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Orizzonte Magazine n°9 2015

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Mensile di<br />

attualità e cultura<br />

Anno 2 N. 9<br />

Settembre <strong>2015</strong><br />

strane voci<br />

alLA CASA ROSSA<br />

“roma per liga” si racconta<br />

Intervista con Claudio La Medica, fondatore di uno<br />

dei più noti fan club capitolini di Luciano Ligabue<br />

i macchiaioli<br />

del caffÈ michelangelo<br />

Riparte la stagione espositiva presso le<br />

Scuderie del Castello Visconteo di Pavia<br />

peperoni in vaso<br />

Come conservare i peperoni mantenendone<br />

inalterato il gusto.<br />

genova: visita a palazzo reale<br />

Una dimora ancora viva, dove camminare<br />

per corridoi e stanze fa rivivere la storia.


2 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 3


IN PRIMO PIANO<br />

6 Strane voci alla casa rossa.<br />

10 Genova: a Palazzo Reale<br />

per vivere la storia.<br />

18 In visita a Palazzo Reale.<br />

cultura<br />

42 Gli antichi mestieri:<br />

Il tatuatore.<br />

46 I Macchiaioli<br />

del Caffé Michelangelo.<br />

notizie e curiosità<br />

32 “Roma per Liga” si racconta.<br />

40 Forza dei Consumatori:<br />

l’Associazione continua<br />

a crescere.<br />

rubriche<br />

51 Fotografando<br />

55 <strong>Orizzonte</strong> Food<br />

Peperoni in vaso.<br />

62 I capunsei<br />

di Volta Mantovana.<br />

64 Lo sapevate che<br />

L’Hamamelis.<br />

69 Oroscopo del mese.<br />

Tutti i diritti sono riservati. Nessuna<br />

parte della pubblicazione può essere<br />

riprodotta, rielaborata o diffusa senza<br />

espressa autorizzazione. della Direzione.<br />

Le opinioni espresse negli articoli<br />

impegnano solo gli autori e non coinvolgono<br />

né rappresentano il pensiero<br />

della Direzione.<br />

4 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


EDITORIALE<br />

Settembre è mese di cambiamenti. Innanzi tutto<br />

nei tempi passati lo stesso mese cambiò nome più volte:<br />

la prima volta nel ‘37 d.C. ad opera dell’imperatore<br />

Caligola, che lo chiamò “Germanico” in onore dell’omonimo<br />

padre; quindi, nel ‘37, alla morte dell’imperatore,<br />

il nome tornò quello originale. Nell’89 il nome<br />

fu nuovamente cambiato in “Germanico”, questa volta<br />

per celebrare una vittoria dell’imperatore Domiziano<br />

sui Catti, ma anche Domiziano fu assassinato e il nome<br />

del mese venne ripristinato.<br />

Nel settembre del 1787, con la firma della Costituzione,<br />

nacquero gli Stati Uniti d’America; il 20 settembre<br />

1871 la breccia di Porta Pia sancì la fine del potere<br />

temporale dei Papi; l’11 settembre 2001 l’attentato alle<br />

Twin Towers segnò la fine delle certezze americane.<br />

Dev’essere nella stessa natura equinoziale di questo<br />

mese: cambia il tempo, l’aria si rinfresca dopo le Feriae<br />

Augusti, il solleone lascia il posto alle piogge autunnali,<br />

le città tornano al loro ritmo frenetico dopo il rientro<br />

dalle vacanze, i ragazzi tornano a scuola, i genitori al<br />

lavoro, gli anziani ai giardini pubblici. Il traffico riprende<br />

a congestionarsi, i politici a strologare, il livello medio<br />

di nervosismo a crescere.<br />

Naturalmente settembre è mese di cambiamenti<br />

anche per <strong>Orizzonte</strong>: crescono in misura esponenziale<br />

i visitatori del portale web e le pagine visitate, si moltiplicano<br />

i lettori delle nostre riviste, aumentano i collaboratori,<br />

nasce Radio <strong>Orizzonte</strong>, in streaming sul web;<br />

e poi sorgono nuove idee, si studiano nuove iniziative,<br />

si attivano nuovi eventi...<br />

In realtà, per <strong>Orizzonte</strong> è sempre settembre.<br />

Angelo Ferri<br />

Gli articoli sulle Aspiranti Modelle<br />

continuano su<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />

Mensile di attualità e cultura<br />

Anno 2 n. 9 - Settembre <strong>2015</strong><br />

Reg. trib. di Bari n° 19/2014<br />

Franco Ardito<br />

Direttore Responsabile<br />

Angelo Ferri<br />

Direttore Editoriale<br />

Redazione<br />

via dei Mille, 50/A - 70126 Bari (BA)<br />

tel.: 080 9697552<br />

e-mail: direzione@orizzontemagazine.it<br />

www.orizzontemagazine.it<br />

La collaborazione avviene su invito.<br />

Articoli e materiali non si restituiscono.<br />

La Direzione si riserva di adattare<br />

testi, illustrazioni e fotografie alle<br />

esigenze della pubblicazione.<br />

Articoli e immagini vanno inviati per<br />

e-mail a:articoli@orizzontemagazine.<br />

it Gli articoli dovranno pervenire in<br />

formato doc o docx e le immagini in<br />

formato jpeg, con una risoluzione<br />

non inferiore a 300 ppi.<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 5


di Maurizio Chionno<br />

Strane voci<br />

AlLA CASA ROSSA<br />

di Donato Raspatelli<br />

L<br />

a campagna di Alberobello,<br />

in provincia<br />

di Bari, ci ha abituati<br />

ad uno stupendo paesaggio<br />

da cartolina, caratterizzato<br />

dai trulli e dall’aria salubre<br />

e tranquilla ma esiste in questa<br />

zona una costruzione che, a causa<br />

del suo passato, si distacca<br />

completamente da quest’angolo<br />

di paradiso terrestre.<br />

Immersa nella campagna al confine<br />

tra Alberobello e Mottola,<br />

si erge una massiccia costruzione<br />

conosciuta da tutti come “la casa<br />

rossa”. Si tratta di un’imponente<br />

struttura che difficilmente passa<br />

inosservata, e che deve il nome<br />

al colore rosso intenso delle pareti<br />

esterne. La casa, costruita<br />

verso la fine dell’ottocento da<br />

un canonico di Alberobello che<br />

la destinò a scuola di agraria, durante<br />

il primo conflitto mondiale<br />

diventò centro d’accoglienza per<br />

gli orfani di guerra. In occasione<br />

della seconda guerra mondiale<br />

la struttura venne requisita dalle<br />

autorità e destinata alla detenzione<br />

di prigionieri politici, per la<br />

maggior parte ebrei.<br />

Ci siamo recati in questo luogo<br />

per svolgere le nostre indagini,<br />

richiamati dalle voci popolari<br />

intorno a questo edificio e dalla<br />

sua storia di dolore. La costru-<br />

6 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 7


zione è abbandonata dalla fine<br />

degli anni settanta, per cui attualmente<br />

versa in uno stato di<br />

profondo degrado; è un luogo<br />

oppressivo, freddissimo e umido,<br />

le cui pareti sembrano aver<br />

assorbito le paure, la rabbia e<br />

l’angoscia di chi vi risiedeva.<br />

Il posto ci ha riservato alcune<br />

sorprese. Durante l’indagine si<br />

sono alternati momenti di apparente<br />

calma, interrotti a tratti<br />

da rumori inspiegabili e segnali<br />

incomprensibili, ma la sorpresa<br />

maggiore l’abbiamo avuta durante<br />

l’analisi delle registrazioni<br />

audio: due voci sono inspiegabilmente<br />

comparse sui file audio,<br />

una voce terribile, maschile, e<br />

una voce di donna. Le due voci,<br />

registrate in momenti differenti,<br />

sembrano testimonianze del<br />

passato che fu e che forse ancora<br />

vive in questo posto; e se<br />

la voce maschile ci chiede con<br />

tono imperativo “quanti siete?”<br />

come se si trattasse di una guardia<br />

rimasta lì a compiere il suo<br />

dovere, la sorpresa più grande<br />

viene quando ascoltiamo l’altra<br />

anomalia audio, la voce di donna<br />

che pronuncia distintamente la<br />

frase “il mio amore”.<br />

Va detto che durante quei terribili<br />

anni di guerra in questo luogo<br />

tetro e denso di sofferenze c’è<br />

stato anche spazio per l’amore:<br />

nella chiesetta della casa rossa<br />

(perché la costruzione ha anche<br />

una piccola chiesa, affrescata dagli<br />

stessi suoi ospiti) venne infatti<br />

celebrato un matrimonio.<br />

Forse non è difficile capire di chi<br />

possa essere quella voce di donna<br />

che tanto ci ha impressionato;<br />

e noi, che siamo sempre alla ricerca<br />

del senso della vita e della<br />

dimensione dell’aldilà, adesso<br />

abbiamo maggiore consapevolezza<br />

del nostro lavoro. In questi<br />

ambienti non c’era solo sofferenza<br />

ma anche la possibilità<br />

di vivere un amore. Allora non<br />

solo l’angoscia ma anche l’amore<br />

è sopravvissuto, impregnando<br />

queste mura oltre la morte.<br />

8 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


Studio Vangi<br />

commercialisti in Modugno<br />

via S. Teresa, 14 - 70026 Modugno (BA)<br />

www.studiovangi.it<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 9


GENOVA: A PALAZZO REALE<br />

PER VIVERE LA STORIA<br />

di Fabrizio Capra<br />

H<br />

o visitato tanti palazzi<br />

e musei, luoghi intrisi<br />

di cultura, con quadri<br />

e arredi stupendi e irripetibili,<br />

ma ogni volta che metto<br />

piede o penso al Palazzo Reale<br />

di Genova tutto diventa molto<br />

diverso: mi trovo in una dimora<br />

ancora viva, che rende partecipe<br />

dei fasti di un tempo che fu, dove<br />

il camminare per i corridoi e le<br />

stanze fa rivivere la storia.<br />

Perché questo? Iniziamo dal principio.<br />

Usciti dalla stazione di Piazza<br />

Principe ci troviamo di fronte via<br />

Balbi, che ci conduce in discesa<br />

verso il centro storico di Genova:<br />

percorsi circa 300 metri troviamo<br />

alla nostra destra, al numero 10,<br />

Palazzo Reale, una grande dimora<br />

patrizia che nel corso dei secoli si<br />

10 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 11


è accresciuta negli spazi e impreziosita<br />

nei decori: fatta costruire<br />

dai Balbi tra il 1643 e il 1650, ampliata<br />

dai Durazzo tra fine ‘600 e<br />

inizio ‘700 e con gli ultimi interventi<br />

realizzati nell’800 a opera<br />

dei Savoia.<br />

Ci troviamo di fronte a quello che<br />

si può considerare il più vasto<br />

complesso architettonico genovese,<br />

la cui particolarità consiste<br />

nell’aver conservato intatti i suoi<br />

interni di rappresentanza, completi<br />

sia delle decorazioni fisse<br />

(affreschi e stucchi) sia di quelle<br />

mobili (dipinti, sculture, arredi e<br />

suppellettili). Le volte dei salotti<br />

e delle gallerie sono affrescate<br />

da alcuni dei nomi più importanti<br />

della decorazione barocca e rococò,<br />

mentre tra gli oltre cento<br />

dipinti esposti nelle sale si trovano<br />

opere dei migliori artisti genovesi<br />

del Seicento, insieme a capolavori<br />

dei Bassano, Tintoretto,<br />

Luca Giordano, Anton Van Dyck,<br />

Ferdinand Voet e Guercino.<br />

La visita comprende l’atrio monumentale<br />

con stucchi settecenteschi,<br />

il cortile d’onore, il giardino<br />

pensile e l’appartamento nobile al<br />

secondo piano, con scenografici<br />

ambienti di rappresentanza quali<br />

la Sala del Trono, il Salone da Ballo<br />

e la Galleria degli Specchi.<br />

Previa prenotazione, alle 15 del<br />

venerdì è inoltre visitabile l’appartamento<br />

dei Principi Ereditari,<br />

detto anche del Duca degli<br />

Abruzzi, fatto allestire dai Savoia<br />

al primo piano nobile del palazzo:<br />

questo mirabile esempio di<br />

appartamento reale conserva ancora<br />

intatti arredi, decorazioni e<br />

tessuti ottocenteschi.<br />

Palazzo Reale nel luglio 2006 è<br />

stato inserito nella lista dei palazzi,<br />

quarantadue in tutto tra quelli<br />

che erano iscritti ai Rolli di Genova,<br />

divenuti patrimonio dell’umanità<br />

Unesco.<br />

La storia<br />

Tutto iniziò il 4 febbraio 1643<br />

quando Stefano Balbi (1581-<br />

1660), abile finanziere e artefice<br />

del tracciamento della nuova<br />

12 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


strada, l’attuale via Balbi, presentò<br />

il progetto per l’imponente<br />

fabbrica che sarebbe sorta di<br />

fronte alla chiesa di San Carlo.<br />

Gli architetti ricordati dalle fonti<br />

sono Pier Francesco Cantone e<br />

Michele Moncino, ai quali si unì, in<br />

seguito Giovanni Angelo Falcone.<br />

L’impianto secentesco della costruzione<br />

era allora limitato all’attuale<br />

corpo centrale, articolato<br />

come oggi in due piani nobili e tre<br />

ammezzati, con due brevi ali che<br />

stringevano il cortile d’onore verso<br />

il mare, e alla manica occidentale<br />

unita al corpo principale. Per<br />

la decorazione delle sale furono<br />

chiamati alcuni degli artisti più<br />

apprezzati sulla scena genovese,<br />

come Giovan Battista Carlone, e<br />

giovani di grande ingegno come<br />

Valerio Castello, ma anche i bolognesi<br />

Angelo Michele Colonna<br />

e Agostino Mitelli.<br />

Nel 1679 Eugenio Durazzo (1630-<br />

1706) acquistò il palazzo e fu il<br />

principale artefice dell’estensione<br />

della fabbrica verso levante, che<br />

ne mutò drasticamente l’aspetto<br />

primitivo. I nuovi lavori edilizi<br />

relativi alla costruzione dell’ala<br />

orientale, compresero anche la<br />

decorazione unitaria della lunga<br />

facciata su Strada Balbi.<br />

Della decorazione interna risalente<br />

al periodo Balbi restano oggi<br />

limitate tracce all’interno dell’edificio,<br />

in quanto la maggior parte<br />

delle sale fu decorata ex novo dai<br />

Durazzo. Eugenio fece ricostruire<br />

anche l’antico teatro del Palazzo,<br />

detto Teatro del Falcone, che era<br />

andato distrutto in un incendio<br />

nel 1702.<br />

Alla morte di Eugenio, il nipote<br />

Gerolamo Ignazio si occupò di<br />

soprintendere ai lavori di ampliamento<br />

e decoro dell’edificio.<br />

Il palazzo assunse in questa fase<br />

l’articolazione e l’organizzazione<br />

scenografica che in parte possiede<br />

tuttora, con la costruzione dei<br />

due corpi scala, del grande terrazzo<br />

a U e con l’ampliamento del<br />

cortile d’onore. Il nuovo progetto<br />

viene attribuito all’architetto Carlo<br />

Fontana, fatto venire da Roma<br />

da Eugenio Durazzo poco prima<br />

di morire. Risale a questa fase la<br />

realizzazione della nuova Galleria<br />

degli Specchi, per la quale vennero<br />

presi come modelli d’esempio le<br />

grandi gallerie dei Palazzi Colonna<br />

e Doria Pamphilj, a Roma, e<br />

specialmente la Galerie de Glaces,<br />

della reggia di Versailles.<br />

Il palazzo fu venduto nel 1824,<br />

forse per via della crisi economica<br />

che aveva notevolmente ridotto<br />

le risorse della famiglia; è noto<br />

che il primo ad interessarsi all’acquisto<br />

fu Napoleone Bonaparte:<br />

nel 1808 fu redatto infatti un rapporto<br />

da funzionari dell’Imperatore,<br />

che metteva in luce i pregi<br />

della dimora di via Balbi, già quindi<br />

disponibile alla vendita.<br />

Il 10 Maggio del 1816, Giuseppe<br />

Cardone, architetto ispettore del<br />

Reale Demanio per il re di Sardegna<br />

Vittorio Emanuele I, redasse<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 13


