Platform_Architecture_and_Design_1.pdf

Publicomm Srl - Milano - Bimestrale Anno I numero 1 2015 - Italia € 10 - Europe € 15 - UK £ 13 - USA $ 18 - ISSN 2420-9090
|01|2015

10
10 TWISTED VALLEY
STUDIO ARANEA
FRAMES
16 HOT LINES
MAGMA ARCHITECTURE
1ND3X
25 LUMINABLE
SO-IL
32 ARCHITECTURE
AS A BODY
5+1AA
PORTRAIT
A private conversation
with Michele De Lucchi
by Luisa Bocchietto
4
ABOUT FRAMES
LIGHTNESS IN
ARCHITECTURE
by Lucy Bullivant
38 WILD RUSSIAN
WOWHAUS, GROUNDLAB,
URBANICA
46 BATTER SEA
POWER STATION
FOSTER + PARTNERS
GEHRY & PARTNERS
52
68
INTERIOR
SILENCE AND LIGHT
MARCO CIARLO ASSOCIATI
62
CIRCLE MINDS
LIGHTNESS
by AAVV
72
BACKSTAGE
A BRIGHT STORY
by Luisa Bocchietto
80
TIMELESS
HIDE AND SEEK
by Paola Ferrario
86
INKED
by Marcello Fois
INSIGHT
HOMETTA
by Benedetta Bagni
96
ARTEFACTS
KING OF THE CITY
by Cristina Bigliatti
88
100
DOWSING
ARTIST’S
WEFT
by Helen Nonini
104
108
By Giampiero Venturini
SEEDS
CHANGING
HIERACHIES
112
By Anna Masello
OVERVIEW
MOSCOW
URBAN
FORUM
PATHFINDERS
“design” Africa’s
double dare
by Anna Nosari
122
MAKERS
ARTISAN BUSINESS
by Benedetta Bagni

4 PRIMED
CHANGE
BRINGS ABOUT
RENEWAL
EDITORIAL BY: SIMONA FINESSI
For me, ten years of constant devotion to
the world of architecture and design with
A+D+M Network have been a journey
of discovery and cultural enrichment.
A genuine life experience, not just professional, but with
the awareness of bringing added value to the humanistic
approach and the ability to observe the world of design from
a different point of view, from the outside as it were.
I find the value of convergence to be stimulating,
that is, the ability to arrive at a common result while
starting from different complementary approaches, in
order to discover completely unexpected facets.
Two years ago, when Angelo Dadda, my life and work partner
and I wondered what we could do after ten years of A+D+M,
the answer came naturally: capitalize on the experience gained
in a project of broader, more cultural depth, of international
impact, without sacrificing our own unique and highly personal
way of interacting and relating to the world of businesses and
designers. And so it was that PLATFORM was born: from the need
for change, the need to grow and move on up to the next level.
PLATFORM is a modern system of editorial communication,
which stems from observing how the use of content by the
public has changed fundamentally over the last few years.
The impact of exponential technologies has changed all
our everyday behaviour patterns dramatically, in the world
of work and above all in our way of communicating.
Within the overall context of today’s editorial communication,
every style of media has its own different targets and
languages, and they all combine, to varying degrees but with
equal importance in creating a dense network of contents
that change and are modified at increasing speed.
So then, we close an extraordinary decade, only to begin a new
journey that promises to be even more exciting and shared with
a team that is bigger, enterprising, young and passionate.
PLATFORM’s is an exceptional team:
that’s going to be our real secret!
Dieci anni di frequentazione assidua del mondo dell’architettura
e del design, con A+D+M Network, hanno rappresentato
per me un percorso di scoperta e di arricchimento culturale.
Una vera e propria esperienza di vita, non solo professionale,
con la consapevolezza di apportare il valore aggiunto
dell’approccio umanistico e la capacità di osservare con
occhi diversi, dall’esterno, il mondo del progetto.
Trovo stimolante il valore della convergenza, ovvero, la capacità di
approdare ad un comune risultato, partendo da approcci diversi,
complementari, per scoprire sfaccettature del tutto inaspettate.
Quando due anni fa io e il mio compagno di vita e di lavoro, Angelo
Dadda, ci chiedemmo cosa avremmo potuto fare per i dieci anni
di A+D+M, la risposta arrivò in modo naturale: capitalizzare
l’esperienza maturata, in un progetto di più ampio respiro, di
maggiore profondità culturale, di impatto internazionale, senza
tuttavia perdere questo nostro modo unico e del tutto personale
di rapportarci al mondo delle imprese e dei progettisti. È così
che è nata PLATFORM: dall’esigenza di cambiamento, dalla
necessità di crescere e di passare ad un livello successivo.
PLATFORM è un moderno sistema di comunicazione editoriale,
che nasce dall’osservazione di come sia profondamente
mutata, negli ultimi anni, la fruizione dei contenuti da parte
del pubblico. L’incidenza delle tecnologie esponenziali ha
drasticamente modificato il comportamento quotidiano di tutti
noi, il mondo del lavoro e soprattutto il modo di comunicare.
Nel complesso panorama della comunicazione editoriale
oggi, ad ogni media corrispondono linguaggi e target
differenti e tutti concorrono, a livelli diversi ma con pari
importanza, a comporre una fitta rete di contenuti che
cambiano e si trasformano in continue accelerazioni.
Chiudiamo, quindi, un decennio straordinario per aprirci ad
un nuovo percorso ancora più entusiasmante e condiviso con
un team allargato, giovane, intraprendente ed appassionato.
Quella di PLATFORM è una squadra eccezionale:
questo sarà il nostro vero segreto!

PRIMED
5
A
NEW
BEGINNING
EDITORIAL BY: LUISA BOCCHIETTO
After a ten year journey A+D+M has
changed its skin and become PLATFORM;
an international journal that intends to
go even further. The editorial commitment starts from the
success achieved in creating relationships between designers
and businesses to establish an operating platform that
integrates magazine, web and events. A new beginning for
me after years dedicated to ADI, with the same enthusiasm
for design, to continue to cultivate relationships with
extraordinary people in a different, more personal way. As
always: a new design project. PLATFORM is an open offer to
meet; behind the magazine there are people, opportunities
to be seized and the pleasure of working together. The
name coincides with the project and the image is that
of an island-land, anchored to a liquid world, landing
or launch pad, where every new venture is possible.
The digital timescale is fast but by opening the
magazine on several fronts, we can enjoy the luxury
of going a little slower, of enjoying the journey.
We decided to take as travelling companions a cross section
of opinions from experts in different fields to ours, and as
reference points for navigation, we decided to use Calvino’s
“American Lessons: Six Memos for the Next Millennium”.
This is a starting point, a nucleus around which
to create a potential story; as in architecture, the
constraint around which to develop the design.
This first issue is dedicated to lightness.
The lightness that manages to be just that, despite the
heaviness of the world. The lightness of poetry and of all
art with which to overcome the horror of death, the fear
of life, the pain of loss. Lightness; that of the bird that
flies, not the feather that falls. The lightness of allowing
yourself to be stupid, to discover new things. Lightness
as faith in a better world. Lightness as sincerity.
Lightness as beauty; that of a rose.
Dopo dieci anni di percorso A+D+M cambia pelle e nasce
PLATFORM; una rivista internazionale che intende andare
più lontano. L’impegno editoriale parte dal successo
ottenuto nel creare rapporti tra progettisti e imprese
per mettere a sistema una piattaforma operativa che
integri rivista, web, eventi. Un nuovo inizio anche per
me dopo anni dedicati ad ADI, con lo stesso entusiasmo
per il design, per continuare a coltivare dei rapporti
con personaggi straordinari, in modo diverso, più
personale. Come sempre: un nuovo progetto di design.
PLATFORM è un’offerta di incontro; dietro alla
rivista ci sono persone, opportunità da cogliere e il
piacere di lavorare insieme. Il nome coincide con il
progetto e l’immagine è quella di una terra-isola,
ancorata ad un mondo liquido, approdo o base di
lancio, dove ogni nuova perlustrazione è possibile.
Il tempo del digitale è veloce; giocando su più fronti,
sulla rivista possiamo concederci il lusso di andare
più piano, per apprezzare il viaggio. Abbiamo deciso
di farci accompagnare dall’opinione trasversale di
esperti di altri settori e come punti di riferimento per la
navigazione scelto di utilizzare le sei “Lezioni americane”
di Italo Calvino. Si tratta di un pretesto, un nucleo
intorno al quale ancorare un possibile racconto; come
accade in architettura, il vincolo sul quale costruire.
Questo primo numero è dedicato alla leggerezza.
La leggerezza che riesce ad essere tale, nonostante la
pesantezza del mondo. La leggerezza di ogni arte per
vincere l’orrore della morte, la paura della vita, il dolore
della perdita. La leggerezza; quella dell’uccello che vola,
non della piuma che cade. La leggerezza di permetterci
di essere stupidi, per scoprire nuove cose. La leggerezza
come sincerità e fiducia in un mondo migliore.
La leggerezza come bellezza; quella di una rosa.

La velocità si è ridotta e ciò che prima mi sembrava un limite ora è diventato un eccesso,
non ho più fretta di arrivare, anzi ho scoperto il valore del tempo lento.
Quando tutto va in una direzione il segreto non è andare in un’altra ma percorrere la stessa strada
riducendo la velocità e dilatando i tempi, e così, come in una sorta di implosione consapevole,
si scopre che ciò che la velocità non ti permette di vedere diventa risorsa e quindi un nuovo punto di partenza.
Questa è la storia del pioppo, del fiume e della nebbia, questa è la storia del legno che rimane,
di un odore persistente, di qualcosa che ti rimane addosso dipingendoti l’anima.
Non mi importa di andare lontano, sono qui in mezzo agli alberi, cammino sulle foglie ascoltando il rumore
sordo del silenzio, tutto si muove, si colora di qualcosa di artificiale per raccontare una storia che invece
non ha bisogno di essere raccontata perché, se ci fermiamo, tutto ci avvolge e inizia ad appartenerci.
È così che sono diventato legno, non ho più la pretesa di essere albero, perché come il legno
io sto invecchiando e sto raccontando il tempo lento che mi segna e mi dà vigore, perché come il legno
accetto che a colorarmi siano le stagioni e non la vernice che mi nasconde e mi limita nei movimenti.
Sono legno perché mi piego al vento delle emozioni, sono legno perché quello stesso vento
un giorno mi spezzerà.
Sono legno perché sto diventando sempre più diffidente nei confronti di tutto quello che viene fatto per me,
per il mio bene e per migliorarmi la vita, sono legno perché so di avere dei limiti, ho bisogno del mio tempo
per crescere, perché crescendo maturo, non ho una misura perché non sono acqua che mi posso adattare ad
ogni contenitore e dell’acqua non mi gonfio per sembrare più bello perché ho già capito che quando poi mi
asciugo ritorno ad essere ciò che veramente sono, mi accetto come sotto misura e so che per
diventare misura ho bisogno di aiuto e non di regole gratuite a cui aggiungere di volta in volta delle postille.
Io sono legno perché ho capito che nella vita so che solo se si è materia si capisce l’essenza delle cose,
anche se sono consapevole che è più semplice assecondare una regola rispetto a coltivare un’utopia.
So che esiste un giusto ordine per ogni cosa, che evidentemente non ho ancora capito, ma nel scegliere
di pensare a ciò che un giorno capirò e che quindi sarà la mia vita, scelgo di pensare al senso di ciò
che viene universalmente definito etico e aspirare a quello.
Io sono legno.
Paolo Armenise

a Paolo per la nostra amicizia e per quello che ha fatto per Platform

8 ABOUT FRAMES
LIGHTNESS IN
ARCHITECTURE
by Lucy Bullivant
Lightness in architecture is a design
concept or structure that touches
the ground lightly, non-invasively,
necessary and ideal when the ground
is fragile or its eco-systems need to be
preserved. This might include floating
on the water, an increasingly recognized
category of housing on many continents,
or an integrated plan for introducing
bio-diversity into an area. Lightness is a
versatile, multi-faceted quality that can
be powerfully interrelated with solidity.
A solid structure can be light, looking
and functioning with resilience and yet
possessing delicacy.
Lightness is literal lightness, born
of a design that is open, or openable
to nature, porous, diffusing light, or
made light and sensory through its
luminosity and other subtle design
tactics. SO-IL’s office in Brooklyn,
NYC, with its luminous, stretched
PVC ceiling and fabric walls conveys
a sense of depth of field changes, with
layers diffusing the daylight. Magma
Architecture’s Olympic Shooting
Arenas are light structures conforming
to a concept of reduce, reuse and
recycle, with two levels of membrane to
hide the structure and rings to tension
the façade.
5+1AA’s design for the new
headquarters of BNP Paribas in
Rome is light, in the sense that it is
probably the most reflective building
in the whole city, with an identity that
dissolves and changes in perception as
the viewer walks from the trains, from
the station, or from different locations.
The new images of the buildings on
the Electric Boulevard, designed by
Foster + Partners and Gehry Partners,
at the Battersea Power Station for the
Development Company undertaking
regeneration of the site, released
last October, have dynamism, rather
than lightness. The challenge of this
site is how best to surround the sheer
monumental identity of the Power
Station, complementing rather than
overwhelming it.
Remedial design interventions in
an urban landscape should be light.
Everyone is tired of heavy infrastructure
that looks as if it was thrown down
over the land, carving up communities,
Robert Moses-style, in order to assert a
single use. Grupo Aranea’s beautifully
sinuous Twisted Valley scheme, in
Elche, Alicante, in Spain, emulates the
complexity of nature in its crossing
points, with a system that can adapt
to bring different crossing points over
light pedestrian and cycling bridges.
Anti-monumental, and seemingly
growing from the sides of the disused
river bank, it is light in its touch, and
has helped to regenerate vegetation and
local ecosystems. The multidisciplinary
landscape urbanism practice
Groundlab, which won the competition
for Sokolniki Park in Moscow, the
largest of its kind in Europe, together
with Urbanica, a Russian practice (their
team is named Wowhaus), took account
of, and enhanced the site’s proximity
to a nature reserve, its historical axial
structure and undifferentiated forest
area, strengthening identity, enhancing
heritage and the Park’s diverse
characteristics. There is no heavy
and destructive eradication of land,
but a light touch in the urban design,
confidently drawing out a new identity.
Good architecture and urban design
is about sound inspiring strategies for
complementary processes that build
synergy, connectivity and resource.
They need to guide us, like the lights
of a candle, to places of sustenance and
delight, places that we can care for and
feel part of.

ABOUT FRAMES
9
La leggerezza in architettura è un
concetto progettuale o una struttura
che poggia leggermente a terra, in modo
non invadente, indispensabile e ideale
quando il terreno è fragile o bisogna
conservarne gli ecosistemi. Questo
potrebbe includere il galleggiamento
sull’acqua, una categoria di abitazione
sempre più riconosciuta in tanti
continenti, o un piano integrato per
introdurre la biodiversità in una
determinata zona. La leggerezza è una
caratteristica versatile e sfaccettata che
può essere fortemente correlata con la
solidità. Una struttura solida può essere
leggera, presentando caratteristiche
di resilienza nel suo aspetto e
funzionamento, mantenendo comunque
una propria delicatezza. La leggerezza è
luminosità, nata da un progetto aperto,
o che si possa aprire alla natura, poroso,
che diffonde luce, o creato per essere
leggero e sensoriale tramite la sua
luminosità e altri sottili accorgimenti
della progettazione. L’ufficio di SO-IL
a Brooklyn, NYC, con il suo soffitto
luminoso di PVC disteso e pareti di
stoffa, trasmette un senso di profondità
di campo che cambia grazie a strati che
diffondono la luce diurna.
Le arene da tiro olimpioniche di
Magma Architecture sono strutture
leggere conformi ai concetti di ridurre,
riutilizzare e riciclare, con due strati di
membrana per nascondere la struttura e
anelli per tenere in tensione la facciata.
Il progetto di 5+1AA per la nuova sede
di BNP Paribas a Roma è leggero, nel
senso che è probabilmente l’edificio più
riflettente in tutta la città, con un’identità
che si dissolve e cambia prospettiva
mentre lo spettatore cammina dai
treni, dalla stazione, o da altri luoghi.
È in movimento o è immobile, è
trasparente o materico? La leggerezza
nell’architettura può essere trasmessa
come un aspetto volubile, che cambia
il rapporto percettivo tra lo spettatore,
l’edificio e la città circostante. Le nuove
immagini degli edifici sull’Electric
Boulevard, progettati da Foster +
Partners e Gehry Partners, al Battersea
Power Station per la società di sviluppo
incaricata della rigenerazione del sito
e pubblicate l’ottobre scorso, hanno
dinamismo, piuttosto che leggerezza.
La sfida di questo luogo è trovare il
miglior modo di circondare l’identità
assolutamente monumentale della
centrale elettrica, controbilanciandola
piuttosto che annientandola. Gli
interventi progettuali correttivi in
un paesaggio urbano dovrebbero
essere leggeri. Siamo tutti stanchi di
infrastrutture pesanti che sembrano
essere state gettate sulla terra,
dividendo le comunità, nello stile di
Robert Moses, per affermare un singolo
utilizzo. Lo splendidamente sinuoso
schema di Twisted Valley del Grupo
Aranea in Elche, Alicante, in Spagna,
emula la complessità della natura nei
suoi valichi, con un sistema in grado
di adattarsi per creare diversi punti
di attraversamento sui ponti leggeri,
pedonali e ciclabili. Anti-monumentale,
e apparentemente cresciuto dai lati
della riva del fiume in disuso, ha un
tocco leggero e ha aiutato a rigenerare
la vegetazione e gli ecosistemi locali.
Lo studio multidisciplinare di landscape
urbanism Groundlab, insieme allo
studio russo Urbanica (il loro team si
chiama Wowhaus), ha vinto il concorso
per il Parco Sokolniki a Mosca, il più
grande del suo genere in Europa. Il
team ha valorizzato e ha tenuto conto
della vicinanza del luogo a una riserva
naturale, della sua storica struttura
assiale e zona di foresta indifferenziata,
potenziandone l’identità, e rivalutando il
suo patrimonio e le varie caratteristiche
del parco. Non c’è alcuna eradicazione
pesante o distruttiva del terreno, bensì
un tocco leggero nella progettazione
urbana, che disegna con sicurezza una
nuova identità.
La buona architettura e l’urbanistica
vertono intorno a strategie solide e
stimolanti per processi complementari
che costruiscono sinergie, connettività e
risorse. Devono guidarci, come la luce di
una candela, verso luoghi di nutrimento
e piacere, luoghi che possiamo curare e
dei quali ci sentiamo parte.

10 FRAMES
Photos
STUDIO ARANEA

RUBRICA
FRAMES
11
11
Project
TWISTED VALLEY
Location
ELCHE, ALICANTE, SPAIN
2013

12 FRAMES
CURVE, AND OF COURSE TWIST
LD,
SE,
El Valle Trenzado aims to recover the pedestrian’s traffic
footprint. The system aims to give voice to the Vinalopó river.
The sinuous braids have no relation to the orthogonality of
the city. These squiggly lines shape the slopes. Offer more
comfortable routes and incorporate the possibility of crossing
the river to continue the ride.
The roads that float on the untouchable riverbed of concrete,
become the heroes of the reconquest. And they blur the difference
between bridge and path, becoming a graphic thought solved by
a material abstraction. A single bridge becomes a network of
trails which fold, bend, stretch, tighten, disperse, curve, and of
course twist. The vegetation is also a material. Native species
and trees help to build the shadow of the forest. A system based
on the experience, understanding and empathy to connect with
elegance, both sections which divide Elche.
The valley has already started plaiting, now reduced to
infrastructural minimums, and over time they will allow the
flourishing of urban activities. Aranea is Latin for spider, riffing
on the idea of the spider’s web and hence network. Operating
from Alicante, a sunny Spanish city on the Mediterranean,
Aranea is a multidisciplinary group founded in 1998 by Marta
García Chico, Agricultural Engineer, Master in Landscape and
the architect Francisco Leiva Ivorra.
At the current moment the Aranea team comprises architects,
engineers, landscapists, artists, a biologist and a sociologist.
Aranea is particularly sensitive in reinterpreting geographical
contexts and taking on programmatic challenges.Aranea’s
ambition is to gradually create an international network of
collaborators with a view to putting together a collection of
varied and motivating contexts in which to intervene.

