VERONA MEDICA

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STORIA DELLA MEDICINAMorte violenta — Si tratta di un casoisolato, un uomo di 30 anni colpito da«mortal percossa» (Velo 1736).Postema — Raccolta circoscritta dipus in una cavità neoformata. Sonodescritti sei casi (da 4 a 71 anni) 24 .Punta — Con mal di punta si solevaindicare un dolore costale significativo,probabilmente dovuto a pleurite, eventualmente,a pericardite 25 o, forse, in -far to. I morti furono 18 tra il 1732 e il1737 e ben 16 appartenevano a Velo(gli altri 2 a Selva), di età dai 10 ai 72anni, con evoluzione infausta da 5 a 15giorni.Tisi o febbre etica — La tubercolosifu un altro flagello ed ebbe a mieteremolte vittime delle età più disparate.Su 16 morti 11 erano di Velo, 2 di Selvadi Progno e 3 di Valdiporro.Vaiolo — La malattia, estremamentecontagiosa a decorso grave con altamortalità, era endemica in tutto ilmondo occidentale. I decessi, tra il1732 al 1735, furono solo sette (2 aSelva, 5 a Velo), l’età era compresa fra8 giorni e 16 anni.Vermi — Patologia grave legata per lopiù all’età infantile 26 . La verminosi,dovuta principalmente alla scarsapulizia dei lattanti e di chi li accudiva,spesso risultava devastante. Non certorari i decessi di neonati a pochi giornidalla nascita o non oltre i tre mesi. Ilcaso più impressionante accadde aSelva di Progno nel 1735 dove ladiciannovenne Angela, figlia del fuDomenico Ferazza, rimase letteralmente«soffocata dai vermi» (probabileinfestazione da ascaridi con occlusione,perforazione e lacerazioni intestinali),mentre per i lattanti si sarà trattatodi ossiuri (patologia interumanaauto infestante e contagiosa).MESI CON MAGGIOR MORTALITÀLa distribuzione mensile dei decessinon è di per sé interessante o indicativa.Abbiamo anni in cui la mortalità ènulla da marzo a novembre per Selva(1733); da gennaio a dicembre, conesclusione dei mesi di gennaio, marzoe dicembre per Valdiporro (1735); dagennaio a novembre, tranne che neimesi di marzo, aprile, luglio, dicembreper Velo (1732) e da febbraio adicembre, esclusi gennaio, maggio,giugno, luglio, novembre (1733). I datipotrebbero essere approssimativi perdifetto non avendo chi scrive potutofare, come già detto, il confronto coiregistri parrocchiali.BIBLIOGRAFIA• AA. VV., Il manuale del medico pra tico,Bologna 1961, ristampa 19 62.• MARCELLO BONDARDO, Dizionarioetimologico del dialetto veronese,Verona 1986, ristampa 1988.• FEDERICO BOZZINI, L’imperatore e lospeziale – le vicende sanitarie di uncomune veronese nella prima metàdell’Ottocento: Erbé (1817-1847), Roma1995.• ADRIANO GALASSI – ROMANO SARZI,Alla Syrena spezieria del ‘600 inMantova, Mantova 2000.• GIULIO GALETTO, Dizionario Veronese– Italiano, ed. “L’Arena”, Verona 2004.• CARLO MARCHI – LILIA TURCI, Vangadizza1734, ricognizione sui registriFigura 3: Velo.parrocchiali di morte, in “Verona Medica”n. 3, 1993, pp. 22-26.• GIORGIO RIGOBELLO, Lessico deidialetti del Territorio Veronese, Accademiadi Agricoltura Scienze e Letteredi Verona, Verona 1998• A. S. ROVERSI, Diagnostica e Terapia,Milano 1977.