una relazione per l’individuazione<br />

di un Palazzo Reale a Genova, annessa<br />

due anni prima al Regno di<br />

Sardegna.<br />

L’ex Palazzo Durazzo fu acquistato<br />

ufficialmente solo otto anni<br />

più tardi, nel 1824, anche se già<br />

nel 1822 furono trasportati in via<br />

Balbi i beni “della casa di sua Maestà”<br />

che si trovavano in un appartamento<br />

provvisoriamente allestito<br />

nel Palazzo Ducale. Furono<br />

subito previsti nuovi, importanti<br />

lavori di restauro, di decorazione,<br />

manutenzione e adattamento degli<br />

appartamenti al nuovo uso.<br />

Nel 1831, alla morte di Carlo<br />

Felice, il Palazzo passò a Carlo<br />

Alberto, settimo principe di Carignano<br />

e nuovo re di Sardegna;<br />

nel periodo albertino venne conclusa<br />

la maggior parte dei lavori<br />

di adattamento dell’edificio alla<br />

nuove funzioni, già progettati durante<br />

il regno di Carlo Felice: realizzazione<br />

di nuove scuderie e del<br />

maneggio, allestimento della Sala<br />

del Trono, della Sala della Udienze,<br />

del Salone da Ballo, di un appartamento<br />

nobile al primo piano e<br />

costruzione del passaggio coperto<br />

che univa la reggia su via Prè<br />

e alla Regia Darsena, scavalcando<br />

con un ponte la strada carrabile.<br />

Nel secondo piano nobile nell’ala<br />

di levante furono allestiti gli appartamenti<br />

del Re e della Regina,<br />

mentre l’ala di ponente fu destinata<br />

ad appartamento per il secondogenito<br />

del sovrano, Ferdinando<br />

Duca di Genova.<br />

Gli artisti chiamati dai Savoia a<br />

decorare i nuovi ambienti erano<br />

tra i più rispettati professori della<br />

locale Accademia Ligustica: Michele<br />

Canzio, Santo Varni, Giuseppe<br />

Frascheri, Cesare Michele Danielli<br />

e Giuseppe Isola. Inoltre nel 1821<br />

Carlo Felice acquistò un’importante<br />

raccolta di dipinti da un privato<br />

collezionista genovese, per colmare<br />

le lacune della quadreria causate<br />

dalle alienazioni volute dagli<br />

ultimi eredi Durazzo e dai trasferimenti<br />

a Torino di opere prestigiose,<br />

ordinati sia da lui che, in special<br />

modo, da Carlo Alberto.<br />

Nel 1919 Vittorio Emanuele III<br />

cedette il Palazzo allo Stato Italiano<br />

e dal 1922 l’ala occidentale<br />

del primo piano nobile ospita la<br />

Soprintendenza ai Monumenti della<br />

Liguria, oggi Beni Architettonici e<br />

Paesaggistici della Liguria, alla quale<br />

in seguito si sono aggiunte quella<br />

per i Beni Artistici e Storici e quella<br />

Archeologica. Dalla stessa data il<br />

secondo piano nobile, da sempre<br />

piano di rappresentanza, diventa<br />

un museo aperto al pubblico.<br />

I bombardamenti del 1944 colpiscono<br />

il settecentesco Teatro<br />

14 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


del Falcone, ricostruito nei primi<br />

anni Cinquanta con una struttura<br />

completamente nuova, e il giardino<br />

pensile, la cui pavimentazione,<br />

realizzata con la tecnica a risseu<br />

(pavimenti acciottolati che decorano<br />

piazze e sagrati delle chiese<br />

della Liguria) è stata ricomposta<br />

dopo la demolizione del monastero<br />

delle monache turchine di<br />

Castelletto, per il quale era stato<br />

originariamente creato. Infine la<br />

realizzazione, nel 1964, della strada<br />

sopraelevata ha comportato<br />

l’abbattimento del “ponte reale”<br />

voluto dai Savoia per unire il palazzo<br />

alla Darsena.<br />

Le Famiglie<br />

BALBI<br />

I Balbi avevano origini umili. Nel<br />

XIV secolo erano piccoli artigiani<br />

in Valpolcevera e facevano ancora<br />

di nome Cepollina. Poi, tra il<br />

Quattrocento e il Cinquecento,<br />

il commercio della seta fece fare<br />

loro il grande salto che li portò,<br />

con la rivoluzione Doriana, all’ascrizione<br />

alla nobiltà nell’Albergo<br />

dei Pinelli, nome che si impegnarono<br />

ad associare al proprio fino<br />

al 1575. Seguì l’evoluzione del<br />

cognome Cepollina in Cepollina-Pinelli,<br />

o già Balbi-Cepollina,<br />

a semplicemente Balbi, forse in<br />

rapporto ai tre pesci, i barbi, apposti<br />

sullo stemma di famiglia, di<br />

cui il torrente delle loro origini<br />

era ancora pieno.<br />

La famiglia divenne una delle più<br />

importanti della città, con il passaggio<br />

cruciale dallo status di im-<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 15


prenditori tessili e mercanti di<br />

stoffe pregiate a quello di uomini<br />

dediti all’esercizio della finanza.<br />

Scorrendo i libri mastri della compagnia<br />

Balbi impressiona la mole<br />

e la complessità delle sue attività,<br />

in qualità di finanziatore del Ducato<br />

di Milano negli anni dei Governatori<br />

spagnoli, e il suo ruolo<br />

dominante tra i grandi banchieri<br />

“di conto” del vecchio continente.<br />

DURAZZO<br />

Originari probabilmente dell’Albania<br />

e documentati a Genova<br />

dal XIV secolo, furono protagonisti<br />

di una rapida ascesa che li<br />

portò, nel 1528, all’iscrizione nel<br />

libro d’Oro della Nobiltà nell’Albergo<br />

dei Grimaldi e quindi, già nel<br />

1573, alla più alta carica della Repubblica.<br />

La loro storia è simile,<br />

per molti versi, a quella di altre<br />

famiglie accolte, all’inizio del Cinquecento,<br />

nell’oligarchia cittadina.<br />

Caratterizzata da origini umili e<br />

da una lunga attività nella lavorazione<br />

e nella produzione della<br />

seta, la famiglia entrò poi nel<br />

mondo del commercio e della<br />

finanza ed ebbe accesso a importanti<br />

cariche pubbliche.<br />

Se per il patriziato genovese il<br />

Settecento fu un secolo di declino,<br />

per i Durazzo rappresentò<br />

il secolo dell’apogeo. E’ questo<br />

il periodo che vide il patrimonio<br />

della famiglia ai primi posti tra i<br />

Orari<br />

lunedì chiuso<br />

da martedì a sabato 9.00/19.00 (ultimo ingresso ore 18.30)<br />

domenica 13.30/19.00 (ultimo ingresso ore 18.30)<br />

prima domenica del mese 9.00/19.00<br />

Biglietti<br />

intero: € 4<br />

ridotto: € 2 (fra i 18 e i 25 anni), gratuito per i minori di anni 18<br />

gratuito per tutti i visitatori la prima domenica del mese<br />

giardino: € 1<br />

Il Museo di Palazzo Reale è inserito nella “Card” dei Musei di Genova<br />

Biglietto cumulativo con la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola<br />

Intero: euro € 6,50<br />

Ridotto (per ragazzi dai 18 ai 25 anni): € 3,25<br />

Ufficio gruppi<br />

Prenotazioni per gruppi superiori a 15 persone<br />

tel. +390102710286-236<br />

da lunedì a giovedì 9.00/13.00, venerdì 9.00/18.00<br />

http://www.palazzorealegenova.beniculturali.it/<br />

più cospicui della città. Ai notevoli<br />

mezzi finanziari si affiancava il<br />

potere politico, al punto che Genova<br />

nel 1737 può essere definita<br />

come la “Repubblica dei Durazzo”.<br />

Sarà la Rivoluzione Francese e il<br />

crollo della Repubblica Oligarchica<br />

a decretare la fine di quel lungo<br />

periodo di prosperità.<br />

16 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 17


in VISITA A<br />

PALAZZO REALE<br />

di Fabrizio Capra<br />

S<br />

ala delle Battaglie<br />

Il nome della sala, che<br />

nel Settecento era nota<br />

come “Salotto del<br />

Rubens”, si deve alle due tele con<br />

battaglie navali del celebre artista<br />

fiammingo che qui erano esposte,<br />

opere fra le più prestigiose<br />

della collezione dei Durazzo. Alla<br />

prima metà del XVIII secolo risalgono<br />

sia la decorazione in stucco<br />

dorato della volta (attribuita a<br />

Domenico Parodi o ad Antonio<br />

Haffner), sia i raffinati intagli delle<br />

porte, mentre gli stucchi chiari<br />

delle pareti, influenzati già dal<br />

gusto neoclassico, sono ascrivibili<br />

all’ultimo ventennio del secolo.<br />

Nell’Ottocento la sala, allora detta<br />

“degli Staffieri”, era utilizzata come<br />

anticamera dei valletti del re.<br />

Salotto del Tempo<br />

La sala deve il suo nome al soggetto<br />

dell’affresco della volta, eseguito<br />

fra la fine degli anni trenta<br />

e l’inizio degli anni quaranta del<br />

XVIII secolo da Domenico Parodi<br />

(1672-1742), al termine della sua<br />

carriera. L’opera, raffigurante La<br />

Verità svelata dal Tempo, testimonia<br />

il sodalizio artistico che legò<br />

per oltre un decennio questo<br />

importante pittore genovese ai<br />

Durazzo, proprietari del palazzo.<br />

Nel corso del secolo XVIII la sala<br />

fu utilizzata per accogliere parte<br />

della prestigiosa collezione di dipinti<br />

della famiglia e ospita tuttora<br />

una quadreria di 23 tele, incastonate<br />

alle pareti con armoniosa<br />

simmetria.<br />

L’affresco della volta rientra nel<br />

repertorio di allegorie che, già dal<br />

secolo XVI, decoravano gli ambienti<br />

aulici delle dimore patrizie;<br />

i soggetti rappresentati, non solo<br />

indicavano i valori a cui aspirare,<br />

18 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


ma esaltavano le virtù dei committenti.<br />

Nel dipinto un uomo<br />

anziano, che la falce connota come<br />

il Tempo, sta svelando una<br />

giovane donna che poggia i piedi<br />

sul globo terracqueo: è la Verità,<br />

sua figlia, che trionfa sulla Menzogna,<br />

la figura che, smascherata,<br />

sta fuggendo. Chiaro è l’intento<br />

moraleggiante che esorta a un<br />

comportamento leale e corretto,<br />

onde evitare, col trascorrere del<br />

Tempo, la rovina, cui allude la fuga<br />

della Menzogna.<br />

Salotto della Pace<br />

È ricordato sin dalle descrizioni<br />

più antiche col titolo odierno,<br />

derivante dall’affresco della volta:<br />

L’abbraccio di Pace e Giustizia,<br />

realizzato da Domenico Parodi<br />

(1672-1742) al termine della<br />

sua carriera, e ripreso poi dal<br />

bolognese Jacopo Antonio Boni<br />

(1688-1766); negli ovali, ai lati<br />

della volta, ci sono le raffigurazioni<br />

delle Quattro stagioni. Gli<br />

stucchi sono contemporanei agli<br />

affreschi. L’ambiente è dominato<br />

dalla presenza dei tre grandi “suc-<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 19


