I pericoli sono pochi se viene fatto in modo sicuro
con venti termici, velatura giusta e uno spazio in
acqua ben calcolato. Spiagge grandi e libere per
non intaccare soggetti sono l’ideale. Le attrezzature
oggi sono molto all’avanguardia, rispetto ai primi
anni. Nel 1999, quando il kitesurf giunge sulle coste
italiane, le prime tavole sono senza protezione e le
vele servono a correre sull’acqua. Poi c’è stata l’introduzione
del sistema depower (permette nei kite a
quattro cavi il controllo della potenza attraverso la
regolazione dell’incidenza dell’ala rispetto al vento)
che ha permesso a persone meno esperte o piccole di
età di avvicinarsi allo sport con maggiore sicurezza,
allargando il pubblico che lo pratica.
#3D
80

#ADAMOEDEVA
C’è stato un episodio tragico
che ti ha spinto ad abbandonare?
La morte di un amico mi ha fatto
molto riflettere, per cui ho pensato
bene di darmi una regolata, ma
non ho mai scelto di smettere. E’
uno sport adrenalinico, se superi il
punto di non ritorno diventa pericoloso.
Il kitesurf è tanto affascinante
quanto pericoloso.
L’episodio più bello, invece,
che hai impresso nella mente
Una gara di wave in Sardegna
con una vela piccolissima (5 metri)
con un maestrale fortissimo e con
onde di 4/5 metri. Mentre planavo
sull’acqua dimenticai completamente
di essere in un contest.
Ricordo che suonarono diverse
volte la sirena per abbandonare il
campo ma ero così immerso e avvolto
in una bolla di aria e acqua,
in un silenzio assordante, che smisi
di pensare. La sensazione di libertà
ti scorre nelle vene e ti infonde un
stato di eccitazione e beatitudine
indescrivibili. Ero rapito, come se
stessi chiuso in una palla di vetro.
Quali i consigli utili per cominciare
a praticare
E’ necessario approcciare in
modo umile, dal momento che
vai a confrontarti con elementi
violenti come la perturbazione di
vento o una mareggiata. Bisogna
avvicinarsi per gradi, massima sicurezza
e controllo, rispetto per se
e per gli altri.
In Campania.
Prima di salutare Giovanni, rivela
che praticare kitesurf in Campania
non è semplice, viste le pessime
condizioni di spiagge e mare
che abbiamo. “Pur di non rinunciare
allo sport, la passione di un
kiter arriva a sopportare la puzza
e il mare inquinato e buttano la
loro esistenza aspettando il vento”
conclude Giovanni che è tra quelli
che praticano kitesurf tra Licola
e Varcaturo.
“Tre aggettivi
per definire il kitesurf:
adrenalina, praticità, libertà.”
“L’adrenalina e la sensazione di libertà scorrono forti nelle vene
ti infondono uno stato di eccitazione e beatitudine indescrivibili.”
81 #3D

Della stessa scuola, sebbene destinata e
a tratti fortunata, è Chiara Esposito, giovane
ventenne, vincitrice dei campionati
italiani ed europei nella sua disciplina, il
Freestyle, che ha cominciato a provare la
brezza marina sul kite a undici anni. Dai
tratti nordici, esile, racconta della sua passione
sognando l’Africa, Città del Capo
“una delle mete più belle per chi pratica
questo sport”.
Quando e perché hai cominciato a
praticare questo sport?
Ho cominciato da piccola grazie a mio
padre che faceva windsurf. Da lì l’amore
per il mare e l’approccio al kitesurf accanto
a mio fratello, già esperto e campione
del mondo nella disciplina. Io avevo 11
anni e lo praticavo solo durante l’estate.
Per me oltre ad essere uno sport di allenamento,
è una passione senza la quale non
potrei vivere. Ho cominciato a Gizzeria,
dove mi allenavo per il Campionato italiano,
una spiaggia grande, dove il vento
non è aggressivo e ti permette di fare kite
in estrema sicurezza. Mi allenavo nei fine
settimana, ad agosto tutto il mese. Giravo
l’Italia per il campionato facendo diverse
tappe come Calabria, Sicilia, Puglia,
fino al 2012 anno in cui mio fratello mi
propone di partecipare ad una gara del
campionato europeo. Un’esperienza indimenticabile.
In Austria con 25 donne a
gareggiare e inaspettatamente ho vinto io.
La tua prima volta…
La prima volta è stato un disastro, ma
avevo mio fratello che mi rassicurava, mi
spiegava al meglio le manovre e l’utilizzo
dell’attrezzatura, per cui è stato semplice
imparare e appassionarmi.
Uno sport che ti cambia la vita?
Io la chiamo Kite mania, è uno sport che
ti risucchia, ma alla base c’è la passione
per il mare e per tutto quello che c’è intorno,
ti inebria.
Quando hai una passione come questa,
“Tre aggettivi
per definire il kitesurf:
libertà, passione, amore.”
“Spesso mi chiedo:
Come si può vivere senza questa sensazione?
E se gli altri ce l’hanno, dove la trovano se non in mare?”
#3D
82