• Malattie mortali nella prima metà delSettecento in alcuni paesi della Lessinia,Gianna Ferrari De Salvo, "Cimbri/ Tzim -bar, n. 40 (a. XIX), luglio-dicembre 2008",pp. 117-130.NOTE1Sarebbe anche stato opportuno fare un confrontocon i registri parrocchiali. I sacerdoti erano obbligatia far pervenire all’Ufficio Sanità di Veronal’elenco dei nati e dei morti della loro parrocchia(come da Proclama 16 settembre 1712 e antecedenti)al «finir d’ogni mese, altrimenti, spiratigiorni dodici del susseguente, senza che si sianoricevute le dette note, si leverà senz’altro avviso,irremissibilmente, la pena di ducati 10 ad ognunoche si sarà fatto colpevole di tale mancanza». Vifurono, comunque, dei casi di trasgressione a taleobbligo. Fra i tanti, nel 1783 anche il parroco diVelo, «quantunque più volte eccitato», fu ammonitoper non aver spedito da molto tempo taledocumentazione. Per questo motivo, in moltecomunità religiose della provincia fu periodicamenteinviato un funzionario a ritirare copia deidocumenti e all’inadempiente elevata una multa(ASVr, Ufficio Sanità, d’ora in poi U. S., b. XXVIII).2ASVr, U. S., Questo fondo comprende i registri deibattezzati e morti di città e del territorio. Per laprovincia gli anni vanno al 1732 al 1802. I registridei Battezzati del Territorio consultati sono iseguenti: Selva di Progno, reg. 112 (cc. 491, 492-515), reg. 113 (cc. 505, 506), reg. 114(cc.505,506). Valdiporro, reg. 112 (cc. 549, 550),reg. 113 (cc. 565, 566), reg. 114 (cc.565, 566).Velo, reg. 112 (cc. 543, 544), reg. 113 (cc. 559,560), reg. 114 (cc. 559, 560). Registri dei Mortidel Territorio consultati: Selva di Progno, reg. 247(cc. 453, 454), reg. 248 (cc. 513, 514- 670), reg.249 (cc. 513-523).Valdiporro, reg. 247 (cc.513 -524), reg. 248 (cc. 581, 582), reg. 249 (cc. 581,582). Velo, reg. 247 (cc. 507, 508), reg. 248 (cc.575, 576- 592), reg. 249 (cc. 575, 576- 588).3Sull’argomento rimando a F. BOZZINI, L’imperatoree lo speziale, Roma 1995, p. 406 e segg.4Nel 1751 viene deliberato che « i chirurghidebbono essere o dottorati o licenziati dall’universitàdi Padova, o licenziati dal Collegio deiMedici o dal Consiglio dei XII di Verona e che nonpossano esercitare il loro mestiere nella stessabottega del barbiere come fino ad ora avviene».Non mancano, comunque, gli illeciti. La curiosacategoria detta dei “barbieri-chirurghi” nacqueverso l’anno 1000, suscitata dalla necessità diqualcuno (generalmente il barbiere) in grado didepilare le parti da operare e, al bisogno, dimettere un clistere o applicare sanguisughe, tuttepratiche profondamente disdegnate dai medici.Nel corso dei secoli sorsero in tutta Europa scuoledi specializzazione e i chirurghi, in base alla loropreparazione pratica e teorica, erano autorizzatia operare. In ogni caso era loro vietato prescriverefarmaci, anche i più semplici, perché questoera privilegio esclusivo dei medici. Nella secondametà del Settecento, nei piccoli paesi, spesso prividel dottore, si pensò di delegare al chirurgo chesi era dimostrato esperto e saggio nell’espletarela sua professione la possibilità di «ricettare e trattarele malattie interne». Molti erano i medicamenticomplessi che non potevano somministrare, traquesti i «purganti drastici» (ASVr, Casa deiMercanti, b. 80, Liber Stautorum artis barbierorumet chirurgorum, sotto la protezione di santa Appollonia).5«Saranno incaricati li parochi di cadauna Villa ditrasmetter di mese in mese alla Canzelaria nostradi Sanità le polizze dei morti, e descrivere il nomedi cadaun morto, se sono stati medicati il nomedel medico che gli medicò, e se non sarano statimedicati doveranno aggiungere: morto senzamedico» (ASVr, U. S., reg. 266 bis, 26 agosto1718).6Alessandro