chi d’erba” di Giovanni Francesco<br />

Romanelli, parte di un gruppo<br />

che ne prevedeva in origine nove.<br />

Sala del Veronese<br />

Sin dalla prima metà del Settecento<br />

il salotto è ricordato col nome<br />

di Paolo Caliari, detto il Veronese<br />

(1528-1588), per la presenza della<br />

Cena di Cristo in casa di Simone il<br />

fariseo, uno dei più famosi capolavori<br />

del maestro veneto. Nel 1837,<br />

per volontà del re Carlo Alberto,<br />

la tela fu trasferita a Torino, dove<br />

è tuttora conservata (Galleria Sabauda)<br />

e venne qui sostituita da<br />

una copia seicentesca già presente<br />

nel palazzo. Le volute della raffinata<br />

decorazione a stucco, in perfetto<br />

“barocchetto genovese” (anni<br />

quaranta del XVIII secolo), sbocciano<br />

in rose e foglie dalla luminosa<br />

doratura, prezioso giardino a<br />

cornice del quadro originale.<br />

Galleria degli Specchi<br />

Simbolo dell’intero palazzo, decorato<br />

tra gli anni venti e trenta<br />

del Settecento, l’ambiente deve<br />

il suo straordinario progetto<br />

iconografico a Domenico Parodi<br />

(1672-1742) che riprende il modello<br />

della galleria sei-settecentesca<br />

romana e, naturalmente, della<br />

Galerie des Glaces di Versailles<br />

(1679-1686), offrendone un’interpretazione<br />

dalle raffinate soluzioni<br />

decorative. Il linguaggio pittorico<br />

si fa portatore di un messaggio<br />

didascalico-moraleggiante e autocelebrativo<br />

dei Durazzo, proprietari<br />

della dimora genovese e<br />

committenti della Galleria.<br />

Il significato allegorico della decorazione<br />

è introdotto dai versi<br />

latini posti all’ingresso: “Gli imperi<br />

romano, persiano, assiro e greco<br />

furono già in auge, ora giacciono<br />

distrutti; li resero forti l’integrità, la<br />

serietà, la moderazione, li ridussero<br />

imbelli Bacco, Apollo, Venere”; vizi<br />

e divinità viziose si contrappongono<br />

quindi alle virtù (Fortezza,<br />

Giustizia, Prudenza, Temperanza,<br />

Fede, Timor di Dio, Speranza e<br />

Carità) che sorreggono lo stemma<br />

di famiglia, al centro della sala.<br />

La Galleria, prima delle trasformazioni<br />

del secolo XVIII, aveva ospitato<br />

la quadreria di Giovan Battista<br />

20 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 21


Balbi, figlio del primo proprietario<br />

del palazzo. In passato, era stata<br />

utilizzata come sala da pranzo di<br />

rappresentanza per le occasioni di<br />

gala più importanti, fra cui si ricordano<br />

quelle in onore dell’imperatore<br />

d’Austria Giuseppe II, in visita<br />

a Genova nel 1784, e di Napoleone<br />

Bonaparte nel 1805.<br />

Domenico Parodi (1672-1742),<br />

protagonista della decorazione<br />

settecentesca del palazzo, dipinge<br />

al centro della volta La toeletta di<br />

Venere, sulla parete di ingresso Il<br />

trionfo di Bacco e sulla parete di<br />

fondo Apollo vince Marsia: sono le<br />

tre divinità responsabili della caduta<br />

dei grandi regni dell’antichità<br />

(Assiro, Persiano, Greco e Romano),<br />

secondo il concetto moraleggiante<br />

della Galleria. Infatti nei<br />

quattro medaglioni in stucco, sorretti<br />

ai lati da sirene, si possono<br />

ammirare i ritratti dei sovrani di<br />

quei grandi regni.<br />

In basso, lo schema iconografico<br />

prevede corrispondenti figure<br />

allegoriche di vizi dipinti a monocromo:<br />

l’assiro Sardanapalo è<br />

associato a Crapula e Lussuria,<br />

il persiano Dario è collegato alle<br />

personificazioni di Superbia e Invidia,<br />

Tolomeo, re greco d’Egitto,<br />

con Ingratitudine e Coscienza di<br />

sé e, infine, Romolo Augusto con<br />

Pigrizia e Viltà.<br />

22 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


Alle pareti, nella zona centrale<br />

della Galleria, altri quattro monocromi<br />

propongono la personificazione<br />

delle Virtù, sia cardinali<br />

(Fortezza, Temperanza, Prudenza<br />

e Giustizia), che teologali (Fede,<br />

Speranza e Carità): queste<br />

ultime sostengono lo stemma<br />

Durazzo, a sottolineare gli importanti<br />

rapporti che legarono la<br />

famiglia genovese ai Gesuiti, il cui<br />

collegio, fondato dai Balbi, sorgeva<br />

di fronte al palazzo (oggi Palazzo<br />

dell’Università).<br />

Anticamera<br />

del Duca di Genova<br />

Con questo ambiente si apre l’appartamento<br />

già riservato a Ferdinando<br />

di Savoia, secondogenito<br />

del re di Sardegna Carlo Alberto,<br />

insignito nel 1831 del titolo onorifico<br />

di Duca di Genova. Gli affreschi<br />

di questa prima sala, vera<br />

e propria camera picta, risalgono<br />

ai Balbi, primi proprietari della<br />

dimora e, per quanto riguarda le<br />

figure, sono opera di Valerio Castello<br />

(1624-1659), artista chiave<br />

dell’età barocca genovese. Sulle<br />

quadrature la critica è ancora<br />

divisa nell’attribuirle al bolognese<br />

Andrea Sighizzi o all’ascolano<br />

Giovanni Maria Mariani.<br />

Nella volta viene celebrata La Fama<br />

(1653-1654). La fanciulla alata,<br />

sua personificazione, dà l’annuncio<br />

con squillo di tromba: la fama<br />

è raggiunta attraverso le virtù,<br />

le cui allegorie sono rappresentate<br />

nelle finte nicchie al centro<br />

di ciascuna parete: Immortalità,<br />

Saggezza, Intelletto e Vigilanza. Il<br />

pesce, all’interno della fascia zodiacale,<br />

allude forse anche allo<br />

stemma dei Balbi. Sulle quattro<br />

porte la decorazione presenta<br />

Putti reggi-stemma con figure allegoriche,<br />

mentre nello zoccolo<br />

inferiore, in riquadri monocromi<br />

rossi a tempera, sono raffigurate<br />

Pittura, Scultura, Astronomia,<br />

Musica e, nei monocromi verdi,<br />

Aria-Fuoco, Acqua-Terra, Battaglia<br />

di Tritoni, Battaglia di Centauri<br />

e Lapiti. Sulle pareti, i finti stucchi<br />

dorati “a missione” e le ridipinture<br />

a tempera sono modifiche tardo<br />

settecentesche attribuite a Giovanni<br />

Agostino Ratti (1699-1775).<br />

Camera da letto<br />

del Duca di Genova<br />

Nella camera si ammira alle pareti<br />

un lampasso di seta tipico della<br />

decorazione d’interni ottocentesca<br />

che, ricorrendo anche su<br />

alcuni mobili, concorre a creare<br />

un’elegante unitarietà.<br />

L’affresco, realizzato fra il 1651 e<br />

il 1653 da Angelo Michele Colonna<br />

(1604-1687) e da Agostino<br />

Mitelli (1609-1660), rappresenta<br />

La Giovinezza scaccia il Tempo; nel<br />

Settecento l’affresco fu arricchito<br />

della cornice “en rocaille” in stucco<br />

dorato, con efficace valenza<br />

architettonica.<br />

Camerino del Duca<br />

Con questo piccolo e raffinato<br />

ambiente si conclude non solo<br />

l’appartamento del Duca di Genova,<br />

ma l’intera ala ovest del palazzo.<br />

I putti seicenteschi affrescati<br />

nella volta sono opera del Colonna<br />

(con le quadrature del Mitelli),<br />

mentre le decorazioni delle pareti<br />

(1730 ca.) sono di Giovanni<br />

Agostino Ratti (1699-1775).<br />

Salone da ballo<br />

Grande atrio del secondo piano<br />

nobile e snodo centrale per le<br />

sue due ali, il salone è descritto<br />

nei documenti settecenteschi<br />

come aulica anticamera decorata<br />

da stucchi dorati. Sulle pareti<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 23


erano esposti numerosi ritratti<br />

dei membri più insigni della famiglia<br />

Durazzo: ambasciatori, dogi e<br />

cardinali. Nel 1842, in occasione<br />

delle nozze del principe ereditario<br />

Vittorio Emanuele e di Maria<br />

Adelaide d’Asburgo-Lorena, fu<br />

trasformato per volontà del re<br />

Carlo Alberto e portato, sotto<br />

la direzione di Michele Canzio<br />

(1788-1868), architetto, pittore<br />

e decoratore, allo stato in cui è<br />

possibile ammirarlo oggi.<br />

Galleria della Cappella<br />

Nei documenti ottocenteschi è<br />

detta anche Gallerietta, per distinguerla<br />

dalla Galleria degli Specchi.<br />

Oggi prende il nome dalla piccola<br />

cappella domestica che vi si affaccia,<br />

un tempo aperta invece sul<br />

Salone da Ballo.<br />

Dedicata alla Passione di Cristo,<br />

la cappella presenta un pregevole<br />

altare tardo seicentesco, ornato<br />

con particolare profusione<br />

di preziosi marmi liguri: il verde<br />

Polcevera per le colonne e il Portoro<br />

attorno alla nicchia. Oltre al<br />

magnifico Cristo alla colonna di<br />

Filippo Parodi (1630-1702), opera<br />

di sapore berniniano, si nota<br />

il Paliotto, un monocromo con<br />

San Girolamo, opera del figlio di<br />

Filippo, Domenico, incastonato<br />

in cornici di marmo con i simboli<br />

del Calvario. Il medaglione della<br />

volta, con finto occhio centrale<br />

e tre angeli sulle nubi, è stato dipinto<br />

da Cesare Michele Danielli<br />

(1821-1853) nella prima metà<br />

dell’Ottocento.<br />

Ambiente centrale del palazzo, si<br />

dipartono da qui le due ali simmetriche.<br />

È uno splendido esempio<br />

di fusione tra la decorazione<br />

seicentesca, riferibile al periodo<br />

Balbi (1643-1677), e quella settecentesca<br />

della fase Durazzo<br />

(1679-1823). L’affresco della volta,<br />

raffigurante Giove che invia Astrea<br />

(la Giustizia) sulla Terra, è opera<br />

del 1654 di Giovan Battista Carlone<br />

(1603-1680), mentre quelli<br />

sopra le porte, del 1694, furono<br />

eseguiti anche dal figlio Giovanni<br />

Andrea (1639-1697): quello sulla<br />

parete ovest (di Giovan Battista)<br />

rappresenta Ercole incatena Cerbero,<br />

Il supplizio di Prometeo, a est,<br />

e Prometeo anima la statua, sulla<br />

parete sud, sono entrambi di<br />

Giovanni Andrea.<br />

I monocromi sulle pareti, databili<br />

tra il 1731 e il 1732, sono opera di<br />

Lorenzo de Ferrari (1680-1744) e<br />

raffigurano, da destra verso sinistra:<br />

Paride rapisce Elena, Venere<br />

e Marte, Trionfo di Ercole, e Fuga<br />

24 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


in stile neobarocco sopra le porte.<br />

I satiri in stucco dorato nell’alta<br />

volta, ridipinti e dorati nell’Ottocento,<br />

appartengono invece alla<br />

decorazione settecentesca del<br />

periodo Durazzo, quando l’ambiente<br />

era noto come “Salotto del<br />

Giordano”.<br />

di Enea con Anchise e Ascanio. Gli<br />

stucchi settecenteschi presentano<br />

dorature e ridipinture del secolo<br />

successivo. La decorazione è<br />

spesso caratterizzata dall’integrazione<br />

di porzioni a rilievo e parti<br />

dipinte. L’ambiente accoglie, oltre<br />

ai busti di Carlo Felice e di Maria<br />

Cristina di Borbone, due portantine<br />

della metà dell’Ottocento: la<br />

prima è rivestita di cuoio conciato<br />

nero mentre la seconda è rifinita<br />

in cuoio dipinto.<br />

Salotto del Trono<br />

Si apre con questo ambiente l’ala<br />

di levante del palazzo; la decorazione<br />

di gusto ottocentesco è<br />

frutto delle trasformazioni sabaude<br />

realizzate soprattutto sotto il<br />

regno di Carlo Alberto, a partire<br />

dal 1847. Il monogramma del<br />

sovrano è infatti inserito sopra<br />

l’alto baldacchino a bandinelle in<br />

velluto e frange di seta dorata. La<br />

tappezzeria in velluto rosso cremisi<br />

evidenzia gli stemmi sabaudi<br />

Sala delle Udienze<br />

Durante gli anni Trenta e Quaranta<br />

dell’Ottocento i re di Sardegna,<br />

che avevano acquistato la<br />

sontuosa dimora storica nel 1824,<br />

dovettero adattare alle nuove<br />

esigenze, imposte dalle funzioni<br />

della reggia, quello che nel corso<br />

del secolo XVIII era stato il piano<br />

di rappresentanza dell’ex Palazzo<br />

Durazzo.<br />

Mentre la Sala del Trono e il Salone<br />

da Ballo erano stati allestiti<br />

in ambienti preesistenti, la Sala<br />

delle Udienze, invece, fu ricavata<br />

nel 1843 grazie all’eliminazione di<br />

due salotti detti in origine della<br />

Terra e dell’Acqua, il primo destinato<br />

al gioco del biliardo, il secondo<br />

all’esposizione di numerosi dipinti.<br />

La parete che divideva i due<br />

ambienti fu abbattuta, una nuova<br />

volta fu costruita (andarono così<br />

perdute le decorazioni di Tommaso<br />

Aldrovandini) e lo spazio<br />

così ricavato fu completamente<br />

trasformato.<br />

L’allestimento della nuova sala rispondeva<br />

alle esigenze di decoro<br />

e fasto dettate dal cerimoniale di<br />

corte. Lo stile risente dei nuovi<br />

indirizzi delle arti, emerse dalle<br />

razionalizzazioni del Neoclassicismo<br />

e già sensibili a un nuovo<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 25