molte cose le lasci alle spalle. Preferisco
tornare il sabato stanca di una giornata di
kite piuttosto che andare in giro per locali.
E tendi a circondarti di persone che vivono
alla stessa maniera, vivono di sport e di
pure emozioni. Oggi il kite per me è una
valvola di sfogo, stare solo a contatto con
la natura, con il mare, anche d’inverno è
tutto. Inoltre è uno sport poco comune,
mi dà adrenalina. La vita di chi pratica
questo sport è molto diversa, non riesci
più a farne a meno.
Ma quali sono i pericoli?
I pericoli sono quelli di qualsiasi sport. E’
necessaria una buona preparazione all’utilizzo
dell’attrezzatura, gestire le forze del
vento e del mare, bisogna avere testa, carattere
e coraggio.
C’è stato un episodio tragico che ti
ha spinto ad abbandonare?
Assolutamente no, anche se mi sono trovata
diverse volte in difficoltà, circondata
solo dal mare, pensi che da un momento
all’altro possa venire fuori uno squalo. Ma
la passione ti aiuta, non ti fai scoraggiare e
continui. Inoltre sono molto prudente, ho
imparato a non sottovalutare la forza del
mare e del vento.
L’episodio più bello invece che hai
impresso nella mente
Il Campionato europeo in Austria in un
lago gigante, una gara difficilissima, con
condizioni climatiche pessime, ma avevo
mio fratello che mi aiutava e mi consigliava.
E’ il ricordo più bello che ho,
anche perché non solo ho vinto ma mi
sono divertita davvero tanto. Sono uscita
dall’acqua piangendo e in quel momento
mi sono chiesta come si può vivere senza
questa sensazione? E se gli altri ce l’hanno,
dove la trovano se non in mare?
#ADAMOEDEVA
Quali i consigli utili per cominciare
a praticare
Osservare è fondamentale, seguire un
corso per un bel periodo e allenarsi, il tutto
accompagnato da una buona alimentazione
per avere prestazioni migliori.
Scegliere la giusta attrezzatura a seconda
della disciplina che vorrai fare.
Alla base di tutto ci deve essere l’amore
per il mare e lo sport, cosa non molta diffusa
tra le donne soprattutto della mia età.
Molte credono che sport sia andare in palestra.
C’è una mancanza di cultura dello
sport qui in Italia che ci separa dall’estero.
- VALERIA AIELLO
Le discipline | Il Kite surf nell’arco del tempo si è diviso in molte discipline, come il Free style dove si effettuano evoluzioni. Wave dove si naviga surfando le onde. Long Distance
dove si effettua una vera regata sullo stile della vela. Speed dove si cerca di superare il record del mondo di velocità, che è attualmente di circa 48 nodi.
Consigli utili | Il kite surf è uno sport di facile apprendimento, con pochissime lezioni si riesce da subito a manovrare la vela e a planare sulla superficie dell’acqua. Non richiede
assolutamente forza fisica in quanto si sfrutta moltissimo la forza cinetica.
Tuttavia, con condizioni metereologiche particolari, ovvero in presenza di mare mosso e vento forte, la prestanza fisica, l’allenamento ma soprattutto l’esperienza è essenziale
per non incorrere in rischi sia per l’incolumità propria che per quella altrui.
Il kitesurf in tutte le spiagge d’Italia è praticabile tutto l’anno, ma nel periodo della stagione balneare bisogna osservare i relativi divieti disposti dalle autorità locali, utilizzando
le apposite “Kitebeach” autorizzate e date in concessione ai praticanti. E’ buona regola inoltre sottoscrivere un’assicurazione sugli infortuni e per le RC, quando addirittura la
sottoscrizione non sia obbligatoria perché dettata dalle norme vigenti nel comune in cui si pratica l’ attività sportiva. - Fonte: http://www.kitesurfing.it/web/guest/kitesurf
83 #3D

#3D
84

Elisa Anfuso
“As in the Sky, so on the Earth.”
#ARTE&ARTI
Liquid art system, progetto fondato da
Franco Senesi, presenta una mostra personale
di Elisa Anfuso, As in the Sky, so
on the Earth, allestita nello spazio Square
Gallery di Positano. Il nucleo principale
della mostra è stato realizzato specificamente
per la sala blu dello spazio di via
dei Mulini 16.
Il titolo della mostra si riferisce ai primi
dipinti di una nuova serie, ispirata alla
pittura Rinascimentale fiorentina, presentati
in esposizione. Le protagoniste di
questa nuova serie di opere sono enigmatiche
figure femminili di cui l’Anfuso, con
sensibilità intimistica, delinea lo sguardo
delicato e sognante.
Anche in questi nuovi dipinti, l’artista
catanese mostra grande rigore nell’impaginare
le scena e nell’impostare tonalità
e luci, con un effetto complessivo che
appare decisamente teatrale. Sullo sfondo
appare lo scorcio di un paesaggio italiano
idealizzato, sul modello del ritratto rinascimentale
ideato da Leonardo. Ai paesaggi
toscani tuttavia l’Anfuso sostituisce
i paesaggi della “Sua Sicilia”, a lei più
familiari e congeniali nel rappresentare
una proiezione della propria interiorità.
Come sempre nelle opere dell’Anfuso le
sue protagoniste appaiono catturate in
un istante che le immortala come in uno
scatto fotografico: l’artista gioca infatti
sapientemente con il fermo immagine, e
con una luce dai toni blu in grado di esaltare
il chiarore marmoreo dell’incarnato.
Sia che cerchino lo sguardo dell’osservatore,
sia che indulgino nelle proprie
emozioni, le figure femminili appaiono
sospese tra il piano realistico e quello
“immaginativo”, la cui rappresentazione
è affidata in alcuni casi allo sfondo, dove
appaiono i tratti di un disegno infantile o
nell’ultima serie un paesaggio dall’atmosfera
metafisica, in altri casi agli oggetti o
agli animali con cui la figura interagisce.
Questa inedita fusione tra il piano
realistico e quello dell’immaginazione
sottolinea l’integrazione tra i gesti reali
compiuti dai personaggi e la loro volontà
di compierli, che spesso nasce da desideri,
esperimenti, ricordi, incontri, ecc. che
hanno origine, per tutti, nell’infanzia.
Anche quando la figura umana non è
presente, mascheramenti, dialoghi immaginari
con oggetti ed animali, insolite
connessioni tra elementi visivi che appartengono
a sfere sensoriali diverse o a
contesti diversi sembrano essere costruiti
sulle tele per mostrare quel lato nascosto
della coscienza, che è sempre reale e ci
accompagna tutta la vita.
La sua è una pittura colta, fuori del
tempo e fuori dalle tendenze prevalenti,
eppure dotata di una inedita modernità,
che attinge al Classico in forza della sua
verità sempre attuale.
Il progetto Liquid art system, con i
suoi dipartimenti, White Room, Square
Gallery, Studio Lab e Art Archive, propone
un modo “glocale” di promuovere e
commercializzare l’arte contemporanea.
Square Gallery seleziona e propone quegli
artisti che reinterpretano il “Classico”
in modo contemporaneo, considerandolo
una polarità dello spirito dell’arte
occidentale e qualcosa di immutabile
nell’arte di ogni tempo e luogo.
Elisa Anfuso è nata a Catania (Sicilia)
nel 1982, dove vive e lavora. Ha
conseguito la laurea in pittura presso
l’Accademia di Belle Arti di Catania e la
specializzazione con l’abilitazione all’insegnamento
delle Discipline Pittoriche.
Nel 2010 è tra i vincitori del prestigioso
premio internazionale Arte Laguna, finalista
al Premio Combat e riceve una menzione
in occasione del Premio Celeste.
Espone a Vienna, Praga e Fukuoka e in
diverse città italiane.
Le sue opere sono presenti in importanti
collezioni private.
Collabora con la Liquid art system
dal 2013.
85 #3D

Elisa Anfuso “La sesta beatitudine” - 2015, olio su tela, 100 x 150 cm, Courtesy Liquid art system, Capri - Positano
#3D
86

