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Acqua e salute. Indicazioni tratte dalle linee guida dell'oms sulla ...

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l’irritazione del tratto gastrointestinale (favorendo così l’esposizione delle cellule<br />

epiteliali agli agenti cancerogeni).<br />

Effetti sull’uomo. Sebbene sia di dominio comune che il sale è un elemento<br />

indispensabile per la vita, non c’è accordo su quale sia il fabbisogno minimo<br />

giornaliero. Si è stimato che un introito giornaliero totale di 120-140 mg sia<br />

necessario nel periodo di sviluppo infantile e il fabbisogno dell’adulto sia di 500 mg.<br />

In generale, i sali di sodio non danno tossicità acuta, in quanto il rene dell’adulto<br />

rimuove efficacemente l’eccesso di sodio. Tuttavia, sono riportati casi di effetti acuti<br />

e morte a seguito di ingestione accidentale di grandi quantità di sodio. Gli effetti<br />

acuti comprendono nausea, vomito, convulsioni, rigidità muscolare, edema<br />

polmonare e cerebrale.<br />

L’assunzione di sale in eccesso comporta un aggravamento dell’insufficienza<br />

cardiaca cronica congestizia. Sono stati documentati effetti avversi dovuti<br />

all’esposizione ad alti livelli di sodio con l’acqua potabile.<br />

Gli effetti sui bambini sono diversi, a causa dell’immaturità del rene infantile.<br />

Bambini con infezioni gastrointestinali gravi possono andare incontro ad una<br />

ingente perdita di liquidi, con conseguente disidratazione e aumento dei livelli di<br />

sodio nel plasma (ipernatriemia); un danno neurologico permanente è comune in<br />

tali condizioni. L’aggiunta di latte vaccino o di acqua di rubinetto contenente alti<br />

livelli di sodio a cibo solido può esacerbare tali effetti.<br />

La relazione tra un elevato introito di sodio e ipertensione è stata oggetto di<br />

molte controversie scientifiche. Sebbene studi a breve termine abbiano suggerito che<br />

una tale relazione esiste, la maggior parte delle persone che nei paesi occidentali<br />

assume una dieta ricca di sodio fin dall’infanzia non manifesta ipertensione almeno<br />

fino alla quarta decade d’età. Laddove la riduzione dell’introito di sodio può ridurre<br />

la pressione sanguigna di alcuni individui con ipertensione, ciò non si dimostra vero<br />

per tutti. In più, alcuni dati di studi su animali e sull’uomo suggeriscono che<br />

l’azione del sodio può essere almeno parzialmente modificata dai livelli degli anioni<br />

e dalla presenza di altri cationi. Sebbene diversi studi suggeriscano che elevati livelli<br />

di sodio nell’acqua potabile siano associati ad un incremento della pressione<br />

sanguigna in bambini, in altri studi questa associazione non è stata rilevata.<br />

Un’osservazione particolarmente stringente è che in popolazioni non<br />

“occidentalizzate” in cui la dieta è povera di sodio, la prevalenza dell’ipertensione è<br />

molto bassa e la pressione non aumenta in parallelo con l’età. Questo porterebbe a<br />

concludere che esiste una relazione causale, ma bisogna tenere presente che esistono<br />

numerose altre differenze tra “occidentalizzati” e “non-occidentalizzati” che<br />

possono dar ragione delle diversità. Tuttavia, il buon accordo tra questi risultati e<br />

quelli di altri studi dà un ulteriore supporto al legame diretto tra aumentata<br />

ingestione di sodio e ipertensione. Si può affermare che, <strong>sulla</strong> base dei dati esistenti,<br />

non è possibile trarre conclusioni certe riguardo alla possibile associazione tra la<br />

presenza di sodio nell’acqua potabile e l’ipertensione.<br />

Sebbene ci sia un’associazione tra ipertensione e certe malattie, come la malattia<br />

coronarica cardiaca, le differenze nella suscettibilità genetica, la possibile presenza<br />

di minerali ad azione protettiva (potassio e calcio), e la debolezza metodologica<br />

degli studi rendono difficile quantificare la relazione. Inoltre il sodio nell’acqua<br />

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