Peters (1793-1852). Sulla volta,<br />

gli stucchi realizzati da Giacomo<br />

Varese e Giuseppe Ghezzi, incorniciano<br />

i dipinti murali a tempera<br />

che vedono raffigurati: al centro,<br />

Giano consegna a Giove le chiavi<br />

del tempio della guerra (Giuseppe<br />

Isola, 1808-1893), ai lati Vittorio<br />

Emanuele riceve le suppliche del<br />

popolo e Vittorio Emanuele riceve<br />

omaggio dei nobili (Giuseppe Frascheri,<br />

1809-1886).<br />

Tra i quadri va segnalata la presenza<br />

del Ritratto di Caterina Balbi<br />

Durazzo di Anton van Dyck, una<br />

delle opere più importanti della<br />

collezione del palazzo, dipinto in<br />

occasione del matrimonio della<br />

gentildonna genovese con Marcello<br />

Durazzo. Il ritratto di quest’ultimo,<br />

realizzato sempre dal grande<br />

artista anversano, è oggi conservato<br />

alla Ca’ D’Oro di Venezia. Notevole<br />

è anche Il ratto di Proserpina,<br />

capolavoro del barocco genovese<br />

e opera di uno dei suoi artisti<br />

maggiori, Valerio Castello, autore<br />

degli affreschi dell’Anticamera del<br />

Duca di Genova.<br />

gusto per la decorazione eclettica<br />

e neobarocca. La tappezzeria e le<br />

tende in lampasso di seta, fornite<br />

da Bernardo Soley, contribuiscono<br />

a dare alla sala la connotazione<br />

fastosa e opulenta tipica dell’epoca;<br />

tra le decorazioni si riconosce<br />

più volte il monogramma del re<br />

Carlo Alberto, sotto il regno del<br />

quale i lavori furono eseguiti.<br />

In questo l’ambiente il sovrano<br />

riceveva dignitari, ambasciatori<br />

e coloro ai quali era concessa<br />

udienza. La decorazione della sala<br />

è integralmente databile entro il<br />

periodo sabaudo: la tappezzeria e<br />

le tende in damasco rosso e oro,<br />

le mantovane in legno intagliato e<br />

dorato e il grande tappeto turco<br />

“Usciak” risalgono alla prima metà<br />

dell’Ottocento. Il pavimento a intarsio<br />

ligneo, uguale a quello della<br />

sala successiva, è opera dell’ebanista<br />

inglese Henry Thomas<br />

Camera da letto del Re<br />

La decorazione della volta è legata<br />

all’Aria, uno dei quattro elementi<br />

ai quali era dedicata nel<br />

Settecento questa serie di salotti,<br />

poi in parte modificati dalla Real<br />

Casa. Gli affreschi sono opera<br />

di Tommaso Aldrovandini (1653-<br />

1736) mentre le pareti, nell’Ottocento<br />

coperte da lampassi in<br />

seta, presentano oggi pesanti<br />

ridipinture degli anni Cinquanta<br />

del Novecento. Il pavimento in-<br />

26 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 27


tarsiato a losanghe e fiori in legni<br />

policromi è identico a quello<br />

presente nella Sala delle Udienze,<br />

eseguito da Henry Thomas Peters.<br />

Si noti, sopra al letto del re,<br />

lo straordinario Cristo crocefisso di<br />

Anton van Dyck.<br />

Bagno del Re<br />

Durante le trasformazioni degli<br />

anni Trenta del Novecento, gli<br />

arredi del Bagno del Re furono rimossi<br />

e sostituiti da preziosi dipinti<br />

tra i quali spiccano le due tavole<br />

fiamminghe della fine del XV secolo<br />

con il Martirio di santa Caterina<br />

e di sant’Agnese. Queste tavole<br />

un tempo costituivano gli sportelli<br />

28 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


di un polittico che prevedeva al<br />

centro L’adorazione dei Magi, già<br />

parte della quadreria dei Balbi, poi<br />

di quella dei Durazzo e oggi conservata<br />

a Torino, Galleria Sabauda.<br />

Il pavimento in legni intarsiati presenta<br />

al centro il<br />

leone alato, impresa<br />

dei Savoia,<br />

e l’antico motto<br />

dinastico: “Je<br />

atans mon astre”.<br />

La decorazione<br />

della volta e la<br />

tappezzeria in<br />

seta operata sono<br />

entrambe ottocentesche.<br />

Bagno<br />

della Regina<br />

Questo salottino<br />

è il primo<br />

ambiente del<br />

cosiddetto Appartamento<br />

della<br />

Regina. Adibito<br />

a Sala da Bagno<br />

in seguito ai rifacimenti<br />

sabaudi<br />

della seconda<br />

metà dell’Ottocento,<br />

venne<br />

trasformato e<br />

riarredato in stile<br />

Luigi XV negli<br />

anni Cinquanta<br />

del Novecento.<br />

Risale allo stesso<br />

periodo anche la<br />

messa in opera<br />

della tappezzeria<br />

in lampasso<br />

rosso con motivi floreali, in sostituzione<br />

della precedente coordinata<br />

ai dipinti murali del soffitto.<br />

Il lampadario settecentesco, in<br />

bronzo dorato e porcellana di<br />

Sèvres, richiama la cromia originaria.<br />

Fotografie dell’inizio del<br />

Novecento documentano la<br />

presenza di una vasca in marmo<br />

sormontata da un baldacchino.<br />

Come accadde anche al Bagno<br />

del Re, il riallestimento successivo<br />

alla seconda guerra mondiale<br />

rinunciò alle funzioni residenziali,<br />

sacrificando soprattutto i due bagni<br />

dei sovrani.<br />

Salottino Giallo<br />

Prende il nome dal colore della decorazione<br />

della volta, realizzata con<br />

pitture a secco, e delle pareti, rivestite<br />

in raso nel XIX secolo. Negli<br />

inventari ottocenteschi lo si trova<br />

col titolo di “Salotto da gioco” per la<br />

presenza di un pregevole tavolino<br />

della seconda metà del Settecento,<br />

di artigianato piemontese, in legni<br />

intarsiati (noce, cedro e acero) destinato<br />

al gioco delle carte.<br />

Notevole il Ritratto di Giovan Luca<br />

Durazzo, del fiammingo Ferdinand<br />

Voet, non solo per l’alta<br />

qualità del dipinto ma anche perchè<br />

immortala uno dei due fratelli<br />

Durazzo (l’altro è Eugenio) che<br />

acquistarono il palazzo nel 1679.<br />

Giovan Luca morì dopo neanche<br />

un mese dall’acquisto.<br />

Camera da letto<br />

della Regina<br />

Già utilizzata nel Settecento come<br />

camera da riposo per le dame di<br />

casa Durazzo, la sala presenta oggi<br />

una decorazione prevalentemente<br />

ottocentesca; il “pregadio”, spazio<br />

privato destinato alla preghiera,<br />

presenta una raffinata decorazione<br />

della metà del secolo XVIII. Le<br />

porte settecentesche, trasferite<br />

qui dal Palazzo Reale di Torino<br />

dai Savoia, conservano la notevole<br />

decorazione dipinta di Anna Caterina<br />

Gili (fiori) e Domenico Gambone<br />

(paesaggi e rovine). Il grande<br />

letto in legno intagliato, laccato e<br />

dorato è opera piemontese della<br />

fine del Settecento e proviene<br />

dalla Palazzina di Caccia di Stupinigi,<br />

dove fu prelevato nel 1925. Tra<br />

i dipinti vanno ricordati almeno la<br />

Carità di san Lorenzo di Bernardo<br />

Strozzi e il Ratto di Psiche di Domenico<br />

Parodi.<br />

Salotto della Regina<br />

Nel suo complesso l’ambiente<br />

conserva l’aspetto settecentesco,<br />

con arredi in stile Luigi XV. Noto<br />

anche in passato come “Salotto<br />

della Cappella”, fu riservato dai<br />

Savoia a “Sala da ricevimento della<br />

Regina”, ma l’utilizzo mondano<br />

cedeva il posto a una dimensione<br />

religiosa e privata quando la porta<br />

della piccola cappella veniva<br />

aperta, privilegiando la confessione<br />

e la preghiera.<br />

Un recente restauro ha recuperato<br />

le delicate cromie sia del salotto<br />

(volta, pareti e porte), che della<br />

cappella domestica (volta, pareti e<br />

altare). L’ambiente è dominato dalla<br />

grande Cena in casa del Fariseo<br />

di Domenico Fiasella (1589-1669).<br />

Notevoli anche i dipinti sopra le<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 29


porte, tra i quali va ricordato almeno<br />

il San Govanni Battista nel<br />

deserto di Gioacchino Assereto.<br />

Salotto di Diana<br />

Affrescato da Domenico Parodi<br />

(1672-1742) - con molta probabilità<br />

si tratta della sua prima prova<br />

all’interno del palazzo - il salotto<br />

è interamente dedicato a Diana,<br />

nella duplice veste di dea della<br />

caccia, alla quale la decorazione<br />

delle pareti rimanda con trofei<br />

venatori, e della luna.<br />

La decorazione della volta rappresenta<br />

la celebre favola di<br />

Diana ed Endimione: ogni notte,<br />

mentre il giovane pastore dorme<br />

(aveva scelto un sonno eterno<br />

pur di restare per sempre giovane),<br />

la dea innamorata scende<br />

dal suo carro (il carro di Selene-<br />

Luna) per baciarlo.<br />

Nei tondi sulle pareti sono raffigurati:<br />

Diana, Pan, Giunone e<br />

il pavone. La straordinaria specchiera<br />

in vetro decorato in oro su<br />

fondo rosso con cornice in bronzo<br />

dorato (in alto sono rappresentati<br />

Apollo e Dafne) è opera<br />

francese della seconda metà<br />

del Seicento. Tra gli arredi, quasi<br />

tutti trasferiti qui dal Piemonte<br />

nell’Ottocento, va ricordata almeno<br />

la coppia di consolles in<br />

legno intagliato, laccato e dorato,<br />

con ripiano in marmo Bardiglio,<br />

proveniente dalla Palazzina di<br />

Caccia di Stupinigi. Anche la bella<br />

serie di poltrone, sedie e sgabelli<br />

in legno intagliato, laccato e dorato<br />

e con imbottitura a giardino<br />

è piemontese, databile alla fine<br />

del Settecento. Nell’Ottocento<br />

le pareti del salotto furono rive-<br />

30 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


stite da tappezzerie in seta operata,<br />

rimosse solo nel 1946.<br />

Sala degli Arazzi<br />

Protagonisti della sala sono senza<br />

dubbio i due splendidi arazzi tessuti<br />

a Parigi agli inizi del Seicento<br />

nella cosiddetta Boutique d’or, che<br />

dal 1662 sarebbe diventata celebre<br />

come Manifattura Reale di<br />

Gobelins. Quello sulla parete nord<br />

rappresenta L’empietà di Niobe,<br />

mentre l’arazzo di fronte rappresenta<br />

Diana cacciatrice.<br />

La sala conserva nella volta la decorazione<br />

settecentesca alla quale<br />

ci si ispirò in seguito per gli stucchi<br />

delle pareti, eseguiti all’inizio del<br />

XX secolo. Nelle cornici sopra le<br />

porte la Real Casa, dopo l’acquisto<br />

del palazzo nel 1824, espose sei dipinti<br />

con personaggi della dinastia<br />

sabauda. I ritratti dei Durazzo visibili<br />

in origine al loro posto non<br />

erano stati inclusi nella vendita dagli<br />

antichi proprietari.<br />

Salotto dell’Aurora<br />

(o di Flora)<br />

Tradizionalmente è detto Salotto<br />

di Aurora per un’errata interpretazione<br />

dell’affresco della volta,<br />

che era stato individuato come<br />

le Nozze di Aurora e Cefalo; studi<br />

più recenti l’hanno invece correttamente<br />

identificato con le Nozze<br />

di Flora e Zefiro, opera del primo<br />

periodo di attività a Genova del<br />

bolognese Jacopo Antonio Boni<br />

(1688-1766).<br />

Nel XIX secolo la Real Casa ne<br />

previde un uso come sala da<br />

pranzo, soprattutto in occasione<br />

di incontri politici. Tra i dipinti va<br />

segnalata la presenza della Trasverberazione<br />

di santa Teresa, opera<br />

giovanile di Bernardo Strozzi,<br />

che riprende il celebre tema della<br />

visione della santa spagnola: un<br />

angelo biondo con le ali spiegate<br />

le trafigge il cuore con una lancia<br />

acuminata.<br />

Appartamento dei Principi<br />

Ereditari<br />

(detto anche Appartamento<br />

del Duca degli Abruzzi)<br />

La principesca suite nell’ala orientale<br />

al primo piano nobile del Palazzo<br />

Reale conserva ancora oggi<br />

il nome di uno dei suoi ultimi<br />

inquilini storici: Luigi Amedeo di<br />

Savoia-Aosta (1873-1933), duca<br />

degli Abruzzi, ammiraglio, celebre<br />

esploratore, navigatore e alpinista,<br />

figlio di Amedeo, duca di<br />

Aosta e re di Spagna.<br />

L’appartamento, che ha subito<br />

nel tempo numerose modifiche,<br />

ampliamenti e riduzioni, è formato<br />

oggi da dieci sale, riccamente<br />

arredate in occasione delle nozze<br />

del principe Vittorio Emanuele e<br />

Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena<br />

avvenute nel 1842.<br />

Nelle sale è possibile ammirare<br />

tele di Giovanni Benedetto<br />

Castiglione detto il Grechetto,<br />

Vincenzo Camuccini, Luca Cambiaso,<br />

Carlo Maratta, Domenico<br />

Parodi, ritratti di casa Savoia e un<br />

notevole numero di arredi, suppellettili<br />

e tappezzerie risalenti<br />

all’allestimento voluto nel 1842<br />

da Carlo Alberto.<br />

Terrazze e Giardino<br />

Suggestivi le terrazze e il giardino,<br />

ricco di vegetazione e di<br />

piante esotiche. Il giardino che<br />

circonda Palazzo Reale è una<br />

meravigliosa terrazza affacciata<br />

sul centro storico e sul porto;<br />

spicca il suo lago artificiale di<br />

forma ottagonale, circondato<br />

dal tipico pavimento fatto con<br />

ciottoli di mare bianchi e neri a<br />

risseu (I risseu sono pavimenti<br />

acciottolati che decorano piazze<br />

e sagrati delle chiese della<br />

Liguria).<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 31


“roma per liga”<br />

si racconta<br />

Intervista a Claudio La Medica<br />

di Sabrina Rosa<br />

D<br />

opo mesi di attesa e<br />

corse all’acquisto del<br />

biglietto per esserci<br />

ad ogni costo, per<br />

non perdere l’evento clou del<br />

cantautore emiliano, finalmente il<br />

calendario segna la data cerchiata<br />

da tempo in agenda: 19 settembre<br />

<strong>2015</strong>. Appuntamento a<br />

Campovolo per tutti coloro che<br />

seguono Ligabue e ne hanno fatto<br />

un punto fermo nella propria<br />

esistenza.<br />

Si parte da ogni parte di Italia,<br />

ci si incontra là, quindi abbiamo<br />

deciso di iniziare a conoscere un<br />

po’ più da vicino il Liga nazionale<br />

incontrando uno dei più noti fan<br />

club capitolini: Roma per Liga. Il<br />

gruppo, nato come pagina face-<br />

32 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


ook, è ora un’associazione culturale,<br />

che si occupa di diffondere<br />

notizie e di far conoscere la vita<br />

di Luciano Ligabue al grande e<br />

piccolo pubblico. Ma come nasce<br />

un fan club e, soprattutto, quanto<br />

impegno richiede portarlo avanti?<br />

Ce lo siamo fatti raccontare da<br />

Claudio La Medica, uno dei fondatori<br />

di Roma per Liga, che ci ha<br />

concesso un’intervista proprio in<br />

occasione di Campovolo.<br />

Roma per Liga nasce il 22 luglio<br />

del 2014 - inizia a spiegare Claudio<br />

- quasi per gioco, riflettendo<br />

sull’impatto che ha Luciano sulla<br />

gente. Infatti, fondamentalmente,<br />

le cose che mi hanno colpito di Ligabue<br />

sono state non solo le canzoni,<br />

ma il modo di raccontare le<br />

storie, diverso da quello degli altri,<br />

e la macchina organizzativa. Così<br />

Roma per Liga ha preso avvio con<br />

l’idea di realizzare delle magliette<br />

con un logo dedicato al cantautore<br />

emiliano, e, per comprendere quale<br />

impatto avrebbe potuto avere<br />

la diffusione di queste magliette,<br />

è stata creata la pagina Facebook<br />

di Roma per Liga (https://www.<br />

facebook.com/pages/Roma-per-<br />

Liga/214615982025362?fref=ts).<br />

Il nome è stato scelto per tentare<br />

di lanciare un’idea originale; infatti,<br />

dopo una rapidissima occhiata su<br />

Facebook, ho visto che non esistevano<br />

pagine con una denominazione<br />

originale, ma tutte si rifacevano<br />

in qualche modo alle sue canzoni<br />

(Il sale della terra, Il mio pensiero,<br />

Questa è la mia vita). Una delle poche<br />

pagine innovative è nata dopo<br />

di noi, è tenuta da un’adolescente siciliana<br />

e si chiama “Ligamore”. Così<br />

ho pensato di accostare il nome di<br />

un grande cantautore a quello della<br />

Capitale di Italia, che è anche la<br />

mia città e che amo da sempre; da<br />

qui è nata Roma per Liga.<br />

Un bell’inizio, quindi, per cui passiamo<br />

immediatamente alla seconda<br />

domanda, chiedendo chi<br />

siano i fondatori di Roma per Liga,<br />

insieme a Claudio la Medica.<br />

I fondatori - prosegue Claudio -<br />

sono stati (oltre a lui ovviamente)<br />

Luca e Sara La Medica, i miei due<br />

figli, ai quali poi si sono aggiunti,<br />

nel tempo, altri collaboratori, come<br />

Valeria Sicchio, Alberto De Gese,<br />

Francesca Donato, che cura più la<br />

parte amministrativa della pagina,<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 33


