VERONA MEDICA

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24.08.2015 Views

STORIA DELLA MEDICINAdocumenti che riguardino i paesi inoggetto, ma attraverso altre testimonianzepossiamo dimostrare che peruna visita domiciliare, verso la metà delSettecento, si dovevano sborsare duelire, corrispondenti a trenta soldi 9 , aiquali bisognava ovviamente aggiungereil costo dei medicamenti. Non eraaffatto raro, però, il ricorso a ciarlatani,dei quali esiste ampia documentazionea causa delle denunce effettuate dapazienti e medici 10 .MALATTIE MORTALIVere e proprie epidemie di febbri colpironoalcuni nuclei famigliari, portandoa morte i loro componenti nel giro diun mese o poco meno.Le famiglie di Giovanni e Antonio Saurodi Valdiporro persero nel 1737, traagosto e dicembre, tre dei lorocongiunti a causa di febbre maligna(13, 21 e 28 anni), un figlio morì di malcaduco (22 anni), mentre per un altro,di 20 anni, manca la causa mortis 11 .Nonostante il pesante tributo versatoa motivo di queste patologie mortali,un buon numero di persone d’ambo isessi superarono la soglia dei 50 anni,e non furono pochi coloro che raggiunseroi 75 e superarono gli 80. La mortalità,dunque, va da poche ore di vitaagli 87 anni di don Marc’AntonioGiazza di Selva di Progno (dopo unabreve malattia non meglio specificatadella durata di due mesi spirò nel1732). Il primato spetta, come vuole laprassi, a una donna. Lucia fu AntonioPralongo se ne andò a 90 anni doposei mesi di malesseri non diagnosticati.Oltre al sacerdote sopraccitato, ricordiamoanche gli altri preti che decedetteroin questo scorcio del Settecento:Don Antonio Torneri, di anni 33,morto «di maligna» (Velo 1734); donGiovanni Antonio Ferrari, parroco diVelo, di anni 38, morto di maligna(1735); don Cristan Corradi, di anni 86,morto di febbre (Velo, 1737).Apoplessia — Emorragia cerebrale.È documentato un solo caso nel 1735a Valdiporro; si tratta di un uomo dianni 71.Ariòma o riòma — L’elevatissimamortalità infantile, dovuta a infezionispecialmente gastroenteriche legatealla pessima situazione igienica, è sicuramenteil risultato di una misteriosainfermità che affliggeva i bambini esconfortava i medici. Costoro si sentivanoimpotenti poiché disponevano discarsi mezzi farmacologici atti acombatterla. Tradizionalmente nota conl’intraducibile termine di ariòma oriòma (c’è da notare che fino al registrodel 1736 viene sempre identificatacome «reuma») 12 , non trova riscontronella terminologia moderna. Colpiva,in genere, dai primissimi giorni dopola nascita fino ai tre anni. Non è certoimprobabile potesse trattarsi digastroenterite acuta tossica (colerainfantile tossico), una forma epidemicacausata da infezioni da salmonelle,stafilococchi, ecc., con dissenteriagrave (diarrea colliquativa).La diagnosi era quasi sempre infausta,con exitus entro le 24 ore o, generalmente,dopo quattro o cinque giorniFigura 1: Selva di Progno.dalla sua manifestazione. A Velo, coltermine arioma si soleva indicare ilvomito quasi bluastro, di origine biliare,emesso dal neonato poco dopo lanascita, dovuto a sofferenza fetale 13 .Inoltre, c’è da rilevare che ariòma eraanche voce generica con la qualevenivano identificate le feci del neonatoquando assumevano un particolarecolore giallognolo e, metaforicamente,la persona dall’aspetto malaticcio; e,ancora, la caratteristica convulsionedel lattante con rovesciamento degliocchi accompagnato da rigurgito. Maanche il rictus dei poppanti con lelabbra che atteggiavano il sorrisovenne detto così.Asma — Impossibile stabilire l’origineallergica (pollinosi), oppure se la crisifatale fosse causata da asma bronchialeo da edema polmonare acuto.Gli avvenimenti registrati furono solo 4:Paolo Luco, un