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Acqua e salute. Indicazioni tratte dalle linee guida dell'oms sulla ...

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FONTI DI CONTAMINAZIONE E VIE DI ESPOSIZIONE PER L’UOMO<br />

L’antimonio è presente come contaminate nell’aria di aree urbane (concentrazioni<br />

tra 0,42 e 0,85 μg/m 3 ). Il fumo di tabacco può causare un rilascio di antimonio<br />

nell’aria indoor.<br />

Si trova in acque naturali, sia nella forma trivalente che pentavalente e<br />

sottoforma di composti metallici. Può raggiungere l’acqua potabile se presente come<br />

contaminante negli impianti metallici.<br />

Tracce di antimonio si trovano anche negli alimenti.<br />

L’ingestione orale dell’antimonio (circa 18 μg/die con il cibo e meno di 8 μg/die<br />

con l’acqua) sembra significativamente più elevata dell’esposizione per inalazione,<br />

sebbene l’esposizione totale da fonti ambientali, cibo ed acqua potabile sia molto<br />

bassa rispetto all’esposizione occupazionale.<br />

EFFETTI SULLA SALUTE<br />

Cinetica e metabolismo. L’antimonio viene scarsamente assorbito dal tratto<br />

gastrointestinale (massimo 15%, a seconda del suo stato ossidativo). La maggior<br />

parte della quota assorbita si accumula nella milza, nel fegato, e nell’osso.<br />

L’antimonio trivalente entra nei globuli rossi, mentre il pentavalente no. La forma<br />

trivalente viene eliminata con le feci e le urine, la forma pentavalente solo con le<br />

urine. Esiste la possibilità del trasferimento dell’antimonio dal sangue materno a<br />

quello fetale.<br />

Studi su animali di laboratorio hanno evidenziato che l’esposizione<br />

all’antimonio comporta nei conigli un aumento del catabolismo proteico, lesioni<br />

emorragiche alla mucosa intestinale, accumulo di grassi nel fegato con conseguente<br />

atrofia, necrosi emorragica della corteccia renale, tossicità per la funzione<br />

riproduttiva. La tossicità dell’antimonio dipende dalla sua forma chimica:<br />

l’antimonio pentavalente è la forma meno tossica; l’antimonio triossido ha una<br />

tossicità subcronica inferiore a quella del potassio antimonio tartrato, che è la forma<br />

più solubile. L’antimonio triossido, per la sua bassa biodisponibilità, è genotossico<br />

solo in vitro, ma non in vivo, mentre i sali solubili dell’antimonio trivalente hanno un<br />

effetto genotossico sia in vitro che in vivo. L’antimonio trivalente induce tumori al<br />

polmone in ratti esposti per via inaltoria.<br />

Effetti sull’uomo. I dati disponibili si riferiscono prevalentemente a studi<br />

sull’esposizione lavorativa. L’avvelenamento acuto causa vomito, diarrea, nei casi<br />

gravi morte. L’esposizione cronica all’antimonio trisolfuro determina aumento<br />

della pressione sanguigna, modificazioni del tracciato ECG, ulcere, aumento degli<br />

aborti spontanei. L’esposizione cronica all’antimonio triossido e pentossido causa<br />

tosse, bronchite cronica, enfisema, congiuntivite, dermatite. Lo IARC ha stabilito che<br />

l’antimonio triossido è un possibile cancerogeno per l’uomo (gruppo 2B) <strong>sulla</strong> base<br />

degli studi inalatori sul ratto, mentre l’antimonio trisolfuro non è classificabile<br />

relativamente alla sua cancerogenicità per l’uomo (gruppo 3). L’ingestione cronica<br />

di potassio antimonio tartrato non è associata ad un rischio aggiuntivo di cancro,<br />

dal momento che dopo esposizione per via inalatoria si è dimostrato cancerogeno<br />

solo per il polmone ma non per altri organi; inoltre causa danno diretto al polmone<br />

a seguito di inalazione cronica come conseguenza di un suo accumulo insieme a<br />

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