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Acqua e salute. Indicazioni tratte dalle linee guida dell'oms sulla ...

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dell’organismo, soprattutto nel fegato, rene, pancreas e ghiandole surrenali; si<br />

accumula preferenzialmente in alcune zone del cervello dei bambini; si accumula<br />

anche nei capelli. Viene eliminato dall’organismo principalmente con le feci, mentre<br />

solo una piccola quota viene eliminata con le urine.<br />

Studi su animali di laboratorio hanno evidenziato che l’esposizione a dosi<br />

elevate di manganese può essere letale. L’esposizione cronica causa alterazioni<br />

neurologiche centrali in ratti e topi, soprattutto per alterazione dei meccanismi<br />

neurotrasmettitoriali dell’encefalo; riduzione della sintesi di emoglobina in conigli e<br />

maiali; alterazioni delle funzioni testicolari e riproduttive in ratti. Studi in vitro e in<br />

vivo hanno evidenziato che il manganese è in grado di indurre mutazioni e<br />

aberrazioni cromosomiche. Studi di cancerogenicità hanno dato risultati discordanti.<br />

Effetti sull’uomo. In quanto elemento essenziale per l’uomo, possono derivare<br />

dei danni sia da una carenza che da una sovraesposizione al manganese. Il<br />

fabbisogno medio giornaliero richiesto per una normale funzionalità fisiologica è<br />

stimato in 2-5 mg per un adulto sano. I bambini ne consumano 2,5-25 μg/Kg di peso<br />

corporeo al giorno durante i primi sei mesi di vita. Sebbene non sia stata descritta<br />

nell’uomo una sindrome specifica da difetto di manganese, è stata suggerita<br />

un’associazione tra la carenza di manganese e disturbi come anemia, modificazioni<br />

delle ossa nei bambini, lupus eritematoso sistemico. Una sindrome conosciuta come<br />

“manganismo” è associata all’inalazione cronica di manganese per esposizione<br />

lavorativa; è caratterizzata da alterazioni neurologiche generalmente reversibili<br />

(debolezza, anoressia, dolore muscolare, apatia, eloquio rallentato, riduzione della<br />

mimica facciale). L’esposizione per ingestione sembra essere meno dannosa rispetto<br />

a quella per inalazione. Alcuni studi epidemiologici hanno stabilito una correlazione<br />

tra l’esposizione attraverso l’acqua potabile al manganese e l’insorgenza di<br />

alterazioni neurologiche. Tuttavia, questi studi sono caratterizzati dalla presenza di<br />

molti fattori di confondimento; d’altra parte altri studi non hanno rilevato la<br />

presenza di danni neurologici a seguito di esposizione attraverso l’acqua potabile.<br />

ALTRI EFFETTI<br />

La presenza di manganese nell’acqua può essere notata anche dai consumatori se<br />

forma dei depositi e se altera la colorazione dell’acqua. Concentrazioni al di sotto di<br />

0,05-0,1 mg/L sono in genere accettabili per il consumatore; a concentrazioni<br />

superiori a 0,1 mg/L il manganese conferisce all’acqua un sapore sgradevole, può<br />

dar luogo alla formazione di depositi scuri nelle condutture (questo anche a partire<br />

dalla concentrazione di 0,02 mg/L) e può alterare la colorazione dell’acqua. Inoltre,<br />

in presenza di certi microrganismi che concentrano il manganese, possono insorgere<br />

problemi di sapore, odore e torbidità. Tutto questo può variare in relazione alle<br />

circostanze locali.<br />

VALORE GUIDA E VALORE INDICATORE<br />

VG: 0,4 mg/L.<br />

Si considera che l’esposizione attraverso l’acqua rappresenti il 20%<br />

dell’esposizione totale ambientale.<br />

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