FRAMES
13

14 FRAMES

FRAMES
15
El Valle Trenzado intende recuperare
la zona pedonale. Il sistema vuole dare
voce al fiume Vinalopó. Gli intrecci
sinuosi non hanno alcuna relazione
con la struttura ortogonale della città.
Queste linee serpeggianti plasmano
le pendici, offrendo percorsi più
comodi e la possibilità di attraversare
il fiume per continuare il viaggio.
Le strade che percorrono la banchina
in cemento lungo il fiume diventano gli
eroi della riconquista e attenuano lo
stacco tra il ponte e il sentiero diventando
un pensiero grafico risolto attraverso
un’astrazione materiale. Un singolo
ponte diventa una rete di tracce che
si piegano, curvano, si estendono, si
restringono, si disperdono, curvano e,
naturalmente, si aggrovigliano. Anche
la vegetazione è un materiale. Specie e
alberi indigeni contribuiscono a creare
l’ombra della foresta. Un sistema basato
sull’esperienza, la comprensione e
l’empatia per collegare con eleganza le due
sezioni che dividono l’Elche. La valle ha
già cominciato a svilupparsi, ora ridotta
a minimi infrastrutturali, e nel tempo
permetterà il fiorire di attività urbane.
Main projects
Saline Joniche, Anthropic Park, Reggio Calabria, Italy
El Valle Trenzado, River Park, Elche, Spain, 2013
Urban Environmental Observatory, Alicante, Spain, 2015
Multifunctional building, Taichung, Taiwan, 2014
La Campaneta, Ceramic Park, Onda, Spain, 2014-2016
Urban rehabilitation in the Historic Centre of Onda, Spain, 2013
Urban rehabilitation in the Historic Centre of Villena, Spain, 2014
San Juan Houses, 111VPP, Alicante, Spain, 2010
Casa Lude, Cehegín, Spain, 2011
Secondary High School in Rafal, Spain, 2009
Public library in San Vicente, Spain, 2006
Inhabited Park of Benzu, Ceuta, Spain, 2006
La casa verde, Sax, Spain, 2006
Urban rehabilitation in the Historic Centre of Biar, Spain, 2005
Salmandra, Thalassotherapy Center, Gijón, Spain, 2002
Progressive Colonization in Marvá 7, Alicante, Spain, 1999
Aranea, ragno in latino, fa riferimento
all’idea della ragnatela e, di
conseguenza, della rete. Con sede ad
Alicante, una soleggiata cittadina
spagnola sul Mediterraneo, Aranea è
un gruppo multidisciplinare fondato
nel 1998 da Marta García Chico,
Ingegnere Agronomo con un Master
in Paesaggistica, e dall’architetto
Francisco Leiva Ivorra. Al momento
il team Aranea comprende architetti,
ingegneri, paesaggisti, artisti, un
biologo e un sociologo. Aranea è
particolarmente abile nel reinterpretare
contesti geografici e cogliere sfide
programmatiche. L’ambizione del
gruppo è creare progressivamente una
rete di collaboratori internazionali allo
scopo d’individuare una serie di contesti
vari e motivanti su cui intervenire.

16 FRAMES
MAGMA
ARCHITECTURE
The three buildings comprise 3.800
seats divided between two partially
enclosed ranges for the 25 and 10/50 m
qualifying rounds and a fully enclosed
finals range. Together they form a
campus on the green field.
The design of the shooting venue
was driven by the desire to evoke
an experience of flow and precision
inherent in the shooting sport through
the dynamically curving space.
I tre fabbricati contengono 3.800 posti
suddivisi tra due settori parzialmente
delimitati per i gironi di qualificazione
dei 25 e dei 10/50 m e un settore
completamente chiuso per le finali,
che nell’insieme formano un campus
nel verde. Il design del poligono di
tiro deriva dal desiderio di evocare
l’esperienza di fluidità e precisione
propria del relativo sport grazie alla
curvatura dinamica dello spazio.

RUBRICA FRAMES
17
Photo
MAGMA ARCHITECTURE,
HUFTON + CROW, J.L. DIEHL
Project
OLYMPIC SHOOTING ARENAS
Location
LONDON, ENGLAND
2012

18 FRAMES

FRAMES
19

m
20 FRAMES
51,09m
54,16m
47,16m
Floorplan 1:100
Shotgun Ranges
Ha-Ha Road
+25,21m
Combined 10 & 50m Range
Section 1:100
London 2012 Campus
Finals R
25m Range
Elevation South West 1:100
All three ranges were configured in a crisp, white double
curved membrane façade studded with vibrantly colored
openings. As well as animating the façade these dots operate
as tensioning nodes that reduce the amount of required steel
structure. The fresh and light appearance of the buildings
enhances the festive and celebrative character of the Olympic
event. All three of the venues are fully mobile, every joint
has been designed so it can be reassembled; and no composite
materials or adhesives were used.
I tre settori sono stati configurati come una facciata candida
a doppia membrana ricurva punteggiata di aperture dai
colori vivaci. Oltre ad animare la facciata, questi elementi
fungono da nodi di tensionamento per ridurre la quantità di
acciaio necessaria per la struttura. L’aspetto fresco e leggero
dei fabbricati intensifica il carattere festoso e celebrativo dei
giochi olimpici. Le tre sedi sono completamente mobili; ogni
giunto è stato studiato in vista del riassemblaggio e non sono
stati utilizzati materiali compositi o adesivi.

0 25 50 75 100m
RUBRICA FRAMES
21
Ha-Ha Road
Combined 10 & 50m Range
pus
Woolwich Common
25m Range

22 FRAMES
After the event the buildings were
dismantled and sold to new owners.
They have been reused in parts Glasgow
for the 2014 Commonwealth Games, as
equestrian hall and as part of a leisure
center.
Dopo l’evento i fabbricati sono
stati smantellati e venduti a
nuovi proprietari. Sono stati in
parte riutilizzati per i Giochi del
Commonwealth 2014 a Glasgow come
maneggio e come parte di un centro per
il tempo libero.
Magma Architecture – founded by
Martin Ostermann and Lena Kleinheinz
– is an award- winning, multidisciplinary
practice operating at the interface
between architecture, design and
communication. We specialize in
creating visionary landmark buildings,
spectacular temporary structures and
expressive interiors. The studio has
experience in working on both public and
private projects in the cultural, sport,
residential and commercial sectors.
Through intensive dialogue with our
clients we identify the specificities of each
project. From initial ideas to completion,
our design process is exacting. This
process is fundamental in shaping and
developing a unique piece of design.
Magma Architecture – fondato da
Martin Ostermann e Lena Kleinheinz
– è uno studio multidisciplinare
pluripremiato che agisce come
interfaccia tra architettura, design e
comunicazione. La nostra specialità
è creare costruzioni utopistiche di
forte impatto, spettacolari strutture
temporanee e interni espressivi.
Lo studio ha esperienza nella
collaborazione a progetti sia pubblici sia
privati per il settore culturale, sportivo,
residenziale e commerciale.
Attraverso un intenso dialogo con
i nostri clienti, identifichiamo le
specificità di ciascun progetto. Dall’idea
di partenza alla realizzazione, il nostro
processo di design si svolge in maniera
rigorosa ed essenziale per dare forma e
sostanza a un pezzo unico di design.

CERAMICHE MURMURE
Rivestimento murale Mindoro.
Dia al suo muro la profondità dell’Oceano Pacifico.
Auteur & Éditeur.
CARTA DA PARATI, TESSUTO, RIVESTIMENTO MURALE, MOBILE, L’ACCESSOIRE // SHOWROOM : VIA SAVONA 97, 20144 MILANO // WWW.ELITIS.FR

James Bort
“ It is just the beginning of an endless potential of new creativity to serve architecture and architects.” Ph.S
floor and wall tiles

FRAMES
25
Project
LOGAN OFFICES
Location
NEW YORK, USA
2012
Photo
SO-IL

26 RUBRICA

FRAMES 27
SO-IL’s design builds on Logan’s
dynamic working model and attempts
to create an environment that supports
a strong sense of collaboration and
collectivity. The space is divided into
two identical, symmetrical rectilinear
spaces. Each long room has a 65 foot
continuous custom work table.
Accommodating working groups of any
size, the shared desks consolidate almost
every operation of the company in one
place: design, production, and meetings.
The end section of each continuous table
is divided by glass walls, allowing for
acoustically private offices and meeting
rooms to share the same work surface.
Seamless, floor-to-ceiling translucent
fabric walls separate the central work
areas, visually breaking down the scale
of the space, while maintaining a shared
environment, and allowing natural light
to penetrate. A stretched PVC luminous
ceiling provides totally even, shadowless
lighting. Looking through layers of
fabric, people and objects perpetually
appear almost as if out of focus. Fabric
walls catch natural light, and like a
projection screen, change colors as
light changes throughout the day.
Together, the seamless fabric, luminous
ceiling, and continuous desks create an
environment of abstraction and
scalelessness, freeing those working in
the space from typical expectations of
use. This abstraction, combined with
the symmetry of spaces, the spatial
ambiguity of the fabric, creates the
illusion of reflections when looking into
adjacent spaces, creating a dream-like,
surreal experience.
Il progetto di SO-IL sfrutta il modello di
lavoro dinamico di Logan nel tentativo
di creare un ambiente che favorisca
un forte senso di collaborazione e
collettività.
Lo spazio è diviso in due parti rettilinee
uguali e simmetriche. Ciascun ambiente
è dotato di un tavolo da lavoro su
misura continuo della lunghezza di
65 piedi. Le scrivanie comuni possono
ospitare gruppi di lavoro di qualsiasi
dimensione, concentrando praticamente
tutte le attività dell’azienda – design,
produzione, riunioni – in un unico
luogo. La parte terminale di ciascun
tavolo è separata mediante divisori in
vetro che creano uffici e sale riunioni
acusticamente isolati, pur condividendo
la stessa superficie di lavoro.
Pareti in tessuto traslucido a tutta
altezza e continue separano le aree di
lavoro centrali, rompendo visivamente
la scala dello spazio ma mantenendo
il carattere condiviso dell’ambiente e
lasciando penetrare la luce naturale. Un
soffitto luminoso in PVC teso assicura
un’illuminazione del tutto uniforme e
priva di ombre. Guardando attraverso
gli strati di tessuto, persone e oggetti
appaiono sempre quasi sfuocati. Le
pareti in tessuto catturano la luce
naturale e, come uno schermo di
proiezione, cambiano colore al variare
della luminosità durante la giornata.
Insieme, il tessuto senza giunture, il
soffitto luminoso e le scrivanie continue
creano un ambiente astratto e privo
di dimensioni, liberando coloro che
lavorano nello spazio dalle normali
aspettative d’uso. Questa astrazione,
associata alla simmetria degli spazi e
all’ambiguità spaziale del tessuto, crea
l’illusione di riflessi nell’osservazione
degli spazi adiacenti, dando luogo a
un’esperienza onirica e surreale.

30 FRAMES
SO-IL is an idea-driven design office that brings together extensive experience from the fields of architecture,
academia, and the arts. A creative catalyst involved in all scales and stages of the architectural process,
SO-IL approaches projects with an intellectual and artistic rigor fueled by a strong commitment to
realizing ideas in the world. SO – IL is lead by partners Florian Idenburg, Jing Liu and Ilias Papageorgiou
SO-IL has worked on an array of projects ranging in scale from the master plan of a cultural campus in
Shanghai to a series of prints for the Guggenheim Museum.
Projects include the flagship store for Benetton in NYC, student housing in Athens, the Shrem Museum of
Art at the University of California in Davis, the Frieze Art Fair in NYC, and Kukje Gallery in Seoul.
The work has received numerous awards, including the MoMAPS1 Young Architects Program, the AIA
Young Practices Award and the Emerging Voices award by the Architectural League. SO-IL has been
widely featured in international publications such as The New York Times, The Wall Street Journal, Fast
Company and Domus, and in exhibitions at the Guggenheim Museum and the Museum of Modern Art in
New York, the Los Angeles Forum for Architecture and Urbanism, Studio-X in Beijing, Kunsthal KAdE in
The Netherlands and the Benaki Museum in Greece.

FRAMES
31
SO-IL è uno studio di design di grande inventiva, con una solida esperienza in campo architettonico,
accademico e artistico. Come catalizzatore della creatività partecipante al processo architettonico a tutti
i livelli e in tutte le dimensioni, SO-IL affronta i progetti con rigore intellettuale e artistico alimentato
dall’impegno a realizzare le proprie idee nel mondo. SO-IL è gestito dai partner Florian Idenburg, Jing Liu
e Ilias Papageorgiou.
SO-IL ha realizzato numerosi progetti di varie dimensioni, dal master plan per un campus culturale a
Shanghai, a una serie di stampe per il Museo Guggenheim. Altri progetti riguardano il flagship store
Benetton a New York, alloggi per studenti ad Atene, il Museo d’Arte Shrem presso l’Università della
California a Davis, la Frieze Art Fair a New York e la Kukje Gallery a Seul.
Le opere sono state insignite di numerosi premi, tra cui il MoMAPS1 Young Architects Program, il
premio AIA Young Practices e il premio Emerging Voices dell’Architectural League. SO-IL è stato spesso
pubblicato in varie testate internazionali, quali il New York Times, il Wall Street Journal, Fast Company
e Domus, e presentato in diverse mostre al Museo Guggenheim e al Museo d’Arte Moderna di New York,
al Los Angeles Forum for Architecture and Urbanism, allo Studio-X di Pechino, alla Kunsthal KAdE in
Olanda e al Museo Benaki in Grecia.
Main projects
IDEO, New York, NY USA, 2014
Kukje Art Gallery, Seoul, South Korea, 2012
Frieze Art Fair, New York, NY USA, 2012
Logan NY, New York, NY USA, 2012
Flockr Pavilion, Beijing, China, 2010
Pole Dance, New York, NY USA, 2010
Derek Lam Atelier, New York, NY USA, 2009
Knoll Lounge, New York, NY USA, Expected 2014
New, Inc., New York, NY USA, Expected 2014
UC Davis Museum of Art, Davis, CA USA, Expected 2016
K11, Hong Kong, HK, Expected 2018

32 FRAMES
ARC
HITE
CTU
RE
AS
A
BODY

FRAMES
33
Photos
5+1AA
Project
BNL-BNP PARIBAS HEADQUARTERS
Location
ROMA, ITALIA
2012-2016
Architects
Alfonso Femia, Gianluca Peluffo,
Simonetta Cenci, Annalaura Spalla
The design of the new BNL headquarters is part of a particular and unique
context. Unique because the nature of the context is a layering of infrastructures
that are separated by two important urban areas of the city of Rome, thanks to the
construction of the high-speed rail station, which leads to a new role, not only in
terms of services but also as “urban place”. Particular because the area where the
new building will stand, due to its geometric shape and topography and its relative
orientation, suggests designing the building according to the principle of “Janus”.
How can a building resolve the division of two neighbourhoods? What
benefits can this bring to those who live in the neighbourhood, those who
pass through and those who will work in the same building?
Infrastructures exist, necessary and essential in order for places to become
destinations or transited at different levels. Obviously they also take on the role of
physical connectors and sometimes potential urban connectors but they are not
sufficient by themselves. It is necessary to develop an urban project around the
opportunity that the infrastructure creates and it is also essential to be able to think
rationally reflecting long and deeply in order to understand not only the quantitative
potential but above all the urban reality, its potential development, osmosis and
connection with the existing situation or even just to be able to give a new role and a
new potential to the urban context.
The real building/bridge is the Tiburtine Station, the infrastructure that makes it
possible to initiate and impose a strategic line of reasoning on the city, or at least
a part of it. The strategic choices decided upon first by BNP Paribas and then by
BNL of assessing the area as the best in the Rome area in which to concentrate their
headquarters and over 3,000 employees are the result of a logical process that follows
the best European experiences: to create a critical mass where the infrastructures
can establish themselves as new urban and regional centres, without the need for
private transport and maximizing the use of public transport. (It is sufficient in
this sense to look at and follow what is happening in Paris with the Grand Paris
infrastructural project).
The neighbourhood and districts together with the station will thus benefit from
a daily infusion of lifeblood from 3,000 people as well as the commercial activities
which will have a positive effect on the area and its surroundings, while the same
Tiburtine area will extend out of the limits determined by the interruption of the
infrastructure, returning to be a unifying part of the city, both as a destination and
as a place of transit.

34 FRAMES
Let’s speak about the strategic decision by the client
to site their headquarters right in the Tiburtine
station area.
BNP Paribas analyzed the current distribution of BNL
branches and through research into different areas and
assessed the Tiburtine area as the best for concentrating
different offices in a single building which is important for size
and visibility. The urban strategy of concentrating a tertiaryproductive
activity at the top of such an important regional
infrastructure like the high-speed Rome-Tiburtine station is
part of a larger more virtuous urban operation that aims to
reduce the use of private transport with a single choice, to
graft it onto a part of the city that has already concentrated
public infrastructures thus connecting them with both the
city and the rest of the country, and at the same time initiating
a redevelopment of urban buildings as well as freeing them
from the organizational function, so that they can now take on
different and vital roles within the city.
Materials and form: lightness and dynamic
monumentality. How can these two coexist within a
single architectural framework?
Architecture is a medium in which ideas, values,
responsibility, ethics and last but not least aesthetics, or rather
“beauty” so as not to use an overworked word in Italy, all
coexist. Architecture has to be the question or answer to a
place, a context, a need and possibly transform reality into a
story so that it can “belong” to everyone, in that it participates
in the imagination, perception and even the use of a part
of the city. Two looks, two aspects. One which wants to be
represented as lightness, reflection and fading away, where
the building is superimposed on a layer of infrastructure
thus becoming the apex, the highest point. Reflection and/
or the theme of perception-interaction call to mind several
works of art from this century from Buren (still outstanding
in the recent work for MAMO on the cover of Le Corbusier’s
Cité Radieuse in Marseille) to Eliasson (his interesting recent
installation “Contacts” at the FLV in Paris). These experiences
in the field of art have an effect in that they create a dialogue
with the body of the city and architecture, and they implement
different ways of perceiving reality.
In the end, everything takes on an idea of lightness and contemporary dynamic “monumentality” when the building begins to
engage in dialogue with itself in its context and the very nature of the context in which it is compared , it presents or stages it
and then distances itself.

36 FRAMES
Il quartiere, i distretti insieme alla stazione si troveranno,
pertanto, a beneficiare di una linfa vitale quotidiana di 3000
persone oltre all’indotto, che potrà contaminare positivamente
l’area e l’intorno. La stessa area Tiburtina uscirà dal suo
confine determinato dall’interruzione dell’infrastrutture
ritornando ad essere parte unitaria della città, sia come luogo
di destinazione che come luogo di transito.
Parliamo della scelta strategica della committenza di
collocare i propri headquarter proprio nell’area della
stazione Tiburtina.
Il progetto per la nuova sede direzionale della BNL, si inserisce
in un contesto particolare e unico. Unico in quanto la natura
del contesto è una stratificazione di infrastrutture che da
elemento di separazione tra due significative aree urbane
della città di Roma, oggi con la realizzazione della stazione per
l’Altà Velocità assume una nuovo ruolo non solo di servizio
ma di “luogo urbano”. Particolare in quanto l’area su cui
insiste il nuovo edificio, per la sua conformazione geometrica
e topografica e il suo relativo orientamento, suggerisce a
concepire l’edificio secondo il principio del “Giano Bifronte”.
Come un edificio può risolvere la divisione di due
quartieri? Quali benefici questo comporta a chi vive
nell’area, a chi transita e a chi lavorerà all’interno
dell’edificio stesso?
Esistono le infrastrutture, necessarie e fondamentali affinché
i luoghi possano diventare destinazioni o transiti alle diverse
scale. Assumono ovviamente anche il ruolo di connettori fisici
e alcune volte di potenziali connettori urbani ma non sono
sufficienti da sole. Occorre sviluppare un progetto urbano
intorno all’occasione che l’infrastruttura crea e occorre poter
ragionare con una riflessione ampia e profonda per poter
capirne potenzialità non solo quantitative ma soprattutto di
realtà urbana, di potenziale sviluppo, di osmosi e connessione
con l’esistente o anche semplicemente per poter dare un nuovo
ruolo e una nuova potenzialità al contesto urbano.
Il vero edificio ponte è la Stazione Tiburtina, l’infrastruttura
che rende possibile avviare un ragionamento strategico
sulla città o almeno su quella parte della città. La scelta
strategica decisa da BNP Paribas e conseguentemente di BNL
di valutare l’area come la migliore sul territorio romano per
concentrare le principali sede e oltre 3000 addetti, sono frutti
di un ragionamento che segue le migliori esperienze europee:
fare massa critica laddove le infrastrutture possono costituirsi
come nuovi baricentri urbani e territoriali, senza bisogno
di trasporto privato ma massimizzando l’uso del trasporto
pubblico. (È sufficiente in tal senso analizzare e seguire cosa
sta succedendo a Parigi con il progetto infrastrutturale del
Grand Paris).
BNP Paribas ha analizzato la distribuzione attuale delle sedi di
BNL e facendo una ricerca su diverse aree è arrivata a valutare
l’area di Tiburtina come l’area ottimale per poter concentrare
diverse sedi in un unico edificio, importante per dimensione
e visibilità. La strategia urbana di concentrare un’attività
produttiva-terziaria alla testa di un’infrastruttura territoriale
cosi importante come la stazione di alta velocità di Roma-
Tiburtina, si colloca all’interno delle operazioni urbane più
virtuose che puntano con una sola scelta strategica di ridurre
l’uso del trasporto privato, di innestarsi laddove una città ha
concentrato le infrastrutture pubbliche connettendole con la
città e il territorio nazionale, potendo dare via al contempo alla
riqualificazione degli immobili urbani che liberandosi della
funzione direzionale possono oggi assumere ruoli diversi e
vitali all’interno della città.
Materiali e forma: leggerezza e monumentalità dinamica.
Come coesistono queste anime all’interno di un’unica
architettura?
L’architettura è un medium dove devono coesistere idee,
valori, responsabilità ed eticità e non ultima estetica per
non usare una parola ultimamente troppo abusata in Italia,
ovvero “bellezza”. L’architettura deve essere la risposta
o la domanda a un luogo, un contesto, a un’esigenza
e possibilmente trasformare la realtà in un racconto
affinché possa “appartenere” a tutti, in quanto partecipa
all’immaginario, alla percezione, sino all’uso di una parte di
città. Due sguardi due fronti. Uno che vuole rappresentarsi
per leggerezza, riflessione e dissolvenza, laddove l’edificio si
sovrappone ad una stratificazione di opere infrastrutturali
divenendone il terminale, la sommità estrema. La riflessione
e/o il tema della percezione-interazione rimanda a diverse
opere artistiche del nostro secolo da Buren (ancora
straordinario nel recente lavoro per MAMO sulla copertura
della Cité Radieuse di Le Corbusier a Marsiglia) a Eliasson
(interessante la sua recente installazione “Contacts” alla FLV
di Parigi). Queste esperienze nel campo dell’arte ci hanno
interessato in quanto dialoganti con il corpo della città e
dell’architettura e che mettono in atto le diverse modalità di
percepire la realtà.
Tutto assume alla fine un’idea di leggerezza e
“monumentalità” dinamica contemporanea in quando
l’edificio entra in dialogo con il suo porsi nel contesto e con
la stessa natura del contesto con cui si confronta, lo mette in
scena e ne prende alcune distanze.