Monti (o da Monte) presentò il suoprivilegio in chirurgia conseguito all’Università diPadova il 14 maggio 1703 e il 29 ottobre 1718 fuapprovato e licenziato dal magistrato alla Sanitàdi Venezia. Per la sua «abilità e sufficenza» e perle molteplici giurate attestazioni, gli fu concessala facoltà di medicare, cioè di «poter sovenire conla dovuta esperienza qualunque ammalato […],quando però non vi fosse medico condotto» (4agosto 1738, con rinnovo l’8 agosto 1750, ASVr,U. S., reg. 266 bis).7Lorenzo Melotti (o Mellotto) di Erbezzo fu approvatoin chirurgia a Verona il primo giugno 1724(ASVr, U. S., reg. 269, c.n.n.).38 VERONA MEDICA

STORIA DELLA MEDICINA8ASVr, U. S., reg. 266 bis.9ASVr, U. S., b. XLVII, fasc., cc. 16v, 17v, anno1752, 16 giugno.10Abbiamo già riferito (v. anche nota 4) che spessoc’erano, allora come ora, individui senza scrupoli,veri e propri truffatori, che esercitavano la medicinae la chirurgia dispensando medicamentisenza essere muniti dei requisiti necessari. Traquesti era tal Giuseppe Fedri di Erbezzo denunciatoil 30 agosto 1785. Anche Ignazio Mazzini,chirurgo della Valpantena «barbaramentemedicò» alcune persone che con le sue curetrovarono repentina morte; la sua indebita attivitàfu denunciata il 29 aprile 1786 anche da unmedico fisico, che si firmò N.N., e con lui altrianonimi. Al Mazzini fu contestato l’esercizio dellamedicina in quanto, semplice chirurgo, nonpoteva visitare e prescrivere medicamenti (ASVr,U. S., b. XLVII, c. sciolta).11ASVr, U. S., Morti Territorio, reg. 249, c. 582. ISauro sono attestati a Valdiporro già nel Librod’Estimo del 1628 con Giacomo e DomenicoSauor; nel 1690 abbiamo un Simon Saur e nel1709 Domenico Xauro. Nell’Estimo del 1766,Lorenzo Xauro q. Giovanni, con casa di proprietàin contrà del Xauro coperta di paglia e pochelaste, dichiara di possedere 14 vacche, 1 cavalloda soma e una pezza di terra di 8 campi; risultaallibrato per 228 soldi (ASVr. Antichi Estimi Provvisori,reg. 392, c. 15). Nel Libro Battezzati del1732-1733 abbiamo Batta Xauri, agricoltore, eGiovanni Xaori (ASVr, Battezzati Territorio, reg.112, Valdiporro, c. 549). C’è da notare che, stranamente,nei registri dei Morti Territorio comparegraficamente come Sauro.12Per l’etimologia di tale voce rimando a M.BONDARDO, Dizionario etimologico del dialettoveronese, Verona 1986, ristampa 1988; G.GALETTO, Dizionario Veronese – Italiano, Verona,2004; G. RIGOBELLO, Lessico dei dialetti delTerritorio Veronese, Verona 1998.13Informazione personale del dottor Diego Morettidi Oppeano che fu medico condotto a Velo dal1951 al 1953.14Nella sua relazione autoptica eseguita in Veronanel 1796, Giambattista del Bene cita il medicoromano Lancisi (1706) che «vidde molti perireimprovvisamente pel catarro detto soffocativo»(ASVr, U. S., b. XLVIII, Autopsie, Giambattista delBene, 1793-1797, cc. nn.).15La causa andrebbe ricercata nelle numerosepozze d’acqua stagnante per l’abbeveraggio delbestiame, infestate da zanzare del tipo anophele,veicolo del plasmodium malariae.16Potrebbe trattarsi della Polvere di James dal nomedel suo inventore, il medico inglese Robert James(Kinverston, 1705 - Londra 1776). A lungo fu ritenutaestremamente efficace per febbri, reumatismi,tosse canina, ferse, vaiolo, mal di capo,ipocondria, raffreddori e consunzioni. Un fascicolettomanoscritto intitolato Direzioni per lepolveri di James, con la descrizione