e Roberto Pambianco.<br />

- E oggi cosa fa l’associazione Roma<br />

per Liga?<br />

La pagina, dopo un iniziale tentativo<br />

di crescita facendosi pubblicità<br />

con l’aiuto delle altre pagine, pubblicando<br />

post che richiamano l’idea di<br />

Ligabue, e diffondendo la sua musica,<br />

ad un certo punto ha iniziato ad<br />

organizzare eventi. Così ha preso<br />

contatti con alcune cover band di<br />

Ligabue ed ha organizzato serate<br />

ed eventi, mettendo in palio premi<br />

sempre inerenti l’attività di Luciano,<br />

come i biglietti per i concerti, i libri<br />

scritti da lui, i vinili di Mondovisione.<br />

Abbiamo organizzato diverse serate<br />

con i Fandango e da un po’ siamo<br />

il gruppo fan club di riferimento<br />

dei Terzo Tempo Ligabue Tribute;<br />

abbiamo partecipato a qualche<br />

serata degli 010 Ligabue Cover e<br />

abbiamo tentato di fare il salto di<br />

qualità, cercando di organizzare la<br />

coreografia del concerto del Palalottomatica<br />

del 16 aprile, riuscendoci<br />

in parte, al punto da essere notati<br />

da Luciano e avere una nostra foto<br />

sul suo profilo. Quando poi siamo riusciti<br />

a incontrarlo al Bernini Bristol<br />

il 26 aprile, Ligabue ci ha autografato<br />

uno dei cartoncini della coreografia,<br />

ringraziandoci per averla fatta.<br />

Da tutte queste cose lo scorso<br />

anno è nata l’idea di organizzare<br />

un concerto in occasione del Primo<br />

Maggio in un quartiere periferico<br />

di Roma, Colli Aniene, chiamando<br />

a suonare i Fandango, che hanno<br />

così dato avvio a quest’evento, che<br />

abbiamo intenzione di ripetere.<br />

Questo primo concerto ha visto i<br />

Fandango come protagonisti, accompagnati<br />

dall’esibizione di altri<br />

artisti emergenti e di un corpo di<br />

ballo, grazie ad un’organizzazione<br />

sostenuta da un gruppo molto nutrito<br />

di persone. Sono state registrate<br />

circa 4.000 presenze, un numero<br />

di tutto rispetto in una giornata a<br />

cavallo di un ponte e, soprattutto, in<br />

una città come Roma, che ha una<br />

tradizione ormai storica con il proprio<br />

concerto del Primo Maggio in<br />

Piazza San Giovanni. La pagina va,<br />

perciò, sulla strada di Luciano Liga-<br />

34 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


ue, seguendo i suoi eventi più importanti.<br />

Prossima tappa obbligata<br />

sarà per noi, dunque, Campovolo,<br />

dove tenteremo di avvicinarlo o di<br />

organizzare eventi più importanti,<br />

che abbiamo già in mente ma che<br />

non è ancora il momento di svelare.<br />

- Ma qual è al momento l’obiettivo<br />

principale di Roma per Liga?<br />

Il nostro obiettivo è diventare sempre<br />

più punto di riferimento per la<br />

diffusione della musica di Ligabue.<br />

Ci piacerebbe essere l’elemento di<br />

raccordo per le cover di Roma e<br />

provincia, ma serve una persona<br />

che faccia solo questo e, soprattutto,<br />

lo faccia con continuità; non è facile<br />

trovarla, anche perché ognuno<br />

di noi ha la sua professione, la sua<br />

vita personale, la sua famiglia.<br />

Sentendo la passione che mette<br />

Claudio nel raccontarci questo<br />

suo progetto, non posso davvero<br />

fare a meno di domandargli: Che<br />

peso ha avuto Luciano Ligabue<br />

nella vita di Claudio La Medica?<br />

Che cosa ha rappresentato per<br />

te? E perché proprio Ligabue?<br />

Perché a differenza di molti altri<br />

cantautori, che cantano canzoni<br />

d’amore improntate sulla coppia,<br />

Ligabue sa cantare il sociale e, per<br />

quella che è la mia cultura musicale,<br />

che sicuramente non è così<br />

vasta, credo che in Italia nessuno<br />

canti il sociale come lui, le crisi di<br />

identità, l’atteggiarsi nei confronti<br />

della vita in un certo modo…<br />

- A che canzone pensi?<br />

Per esempio a “Il giorno di dolore<br />

che uno ha” o “Da adesso in poi” o,<br />

ancora “Niente paura” o “Leggero”,<br />

anche se non mi rispecchio molto<br />

in questo brano, che - per come<br />

lo percepisco - è paragonabile in<br />

parte a “Poster” di Claudio Baglioni,<br />

nella sua capacità di catturare<br />

alcune immagini, che poi mette in<br />

un quadro. In ogni canzone Ligabue<br />

lancia perciò un messaggio sociale.<br />

A me ha colpito molto il testo di<br />

“C’è sempre una canzone”, dove dice<br />

“Ricordati che sei un particolare<br />

che vorrebbero ignorare e ci riescono<br />

se tu li lasci fare”.<br />

- Quante persone seguono la pagina?<br />

Le persone che la seguono realmente<br />

sono un migliaio, mentre gli<br />

iscritti sono oltre 5.000; non sono<br />

solo di Roma, ma anche di altre<br />

regioni italiane. Per la riuscita di<br />

Roma per Liga abbiamo bisogno<br />

dell’impegno di tutti. Al momento<br />

stiamo creando anche il sito, che<br />

dovrebbe essere on-line dal prossimo<br />

autunno.<br />

- Se qualcuno vuole segnalarvi foto<br />

o eventi può farlo?<br />

Assolutamente si; la pagina è pubblica,<br />

per cui si possono inviare foto,<br />

messaggi e segnalare qualsiasi iniziativa<br />

inerente Ligabue. Recentemente<br />

Luca (il figlio di Claudio ndr),<br />

sulla spinta emotiva della vacanza<br />

di Ligabue a Roma, ha chiesto di<br />

inviare delle foto del cantautore<br />

emiliano, per creare una sorta di<br />

collage. Questo richiede impegno e<br />

le persone hanno risposto con entusiasmo,<br />

inviandocene alcune, che ci<br />

hanno consentito di creare l’album<br />

“Roma è per Liga”.<br />

- Come è stato l’incontro con Ligabue?<br />

Cosa ti ha lasciato?<br />

E’ stato un incontro veloce, reso<br />

possibile dal fatto che avevamo<br />

fatto una serie di considerazioni sui<br />

suoi spostamenti, per cui la mattina<br />

del 26 aprile, insieme a Valeria<br />

Sicchio, ci siamo appostati, un po’<br />

come i bambini. Siamo andati dal<br />

portiere dell’Hotel Bristol e gli ab-<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 35


iamo chiesto se effettivamente<br />

Ligabue alloggiasse là, mostrando<br />

di essere sicuri che così fosse. Abbiamo<br />

aspettato per un bel po’ di<br />

tempo, fino a quando il portiere,<br />

forse smosso dalla nostra età, ci ha<br />

dato indicazioni sul dove metterci<br />

ad aspettare che scendesse. Così ci<br />

siamo seduti al tavolino di un bar là<br />

davanti e, non appena sono usciti<br />

Luca Guerra e Claudio Maiolico, siamo<br />

andati loro incontro e abbiamo<br />

chiesto se potevamo fare una foto<br />

a Ligabue. Luca Guerra ci ha detto<br />

di attendere 25 minuti ed effettivamente<br />

al venticinquesimo minuto<br />

è arrivato Luciano. È stato come il<br />

gladiatore di Scott: non appena è<br />

comparso tutti sono balzati ai loro<br />

posti, lui ha fatto due foto con noi e<br />

poi è andato via. Pochissimo tempo,<br />

impossibile anche trovare le parole<br />

da dire.<br />

- Insomma, in soli due anni Roma<br />

per Liga di strada sembra averne<br />

fatta tanta…<br />

In effetti sono stati due anni intensi<br />

- riflette Claudio - In questa città<br />

quello che servirebbe è un cambio<br />

di mentalità, soprattutto nei confronti<br />

delle cover band, che sono<br />

poco apprezzate. I locali, quando<br />

ospitano una cover, dovrebbero<br />

pensare che questa comunque attira<br />

pubblico, dovrebbero perciò sistemare<br />

la sala con qualcosa che<br />

richiama quel particolare cantante<br />

o gruppo. I Fandango quest’anno<br />

hanno fatto una serie di serate al<br />

Bridge di Lariano e, nel corso di una<br />

serata, gli stessi proprietari del locale<br />

hanno acquistato due biglietti<br />

di Campovolo e li hanno messi in<br />

palio. Un piccolo gesto, ma importante,<br />

significativo.<br />

Pochissimi giorni ci separano da<br />

Campovolo, manciate di ore. Zaino<br />

in spalla questa volta siamo noi<br />

a tornare un po’ bambini, partendo<br />

all’avventura per un week end<br />

che culminerà con il grande evento<br />

nazionale. Chissà se incontreremo<br />

ancora una volta Claudio La Medica<br />

con la sua Roma per Liga… noi<br />

intanto ci avviamo, poi faremo in<br />

modo che ancora una volta siano i<br />

sogni a dare forma al mondo!<br />

36 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


OUROBOROS<br />

Rassegna trimestrale di Studi Tradizionali<br />

E’ possibile sfogliarlo gratuitamente all’indirizzo:<br />

http://www.orizzontemagazine.it/orizzontegroup/ouroboros/<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 37


Primo Festival della Fotografia in Terra di Bari<br />

dall’11 Settembre all’11 Ottobre<br />

Il Museo della Fotografia del Politecnico di Bari si fa promotore di una manifestazione dedicata all’arte visuale,<br />

partendo dalla necessità di far conoscere al grande pubblico alcuni degli autori che hanno indagato il<br />

Paesaggio tra la fine del secolo scorso e l’inizio del terzo millennio, le cui foto sono conservate nel Fondo<br />

Fotografico del Museo. La collezione non rappresenta una semplice memoria del “come eravamo”, ma un<br />

vero e proprio archivio di opere d’arte.<br />

L’inaugurazione del Fotofestival avverrà il giorno 11 settembre <strong>2015</strong> con l’apertura del Convegno “Scrittura<br />

della luce _Luce nella scrittura” che proseguirà anche il giorno successivo con la partecipazione di importanti<br />

personalità del mondo della Fotografia, della letteratura e della critica d’arte.<br />

Convegno<br />

“Scrittura della luce _Luce nella scrittura”<br />

11 settembre ore 15.30 - 19.30 nell’Aula Magna “Attilio Alto” del Politecnico di Bari<br />

Intervengono:<br />

Il Sindaco Antonio Decaro, il Magnifico Rettore del Politecnico Eugenio Di Sciascio, Il Presidente della Regione<br />

Puglia Michele Emiliano, l’assessore alle culture del Comune di Bari Silvio Maselli, l’assessore alle Politiche<br />

Giovanili Paola Romano, la Responsabile Scientifica del Museo della Fotografia del Politecnico Loredana<br />

Ficarelli<br />

Convegnisti:<br />

Giovanni Chiaramonte - Diego Mormorio - Milo De Angelis - Viviana Nicodemo - Claudia Attimonelli - Giovanna<br />

Calvenzi - Marco Signorini - Francesca Fabiani - Antonella Pierno - Nicola Martinelli - Antonella Gaeta<br />

- Carmine Pappalettere - Umberto Fiori - Marcello De Masi - Carlo Garzia - Matteo Cassani - Federica<br />

Chiocchetti<br />

Tutte le info su: http://www.fotofestival.it/<br />

38 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


L’ABBONAMENTO SOSTENITORE AD<br />

ORIZZONTE MAGAZINE<br />

PERMETTE DI RICEVERE A CASA<br />

LA VERSIONE CARTACEA DELLA RIVISTA<br />

E DI PUBBLICIZZARE LA PROPRIA ATTIVITÀ<br />

PER TUTTO UN ANNO<br />

AD UN COSTO IRRISORIO.<br />

PER INFO:<br />

direzione@orizzontemagazine.it<br />

www.orizzontemagazine.it<br />

tel: 080 9698663<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 39


l’associazione<br />

continua a crescere<br />

In poco più di un anno Forza dei Consumatori, la giovane Associazione dei Consumatori con Sede Nazionale<br />

in Bari, ha superato le 60 Sedi Delegate in Italia, e non possiamo che esserne fieri.<br />

Ma non basta.<br />

Per raggiungere il nostro obiettivo, vale a dire per fornire servizi di alta qualitá e una completa tutela dei<br />

diritti dei nostri associati, per ottenere il riconoscimento nazionale ma principalmente per offrire un servizio<br />

che copra l’intero territorio italiano abbiamo bisogno di aggregare altri Referenti.<br />

A fianco riportiamo la lista di tutti gli attuali Responsabili, che potrete contattare per associarvi e per qualsiasi<br />

altra richiesta. I recapiti sono indicati sul nostro sito internet www.forzadeiconsumatori.it (sezione dove<br />

siamo)<br />

Nell’”area download” del nostro sito web, con link sulla parte inferiore, è possibile leggere e scaricare il nostro<br />