FRAMES
37
Pubb 5

38 FRAMES
SOKOLNIKI PARK
THE EMBASSY OF NATURE
1 NATURE GATEWAY
seeks to identify Sokolniki as the Gateway for Nature
into the city of Moscow
and as a way for people to enter nature by linking
the Elk’s island natural reserve through Sokolniki’s
ecological corridor.
This new image of Sokolniki park is emphasized by
revamping the historical radial structure to become
the 8 WAYS TO NATURE.
Bringing and linking nature into Moscow city’s
heart and bringing closer its inhabitants
and visitors to nature in a diverse variety of ways are
the main goals of this proposal.

RUBRICA
39
Photo
WOWHAUS, GROUNDLAB, URBANICA
Project
BNL-BNP PARIBAS SOKOLNIKI HEADQUARTERS PARK
Location
MOSCOW, ROMA, RUSSIA ITALIA
2012-2016 2014
Architects
WOWHAUS, Alfonso GROUNDLAB, Femia, Gianluca URBANICA Peluffo,
Simonetta Cenci, Annalaura Spalla
WOWHAUS, GROUNDLAB, URBANICA
1 GATEWAY DELLA NATURA
sta cercando di identificare Sokolniki come un Portale della Natura per la città di Mosca e come un modo con cui la gente può
entrare nella natura, collegando la riserva naturale dell’isola di Elk attraverso il corridoio ecologico di Sokolniki.
Questa nuova immagine del Parco Sokolniki viene enfatizzata rinnovando la storica struttura radiale e facendola diventare le
8 VIE ALLA NATURA. Portare e collegare la natura al cuore della città di Mosca e riavvicinare gli abitanti e i visitatori alla
natura in una varietà di modi diversi, sono gli obiettivi principali di questa proposta.

40 FRAMES
The project is based on 3 principles that enhance the existing
potential of the park: its proximity to a natural reserve,
the historical axial structure, its forest areas as well as the
popular urban park next to the main entrance. Thus, the
principles are based for creating a strong identity to the
park as an embassy of nature, on enhancing its heritage of
existing radial structure to access and to navigate the park
and its historical architectural elements together with the
introduction of a diverse range of characters and activities in
the forest as well as its historical structure. These principles
respond to the existing challenges of the park: the lack of
activities in the northern areas, monotony of the forest areas
and the difficult way-finding as well as the creation of an
international image/brand for Sokolniki Park as demanded
by the competition brief.
In order to apply the above mentioned 3 principles as well
as to implement the 8 ways to nature to create a successful
embassy for nature the proposal is organized along 10
mechanisms to ensure its feasibility and viability in time.
These mechanisms will implement gradually the proposal
while maintaining its natural character. They will activate
the quiet and natural forest through the implementation of
an ecological corridor in order to bring and enhance nature
into the park through various activities in the forest. They
will also enhance the 8 historical alleys which will gradually
be transformed into individually characterized linear urban
parks that lead people from the entrance to the northern
areas of the park.
The project will organise the park generally into three areas:
the City Park, a venue for various events and activities; the
Urban Forest, an educational and natural cluster; and the
Wild Forest, a link between Sokolniki and Losiny Ostrov.
This natural corridor will serve as a wild animal migration
route from Losiny Ostrov to Sokolniki, reaching the very
center of the park.
At the core of the project is the r
of the park’s structure.
This will put emphasis on the h
and identity of each of the a
or in some of the cases by two o
Each of the alleys will be given a
complement the existing tree
The way-finding strategy will be highlighted by an elevated
entrance/viewpoint to the Nature’s Embassy which will
contribute to the perception and understanding of the
park structure. The new proposed entrance together with
art installations will become the eventful landmarks of
Sokolniki. A new circulation strategy which encompasses
alternative modes of transport within the park, new parking
strategies and crossings that give priority to pedestrians will
increase the accessibility of the northern areas of the park
for all visitors. Minimizing the number of necessary fences
and making accessible some of the third party ownerships
and facilities of the park will result in greater benefits for the
currently closed areas and for the extension of the park and
introduction of activities related to them, such as educational
visits to nurseries and greenhouses. These new relationship
will fabricate an ecology of programmes that will be
choreographed through a phasing strategy in time, resulting
in a sustainable economic model for the park management
and renovation.

FRAMES
41
e-discovery
istoric structure
lleys currently characterized by one tree species,
r three species.
character and thematic programme which will
heme.

42 FRAMES

FRAMES
43

44 FRAMES
Al centro del progetto c’è la riscoperta
della struttura del parco. Questo
metterà l’accento sulla struttura
storica e sull’identità di ognuna
delle vie attualmente caratterizzate
da una specie di albero, o in alcuni
casi, da due o tre specie. A ogni via
verrà assegnato un personaggio e un
programma tematico che andranno a
completare l’esistente tema dell’albero.
Il progetto si basa sui 3 principi che aumentano le potenzialità esistenti del parco: la sua vicinanza a una riserva naturale, la
sua storica struttura assiale, le sue zone di foresta, nonché il popolare parco urbano accanto all’ ingresso principale. Così,
i principi si basano sulla creazione di una forte identità per il parco come l’ambasciata della natura, sul potenziamento del
patrimonio della struttura radiale esistente per poter accedere alla navigazione del parco e dei suoi elementi architettonici
storici, insieme all’introduzione di una gamma varia di personaggi e attività nel bosco e nella struttura storica. Questi principi
rispondono alle sfide attuali del parco: la mancanza di attività nelle zone settentrionali, la monotonia delle aree forestali e
l’orientamento difficoltoso, nonché la creazione di un’immagine/brand internazionale per il Parco Sokolniki, come richiesto
dal bando di concorso.
Al fine di applicare i suddetti 3 principi e di implementare le 8 vie alla natura per creare un’ambasciata per la natura di
successo, la proposta è organizzata intorno a 10 meccanismi che garantiscono la sua fattibilità e sostenibilità nel tempo.
Questi meccanismi attueranno gradualmente la proposta, mantenendo il suo carattere naturale. Attiveranno la tranquilla
e naturale foresta attraverso la realizzazione di un corridoio ecologico che porterà la natura all’ interno del parco e lo
valorizzerà attraverso varie attività nella foresta. Miglioreranno inoltre le 8 vie storiche, che verranno gradualmente
trasformate in parchi urbani lineari, caratterizzati singolarmente e che condurranno le persone dall’ ingresso, alle zone
settentrionali del parco.
Il progetto organizzerà il parco in tre zone generali: il Parco della Città, un luogo per vari eventi e attività, la Foresta Urbana,
un raduno didattico e naturale e la Foresta Selvaggia, un collegamento tra Sokolniki e Losiny Ostrov. Questo corridoio
naturale servirà come percorso di migrazione da Losiny Ostrov a Sokolniki per animali selvaggi, arrivando proprio al
centro del parco.
La strategia di orientamento verrà evidenziata da un ingresso/belvedere rialzato sull’Ambasciata della Natura che contribuirà
alla percezione e comprensione della struttura del parco. La nuova proposta d’ingresso, insieme a installazioni artistiche,
diventerà un punto di riferimento vivace di Sokolniki. Una nuova strategia di circolazione che comprenderà mezzi di
trasporto alternativi all’interno del parco, nuove strategie di parcheggio e attraversamenti che daranno priorità ai pedoni,
aumenteranno l’accessibilità alle zone settentrionali del parco per tutti i visitatori. Minimizzare il numero di recinzioni
necessarie e rendere accessibili alcune delle strutture e proprietà di terzi nel parco, significherà portare maggiori benefici alle
zone attualmente chiuse e favorirà l’ampliamento del parco e l’introduzione di attività a esse correlate, come visite didattiche
ai vivai e alle serre. Queste nuove relazioni costruiranno un’ecologia di programmi che saranno attivati gradualmente,
generando un modello economico sostenibile per la gestione e la ristrutturazione del parco.

FRAMES
45
International Competition to Prepare a Conceptual Framework for the Development of Sokolniki Park
Client: Sokolniki Park
Location: Moscow, Russia
Design Team: WOWHAUS, GROUNDLAB, URBANICA
Groundlab: www.groundlab.org
Design Team: Jose Alfredo Ramirez, Clara Oloriz, Jose Alfredo Ramirez, Laura Virto, Mara Micol, Ada Chang Liu, Nicola Vendramin
Wowhaus: http://wowhaus.ru/
Design Team: Oleg Shapiro, Alena Zaytseva, Olga Khokhlova, Ivan Krasheninnikov, Darya Listopad
Urbanica: http://urbanica.spb.ru/
Team: Kuzma Kukushkin, Dmitry Surkov, Evgenia Kolesova
Client: Sokolniki Park - Site Area: 515, 7 Ha

46 FRAMES
Project
BATTERSEA POWER STATION
WORK IN PROGRESS
Location
LONDON
Masterplan
RAPHAEL VIÑOLI’S
Designers
FOSTER + PARTNERS
GEHRY & PARTNERS
BATTER
SEA
POWER
STATION
In London, the iconic Battersea Power Station, which was immortalized by
Pink Floyd and a symbol of post-war industrial revival is ready to become an
international epicentre and star of a new cutting edge residential area with
designs by masters of the calibre of Frank Gehry and Norman Foster.
The Battersea Power Station redevelopment project is one of the most
significant in Europe and covers an area of 17 hectares that will house 4,000
apartments, over 250 retail spaces and well over 7 hectares of park. The new
district will be home to 25,000 residents and over 40 million visitors a year, thus
becoming a new focal centre both for tourists and Londoners themselves.
WORK IN PROGRESS – The first phase of the Battersea Power Station will
open in 2016, and the entire project will be completed in 2025. In the meantime,
the shareholders in the Battersea Power Station and Battersea Power Station
Development Company (“BPSDC”) have crossed the Channel to export this
new district to the new international capitals of culture, such as Milan,
Paris and New York but also Dubai, Kuala Lumpur and many others.
THE POWER STATION – Created by Sir Giles Gilbert Scott, responsible for the House
of Commons at Westminster, the original building now housing the Tate Modern and
the iconic red London telephone boxes, the Power Station now sits abandoned on
the South bank of the Thames. The redevelopment project includes 250 residential
units, 4 penthouses, an auditorium, a cinema and even a boutique hotel as well
as six floors of offices for 5,000 people. At the heart of the building three floors of
shops alternate between luxury brands, restaurants and independent designers.
BATTERSEA

FRAMES
47
POWER STATION

48 FRAMES
GEHRY PARTNERS’
Flower
Building
MASTERPLAN - Raphael Viñoli’s masterplan develops around the
Battersea Power Station and includes three pedestrian walkways
that lead to the entrance of this iconic art deco building. The
spectacular Prospect boulevard will house restaurants and
shops on one floor but also an installation and a playground by
Gehry & Partners while the Electric boulevard is on two
levels and will connect a new station on the Underground’s
Northern line to the Power Station entrance. A third boulevard
with luxury hotels and offices will take cars to the monument.
THE DESIGNS - Gehry & Partners designed five buildings
intended for the East side of Electric Boulevard. With
its dynamic volumes seeming almost about to blossom,
the Flower building will house shops and showrooms
but also residential units and a community hub.
Foster+Partners will create a sleek building that will flank
Electric boulevard with hanging gardens devised by the
creators of the HighLine in New York, while James Corner
Field Operations intend to offer a spectacular view over the
Power Station’s white chimneys. The building will be home
to private apartments, retail spaces and a medical centre.
COMMENT – To mark the launching of the district in Milan,
Joanne Skilton, the Battersea Power Station Development
Company Ltd head of leasing and main representative
at the Milan Fiera, said: “The Power Station is unique
because its brand profile is already very strong. We believe
that its combination with the most famous corporate and
retail brands in the world will create a truly world-class
destination and an important addition to London’s fabric”.

49
A Londra, l’iconica Battersea Power Station immortalata
dai Pink Floyd e simbolo della rinascita industriale
post-bellica è pronta a trasformarsi in un epicentro
internazionale protagonista di un nuovo quartiere residenziale
all’avanguardia con progetti firmati da maestri del calibro di
Frank Gehry e Norman Foster.
Il progetto di riqualificazione di Battersea Power Station è uno dei
più imponenti a livello europeo e comprende un’area di 17 ettari
che ospiteranno 4.000 appartamenti, oltre 250 spazi commericiali
e ben 7 ettari di parco. Il nuovo distretto ospiterà 25.000 residenti
e oltre 40 milioni di visitatori all’anno diventando un nuovo
epicentro per i turisti e per gli stessi londinesi.
I LAVORI - La prima fase del progetto di Battersea Power
Station aprirà nel 2016, l’intero progetto sarà completato nel
2025. Nel frattempo gli azionisti di Battersea Power Station e
Battersea Power Station Development Company (“BPSDC”)
hanno attraversato la Manica per esportare il nuovo
distretto nelle capitali internazionali della cultura tra cui
Milano, Parigi, New York ma anche Dubai, Kuala Lumpur e
molte altre.
LA POWER STATION – Realizzata da Sir Giles Gilbert Scott,
autore della Camera dei Comuni di Westminster, l’edificio
originale della Tate Modern e delle iconiche telephone box
rosse di Londra, la Power Station siede abbandonata sulla
sponda meridionale del Tamigi. Il progetto di riqualificazione
include 250 abitazioni, 4 penthouse, un aufitorium, un cinema
e anche un boutique hotel oltre a 6 piani di uffici per 5.000
persone. Al centro dell’edificio tre piani di negozi alterneranno
luxury brand, ristoranti e desingner indipendenti.
MASTERPLAN - Il masterplan di Raphael Viñoli si sviluppa
intorno alla Battersa Power Station e include tre assi pedonali
che portano all’ingresso dell’iconico edificio art deco. Lo
spettacolare Prospect boulevard ospiterà ristoranti e negozi su
strada ma anche un’installazione e un playground firmato Gehry
& Partners mentre l’Electric boulevard si sviluppera su due
livelli e collegherà una nuova fermata della linea metropolitana
Northern Line all’ingresso della Power Station. Un terzo
boulevard con luxury hotel e uffici guiderà le auto al monumento.
I PROGETTI - Gehry & Partners ha disegnato cinque
edifici che sorgeranno a est dell’Electric Boulevard. Il
Flowerbuilding con i suoi volumi dinamici che sembrano
quasi sbocciare, ospiterà negozi e showroom ma anche unità
residenziali e un community hub. Foster+Partners realizzerà
un edificio dalla forma sinuosa che costeggerà l’Electric
boulevard con giardini pensili firmati dagli autori della
HighLine di New York James Corner Field Operations che
offriranno una vista spettacolare sulle bianche ciminiere della
Battersea Power Station. L’edificio ospiterà appartamenti
privati, spazi commerciali e un centro medico.
IL COMMENTO - In occasione dell’evento di lancio del
distretto a Milano, Joanne Skilton, head of leasing del
Battersea Power Station Development Company Ltd e
rappresentante principale della fiera a Milano, ha detto:
“La Power Station è unica perché il profilo del suo marchio è
già molto potente. Siamo convinti che la combinazione con i
marchi aziendali e di retail più famosi al mondo creerà una
destinazione di classe veramente mondiale e un’importante
aggiunta al tessuto di Londra”.

50 FRAMES
Electric Boulevard and FOSTER+PARTERS’
Battersea Roof Gardens (L) and GEHRY
PARTNERS’ Prospect Place (R)
FOSTER+PARTNERS
apartment terrace
GEHRY PARTNERS’
apartment interior

52 PORTRAIT
INTERVIEW: Luisa Bocchietto

PHOTO: Piero Martinello
53

54 PORTRAIT
IT’S THE LITTLE
DIFFERENCES THAT
In his studio, surrounded by the wood of the floor, the ceiling, the furniture,
architectural maquettes and picture frames, we start talking to Michele De Lucchi
about this material that is everywhere.
“I like using it” says Michele “because it is the most suitable material for
representing temporariness as opposed to permanence.
Even with the Soprintendenze, when I wanted to do something bold and even
violent, I suggested doing it in wood and it was accepted. In fact, wood suggests
something of a temporary nature, that can be reversed. I’m interested in a
natural surface which preserves within itself the flavour of the time that passes.
LB Today you are considered one of the contemporary masters; who were your
points of reference when you started your career?
MDL There were two significant characters, with two significant names: Ettore e
Achille (Ettore Sottsass and Achille Castiglioni). They taught me different things
that were sometimes diametrically opposite; two ways of approaching design.
Ettore worked by addition, like in children’s games, putting one piece on another,
with pencil in hand. Achille would come to a dead stop with a pencil; he loved to
wander, to ramble. He taught me to follow mental paths with no hesitation, to be
carried away by the irony in discussing apparently marginal aspects and details,
such as glossy or matte, on one material, without a fixed goal.
Wood as a material, the pleasure of using it for its own identity, is part of this
process of searching. The “San Girolamo” bookcase was designed by Olivetti
Sinthesys at the end of the 1980s as an alternative to the Tecno “Nomos” , to that
concept that was all steel, systemized, technological and industrialized. As a
product it was little understood then; today it’s still sold by Poltrona Frau.
LB Innovative designs sometimes need time to be understood. After that quality
design resists the passing of time; your “Tolomeo” lamp for Artemide has been
successful for decades.
MDL Design should respond to the need to represent a symbolic, not just a
functional value, and to resist as timelessly as possible. By this I don’t mean that
the kind of design that expresses immediacy is not also a quality design, but that
the two qualities are not alternatives, they represent two aspects of “doing” that
must be set in time but also go beyond it.
Michele De Lucchi, Masahiko Kubo,
Ink Jet Artjet 10, Olivetti, 1998
Ph. Luca Tamburlini
Michele De Lucchi, Giancarlo Fassina
Tolomeo, Artemide, 1987

PORTRAIT
55
For example, “Memphis”
was a phenomenon that
summed up a specific
period in time and it had
the merit of expressing
the needs, even the formal
ones, of a particular
moment. Certainly,
from a distance it seems
dated, but there was then
the evident need to be
completely modern.
LB This attitude is
the fate of us Italians
who, after Futurism,
have this fundamental
need to be modern and
unconventional, and
critical.
On the train going to
University, I found
a copy of Casabella
with a picture of
Ettore Sottsass on the
cover who was talking
about “The planet as a
festival”. Immediately
I understood that
everything was much
simpler and it was
really interesting. It was
enough to look at the
world from that point
of view. As Seneca said
“know how to put things
in the mind’s eye”. So
looking at the world in
that way opened up new
perspectives for me.
MDL Yes, that’s an interesting observation, linking events
related to industrial production to our artistic tradition.
LB You mentioned Memphis, what was your relationship with
that period and that movement?
My time in the city from 1969 to 1975, meant that I got to know
a world which included people like Natalini, Branzi from
Archizoom and everything that revolved around architecture
and its related themes. Then it was Branzi who introduced me
to Sottsass, in Milan.
MDL I’m not Memphis, I must say. However, in those years
I was effectively possessed by Ettore, I was dominated by
him and everything he did. I ate, wrote and thought like
him. In effect he was my teacher even if he didn’t want to be
considered as such in the least. He definitely didn’t want to be
a teacher. He was a poet.
LB How did you come to meet him?
MDL I went to study architecture in Firenze, most concerned
about the fact that it was a very technical subject and that
I should have to learn formulas and complicated systems.
LB What do you think of that period, and the whole debate
which seemed to set the masters of Italian industrial design
like Zanuso, Magistretti and Castiglioni against the Memphis
group?
MDL l never saw it as a divided world. Perhaps this
confrontation was over-emphasized from outside in order to
highlight the differences, but even within there were serious
contrasts between Sottsass and Mendini, between Sottsass
and Branzi, but confrontation is part of our lifeblood.
What was one of the basic values of the movement was the
intention of taking a debate and discussions to extremes
Michele De Lucchi interviewd by Luisa Bocchietto

