BluePassion_Nikon
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A scuola di fotografia<br />
La migliore della serie<br />
Per la serata conclusiva del trofeo Siad, oltre ai più<br />
convenzionali fuochi d’artificio, la piazzetta di Portofino<br />
è inondata di fumi (vapore acqueo generato dall’aria<br />
che fuoriesce da bombole dove viene mantenuta<br />
liquida a una temperatura di -180°C) che vengono<br />
colorati con spettacolari giochi di luce.<br />
magica notturna<br />
Per realizzare la foto qui a sinistra Roberta ha straordinariamente<br />
scattano con l’11-16 mm a mano libera con l’ausilio del<br />
solo monopiede e con ISO molto spinti. Era infatti impossibile<br />
muoversi nella calca e nel fumo che nascondeva la banchina.<br />
La magia della foto sta nella straordinaria visione delle persone<br />
che emergono come fantasmi dalla nebbia colorata e nel villaggio<br />
illuminato sullo sfondo.<br />
L’importanza del treppiedi<br />
L’APPRENDISTA RACCONTA<br />
Per riprendere lo spettacolo pirotecnico<br />
Francesco mi ha fatto montare la macchina<br />
sul cavalletto con il 16-35 mm e per<br />
evitare vibrazioni ha impostato l’autoscatto.<br />
Poiché i tempi dovevano essere lunghi (circa 4<br />
sec. , f/10, 800 ISO) più fuochi d’artificio potevano venir registrati<br />
in ogni immagine. Il flash mi ha permesso infine di illuminare<br />
la barca in primo piano.<br />
L’Attrezzatura<br />
del<br />
professonista<br />
1<br />
flash<br />
FOTOGRAFARE LA regata<br />
Francesco Rastrelli spiega: “Nel reportage il flash si<br />
usa soprattutto come fill-in, ovvero “riempimento”. Il flash<br />
infatti schiarisce e quindi rende più visibile quelle aree<br />
dell’immagine che resterebbero sottoesposte e quindi poco<br />
leggibili. Di solito uso il flash angolato a 45° in modo da non<br />
puntare direttamente sul<br />
soggetto. Imposto in Matrix<br />
TTL (through the lens) cosicché<br />
il flash possa misurare<br />
la luce attraverso l’esposimetro<br />
della fotocamera.<br />
Durante le pose più lunghe<br />
stacco il flash dal corpo<br />
macchina e dò “spruzzate<br />
di luce” (open flash) a mano<br />
in modo da illuminare punti<br />
diversi dell’immagine.”<br />
la preparazione<br />
Conclusione di una giornata<br />
IL PRO racconta<br />
Roberta fotograficamente ha un<br />
occhio davvero clinico. Potrei fidarmi<br />
ciecamente del suo istinto e del suo giudizio<br />
e rimango impressionato del suo coraggio e<br />
della sua vitalità. Roberta non teme sole,<br />
vento e mare mosso. Si arrampica in testa d’albero, resiste<br />
a interminabili giornate di lavoro anche in condizioni molto<br />
dure.<br />
OBIETTIVO <strong>Nikon</strong> D 300 con un 11-16 mm Tokina, focale 12 mm<br />
ESPOSIZIONE 1/8 sec, f/3,2; 3200 ISO<br />
il risultato<br />
l’apprendista racconta<br />
Per imparare da Francesco bisogna<br />
soprattutto osservare attentamente<br />
quello che fa. Di poche parole è tuttavia<br />
un modello da seguire, sia per le sue competenze<br />
tecniche davvero eccezionali, sia<br />
per la sua innata capacità di vedere la foto<br />
che sta al di là della realtà che tutti abbiamo di fronte agli<br />
occhi. è come se guardasse contemporaneamente attraverso<br />
obiettivi diversi. Quello che poi fa davvero la differenza è<br />
l’entusiasmo che ci mette in qualsiasi situazione di lavoro.<br />
Non è un patito della perfezione tecnica ma cerca di comunicare<br />
emozione e attraverso il suo lavoro.<br />
autoscatto<br />
FOTO NELLA NEBBIA<br />
Roberta Roccati spiega: “Finita l’adrenalina<br />
della regata, in attesa della festa<br />
ci, siamo voluti fare un “selfie” ricordo<br />
con uno degli sfondi più pittoreschi della<br />
Liguria. Francesco ha messo la <strong>Nikon</strong><br />
D3s sul cavalletto, impostato l’autoscatto<br />
su 10 secondi , angolato il flash e corso<br />
ad abbracciarmi. Il nostro è un sodalizio<br />
di vita e lavoro che dura ormai da cinque<br />
anni. Di avventura in avventura aumenta<br />
in passione e affiatamento”.<br />
il risultato<br />
Ph L.Azzarini<br />
lo scatto<br />
Francesco Rastrelli spiega “Quando si fotografa<br />
nella nebbia (nel nostro caso si trattava<br />
di fumi artificiali, ma il risultato è lo stesso)<br />
meglio avere a portata di mano una pelle di<br />
daino per asciugare di continuo gli obiettivi<br />
che si coprono di goccioline d’acqua. Con<br />
la condensa sulla lente si rischia di creare un<br />
effetto flou nell’immagine (mancanza di nitidezza).<br />
Qui è l’istinto del fotografo che prende<br />
il sopravvento. Bisogna guardare e scattare<br />
cercando di cogliere al volo situazioni che<br />
improvvisamente si creano davanti all’obiettivo.<br />
Io ho impostato il corpo macchina con<br />
un grandangolo 16-35 mm su un treppiedi. I<br />
tre marinai, che sono usciti all’improvviso dal<br />
fumo spesso che mi circondava, sono stati<br />
immortalati con 1/50 sec., apertura f/4, 800<br />
ISO, focale 35. Un colpo di flash diretto a 45°<br />
mi ha consentito di rendere più chiara la nebbia<br />
e restituire ai soggetti i loro colori originali.”<br />
[16] N N<br />
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