tredicenne di Selvasempre malaizzo (malaticcio) e affettoanche da gastroenterite, morì per unacrisi d’asma. Per gli altri tre (20, 26 e50 anni) vi fu un decorso dai 28 giorniai 4 mesi.Catarro salso — Questa la causa dimorte di due donne di Valdiporro, l’unadi 26 l’altra di 63 anni (1732-1735). Lapiù giovane con un decorso di cinquemesi, mentre la più anziana ne soffrìappena dieci giorni. Si può ipotizzareuna malattia acuta respiratoria accompagnatada una forma di catarro definitosalso per il caratteristico odoreaspro, maleodorante, tipico dellapolmonite caseosa, dell’ascessopolmonare e delle forme bronchiticheputride 14 .Cause accidentali — Fortunatamente,gli incidenti mortali non furono che seiin tutto il comprensorio indagato.Abbiamo: una bimba di 13 mesicaduta nel fuoco (Selva 1732); unbimbo di 3 anni scivolato «nel parol dalissia» (Selva 1734); una piccola dimesi 2, soffocata nel letto (Selva 1735);un pastore di anni 30, mentre «attendevaalle capre in un bosco» colpitosul capo da un sasso staccatosi dallamontagna (Selva 1735); un contadinodi anni 70 morto dopo tre giorni acausa di una caduta ( Velo 1736); unventiduenne di Velo trovò morte istantaneaschiacciato da un albero (Velo1737).Febbre — La febbre è una rispostadell’organismo a un’infezione virale obatterica, a quel tempo difficilmentediagnosticabile, ma che portava aldecesso nel giro di pochi giorni o alpiù entro pochi mesi. Accompagnataspesso da tosse e catarro (sintomi trai più frequenti e comuni tra le malattiedell’albero respiratorio, dalle più banalialle più gravi), poteva essere cagionatadalle più svariate infezioni, tra lequali possiamo ipotizzare: tifo, brucellosi(da latte inquinato), tubercolosi,febbre terzana (malaria 15 ), influenzevirali. Le febbri non meglio specificatefurono quelle che più concorsero adiradare la popolazione di questi trecentri abitati.Febbre maligna — Non è ben chiaroa quale malattia corrisponda nella36 VERONA MEDICA

STORIA DELLA MEDICINAterminologia medica moderna. La“febbre maligna”, quasi sempre conesito letale nello spazio che va dapochi giorni a circa un mese, sembraessere una diagnosi generica.Dobbiamo quindi affidarci ad alcunidocumenti archivistici. L’affezione, cheper assurdo non viene quasi mai consideratacontagiosa, scatena delle veree proprie epidemie. Da un processointentato contro alcuni medici nel 1752apprendiamo uno dei metodi di cura:in primis il solito salasso, poi una certapolvere da sciogliere in acqua o nelbrodo 16 (talora anche dei bocconcinidi erbe, preparati dallo speziale e cottinel brodo di pollo, da assumere quattrovolte al dì come purgativi) e un onto(unguento) da massaggiare sullostomaco. In seguito, con l’aggravarsidel male, venivano applicate dellepaste vescicanti sulle cosce (distintein “ventose secche”, “ventose strapazzate”o “ventose tagliate”), con unaspesa di circa 50 soldi 17 . Nella relazionedel 2 aprile 1686, stesa daGiovanni Tedesco, medico di Cologna,su di un’epidemia di maligna scatenatasiad Albaredo Colognese (orad’Adige) viene così riferita: «infiammazionedi pleura et in alcuni ne’polmoni, accompagnata da febbremaligna; parte […] sono periti benchémedicati, ma la maggior parte rissanatie quelli che non sono stati soccorsicon abbondante prelievo di sanguesono periti et ho riconosciuto esserequesto l’unico rimedio à questi mali,oltre che […] la farmacia. Né lividi, némacchie particolari, né tremori si sonoosservati in questi infermi, solo doloriprecognitivi, difficoltà di respiro, tossie dolori gravativi […]. Molti morironosenza assistenza di medici medicandosià capriccio».Il decorso della malattia fu quantificatoin cinque giorni dal suo comparire aldecesso; in 15 giorni spirarono 24persone. Nel