delle varieapplicazioni di questa polvere e il metodo dipreparazione del “brodo di pollo”, è conservatopresso l’Archivio di Stato di Verona (ASVr, U.S.,b. LXIV, Ricette).17L’interrogatorio dei condannati nelle prigioni diVerona ci illumina sulla terapia prescritta ai malatidi febbre maligna. Il chirurgo Giuseppe Santi,oltre all’applicazione di ventose, faceva scioglieredelle polverine in acqua e il liquido «piuttostotorbido» che ne risultava veniva propinato quattrovolte al giorno a tutti i prigionieri: dalla stessa«boza ognuno ne beveva». Questo intruglioveniva somministrato indistintamente a tutti gliinfermi «se bene erano oppressi da male differente,e come non trovavano alcun rimedio nellasuddetta bevanda, la gietavano nelle mastelle»(ASVr, U.S., b. XLVII, fasc. cc. 22,23; si tratta diuna denuncia contro il chirurgo delle carceri perabuso di professione medica, anni 1736, 1737.Nella stessa busta si veda anche Malattie emortalità nel genere umano nella villa di Marzana,1791, novembre, ms.).18ASVr, U. S., b. CXIV, fasc. Albaredo d’Adige.19ASVr, U.S., b. XXVI, Relazioni e informazioni variedei secc. XVI – XVIII, cc. sciolte.20E’ quanto risulta dalla relazione del protomedicoZenone Bongiovanni dell’ 8 marzo 1791 suun’epidemia di «febbre mortifera» propagatasi inVerona tra l’introl dei Calcirelli, l’introl dettoScavezzo e l’introl detto di Santa Caterina dovela malattia aveva colpito più famiglie che vivevanoin abitazioni malsane con cloache a cieloaperto. Egli raccomanda di disinfettare le casecon «un’ebullizion di calce spenta nell’acqua […],suffumigi continui in tutte le stanze, aceto obollente o sparso sul ferro rovente, o con del nitrosparso sul fuoco» sconsigliando le profumazionisopra la strada adiacente alle case per non «incutereun inopportuno bisbiglio o terrore in quellivicini o lontani» (ASVr, U.S., b. XLVI, Relazioni dimedici-chirurghi circa autopsie, epidemie ed altro,1754-1797).21ASVr, U. S., b. LXIV, c. sciolta, anno 1747, 19luglio. Il medico giudicò che l’uomo, di anni 72,soggetto a frequenti diarree, potesse esseredeceduto «dà una cholera».Figura 4: I dati sono riferiti alla somma complessivadei decessi nei tre paesi, suddivisa per annoe per causa più frequente di morte.22«Soffriva di flusso, che per quanto raccogliesi,era di sangue», così nel referto autoptico delsoldato padovano Felice Pelle, di anni 22, il 16marzo 1795 (ASVr, U.S., b. XLVI, Autopsie, protomedicoZuane Bongiovanni, fasc.).23Ci ragguaglia Bartolo Lughezzani, parroco diErbezzo (6 aprile 1725), sulla morte di VicenzoMorandini d’anni 19 figlio di Rocco: «doppo ilcontinuo spazio d’anni 7 travagliato con straordinariafrequenza di mal caduco e doppo l’ultimavolta, che sono quindici giorni gieri, in un prattodistante dall’abitazione in venti passi incirca,mandato dalla madre […] in guardia di quattropecore fu seriamente assalito dal prefatto maleche, fatta la caduta sul piano, stete circa mezzahora nell’accidente non sapendo se fosse vivo òmorto. Fu portato à casa e chiamato me religioso,[…] non scoprendo alcun segno di vita, non poteiche asserire esser veramente spirato […] egiudicai esser restato soffocato dalla veemenzadella caduta di tal morbo ». Altra relazione suquesto male fu scritta dal parroco di SanMassimo, suburbio di Verona, il 25 novembre1745. Un ragazzino di anni 12 «fu assalito dadolore di cappo, con vomito, qual