56
in order to visualize alternative solutions. What I think is
important is to always have the chance to think about the
meaning of things.
LB From the outside, efforts were made to counter a design
linked to industry with that activity that was supposed to be
less dominated by the industrial world, but which ended up
by being perhaps even more elitist...
MDL You end up setting industry against craftsmanship, but
the two activities are closely interconnected. In actual fact,
today, they represent two faces of the same coin: even those
industries that pay close attention to market distribution,
like Hermes, Baccarat and Sevres, with whom I have recently
established partnerships, are in reality closely connected
to handmade production and they are concerned that their
products can be repaired. The turnover of these companies
reach several billion Euros, and yet they think up products in
which handicraft skills and production are highly valued.
LB In this sense we have a lot to learn in terms of identifying
growth opportunities for Italian businesses...
MDL We should learn to make use of the “story”.
The French are masters at this; they manage to make a
memorable tale out of every piece executed.
LB It’s possible in this to recognize a long tradition with the
impetus given to large State manufacturers, that anticipated
industrial production processes…
MDL …and with the tradition of the Encyclopédie, where a
systematic reasoning about the world allows the construction
of a framework for techniques and knowledge, language and
function.
LB Processes start from a distance... what hope do you see for
Italy today, in this context?
MDL I believe that this moment is a tremendous opportunity
for our country. I see an attempt to create a shared system
which will allow all the individuals involved to create a
dialogue between them. This route is dangerous and difficult,
but there is the chance of getting to a system of direct
democracy, which while giving up on in-depth skills, is
attempting to reach shared objectives. In this urgent search
for a common denominator, skills are surrendered, because
it’s too difficult to achieve, compared with the average
requests, but we are approaching a design for working
positively on all the individual levels and doing so in such
a way that everybody can co-exist. This is a tremendous
objective. Dialectics are important. I always cite the example
of research by entomologists into the organization of anthills:
the most part are worker ants, a few of them are dedicated
to procreation, some to the management of stores, some to
safety and others are saboteurs. This critical part is healthy
and keeps the organism alive because it allows unexpected
evolution, lateral wastage. It is essential to constantly have
an alternative unorthodox point of view, there’s no virtue
without vice.
LB In your work you’ve done a lot of things by now; what
appeals to you most, designing buildings, installations,
objects, or is everything part of a single approach?
MDL What matters is the search for a deeper meaning. I’m
an architect and I’m interested in creating things to exist in
the world. For architecture to have meaning it must appeal
to deeper messages that can be recognized as common.
I learned a lot working for years in Georgia (from 2006
to 2013), were I had to be able to interpret their need to
distinguish themselves from Russia and at the same time
I was aware that architecture can also become a bridge for
peace. I understood that it is important to create artefacts in
which people can recognize their own peculiarities.
Ultimately it’s all down to the same thing: we want to be

57
Nel suo studio, circondati dal legno di pavimenti, soffitti,
maquettes e cornici di disegni, iniziamo a parlare con
Michele De Lucchi di questo materiale così presente nel
suo lavoro. Mi piace utilizzarlo - dice Michele - perché è
il materiale più adatto a rappresentare la temporaneità
rispetto alla permanenza.
Anche con le Soprintendenze, quando ho voluto fare qualche
cosa di ardito e persino di violento, l’ho proposto in legno ed
è stato accettato. Il legno suggerisce una temporaneità e una
possibile reversibilità.
Mi interessa la superficie naturale perché conserva in sé il
sapore del tempo che passa.
LB Oggi sei considerato uno dei maestri contemporanei; quali
sono stati per te i riferimenti all’inizio del tuo percorso?
MDL Sono stati due i personaggi importanti, con due
nomi evocativi: Ettore e Achille (Ettore Sottasass e Achille
Castiglioni, ndr). Mi hanno insegnato cose diverse e a volte
contrapposte tra loro; due modi di approcciare il progetto.
Ettore lavorava per addizione, come nei giochi dei bambini,
mettendo un pezzo sopra all’altro, con la matita in mano.
Achille con la matita si bloccava; amava divagare. Lui
mi ha insegnato a sperimentare percorsi mentali senza
remore, a lasciarsi trasportare dall’ironia nel discutere
su aspetti apparentemente marginali e di dettaglio, come
sul lucido e sull’opaco, su un materiale, senza una meta
prefissata. Il legno, in questo senso, il piacere di utilizzarlo
per la sua identità fa parte di questo processo di ricerca.
La libreria “San Girolamo” fu progettata per Olivetti
Sinthesys alla fine degli anni ‘80, come un’alternativa
al “Nomos” di Tecno, a quell’immagine tutta acciaio,
sistemica e industrializzata. Il prodotto fu capito poco
allora; oggi è ancora venduto da Poltrona Frau.
Ph. Alessandra Chemollo
Access bridge team, Triennale Design Museum, Milano 2003-2007
LB I progetti innovativi a volte necessitano di tempo per
essere compresi, ma poi il design ha capacità di reggere nel
tempo; la tua lampada “Tolomeo” per Artemide, continua a
mietere successi commerciali da decenni.
different, unique and recognized as such. It also happens
with me and my twin brother. After years, the beard that
identifies me becomes a way of asserting my being different
to him. It’s the little differences that build the “meaning” and
a strong symbolic reference is necessary to create identity.
In Milan, in Piazza Gae Aulenti, with a recent project, I chose
the symbolic form of a sprouting seed, because it was able to
convey a story understandable by everyone...
Ettore really worked using metaphors.
Ultimately I owe him a lot. In 1988 he handed over to me as
artistic director for design at Olivetti and this gave me an
interlocutor of tremendous scope. Olivetti was everything
to me; I was able to create offices, equipment, products,
packaging and also establish contacts and relationships
with future important clients.
MDL Il design deve rispondere all’esigenza di rappresentare
un valore simbolico, non solamente funzionale e resistere in
modo atemporale. Con questo non intendo dire che non sia
di qualità anche quel design che interpreta l’immediatezza,
ma le due qualità non sono alternative; rappresentano due
aspetti di un fare che deve essere calato nel tempo e andare
oltre il tempo. Per esempio “Memphis” fu un fenomeno
molto caratterizzato da un periodo storico preciso ed ha
avuto il pregio di descrivere le esigenze, anche formali, di
un determinato momento. Certo a distanza di tempo appare
come un fenomeno datato, ma era evidente, allora, l’esigenza
di voler essere assolutamente “moderno”.
LB Probabilmente questo atteggiamento è un destino
di noi italiani che, dopo il futurismo, abbiamo questa
necessità di fondo di essere sempre comunque “moderni”
e critici...
MDL Sì, bella questa osservazione di legare alla tradizione
della pittura i fatti legati alla produzione industriale.

58 PORTRAIT
LB Hai citato Memphis, qual è stato il tuo rapporto personale
con quel movimento?
MDL Io non sono Memphis, va detto. Ero però, in quegli
anni, realmente impossessato da Ettore, conquistato da
lui e da tutto ciò che faceva. Mangiavo, scrivevo, pensavo,
come lui. Era in effetti il mio maestro, anche se non
accettava di essere considerato tale. Non voleva essere un
maestro. Era un poeta.
LB Come nacque il vostro incontro?
MDL Andavo a studiare architettura a Firenze, preoccupato
dal fatto che si trattasse di qualche cosa di molto tecnico,
in cui avrei dovuto imparare formule e sistemi complicati.
Sul treno che mi portava all’università trovai un numero di
Casabella con in copertina un’immagine di Ettore Sottsass
che raccontava “Il pianeta come festival”; immediatamente
compresi che tutto era molto più semplice e che mi interessava
in modo profondo. Bastava guardare il mondo con quegli occhi.
“Saper mettere le cose sotto gli occhi della mente” - diceva
Seneca. Ecco, guardare il mondo con quello sguardo mi apriva
nuove prospettive. La mia frequentazione della città, dal ‘69 al
‘75, mi permise di conoscere Natalini, Branzi, gli Archizoom e
tutto ciò che allora si agitava intorno ai temi dell’architettura.
Fu Branzi che mi presentò Sottsass, a Milano.
LB Cosa ritieni di quel periodo e del dibattito che ha sempre
contrapposto i maestri del design industriale italiano
(Zanuso, Magistretti, Castiglioni) al gruppo di Memphis?
MDL Non l’ho mai vissuto come un mondo diviso. Forse
veniva estremizzata questa contrapposizione all’esterno, per
rendere evidenti le differenze; ma anche al proprio interno
vi erano contrapposizioni forti tra Sottsass e Mendini, tra
Sottsass e Branzi. La contrapposizione è una delle nostre
cifre vitali. Il valore del movimento fu il proposito di portare
agli estremi degli argomenti, per visualizzare soluzioni
alternative. Ciò che ritengo importante è avere sempre la
possibilità di ragionare sul senso delle cose.
LB Esternamente si è cercato di contrapporre un design
legato all’industria a quell’operazione che intendeva essere
meno succube del mondo industriale, pur finendo per essere,
forse, ancora più elitaria...
MDL Si finisce per arrivare a contrapporre artigianato e
industria, ma le due attività sono molto interconnesse.
Alla luce dei fatti, oggi, rappresentano due facce della stessa
opportunità: industrie molto attente al mercato, come
Hermes, Baccarat, Sèvres, con le quali ho stabilito più recenti
collaborazioni, sono molto legate alla produzione artigianale
e si preoccupano che i loro prodotti siano riparabili.
Michele De Lucchi Casetta n. 150, 2008
Ph. Michele De Lucchi

PORTRAIT
59
Michele De Lucchi, Davide Angeli
Benedetto, Produzione Privata, 2007
Ph. Michele De Lucchi

60 PORTRAIT
Michele De Lucchi, Nicholas Bewick, Marcello Biffi, Francesco Garofoli,
Moreno Marrazzo, Vittorio Romano, Giorgio Traverso
Unicredit Pavilion, Piazza Gae Aulenti, Milano, 2013
in progress
LB I processi di creazione del valore partono da lontano...che
speranze vedi per l’Italia, oggi, in questo senso?
Il fatturato di queste aziende raggiunge anche miliardi di
euro, eppure si concepiscono prodotti in cui viene valorizzata
la produzione artigianale.
LB In questo senso avremmo molto da imparare per individuare
opportunità di crescita per le aziende del nostro Paese...
MDL Dovremmo imparare ad utilizzare il “racconto”.
In questo i francesi sono maestri; riescono a fare di ogni
esecuzione un racconto memorabile.
LB Si riconosce per loro una lunga tradizione che inizia
con l’impulso dato alle grandi manifatture di Stato, che
anticiparono i processi di produzione industriale...
MDL ... e alla tradizione dell’Encyclopédie, dove il ragionamento
sistemico sul mondo permette di costruire un quadro di
riferimento per tecniche e sapere, linguaggio e funzione.
MDL Credo sia un momento di grande opportunità per
il nostro paese. Vedo il tentativo di costruire un sistema
condiviso che riesca a fare dialogare tra loro le molte
individualità. È un percorso pericoloso e difficile, ma vi è
la possibilità di arrivare a un sistema di democrazia diretta
che, pur rinunciando alla competenza approfondita, cerca di
arrivare alla condivisione di obiettivi. Nell’urgente ricerca
di un comune denominatore si rinuncia alla competenza,
perché troppo difficile da portare a galla, rispetto alla media
delle richieste, ma ci si avvicina al progetto di lavorare
positivamente sulle molte individualità per fare in modo che
tutte possano coesistere; è un grande obiettivo.
La dialettica è importante.
Cito l’esempio della ricerca degli entomologi sull’organizzazione
dei formicai dove vi è la maggior parte di formiche operaie,
una piccola parte è dedicata a procreare, un parte alla
gestione dei magazzini, una alla sicurezza e le altre sono
sabotatori. Questa parte critica è sana e mantiene in vita
l’organismo, perché permette l’evoluzione imprevista, lo
scarto laterale.
C’è bisogno sempre di uno sguardo non omologato.
Non c’è virtù senza vizi.
LB Nel tuo lavoro hai fatto molte cose; che cosa ti affascina
di più progettare edifici, allestimenti, oggetti oppure tutto è
collegato come parte di un unico approccio?

PORTRAIT
61
Michele De Lucchi
Alberto Bianchi, Marcello Biffi, Giorgi Khmaladze
Bridge of peace, Old City Rehabilitation and Development Fund,
Tbilisi (Georgia), 2009 - 2010
Ph. Gia Chkhatarashvili
MDL Quello che importa è la ricerca di un significato
profondo. Sono un architetto e mi interessa realizzare cose
per stare nel mondo. L’architettura per avere significato
deve fare appello a messaggi profondi, che possano essere
riconosciuti come comuni. Ho imparato molto lavorando per
anni in Georgia (dal 2006 al 2013) dove dovevo essere in grado
di interpretare la loro forte necessità di distinguersi dalla
Russia e al contempo ero consapevole che l’architettura, con
il suo significato, può diventare un ponte di pace.
In fondo è sempre lo stesso discorso: vogliamo essere diversi,
unici ed essere riconosciuti come tali.
Accade anche a me con mio fratello gemello. Dopo anni
la barba che mi contraddistingue diventa un modo per
affermare la mia differenza da lui. Sono le differenze che
costruiscono il “senso” e il forte riferimento simbolico
è necessario per creare identità. A Milano, in Piazza
Gae Aulenti, con un progetto recente, ho scelto la forma
simbolica di un seme che germoglia, una metafora, perché
fosse in grado di trasmettere un racconto comprensibile a
tutti… Ettore lavorava per metafore appunto.
In definitiva gli devo molto. Nell’ 88 mi ha ceduto la sua
direzione artistica per il design della Olivetti e questo mi ha
permesso di avere un interlocutore di grande respiro.
In Olivetti il designer era l’“Architetto”. L’Olivetti per me è
stata tutto; ho potuto realizzare uffici, allestimenti, prodotti,
packaging e allacciare rapporti con importanti futuri
committenti.

62 CIRCLE MINDS
lightness
CIRCLE
MINDS
ILLUSTRATOR: Alex Raso

CIRCLE MINDS
63
Think a little, with thought not as weight but as metabolized
energy. Clothes that do not bog you down, that leave you
absolute freedom of movement. Never take it seriously while
doing things absolutely seriously.
Michael Jordan who floated in
the air for an infinitely longer
moment than all the others.
Lots of small light energy-giving meals, nothing that
changes the pleasure of eating into digestive punishment.
Circumventing the heaviness of dogmas with the elegant
dribbling of a mind that ranges across the field. Fatuous
and elegant songs (Bacharach, many by the Beatles, Astrud
Gilberto singing Fly Me to the Moon). The impertinence, the
carefree attitude, the imprudent celebrations of the senses:
because they are the best companions for the most intractable
sense of responsibility. The iPhone that in a few grams
summarizes an entire world.
War to the knife with the law of gravity. I’m Forever Blowing
Bubbles, the anthem of West Ham (if this quotation seems a
little cryptic, I’m talking about English football). It is not the
scales that determine lightness: it is the vital impulse. The
essentials, in all their richness. And here you can include
everything that inspires lightness: I would point out that only
those who are light will probably melt when faced with the
crucible of great decisions, but throughout human history
those who have caused the greatest problems have always
been those who have not known how to be light. Why should
ideologies, categorical imperatives, moral courts, the same
rules for the ox and the lion, wrinkled foreheads, systems
that are wary of exceptions, all these need to demonstrate
that they are serious and harmful in order to hide their
inherent weakness. Do not ever mistake lightness for futility
or inability to cope with the great questions of our existence:
in the end, the true, quintessential lightness is the best way to
demonstrate a greater strength.
THE
DANCING
GOD
CRAVED
BY
FRIEDRICH
NIETZSCHE.
FRANCO BOLELLI
Il dio che danza bramato da Friedrich Nietzsche. Pensare poco, il pensiero non come peso ma come energia metabolizzata. I vestiti
che non ti impacciano, che ti lasciano assoluta libertà di movimento. Non prendersi mai sul serio mentre si fa assolutamente sul
serio. Michael Jordan che galleggiava per aria un infinito istante in più di tutti gli altri. Tanti piccoli pasti leggeri ed energetici,
nulla che trasformi il piacere del gusto in punizione digestiva.
Aggirare la pesantezza dei dogmi con gli eleganti dribbling di
una mente che spazia a tutto campo.
Le canzoni fatue e raffinate (Bacharach, tanti Beatles, Astrud Gilberto che canta Fly Me to the Moon). Le impertinenze, le
scanzonatezze, le imprudenti feste dei sensi: perché sono le migliori compagne del più intrattabile senso di responsabilità.
L’iPhone che in pochi grammi sintetizza un mondo intero. Guerra senza quartiere alla legge di gravità. I’m Forever Blowing
Bubbles, l’inno del West Ham (se a qualcuno sembra citazione criptica, sto parlando di calcio inglese). Non è la bilancia a stabilire
la leggerezza: è la spinta vitale. L’essenziale, in tutta la sua ricchezza. E qui metteteci tutto quello che a voi suscita leggerezza:
a me preme evidenziare che chi è soltanto leggero probabilmente si squaglierà quando la palla delle grandi scelte scotta fra le
mani, ma nell’intera storia umana a produrre i guai più grossi è sempre stato chi non sa essere leggero. Perché le ideologie, gli
imperativi categorici, i tribunali morali, le regole uguali per il bue e per il leone, le fronti aggrottate, i sistemi che diffidano
delle eccezioni, tutto questo deve mostrarsi serio e gravoso per nascondere la sua intrinseca debolezza. Non scambiate mai la
leggerezza per futilità o per incapacità di fronteggiare le grandi questioni della nostra esistenza: alla fine, la vera, quintessenziale
leggerezza è il miglior modo di manifestarsi della forza più forte.

64 CIRCLE MINDS
The sound of each step guides our
attention towards our pace in space. It
is a fact whose awareness requires a
highly complex perceptual deviation,
unknown and mysterious, rooted in the
direction of gravity, down towards the
center of the Earth.
Swift steps marked by the striking
of heels on a wooden corridor in
the twilight; the stamping of bootshod
feet in the crush of a summer
game; the heavy steps of collective
marching in yet another North Korean
parade; creeping domestic shuffling
interspersed with the silence of the
meeting of a step with the carpet in
the living room; the synchronous
alternation of breath and running
through a crowded urban marathon.
These few examples hint at the
complexity of the interaction between
the cultural indication of a primary
form of physical behaviour (the walking
gait), the sensorial amplitude involved
with its emotional and psychological
connections (there are some steps that
sounds scary) and the relentless attempt
to harness the cognitive beast in order
to give meaning and significance to the
action of a dynamic biological system
that walks both in space and between
bodies.
The analytical effort required
regarding this complex dynamic system
is immense and probably unnecessary
from a reductionist point of view, in
search of a heavy control mechanism
that reaches as far as the measurement
of molecules and their electrical
charges.
The emergence
of music from
each step rises
lightly from the
centre of the
earth, levitates
for the slightest
moment in the
existence of a
tiny glimmer of
consciousness
in action and
then disperses
in the roar of
the collective
use of space.
This sound becomes an oppressive,
constant and weighty component
in the design of space; it becomes
indispensable in a practice that
is sensitive to the welcoming of
heterogeneous public orchestras. It
captures the essence of participating,
sweeping away the draining legacy of
the dichotomous excuses that dampen
any form of listening (mind-body,
hardware-software, form-matter,
function-structure, and so on).
The challenge of complexity
necessitates a choice.
STEFANIA BANDINI
DESIGN
THE PACE
Il suono del passo guida l’attenzione del
nostro incedere nello spazio. È un dato
di fatto la cui consapevolezza richiede
uno scarto percettivo molto complesso,
sconosciuto e misterioso, radicato nella
direzione della gravità, giù verso il
centro della Terra.
Passi svelti marcati dall’incontro dei
tacchi con il legno di un corridoio
in penombra; calpestii di piedini
calzati nella ressa di un gioco d’estate;
greve passo di marcia collettiva in
un’ennesima parata nordcoreana;
domestico ciabattare strisciato
intercalato dal silenzio dell’incontro
del passo con il tappetino del salotto;
sincrono alternarsi del respiro e della
corsa durante un’affollata maratona
urbana. Questi pochi esempi lasciano
intuire la complessità dell’interazione
tra la marcatura culturale di un
comportamento fisico primario
(l’incedere camminando), l’ampiezza
sensoriale coinvolta con i suoi relati
emotivi e psicologici (ci sono suoni di
passi che incutono paura) e il tentativo
incessante di cavalcare la bestia
cognitiva per dare senso e significato
all’azione di un sistema dinamico
biologico: il corpo che cammina nello
spazio e tra corpi.
La fatica analitica verso questo sistema
dinamico complesso è immensa e
probabilmente inutile in un’ottica
riduzionista, nella ricerca di un pesante
meccanismo di controllo che giunge
fino alla misurazione delle molecole e
delle loro cariche elettriche.
L’emergere della musica del passo
sale leggero dal centro della terra,
levita per un attimo piccolissimo
nell’esistenza di un barlume di
coscienza in azione e si disperde nel
boato della fruizione collettiva di
uno spazio.
Questo suono diventa componente
presente, greve e pregnante del disegno
dello spazio; diviene imprescindibile
in una pratica sensibile all’accoglienza
di eterogenee orchestre di pubblico.
Esso coglie l’essenza del partecipativo,
travolgendo la pesante eredità delle
scuse dicotomiche che smorzano ogni
ascolto (mente-corpo, hardwaresoftware,
forma-materia, funzionestruttura,
e così via). La sfida della
complessità obbliga a una scelta.

