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BluePassion_Nikon

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A scuola di fotografia<br />

FOTOGRAFARE LA regata<br />

Da non dimenticare<br />

Nel kit essenziate del professionista<br />

Obiettivi sui corpi macchina , protezioni per l’acqua<br />

e moltissima memoria<br />

OBIETTIVO <strong>Nikon</strong> D 300 con un 18-200 mm<br />

ESPOSIZIONE 1/250 sec, f/5,6; 320 ISO<br />

Fotografare una regata: da terra<br />

Custodia anfibia<br />

Dicapac<br />

Di solito inserisco in questa<br />

custitodia stagna la<br />

<strong>Nikon</strong> D700, smontando il<br />

battery pack e montando<br />

sul corpo macchina l’obiettivo<br />

16-35 mm. Blocco con<br />

lo scotch la ghiera zoom su<br />

focale 16 in modo da sfruttare<br />

a pieno il grandangolo.<br />

In questo modo riesco a<br />

realizzare foto a mezz’acqua<br />

e foto di spruzzi senza<br />

paura di danneggiare l’attrezzatura.<br />

Si tratta di una<br />

soluzione estremamente<br />

versatile .<br />

OBIETTIVO <strong>Nikon</strong> D300 con <strong>Nikon</strong> 18-200 mm su 170mm<br />

ESPOSIZIONE 1/250 sec, f/5,6; 320 ISO<br />

Il corredo standard<br />

Meglio non cambiare le ottiche quando si è in mare per<br />

il pericolo di sporcare il sensore. Io tendo a montare sui<br />

due corpi macchina il grandandolo (16-35 mm) e il tele<br />

(70-200 mm), mentre porto con me il 300 mm per esaltare,<br />

quando serve, il cuore dell’azione.<br />

La composizione dell’inquadratura da terra<br />

IL PRO insegna<br />

L’apprendista racconta<br />

SENSE AND SENSIBILITY, RAGIONE E SENTIMENTO<br />

Schede di memoria<br />

Le schede devono essere affidabili (antiurto e resistenti<br />

all’acqua), veloci (compact flash 60 MB/sec) e capienti. La<br />

velocità è importante sia nello scaricamento dei file sia nel<br />

traferimento dei dati dello scatto alla scheda.<br />

CERCARE il cuore dell’azione<br />

Roberta punta il 300 mm verso i dinghy impegnati in regata alla ricerca dello scatto migliore. Francesco le<br />

mostra come poter scegliere l’inquadratura anche prima di guardare nel mirino, individuando quella parte<br />

della scena che vale la pena di essere immortalata in una immagine. “La cosa migliore”, spiega Francesco, “è<br />

seguire il farsi dell’azione per poter anticipare eventuali situazioni interessanti su cui puntare il tele”.<br />

Queste due foto scattate da Roberta<br />

dimostrano il valore della composizione.<br />

Io di norma seguo la teoria del primo e secondo<br />

piano di Andreas Feininger: è sempre meglio<br />

mettere in primo piano un elemento di riempimento<br />

che crea profondità nella composizione di una immagine<br />

o che la incornicia. In questo modo la foto non resta piatta. Il primissimo<br />

piano può anche essere sfuocato come succede per le<br />

sedie a sdraio (che danno anche una interessante macchia di<br />

colore alla foto) o ai tetti delle cabine che aggiungono un disegno<br />

geometrico e grafico in perfetto pandan con le piccole vele<br />

triangolari sullo sfondo. Anche il gioco dei colori è voluto. Nella<br />

foto a sinistra Roberta ha cercato il contrasto tra la dominante<br />

azzurra della foto e la forte tinta di sedie a sdraio e ombrelloni.<br />

Nella foto a destra invece il bianco delle cabine richiama direttamente<br />

quello delle vele creando due zone ben distinte nella<br />

immagine.<br />

Francesco è pignolo, caparbio<br />

e instancabile. Insomma un<br />

maestro molto esigente. Devi essere<br />

ovunque e sapere in ogni momento<br />

individuare il punto migliore da cui<br />

riprendere una scena. Anche la concentrazione è massima.<br />

Nel reportage non ci possono essere né<br />

ripensamenti né ritorni. Tutto succede davanti a te e<br />

tu dovresti essere ovunque e non perderti nulla di<br />

importante. Quello che non puoi fare è semplicemente<br />

scattare quello che vedi perché è ciò che vedono<br />

tutti: devi cercare un punto di vista alternativo, salire<br />

su un muretto, sdraiarti sulla battigia e devi osservare<br />

la scena come attraverso l’obiettivo per arrivare a<br />

cogliere composizioni, equilibri, situazioni. Piano piano<br />

viene naturale e istintivo cercare la giusta<br />

composizione e scoprire i collegamenti tra linee e colori.<br />

Quasi senza neppure pensarci.<br />

[10] N<br />

N<br />

[11]

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