Platform_Architecture_and_Design_1.pdf
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SEEDS<br />
111<br />
Nuove generazioni di architetti ripensano alle gerarchie<br />
tradizionali che caratterizzano la disciplina.<br />
Si respira un clima del tutto nuovo tra le nuove generazioni<br />
di architetti Europei. Li accomuna la necessità di trovare una<br />
nuova identità. Cambia il ruolo dell’architetto, si trasformano i<br />
temi di discussione e dibattito, così come gli obiettivi, i processi,<br />
i linguaggi. Una nuova serie di tematiche stanno emergendo<br />
fluidamente sia a scala locale che a quella globale: i processi<br />
di gestione dello spazio pubblico, la definizione di nuovi modelli<br />
di sostenibilità economica del progetto, gli strumenti di lavoro<br />
e condivisione, la ricerca di un cliente alternativo e, soprattutto,<br />
la necessità di una ridefizione delle gerarchie tradizionali che<br />
caratterizzano lo studio di architettura. Sono tanti i giovani studi<br />
che cercano di ridefinirsi. In Spagna lo fa Gonzalo del Val,<br />
con i suoi colleghi di lavoro sparsi per l’Europa, proponendo<br />
un modello aperto di lavoro a distanza, basato su quella<br />
che il giovane architetto definisce come “sana promiscuità<br />
produttiva”. Che si traduce nella necessità di combinare le<br />
proprie conoscenze a quelle di altri per aumentarne il potenziale<br />
effettivo, pur mantenendo una certa libertà di movimento che<br />
permetta di costruire gruppi informali di lavoro pensati per ogni<br />
progetto. Il collettivo romano Orizzontale si apre ai campi della<br />
partecipazione e della collaborazione. Il gruppo lavora a progetti<br />
che partono dal basso attraverso un confronto aperto che mira a<br />
ridefinire la posizione dell’architetto, attraverso processi condivisi,<br />
orizzontali, appunto. E ci sono i ragazzi di Ines Bajardi, network<br />
Europeo che si afferma protagonista di questa ridefinizione delle<br />
gerarchie. Abbiamo intervistato Claudio Esposito, uno dei sei<br />
partner di “Ines”.<br />
Il concetto classico di studio di architettura è cambiato. Cambia<br />
lo spazio fisico, cambiano i protagonisti e la loro organizzazione.<br />
Qual è l’esperienza di Ines Bajardi?<br />
Oggi la scala del progetto, anche quello urbano, può ridursi al<br />
progetto immateriale delle esperienze. In un mondo saturo di<br />
architetture, bisogna sempre più occuparsi del sistema di relazioni<br />
che i cittadini hanno con il contesto. Con questa premessa il<br />
concetto di scala può essere sostituito e misurato con metriche<br />
d’impatto sui cittadini.<br />
Lavorare a distanza, nuove tecnologie. Questi strumenti<br />
contribuiscono a ridefinire le gerarchie tradizionali dello studio di<br />
architettura?<br />
La posizione geografica delle persone è assolutamente irrilevante<br />
ai fini dello sviluppo di progetto. Inoltre, le tecnologie che riducono<br />
le distanze non annullano le specificità dei luoghi. Le nostre diverse<br />
identità hanno contribuito a sviluppare la creatività di “Ines”.<br />
Da qualche tempo sentiamo parlare di “pratiche orizzontali” e<br />
“condivisione”. Come si trasforma il progetto in relazione alle nuove<br />
gerarchie di cui abbiamo appena parlato?<br />
Il nostro ruolo è sempre più legato alla progettazione e gestione di<br />
processi. In questo la tecnologia è fondamentale: saper calare nel<br />
progetto urbano/architettonico le soluzioni che le nuove tecnologie<br />
mettono a disposizione del progettista è un punto fermo del nostro<br />
approccio.