olfattive dei canidi oppure le spiccate facoltà dell'apparato di ecolocazione dei chirotteri o dei delfini) nel corpo dell'uomo. Ciò potrebbe sembrare una radicale posizione antiumanistica ma, in realtà, dimostra quanto lo spazio dell'uomo sia stato contaminato dal non-umano, al punto da rendere l'antropocentrismo inadeguato ad una seria lettura della realtà quotidiana. 125 Voltaire ha fatto emergere una visione di cosmo in cui la terra cessa di essere al centro dell'universo e l'umanità perde il suo posto di privilegio. L'uomo che ha dominato la natura, schiavizzato i suoi animali, non può più ritenersi il padrone del mondo. Come leggiamo nei Dialoghi di Evemero, è quindi impossibile illudersi che tanti astri, lontani da noi tanti milioni di miliardi di stadi e tanti miliardi di volte più grandi della terra fossero fatti soltanto per rallegrarci la vista di notte e danzassero intorno a noi, nell'immensità dello spazio per divertirci. Questa ridicola chimera è basata su due difetti della natura umana […] la debolezza dei nostri piccoli occhi e la boria del nostro orgoglio. 126 125 Ivi, p. 116. 126 L. BATTAGLIA, Ai confini della tolleranza. Voltaire e la comunità terrestre, in A. RIVERA, Homo sapiens e mucca pazza cit., pp. 171-172. 32
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