“…Anche la tecnologia va sempre riempita
di contenuti culturali.”
#ARTE&ARTI
CAPRI, ISOLA D’ARTE.
PITTORI, SCULTORI
E COLLEZIONISTI
DI TUTTO IL MONDO
SI INCONTRANO
AL LIQUID ART SYSTEM.
#3D Magazine ha incontrato Marco Izzolino,
direttore artistico di Liquid Art
System, un piccolo network galleristico
che si snoda tra Capri e Positano e che
unisce linguaggi espressivi classici e contemporanei
di stampo internazionale.
Dall’idea originaria di Franco Senesi, nasce
l’approccio g-locale al concetto di galleria
d’arte.
Se esiste un luogo in cui il connubio tra
arte e natura si manifesta all’apice del suo
splendore, quel luogo è senza dubbio l’isola
di Capri, i cui straordinari paesaggi
regalano dei veri e propri spettacoli naturali
che hanno rapito la mente e il cuore
di poeti, scrittori e dei suoi innumerevoli
visitatori. Capri, insomma, è ispirazione,
spirito, è stimolo puro e immediato
all’immaginazione. È il luogo ideale per
valorizzare al meglio qualsiasi espressione
artistica. Non è un caso che sedici anni fa,
nel cuore del suo centro storico, un nativo
dell’isola, Franco Senesi, abbia deciso di
inaugurare uno spazio intitolato alla promozione
dell’arte, una vetrina per le opere
di artisti provenienti da tutto il mondo.
La Franco Senesi Fine Art nasce all’imbocco
del nuovo millennio e si incammina in
esso con una grande sensibilità al cambiamento
e alle tendenze di là da venire.
L’approccio del suo fondatore al mondo
dell’arte, sebbene orientato verso un gusto
più classico, è aperto e “globalizzante”: le
forme espressive non conoscono confini
geografici, anzi, si cercano, si mischiano,
si riconoscono nonostante le diversità.
Ecco perché l’associazione, che ha tre
sedi a Positano e due a Capri, si evolve
spontaneamente, in un progetto più ampio,
o per meglio dire “liquido”, in grado,
cioè, di modellarsi perfettamente alle
nuove frontiere del mercato internazionale
dell’arte. Nasce così il “Liquid Art System”,
la galleria che sintetizza e propaga
la vision g-locale dell’associazione originaria
nei suoi quattro dipartimenti: White
87 #3D

#ARTE&ARTI
“L’aspetto più interessante del mio lavoro
è la ricerca di nuovi artisti,
ma anche la mediazione tra questi e il pubblico,
stimolando in essi reciproca empatia.
Room, Square Gallery, Studio Lab e Art Archive.
#3D Magazine ha incontrato il suo direttore
artistico, Marco Izzolino, il quale ci
ha raccontato entusiasticamente del LAS
e del suo lavoro. La sinergia con Franco
Senesi e con gli altri collaboratori è la caratteristica
saliente di questo mestiere creativo
e interessante, che comprende, tra le
altre cose, la ricerca di nuove opere, la mediazione
tra esse e il pubblico, il confronto
su nuove idee, l’allestimento di mostre, il
contatto con artisti e collezionisti di tutto
il mondo. Il lavoro di squadra è necessario
nella gestione di questo network che non
si riduce a meri spazi espositivi, ma rappresenta,
ormai, una fucina di promozione
dell’arte contemporanea e di incontri
multiculturali, aspetto che garantisce uno
stimolo costante alla ricerca di nuovi linguaggi,
senza trascurare la territorialità e
la tradizione. Questa è l’arte per Marco
Izzolino, che definisce i quattro dipartimenti
del LAS come le “ruote motrici”
dell’intero sistema che portano avanti un
proprio discorso artistico, ma sempre in
perfetta armonia sia con le “radici” che
con le ambizioni della galleria. Come la
nuova sezione Art Archive che ha fatto approdare
il Liquid Art System sui social, o lo
Studio Lab, luogo che permette agli artisti
di studiare e di sperimentare diversi approcci
col pubblico, o ancora Capri The
Island of the Art, un progetto ambizioso,
realizzato in collaborazione con Roberto
Faravelli e Lucia Zappacosta, che lo scorso
settembre ha trasformato tutta l’isola in
un museo all’aperto, nel quale sono state
disseminate le opere più disparate, dalle
sculture alle installazioni audiovisive. Il
concept della galleria, dunque, si trasforma e si
apre a modi nuovi e ambiziosi di diffondere e commercializzare
l’arte. - ANNAMARIA PISCITELLI
#3D
88

RIVELATORE DI BELLEZZA
89 #3D

UN VIAGGIO
Cogliere l’anima e l’essenza di un luogo attraverso una fotografia. Questo il senso di “Un’isola a 50 mm”, un progetto di Noemi
Commendatore che nasce dalla necessità artistica di reinterpretare la visione turistica e spensierata che si ha solitamente di una
piccola isola, abituata ad ospitare vacanzieri e persone che evadono dalla solita routine. “Mi piace, in genere, ricordare i momenti,
i colori, il cibo, i volti. Ma questa volta - chiarisce Noemi - ho voluto evidenziare tutte le forme geometriche, le prospettive ed i con-
#3D
90

ATTRAVERSO LE FORME
trasti che si racchiudono nel cuore di una piccola isola quando diamo la possibilità ai nostri sensi di vedere oltre. La scelta ancor
piu ardua è stata raccontare tutto con una sola ottica, un 50 mm che ha la stessa visuale dell’occhio umano. Quindi ogni cosa
che percepiva il mio occhio anche la mia fedele macchina riusciva a vederla. L’assenza di colore accentua ancora di più la forza
delle geometrie che acquistano tridimensionalità grazie a dei contrasti bianco e nero”.
91 #3D

