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nell'analisi visiva integrata - Logo Centro Ottico Maffioletti

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tecnologia<br />

sforzo osservando il punto più lontano che<br />

può essere visto nitido (stato di riposo accomodativo<br />

che corrisponde all’osservazione<br />

del punto remoto) ed effettuano il massimo<br />

sforzo osservando il punto piu vicino che<br />

possono mettere a fuoco (stato di massimo<br />

impegno accomodativo che corrisponde<br />

all’osservazione del punto prossimo). La<br />

differenza (in diottrie) tra punto remoto e<br />

punto prossimo esprime l’ampiezza accomodativa<br />

(AA), la cui misura (in diottrie) può<br />

essere effettuata con il metodo del Push-up<br />

oppure con il metodo delle lenti negative<br />

(Ruggeri et al., 2003).<br />

Per passare dalla visione distale a quella<br />

prossimale è necessario, in un sistema visivo<br />

efficiente, un tempo di circa<br />

500 millisecondi; poco superiore<br />

è il tempo occorrente per passare<br />

dalla visione prossimale a<br />

quella distale. Questa velocità<br />

diminuisce all’aumentare dell’età<br />

(Saraux, Biais 1986). La rapidità<br />

nel passaggio della messa a fuoco<br />

da lontano a vicino e viceversa<br />

è definita facilità accomodativa<br />

(FA), la cui misura (in cicli/minuto)<br />

monoculare e binoculare<br />

viene effettuata usando flipper<br />

con lenti sferiche (Yothers, Wick,<br />

Morse, 2002).<br />

Anomalie<br />

dell’accomodazione<br />

Le anomalie dell’accomodazione si<br />

suddividono in anomalie per eccesso<br />

(spasmo accomodativo, eccesso<br />

di accomodazione) e anomalie per difetto<br />

(paralisi dell’accomodazione, fatica<br />

accomodativa, inerzia accomodativa,<br />

insufficienza accomodativa). Le più diffuse<br />

sono l’eccesso di accomodazione,<br />

l’inerzia accomodativa e l’insufficienza<br />

accomodativa.<br />

Uno studio statunitense (Scheiman,<br />

Gallaway, Coulter et al., 1996) su una popolazione<br />

di 1650 soggetti di età compresa<br />

tra 6 a 18 anni ha riscontrato globalmente<br />

il 6% di disfunzioni accomodative,<br />

di cui 2,2% con eccesso accomodativo,<br />

1,5% con inerzia accomodativa e 2,3%<br />

con insufficienza accomodativa.<br />

L’eccesso di accomodazione generalmente<br />

si manifesta con sintomi astenopici<br />

nell’attività prossimale e periodici<br />

offuscamenti della visione a distanza<br />

dopo impegno prossimale prolungato.<br />

All’analisi visiva optometrica si evidenzia<br />

risposta accomodativa elevata<br />

in relazione alla distanza dello stimolo,<br />

accomodazione relativa positiva alta,<br />

accomodazione relativa negativa bassa,<br />

lentezza con lenti positive ai test della facilità<br />

accomodativa (sia monoculare che<br />

binoculare), non accettazione di potere<br />

positivo alla MEM retinoscopy, esoforia<br />

da vicino. L’eccesso di accomodazione<br />

può anche essere secondario all’impegno<br />

della convergenza accomodativa,<br />

quando viene utilizzata in modo intenso<br />

(come nel caso di un’elevata exoforia)<br />

per mantenere la fusione.<br />

L’insufficienza accomodativa generalmente<br />

si manifesta con ridotta capacità<br />

di sostenere impegni prossimali, periodici<br />

offuscamenti degli oggetti vicini e<br />

sintomi astenopici nel corso dell’attività<br />

prossimale. All’analisi visiva optometrica<br />

si evidenzia risposta accomodativa<br />

ridotta in relazione alla distanza dello<br />

stimolo, accomodazione relativa positiva<br />

bassa, accomodazione relativa negativa<br />

alta, lentezza con lenti negative ai test<br />

della facilità accomodativa (sia monoculare<br />

che binoculare), accettazione di<br />

potere positivo alla MEM retinoscopy. Se<br />

