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STORIA DELLA LITURGIA ATTRAVERSO LE EPOCHE CULTURALI

Dispensa Storia della Liturgia

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politica ed impegno civile (siamo nell‟epoca di Cirillo e Metodio che contribuiscono addirittura alla<br />

nascita di una traslitterazione partendo da fini religiosi) (Il maggior studioso dell‟epoca è Vogel).<br />

Al centro di questo periodo storico ci sono Pipino e Carlo Magno, ma l‟adattamento non è<br />

sicuramente espressione di solo singoli personaggi; attorno a loro era cresciuto e si stava<br />

sviluppando tutto un movimento. Pipino si rende conto che all‟interno del proprio regno vi è<br />

un‟anarchia liturgica e che ogni chiesa, ogni monastero, ogni cattedrale, hanno il proprio rito. La<br />

molteplicità estrema e l‟estrema diversità dei riti è testimoniata dalla raccolta dei testi di questa<br />

epoca fatta da un autore del 1700 Edmonde Martène, per la cui raccolta Martimort ha creato una<br />

guida critica. Mentre a Roma la liturgia era unica ed invariata, le liturgie gallicane erano rimaste<br />

diversificate, mancando di un centro unificatore che godesse di prestigio come quello dei successori<br />

di Pietro.<br />

Nel 754 arrivano in Francia i testi romani che saranno poi modificati in senso gallicano: non<br />

sappiamo con precisione quale sia il testo di base, ma sappiamo che viene modificato dagli influssi<br />

della cultura gallicana. Sicuramente risente di un senso più presente del peccato, della colpa, del<br />

male, probabilmente anche a causa dell‟insicurezza politica del momento e dei continui spostamenti<br />

dei popoli.<br />

Dall‟VIII secolo vengono elaborati Sacramentari che sono già un adattamento gallicano del rito<br />

romano. Il più famoso è il Sacramentarium di Gelone in cui cambiano le preghiere ed anche alcuni<br />

riti (nel battesimo ad esempio non si fa prima la professione di fede e poi il battesimo, ma la<br />

professione viene fatta durante l‟immersione battesimale.)<br />

Pipino ha voluto dare alle diverse forme della liturgia gallicana un‟uniformità per avere una<br />

maggiora chiarezza: si parla di romanizzazione di Pipino che ad esempio ha abbandonato il canto<br />

proprio del suo popolo per adottare il canto romano.<br />

Carlo Magno continuando l‟opera del padre, chiede ufficialmente al papa Adriano un sacramentario<br />

romano puro che doveva servire da modello.<br />

Il papa gli invia un Sacramentario (Sacramentarium Adrianum ex-autentico) che era fuori uso da<br />

circa 50 anni, spia della mancanza di fissità assoluta anche a Roma in questi secoli.<br />

Il Sacramentario inviato era quello usato dal papa, cioè un Pontificale e di conseguenza non<br />

rispondeva a tutte le esigenze di una liturgia parrocchiale.<br />

Si aggiunge pertanto un supplemento per le parti mancanti e necessarie (vedi ad esempio la<br />

benedizione del cero, la 1° e 2° domenica dopo Natale), composto da Benedetto da Anione e non<br />

da Alcuino cui erroneamente fu attribuito.<br />

L‟insieme delle due parti costituisce il Sacramentarium Gregoriano che viene imposto da Carlo<br />

Magno in tutto il suo impero.<br />

E<strong>LE</strong>MENTI CARATTERISTICI DELL’ETHOS GERMANICO<br />

Accenneremo ora agli elementi più tipici dell‟ethos franco germanico che influenzano l‟evoluzione<br />

liturgica: questi elementi all‟inizio sono armonizzati alla sobrietà e brevità tipiche del rito romano,<br />

anche se nel tempo poi tendono ad aumentare e alla fine l‟allegorismo e il deviazionismo assumono<br />

aspetti francamente esagerati. Lo studio della storia della liturgia richiede la capacità di andare<br />

avanti e indietro, in modo tale da cogliere la comparsa e l‟evoluzione progressiva di fatti ed eventi,<br />

sapendo poi effettuare un confronto con la situazione attuale. Bisogna arrivare ad avere una visione<br />

teologica della liturgia e in questo compito è più utile il testo di Anamnesis, avendo già conoscenza<br />

dei dati storici su cui insiste di più il Borobio.<br />

Come elementi tratti dal tipico ethos franco-germanico che influenzano l‟evoluzione liturgica<br />

abbiamo:<br />

1. Cristo viene sempre più adorato come Dio, come una delle persone della Trinità, mentre scolora<br />

l‟aspetto di mediatore che veniva sottolineato nel rito romano. Nascono preghiere a Cristo in<br />

trono, a Cristo visto nella sua divinità, mentre si perde di vista l‟aspetto umano, per cui si<br />

dimentica che Gesù nella sua vita ha pianto, ha riso, ha sofferto e gioito come un vero uomo.<br />

Questa sottolineatura squilibrata della divinità di Cristo favorisce la devozione verso i santi, che<br />

Storia della Liturgia 27

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