“PORTERÒ
LA REGIONE CAMPANIA
ALL’AVANGUARDIA”
Parla il neogovernatore Vincenzo De Luca su donne e politica
Donne e politica. Un rapporto spesso difficile ma intenso. Sempre foriero di polemiche
e contrapposizioni, qualche volta anche dai toni violenti. Quanto è ‘avanti’ la
Campania rispetto alle altre regioni? Lo abbiamo chiesto al neo governatore,
Vincenzo De Luca.
“La Campania presenta aspetti di positività. Il segretario regionale del Pd è una donna.
Ed è la prima volta per il nostro partito. Nella segreteria e in ogni organismo del Pd è
stata sempre osservata la regola del 50 per cento. Ci sono però ancora poche donne sindaco,
poche donne nei Consigli Comunali, pochissime donne assessore. Uno dei primi
impegni che ho assunto in campagna elettorale nei confronti dei cittadini è fare in modo
che la Regione Campania sia all’avanguardia”.
Secondo lei, la parità di genere è un
obiettivo raggiunto?
“Devo dire di no, se penso al fatto che
nel nostro territorio, come altrove, c’è
una disparità addirittura nello stipendio,
nel reddito tra gli uomini e le donne. No,
se penso che, malgrado una legislazione
molto all’avanguardia, è ancora lontana
la conciliazione tra il lavoro di cura,
che in genere tocca alle donne, e il lavoro
esterno. Una donna difficilmente riesce
a conciliare entrambe le cose: infatti
uno dei miei primi impegni sarà quello di
potenziare le politiche sociali, anche con
decisioni piuttosto impegnative e significative”.
Un’ultima domanda: che ruolo ha
avuto la figura della donna nella
sua vita, partendo dal ruolo materno?
E che cosa ha imparato dalle
donne?
“Mi hanno insegnato che non c’è un solo
punto di vista, un solo punto di osservazione
sul mondo e sulla realtà. Ma ce ne
sono due, c’è uno sguardo più largo. Se
riusciamo a vedere il mondo con gli occhi
di una donna, oltre che con gli occhi di
un uomo, avremo fatto un cammino immenso”.
#3D
92

#DPOLITICA
CAMPANIA,
TUTTE LE SIGNORE
DEL PALAZZO
Sono 11 (su 50) le donne elette al Consiglio
regionale della Campania in quest’ultima
tornata elettorale. Solo un quinto dell’Assise
del Centro Direzionale di Napoli, in
pratica, è rosa, nonostante la legge consentisse
di poter esprimere due preferenze
invece di un singolo voto purché vi fosse
differenza di genere. Le ladies del palazzo
sono: Enza Amato del Pd, eletta nella circoscrizione
di Napoli; Flora Beneduce, di
Forza Italia anche lei in campo a Napoli;
Valeria Ciarambino candidata presidente
del Movimento 5 Stelle - BeppeGrillo.
it proclamata eletta nella circoscrizione
di Napoli; Maria Antonietta Ciaramella
del Pd sempre a Napoli; Maria Grazia di
Scala di Forza Italia eletta a Napoli; Carmela
Fiola del Pd eletta a Napoli; Mary
Muscarà del Movimento 5 Stelle eletta
a Napoli; Monica Aliberti di Forza Italia
eletta a Salerno; Loredana Raia del Pd
eletta a Napoli; Maria Ricchiuti, dell’Unione
di Centro eletta a Salerno e Rosetta
d’Amelio del Pd eletta ad Avellino (è
di Lioni) nonché consigliere anziano. A
quest’ultima, che è al suo secondo mandato,
tocca anche dirigere i lavori dell’aula:
l’Assemblea l’ha eletta Presidente del
Consiglio regionale. Ruolo che in precedenza
era toccato ad un’altra lady importante:
Sandra Lonardo Mastella. Che un
consigliere su cinque sia donna, pari al 22
% dell’Assemblea, non è un successo e
non garantisce la parità di genere. Le cose
cambiano in Giunta: il neogovernatore
della Campania, Vincenzo De Luca, ha
chiamato in squadra ben sei donne su otto
componenti. Cosa che, dietro le quinte,
sta facendo mormorare i papabili di sesso
maschile di “discriminazione azzurra”.
In realtà, il mainstream parla di Giunta
all’avanguardia. Di un capolavoro. Le giovani
e brillanti Signore di Palazzo Santa
Lucia sono: Serena Angioli (con delega ai
Fondi europei); Lidia D’Alessio (Bilancio);
93 #3D

Vincenzo De Luca: “In Giunta donne competenti.”
Valeria Ciarambino (M5S):
“Il Consiglio regionale non sarà più lo stesso.
Rinunciamo a somme accessorie.”
Valeria Fascione (Internazionalizzazione -
Start up); Lucia Fortini (Scuola - Politiche
sociali); Chiara Marciani (Formazione
- Pari Opportunità); Sonia Palmieri (Risorse
umane - Lavoro). Loro sono frutto
di decisioni governative, sono state scelte
e nominate direttamente da De Luca che
ha affermato di averle selezionate “non
perché siano figure femminili di rappresentanza
ma perché hanno solide competenze”.
Tra le più giovani elette, invece,
c’è Vincenza Amato, per tutti Enza, del
Pd: “Credo che la legge di genere abbia
comunque funzionato: nel Pd sono quattro
le donne elette. La Giunta di De Luca
rappresenta certamente una inversione di
tendenza rispetto al passato. Piena fiducia
al governatore per le sue scelte. Personalmente
- assicura - sarò particolarmente
attenta alle politiche sociali. In particolare
sarò vicina alle mamme: mi piacerebbe
sperimentare in Campania i nidi di famiglia,
come già è avvenuto al nord. Lavorerò
anche sul reddito di cittadinanza, per
verificare se sia una misura che la Regione
è effettivamente in grado di sostenere: per
tenerlo in vita occorre trovare le coperture
finanziarie necessarie. Credo - aggiunge
Enza Amato - che la cosa più importante
oggi sia quella di porsi con serietà di fronte
ai cittadini: è inutile parlare di sostegni
straordinari se poi non si può mantenere
fede agli impegni presi perché le risorse
non ci sono. Per portare avanti il mio
impegno sociale - dice ancora la Amato -
cercherò la collaborazione di tutti, uomini
e donne. Ho sempre lavorato bene con
tutti, genere a parte”. Ma quando chiede
alla neoconsigliera che cosa significhi per
lei essere donna oggi risponde: “Essere sul
pezzo, cioè essere determinante nelle scelte
grazie al senso pratico che occorre nella
quotidianità: conciliare lavoro e famiglia
ci rende pratiche”.
Dagli scranni di Forza Italia, è Monica
Paolino, a parlare del ruolo delle donne
in politica. 43 anni, rieletta al Consiglio
regionale dopo aver ricoperto, nella passata
legislatura il ruolo di Vice Presidente
della VI Commissione Politiche Sociali,
della V Commissione Sanità e della Com-
#3D
94