il rapporto AC/A è elevato, l’insufficienza<br />

accomodativa è associata a eccesso di<br />

convergenza.<br />

L’inerzia accomodativa (infacilità accomodativa)<br />

generalmente si manifesta<br />

con sintomi astenopici nell’attività prossimale,<br />

mal di testa, lentezza nella messa a<br />

fuoco passando dalla visione prossimale a<br />

quella distale. All’analisi visiva optometrica<br />

si evidenzia accomodazione relativa<br />

positiva bassa, accomodazione relativa<br />

negativa bassa, lentezza nell’esecuzione<br />

del test della facilità accomodativa sia<br />

monoculare che binoculare.<br />

Conclusioni<br />

accomodativa fa parte della<br />

seconda area del modello visivo<br />

L’area<br />

di Scheiman e Wick. L’attenta<br />

verifica e valutazione dell’area accomodativa<br />

è finalizzata a individuare deficit e<br />

anomalie dell’accomodazione, che hanno<br />

una ricaduta negativa prevalentemente<br />

nell’attività scolastica (lettura, scrittura)<br />

e occupazionale (PC, attività a distanza<br />

ravvicinata). Il loro trattamento avviene<br />

dapprima compensando eventuali ametropie,<br />

quindi fornendo lenti specifiche<br />

per l’attività prossimale e infine, quando<br />

necessario, effettuando una terapia visiva<br />

appropriata.<br />

78


Per verificare la facilità accomodativa<br />

• Il soggetto è in una stabile posizione assisa, davanti a un leggio<br />

(circa 20° di inclinazione) sul quale si trova un cartoncino con<br />

lettere in stampato maiuscolo che sottendono un’acuità visiva di<br />

7/10 per 40 cm;<br />

• Il test dura 60 secondi; il soggetto osserva le lettere alla distanza<br />

di 40 cm indossando le lenti dell’emmetropizzazione a distanza<br />

oppure le lenti che abitualmente porta nel corso della lettura;<br />

• L’esaminatore varia in modo ciclico lo stimolo accomodativo<br />

anteponendo un flipper con lenti sferiche positive e negative, la cui<br />

posizione viene ribaltata soltanto quando il soggetto segnala di essere<br />

di nuovo in grado di vedere nitidamente le parole del testo;<br />

• Registrare il numero di cicli effettuati in 60” (ogni ciclo sottende<br />

la messa a fuoco sia con la lente positiva che con quella negativa)<br />

annotando eventuali differenze nella facilità di rifocalizzazione<br />

e ogni sensazione segnalata dal soggetto (diplopia, nausea,<br />

tensione o bruciore);<br />

• Valutare la facilità accomodativa sia monocularmente che<br />

binocularmente; nel secondo caso è opportuno eseguire il test<br />

con vectogramma e filtri polarizzanti per contrllare un’eventuale<br />

soppressione;<br />

• I valori medi rilevati negli studi sperimentali indicano la normalità<br />

con 11-12 cicli per minuto nel test monoculare e con 8-9 cicli per<br />

minuto nel test binoculare;<br />

• L’utilizzo costante di un unico flipper con sf+/-2.00 e l’adozione<br />

sistematica della medesima distanza di 40 cm sono poco accurati,<br />

dato che ogni soggetto ha un’AA differente e verrebbe stimolata<br />

una differente percentuale della sua ampiezza accomodativa.<br />

Per esempio, effettuare il test della facilità accomodativa a 40 cm<br />

con il flipper di sf+/- 2,00 D a un bambino di 12 anni (con AA<br />

binoculare di 12 D) e a un adulto 32 anni (con AA binoculare<br />

di 6 D) è assai diverso: nel primo caso la richiesta indotta dalla<br />

distanza è di 2,50 D (1 / 0,40) ed è il 16% (2,50 / 12) della sua<br />

AA, mentre la richiesta indotta dal flipper rappresenta il 33% (4<br />

/ 12) della sua AA; nel secondo caso la richiesta indotta dalla<br />

distanza è di 2,50 D (1 / 0,40) ed è il 41% (2,50 / 6) della sua<br />

AA, mentre la richiesta indotta dal flipper di rappresenta il 66%<br />

(4 / 6) della sua AA.<br />

• Per uniformare la percentuale di richiesta accomodativa occorre<br />