CIRCLE MINDS
65
lightness
CIRCLE
MINDS

66 CIRCLE MINDS
FRANCESCO ZURLO
There is, today, a dimension of design that places
more value on processes than results. And it is
precisely there that we must aspire to a lightness
of touch because the ongoing emergencies,
constraints and fears have ruled this quality out of
the creative process.
How? By giving ourselves time, looking for that
stream of consciousness, exactly that creative act
in which a sense of autonomy and competence,
awareness and focus, makes us mild and
indifferent to the passage of time ...
Esiste, oggi, una dimensione del design che
dà più valore ai processi che ai risultati. Ed è
proprio lì che si deve aspirare alla leggerezza
perché le continue emergenze, i vincoli e
le paure hanno escluso questa qualità dal
percorso creativo. Come? Dandosi tempo,
cercando quel flusso di coscienza, proprio
dell’atto creativo, nel quale un sentimento di
autonomia e competenza, di consapevolezza e
focalizzazione, ci rende lievi e indifferenti al
passare del tempo…
HELEN NONINI
A sense of lightness, in contrast to the
bombardment of bad news that provoke anger,
fear and loneliness.
Instead, lightness requires depth, preparation
and accuracy, as Fabiola Giannotti (the
top woman manager at Cern) recently
demonstrated, by explaining the Higgs Boson
in simple terms to many viewers of the small
screen. An attitude of humble people,
who continue in their work with great passion
every day.
Leggerezza, in contrasto con il bombardamento
di cattive notizie che provocano rancore, paura
e solitudine. La leggerezza richiede invece
profondità, preparazione e precisione. Come
ha recentemente dimostrato Fabiola Giannotti
prima donna alla direzione al Cern, spiegando
in poche battute il Bosone di Higgs a molti
spettatori del piccolo schermo.
Un’attitudine di persone umili, che perseverano
ogni giorno nel proprio operato con profonda
passione.
SATURNINO CELANI
Light weights, light glasses, light music, I made
a mistake I took this thing too lightly, you’re
too lightly dressed, you’ll get cold, this bass is
beautiful but is it light? “Can I help you?” No
it’s light thanks, I can do it, I swear she means
nothing to me, it was just light-hearted. I grew
up with these phrases heard and repeated
ad infinitum without having ever given the
right weight to this marvellous adjective
then one day I met Gianluigi Merletti the
founder of Merletti AEREOSPACE, an example
of pure Italian excellence that the world
envies us. While he was telling me about his
unconditional passion for his work, he said:
“Saturnino, every single part that goes to
make up a flying machine must have two
fundamental characteristics: maximum
resistance and maximum lightness”.
That meeting was a revelation for me.
Pesi leggeri, occhiali leggeri, Musica leggera,
ho sbagliato ho preso questa cosa troppo alla
leggera, ti sei vestito troppo leggero prendi
freddo, questo basso è molto bello, ma è leggero?
“Ti aiuto?” No è leggero grazie ce la faccio,
ti giuro che lei per me non significa niente è
stata una leggerezza. Sono cresciuto con queste
frasi ascoltate e ripetute all’infinito senza aver
mai dato il giusto peso a questo meraviglioso
aggettivo poi, un giorno, ho incontrato
Gianluigi Merletti fondatore della Merletti
AEREOSPACE eccellenza tutta italiana che il
mondo ci invidia. Mentre mi raccontava l’amore
incondizionato per il suo lavoro mi ha detto:
“Saturnino ogni singolo pezzo che compone
una macchina volante deve avere due
caratteristiche fondamentali: massima
Resistenza, massima Leggerezza”.
Quell’incontro è stato per me una rivelazione.
STEFANO MICELLI
We have learned from the best Japanese
companies that quality goes through a
discipline of subtraction. The agile business
(lean) is improved by eliminating anything that
diverts attention from the end result. If Calvino
tried to remove weight from the structure of
the story and language, the agile organization
seeks to eliminate bureaucracy and warehouses
that take away from the perfect product. In
writing as well as in manufacturing everything
requires awareness, determination and, above
all, patience.
Abbiamo imparato dalle migliori imprese
giapponesi che la qualità passa attraverso
una disciplina della sottrazione. L’impresa
agile (lean) si migliora eliminando tutto ciò
che distoglie l’attenzione rispetto al risultato
finale. Se Calvino ha cercato di togliere peso
alla struttura del racconto e al linguaggio,
l’organizzazione agile cerca di eliminare
magazzini e burocrazia che allontanano dal
prodotto perfetto. Nella scrittura così come nella
manifattura tutto ciò richiede consapevolezza,
determinazione e, soprattutto, pazienza.

68 INTERIOR
SILENCE AND LIGHT
I N T E R I O R · D E S I G N · I N · T H E · E X · S A N · S E B A S T I A N · O R A T O R I O
PHOTO: Fulvio Rosso

INTERIOR
69
The architectural studio
of Marco Ciarlo Associati
has its new offices in Altare,
a small town in the
Ligurian hinterland.
Following a narrow uphill street, you arrive at the late 16th Century
oratory of San Sebastiano, which has long since been deconsecrated.
From the old wooden main door, you can see an unexpectedly white
interior. Once through the entrance, the atmosphere is surprising:
an open space that rises for over twelve metres to a wide barrel vault
roof. Simple geometry and solid walls outline a totally white abstract
space, rhythmically punctuated by pilasters and crowned capitals
with a framework that runs around the whole perimeter.
Within is a rigorous volume that is almost sharp, compared to the
masonry that has been marked by time and with which it relates
without denying it. At first, the new ‘membrane’ rises to create an
imposing portal in its double height which then drops off into two
more contained area: these are the more vital and operative sections
of the studio. Here the relationship with the original structure
is maintained through a series of overhead cuts. Large windows
allow the natural light to strike spaces and internal surfaces thus
defining clear and sharp lines from above which change in intensity
and density with the passing of the day. Perfectly South-facing, the
light marks the passing of the day, only to descend towards evening
and create a new form of magic: now the artificial light comes
to life via the vault which reflects softly and caresses the entire
nave. A succession of low-set lights accurately indicate the lengthy
longitudinal route towards the apse and envelop the second and last
private area. There are days when the snow, falling heavily, threatens
to wipe out everything. These are the days in which the space seems
to find its maximum fulfillment: white fuses with white in an unreal
purity. Outside there is silence and the light, the only presence, leads
towards the most absolute abstraction.

70 INTERIOR
Ad Altare, un piccolo centro dell’entroterra
ligure, ha la sua nuova sede lo studio di
architettura Marco Ciarlo Associati.
Percorrendo una stretta via in salita si
raggiunge l’oratorio tardo cinquecentesco di
San Sebastiano, da tempo sconsacrato. Dal
vecchio portone ligneo si scorge un inatteso
interno segnato di bianco. Varcato l’ingresso
l’atmosfera è sorprendente: un volume assoluto
si eleva per oltre dodici metri per concludersi
in un’ampia volta a botte. Geometrie
semplici e solide murature ne delimitano
lo spazio totalmente bianco ed astratto,
scandito ritmicamente da paraste e capitelli
a coronamento dei quali una cornice corre
su tutto il perimetro. All’interno è collocato
un volume rigorosissimo, quasi tagliente,
rispetto alla muratura esistente segnata dal
tempo cui si rapporta senza mai negarla. In un
primo momento la nuova ‘membrana’ si eleva a
creare un portale imponente nella sua doppia
altezza per poi abbassarsi in due ambienti più
contenuti: sono gli spazi più operativi e vitali
dello studio. Qui il rapporto con la struttura
originaria è garantito da una serie di tagli
posti in copertura. Ampie finestre consentono
alla luce naturale di colpire volumi e superfici
interne disegnando dall’alto lame nette e

INTERIOR
71
definite che cambiano intensità e spessore nelle ore del giorno. Perfettamente orientata a sud, la luce segna il tempo, per poi
calare verso sera e dar vita ad una nuova magia: allora la luce artificiale prende vita attraverso la volta che riflette morbida e
avvolge l’intera navata.
Una successione di luci basse segna puntualmente il lungo percorso longitudinale per proseguire nella zona absidale ad
abbracciare integralmente il secondo ed ultimo volume privato. Ci sono giorni in cui la neve, qui, scende abbondante, tanto da
cancellare ogni cosa. Sono questi i giorni in cui lo spazio sembra trovare il suo massimo compimento: il bianco si fonde al bianco
in un candore irreale, fuori è silenzio e la luce, unica presenza, conduce verso l’astrazione più assoluta.

72 BACKSTAGE
INTERVIEW: Luisa Bo
cchi
ettoto
PHOTO: Fausto Mazza

BACKSTAGE
73

74 BACKSTAGE
Davide Groppi is the name of a company, a
designer, a person who won two Compassi
d’Oro during the Award’s last edition.
Two of his productions were declared
to be excellent: “Nulla” and “Sampei”.
Given the large number of companies
within the lighting sector of the Italian
design panorama and the competitivity
that typifies them, how did this happen?
Davide Groppi wasn’t expecting it and
so when the news reached him it must
have been a tremendous feeling. This
result was the external recognition of a
great body of work that comes from the
distant past, as well as a contribution
to commercial growth, which is not
surprisingly very important this year.
But when did his story begin?
51 years ago in Piacenza, but he doesn’t
really show his age, perhaps because
he maintains a healthy lifestyle and
surrounds himself with beauty, but in
actual fact some years later, when as
a child together with his electrician
father, he discovered the pleasure of
making his first creations (a pinball
machine, a telegraph) and going on to
eventually master technology as a tool
for expressing innovation. Turning on
a new light is like re-living once again
those early emotions. What interests
him is talking to people through light.
“A lamp exists to make people feel
close” he says. His language combines
technology and poetry; two components
that could be considered far apart;
humanism and industrial production as
necessary ingredients in design.
As in all the best stories, success did not
arrive overnight, but rather as the result
of a journey, made up of consecutive
stages and constant hard work. He
opened his first workshop at 22 (and
his business began in 1985) then 1994
was his coming of age when Maddalena
De Padova put one of his lamps in her
own store, ordered forty or so more
and christened him a designer. There
followed a partnership with Roberto
Gavazzi of Boffi and the large scale sale
of products like “Ozen” and “Toast”
which led him to organize production.
So it’s difficult to understand where he
stops being a designer and starts being a
businessman. He was at the start of what
we today call “self-production” so as to
best create a personal identity; as points
of reference he cites Ingo Maurer among
others for his way of creating lamps with
poetry, and the technical production of
companies like Kreon. Davide Groppi is
passionate about what he does and he
does it well; he designs lights, produces
them and then distributes them, he
talks about them, he suggests them to
his partners, clients; it is not by chance
that he produces them for numerous
restaurants and their chefs such as
Moreno Cedroni, Massimo Bottura,
Massimiliano Alaimo, Giancarlo
Perbellini (the “Tetatet” lamp answers
the need for an independent table lamp).
He lights up spaces by thinking about
the light he wants to obtain and the
relationship between the people that he
wants to illuminate, he reduces the lamp
to a “Nothing” to make us appreciate
just the light ( thinking long and hard
about the size in millimetres that this
opening – a white hole – should have
even when turned off) or with “N-euro”
he draws the outline of a wire on a wall
that reaches a faraway socket, turning it
into a decorative wall feature in order to
resolve a problem.
Decorative and technical lighting, there
are no limits or types to answer to; what
is important is searching for the best
light, female at times, (diffused) and
male at others (precise) depending on
the need, to give depth to spaces. The
theme of magic, amazement, simplicity
and lightness are constant together with
the search for technology at the heart of
design. With “Sampei” he has managed
to create an overhead lamp even in the
absence of a ceiling and the lamp makes
us feel we are under a star-filled sky, at
home in the universe.
Even his warehouse, where he walks
around at ease, is a poetic machine,
surprisingly tidy; it expresses the
attention to detail behind the process,
not just the end product.
The show-room lets his lamps speak:
they don’t need explanations because
their words are clear, in harmony with
what is created. There is a sense of irony,
his lamps express joy and knowing
that they exist is like getting a present,
perhaps because they were created to be
a gift to the world.
This is the heart of creativity: sharing
the beauty of the world and enlarging
it... if possible.
He manages to do it very well.

BACKSTAGE
75
LEFT: Davide Groppi
Sampei

76 BACKSTAGE
Davide Groppi è il nome di un’azienda, di un designer, di una
persona che ha vinto ben due Compassi d’Oro all’ultima edizione
del Premio, con le sue lampade “Nulla” e “Sampei”! Come è
accaduto, nonostante le molte aziende presenti sul panorama
del design italiano e la competitività che le contraddistingue?
Davide Groppi racconta che davvero non se lo aspettava e
che quando ha ricevuto la notizia l’emozione è stata grande.
Questo risultato ha rappresentato un riconoscimento, il più
importante e ambito, venuto dall’esterno a confermare un
grande lavoro costruito nel tempo con passione. Oggi il Premio
si sta dimostrando un contributo alla crescita commerciale, non
a caso proprio quest’anno, di assoluto rilievo.
Ma quando inizia la sua storia?
51 anni fa a Piacenza, anche se Davide Groppi oggi questi
anni non li dimostra, forse perché vive in modo intenso il suo
pensiero e si circonda di bellezza. In realtà la storia di design
inizia appena qualche anno più tardi, quando da bambino,
scopre il piacere di costruire le prime cose (un flipper, un
telegrafo) insieme al padre elettricista. Accendere una nuova
lampada è per lui riprovare ogni volta quelle prime profonde
emozioni. Ciò che lo interessa è parlare alle persone, con la luce.
Una lampada - afferma - serve innanzitutto a fare sentire vicine
le persone. Il suo linguaggio è fatto di tecnologia e di poesia, due
componenti che potrebbero sembrare distanti; umanesimo e
produzione industriale come ingredienti necessari del design.
Come nelle storie vere che si rispettino il successo non arriva
all’improvviso, ma al seguito di un cammino fatto di impegno
costante. Il primo laboratorio lo crea a 22 anni (nell’85 nasce la sua
attività), poi nel ‘94 la prima soddisfazione giunge da Maddalena
De Padova, che inserisce una sua lampada nel proprio negozio,
ne ordina una quarantina e lo consacra designer.
A seguire si sviluppa la collaborazione con Roberto Gavazzi.
Il successo di prodotti come “Ozen” e “Toast”, realizzati per
Boffi, innescano una vendita a più ampia scala che lo portano a
organizzare la produzione. Difficile quindi capire dove finisca la
figura del designer ed inizi quella dell’imprenditore.
Tetatet
RIGHT: N-Euro

BACKSTAGE
77

78
Edison’s Nightmare
Gli inizi sono quelli di un “autoproduttore” che realizza i propri
prodotti per arrivare a esprimere un’identità; i riferimenti sono
Ingo Maurer, tra tutti, e la produzione tecnica di aziende come
Kreon. Oggi le due figure sono integrate; Davide Groppi da
imprenditore crea delle lampade per rispondere a delle esigenze,
le produce, le distribuisce, le racconta, le propone ai propri
partner, ai clienti stessi. Alcune le realizza appositamente per
molti ristoranti e i loro chef quali Moreno Cedroni, Massimo
Bottura, Massimiliano Alaimo, Giancarlo Perbellini (la lampada
“Tetatet” rende possibile una luce indipendente, da tavola).
Da designer illumina gli spazi pensando alla luce che vuole
ottenere e alla relazione tra le persone che vuole illuminare,
riduce la lampada a un “Nulla” per farci apprezzare solo la luce,
decora la parete con il percorso di un filo che raggiunge una
presa remota, lontana, per risolvere un problema “N-EURO”.
Luce decorativa e luce tecnica, non rappresentano limiti
o tipologie di mercato a cui rispondere; ciò che importa è
ricercare la luce migliore, una luce a volte femminile (diffusa) e
a volte maschile (puntuale) a seconda della necessità, per dare
profondità agli spazi.
Il tema della magia, dello stupore, della semplicità e della
leggerezza sono costanti, accanto alla tecnologia che sta alla
base del progetto.
Con “Sampei” riesce a creare una luce zenitale anche in assenza
di un soffitto e la lampada ci fa sentire sotto un cielo stellato, a
casa nostra nell’universo.
Anche il suo magazzino, dove Davide cammina con leggerezza,
è una macchina poetica, di un ordine sorprendente;
comunica l’attenzione che sta dietro al processo, oltre che
al prodotto. Lo show-room fa parlare i suoi prodotti, che non
hanno bisogno di spiegazioni, mentre le sue parole sono chiare,
in armonia con quello che realizza.
C’è ironia, le sue lampade comunicano gioia ed è come ricevere
un regalo sapere che esistano, forse perché sono nate con
l’intento di fare un omaggio al mondo.
Questo in fondo rappresenta la creatività: condividere la
bellezza del mondo e aumentarla... se possibile.
Lui ci riesce benissimo.

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80 TIMELESS
STORY: Marco Ciarlo
PHOTO: Fulvio Rosso

TIMELESS
81

82
TIMELESS
IL PARCO ARCHITETTONICO DI TORRE DEL MARE,
È UN PROGETTO, NATO DALLA COLLABORAZIONE
TRA L’ARCH. MARCO CIARLO CON STUDIO
AD ALTARE E IL GEOMETRA LAURA GARELLO
DEL COMUNE DI BERGEGGI (SV), CHE HA
COME PROTAGONISTI GLI EDIFICI PROGETTATI
DALL’ARCHITETTO MILANESE MARIO GALVAGNI E
REALIZZATI A TORRE DEL MARE TRA IL 1954 E IL 1960.
NELLA METÀ DEGLI ANNI ’50 AL GIOVANE
ARCHITETTO GALVAGNI ERA STATO AFFIDATO
L’INCARICO DI REALIZZARE UNA SERIE DI CASE PER
VACANZE DALL’IMPRESARIO PIERO TIZZONI. LA
COSTRUZIONE DI UNA SERIE DI EDIFICI E DI ARREDI
URBANI TRACCIARONO LE LINEE DI SVILUPPO PER
L’URBANIZZAZIONE EX NOVO DEL PROMONTORIO
DI TORRE DEL MARE.
I DIVERSI SISTEMI ABITATIVI PROPOSTI
DALL’ARCHITETTO GALVAGNI, INFATTI, SI
DECLINANO IN BASE ALLE DIFFERENTI SITUAZIONI
MORFOLOGICHE IN UN CONTINUO DIALOGO CON
LA NATURA CHE LI CIRCONDA E CHE DIVENTANO
CREATIVA INTERPRETAZIONE DEL TERRITORIO
DANDO VITA AD UN NUOVO PAESAGGIO.
PER QUESTO RISULTA DI GRANDE IMPORTANZA
L’ISTITUZIONE DEL PARCO ARCHITETTONICO,
CHE VUOLE ESSERE UNA CELEBRAZIONE E UNA
TUTELA DI QUESTE OPERE, TESTIMONIANZA DI
COME UN’ARCHITETTURA FORTEMENTE ISPIRATA
AL LUOGO, POSSA SVILUPPARE, EDIFICI,
ARCHITETTURE E SISTEMI URBANI CHE ASSUMO UN
ELEVATO VALORE AMBIENTALE E NATURALISTICO
CARATTERISTICA PRINCIPALE DEL LUOGO DOVE SI
TROVANO.
SECONDO LO STESSO GALVAGNI LE SUE OPERE
SONO “NATE IN SIMBIOSI CON LE MORFOLOGIE
ESTETICHE DEL LUOGO, DELLA LUCE E DEL SUOLO
E CON LE EMOZIONI E I SENTIMENTI CONDIVISI CON
LA COMMITTENZA E CON GLI OPERAI CHE
LE HANNO COSTRUITE”.