Enza Amato (Pd): “Sarò vicina alle mamme.”
Monica Paolino (Fi):
“La legge non basta, occorre un cambiamento culturale.”
#DPOLITICA
missione Speciale Mobbing. È convinta
che “La Legge elettorale che ha consentito
la doppia preferenza abbia contribuito
in maniera feroce alla presenza delle
donne in politica” ma che “ciò non basta”.
“C’è bisogno - dice la Paolino - di un
cambiamento culturale, di un’aria diversa
che già incominciamo a respirare in tanti
Comuni della Campania, nelle Giunte
e nelle Partecipate della nostra Regione.
Non dimentichiamo, poi, che le donne -
aggiunge - hanno tempi diversi rispetto
agli uomini essendo più impegnate nei
contesti familiari”.
Sulle Assessore della Giunta De Luca,
commenta: “Sono donne impegnate nella
società sul piano professionale. E’ giusto
aspettare i fatti prima di giudicare, per solidarietà
femminile”. Come la collega del
Pd, Enza Amato, intende proseguire nel
cammino avviato sul fronte delle politiche
sociali. E’ stata, tra l’altro, primo firmatario
della Proposta di Legge contenente
“Disposizioni in materia di servizi socio-educativi
per la prima infanzia”. E chissà
se tra Monica Paolino ed Enza Amato,
sebbene siano sedute su fronti opposti,
possa nascere davvero una sinergia al
femminile per affrontare le tematiche relative
agli asili nido. Intanto, al Consiglio
regionale della Campania vi sono altre
presenze femminili importanti: Rosa D’Amelio,
consigliere anziano che ha avuto il
compito di convocare la prima delicatissima
seduta dell’Assemblea, quella dedicata
all’insediamento e Valeria Ciarambino,
candidata grillina alla Presidenza della
Giunta che, come primo atto ha dichiarato:
“Il Consiglio regionale della Campania
non sarà più lo stesso. Rinunciamo
- ha detto - a qualsiasi somma accessoria e
indennità di carica legata a ruoli d’ufficio
di presidenza, di capigruppo e presidenti
di commissione, per un risparmio di almeno
dieci milioni all’anno”.
B.C.
95 #3D

#3D
96

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97 #3D

TENUTA PAVONCELLI
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Un matrimonio sul lago
Se chiedi qualcosa di straordinario al giorno più importante della tua vita, prova a immaginare una chiesa intima, elegante, immersa nella natura e al centro di uno splendido
lago.
Unica nel suo genere, la cappella di Tenuta Pavoncelli, è una location incantevole situata all’interno dell’ Eco parco del Mediterraneo. Una cornice da sogno per un matrimonio
suggestivo che incanterà i tuoi ospiti e farà sentire te e il tuo sposo al centro di una favola. Tutti a bordo allora. E la cappella lentamente si allontana dal piccolo
molo per raggiungere il centro del lago dove avrà inizio la cerimonia. Poi il ritorno per l’aperitivo in Tenuta che intanto si è illuminata di romantici colori. A Tenuta Pavoncelli
tutte le occasioni - comunioni, feste di compleanno e di laurea, pool party, convegni – diventano uniche, perché affidate a professionisti del settore in grado di realizzare
ogni richiesta. I nostri ospiti potranno scegliere tra una vasta gamma di proposte eno-gastronomiche e di allestimenti, fino a comporre nei minimi dettagli il loro evento.
Numerose sono anche le aree che Tenuta Pavoncelli mette a disposizione: discoteca, bordo piscina, prato, sale interne, terrazzi, affinché ogni idea possa realizzarsi nel
modo più elegante e confortevole.
Si ringrazia:
Reloveaction e Fiorenza D’Antonio, Marco Rossi, Atelier Francesco Arena, Compagnone Atelier.
#3D
98

99 #3D
#WHERE

Tenuta
Pavoncelli
elegante per natura
solo uno scenario unico può rendere ogni evento indimenticabile
come un matrimonio celebrato nella nostra cappella sul lago
TILAPIA
#3D
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101 #3D

PH. FEDERICA NAPOLITANO
#3D
102

MUSICA
#GIOVANITRAGUARDI
DI NOTTE,
MODA
DI GIORNO
Un imprenditore di sogni e tendenze:
Claudio Delgado e il suo
Il giorno e la notte, il buio e la luce, la moda e la musica. Semplici
binomi che scandiscono la nostra vita, ma che si contaminano,
da sempre, in un cerchio che non avrà mai fine. “Anche
se è la notte a dettare legge se si parla di tendenze” e a dirlo è
uno specialista di stili musicali e di abbigliamento, all’anagrafe
Claudio Delgado. Figlio di un insegnante e di un incallito giocatore
di carte “un genio della follia che ha distrutto famiglie”
oggi Claudio è un affermato imprenditore di giorno (titolare del
marchio EDITION) e disk jockey di notte. Può vantare origini
spagnole grazie a suo nonno paterno che per amore decise di
sbarcare sulle rive italiane. Dai tratti latini, sguardo deciso e numerosi
tatuaggi, Claudio Delgado, è l’ideatore di un format di
eventi che porta il nome del suo show-room, A.F.T.E.R.A.L.L
- Gold showroom, la cui parola chiave è contaminazione.
“Moda e musica si influenzano a vicenda da sempre e dettano
le mode del momento sin dai tempi di Studio54”, spiega Delgado,
che sente di appartenere a quel mondo fin da ragazzino.
Lo show-room, posizionato in una delle zone più belle di Napoli,
in via Martucci, è il terzo di una triade di importanti studi
di rappresentanza di noti marchi di abbigliamento già presenti
a Roma e Bologna. Fondato nel 2012, grazie all’apporto di
risorse e creatività di soci come Marco Pettisani e Simona
Varriale, oggi può vantare una distribuzione in buona parte
d’Italia.
103 #3D

PH. FEDERICA NAPOLITANO
Cos’è e come nasce il format
showroom A.F.T.E.R.A.L.L ?
L’idea è che tutto ciò che fa parte della
notte continua a vivere di giorno e
viceversa. Ho sempre cercato di capire
quali sono le tendenze della notte per
venderle di giorno e ho fatto di questo la
mia esistenza. Non avendo più tempo da
dedicare solo alla musica, una costante
nella mia vita, ho pensato di creare un
format di eventi che ruotasse intorno al
mio show-room. Ci sono io che propongo
musica come dj, il marchio che
allestisce il locale e fa pubblicità, i clienti
che portano con sé un seguito di persone,
creando un’atmosfera unica e divertente,
stile Titilla degli anni 90’, con l’obiettivo
di far crescere e conoscere il marchio.
Portiamo una forza nuova nei locali che
è quella di gente che ha voglia di vestirsi
e fare festa all’insegna della moda e della
musica.
Dove e quando tutto ha avuto inizio?
Ho cominciato appena diciottenne nel
mondo delle calzature, lavorando per
marchi come Pittarello, Scarpe&Scarpe,
etc. Ma non mi sentivo completo nella
vendita e cosi decisi di inserirmi nel campo
dell’abbigliamento. Nel 2006 salgo su
un traghetto che mi porta a Mykonos,
l’isola della trasgressione, musica e nuovi
stili. Sapevo che li c’era un noto gruppo
di organizzatori di eventi, gli Angel’s of
Love, ideatori del medesimo marchio
moda e show room e per il quale inizio
presto a lavorare, una collaborazione
durata per ben otto anni. Ma il mio percorso
ha conosciuto diverse tappe importanti,
tra cui quella di Berlino, nel 2010,
“Cerco di capire quali sono le tendenze della notte
per venderle di giorno, dormo molto poco.”
#3D
104