variare sia la distanza di esecuzione del test che il potere sferico<br />

del flipper in relazione all’ampiezza accomodativa a disposizione<br />

del soggetto esaminato.<br />

• Yothers, Wick e Morse (2002) suggeriscono di misurare<br />

l’ampiezza accomodativa binoculare con il metodo Push-up e<br />

calcolare la distanza tra occhi e lettere in maniera che stimoli il<br />

45% dell’ampiezza accomodativa a disposizione del soggetto.<br />

Indicano inoltre di usare un flipper che presenti una richiesta<br />

accomodativa (somma del valore diottrico positivo e negativo del<br />

flipper) non superiore a un terzo dell’ampiezza accomodativa a<br />

disposizione del soggetto.<br />

• La tabella riporta, già calcolate in relazione all’ampiezza accomodativa<br />

del soggetto, la distanza a cui eseguire il test e del<br />

valore sferico del flipper da scegliere.<br />

Ampiezza accomodativa binoculare Distanza a cui eseguire il test (cm) Valore sferico del flipper (D)<br />

a disposizione al Push-up (D)<br />

14,25 15,5 +/-2,25<br />

12,50 18 +/-2,00<br />

10,00 22 +/-1,50<br />

8,00 28 +/-1,25<br />

7,00 32 +/-1,00<br />

6,50 34 +/-1,00<br />

6,00 37 +/-1,00<br />

5,50 40,5 +/-0,75<br />

5,00 44,5 +/-0,75<br />

4,50 49,5 +/-0,75<br />

Per esempio, per un soggetto con<br />

AA = 5,00 D, la distanza di esecuzione<br />

sarà 44,5 cm (1 / 0,445 =<br />

2,25 D); infatti 2,25 D corrispondono<br />

al 45% dell’A.A. di 5,00 D. Lo<br />

stesso soggetto userà un flipper di<br />

sf+/-0,75 D, la cui richiesta (1,50<br />

D) stimolerà poco meno di un terzo<br />

della sua ampiezza accomodativa<br />

(5,00 / 3 = 1,66 D).<br />

Riferimenti bibliografici<br />

• Abati S., Montani G., Tucci F., Tucci F., Presbiopia<br />

e sua compensazione, Centro Stampa Edizioni, Canelli<br />

(At), 1996.<br />

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della lingua italiana, Le Monnier, Firenze, 2006.<br />

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it, 2006.<br />

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dell’attività visiva prossimale, in Rivista Italiana di Optometria,<br />

vol. 27/1, 2004.<br />

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percorso della visione, in Il bambino e le abilità di lettura:<br />

il ruolo della visione, a cura di Maffioletti S., Pregliasco R.,<br />

Ruggeri L., FrancoAngeli, Milano, 2005.<br />

• Piacentini I., Maffioletti S., Borghesi A., Nocera M.,<br />

Comparazione e integrazione tra la sequenza optometrica<br />

analitica e il metodo MKH, Tesi di laurea in Ottica e<br />

Optometria, Università degli Studi di Milano Bicocca,<br />

a.a. 2003-2004.<br />

• Ruggeri L. con la collaborazione di Facchin A., Maffioletti<br />

S., Pregliasco R., Segantin O., La standardizzazione italiana<br />

del protocollo Visuo-Cognitivo-Motorio (PVCM) in ambiente,<br />

in Rivista Italiana di Optometria, vol. 26/4, 2003.<br />

• Ruggeri L., Ciriello M., Uno sguardo alla psicologia dello<br />

sviluppo, in Il bambino e le abilità di lettura: il ruolo della<br />

visione, a cura di Maffioletti S., Pregliasco R., Ruggeri L.,<br />

FrancoAngeli, Milano, 2005.<br />

• Saraux H., Biais B., Manuale di fisiologia oculare, Masson,<br />

Milano, 1986.<br />

• Scheiman M., Gallaway M., Coulter R. et al., Prevalence<br />

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population, in Journal of the American Optometric Association,<br />

vol. 67, 1996.<br />

• Scheiman M., Wick B., Clinical management of binocular<br />

vision, heterophoric, accomodative, and eye movement<br />

disorders, Lippincott Williams & Wilkins, Philadelphia,<br />

2002.<br />

• Yothers T.L., Wick B., Morse S.E., Clinical testing of<br />

accomodative facility: development of an amplitude-scaled<br />

test, in Journal of the American Optometric Association,<br />

2002.<br />

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