continuò dallehore 18 alle hore 5 […] et in tal tempo rese l’animaal suo Creatore, havendo dato segno di malcaduco con squama (schiuma) alla bocca»(ASVr, U. S., b. LXIV, cc. sciolte). In questa bustasi trovano altre relazioni su decessi dovutiall’epilessia: una donna di Illasi fu trovata soffocatanel letto, altra, del Cerro, cadde durante unacrisi nella pozza dove stava lavando; un uomodel Tormine di Villafranca morì soffocato duranteun parossismo epilettico; un ebreo di anni 71,«sottoposto a cadute epilettiche», perì a causadi una «valida percossa» con rottura di qualchevaso sanguigno grande dentro la testa, al qualeseguì «copioso travaso di sangue dal naso ebocca»; un uomo d’Illasi andava soggetto adaccidenti epilettici fino a cadere più volte algiorno, ecc.24Tale malanno, che si manifestava con «doloreacutissimo nel petto e somma difficoltà respiratoria»,veniva trattato con olio di mandorle dolci(molto usato nelle malattie dell’esofago, della gola,dei polmoni e dei reni). Dopo il decesso, chesopraggiungeva per soffocamento a causa delsangue coagulato e impegnato nelle vie respiratorie,si manifestava un’abbondante «uscita dimateria fetente e putrida per bocca, da cui rilevasiesser morto per apostema rotta improvvisamentenel petto dalla quale dipendevano li atrocidolori nel respiro» (ASVr, U. S., b. LXIV).25Un uomo di Affi, ammalato da sei o sette giorni«con un dolore acuto nel petto […] e morto da taldolore quasi improvvisamente». Un altro diVerona, di anni 70, il 4 marzo 1745 spirò improvvisamentenel sonno, soffocato dal sangue perrottura di una postema nei polmoni. La sera primasi era lamentato di una «punta nel petto che glicorrispondeva alla spalla, segnali chiarissimidell’occulta e micidiale malattia» (ASVr, U. S., b.LXIV, 10 luglio 1735, c. sciolta). Una donna diPoiano sofferente da circa 5 giorni di «mal dipunta, ossia infiammazione», fu curata dal medicoBonuzzi di Verona con il solito salasso, cinqueonce di olio di mandorle e l’acqua di un decottoricavato dall’ebollizione di una non meglio specificataerba, “orzo tedesco” e del “violezzo” (comearomatizzante). Con l’aggravarsi del male, fueseguito un altro considerevole prelievo di sanguee un’unzione «da applicare alla parte del suodolore». Per la visita medica e medicine sborsòdue lire per ognuna di esse (ASVr, U. S., b. XLVII,fasc., cc. 16v, 17v, anno 1752, 16 giugno).26Possiamo documentare altri episodi eclatantiavvenuti nella nostra provincia. Un ragazzino diErbé di circa 10 anni morto «si crede soffocatoda vermi, per i contorcimenti ch’ aveva, e doloridi ventre, prima di morire». Due sorelline di 9 e13 anni di Mazzagatta (ora Mazzantica, incomune di Oppeano) morirono in poche ore soffocatedai vermi. Nel suo referto, il medico fisicoGio Batta Concieri di Isola della Scala imputa talidecessi al «mangiar erbaggi ritrovati incampagna, non lontani dal sospetto di nascostoveleno», ingeriti con grande avidità e in quantitàdalle ragazzine. Tali erbaggi erano responsabilidi «alterazione de sughi del basso ventre tuttoincurvato, un sfacelo in tutte le interiora […] e dellivermi, che per tal putredine si hanno poi manifestaticopiosi e tutti coperti di sangue». Anna, figliadi Giacomo Zanardi di Montorio morì in circa dueore «assaltata da una furia di vermi» (ASVr, U. S.,b. LXIX, c. sciolta, 14 dicembre 1735; 26 maggio1743, c. sciolta; 16 settembre 1748, c. sciolta ).I pazienti infestati da questi parassiti dovevanoassumere grande quantità di aglio condito conpepe e aceto e, al collo, una collana di spicchid’aglio e qualche dose di canfora «onde rianimarloro la macchina» (ASVr, U. S., b. XLVI, autopsie,carte n.nn.).VERONA MEDICA39