PH. FEDERICA NAPOLITANO
patria di note etichette discografiche, cultura, arte e moda e dove ho
avuto l’occasione di conoscere l’azienda Vans per la quale sono stato
agente distributore della Campania per alcuni anni.
Il binomio moda e musica continua ad accompagnarti fino
ad un certo punto.
La musica ha sempre fatto parte della mia vita, tanto che per alcuni
anni lavoro come dj in un locale di Pozzuoli, il Most, il martedì sera
chiamato Delight. Sono anni d’oro che condivido con un caro amico
e socio che, però, presto perde la vita. Con lui scompare anche la mia
voglia di suonare e cosi decido di dedicarmi solo alla moda. Qualche
anno dopo torno tra i dischi creando un nuovo format, Serata In,
in cui comincio ad abbinare le mie proposte musicali a quelle delle
aziende di abbigliamento.
#GIOVANITRAGUARDI
“Il mio film preferito è L’avvocato del diavolo,
non faccio che cadere in tentazione.”
105 #3D

Quando pensi che tutto stia andando
per il verso giusto accade
qualcosa.
Nel 2012 scopro che mia madre è molto
malata e che di lì a poco l’avrei persa.
Ho un tatuaggio sulla pelle che rappresenta
quella fase della vita. A quel punto
penso che sia giunto il momento di crescere
e rendere concreto il mio progetto,
fatto di giovani imprenditori come me
che hanno voglia di imporsi sul mercato.
Con l’aiuto di mio fratello, un broker
finanziario, unisco il coraggio alle risorse
economiche e umane dei miei attuali
soci e apro il mio primo show-room alla
riviera di chiaia con vista sul mare. Qualche
anno dopo ci spostiamo nell’attuale
studio in via Martucci, grazie ai successi
ottenuti e alle idee vincenti di un gruppo
di lavoro forte e coeso.
Perché il nome AFTERALL?
Afterall vuol dire dopo tutto e racchiude
appieno il senso di tutti gli
sforzi fatti per giungere dove sono,
perchè dopo tutto ci sono riuscito,
dopo tutto sono ancora qui e dopotutto
possiamo divertirci.
- VALERIA AIELLO
“È importante essere protagonisti,
viaggiare e fare nuovi incontri.”
PH. FEDERICA NAPOLITANO
#3D
106

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111 #3D

ESTATE IN BELLEZZA
I CONSIGLI
PER UN’ABBRONZATURA
PERFETTA
Dopo un lungo inverno è giunta ormai
l’estate e con essa la voglia di sole, mare e
abbronzatura. Ma attenzione a prendere
le giuste precauzioni prima dell’esposizione
al sole. Con pochi gesti potrete ottenere
un’abbronzatura perfetta e soprattutto
una pelle sana. Prima di distenderci al
sole, è importante esfoliare e idratare a
fondo la cute per rimuovere la pelle morta,
che blocca la penetrazione dei raggi
solari e, dunque, l’abbronzatura. Cercate
di usare prodotti naturali e non dimenticate
di idratarla dopo il trattamento.
Quando vi sarete liberate della “patina”
invernale, aspettate sempre 24 ore prima
di esporvi al sole: per quanto naturale, lo
scrub è comunque un trattamento d’urto
per la pelle che può apparire anche lievemente
arrossata nelle zone più delicate.
Veniamo ora alle creme solari tanto amate
e tanto odiate. Ogni anno il mercato ci
mette di fronte a innumerevoli proposte.
Qualunque tipologia di protezione venga
scelta l’importante è scegliere il giusto fattore
protettivo. Le creme solari infatti non
servono solamente a evitare eritemi solari
o scottature, ma sono fondamentali per
prevenire malattie come l’invecchiamento
cutaneo o patologie gravi come i
melanomi. Inoltre utilizzare i prodotti
solari adeguati al fototipo della propria
pelle, non solo vi permetterà di ottenere
la tanto attesa abbronzatura senza alcun
intoppo, ma di avere un colorito uniforme
e duraturo. A questo proposito la scelta
del fattore protettivo è importantissima e
va sfatato il luogo comune in base al quale
utilizzare una crema solare con SPF elevato
non vuole dire non abbronzarsi. Chi
ha una pelle chiara non potrà fare a meno
di un SPF 30 o 50, soprattutto nei primi
giorni.
Le protezioni con SPF minore di 15
vanno usate con molta cautela. Sono perfette
se avete una carnagione olivastra o,
in alternativa, possono essere utilizzate
dopo aver applicato solari con un filtro
elevato in modo da creare una base adeguata
ed evitare scottature. Zone come
contorno occhi e labbra sono estremamente
delicate: la pelle è molto sottile e
ha bisogno di una protezione maggiore
dai raggi UVA e UVB. Proprio per questo
#3D
112

