Manuale Pratico di Coltivazione e Trasformazione dei FICHI DI COSENZA

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13.09.2015 Views

Particolare attenzione deve essere prestata a due tipi di scelte: a. il materiale di propagazione deve essere prelevato da piante madre immuni soprattutto dalle virosi ( se ne dirà trattando la virosi); b. il luogo di radicazione deve essere costituito da terreni non soggetti a ristagno idrico e adeguatamente arricchiti di letame o torba con l’aggiunta di sabbia. Al momento dell’impianto si suole in terrare due talee vicine per diminuire il rischio di mancato attecchimento. Nel caso in cui entrambe le piantine risultino attecchite si elimina la più debole. Per motivi fitosanitari ed in funzione del crescente interesse rivolto verso le colture specializzate, si è diffuso il più razionale impiego di talee radicate ottenute per propagazione in vivai specializzati. L’epoca migliore per la preparazione delle talee è il periodo che precede la ri presa vegetativa, fine in verno-inizio primavera (si possono così sfruttare i residui della potatura). Elevate percentuali di radicazione sono state ottenute prelevando il materiale al primissimo ingrossamento primaverile delle gemme, anche se in questo caso si deve intervenire con interventi irrigui per garantire una sufficiente radicazione. La radicazione è rapida e in circa 30 giorni si può già notare la presenza del le radichette (foto 11). 3.2 Pollone radicato Foto 11. Talee di fico poste a radicare Rappresenta la tecnica più usata in passato ma rispetto alle talee richiede più lavoro e dà impianti eterogenei. Meno problemi pone la messa a dimora di un vigoroso pollone radicato di almeno tre anni. In questo caso conviene scegliere un pollo ne verticale tra i numerosi che si sviluppano al piede della pianta, cercando di asportarlo al momento della messa a di mora con la maggior quantità possibile 28

di radici. Questa operazione apre però nella pianta madre ferite (da cui possono entrare i patogeni) la cui rimarginazione è favorita da una copertura con terra della parte del colletto lesa. È bene ricordare che le piante origi nate da pollone tendono a produrre a lo ro volta abbondanti polloni che, nella fa se di allevamento, devono essere aspor tati ogni volta che si presentano. Ricordiamo che occorre controllare bene durante la fase vegetativa lo stato sanitario della pianta da cui si preleva il mate riale di propagazione. 3.3 Micropropagato La micropropagazione è ormai diventata per molti fruttiferi un sistema di moltiplicazione sostitutivo delle tecniche tradizionali. È attuabile solo in laboratori e in vivai specializzati. L’obiettivo di tale metodologia è quello di ottenere in tempi brevi ed a costi contenuti, un elevatissimo numero di piantine, identiche, sia nel genotipo che nel fenotipo, alla pianta madre di partenza, precedentemente selezionata per caratteristiche fisiologiche e produttive di pregio. Genotipo: è il profilo genetico di un individuo. L’insieme dei geni di una pianta, contenuti nel DNA delle sue cellule. Fenotipo: è l’aspetto esteriore di una pianta (dimensione e sapore dei frutti, colore delle foglie, ecc). È il risultato dell’influenza che l’ambiente esterno ha avuto sul genotipo. Essa consiste nel prelevare i tessuti apicali delle gemme e allevarli su idonei mezzi di coltura addizionati di ormoni vegetali, in maniera tale da esaltare al massimo la produzione di nuovi germogli. Le piante ottenute con questa tecnica sono uguali alla pianta madre e sono dette ‹‹popolazione clonalè› così come si verifica per le talee ed i polloni radicati. Nel processo di micropropagazione distinguiamo le seguenti fasi: 1. scelta di campo della pianta madre sana e in buona attività vegetativa; prelievo di sue parti; 2. lavaggio e disinfezione in laboratorio delle parti prelevate dalla pianta madre; 3. espianto dell’apice vegetativo e trasferimento sul substrato agarizzato (terreno di coltura); 4. suo allevamento e moltiplicazione, in successive fasi di crescita e trasferimenti periodici sui terreni coltura; 5. trapianto delle pianticelle in substrato naturale (torba) per farle meglio radicare e successivi progressivi ambientamenti alle condizioni esterne; 29

<strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ci. Questa operazione apre però nella pianta madre ferite (da cui possono<br />

entrare i patogeni) la cui rimarginazione è favorita da una copertura con terra<br />

della parte del colletto lesa. È bene ricordare che le piante origi nate da pollone<br />

tendono a produrre a lo ro volta abbondanti polloni che, nella fa se <strong>di</strong> allevamento,<br />

devono essere aspor tati ogni volta che si presentano. Ricor<strong>di</strong>amo che occorre<br />

controllare bene durante la fase vegetativa lo stato sanitario della pianta da cui si<br />

preleva il mate riale <strong>di</strong> propagazione.<br />

3.3 Micropropagato<br />

La micropropagazione è ormai <strong>di</strong>ventata per molti fruttiferi un sistema <strong>di</strong> moltiplicazione<br />

sostitutivo delle tecniche tra<strong>di</strong>zionali. È attuabile solo in laboratori e<br />

in vivai specializzati. L’obiettivo <strong>di</strong> tale metodologia è quello <strong>di</strong> ottenere in tempi<br />

brevi ed a costi contenuti, un elevatissimo numero <strong>di</strong> piantine, identiche, sia nel<br />

genotipo che nel fenotipo, alla pianta madre <strong>di</strong> partenza, precedentemente selezionata<br />

per caratteristiche fisiologiche e produttive <strong>di</strong> pregio.<br />

Genotipo: è il profilo genetico <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo. L’insieme <strong>dei</strong> geni <strong>di</strong> una pianta,<br />

contenuti nel DNA delle sue cellule.<br />

Fenotipo: è l’aspetto esteriore <strong>di</strong> una pianta (<strong>di</strong>mensione e sapore <strong>dei</strong> frutti,<br />

colore delle foglie, ecc). È il risultato dell’influenza che l’ambiente esterno ha<br />

avuto sul genotipo.<br />

Essa consiste nel prelevare i tessuti apicali delle gemme e allevarli su idonei mezzi<br />

<strong>di</strong> coltura ad<strong>di</strong>zionati <strong>di</strong> ormoni vegetali, in maniera tale da esaltare al massimo la<br />

produzione <strong>di</strong> nuovi germogli. Le piante ottenute con questa tecnica sono uguali<br />

alla pianta madre e sono dette ‹‹popolazione clonalè› così come si verifica per le<br />

talee ed i polloni ra<strong>di</strong>cati.<br />

Nel processo <strong>di</strong> micropropagazione <strong>di</strong>stinguiamo le seguenti fasi:<br />

1. scelta <strong>di</strong> campo della pianta madre sana e in buona attività vegetativa; prelievo<br />

<strong>di</strong> sue parti;<br />

2. lavaggio e <strong>di</strong>sinfezione in laboratorio delle parti prelevate dalla pianta madre;<br />

3. espianto dell’apice vegetativo e trasferimento sul substrato agarizzato (terreno<br />

<strong>di</strong> coltura);<br />

4. suo allevamento e moltiplicazione, in successive fasi <strong>di</strong> crescita e trasferimenti<br />

perio<strong>di</strong>ci sui terreni coltura;<br />

5. trapianto delle pianticelle in substrato naturale (torba) per farle meglio ra<strong>di</strong>care<br />

e successivi progressivi ambientamenti alle con<strong>di</strong>zioni esterne;<br />

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