Atto costitutivo, lo Statuto e tutta la modulistica necessaria per associarsi o divenire nostri referenti o<br />

convenzionati.<br />

40 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


le nostre sedi<br />

Leopoldo Di Nanna - BARI<br />

Marisa Antelmi - BARI<br />

Barbara De Lorenzis - BARI<br />

Maurizio Rogliero - BARI<br />

Massimo Giangregorio - BARI<br />

Simona Gernone - BARI<br />

Massimo Zagaria - BARI PALESE<br />

Alberto Uccelli - ADELFIA (BA)<br />

Pietro Minoia - MONOPOLI (BA)<br />

Mariagrazia Montanaro - MONOPOLI (BA)<br />

Rosella Cuscito - GIOIA DEL COLLE (BA)<br />

Florinda Iacovelli - CONVERSANO (BA)<br />

Antonello Cicorella / Dino Lopedote - CONVERSANO (BA)<br />

Raissa Coletta - RUTIGLIANO (BA)<br />

Chiara Camicia - ALTAMURA (BA)<br />

Grazia Balducci / Carlo Colonna - CORATO (BA)<br />

Maurizio Rogliero - CORATO (BA)<br />

Saverio Vangi - MODUGNO (BA)<br />

Annunziata De Santis - MODUGNO (BA)<br />

Giuseppe Romeo - POLIGNANO A MARE (BA)<br />

Erasmo Giove - SANTERAMO IN COLLE (BA)<br />

Angelo Fanizzi - CASTELLANA GROTTE (BA)<br />

Maurizio Rossi - SAN FERDINANDO DI PUGLIA (BT)<br />

Gennaro Antonio Rociola - BARLETTA (BT)<br />

Gaetano Vinci - FASANO (BR)<br />

Francesco Chiarelli - MARTINA FRANCA (TA)<br />

Smiraglia Salvatore - TARANTO<br />

Nunzio Costa - PORTICI (NA)<br />

Nicola Zinzi - AVELLINO<br />

Sara Lombardi - CERVINARA (AV)<br />

Sergio Francese - SALERNO<br />

Giacomo Ganeri - TORRE DEL GRECO (NA)<br />

Vincenzo Ferrò - NAPOLI<br />

Alessandro Iodice - FRATTAMAGGIORE (NA)<br />

Giovanni Accongiagioco - MARANO DI NAPOLI (NA)<br />

Francesco Pulpito - SASSARI<br />

Sara Piras - SASSARI<br />

Sara Lombardi - CERVINARA (AV)<br />

Davide Mura - SAN GAVINO MONREALE (VS)<br />

Ottavia Marini - CAGLIARI<br />

Maria Margherita Milia - CAGLIARI<br />

Federica Ligia - PULA (CA)<br />

Fabrizio Plagenza - ROMA<br />

Alessio Felli - ROMA<br />

Mirko Verrini - MATERA<br />

Mario Scalcione - MATERA<br />

Angelo Giardina - LETOJANNI (ME)<br />

Fabio Cannarozzo - CALTANISETTA<br />

Vito Messina - CATANIA<br />

Paolo Antonio Pumilia - SCIACCA (AG)<br />

Pietro Di Natali - RAVANUSA (AG)<br />

Antonio Fanara (PA)<br />

Giovanni Greco - MESSINA<br />

Gerlando Baiamonte - AGRIGENTO<br />

Leonardo Nista - TREBISACCE (CS)<br />

Cosimo Smiraglia - CORIGLIANO CALABRO (CS)<br />

Giovanni Romeo - S. STEFANO IN ASPROMONTE (RC)<br />

Tommaso Migliaccio - BOLOGNA<br />

Donato Straforini - FISCAGLIA (FE)<br />

Elio Salbego - BASSANO DEL GRAPPA (VI)<br />

Paolo Tinelli - ALESSANDRIA<br />

Luca Fontanari - TRENTO<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 41


gli antichi mestieri:<br />

IL TATUATORE<br />

di Filippo Latella<br />

P<br />

rotagonista del nostro<br />

viaggio alla scoperta<br />

degli antichi<br />

mestieri è un mestiere<br />

che negli ultimi anni ha registrato<br />

un successo incredibile.<br />

Parliamo del “Tatuatore”, l’artista<br />

del tatuaggio. Sì, proprio il Tatoo,<br />

ormai protagonista incontrastato<br />

del nostro tempo, trasformatosi<br />

in poco tempo da vezzo riservato<br />

a pochi “temerari” ad autentico<br />

status symbol.<br />

Eppure, quello che nell’immaginario<br />

collettivo potrebbe apparire<br />

come un mestiere dell’età<br />

moderna, in verità nasce qualche<br />

migliaio di anni fa. I primi tatuaggi,<br />

infatti, risalgono ai tempi dell’Antico<br />

Egitto. Sono stati ritrovati dei<br />

tattoo databili addirittura al 500<br />

a.C., come il tatuaggio sulla Mummia<br />

dell’Altai che rappresenta un<br />

animale immaginario.<br />

Anche nell’antica Roma, prima<br />

che l’imperatore Costantino li<br />

vietasse a seguito della sua conversione<br />

al cristianesimo, in molti<br />

si facevano tatuare sul corpo simboli<br />

religiosi, per marcare la propria<br />

religiosità.<br />

Tornando al presente, siamo andati<br />

a scoprire la storia e la tecnica<br />

di questo mestiere nello<br />

studio di Quintino Aroi, straordinario<br />

artista, capace di creare<br />

figure eccezionali, disegni perfetti<br />

che soddisfano anche i clienti più<br />

esigenti.<br />

- Quintino, la tua è una passione<br />

scoperta ai tempi della scuola<br />

materna…<br />

Ricordo che già ai tempi dell’asilo<br />

amavo il disegno e soprattutto i<br />

ritratti. Prendevo un foglio dal mio<br />

quaderno e iniziavo a disegnare, a<br />

volte figure astratte, come robot e<br />

42 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 43


navicelle spaziali, altre volte facevo<br />

un ritratto dei mie compagni.<br />

- Ritratti che continui a realizzare<br />

anche adesso?<br />

Sì, spesso realizzo ritratti e caricature<br />

durante i matrimoni o durate<br />

particolari eventi, ma i miei soggetti<br />

preferiti sono i miei figli e i miei familiari.<br />

- Come è avvenuto il tuo passaggio<br />

verso il tatuaggio?<br />

Molto gradualmente. All’inizio mi<br />

occupavo solo di disegno su carta,<br />

tanti ritratti che purtroppo avevano<br />

una cosa in comune: a un certo<br />

punto sarebbero stati messi da<br />

parte. Sì, perché un bel disegno può<br />

rappresentare un bel ricordo ma<br />

prima o poi viene messo da parte.<br />

Come la mia arte. Pensai che per<br />

diventare un vero artista avrei dovuto<br />

far vivere la mia arte, lasciare<br />

un segno, così decisi di diventare un<br />

tatuatore.<br />

- Quanto tempo fa è avvenuta<br />

questa “conversione”?<br />

Quattro anni fa. Questa decisione<br />

ha davvero cambiato la mia vita, il<br />

mio modo di fare arte.<br />

Mentre chiacchieriamo, Quintino<br />

“marchia” con il proprio tocco<br />

d’artista la spalla di un cliente.<br />

Un lavoro certosino, che richiede<br />

grande concentrazione e precisione.<br />

- Quali sono le fasi lavorative per<br />

realizzare un tatoo?<br />

Tutto nasce dall’idea del cliente. Il<br />

primo passo è capire con esattezza<br />

cosa vuole e cosa rappresenta<br />

il tattoo per lui. Questa prima fase<br />

può durare anche un giorno perché<br />

spesso le persone non hanno le idee<br />

chiare. Dopo essersi confrontati con<br />

me a volte cambiano idea, altre addirittura<br />

rinunciano al tatuaggio. È una<br />

fase importantissima, il tattoo non va<br />

via con un colpo di gomma. Quindi si<br />

passa alla realizzazione che, in base<br />

alla dimensione e alla complessità,<br />

può richiedere più giorni.<br />

- Quindi entra in gioco anche la<br />

psicologia?<br />

Certo, ma non solo; ci vuole anche<br />

tanta pazienza. Soprattutto perché<br />

spesso è necessario confrontarsi<br />

non solo con il cliente ma anche<br />

con mogli, mariti, fidanzati. Per<br />

quasi tutti il tattoo ha un significato<br />

importate, ma ancora oggi ci sono<br />

persone che lo fanno per moda,<br />

magari il primo ha un significato, i<br />

successivi no. Coloro che si tatuano<br />

per un motivo importante, non<br />

si fanno influenzare dagli altri, arrivano<br />

in studio decisi. Per gli altri<br />

sono costretto a fare lo psicologo di<br />

famiglia.<br />

- Quale è il più bel tattoo che hai<br />

realizzato?<br />

Anche se il mio approccio al cliente è<br />

sempre uguale, sia che voglia realizzare<br />

un tattoo piccolo e semplice sia<br />

che desideri un disegno molto grande<br />

e complesso, il tattoo che mi ha<br />

dato più soddisfazione e che ritengo<br />

il lavoro più bello che abbia mai realizzato<br />

è il volto di Cristo tatuato<br />

sull’avambraccio di un ragazzo. A lavoro<br />

finito, guardandolo, ho provato<br />

grande soddisfazione. Questi sono i<br />

miei biglietti da visita. È la migliore<br />

pubblicità che io mi possa fare.<br />

- Esiste una prassi da seguire per<br />

diventare tatuatore?<br />

È necessario seguire un corso gestito<br />

dalla Regione, durante il quale<br />

si insegna tutto ciò che concerne<br />

igiene, dermatologia e tecnica professionale.<br />

Dopo di che si avvia tutto<br />

l’iter per aprire una partita Iva,<br />

avere locali idonei in cui svolgere<br />

l’attività e ottenere le necessarie<br />

autorizzazioni sanitarie.<br />

- Quali sono gli strumenti indispensabili<br />

per svolgere questo mestiere?<br />

44 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


Gli strumenti principali sono i colori,<br />

che sono di natura vegetale, atossici,<br />

e poi i marker elettrici che vengono<br />

comunemente chiamate macchinette.<br />

Ovviamente anche lettino,<br />

sedia e creme, indispensabili per la<br />

cura della pelle dei clienti.<br />

- Dove è possibile ammirare i<br />

tuoi lavori?<br />

Al momento tutti i miei lavori sono<br />

pubblicati sul mio profilo Facebook<br />

ma presto pubblicherò il mio sito,<br />

attualmente in fase di costruzione.<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 45


I MACCHIAIOLI<br />

DEL CAFFE’ MICHELANGELO<br />

presso LE SCUDERIE DEL<br />

CASTELLO VISCONTEO di pavia<br />

di Fabrizio Capra<br />

R<br />

iparte a settembre<br />

la stagione espositiva<br />

presso le Scuderie del<br />

Castello Visconteo di<br />

Pavia, con una mostra dedicata al<br />

movimento artistico che rivoluzionò<br />

la pittura italiana dell’Ottocento:<br />

i Macchiaioli.<br />

Dal 19 settembre al 20 dicembre<br />

<strong>2015</strong> le sale delle Scuderie ospiteranno<br />

“I Macchiaioli. Una rivoluzione<br />

d’arte al Caffè Michelangelo”,<br />

un progetto espositivo ideato,<br />

prodotto e organizzato da ViDi<br />

in collaborazione con il Comune<br />

di Pavia e curato da Simona Bartolena<br />

insieme a Susanna Zatti,<br />

direttore dei Musei Civici di Pavia.<br />

Nella seconda metà dell’Ottocento<br />

Firenze è una delle capitali<br />

culturali più attive d’Europa<br />

e diventa ben presto punto di<br />

riferimento per molti intellettuali<br />

provenienti da tutta Italia. Intorno<br />

ai tavoli di un caffè cittadino, il Michelangelo,<br />

si riunisce un gruppo<br />

di giovani artisti accomunati dallo<br />

spirito di ribellione verso il sistema<br />

accademico e dalla volontà di<br />

dipingere il senso del vero. Il nome<br />

di “macchiaioli”, usato per la prima<br />

volta in senso dispregiativo dagli<br />

accademici, viene successivamente<br />

adottato dal gruppo stesso in<br />

46 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


Silvestro Lega, I fidanzati, 1869<br />

Olio su tela, 35,5 x 79,5 cm<br />

Museo Nazionale della Scienza e della<br />

Tecnologia Leonardo da Vinci, Milano<br />

quanto incarna perfettamente la<br />

filosofia delle loro opere.<br />

Obiettivo della mostra è quello<br />

di indagare i protagonisti e l’evoluzione<br />

di questo importante<br />

movimento, fondamentale per<br />

la nascita della pittura moderna<br />

italiana. Il punto di vista adottato<br />

racconta nello stesso tempo<br />

l’importanza storico artistica del<br />

movimento, i suoi rapporti con la<br />

scena francese, le novità tecniche<br />

introdotte dai pittori del gruppo,<br />

ma anche la quotidianità della vita<br />

al Michelangelo, seguendo il filo<br />

dei racconti, degli scritti, delle lettere<br />

lasciate dai protagonisti. Un<br />

modo di narrare la vicenda poco<br />

consueto, che appassionerà anche<br />

il pubblico meno esperto.<br />

Nel percorso della mostra verranno<br />

sottolineati anche i numerosi<br />

punti di contatto con la realtà<br />

artistica europea, in particolare<br />

quella francese, e con quella del<br />

resto della penisola, in quel periodo<br />

in fase di unificazione. Tra<br />

il ricordo di uno scherzo goliardico<br />

e l’emozione della scoperta di<br />

un’opera di Degas, tra l’esperienza<br />

a Barbizon e un pomeriggio a<br />

Montemurlo, si dipana un racconto<br />

che farà rivivere un ventennio<br />

d’oro dell’arte italiana.<br />

Il percorso espositivo presenta<br />

oltre settanta opere provenienti<br />

da prestigiose sedi - Museo<br />

Nazionale della Scienza e della<br />

Tecnologia Leonardo da Vinci di<br />

Milano, Galleria d’arte moderna<br />

di Palazzo Pitti di Firenze, Galleria<br />

Nazionale d’Arte Moderna<br />

e Contemporanea di Roma, Galleria<br />

d’arte Moderna di Milano,<br />

Galleria d’arte moderna Ricci<br />

Oddi di Piacenza, Istituto Matteucci<br />

di Viareggio e molti altri<br />

- e collezioni private, firmate dai<br />

principali esponenti del gruppo<br />

dei Macchiaioli quali Telemaco<br />

Signorini, Giovanni Fattori, Giu-<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 47