esistono protezioni solari specifiche,
spesso in formato stick per facilitarne l’applicazione,
che oltre a proteggere idratano
e hanno un effetto antiage.
In generale è consigliabile non esporsi
troppo a lungo nei primi due-tre
giorni. All’inizio, non prendere più di
tre quarti d’ora di sole al giorno (20 minuti
al sole intenso). Oltre questo limite,
non viene prodotta altra melanina. L’abbronzatura
superficiale dei primi giorni è
dovuta alla melanina subito disponibile,
ma è destinata a sparire rapidamente.
Solo dopo circa una settimana inizia a
formarsi l’abbronzatura duratura.
Durante la giornata rinnovate frequentemente
l’applicazione, in particolare in
caso di sudorazione intensa e dopo ogni
bagno prolungato.
Al calar del sole non dimenticare di idratare
profondamente la pelle. Le creme
dopo sole, oltre a riportare il giusto livello
di idratazione della pelle, donano sollievo
grazie alle proprietà lenitive e rinfrescanti.
L’utilizzo costante di una crema o
di un gel dopo sole vi permetterà di mantenere
a lungo l’abbronzatura conquistata
durante l’estate.
E se volete prolungare al massimo l’abbronzatura
un occhio di riguardo va anche
all’alimentazione. Privilegiate frutta
e verdura perché ricche di acqua, sali minerali
e vitamine, con un’attenzione
particolare agli alimenti di colore
giallo-arancione ricchi di beta-carotene:
melone, pomodori, carote,
zucca, albicocche. Ma non solo. La
frutta secca e l’olio d’oliva, essendo ricche
di vitamina B ed E, sono perfette per
mantenere tonica e idratata la nostra pelle.
Senza contare, poi, che bere almeno 2
litri di acqua al giorno è fondamentale per
mantenere la giusta idratazione cutanea.
Con questi piccoli trucchetti mantenere
un’abbronzatura perfetta sarà un gioco
da ragazzi. Il ritorno in ufficio sarà meno
traumatico e ricorderemo ancora per un
po’ le nostre calde e indimenticabili giornate
di mare.
CONSIGLI G-CUBE
CAPELLI D’ESTATE:
TRATTAMENTI
E ACCONCIATURE AL SOLE
L’estate dovrebbe essere un’occasione di relax anche
per i capelli. Posticipate quindi tutti i trattamenti
aggressivi (tinture e stirature) a settembre e trattate
sempre con delicatezza le vostre chiome. I raggi ultravioletti
del sole, infatti, danneggiano la cheratina
indebolendo il fusto, mentre la salsedine del mare
si deposita sul rivestimento naturale, la cuticola, intaccandone
l’integrità. Il surriscaldamento del cuoio
capelluto, provocato dagli infrarossi, altera sensibilmente
il microcircolo, quindi l’apporto di ossigeno e
nutrimenti alle radici, nuocendo gravemente alla salute
del capello e all’intensità del colore. Per il lavaggio
scegliete uno shampoo delicato e nutriente,
formulato appositamente per trattare i capelli al sole.
Una volta a settimana fate una maschera ristrutturante
per riparare i capelli e donargli morbidezza
e pettinabilità. È anche molto importante, soprattutto
se trascorrete molto tempo al sole, utilizzare
un cappello per proteggere i capelli dai danni solari.
L’ultimo consiglio è bere tanta acqua, così il capello
verrà idratato anche dall’interno. Questo è un consiglio
valido non solo per i capelli ma anche per la
pelle e per il benessere generale del corpo, il quale
ha bisogno di reintegrare i liquidi che perde con il
caldo.
Anche le pettinature in estate sono sempre un
problema. Essere chic in vacanza tra sole, mare, salsedine
e sabbia, è possibile? Assolutamente si! L’importante
sarà avere qualche attenzione in più per le
vostre chiome ed una selezione di accessori per
acconciare i capelli, dal mattino fino alla sera. Quali
scegliere?
Innanzitutto scegliete degli elastici colorati e preferibilmente
morbidi, da abbinare all’outfit del giorno
quando al mattino vorrete rendere più allegra la solita,
ma sempre risolutiva, coda di cavallo. Lo stesso
dicasi per una treccia che può essere arricchita con
un foulard da intrecciare insieme ai capelli o magari
arrotolata su se stessa per uno chignon chic.
Se invece avete i capelli di media lunghezza, difficili
da raccogliere, potete fare una scorta di fasce e cerchietti
per capelli. Il cerchietto lascerà il vostro viso
libero di prendere il sole a pieno e ne potrete trovare
tantissimi modelli: scegliete sempre quelli con i
dentini che tengono meglio e assicurano una tenuta
perfetta per molte ore.
#BEAUTYCASE
113 #3D

