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a chiamata - Ordine degli Ingegneri della provincia di Napoli

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tamente a quelle <strong>della</strong> Protezione Civile,<br />

lasciano ben sperare per un futuro meno<br />

rischioso, sempre che alla pianificazione<br />

faccia seguito subito la fase attuativa, ovviamente<br />

e, purtroppo, nell’ambito delle<br />

risorse <strong>di</strong>sponibili.<br />

Ma le prospettive devono necessariamente<br />

riguardare anche l’educazione dei<br />

citta<strong>di</strong>ni alla protezione civile e la manutenzione<br />

delle opere, spesso trascurata, e<br />

che soffre, in modo pressoché sistematico<br />

<strong>di</strong> una vacatio legis che produce una inadeguata<br />

<strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> risorse umane e<br />

finanziarie necessarie allo scopo.<br />

Si tratta senza dubbio <strong>di</strong> problemi <strong>di</strong><br />

notevole complessità e serietà, dal momento<br />

in cui l’assenza <strong>di</strong> una necessaria<br />

azione manutentiva pregiu<strong>di</strong>ca, irreparabilmente,<br />

gli sforzi sostenuti per realizzare<br />

un sistema <strong>di</strong> mitigazione del rischio<br />

idrogeologico.<br />

Sarebbe sconcertante se, dopo le varie<br />

iniziative del tipo “Adotta un monumento”,<br />

talvolta promosse da alcune Sovrintendenze<br />

per affidare a comitati citta<strong>di</strong>ni<br />

la delicata gestione del nostro patrimonio<br />

storico-artistico, dovessimo rassegnarci a<br />

sperare che anche la manutenzione delle<br />

opere faticosamente realizzate resti affidata<br />

al coinvolgimento <strong>di</strong> associazioni <strong>di</strong><br />

volontariato. Si immagini il titolo “Adotta<br />

la Vasca Connola”.<br />

Mantenere tutte le opere in perfetta<br />

efficienza non è meno meritorio <strong>di</strong> averle<br />

ben stu<strong>di</strong>ate, progettate ed eseguite. All’uopo,<br />

scriveva il professor Giulio De Marchi<br />

nella Sua relazione introduttiva al volume<br />

in cui veniva esposta ed illustrata l’opera<br />

<strong>della</strong> Cassa per il Mezzogiorno nel campo<br />

<strong>degli</strong> acquedotti e fognature nei do<strong>di</strong>ci anni<br />

trascorsi dalla sua istituzione (1950-1962),<br />

“costituirà un dovere ed un debito d’onore<br />

per i Governi italiani dei prossimi decenni”<br />

la manutenzione delle opere.<br />

Tale aspetto dovrà essere particolarmente<br />

curato dagli enti preposti, onde evitare<br />

errori <strong>di</strong> un passato, purtroppo, non lontano,<br />

in cui opere costruite con il contributo<br />

<strong>di</strong> tutto il Paese (e soprattutto delle<br />

regioni del Nord Italia) vennero abbandonate<br />

al proprio destino, risultando non più<br />

rispondenti ai fini per i quali erano stati<br />

costruiti e talvolta da risultare ad<strong>di</strong>rittura<br />

più dannose.<br />

* * *<br />

Ma non ritengo <strong>di</strong> dover concludere la<br />

mia introduzione alla tavola rotonda senza<br />

soffermarmi brevemente sull’importante<br />

ruolo e sul fondamentale sostegno fornito<br />

da numerosi colleghi <strong>della</strong> comunità<br />

scientifica nazionale sulle problematiche<br />

connesse alle colate rapide <strong>di</strong> fango, arricchendo<br />

nel contempo l’opera meritoria <strong>della</strong><br />

struttura commissariale con le competenze<br />

scientifiche che si andavano maturando nei<br />

rispettivi atenei.<br />

Ne è prova la florida produzione spesso<br />

a carattere inter<strong>di</strong>sciplinare, che ha indubbiamente<br />

consentito un notevole approfon<strong>di</strong>mento<br />

sullo stato delle conoscenze,<br />

con significativo impatto anche in campo<br />

internazionale.<br />

Ed all’uopo, voglio concludere con un<br />

auspicio: che la ricerca scientifica proceda<br />

con immutata intensità traendo spunto dai<br />

risultati fin qui raggiunti e tale da tendere<br />

ad una caratterizzazione pressoché completa<br />

<strong>di</strong> queste complesse fenomenologie<br />

connesse alle colate rapide <strong>di</strong> fango.<br />

Magari, tra qualche tempo, da sperare<br />

non molto lontano, gli attuali “criteri <strong>di</strong><br />

massima” possano lasciare il passo a più<br />

rigorose “linee guida per la progettazione<br />

delle opere <strong>di</strong> mitigazione del rischio da<br />

colate fangose”.<br />

* * *<br />

Chiedo scusa ai colleghi per il maggior<br />

tempo, rispetto a quanto avevo previsto,<br />

impiegato nell’introduzione alla tavola rotonda<br />

e li invito ad intervenire su bilanci e<br />

prospettive, obiettivi primari <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione,<br />

nonché su altri aspetti che possano essere<br />

da loro ritenuti opportuni o necessari per<br />

il successivo <strong>di</strong>battito a cui sono sollecitati<br />

a partecipare i colleghi presenti.<br />

28<br />

N. 1/2009 - INGEGNERIA IDRAULICA

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