TIMELESS
83

84
TIMELESS

TIMELESS
85
The Torre del Mare Architectural
Park is a project resulting from the
partnership between the Architect
Marco Ciarlo whose studio is at Altare
and the surveyor Laura Garello from
the Town of Bergeggi (SV), and which
focuses on the buildings designed by
the Milanese architect Mario Galvagni
and created at Torre del Mare between
1954 and 1960. During the middle of the
1950s, the young architect Galvagni
was given the task of creating a series
of holiday houses by the entrepreneur
Piero Tizzoni. The construction of a
series of buildings and street furniture
traced the lines of development for the
ex novo urbanization of the Torre del
Mare promontory. In fact, the different
housing systems proposed by the
architect Galvagni develop depending
on the different morphological
situations in a continuous dialogue
with the surrounding nature and
they become a creative interpretation
of the territory, thus giving life to a
new landscape. For this reason the
establishment of the Architectural
Park is highly significant since it is
intended to be both a celebration and
a safeguard of these works, witnesses
as to how an example of architecture
strongly inspired by the setting can
develop buildings, architecture and
urban systems that take on an elevated
environmental and naturalistic value,
which is a principal characteristic of
the place in which they are located.
According to Galvagni, his creations
were “born in symbiosis with the
aesthetic morphology of the location,
the light and the soil and with feelings
and sentiments shared with both the
client and the workers who built them”.

86 INKED

INKED
87

88 INSIGHT
Arianna Malagoli took a trip around Europe on a motorhome
affectionately called Hometta furnished with products and design
objects to show the value of Made in Italy.
PHOTOS: Arianna Malagoli
STORY: Benedetta Bagni
Six months in a confined space of only 14 m2, a unique way to represent and demonstrate
Italian design through the designing and furnishing of a motorhome on tour around
Europe. The interior designer Arianna Malagoli took on this trip taking advantage of
advice from the Ludovica + Roberto Palomba studio and ADI (Association of Industrial
Design) for the interior of her mobile home and the experience and collaboration of
three photographers.

INSIGHT
89
Arianna walking through the streets of Paris
Where did the idea for this journey come from?
I liked the idea of presenting design in a real life context, even one as extreme as the
nomadic one, in order to “strip” design from its usual image of objects in a catalogue.
Which of the objects that went with you proved to be the most useful?
The suitcase. It’s a fascinating object, full of meaning and an excellent travelling
companion. Then, when aesthetics are in harmony with functionality, is there any
better design?
How did you choose your travelling companions?
Depending on their sensitivity to photographic images.
How was it, living together in 14 m2?
Like life itself, sometimes great fun, sometimes a little complicated, but always
enlightening.
Which cities were the most interested in your arrival?
Berlin, Hamburg, London. Tremendous creative ferment in Haarlem in Holland, and
Copenhagen.
What will stay with you the most from this experience?
The awareness that there are other lifestyles, and that the same concept of “home”
has its origin in our minds long before belonging to any fixed physical place. Also, the
fact that quality can be found in small things.
Any future projects?
Lots and lots. First of all, to create a more “human” language in order to communicate
design products. During the Milan design week Hometta will be travelling around the
city’s streets.

90
Kitchen “The Dump“ Alpes, Inox, monobloc “Slim” by Ludovica + Roberto Palomba
Elmar Cucine, toaster “Tix“ by Luca Trazzi, induction cooker Moneta
Armchair “Zoe“, suitcase “Drop Lite“ Mandarina Duck, pillows fabric indoor/outdoor
Dedar Milano and shoes “Pure“ in silver version, by Jean Nouvel Ruco Line.

91
Ergonomic seat “Wellness Ball“ Technogym, stool/coffee table “Max Beam”
by Ludovica + Roberto Palomba for Kartell by Laufen, Bialetti moka
Sofa/chaise longue/bed “Trix“, by Piero Lissoni for Kartell, sitting “Sella“ by the
Castiglioni brothers, Zanotta, refrigerator 50s “Fab10“, Smeg

Hometta’s “outdoor” version:
sofa/chaise longue/bed “Trix“ by Piero
Lissoni, Kartell, sitting “Sella“, by Castiglioni
brothers, Zanotta, coffee table “Max Beam”,
Ludovica+Roberto Palomba, Kartell by Laufen,
pillows fabric indoor/outdoor, Dedar Milano.

INSIGHT
93
Arianna Malagoli ha intrapreso un viaggio per l’Europa su un motorhome
affettuosamente definito Hometta arredato con prodotti e oggetti di design per
mostrare il valore del made in Italy.
Sei mesi in uno spazio ristretto, solo 14 mq, un modo unico per rappresentare e
mostrare il design italiano attraverso l’allestimento di un motorhome in tour per
l’Europa. L’interior designer Arianna Malagoli ha affrontato questo viaggio avvalendosi
della consulenza dello studio Ludovica + Roberto Palomba e di ADI (Associazione
per il Disegno Industriale) per l’interior della sua casa mobile e dell’esperienza e
collaborazione di tre fotografi che si sono alternati alla guida.
Come è nata l’idea di intraprendere questo viaggio?
Mi piaceva l’idea di ritrarre il design in un contesto di vita reale, anche estremo come
quello nomade, per “svestirlo” dalla solita immagine di oggetto da catalogo.
Quale oggetto di quelli che vi hanno accompagnato è risultato più utile?
La valigia. È un oggetto affascinante, ricco di significati e ottima compagna di viaggio.
Poi, quando l’estetica è in armonia con la funzionalità, esiste design migliore?
Come ha scelto i suoi compagni di viaggio?
In base alla loro sensibilità nei confronti dell’immagine fotografica.
Come è stata la convivenza in 14 mq?
Come la vita, a volte estremamente divertente, altre un po’ complicata, ma sempre
comunque illuminante.
Quale città vi ha accolto con maggiore interesse?
Berlino, Amburgo, Londra. Grande fermento creativo ad Haarlem, in Olanda, e
Copenhagen.
Che cosa vi ha lasciato maggiormente questa esperienza?
La consapevolezza che esistono altri stili di vita, e che lo stesso concetto di “casa” ha
origine nella nostra mente prima di appartenere a un determinato luogo fisico. Inoltre,
che la qualità risiede nelle piccole cose.
Qualche progetto futuro?
Tanti, tantissimi. In primis, creare un linguaggio più “umano” per comunicare i prodotti
di design. Durante la design week milanese Hometta sarà itinerante per le vie della città.
Lamp “Minipistrello“ by Gae Aulenti, Martinelli Luce, dishes of the collection “Hybrid“ by study
CTRLZAK, Seletti, cups “Caffeine“ by Giulio Iacchetti, Conversely, cutlery and bowl, Bitossi Home

94 INSIGHT
The picturesque view of the “kiss to the Soviet” of the Berlin Wall.
System “Slim” by Ludovica + Roberto Palomba, Elmar Cucine, moka Bialetti

INSIGHT
95
Copenhagen harbor
seen from Hometta.
Table lamp “Elica“ by Brian
Sironi, Martinelli Luce,
tray in white Carrara marble
by Manuel Barbieri

96 ARTEFACTS
STORY: Cristina Bigliatti
MIIIO
KING
OF THE
CITY

ARTEFACTS
97
Francesco Camillo Giorgino, stage name Millo, is an Italian
Street Artist appreciated world-wide and recognizable by
his unique style. His works show vibrant cities inhabited by
characters that look like their author, but that as he says,
“might just as well be a dog, a plant or a robot.”
The metropolis is Millo’s kingdom, both inside and outside
his works, since Francesco fills the grey walls of our suburbs
with the buildings and streets that his world is teeming with.
Like with Chinese boxes, his cities reveal themselves inside ours
to tell us their stories, always different and always full of emotions
and feelings, even when they are at odds with each other.
Millo has recently finished a massive project, in which the
Turin Contrada Foundation commissioned him to create his
works on a good 13 facades and walls, literally changing the
face to one of the most deprived areas of Turin.
Let’s start at the beginning: tell us how you came to be
involved in the world of art.
I’ve always drawn, ever since I was a child. At first, it was my
favourite hobby, then a passion, and then at a certain point
in my life art took precedence over everything else and it
became impossible to ignore it.
You are an architect and it’s not by chance that
buildings and cities appear in a lot of your work. In
what way does architecture influence what you do?
Yes, I studied architecture and undoubtedly this experience
has influenced the course of my career. I’m convinced that
architecture, genuine architecture is 100% made up of art
and technology; let’s say that I’ve been freely inspired by the
former.
We know that you have also approached the world of
design thanks to a site-specific performance, created
with polyethylene containers during the 4 days of the
Fuorisalone. Tell us how it went.
Well, it happened by chance and it was a really interesting
challenge. I’ve always had a soft spot for unusual media and
moving from walls or canvases to polyethylene was really
fun, especially because I had to rack my brains to make sure
that the designs stayed in the right place…it’s a material
that really doesn’t like to be drawn on. Also, during the
Fuorisalone there’s a positive energy which made even the
act of presenting the work a pleasing meeting with other likeminded
people.
You’ve just finished another marvellous project created
in Turin, this time more precisely in the Barriera
neighbourhood. How did that venture come about?
B.ART, Arte in Barriera, was a project strongly supported by
the city of Turin which issued an international tender for the
redevelopment of 13 large blank walls in the Barriera di Milano
neighbourhood, backed by funds from the European Community.
I was judged the winner and so for the last few months I’ve been
drawing suspended several metres above the ground!
Is there a common thread that links all 13 walls?
Yes, and it’s not just the theme that I wanted to give to the
13 walls but more in general the underlying theme of my
research, that is, Habitat intended as a place where modern
man lives, where he carries out his actions and in which he
interacts with his contemporaries. There’s no real narrative
that links the 13 works, rather they are more like 13 stages, 13
events that are clearly recognizable thanks to the use of the
same language and the same subjects in all the walls.
How does it feel to know that your art has kicked off the
redevelopment of an area that certainly does not enjoy a
good reputation, such as the Barriera?
A great sense of accomplishment. Working in the Barriera
was truly inspiring. Every day hundreds of people passed
under my work cage: some to say hello, some to have a
quick look, some just going to work. Often these people
were not Italian, some had almond-shaped eyes, a Moroccan
accent and offered Rumanian hospitality. Barrier is a large
suburban district that has a little world within it. Realizing
that my work has come to be seen by most of its inhabitants
regardless of their country of origin, is a feeling I can’t put
into words.
Ph. Cristina Bigliatti
LEFT: Ph. Alice Masseno, Torino IT

Ph. Alice Masseno, Torino IT
Francesco Camillo Giorgino, in arte Millo, è uno Street Artist
italiano apprezzato in tutto il mondo e conosciuto per il suo
stile inconfondibile. Le sue opere rappresentano vivaci città
abitate da personaggi che hanno le sembianze del suo autore,
ma che, come dice lui stesso, “potrebbero tranquillamente
essere un cane, piuttosto che una pianta o un robot”.
La metropoli è il regno di Millo, sia dentro che fuori dalle
sue opere, poiché Francesco riempie i muri grigi delle nostre
periferie, con i palazzi e le strade che pullulano nel suo mondo.
Come delle scatole cinesi, le sue città si schiudono all’interno
delle nostre per raccontarci delle storie, sempre diverse e
sempre cariche di emozioni, anche in contrasto tra di loro.
Da poco Millo ha terminato un imponente progetto, durante
il quale la Fondazione Contrada Torino l’ha incaricato
di realizzare le sue opere su ben 13 facciate, cambiando
letteralmente volto ad uno dei quartieri più degradati del
capoluogo piemontese.
Partiamo dal principio: raccontaci come sei approdato
nel mondo dell’arte.
Ho sempre disegnato, fin da quando ero un bambino.
All’inizio era a tutti gli effetti la mia passione ed il mio
passatempo preferito, poi a un certo punto della mia vita
l’arte ha preso il sopravvento su ogni altra cosa e mi è stato
impossibile ignorarla.
Tu sei architetto e non a caso le tue opere raffigurano
città vere e proprie. In che modo l’architettura influisce
nella tua arte?
Si, ho studiato architettura ed indubbiamente questa
esperienza ha influito sul mio percorso. Credo fortemente che
l’architettura, quella vera, sia assolutamente composta da
arte e tecnologia; diciamo che mi sono lasciato liberamente
ispirare dalla prima.
Sappiamo che ti sei avvicinato anche al mondo del
design grazie ad una performance site specific,
realizzata su vasi di polietilene durante i 4 giorni del
Fuorisalone. Raccontaci com’è andata.
È capitato per caso ed è stata davvero una bella sfida. Ho
sempre avuto un debole per i supporti più insoliti e passare
dai muri o dalle tele al polietilene è stato davvero divertente,

specialmente perché ho dovuto ingegnarmi parecchio
affinché i disegni restassero fermi lì…è un materiale che si
impegna molto per non essere disegnato. Inoltre durante
i giorni del fuori salone c’è una vivacità positiva, che ha
reso anche l’evento di presentazione del lavoro un piacevole
incontro tra teste pensanti.
ricerca, ovvero l’Habitat inteso come luogo in cui l’uomo
contemporaneo vive, in cui compie delle azioni e in cui
si relaziona con i suoi simili. Non c’è una vera e propria
narrazione che colleghi i 13 lavori, piuttosto sono 13 tappe,
13 eventi chiaramente riconoscibili grazie anche all’utilizzo
dello stesso linguaggio e degli stessi soggetti per tutti i muri.
Hai appena concluso un altro bellissimo progetto
realizzato a Torino, precisamente al quartiere Barriera.
Com’è nata questa iniziativa?
B.ART, Arte in Barriera, è stato un progetto fortemente
voluto dalla città di Torino che, attraverso i fondi della
Comunità Europea, ha indetto un bando internazionale
finalizzato alla riqualificazione di 13 facciate cieche nel
quartiere Barriera di Torino. Sono risultato il vincitore e
negli ultimi mesi sono rimasto sospeso a diversi metri di
altezza a disegnare.
C’è un fil rouge tematico che lega i 13 muri?
Si, ed è non solo il tema che ho voluto dare alle 13 facciate
ma, in generale, anche il tema di fondo di tutta la mia
Cosa si prova nel sapere che la tua arte ha dato il via
alla riqualificazione di una zona che certo non gode di
ottima fama, come quella di Barriera?
Un bel senso di appagamento. Lavorare a Barriera è stato
davvero stimolante. Ogni giorno centinaia di persone
passavano sotto il mio cestello: chi per un saluto, chi per
una rapida occhiata, chi semplicemente per raggiungere il
lavoro. Spesso queste persone non erano italiane, avevano
gli occhi a mandorla, l’accento marocchino e l’ospitalità
rumena. Barriera è un grande quartiere periferico che
contiene al suo interno un piccolo mondo. Accorgermi
che i miei lavori siano arrivati a gran parte dei suoi
abitanti indipendentemente dal loro paese di origine, è una
sensazione che non so descrivere a parole.

100 DOWSING
HELEN NONINI

DOWSING
101
Luigi Bonotto took his passion for art into his business and transformed the
organization and production processes according to a logic oriented more towards
creativity than business.
“The artists we love have taught us and are teaching us to become entrepreneurs.
We wanted to thank them and the creativity of an entire region by presenting
them with a website and a centre for international culture which is taking shape at
Bassano del Grappa” (Veneto, Italy).
The plot is a complex of threads whose intersection creates a fabric, but also the
interweaving of events that tells a story. In this concept it captures the essence of a
meeting.
Every company’s history always mirrors the history of the people who created
and developed it. The story of Bonotto started in 1912 with the production of straw
hats, converted in 1972 to textile production by Nicla Donazzan and Luigi Bonotto,
an ingenious collector and patron, a tradition that continues to this day with
Giovanni, Creative Director and Lorenzo, Managing Director. Sufficient to hear
stories of Yoko Ono perceived almost as a “babysitter”, dinners prepared by Joseph
Beuys or songs played by John Cage in the night, to understand that this is not a
typical place; more a place where the ability to think outside the box is a virtue, where
type-approval is a limit.
For this reason the
Bonotto family considered
memory as an antidote
to conventions and
conformism.
The artists we love have taught
us and are teaching us to
become entrepreneurs.
“Memory is not and never
will be a standard. It will
never be repeatable”. But
to create a memory, it’s necessary to live contemporary life to its fullest: a rule put
into practice by Luigi Bonotto at Molvena where (Veneto, Italy), both at work and at
home, he always welcomed artists of every kind.
They would live, discuss, study and produce works of art just as in any artistic
community, with freedom of work and thought and thus the relationship between
art and business, artistic creativity and industrial innovation became the main
algorithm of a virtuous contamination.
The Bonotto collection developed from these dialogues and in 2013 acquired the
status of a Foundation, created to promote and develop a new line of reasoning
between art, business and contemporary culture on an international scale: the
three axes along which the existence of Luigi Bonotto developed. To maintain this
balance created by inspiration and pragmatism, his son Giovanni divides himself
between two adjoining houses. If the first is an overdose of objects stacked up
compulsively by the man who calls himself “hungry for life,” the second has only
empty white rooms: “I love cold rough cells, like those of monks.” Contiguous
threads between empty and full: woven together by the loom of its own size, just as
in the creation of a fabric.

Luigi Bonotto ha portato nella sua azienda la sua passione
per l’arte trasformando l’organizzazione e i processi
produttivi secondo una logica orientata alla creatività prima
che al business.
“Gli artisti che amiamo ci hanno insegnato e ci insegnano
a fare gli imprenditori. Noi abbiamo voluto ringraziarli
regalando a loro e alla creatività di un intero territorio un sito
web ed un centro di cultura internazionale che sta sorgendo a
Bassano del Grappa”.
La trama è un complesso di fili la cui intersezione crea un
tessuto, ma anche l’intreccio delle vicende che determina un
racconto. In questo concetto si racchiude l’essenza di un incontro.
La storia di ogni azienda rispecchia sempre la storia delle
persone che l’hanno creata e fatta crescere. La storia di
Bonotto nasce nel 1912 come produzione di cappelli di
paglia, convertita nel 1972 a produzione tessile da Nicla
Donazzan e Luigi Bonotto, geniale collezionista e mecenate.
Una tradizione che prosegue oggi con Giovanni, Direttore
Creativo, e Lorenzo Amministratore Delegato. Basterebbe
sentirli raccontare di una Yoko Ono vissuta quasi come “baby
sitter”, di cene preparate da Joseph Beuys o di melodie suonate
da John Cage in piena notte, per comprendere che questo è un
luogo non comune; dove la capacità di pensare al di fuori degli
schemi è una virtù, l’omologazione un limite.
Per questo la famiglia Bonotto considera la memoria un
antidoto alle convenzioni e al conformismo: “La memoria
non è e non sarà mai uno standard. Non sarà mai ripetibile”.
Ma per costruire memoria è necessario vivere a fondo la
propria contemporaneità: una regola messa in pratica a
Molvena da Luigi Bonotto che, nella sua azienda come nella
sua dimora, ha sempre accolto i più svariati artisti.
Questi vivono, discutono, studiano e producono arte proprio
come in qualsiasi residenza artistica, con libertà di operato e
pensiero. Il rapporto tra arte e impresa, creatività artistica e
innovazione aziendale diventa così il principale algoritmo di
una contaminazione virtuosa.
Da questi dialoghi si sviluppa la collezione Bonotto che, nel
2013, acquisisce lo status di Fondazione, nata per promuovere
e sviluppare su scala internazionale un nuovo ragionamento
tra arte, impresa e cultura contemporanea: i tre assi su cui
si è sviluppata l’esistenza di Luigi Bonotto. Per mantenere
questo equilibrio creato da estro e concretezza, il figlio
Giovanni si divide oggi tra due case attigue. Se la prima è
un’overdose di oggetti accatastati compulsivamente da colui
che si definisce “affamato di vita”, la seconda ha invece
solo stanze bianche e vuote: «Amo le celle fredde e ruvide,
come quelle dei monaci». Fili contigui di vuoto e pieno: uniti
dal telaio della sua stessa dimensione, proprio come nella
realizzazione di un tessuto.

OFFICE & WORKPLACE
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104 PATHFINDERS
“design”
Africa’s
double dare
STORY: Anna Nosari
The key words in understanding African design are many and varied: history, styles,
materials, design philosophies, objectives and means of expression. It could not be
otherwise, in a huge continent that one is often tempted to consider as a whole but
which actually encompasses many different realities
Among these, the most well known is doubtless represented by South Africa, whose
legislative capital Cape Town has been chosen as World Design Capital 2014 and which
hosts at Johannesburg, the MOAD (Museum of African Design), the first museum
on the African continent dedicated to design. Currently closed due to extension
works, the MOAD has housed exhibitions and events in partnership with creative
spaces in Africa and cultural institutions all over the world, aiming to become a
cultural workshop for promoting contemporary African innovation. The same
objective is at the heart of Design Indaba, an on-line publication and an important
annual demonstration created to put international creativity in contact with local
expressions of design, considered the driving force for social and economic change at
the service of communities and people. Among various projects, it includes “Africa
is now”, a selection of pieces coming from over twenty or so countries, together with
“Yenza. Make it!”, which looks in greater depth at daily innovation in African design
from a maker’s point of view: “self made objects from self made homes”.
This is a moment of growth and creative ferment in many parts of the African
continent with a shared focus on design’s anticipatory role and a search for the
best combination of the functional, useful and aesthetic for future generations.
The “Africa Design Award” aims specifically at enhancing new African talent, with

PATHFINDERS
105
Ph. Hamed Ouattara
a vision of design as the key to innovation and development. These objectives are
shared by other important initiatives that are gaining increasing amounts of space
and attention among both the public and professionals alike, such as “100% Design
South Africa”, planned for Johannesburg in August 2015 simultaneously with
Decorex Joburg with the presence of some of the biggest names on the local scene
and a series of “incubator stands” for up-and-coming designers.
To all this can be added the “All Africa Design Forum” series of conferences. Africa
is not just South Africa: many interesting voices can be heard from other countries
such as Ethiopia, Ghana, Mali, Senegal and Burkina Faso. In an attempt to recreate a
common identity and encourage partnerships and exchange between designers from
East, West and South Africa with a view to sharing visions, aesthetics and experiences,
DNA – Design Network Africa was created which includes designers such as Joseph
Nii Noi Douwuona (Ghana), Boubacar Doumbia (Mali), Hamed Ouattara (Burkina
Faso), Babacar M’Bodj Niang (Senegal) and Adèle Dejak, born in Nigeria and with
roots in Kenya, up to the most well-known, Cheick Diallo from Mali.
Amidst this complexity of expressions, the common element is still the desire and
the need to overcome the cliché “ethnic” design, which still influences the general
understanding and perception of this creativity “made in Africa”, to which should
be added design “made for Africa”, a vast chapter still waiting to be explored. A case
of prepositions, but more of approach and vision.