Vincenzo Cabianca, Maremma, 1857<br />

Olio su tavola, 14,3 x 30,5 cm<br />

Musei Civici di Pavia, Collezione Morone<br />

Raffaello Sernesi, Radura nel bosco Olio<br />

su tela riportato su cartoncino, 21 x 15<br />

cm Collezione privata, Livorno<br />

Odoardo Borrani, Contadinella a Pergentina<br />

Olio su tavola, 39 x 27 cm Collezione privata<br />

48 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


Giovanni Fattori, La lettera al campo,<br />

1873 – 1875 Olio su tavola,<br />

16, 6 x 34,5 cm. Museo Nazionale<br />

della Scienza e della Tecnologia<br />

Leonardo da Vinci, Milano<br />

seppe Abbati, Vincenzo Cabianca,<br />

Silvestro Lega, Adriano Cecioni,<br />

Vito d’Ancona, Raffaello<br />

Sernesi, Odoardo Borrani e altri.<br />

Un racconto suggestivo porterà<br />

il visitatore a immergersi in<br />

un momento storico e culturale<br />

molto vivace, da cui emergeranno<br />

i fermenti di rivolta di<br />

questi nuovi pittori, insieme alle<br />

loro forti personalità artistiche e<br />

umane.<br />

La mostra si concluderà con le<br />

nuove generazioni che frequentarono<br />

il Michelangelo negli anni<br />

successivi a quelli vissuti dal gruppo<br />

storico, indagando il Caffè fino<br />

alle fasi più tarde della sua storia<br />

per arrivare all’eredità della macchia<br />

con opere di Giuseppe de<br />

Nittis, Federico Zandomeneghi e<br />

Giovanni Boldini.<br />

Le sezioni della mostra non presenteranno<br />

quindi solo la pittura<br />

di macchia, ma offriranno uno<br />

sguardo più ampio sulla straordinaria<br />

rivoluzione artistica che ha<br />

preso avvio tra i tavoli di questo<br />

celebre caffè fiorentino.<br />

Per tutta la durata dell’esposizione<br />

una serie di attività didattiche<br />

e visite guidate gratuite per<br />

bambini e adulti permetteranno<br />

di approfondire le tematiche e<br />

le opere esposte nelle sale delle<br />

Scuderie del Castello Visconteo.<br />

mostra<br />

I Macchiaoli<br />

Una rivoluzione d’arte al<br />

Caffè Michelangelo<br />

19 settembre - 20 dicembre <strong>2015</strong><br />

Sede<br />

Scuderie del Castello Visconteo<br />

Viale XI Febbraio, 35<br />

27100 Pavia<br />

Orari<br />

Lunedì / Venerdì:<br />

ore 10.00 - 19.00<br />

Mercoledì: ore 10.00 - 22.00<br />

Sabato, domenica e festivi:<br />

ore 10.00 - 20.00<br />

(La biglietteria chiude un’ora<br />

prima)<br />

Biglietti<br />

Intero: 12,00 euro<br />

Ridotto: 10,00 euro<br />

Audioguida inclusa nel prezzo<br />

Scuole: 5,00 euro<br />

Informazioni e prenotazioni<br />

www.scuderiepavia.com<br />

info@scuderiepavia.com<br />

Tel: +39038233676<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 49


www.flickr.com/photos/brontolones_pictures/<br />

email: salvatorebrontolone@gmail.com<br />

50 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


1° Classificato<br />

con 211 voti<br />

Foto di Salvatore Brontolone<br />

1 a Classificata 19°Selezione<br />

Settembre <strong>2015</strong><br />

Ogni mese la Redazione selezionerà una serie di immagini che saranno pubblicate su<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>, sul sito web e sulla pagina Facebook della rivista.<br />

Le foto, che dovranno essere in formato jpeg e senza watermark o scritte,<br />

vanno inviate alla casella e-mail: orizzontemagazineit@gmail.com<br />

corredate di nome e cognome dell’autore e di una breve didascalia.<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 51


Salvatore Brontolone<br />

1° Classificato 211 voti<br />

Anna Mietta<br />

4° Classificata 137 voti<br />

52 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />

Anna Mietta<br />

7° Classificata 107 voti


Antonio Manuel<br />

2° Classificato 163 voti<br />

maurizio ferri<br />

3° Classificato 146 voti<br />

Stefano De Vivo<br />

6° Classificato 112 voti<br />

Gabriele Astuto<br />

5° Classificato 117 voti<br />

Fabio Sanfilippo<br />

9° Classificato 94 voti<br />

Vittoria Sibillano<br />

8° Classificata 104 voti<br />

Laura Zulian<br />

10° Classificata 84 voti<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 53


MAURIZIO FERRI<br />

Mi chiamo Maurizio Ferri... sono nato a Gambara... un paesino della bellissima provincia<br />

di Brescia, ho 56 anni e pur non avendo frequentato nessun corso fotografico<br />

formativo o di base mi sono avventurato nel mondo della fotografia affidandomi ad<br />

una tecnica non facile e adottata da pochi uomini che io sappia... se non a scopo puramente<br />

di lavoro e/o pubblicitario... e stò parlando dell’arte dello STILL LIFE a cui sono<br />

morbosamente affezionato per non dire di più... Ho appreso molto dal mondo della<br />

pittura e seguendo passo passo fotografia e pittura ne ho creato una FUSIONE... affinando<br />

nel tempo una tecnica che mi consente l’espressione mia e vera... dedico il mio<br />

tempo libero alla composizione e al paesaggio che di solito interpreto nella ruralità<br />

lombarda e di paese... facendo delle mie foto la fonte dei sapori e delle luci di un tempo<br />

che riportare ad oggi non è certo facile... la mostra che questo mio amatissimo sito<br />

mi consente è puramente da autodidatta mostrando, come dicevo, l’essenziale della<br />

vita la povertà e la semplicità che si è dimenticata nel tempo... mi auguro si apprezzi il<br />

modo di espressione e l’umiltà con cui l’affronto.<br />

54 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />

email: maurizioferri@hotmail.com


peperoni in vaso<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 55


peperoni in vaso<br />

di Ornella Mirelli<br />

D<br />

a quando l’uomo ha<br />

scoperto l’agricoltura<br />

la sua principale preoccupazione<br />

è stata<br />

quella di riuscire a conservare il<br />

cibo, per utilizzarlo nei periodi di<br />

scarsità. L’essiccamento al sole, la<br />

salatura e l’affumicamento erano<br />

già praticati nel tardo Paleolitico<br />

(circa 30.000 a.C.), così come era<br />

conosciuta in tempi antichissimi<br />

la capacità conservante del freddo:<br />

i popoli nordici, per esempio,<br />

usavano riporre il pesce appena<br />

pescato in anfratti rivolti a nord,<br />

in modo che ghiacciasse mantenendosi<br />

inalterato.<br />

La salatura era indubbiamente<br />

il metodo più praticato; le proprietà<br />

disidratanti<br />

del sale<br />

permettevano di<br />

conservare sia la carne<br />

che le verdure, consentendone il<br />

consumo in tempi successivi, ma<br />

veniva usato anche l’aceto, l’olio,<br />

il miele, lo zucchero e poi, dopo<br />

l’apertura delle rotte commerciali<br />

verso le Indie, il pepe e le spezie.<br />

Di esempi in tal senso è piena<br />

la documentazione storica, basti<br />

pensare alla passione di Federico<br />

II di Svevia per la scapece, il pesce<br />

fritto e poi marinato in sale e aceto<br />

per poter essere conservato a<br />

lungo. D’altra parte già Apicio nel<br />

I secolo ne parlava nel suo De Re<br />

Coquinaria: «Per conservare pesci<br />

56 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


fritti,<br />

nello stesso momento<br />

in cui friggono e li toglierai<br />

dal fuoco, cospargili di aceto<br />

caldo»<br />

Tutte queste tecniche, tuttavia,<br />

hanno in comune la caratteristica<br />

di modificare il gusto dell’alimento,<br />

precludendo la possibilità<br />

di ritrovarne fuori stagione il<br />

sapore originale.<br />

Un salto in avanti fu<br />

fatto nei primi anni<br />

dell’Ottocento, dal pasticciere<br />

francese Nicolas<br />

Appert<br />

che,<br />

basava sulla capacità del calore di<br />

rallentare i processi demolitivi del<br />

cibo.<br />

Nacquero così le conserve alimentari<br />

e la scoperta influì molto<br />

sul metodo di conservazione delle<br />

derrate militari napoleoniche e<br />

venne allora pubblicata col titolo<br />

di Art de conserver.<br />

D’altra parte il sistema di portare<br />

ad ebollizione recipienti di vetro<br />

per contatto indiretto col fuoco,<br />

mediante un contenitore colmo<br />

d’acqua, non era poi tanto una<br />

novità: derivava infatti dal Bagnomaria<br />

utilizzato dagli alchimisti<br />

medievali per riscaldare<br />

lentamente le loro preparazioni,<br />

imitando le condizioni<br />

attraverso le quali in natura si<br />

mesclano gli elementi.<br />

Addirittura alcuni attribuiscono<br />

l’invenzione del Bagnomaria<br />

a Miriam, sorella di Mosè<br />

e Aronne, altri a un’alchimista<br />

dell’alto Medioevo, Maria<br />

la Giudea, sull’esistenza della<br />

quale non c’è accordo. La prima<br />

menzione di quest’ultima versione<br />

è di Zosimo di Panopoli, auto-<br />

dopo<br />

vari esperimenti,<br />

giunse<br />

alla conclusione<br />

che i cibi si conservavano meglio<br />

in bottiglie di vetro immerse poi<br />

in acqua bollente. L’intuizione si<br />

Continua la collaborazione<br />

di <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> con<br />

Ammodomio, uno fra i più seguiti<br />

blog di cucina del web.<br />

Ammodomio è all’indirizzo<br />

www.ammodomio.blogspot.it<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 57


e nel IV secolo dei più antichi testi<br />

conosciuti sull’alchimia.<br />

Si dice che Maria la Giudea abbia<br />

scoperto il metodo del bagno in<br />

acqua (Balneum Mariae) nei suoi<br />

esperimenti verso la scoperta<br />

dell’Oro filosofale.<br />

Vediamo ora come conservare i<br />

peperoni mantenendone inalterato<br />

il gusto.<br />

Peperoni in vaso<br />

Ingredienti<br />

Peperoni gialli<br />

Lavate, asciugate benissimo i peperoni<br />

e arrostiteli con il metodo<br />

che preferite<br />

o che usate<br />

di solito: sulla<br />

piastra, oppure<br />

in forno con la<br />

funzione grill,<br />

insomma come<br />

vi pare. L’importante<br />

è che, appena<br />

tiepidi, riusciate<br />

a pelarli<br />

perfettamente<br />

e a togliere ogni<br />

residuo, semi<br />

compresi; non<br />

sciacquateli sotto<br />

il getto del<br />

rubinetto, ma<br />

armatevi di santa<br />

pazienza.<br />

A questo punto<br />

dividete i peperoni<br />

in falde<br />

larghe; poneteli<br />

nei barattoli di<br />

vetro (che avrete<br />

sterilizzato<br />

in precedenza),<br />

avendo l’accortezza<br />

di riempire<br />

i vasi fino a<br />

un massimo di<br />

un dito dall’orlo,<br />

mai oltre.<br />

Chiudete i boccacci, metteteli<br />

in una pentola che riempirete di<br />

acqua fredda, sistemando un canovaccio<br />

tra i barattoli per non<br />

farli urtare tra loro o sul fondo<br />

del tegame durante la bollitura.<br />

Accendete il fornello, portate al<br />

bollore, abbassate la fiamma e<br />

lasciate sobbollire, sterilizzando<br />

58 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


www.orizzonteshopping.it<br />

<strong>Orizzonte</strong> Shopping è una piattaforma di commercio elettronico,<br />

economica e semplicissima da usare.<br />

Per informazioni telefonare al n. 080 9697552 <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 59


per 30 minuti. Spegnete e non<br />

toccate la pentola fino a che non<br />

sarà tutto ben freddo. Asciugate<br />

quindi i barattoli, controllare che<br />

si sia creato il sottovuoto e riponete<br />

i vasi in dispensa al buio.<br />

Conditi con un pizzico di sale, un<br />

filo d’olio extravergine, un’acciughina,<br />

qualche cappero, ci riporteranno<br />

in tavola i colori e i sapori<br />

dell’estate!<br />

Il mio consiglio è di usare barattoli<br />

di dimensioni ridotte. Una volta<br />

aperti i vasi, i peperoni vanno<br />

consumati rapidamente e conservati<br />

in frigo per qualche giorno.<br />

Ovviamente non ne preparate<br />

in quantità industriali, anche se il<br />

tempo non deteriora il prodotto,<br />

ne cambia un po’ la consistenza.<br />

60 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


È uscito<br />

fashion & Models<br />

Bimestrale di fashion, beauty, shooting, projects & more<br />

È leggibile gratuitamente all’indirizzo web:<br />

http://www.orizzontemagazine.it/orizzontegroup/orizzonte-fashion/<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 61


SULLE STRADE DELLE<br />

DE.CO. MANTOVANE<br />

I CAPUNSEI<br />

DI VOLTA MANTOVANA<br />

di Fabrizio Capra<br />

N<br />

el nostro viaggio attraverso<br />

le De.Co.<br />

della provincia di<br />

Mantova questa volta<br />

approdiamo a Volta Mantovana,<br />

dove incontriamo i Capunsei.<br />

Ci troviamo sulle colline moreniche;<br />

reliquia della dominazione<br />

asburgica e dell’influenza<br />

germanica, Volta Mantovana ci<br />

propone questi gnocchi di forma<br />

allungata che, facendo fede a una<br />

antica ricetta del XV secolo, sono<br />

a base di pangrattato, Grana<br />

Padano o Parmigiano Reggiano,<br />

uova, burro, aglio, cipolla, sale,<br />

pepe, noce moscata e brodo<br />

buono.<br />

Le origini sono di piatto povero<br />

casalingo, dettato dalla tra-<br />

dizione del recupero tipica della<br />

mentalità contadina. Originariamente<br />

erano serviti in brodo;<br />

attualmente vengono conditi<br />

con burro fuso, salvia e formaggio<br />

grattugiato e Volta Mantovana<br />

vanta anche il fatto di essere<br />

stato il primo paese dove, negli<br />

anni ’50, questo piatto della tradizione<br />

famigliare fu servito in un<br />

ristorante.<br />

Ingredienti per 4 persone:<br />

300 gr. di pane grattugiato;<br />

100 gr. di Grana Padano o Parmigiano<br />

Reggiano grattugiato;<br />

100 gr. di burro;<br />

3 uova intere;<br />

q.b. di brodo bollente;<br />

mezzo cucchiaio di cipolla tritata;<br />

1 spicchio d’aglio;<br />

q.b. sale, pepe, noce moscata.<br />

Preparazione:<br />

Imbiondite la cipolla e l’aglio nel<br />

burro; appena pronti, ponete<br />

in una ciotola il pane e sopra di<br />

esso versate il soffritto, lavorate<br />

velocemente aggiungendo il brodo<br />

bollente, sale, pepe e noce<br />

moscata.<br />

Quando il composto si sarà raffreddato<br />

aggiungete il formaggio<br />

e le uova, fino a raggiungere un<br />

impasto consistente ma morbido,<br />

così da poterlo lavorare. Rotolando<br />

un po’ di composto fra<br />

le mani ricavatene gnocchetti di<br />

circa 4-5 cm di forma ovoidale<br />

allungata, cuoceteli in acqua bol-<br />

62 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


lente salata<br />

e serviteli conditi con burro fuso<br />

aromatizzato, formaggio grattugiato<br />

e qualche foglia di salvia.<br />

Volta Mantovana è un comune<br />

dell’alto mantovano situato<br />

nella zona subcollinare ai piedi<br />

delle alture che delimitano il<br />

lago di Garda verso la pianura<br />

padana. L’area era già abitata<br />

nella media età del bronzo ma<br />

l’origine del comune è medievale.<br />

Da visitare:<br />

I resti del Castello eretto nell’XI<br />

secolo;<br />

Palazzo Gonzaga, bellissima<br />

costruzione un tempo di proprietà<br />

dei signori di Mantova e<br />

oggi sede Comunale;<br />

le due Torri da cui si può osservare<br />

uno splendido panorama<br />

Palazzo e torri sono visitabili ogni<br />

sabato e domenica;<br />

per info scrivete a info@voltamn.<br />

it oppure chiamate il numero<br />

0376-839431/32.<br />

Orari di apertura Palazzo Gonzaga:<br />

sabato 15.00-18.00 e<br />

domenica 9.00-12.00 e 15.00-<br />

18.00).<br />

Il fiume Mincio offre stupendi<br />

paesaggi e percorsi da fare in<br />

bici, a piedi o a cavallo.<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 63