STORIA DELLA MEDICINA8ASVr, U. S., reg. 266 bis.9ASVr, U. S., b. XLVII, fasc., cc. 16v, 17v, anno1752, 16 giugno.10Abbiamo già riferito (v. anche nota 4) che spessoc’erano, allora come ora, individui senza scrupoli,veri e propri truffatori, che esercitavano la medicinae la chirurgia dispensando medicamentisenza essere muniti dei requisiti necessari. Traquesti era tal Giuseppe Fedri di Erbezzo denunciatoil 30 agosto 1785. Anche Ignazio Mazzini,chirurgo della Valpantena «barbaramentemedicò» alcune persone che con le sue curetrovarono repentina morte; la sua indebita attivitàfu denunciata il 29 aprile 1786 anche da unmedico fisico, che si firmò N.N., e con lui altrianonimi. Al Mazzini fu contestato l’esercizio dellamedicina in quanto, semplice chirurgo, nonpoteva visitare e prescrivere medicamenti (ASVr,U. S., b. XLVII, c. sciolta).11ASVr, U. S., Morti Territorio, reg. 249, c. 582. ISauro sono attestati a Valdiporro già nel Librod’Estimo del 1628 con Giacomo e DomenicoSauor; nel 1690 abbiamo un Simon Saur e nel1709 Domenico Xauro. Nell’Estimo del 1766,Lorenzo Xauro q. Giovanni, con casa di proprietàin contrà del Xauro coperta di paglia e pochelaste, dichiara di possedere 14 vacche, 1 cavalloda soma e una pezza di terra di 8 campi; risultaallibrato per 228 soldi (ASVr. Antichi Estimi Provvisori,reg. 392, c. 15). Nel Libro Battezzati del1732-1733 abbiamo Batta Xauri, agricoltore, eGiovanni Xaori (ASVr, Battezzati Territorio, reg.112, Valdiporro, c. 549). C’è da notare che, stranamente,nei registri dei Morti Territorio comparegraficamente come Sauro.12Per l’etimologia di tale voce rimando a M.BONDARDO, Dizionario etimologico del dialettoveronese, Verona 1986, ristampa 1988; G.GALETTO, Dizionario Veronese – Italiano, Verona,2004; G. RIGOBELLO, Lessico dei dialetti delTerritorio Veronese, Verona 1998.13Informazione personale del dottor Diego Morettidi Oppeano che fu medico condotto a Velo dal1951 al 1953.14Nella sua relazione autoptica eseguita in Veronanel 1796, Giambattista del Bene cita il medicoromano Lancisi (1706) che «vidde molti perireimprovvisamente pel catarro detto soffocativo»(ASVr, U. S., b. XLVIII, Autopsie, Giambattista delBene, 1793-1797, cc. nn.).15La causa andrebbe ricercata nelle numerosepozze d’acqua stagnante per l’abbeveraggio delbestiame, infestate da zanzare del tipo anophele,veicolo del plasmodium malariae.16Potrebbe trattarsi della Polvere di James dal nomedel suo inventore, il medico inglese Robert James(Kinverston, 1705 - Londra 1776). A lungo fu ritenutaestremamente efficace per febbri, reumatismi,tosse canina, ferse, vaiolo, mal di capo,ipocondria, raffreddori e consunzioni. Un fascicolettomanoscritto intitolato Direzioni per lepolveri di James, con la descrizione delle varieapplicazioni di questa polvere e il metodo dipreparazione del “brodo di pollo”, è conservatopresso l’Archivio di Stato di Verona (ASVr, U.S.,b. LXIV, Ricette).17L’interrogatorio dei condannati nelle prigioni diVerona ci illumina sulla terapia prescritta ai malatidi febbre maligna. Il chirurgo Giuseppe Santi,oltre all’applicazione di ventose, faceva