106
Ph. Babacar Niang
Ph. Adele Dejak

PATHFINDERS
107
La parola d’ordine per comprendere il design africano è molteplicità: di storie, stili, materiali, filosofie
progettuali, obiettivi e modi d’espressione. Non potrebbe essere diversamente, in un continente
enorme che si è spesso tentati di considerare un tutt’uno ma che racchiude moltissime realtà.
Tra queste, la più nota è senza dubbio rappresentata dal Sudafrica, la cui capitale legislativa Cape Town
è stata scelta come World Design Capital 2014 e che ospita, a Johannesburg, il MOAD (Museum of African
Design), primo museo del continente africano dedicato al design. Al momento chiuso per ampliamento,
il MOAD ha ospitato mostre ed eventi in collaborazione con spazi creativi in Africa e istituzioni culturali
in tutto il mondo, puntando a diventare un laboratorio culturale per promuovere l’innovazione
dell’Africa contemporanea. Gli stessi obiettivi sono alle origini di Design Indaba, pubblicazione online
e importante manifestazione con cadenza annuale, nata per mettere a contatto creatività internazionale
ed espressioni locali del design, considerato motore di cambiamento sociale ed economico al servizio
delle comunità e delle persone. Comprende, tra i vari progetti, “Africa is now”, selezione di pezzi
provenienti da oltre una ventina di Paesi, a cui si accosta “Yenza. Make it!”, che approfondisce, in
un’ottica maker, l’innovazione quotidiana nel design africano: “self made objects from self made homes”.
l’elemento comune rimane il
desiderio – e l’esigenza – di superare
il cliché del design “etnico”
Si tratta di un momento di crescita e di fermento creativo in molte zone del continente africano, con
un focus condiviso sul ruolo anticipatore del design, alla ricerca della migliore combinazione tra
funzionale, utile ed estetico per le generazioni future. Il premio “Africa Design Award” punta proprio
a valorizzare i nuovi talenti africani, con una visione del design come chiave di innovazione e sviluppo.
Condividono gli stessi obiettivi altre importanti iniziative, che si stanno conquistando sempre più spazio
e considerazione tra pubblico e addetti ai lavori, come “100% Design South Africa”, in programma a
Johannesburg nell’agosto 2015, in contemporanea con Decorex Joburg, con la presenza di alcuni dei
nomi più noti della scena locale accanto ad una serie di “incubator stands” per designer emergenti. A
questo si aggiunge la serie di conferenze di “All Africa Design Forum”. L’Africa non è solo Sudafrica:
molte voci interessanti giungono da altri Paesi tra cui l’Etiopia, il Ghana, il Mali, il Senegal, il
Burkina Faso. Per cercare, ricostruire un’identità comune e incoraggiare collaborazioni e scambi tra
designer dell’Africa Orientale, Occidentale e del Sud, in un’ottica di condivisione di visioni, estetiche
e narrazioni, è nato DNA – Design Network Africa, che comprende designer come Joseph Nii Noi
Douwuona (Ghana), Boubacar Doumbia (Mali), Hamed Ouattara (Burkina Faso), Babacar M’Bodj Niang
(Senegal) e Adèle Dejak, nata in Nigeria e con radici in Kenya, fino al più noto Cheick Diallo, dal Mali.
Nella complessità di espressioni, l’elemento comune rimane il desiderio e l’esigenza
di superare il cliché del design “etnico”, che ancora condiziona la comprensione della
creatività “made in Africa”, a cui si aggiunge un grande capitolo tutto da esplorare, il
design “made for Africa”. Questione di preposizioni, ma anche di approccio e visione.

108 SEEDS
BY GIAMPIERO VENTURINI
PHOTO GONZALO DEL VAL
New generations of architects are rethinking
the traditional hierarchies that have
characterized the discipline.
A wind of change is blowing through the new
generation of European architects. They share
the need to find a new identity. The role of the
architect is changing, along with topics that are
up for discussion and debate, as well as objectives,
processes and languages. A new set of issues
are steadily emerging both on a local and global scale: the
processes for managing aging public spaces, the definition
of new
economically sustainable design models, tools for working
and sharing, the search for an alternative customer and
above all, the
need for a redefinition of the traditional
hierarchies that characterize the architectural studio.
There are numerous young studios trying to redefine
themselves. In Spain Gonzalo del Val with his work
colleagues spread throughout Europe is doing so, offering
an open distance working model, based on what the young
architect defines as “healthy productive promiscuity”, which
translates into the need to combine their own knowledge
with that of others in order to increase the effective potential,
while maintaining a certain freedom of movement that allows
the creation of informal working groups designed for each
project.
The Rome-based collective Orizzontale is also open to the
areas of participation and collaboration. The group works
on projects that start from the ground up through an open
discussion that aims to redefine the architect’s position
precisely through shared horizontal processes. And then
there are the young people at Ines Bajardi, the European
network that is established as the leading light in this
redefinition of hierarchies. We interviewed Claudio Esposito,
one of the six partners at “Ines”.
The classical concept of the architectural studio has
changed. The physical space has changed, along with
the
players and their organization.
What has been the
experience at Ines Bajardi?
Today the scale of design, even at an urban level, can be
reduced to the immaterial design of experiences. In a world
saturated with architecture, we must increasingly deal with
the system of relationships that citizens have with their
context. Starting from this premise, the concept of scale can
be substituted uted and gauged with impact metrics on the same
citizens.
Distance working, new technologies. Do these tools
help to redefine the traditional hierarchies of the
architectural studio?
People’s geographic location is absolutely irrelevant for
the purposes of design development. Furthermore, the
technologies that reduce the distances between people in
no way negate the specific nature of places. Our different
identities have contributed to develop the sense of creativity
at “Ines”.
For some time now we’ve heard talk of “horizontal
practices” and “sharing”. How is design changing in
terms of the new hierarchies we’ve just been talking
about?
Our role is increasingly linked to process design and
management. In this context, technology is essential:
knowing how to apply the solutions that new technology
makes available to the designer to urban/architectural
design is a cornerstone of our approach.

SEEDS
109

110
PHOTO STUDIO INES BAJARDI

SEEDS
111
Nuove generazioni di architetti ripensano alle gerarchie
tradizionali che caratterizzano la disciplina.
Si respira un clima del tutto nuovo tra le nuove generazioni
di architetti Europei. Li accomuna la necessità di trovare una
nuova identità. Cambia il ruolo dell’architetto, si trasformano i
temi di discussione e dibattito, così come gli obiettivi, i processi,
i linguaggi. Una nuova serie di tematiche stanno emergendo
fluidamente sia a scala locale che a quella globale: i processi
di gestione dello spazio pubblico, la definizione di nuovi modelli
di sostenibilità economica del progetto, gli strumenti di lavoro
e condivisione, la ricerca di un cliente alternativo e, soprattutto,
la necessità di una ridefizione delle gerarchie tradizionali che
caratterizzano lo studio di architettura. Sono tanti i giovani studi
che cercano di ridefinirsi. In Spagna lo fa Gonzalo del Val,
con i suoi colleghi di lavoro sparsi per l’Europa, proponendo
un modello aperto di lavoro a distanza, basato su quella
che il giovane architetto definisce come “sana promiscuità
produttiva”. Che si traduce nella necessità di combinare le
proprie conoscenze a quelle di altri per aumentarne il potenziale
effettivo, pur mantenendo una certa libertà di movimento che
permetta di costruire gruppi informali di lavoro pensati per ogni
progetto. Il collettivo romano Orizzontale si apre ai campi della
partecipazione e della collaborazione. Il gruppo lavora a progetti
che partono dal basso attraverso un confronto aperto che mira a
ridefinire la posizione dell’architetto, attraverso processi condivisi,
orizzontali, appunto. E ci sono i ragazzi di Ines Bajardi, network
Europeo che si afferma protagonista di questa ridefinizione delle
gerarchie. Abbiamo intervistato Claudio Esposito, uno dei sei
partner di “Ines”.
Il concetto classico di studio di architettura è cambiato. Cambia
lo spazio fisico, cambiano i protagonisti e la loro organizzazione.
Qual è l’esperienza di Ines Bajardi?
Oggi la scala del progetto, anche quello urbano, può ridursi al
progetto immateriale delle esperienze. In un mondo saturo di
architetture, bisogna sempre più occuparsi del sistema di relazioni
che i cittadini hanno con il contesto. Con questa premessa il
concetto di scala può essere sostituito e misurato con metriche
d’impatto sui cittadini.
Lavorare a distanza, nuove tecnologie. Questi strumenti
contribuiscono a ridefinire le gerarchie tradizionali dello studio di
architettura?
La posizione geografica delle persone è assolutamente irrilevante
ai fini dello sviluppo di progetto. Inoltre, le tecnologie che riducono
le distanze non annullano le specificità dei luoghi. Le nostre diverse
identità hanno contribuito a sviluppare la creatività di “Ines”.
Da qualche tempo sentiamo parlare di “pratiche orizzontali” e
“condivisione”. Come si trasforma il progetto in relazione alle nuove
gerarchie di cui abbiamo appena parlato?
Il nostro ruolo è sempre più legato alla progettazione e gestione di
processi. In questo la tecnologia è fondamentale: saper calare nel
progetto urbano/architettonico le soluzioni che le nuove tecnologie
mettono a disposizione del progettista è un punto fermo del nostro
approccio.

112 OVERVIEW
STORY ANNA MASELLO

OVERVIEW
113
Capital and the
leading economic
and financial centre
of the Russian
Federation, Moscow
has 18 million
inhabitants and is
the most populous
city in the European
rankings.
A fast and vibrant
city, that despite
its Soviet rigidity,
does not cease to
ask questions and
compare itself with
other megacities
worldwide in order
to keep pace with
its own population
growth and
expansion.
The Moscow
Urban Forum
was established
specifically as an
opportunity for
debate on the urban
development policies
of the world’s great
cities.
The congress, which
since 2011 has
brought together the
leaders of the world’s
leading metropolitan
centres in Moscow
for three days, is
promoted by the
Moscow Government,
sponsored by the
Urban Land Institute
(ULI) and curated
by the prestigious
Strelka Institute
School for Media,
Architecture
and Design,
founded in 2009
and immediately
combined with OMA,
which from the start
has been responsible
for the cultural
programme.

114 OVERVIEW
The city’s most urgent matters have been identified by Sergey Sobyanin, Mayor of Moscow as being in three main macro
areas: the development of infrastructure and transport (every day 10 million people transit the city of Moscow, a number which
is predicted to double in the next 5 years), the transformation and optimization of industrial areas and finally the development
of public areas such as squares, parks etc.. The latter, places for socializing, could well develop into the real lungs of Moscow,
becoming the connecting tissue for divided urban areas and at the same time fulfilling a “purifying” social role, providing
citizens of all social classes with new places to live with their families. Such was the case with Gorky Park, in existence since
1928 and located in the heart of Moscow and which today is a symbol and nerve centre of the city.
Since 2011, thanks to an important redevelopment project led by the English from LDA design working on the masterplan
by the Meganom architectural studio, Gorky Park has been able to offer sports areas, an open-air cinema and a wide range
of facilities for the inhabitant’s recreation. Since 2008 it has been home to Garage, a space for Contemporary Art currently
housed in a temporary pavilion designed by Shigeru Ban but soon to be transferred to its permanent home, designed by Rem
Koolhaas and still in the park.
How to enhance the role of citizens in urban planning
policies? How to increase the value of urban spaces?
How to identify areas for development?
How to make the most of
the city’s satellite areas?
How to make contemporary
Megacities more liveable?
These are some of the questions that the City of Moscow
will be asked during this and future editions of the Moscow
Urban Forum, but which are also useful as guidelines for a
proper analysis of the situation regarding all urban areas,
regardless of location.
MEGANOM WINS THE TENDER FOR THE
REDEVELOPMENT OF MOSCOW RIVER
During the IV Moscow Urban Forum it was announced
that the Russian Meganom Design Studio had been
awarded the International tender for redevelopment of
the Moscow riverfront. The Masterplan will drastically
transform the appearance and use of the area, reinstating
the river’s strategic and historic importance for the
city, converting the area’s limits into opportunities and
creating a rich programme of cultural and educational
activities that will unfold along the river banks.
WINZAVOD
A centre for Contemporary Art, Photography, Theatre
and Design financed entirely by private investors in
order to promote Russian art and creativity primarily
in its own country and then in the context of international
collections.
This is an exceptional example of redevelopment in a
historic and industrial area of the city, strongly backed by
Sofia Trotsenko, Founder and Managing Director of the
Winzavod Centre for Contemporary Art, President of the
Winzavod Foundation for the support of contemporary art
and Consultant at the Russian Ministry of Culture.

OVERVIEW
115

116 OVERVIEW
Le urgenze relative alla città sono
identificate in tre principali macroaree
da Sergey Sobyanin, sindaco di Mosca:
lo sviluppo delle infrastrutture e dei
trasporti (Mosca permette ogni giorno
il transito di 10 milioni di persone che
sono però destinate a duplicare nei
prossimi 5 anni), la trasformazione e
l’ottimizzazione delle aree industriali e
infine lo sviluppo delle zone pubbliche
come piazze, parchi, etc.
Luoghi, questi ultimi, per la socialità
che possano diventare i veri polmoni
di Mosca divenendo tessuto connettore
di aree urbane divise e allo stesso
tempo assolvendo una funzione sociale
parificatrice, fornendo ai cittadini di
tutte le classi sociali nuovi luoghi da
vivere con le proprie famiglie.
CAPITALE E PRIMO CENTRO
ECONOMICO FINANZIARIO DELLA
FEDERAZIONE RUSSA, MOSCA
OSPITA 18 MILIONI DI ABITANTI E
SI AGGIUDICA IL PRIMO POSTO
NELLA CLASSIFICA EUROPEA DI
POPOLOSITÀ.
UNA CITTÀ VIBRANTE E VELOCE PUR
NELLA SUA RIGIDITÀ SOVIETICA,
CHE PER STARE AL PASSO CON LA
PROPRIA CRESCITA DEMOGRAFICA
E DI SUPERFICIE NON SMETTE
DI INTERROGARSI E DI CERCARE
IL CONFRONTO CON LE ALTRE
MEGACITIES MONDIALI.
MOSCOW URBAN FORUM NASCE,
APPUNTO, COME MOMENTO DI
CONFRONTO SULLE POLITICHE DI
SVILUPPO URBANO DELLE GRANDI
CITTÀ DEL MONDO.
IL CONGRESSO, CHE DAL 2011
RIUNISCE A MOSCA PER 3 GIORNI
I LEADER DELLE MEGALOPOLI
INTERNAZIONALI, È PROMOSSO DAL
GOVERNO DI MOSCA, PATROCINATO
DA URBAN LAND INSTITUTE (ULI)
E CURATO DALLA PRESTIGIOSA
SCUOLA STRELKA INSTITUTE FOR
MEDIA, ARCHITECTURE AND DESIGN,
FONDATA NEL 2009.
Come nel caso di Gorky park, oggi
simbolo e centro nevralgico della città.
Il parco esiste dal 1928 ed è situato
nel cuore di Mosca.
Dal 2011, grazie a un intervento
importante di riqualificazione
guidato dagli inglesi della LDA
design su masterplan dello studio
di architettura Meganom, Gorky
Park offre aree sportive, un cinema
all’aperto e una molteplicità di servizi
per lo svago dei cittadini.
Dal 2008 ospita Garage, uno spazio per
l’Arte Contemporanea attualmente
ubicato in un Padiglione temporaneo
progettato da Sigeru Ban ma destinato
a trasferirsi presto nella sua sede
permanente, sempre all’interno del
Parco, progettata da Rem Koolhaas.
Come valorizzare il ruolo dei cittadini
nelle politiche di pianificazione urbana?
Come aumentare il valore degli spazi
urbani?
Come identificare le aree di sviluppo?
Come sfruttare le aree satellite
delle città?
Come rendere sempre più vivibili le
Megalopoli contemporanee?
Ecco alcuni degli interrogativi che
durante questa e le prossime edizioni
del Moscow Urban Forum si pongono
alla città di Mosca, ma che fungono da
linee guida per una corretta analisi
della situazione di tutti gli agglomerati
urbani, indistintamente.

1964-2014|CINQUANT’ANNI DI DESIGN
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manufactured and tested at the
company’s facilities. Our collaboration
with architects, research organisations
and certication agencies
has allowed us to propose, over the
last fty years, a number of eclusive
models, inspired by the most
innovative design and ergonomics.

118 RUBRICA

OVERVIEW
119
MEGANOM
VINCE
LA GARA PER LA
RIQUALIFICAZIONE
DI MOSCOW RIVER
Durante il IV Moscow Urban Forum è stato annunciato che
Meganom, Studio di progettazione russo, si aggiudica la
vittoria della gara internazionale per la riqualificazione del
riverfront di Mosca.
Il Masterplan trasformerà drasticamente l’estetica e la
fruizione dell’area, restituendo al fiume la storica importanza
strategica per la città, tramutando i limiti dell’area in
opportunità e costruendo un ricco programma di attività
culturali ed educative che si snoderanno lungo le rive del
fiume.
WINZAVOD
Un centro per l’Arte Contemporanea, la Fotografia, il Teatro
e il Design finanziato interamente da privati per promuovere
l’arte e la creatività Russa prima nel proprio Paese ed in
seguito sul panorama del collezionismo internazionale.
Eccezionale esempio di riqualificazione di un’area storica ed
industriale della città, fortemente voluto da Sofia Trotsenko,
Founder e Managing Director di Winzavod Centre for
Contemporary Art, Presidente del Fondo Winzavod per il
sostegno all’arte contemporanea e Consulente del Ministero
della Cultura Russo.

120 ID
Francisco Gomez, Designer
Patrizia Vicenzi, Chief Executive Officer
“I insisted for some time in maintaining (with Alessandro
Sarfatti my mentor in Luceplan) that the presupposition of
the LED is that it is virtually nothing (nothing!). Of course,
a virtually nothing with almost infinite potential, but
volumetrically, and then formally, nothing”.
“Nothing perfectly sums up those values that drive Luceplan
product development: design culture, technological and
aesthetic research, experimentation and innovation, the
creative spirit that is never separated from functionality
and efficiency. But also attention to production processes
and making the best use of light. Nothing gives LEDs their
essential quality: little nothings yet capable of illuminating our
environments”.
ING LESS
Name: Nothing
Year of production: 2012
Designer: Francisco Gomez Paz
Company: Luceplan
Material: body in aluminium (1.5 mm thick coupled to a
flexible steel circuit structure.
Finish: aluminium or black
Dimensions: 32 x 43 cm h 110 cm
Bulbs: 28W warm white LED dimmable (2700 K)
Overall light flux: 1800 lm

ID
121
Francisco Gomez, Designer
“Insistevo da tempo nel sostenere (con Alessandro Sarfatti
mio mentore in Luceplan) che il presupposto del LED è il suo
essere praticamente nulla (nothing!). Certo, un praticamente
nulla dalle potenzialità quasi infinite, ma volumetricamente, e
quindi formalmente, nulla”.
Patrizia Vicenzi, Amministratore Delegato
“Nothing riassume perfettamente quelli che sono i valori
che guidano lo sviluppo dei prodotti in Luceplan: cultura del
progetto, ricerca tecnologica ed estetica, sperimentazione e
innovazione, spirito creativo mai disgiunto da funzionalità ed
efficienza. Ma anche attenzione ai processi produttivi e alle
fruizioni della luce. Nothing restituisce ai LED la loro essenza:
piccoli nulla, capaci però di illuminare i nostri ambienti”.
•
SELECTED
BY
•
PLATFORM
M A S T E R P I E C E
Name: Nothing
Anno di produzione: 2012
Designer: Francisco Gomez Paz
Azienda: Luceplan
Materiale: corpo in alluminio (spessore 1,5 mm) accoppiato a
un circuito flessibile struttura in acciaio
Finitura: alluminio o nero
Dimensioni: 32 x 43 cm h 110 cm
Lampadine: 28W warm white LED dimmerabile (2700 K)
Fusso luminoso complessivo: 1800 lm

122 MAKERS
STORY: Benedetta Bagni
In search of the most representative expression of reality in the world of self-production.