lo<br />

sapevate<br />

che<br />

hamamelis<br />

(Hamamelis Virginiana)<br />

famiglia Hamameliaceae<br />

Nome SCENTIFICO:<br />

Hamamelis<br />

reperibile in tutta l’italia<br />

settentrionale<br />

di Angelo Ferri<br />

Gli Hamamelis sono piante che<br />

1.<br />

hanno molti meriti, in Italia sono<br />

poco coltivate. L’Hamamelis più<br />

noto, anche se non il più bello, è<br />

il virginiana che fiorisce a settembre-ottobre:<br />

sfortunatamente i fiori non sono molto<br />

vistosi e sono preziosi soltanto per l’epoca della<br />

fioritura, e più nell’Italia settentrionale che in quella<br />

centromeridionale, dove si può contare su altri colori<br />

autunnali. I suoi fiori purtroppo tendono a restare<br />

celati dal fitto fogliame.<br />

Oggi l’Hamamelis virginiana, che è la specie più rustica,<br />

più robusta e più veloce nella crescita, viene<br />

usato soprattutto come portainnesto per le specie<br />

più delicate. Gli altri Hamamelis, anche se da lontano<br />

non sono di grande effetto, e non possono certo dirsi<br />

piante spettacolari, ma visti da vicino, sono di una<br />

bellezza rara e delicata e fioriscono quando in buona<br />

parte dell’Italia, nelle regioni centrosettentrionali non<br />

c’è altro albero fiorito.<br />

64 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


L’ Amamelide è un arbusto che<br />

2.<br />

può raggiungere i 7 m d’altezza appartenente<br />

alla famiglia delle Hamamelidaceae.<br />

E’ chiamato anche,<br />

dall’inglese, “nocciolo della strega”,<br />

perchè i suoi frutti ricordano il sapore delle nocciole<br />

e il tronco è usato per fare i manici di scopa che nella<br />

leggenda è il mezzo di trasporto delle streghe. I fiori<br />

sono gialli e a forma di piccoli fili. Originario delle regioni<br />

orientali degli Stati Uniti, l’amamelide viene oggi<br />

coltivato anche in Europa. Nel Nord America è fra i<br />

prodotti erboristici più venduti. I Nativi americani la<br />

usavano in caso di infiammazioni e come cicatrizzante,<br />

veniva anche usata dagli stregoni che le attribuivano<br />

poteri magici. Mentre nell’Ottocento, il distillato veniva<br />

usato contro le scottature solari e le irritazioni oculari,<br />

dopo lunga esposizione alla luce. Le foglie e o rametti<br />

si raccolgono in qualsiasi momento dell’anno; vanno<br />

poi essiccati in luogo asciutto e assolato.<br />

Nel periodo di maggio-giugno<br />

3.<br />

è possibile prelevare delle talee,<br />

che vanno fatte radicare in un miscuglio<br />

di torba e sabbia in parti<br />

uguali, le nuove piantine vanno<br />

tenute in vaso in luogo riparato per almeno due anni<br />

prima di essere messe a dimora. Ai fiori succedono<br />

in primavera dei piccoli frutti marroni, al cui interno<br />

possiamo trovare dei piccoli semi neri, possiamo<br />

conservarli in luogo freddo e seminarli la primavera<br />

successiva, la germinazione è abbastanza alta, ma<br />

è consigliabile attendere almeno 3-4 anni prima di<br />

porre le piantine a dimora.<br />

macchie della pelle,come lenitivo contro le scottature<br />

del sole.<br />

In erboristeria e fitoterapia si possono trovare preparati<br />

per trattare infiammazioni e irritazioni locali<br />

della cute e delle mucose,come astringente in caso<br />

di diarrea,per migliorare la circolazione venosa<br />

L’estratto fluido viene utilizzato per trattare le vampate<br />

di calore in menopausa.<br />

È un’importante componente nella fabbricazione di<br />

colliri,creme,tonici per la pelle.<br />

Viene utilizzata anche come rimedio Omeopatico<br />

con la tintura madre ricavata dalla corteccia e dalle<br />

foglie essicate,per trattare varici,emorroidi,fragilità<br />

capillare,ecchimosi e flebiti.<br />

Questa pianta contiene amamelina, sostanza resinoide,<br />

saponine,tannini gallici, colina,quercetolo,acido<br />

gallico,miricetolo,flavonoidi.<br />

Il Decotto<br />

5.<br />

Si prepara partendo da acqua<br />

fredda e portandola lentamente<br />

all’ebollizione, il tutto coperto. Il<br />

bollore, deve essere moderato e<br />

più o meno prolungato a seconda della droga usata,<br />

quindi infondere per 5 -10 minuti, coprendo il recipiente.<br />

La quantità di droga è di 3-5 gr.per ml.100<br />

d’acqua. Si procede poi come descritto per l’infuso.<br />

Eventuali aromatizzanti per dolcificare il sapore devono<br />

essere aggiunti quando si spegne il fuoco.<br />

L’amamelide ha proprietà flebotoniche,<br />

astringenti, vasocostrit-<br />

4.<br />

trici, emostatiche ed analgesicoantiflogistiche.<br />

E’ quindi indicata<br />

contro emorroidi e vene varicose;<br />

l’amamelide esibisce proprietà antidiarroiche, antiemorragiche,<br />

emostatiche, ed antiflogistiche contro<br />

gengiviti ed infiammazioni orali. Per uso esterno,<br />

gli estratti di amamelide si impiegano in presenza<br />

di pelli grasse ed impure, con eccessiva secrezione<br />

sebacea, e risultano indicati anche in presenza di ragadi,<br />

flebiti ed ulcere venose degli arti inferiori.<br />

Nella medicina popolare veniva utilizzata con il<br />

Decotto,impiastro o ungento,per trattare irritazioni<br />

della bocca,infiammazioni oculari, punture<br />

d’insetto,irritazioni della pelle,diarrea,dissenteria,ne<br />

vralgie,mesturazioni eccessive.<br />

Esternamente viene utilizzata come schiarente delle<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 65


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<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 67


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68 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


OROSCOPO<br />

settembre <strong>2015</strong><br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 69


ARIETE TORO GEMELLI<br />

Non sarà magari il vostro mese<br />

preferito dell’anno, tuttavia vi sarà<br />

molto utile, sotto diversi aspetti,<br />

per mettere a posto i vostri sentimenti,<br />

classificarli se necessario,<br />

stilare delle liste di priorità, in<br />

fondo riflettere fa sempre bene e<br />

ne possono saltar fuori delle decisioni<br />

che non avreste mai immaginato<br />

di prendere!<br />

Se siete appena usciti da una storia,<br />

allora questo è il momento<br />

giusto per accettarlo e per andare<br />

avanti. Il dolore vi farà maturare<br />

e si spera che vi aiuti per il futuro,<br />

a non commettere gli stessi<br />

errori di un tempo.<br />

Mese burrascoso questo di Settembre,<br />

ma non vi preoccupate,<br />

con un po’ di impegno potreste<br />

evitare le situazioni più deleterie<br />

per i vostri rapporti personali.<br />

Dovrete avere tanta pazienza,<br />

o munirvene se non ne avete,<br />

e non alimentare fuochi fatui se<br />

non ce n’è bisogno! Potete benissimo<br />

stare zitti, quando non è<br />

necessario parlare!<br />

In queste giornate che preannunciano<br />

l’autunno infatti, potreste<br />

avere dei problemi in ambiti<br />

diversi e riversare la vostra tensione<br />

e la vostra rabbia sui rapporti<br />

affettivi!<br />

Sarete sicuramente più decisi in<br />

questo mese in campo sentimentale<br />

e soprattutto più predisposti<br />

verso i sentimenti. Non avrete<br />

paura di mostrare quello che<br />

provate per la persona che avete<br />

vicino che a sua volta vi stupirà,<br />

proprio perché sarete voi i primi<br />

a stupire. Non risparmiatevi sia<br />

in coppia che fuor ida essa, sia se<br />

siete single. Se il vostro rapporto<br />

dura ormai da molto tempo,<br />

sicuramente qualcuno dei due<br />

inizierà a spingere per fare un<br />

passo in più, come ad esempio<br />

una convivenza, il matrimonio o<br />

l’avere un figlio.<br />

CANCRO LEONE VERGINE<br />

In questo Settembre dovete riprendervi<br />

e soprattutto dovete riordinare<br />

le idee in quanto ci sono<br />

persone che vorrebbero avere<br />

delle risposte più concrete da voi.<br />

Non potete continuare a nascondervi<br />

dietro certi comportamenti<br />

ambigui! Se siete persone timide<br />

e avete paura ad approcciare per<br />

primi, allora siete in grave difficoltà,<br />

poiché se vi mostrerete schivi,<br />

come pretendete che qualcuno<br />

possa interessarsi a voi? Dovete<br />

quanto meno sciogliervi un po’ e<br />

permettere agli altri di parlare con<br />

voi e poi vedrete che il resto verrà<br />

da sè!<br />

Burrascoso il mese in questione,<br />

per cui procedete sempre con<br />

molta cautela, nonostante per<br />

voi sia alquanto complicato data<br />

la vostra istintività! Gli screzi saranno<br />

all’ordine del giorno, per<br />

questo Oroscopo.it vi aveva consigliato<br />

di dare il meglio di voi nel<br />

mese passato, poiché l’autunno<br />

sarebbe stato difficile!<br />

Marte quindi non è proprio quello<br />

che si direbbe essere vostro<br />

alleato ed il vostro partner, o la<br />

persona che vi interessa in questo<br />

momento, non sarà molto<br />

disponibile e comprensivo nei vostri<br />

riguardi.<br />

Sicuramente troverete l’impatto<br />

con il nuovo mese piuttosto<br />

deprimente, poiché vi toccherà<br />

tornare alla normalità, per chi è<br />

andato in vacanza e se le è godute,<br />

ma non appena assestati,<br />

nuove avventure torneranno a<br />

riempire le vostre frenetiche<br />

giornate, comprese le questioni<br />

amorose che non mancano mai<br />

all’appello!<br />

Marte piano piano, lavora per voi<br />

e cerca di mettere qualche pulce<br />

nell’orecchio a persone che vi<br />

interessano ma non sapete bene<br />

e ancora come avvicinare.<br />

70 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>


BILANCIA SCORPIONE SAGITTARIO<br />

In questo mese dovreste cercare<br />

di prendere in considerazione di<br />

più le vostre priorità e, se queste<br />

non includono i sentimenti, allora<br />

vuol dire che dovrete lasciar<br />

andare certe relazioni che non<br />

hanno più motivo di essere. Avete<br />

più chance in questo modo,<br />

per essere felici, nonostante la<br />

mancanza di un rapporto.<br />

Siete molto tolleranti, ma quando<br />

si supera il limite, anche voi<br />

diventate delle persone aggressive.<br />

Questo sarà proprio il vostro mese,<br />

cari nati sotto il segno dello Scorpione!<br />

Ogni vostro desiderio verrà<br />

esaudito o per lo meno, tutti si prodigheranno<br />

affinché possa esserlo.<br />

Non dovete far altro che chiedere<br />

e vi verrà dato. Non potete proprio<br />

fare a meno di conquistare qualcuno,<br />

anche se siete già impegnati!<br />

Il vostro fascino vi precederà ed<br />

avrete uno sguardo magnetico<br />

che attirerà tutti gli occhi su di voi.<br />

Certamente, se non siete single,<br />

dovrete essere proprio delle persone<br />

molto legate alla persona che<br />

amate.<br />

Sicuramente in questo mese se siete<br />

single penserete a tutto meno<br />

che a farvi una storia e a cercare la<br />

vostra anima gemella in giro per il<br />

mondo, anche se fino a poco tempo<br />

fa era questo il vostro intento, in<br />

quanto avevate questa idea di amore<br />

romantico che vi perseguitava e<br />

che vi riempiva comunque di grandi<br />

speranze!<br />

Anche le relazioni si stabilizzeranno,<br />

in quanto non ci saranno grandi<br />

problemi a causa della poca voglia<br />

di comunicare, di mettersi in gioco,<br />

di rischiare ed anche di discutere.<br />

CAPRICORNO ACQUARIO PESCI<br />

Questo mese si presenterà all’insegna<br />

della ripresa e del miglioramento.<br />

Nessuno sarà in grado<br />

più di voi di riprendersi da certi<br />

tipi di situazioni, grazie alla vostra<br />

tenacia e alla vostra caparbietà.<br />

Il vostro non perdervi mai<br />

di animo ha certamente influito<br />

positivamente su questo Settembre<br />

e così continuerà a fare!<br />

Non dovete abbattervi per una<br />

storia finita, in quanto se è finita<br />

sapete benissimo anche voi che<br />

una ragione c’è stata e questo<br />

è il tempo per andare avanti e<br />

guardare nuovamente al futuro<br />

con occhi diversi.<br />

Mese piuttosto alterno ed ambivalente,<br />

quello che si dice avere<br />

due facce: l’una ovviamente<br />

positiva,l’altra ovviamente, un po’<br />

meno. Scontri e riappacificazioni,<br />

sorprese belle e brutte, si alterneranno<br />

non facendovi effettivamente<br />

comprendere quale sia il sentimento<br />

giusto da provare in determinate<br />

occasioni e verso certe persone.<br />

I single presenteranno un po’ più<br />

di problemi, poiché stenteranno a<br />

capire gli atteggiamenti di una persona<br />

in particolare che ha colpito<br />

la loro attenzione e che, di riflesso<br />

andranno a modificare gli atteggiamenti<br />

dei suddetti.<br />

Forse non sarete al top in questo<br />

mese e quindi, se già avete delle<br />

difficoltà ad esprimervi in questo<br />

senso, non migliorerete di certo<br />

la situazione e le vostre relazioni<br />

personali potrebbero risentirne<br />

a causa di uno stallo che non vi<br />

porterà da nessuna parte. Non<br />

abbiate troppi timori tuttavia,<br />

perché “chiusa una porta si apre<br />

un portone”!<br />

I single non saranno in genere<br />

molto interessati a farsi conoscere<br />

o a darsi delle possibilità,<br />

quindi neppure gli altri avranno<br />

alcun interesse ad avvicinarsi a<br />

qualcuno che sta bene da solo!<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 71


<strong>Orizzonte</strong> pubblica tre periodici, leggibili gratuitamente sul web.<br />

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