scioglieredelle polverine in acqua e il liquido «piuttostotorbido» che ne risultava veniva propinato quattrovolte al giorno a tutti i prigionieri: dalla stessa«boza ognuno ne beveva». Questo intruglioveniva somministrato indistintamente a tutti gliinfermi «se bene erano oppressi da male differente,e come non trovavano alcun rimedio nellasuddetta bevanda, la gietavano nelle mastelle»(ASVr, U.S., b. XLVII, fasc. cc. 22,23; si tratta diuna denuncia contro il chirurgo delle carceri perabuso di professione medica, anni 1736, 1737.Nella stessa busta si veda anche Malattie emortalità nel genere umano nella villa di Marzana,1791, novembre, ms.).18ASVr, U. S., b. CXIV, fasc. Albaredo d’Adige.19ASVr, U.S., b. XXVI, Relazioni e informazioni variedei secc. XVI – XVIII, cc. sciolte.20E’ quanto risulta dalla relazione del protomedicoZenone Bongiovanni dell’ 8 marzo 1791 suun’epidemia di «febbre mortifera» propagatasi inVerona tra l’introl dei Calcirelli, l’introl dettoScavezzo e l’introl detto di Santa Caterina dovela malattia aveva colpito più famiglie che vivevanoin abitazioni malsane con cloache a cieloaperto. Egli raccomanda di disinfettare le casecon «un’ebullizion di calce spenta nell’acqua […],suffumigi continui in tutte le stanze, aceto obollente o sparso sul ferro rovente, o con del nitrosparso sul fuoco» sconsigliando le profumazionisopra la strada adiacente alle case per non «incutereun inopportuno bisbiglio o terrore in quellivicini o lontani» (ASVr, U.S., b. XLVI, Relazioni dimedici-chirurghi circa autopsie, epidemie ed altro,1754-1797).21ASVr, U. S., b. LXIV, c. sciolta, anno 1747, 19luglio. Il medico giudicò che l’uomo, di anni 72,soggetto a frequenti diarree, potesse esseredeceduto «dà una cholera».Figura 4: I dati sono riferiti alla somma complessivadei decessi nei tre paesi, suddivisa per annoe per causa più frequente di morte.22«Soffriva di flusso, che per quanto raccogliesi,era di sangue», così nel referto autoptico delsoldato padovano Felice Pelle, di anni 22, il 16marzo 1795 (ASVr, U.S., b. XLVI, Autopsie, protomedicoZuane Bongiovanni, fasc.).23Ci ragguaglia Bartolo Lughezzani, parroco diErbezzo (6 aprile 1725), sulla morte di VicenzoMorandini d’anni 19 figlio di Rocco: «doppo ilcontinuo spazio d’anni 7 travagliato con straordinariafrequenza di mal caduco e doppo l’ultimavolta, che sono quindici giorni gieri, in un prattodistante dall’abitazione in venti passi incirca,mandato dalla madre […] in guardia di quattropecore fu seriamente assalito dal prefatto maleche, fatta la caduta sul piano, stete circa mezzahora nell’accidente non sapendo se fosse vivo òmorto. Fu portato à casa e chiamato me religioso,[…] non scoprendo alcun segno di vita, non poteiche asserire esser veramente spirato […] egiudicai esser restato soffocato dalla veemenzadella caduta di tal morbo ». Altra relazione suquesto male fu scritta dal parroco di SanMassimo, suburbio di Verona, il 25 novembre1745. Un ragazzino di anni 12 «fu assalito dadolore di cappo, con vomito, qual continuò dallehore 18 alle hore 5 […] et in tal tempo rese l’animaal suo Creatore, havendo dato segno di malcaduco con squama (schiuma) alla bocca»(ASVr, U. S., b. LXIV, cc. sciolte). In questa bustasi trovano altre relazioni su decessi dovutiall’epilessia: una donna di Illasi fu trovata soffocatanel letto, altra, del Cerro, cadde durante unacrisi nella pozza dove