MAKERS
123
The term “maker” was coined along with the development of the digital 3D printer, but for the Milano Makers Association,
founded several years ago in Milan by Cesare Castelli and Maria Cristina Hamel, it refers to all those creative spirits who
aspire to become discovered and well-known, and who are involved in self-production for this reason. We wanted to interview
them at the recent presentation of their book titled “Makers in Italia, il design nell’autoproduzione” entirely self-produced and
featuring written contributions and images by opinion leaders and Makers who have taken part in the first two years of the
association’s existence.
How did the maker in Italy concept come to be created and developed and what has been your role?
Makers came about with the advent of the idea of 3D printers and the related technological development, but for us the concept
of maker also refers to self-production at the craftsman’s level. We decided to give a voice to these different set-ups by creating
this association, so that those who register have the chance to participate in the events that we organize during the year.
Jewellery by Patricio Parada
What does the book that you’ve just published talk about?
It tells the story of the first two years of our work as Milano
Makers, and explains our point of view, how we believe in
and focus on those who use their own intelligence, and how
we analyzed a series of products ranging from the most
experimental to those used in everyday life. We also explain
the concept of Sharing design in the book in which ownership
of the methods for creating a product no longer exists but
rather they become shared, and this means that everyone can
obtain market visibility.
In which direction is the world of self-production going,
how is it evolving?
One of the most interesting challenges is to try and establish
a network among all the different makers in order to arrive
at a critical mass able to genuinely communicate their
creativity.
Who are the most important protagonists? Are there
any success stories you’d like to tell us?
Tommaso Schiaffino, for example, presented his
Alberi di Luce together with us at the Fabbrica del
Vapore and was noticed by one of the producers of la
Grande Bellezza, the film by Paolo Sorrentino. Last
year Schiaffino created a journey of light for the
Fuorisalone 2014 in via della Spiga. Another successful
example is Patricio Parada, a South American designer
who designs and creates jewellery that has aroused a
great deal of interest.
Can you tell us about any of the events scheduled for the
Fabbrica del Vapore?
The events haven’t finished, and will continue through
the 2015 edition of the Fuorisalone: we are looking at
an exhibition by Chinese designers who particularly
appreciate the cultural aspect of Milano Maker.
From the 14th to the 8th of May we will be organizing
a show to mark the inauguration of Expo on the theme
of food. Then, in partnership with the Town of Faenza,
Maria Cristina Hamel is preparing the Ceramic and
food design exhibition. She has asked 20 internationally
renowned designers to work together with craft
workshops on the production of containers for food.

124 MAKERS
Alberi di luce by Tommaso Schiaffino

MAKERS
125
Il termine marker nasce con lo sviluppo della stampa digitale
in 3D ma per l’associazione Milano Makers, fondata qualche
anno fa a Milano da Cesare Castelli e Maria Cristina Hamel,
riguarda tutti quei creativi che aspirano a farsi conoscere e
scoprire e che per far questo si autoproducono.
Abbiamo voluto intervistarli in occasione della recente
pubblicazione del loro libro dal titolo “Makers in Italia,
il design nell’autoproduzione” interamente autoprodotto,
realizzato con i contributi scritti e le immagini degli opinion
leader e dei maker che hanno partecipato ai primi 2 anni di
vita dell’associazione.
Come nasce e si sviluppa il tema dei maker in Italia e
quale è stato il vostro ruolo?
I marker sono nati a seguito dell’avvento dell’idea dell’utilizzo
delle stampanti 3D e allo sviluppo tecnologico, ma per noi
il concetto di marker riguarda l’autoproduzione anche a
livello artigianale. Abbiamo deciso di dare una voce a queste
diverse realtà creando la nostra associazione, chi si iscrive
ha la possibilità di partecipare agli eventi che organizziamo
durante l’anno.
Il libro che avete appena pubblicato che cosa si prefigge?
Racconta i primi due anni del nostro lavoro come Milano
Makers, spiega il nostro punto di vista di credere e puntare
su chi utilizza il proprio ingegno e in queste pagine
abbiamo analizzato una serie di prodotti da quelli più
sperimentali a quelli per la vita di tutti i giorni.
Nel libro spieghiamo anche il concetto di Sharing design,
dove non esiste più la proprietà dei mezzi per realizzare
un prodotto ma sono in condivisione, questo permette a
tutti di poter raggiungere una visibilità sul mercato.
In che direzione sta andando il mondo degli
autoproduttori, come si sta evolvendo?
Una sfida sicuramente molto interessante è cercare di creare
una rete tra i diversi maker per creare una massa critica in
grado di comunicare davvero la loro creatività.
Chi sono i protagonisti più significativi? Avete delle
storie di successo da segnalare?
Tommaso Schiaffino, ad esempio, che aveva presentato con
noi alla Fabbrica del Vapore i suoi Alberi di Luce ed è stato
notato da uno dei produttori della Grande Bellezza il film di
Paolo Sorrentino. L’anno scorso Schiaffino ha realizzato un
percorso di luce in occasione del Fuorisalone 2014 in via della
Spiga. Un altro caso di successo è Patricio Parada un designer
sudamericano che disegna e realizza gioielli che riscuotono
grande interesse.
Ci può anticipare qualche iniziativa in programma alla
Fabbrica del Vapore?
Le iniziative non sono finite continueranno anche durante
l’edizione 2015 del Fuorisalone dove proporremo una
mostra di designer cinesi che apprezzano particolarmente
l’aspetto culturale di Miano Makers. Dal 14 all’8 maggio
organizzeremo una mostra in occasione dell’inaugurazione
dell’Expo che avrà come tema il food.
In collaborazione poi con il comune di Faenza Maria
Cristina Hamel sta preparando la mostra Ceramic
and food design: ha chiesto a 20 designer di fama
internazionale di collaborare con le botteghe artigiane e
creare contenitori per alimenti.

126 LOBBY
ADI President · Luciano Galimberti
After 60 years the Compasso d’Oro, the Award for the best in Italian design,
goes international with the first edition dedicated to the theme of Food Design.
The Award, created in Milan in 1954 at the behest of La Rinascente and under
the aegis of Giò Ponti, has always promoted the best in design conceived or
produced in Italy. Of the designer and/or manufacturer, at least one of the two
had to be Italian. This premise has contributed to making the special features
of Italian design recognised worldwide, and over time has strengthened
perception of the Award as one of the most selective and authoritative in
existence. With the opportunity for international visibility offered by Expo it
was considered appropriate to inaugurate the First Edition of the International
Compasso d’Oro by allowing everyone to participate in the competition and
design being part of a large process of cultural growth.
The theme of Expo “Feeding the planet - Energy for Life” offers the opportunity
of investigating how design can interact with production and distribution
systems, providing new products, processes and services for the community.
Then there are two new features: participation is open at an international level
and secondly, there is a specific theme, that of food design.
Naturally there are different categories in which it is possible to participate:
from the creation of innovative products in the various sectors to that of
packaging or communication, from catering processes to territorial and
community development through food culture. Food design does not mean
only the shape of food, it includes all the work applied throughout the creative
and development process wherever there is an innovative and formal
design component. Finally, for young designers from design schools, there is
an important cash prize of 30,000 euros in order to stimulate entry into the
professional world. (Further information and rules can be found on the www.
adi.design.org site).
Closing date for participation is planned for the 30th of April, the day before
the Expo opening with the award ceremony during the exhibition in Milan in
October at the new ADI headquarters. One section of the headquarters, which
is currently undergoing refurbishment, will be used as a temporary exhibition
headquarters and during the Expo will host a calendar of events ADI and other
exhibitions looking at design.

LOBBY
127

128 LOBBY
Ph. Andrea Rovatti

LOBBY
129
Il Compasso d’Oro, il premio al miglior
design italiano, dopo 60 anni, diventa
internazionale con la prima edizione
dedicata al tema del Food Design.
Il Premio, nato a Milano nel 1954 per volere
de La Rinascente, sotto l’egida di Giò Ponti,
ha sempre promosso il design progettato
o prodotto in Italia. Il progettista e/o il
produttore, almeno uno dei due, doveva
essere italiano. Questa premessa ha
contribuito a fare conoscere le peculiarità
del design italiano al mondo e nel tempo si è
rafforzata l’immagine del Premio, tra i più
selettivi e qualificati.
Con l’occasione di visibilità internazionale
offerta da Expo si è ritenuto opportuno
indire la Prima Edizione Internazionale
del Compasso d’Oro, per permettere a
tutti di partecipare al concorso e al design
di essere parte di un grande processo di
crescita culturale.
Il tema di Expo “Nutrire il pianeta -
energia per la vita” offre l’opportunità di
indagare quanto il design possa interagire
con i sistemi di produzione e distribuzione,
fornendo nuovi prodotti, processi e
servizi alla collettività. Due quindi le
novità: la partecipazione aperta a livello
internazionale e la presenza di un tema
specifico, quello del food design.
Naturalmente sono diverse le categorie
in cui sarà possibile partecipare: dalla
creazione di prodotti innovativi nei diversi
comparti a quella del packaging o della
comunicazione, dai processi di ristorazione
a quella della valorizzazione dei territori
attraverso la cultura del cibo. Per food
design non si intende solo la forma del cibo;
viene compreso tutto il lavoro applicato
alla filiera ovunque vi sia una componente
formale e progettuale innovativa. Infine
per i giovani progettisti, provenienti dalle
scuole di design, un importante premio
in denaro di 30.000 euro per stimolare
l’ingresso nel mondo professionale.
(Maggiori info e regolamento al sito
www.adi.design.org)
La scadenza per la partecipazione è
prevista per il 30 aprile, il giorno prima
dell’inizio di Expo, la premiazione durante
la manifestazione a Milano, nel mese di
ottobre, presso la nuova futura sede ADI.
Una parte della sede, nella quale sono in
corso i lavori di ristrutturazione, verrà
adibita a sede provvisoria espositiva
per accogliere durante il periodo di
Expo un calendario di eventi ADI e altre
manifestazioni sul design.

130 TILE TALES
Ceramics are no longer used exclusively as coatings for flat
surfaces. Thanks to the introduction of thin layers, new hi-tech
substrates and new cutting and installation techniques, they have
become a material suitable for using to cover three-dimensional
objects and furnishings.
Often this type of material
was used in coatings
for outdoor furniture
due to its long lasting
characteristics over time.
Now, however there are
numerous experimental
applications in the interior
home environment.
In the bathroom, ceramics represent the best choice for wall
cladding because of their excellent resistance and ease of
cleaning; for the same reasons they can also now become the
main material for creating table tops, furniture and accessories.
Unique solutions for new decorative dimensions in any domestic
space allow the ultra-thin porcelain stoneware with a thickness
of only 3 mm to be easily used in the construction of items of
furniture while the white paste itself is also suitable for more
daring coatings. The world of ceramics is able to combine the
most modern industrial production techniques with the legacy
of the Italian craftsman’s culture, and in doing so creates
completely personalized solutions while satisfying innovative
and creative design choices.

TILE RUBRICA TALES
131
Ragno, Rewind collection, used as a headboard

132 TILE TALES
Tagina,
Deco D’Antan Collection,
used for a bookshelf

TILE TALES
133
Laminam, Table with aluminum structure,
Fokos Rena 1000X3000 mm, thickness 5+3 mm
La ceramica non è più utilizzata
esclusivamente come rivestimento di superfici
piane, ma grazie all’introduzione di bassi
spessori, di nuovi sottofondi hi-tech e nuove
tecniche di taglio e posa diventa un materiale
adatto anche a vestire oggetti tridimensionali
e complementi d’arredo.
Spesso questo tipo di materiale è stato
utilizzato nei rivestimenti degli arredi da
esterno grazie al suo duraturo mantenimento
nel tempo. Tantissime sono però anche le
applicazioni sperimentabili negli ambienti
domestici.

134 TILE TALES
Lea Ceramiche, City 3D in color Moscow Anthracite, size 30x60
Nella zona bagno la ceramica rappresenta una
delle scelte migliori per il rivestimento delle
pareti grazie all’elevata resistenza e facilità di
pulizia, e per le stesse ragioni può diventare il
materiale principale per realizzare anche piani
d’appoggio, mobili e accessori.
Soluzioni uniche per nuove dimensioni
decorative in qualsiasi spazio domestico le
permettono il gres porcellanato ultrasottile
che con uno spessore di soli 3 mm può essere
facilmente impiegato nella realizzazione di
elementi d’arredo e la pasta bianca adatta
anche a rivestimenti più arditi.
Il mondo della ceramica è in grado di
coniugare le tecniche più moderne di
produzione industriale con l’eredità proveniente
dalla cultura artigiana italiana e questo
contribuisce a dare vita a soluzioni totalmente
personalizzate e a soddisfare innovative scelte
progettuali e creative.

135

136 TAGS
Four days
in Paris
1.
FENDI
Rounded geometry and a cylindrical structure with metallic details that
contrast with the brushed lacquered surface. This is the Drop coffee table
and is one of designer Thierry LeMaire’s latest creations.
Geometria arrotondata e struttura cilindrica con dettagli metallici a
contrasto e superficie laccata e spazzolata. Si chiama Drop coffe table
ed è una delle ultime creazioni del designer Thierry Lemaire.
www.luxurylivinggroup.com

TAGS
137
2.
KARTELL
The architect Ferruccio Laviani flanked
by a team of extraordinary “expert
noses” has created new home decor
items that combine the company’s
technical know-how in the field of
plastic materials with fragrances that in
turn become a design able to evoke a
special atmosphere.
L’architetto Ferruccio Laviani affiancato
da straordinari “esperti nasi” ha
realizzato nuovi oggetti di home decor
che uniscono il know-how tecnico
dell’azienda nel campo dei materiali
plastici con delle fragranze che a loro
volta diventano un progetto di design
capace di evocare una speciale
atmosfera.
www.kartell.it

138 TAGS
3.
ELITIS
The new Wonderland collection is inspired by the world of magic and designed to give character to a
whole wall or just one corner of the house and create a lively and unexpected surprise effect.
Si ispira la mondo della magia la nuova collezione Wonderland pensata per dare carattere a un’intera
parete o solo a un angolo della casa e creare un effetto sorpresa vivace e inaspettato.
www.elitis.fr

TAGS
139
4.
NENDO
The line of chocolates presented by Nendo Studio is completely made in Japan, from design to
implementation, with a Japanese maitre chocolatier who wanted to analyze how the perception of the
taste of chocolate changes through the form and structure of individual chocolates.
Completamente made in Japan, dalla progettazione alla realizzazione, con un maitre
chocolatier giapponese è la linea di cioccolatini presentata dallo studio Nendo che
ha voluto analizzare come cambia la percezione del gusto del cioccolato attraverso
la forma e la struttura dei singoli cioccolatini.
www.nendo.jp

RUBRICA
NEGOZI
FARMACIE
OTTICHE
PROFUMERIE
MODELLO BREVETTATO
PER IL NEGOZIO DEL FUTURO
AXON LIGHT è un prodotto,
dalle elevate caratteristiche
tecnologiche, che risponde a tutte
le nuove esigenze del negozio
moderno: funzionalità, adattabilità,
flessibilità espositiva. Il sistema
AXON LIGHT ha una struttura
metallica autoportante che consente
la canalizzazione degli impianti e
la personalizzazione con differenti
finiture (legno, laminati specchi,
vetro, metallo).
Il programma prevede: gondole,
cassonetti luminosi, ripiani
inclinati, e un nuovo reggipiano
con dispositivo di sicurezza
antiribaltamento posizionabile a
qualsiasi altezza della struttura.
La logica organizzativa del
sistema AXON LIGHT sfrutta
l’addizionabilità, la flessibilità e
la combinazione degli elementi,
ne consegue la facilità di eseguire
rapidamente nuove soluzioni in una
serie pressochè illimitata di schemi
espositivi ed altezze, ottimizzando
ogni spazio del punto vendita.
ICAS S.R.L. via Martiri delle Foibe 61, 26010, Vaiano Cremasco (Cremona) Italy | Tel. +39 0373 278045 Fax +39 0373 278107 | web site www.icas.it | e-mail comm@icas.it

141
141
Big 5
The Big 5 Saudi Arabia International Show will be held from
the 9th to the 12th of March 2015 in Jeddah in Saudi Arabia.
Considered one of the main trade shows in the Arabian Gulf
States in terms of the construction sector, in the last four years
the show has had a growth rate of 88% and is thus a major
opportunity for all those who want to get in contact with the
biggest construction market in the entire Gulf region.
La fiera internazionale Big 5 Saudi Arabia si terrà dal 9 al
12 marzo 2015 a Jeddah in Arabia Saudita. Considerata una
delle principali fiere dei Paesi del Golfo Arabico per quanto
riguarda il settore delle costruzioni, negli ultimi quattro
anni la fiera ha avuto una crescita dell’88% e si pone quindi
come un’opportunità per tutti coloro che vogliono entrare
in contatto con il più grande mercato dell’edilizia di tutta la
regione del golfo.
www.thebig5saudi.com
Sweet artwork
For the Sweet as one show organized
in Chengdu by the Allrights-reserved
gallery, the artistic duo Craig & Karl
created a mosaic made up entirely of
sweets 185 metres long. The result is a
picture that represents iconic Chinese
symbols. The individual sweets were
assembled by 2 thousand volunteers.
In occasione della mostra dal titolo
Sweet as one organizzata a Chengdu
dalla galleria Allrights-reserved
il duo di artiste Craig & Karl ha
realizzato un mosaico interamente
composto da caramelle di oltre 185
metri. Il risultato è un disegno che
rappresenta simboli dell’iconografia
cinese. Le singole caramelle sono state
assemblate da oltre 2mila volontari.
www.craigandkarl.com

142 142
Emerging Voices 2015
The New York Architectural League has announced the eight winners of the
Emerging Voices 2015, one of the most coveted North American architectural
awards. The winning architectural studios come from the US, Canada and
Mexico and have been selected for having a distinct design voice able to influence
disciplines such as architecture, landscaping and town and city planning.
This year’s Emerging Voices are Benjamin Aranda and Chris Lasch, Manuel
Cervantes Cespedes, Gabriela Etchegaray and Jorge Ambrosi, Alejandro
Guerrero and Andrea Soto, Principals, Neri Oxman, Brian Phillips, Roberto
Rovira and Miami Elizabeth Whittaker.
L’Architectural League di New York ha annunciato gli 8 vincitori del premio
Emerging Voices of 2015, uno dei più ambiti dell’architettura nord americana.
Gli studi di architettura premiati provengono da Stati Uniti, Canada e Messico
e sono stati selezionati per avere una distinta voce progettuale in grado di
influenzare discipline come l’architettura, la paesaggistica e l’urbanistica.
Gli emerging voices di quest’anno sono Benjamin Aranda and Chris Lasch,
Manuel Cervantes Cespedes, Gabriela Etchegaray e Jorge Ambrosi, Alejandro
Guerrero e Andrea Soto, Principals, Neri Oxman, Brian Phillips, Roberto Rovira,
Miami Elizabeth Whittaker.
www.archleague.org
London Festival of Architecture 2015:
Work in Progress
For its 2015 edition scheduled to be held in the capital from the
1st to the 30th June, the London Festival of Architecture has
launched a competition titled Work in Progress. This theme
is an opportunity for designers to explore how the workplace
has changed and the impact that the continuous evolution
of the city has had on these environments. The deadline for
submitting projects is the 10th March 2015 and the selected
projects will be included in the London Festival of Architecture.
Il Festival dell’architettura di Londra per la sua edizione
2015, in programma nella capitale inglese dall’1 al 30 giugno,
lancia un concorso dal titolo Work in Progress. Questo tema
rappresenta la possibilità per i progettisti di esplorare come sono
cambiati i luoghi del lavoro e l’impatto che le continue evoluzioni
delle città hanno avuto su questi ambienti. La data ultima per
presentare i progetti è il 10 marzo 2015 i progetti selezionati
entreranno a far parte del London Festival of Architecture.
www.londonfestivalofarchitecture.org

143
9 – 12 March 2015
– 18 21 جمادى اولى 1436
Jeddah Centre for Forums & Events
THE CONSTRUCTION INDUSTRY'S
KEY DECISION MAKERS WILL BE
THERE… WILL YOU?
10 FREE CPD 3,000+ GLOBAL
CERTIFIED WORKSHOPS CONSTRUCTION PRODUCTS
REGISTER ONLINE
FOR FREE ENTRY:
www.thebig5saudi.com/platform
Gold Sponsor:
Official Broadcast Partner:
Exclusive Press Partner:
Organised by:
Host Venue:
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