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STORIA DELLA LITURGIA ATTRAVERSO LE EPOCHE CULTURALI

Dispensa Storia della Liturgia

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parlando della possibilità d‟uso della lingua volgare, sosteneva che così si degradavano i sacri riti,<br />

diminuendo la loro maestà ed esponendola agli occhi del volgo).<br />

Il rito di conseguenza tendeva a degenerare nel magico. Circolava un detto al proposito: le<br />

parole incantatrici dette ad un serpente non perdono la loro efficacia per il fatto che il serpente non<br />

le capisce.<br />

Si cadeva così nell‟esteriorismo: importante era dire e fare tutto quello che occorreva. Fatto quello,<br />

era fatto tutto. C‟è una legge nella storia, evidentissima in liturgia: quanto più diminuiscono i valori,<br />

tanto più si amplificano le forme. Un apparato solennissimo copriva il vuoto di una liturgia non<br />

vissuta e la conseguenza di questo distacco ha condotto dal “noi” all‟io, alla devozione personale,<br />

dove anche la comunione diventava devozione personale e non più cibo attraverso cui essere<br />

trasformati in membra di Cristo.<br />

La devotio moderna ha offerto quel contatto con il divino che la liturgia non permetteva più,<br />

ma un contatto del singolo che pregava durante la liturgia, ma non pregava la liturgia. (S.<br />

Domenico raccomandava una liturgia breve e succinta per non togliere tempo alla devozione e allo<br />

studio. S. Francesco de Sales aveva promesso di recitare il rosario durante la messa solenne dei<br />

giorni festivi, al momento dell‟ordinazione a vescovo e mantenne tale impegno. Un abate<br />

benedettino aveva scritto una guida alla meditazione della vita di Cristo durante l‟Ufficio, del tutto<br />

indipendente con i testi).<br />

In questo clima la Congregazione dei riti produsse una mole immensa di rubriche in cui anche gli<br />

specialisti cerimonieri faticavano a districarsi.<br />

Questa era la situazione subito prima del Vaticano II nonostante gli sforzi dei pionieri del<br />

Movimento liturgico: bisogna ricordarsene nel fare una valutazione del post-Vaticano II, per evitare<br />

un eccessivo pessimismo, pensando alle riforme ancora necessarie.<br />

Il Vaticano II ha aiutato a superare questa sclerosi vecchia di secoli, partendo proprio dalla<br />

riforma liturgica e proprio dalla riforma liturgica abbozzando il rinnovamento dell‟ecclesiologia. La<br />

visione della liturgia “preghiera della Chiesa” spinge l‟ecclesiologia ad armonizzare l‟aspetto<br />

visibile, organizzativo, istituzionale con l‟aspetto invisibile, contemplativo e misterico.<br />

La liturgia è il dogma tradotto in preghiera, è in atto una trasformazione teologica che la strappa<br />

dall‟astrazione per restituirla alla vita.<br />

Per Magrassi nell‟1986 rimangono due grandi compiti per il Movimento Liturgico:<br />

1. l‟adattamento più autentico della liturgia alle diverse situazioni culturali: dopo l‟adattamento<br />

delle lingue, necessita un adattamento dei riti, facendo però ben attenzione alla legittimità dei<br />

diversi adattamenti (alcuni sono necessari o semplicemente utili, mentre altri sembrano inutili o<br />

pericolosi, se cedono alla superstizione). Questa inculturazione non riguarda solo paesi lontani,<br />

ma la stessa Italia: anche da noi è necessario utilizzare gli spazi offerti dalle norme per adattare<br />

la liturgia universale alla situazione del paese (partendo forse dai riti più legati alla vita:<br />

battesimo, matrimonio e liturgie funebri).<br />

2. Il superamento di una certa tensione tra chi vede la liturgia come qualcosa di statico, intangibile<br />

ed ha uno sguardo nostalgico al passato, e chi invece giudica troppo timida la riforma attuata,<br />

ancora troppo poco in contatto con l‟uomo di oggi. Prima di inventare nuove norme, bisogna<br />

utilizzare a fondo tutti gli spazi che la liturgia attuale ci offre. Bisogna arrivare ad una liturgia<br />

che risponda ai bisogni concreti di un‟assemblea e della sua vita, ma bisogna anche che la<br />

liturgia rimanga Lex orandi di tutto il popolo di Dio. E una Lex orandi non può essere<br />

commisurata soltanto dalla fede di un‟assemblea concreta, ma dalla fede della Chiesa intera.<br />

L‟adattamento liturgico ha due grandi limiti:<br />

1. la natura gerarchica della liturgia<br />

2. il suo carattere di Lex credendi<br />

ma ha anche due grandi leggi:<br />

1. portare la liturgia al popolo<br />

2. portare il popolo alla liturgia .<br />

Il Vaticano II nel rinnovamento liturgico si è proposto due obbiettivi:<br />

1. rinnovare i riti (e qui si è lavorato)<br />

Storia della Liturgia 42

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