stava lavando; un uomodel Tormine di Villafranca morì soffocato duranteun parossismo epilettico; un ebreo di anni 71,«sottoposto a cadute epilettiche», perì a causadi una «valida percossa» con rottura di qualchevaso sanguigno grande dentro la testa, al qualeseguì «copioso travaso di sangue dal naso ebocca»; un uomo d’Illasi andava soggetto adaccidenti epilettici fino a cadere più volte algiorno, ecc.24Tale malanno, che si manifestava con «doloreacutissimo nel petto e somma difficoltà respiratoria»,veniva trattato con olio di mandorle dolci(molto usato nelle malattie dell’esofago, della gola,dei polmoni e dei reni). Dopo il decesso, chesopraggiungeva per soffocamento a causa delsangue coagulato e impegnato nelle vie respiratorie,si manifestava un’abbondante «uscita dimateria fetente e putrida per bocca, da cui rilevasiesser morto per apostema rotta improvvisamentenel petto dalla quale dipendevano li atrocidolori nel respiro» (ASVr, U. S., b. LXIV).25Un uomo di Affi, ammalato da sei o sette giorni«con un dolore acuto nel petto […] e morto da taldolore quasi improvvisamente». Un altro diVerona, di anni 70, il 4 marzo 1745 spirò improvvisamentenel sonno, soffocato dal sangue perrottura di una postema nei polmoni. La sera primasi era lamentato di una «punta nel petto che glicorrispondeva alla spalla, segnali chiarissimidell’occulta e micidiale malattia» (ASVr, U. S., b.LXIV, 10 luglio 1735, c. sciolta). Una donna diPoiano sofferente da circa 5 giorni di «mal dipunta, ossia infiammazione», fu curata dal medicoBonuzzi di Verona con il solito salasso, cinqueonce di olio di mandorle e l’acqua di un decottoricavato dall’ebollizione di una non meglio specificataerba, “orzo tedesco” e del “violezzo” (comearomatizzante). Con l’aggravarsi del male, fueseguito un altro considerevole prelievo di sanguee un’unzione «da applicare alla parte del suodolore». Per la visita medica e medicine sborsòdue lire per ognuna di esse (ASVr, U. S., b. XLVII,fasc., cc. 16v, 17v, anno 1752, 16 giugno).26Possiamo documentare altri episodi eclatantiavvenuti nella nostra provincia. Un ragazzino diErbé di circa 10 anni morto «si crede soffocatoda vermi, per i contorcimenti ch’ aveva, e doloridi ventre, prima di morire». Due sorelline di 9 e13 anni di Mazzagatta (ora Mazzantica, incomune di Oppeano) morirono in poche ore soffocatedai vermi. Nel suo referto, il medico fisicoGio Batta Concieri di Isola della Scala imputa talidecessi al «mangiar erbaggi ritrovati incampagna, non lontani dal sospetto di nascostoveleno», ingeriti con grande avidità e in quantitàdalle ragazzine. Tali erbaggi erano responsabilidi «alterazione de sughi del basso ventre tuttoincurvato, un sfacelo in tutte le interiora […] e dellivermi, che per tal putredine si hanno poi manifestaticopiosi e tutti coperti di sangue». Anna, figliadi Giacomo Zanardi di Montorio morì in circa dueore «assaltata da una furia di vermi» (ASVr, U. S.,b. LXIX, c. sciolta, 14 dicembre 1735; 26 maggio1743, c. sciolta; 16 settembre 1748, c. sciolta ).I pazienti infestati da questi parassiti dovevanoassumere grande quantità di aglio condito conpepe e aceto e, al collo, una collana di spicchid’aglio e qualche dose di canfora «onde rianimarloro la macchina» (ASVr, U. S., b. XLVI, autopsie,carte n.nn.).<strong>VERONA</strong> <strong>MEDICA</strong>39

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