#COLTINELSEGNO
A cura di Riccardo Sorrentino
Che belle le stelle di piena estate, e che gioia iniziare questo mio “viaggio di carezze stellari” per #3D con tutti Voi, sotto
un cielo caratterizzato da un Giove che, prima darà la carica positiva ai segni di fuoco e di aria (fino a l’11 agosto), e poi
a quelli di terra e di acqua. Ma, al di là delle stelle e degli oroscopi generali, forzatamente superficiali, ricordate sempre
che tutto va gestito con il libero arbitrio, e che, quindi, …le vere STELLE…SIAMO NOI.
ARIETE - agosto e settembre 2015
Anche se nella prima settimana di agosto (che però, è molto
lucida per prendere decisioni di lavoro) potresti confondere
una forte attrazione fisica per amore, il cuore dell’estate ti
mette sul podio di Cupido, con grandi possibilità, se sei single,
di fare un incontro da metà della mela, o per sposarti
con la benedizione di Venere. Non fare troppo solo di testa
tua invece, sulle scelte professionali dal 28 agosto in poi,
perché il lungo transito di Mercurio opposto (fino al 2 novembre)
ti mette a rischio… passi più lunghi della gamba.
Vacanza ideale: nella prima metà di agosto.
Amore e eros***** Lavoro*** Fortuna*** Forma****
LEONE - agosto e settembre 2015
Arrivi al tuo periodo dell’anno preferito, quello cioè in cui
ti puoi ricaricare con il tuo amato sole, con le idee molto
chiare e tante decisioni già prese, e con un bilancio positivo
in chiave… ripartenza. Quindi, nonostante Giove ti lasci l’11
agosto, con Venere nel segno fino all’autunno, sarai bella/o
e brillante come una supernova, anche se con una atmosfera
più rarefatta, e una maggiore consapevolezza dei tuoi
pregi e dei difetti; una qualità aggiuntiva che ti consentirà,
da metà settembre, passi ancora più costruttivi per il tuo
nuovo futuro.
Vacanza ideale: nella prima settimana di agosto, ma anche dopo.
Amore e eros***** Lavoro**** Fortuna*** Forma*****
SAGITTARIO - agosto e settembre 2015
Se in amore posso tranquillamente metterti sui segni da
podio per tutto il prosieguo dell’estate, con la possibilità,
quindi, di fare da bersaglio preferito di Cupido o di rigenerare
anche i rapporti che avevano subito una flessione, per
quanto riguarda,invece, gli aspetti professionali, burocratici,
economici e legali, ti invito a non rimandare a dopo l’11
agosto quello che puoi fare prima, perché, con Giove che
ti volterà le spalle, tutto sarà meno fluido, e dovrai essere
molto più cauto e concentrato per rispettare gli impegni che
ti sarai assunto.
Vacanza ideale: nella prima settimana di agosto.
Amore e eros***** Lavoro** Fortuna*** Forma***
TORO - estate 2015
Evviva Giove che, dal 12 agosto, dopo un anno di transito
negativo (che sommandosi a Saturno ti aveva trasformato
negli ultimi 3 anni nella “Cenerentola” dello zodiaco), da
negativo diventa super positivo, donandoti, soprattutto da
fine settembre, lo spirito ottimista che ti accompagnerà fino
all’estate prossima, con una gran voglia di fare, ricostruire,
riguadagnare, riamare e risognare. Solo Venere sarà ancora
ostile, e, quindi, meglio, in questi due mesi, puntare sul lavoro
e sulla soluzione di problemi economici e burocratici.
Vacanza ideale: dal 12 al 27 agosto.
Amore e eros** Lavoro**** Fortuna**** Forma***
VERGINE - agosto e settembre 2015
Nel cuore della tua estate, che, con il pianeta della fortuna
Giove che entra nel tuo segno dall’11 agosto (e fino al 9
settembre 2016), e con Saturno complice fino a metà settembre,
posso definire, senza dubbio alcuno, il periodo migliore
del tuo 2015. Un periodo ricco di supporti astrali per
osare nel pratico, e per trasformare anche i vecchi problemi
in nuove, ottime opportunità (e se non sei single, il periodo
va sfruttato anche per stabilizzare al massimo il rapporto,
onde prevenire gli attacchi successivi di Saturno ostile dal
18 settembre).
Vacanza ideale: dall’8 al 27 agosto.
Amore e eros**** Lavoro**** Fortuna***** Forma****
CAPRICORNO - agosto e settembre 2015
Meno male che sei coriacea e testardo. Meno male che,
difficilmente, ti fai condizionare dagli altri, e che sai mettere
da parte il sentimentalismo quando non è il caso di
fare sconti a nessuno. È questo tuo carattere concreto a
risultare vincente in periodi turbolenti come questo. E, dopo
un luglio stressante sul piano fisico e non solo, un agosto
super sia per il lavoro che per fare una bella vacanza, o,
magari, fare una fortunata vincita. E l’amore? Un piacevole
e sensuale… contorno. Più cautela, però, sul lavoro e nei
viaggi, a settembre.
Vacanza ideale: dall’8 al 27 agosto.
Amore e eros*** Lavoro*** Fortuna**** Forma****
GEMELLI - agosto e settembre 2015
In amore, la scia che ti precede è certamente positiva, e
sarà sostenuta da Venere per tutta l’estate, e, quindi, in
amore, puoi, anche con un bel viaggio, dare forza sia a
un rapporto che si era un po’ indebolito, che esaltare, nel
modo più romantico, una emozionante new entry. Maggiore
cautela invece, per spese e aspetti legali (per la 1° decade)
e collaborazioni (per la 2° da metà settembre), perché
Giove, da cigno regale, si trasformerà in brutto anatroccolo,
e potrebbe penalizzare tutte le superficialità sul piano economico
o burocratico.
Vacanza ideale: nella prima settimana di agosto.
Amore e eros**** Lavoro** Fortuna** Forma****
BILANCIA - agosto e settembre 2015
Dopo una prima parte dell’estate stressante sia sul piano
fisico che su quello degli ostacoli lavorativi, il Giove di fuoco,
così amico fino alla metà di agosto, è uno straordinario jolly
da giocare a 360° nel lavoro (per trovarlo sei lo stai cercando,
come è probabile, da tempo), così come il Mercurio nel
segno dal 28 agosto in poi. Buone notizie anche in amore
(e per le/i single… belle e romantiche novità), con Venere
sempre complice, e con tante opportunità di esaltarlo con il
matrimonio o con un vero incontro fatale.
Vacanza ideale: nella prima metà di agosto, ma anche dopo.
Amore e eros***** Lavoro**** Fortuna*** Forma****
ACQUARIO - agosto e settembre 2015
Ottimo settembre per il lavoro, e sei nell’anticamera del tuo
grande, completo rilancio, ma, c’è ancora qualche prova da
superare, soprattutto in amore e per la 3° decade. Ti ricordo,
quindi, una vecchia canzone di Celentano che diceva:
“io non so parlar d’amore... l’emozione non ha voce...”,
ecco, fossi in te, la sceglierei come refrain di un’estate intensa,
ma che troverà qualche ostacolo proprio nella tua
incapacità di abbandonarti veramente. Insomma, smettila di
fare l’amica/o di tutti e ritagliati qualche settimana di pura,
erotica e intensa passione.
Vacanza ideale: dal 28 agosto in poi.
Amore e eros*** Lavoro**** Fortuna*** Forma****
CANCRO - agosto e settembre 2015
Mi sembra già di sentire il tuo lato sensibile ( ma anche
aggressivo-lamentoso) che descrive all’amica/o del cuore,
le impervie difficoltà che hai dovuto superare. Per te segno
legato alla Luna, e, quindi, alle maree emotive, una estate
perfetta, perché, pur se ricca di sorprendente e ritrovata
stabilità in amore, pur con un agosto ideale per viaggiare,
con il grande supporto di Giove e del Saturno (fino a metà
settembre molto amico e costruttivo), ti aiuterà anche trovare
lavoro o a stabilizzarlo. Maggiore cautela, invece, sul
lavoro a settembre.
Vacanza ideale: dal 12 al 27 agosto.
Amore e eros*** Lavoro**** Fortuna**** Forma*****
SCORPIONE - agosto e settembre 2015
Con Saturno tornato nel segno con il suo peso di responsabilità
(e per la 3° decade di decisioni delicate da prendere),
ma un Giove che, dal 12 agosto, da negativo diventa, per
oltre un anno, il tuo più grande alleato, non sarà di certo un
bimestre banale, e, come in fondo piace a te, avrà i sapori
e i colori forti dei giorni che “chiudono le porte e aprono i
portoni”, e questo sia per il lavoro e gli aspetti legali (molto
protetto dal 12 agosto) che in amore, sotto la pressione,
invece, di Venere sempre ostile per tutto il periodo, e che
potrebbe determinare qualche taglio.
Vacanza ideale: dal 12 al 27 agosto.
Amore e eros** Lavoro**** Fortuna**** Forma***
PESCI - agosto e settembre 2015
Una sirena (o sirenetto) sta bene se può rimanere in contatto
con l’elemento acqua. Viva la vacanza al mare quindi,
magari su un isola lontana nel blu dell’oceano, sotto un
mantello di stelle che sembrano avvolgerti chiedendoti di
esprimere l’ennesimo desiderio per l’ultima stella cadente…
pensando a un amore lontano, ma… occhi negli occhi,
con il più bell’indigeno/a dell’atollo…; e parlo subito
di vacanza perché poi, prima Giove dal 12 agosto, e poi
Saturno dal 18 settembre, complicheranno un po’ le cose
sul pratico e sul c/c.
Vacanza ideale: nella prima settimana di agosto.
Amore e eros**** Lavoro** Fortuna** Forma***
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