paese si svolsero delleprocessioni religiose per impetrarel’aiuto divino «essendo quelle genti interrore» 18 . Di questa «febbre maligna,epidemica e non contagiosa [sic!], delgenere della doppia terzana ò puresinoche putrida biliosa», accompagnatada piressia modesta, dolori allavita (fianchi), mente confusa, mal ditesta, letargia, grande stanchezza,ansietà e difficoltà di respiro, polso«basso, celere e frequente», curatacon applicazioni delle ben noteventose, dopo le quali comparivano«macchie (petecchie) ma in poconumero e rosette», ne fanno relazioneall’Ufficio di Sanità di Verona alcunicittadini e medici veronesi al loro rientrodal Mantovano.Nell’estate del 1692, solo nella città diMantova, decedettero circa 50-60persone la settimana. I medici locali,non sapendo trovare la radice di talecalamità, incolpavano «l’humidità etincostanza della stagione». Altri ipotizzavanoche la febbre potesse esserecausata «dall’influsso maligno […]della gran massa di terra fatta perridurre a perfezione le fortificazioniesteriori». Il medico Antonio MariaCozza osservava che nella «nobiltàFigura 2: Valdiporro.non vi è stata mortalità e meno ne’conventi de’ religiosi e monache […],l’influenza è stata la maggior partenella gente bassa» 19 . C’è da supporreche fossero le misere e stentate condizionidi vita a creare le circostanzefavorevoli a contrarre il morbo e quindia diffonderlo rapidamente 20 .Fersa — L’unico caso di morbillo conesito infausto, dopo 40 giorni di sofferenzaper probabili complicanze batteriche,accadde a Valdiporro nel 1733,colpì Baldassarre figlio di AntonioPezzi, di anni 9.Flemmone — Raccolta purulenta contendenza a estendersi e invadere diffusamenteil tessuto connettivo. E’ statoriscontrato un solo caso riferito ad unabambina di Velo (1733) di quattro anni,che se ne andò dopo 15 giorni di indisposizione.Flusso — Vere e proprie epidemie(flusso dissenterico 21 , secondario ainfezioni o a parassitosi intestinale?)interessarono i tre paesi e causaronomolte vittime tra bambini e adulti.Sempre accompagnato da febbre emolto spesso da tosse, aveva undecorso dai 15 ai 30 giorni. Nonpossiamo escludere che, in taluni casi,con il termine “flusso” si potesse alluderea emorragia (nella tubercolosi,tifo, ecc.) 22 .Idropisia — Era una disfunzione abbastanzaricorrente. Sebbene sia untermine in uso da secoli, oggi si fa riferimentoalla condizione di idropisiaaddominale con il termine di ascite. Glieventi mortali furono otto (5 femmine e3 maschi), tra i quali si contano duegiovanissime vittime di anni 12 (Selva,1734) e 17 (Velo, 1732); gli altri, conetà compresa tra i 40 e i 70 anni, eranodi Selva di Progno, uno di Valdiporro.Mal di gola — Referto attinente a unbimbo di appena un mese (Selva1737). Probabilmente colpito daangina difterica maligna.Mal mazucho (o caduco) — I casi diepilessia riscontrati sono in totale 5 ecomprendono tre bambini (3, 12 e 13anni) e due donne (22 e 50 anni).Malattia con sintomatologia com plessache nelle forme convulsive generalizzate,quando non s’inter vengaadeguatamente, può essere infausta.Il decesso può essere avvenutodurante la crisi (che si può protrarredai dieci ai venti minuti) con conseguentegrave trauma da caduta o persoffocamento da rovesciamento dellalingua 23 .Morte post partum — Perirono solocinque donne di età compresa dai 26a 38 anni (1 a Valdiporro, 2 a Selva diProgno e 2 a Velo). La limitata casisticaè veramente sorprendente e i datisembrano poco attendibili se si considerail numero dei nati in quelle comunitànel tempo esaminato, né si puòcapire se ciò sia dovuto a gravi lesionidurante il travaglio di parto o a sepsipuerperale, che ha decorso rapido emortale in pochi giorni. Per quattro diloro si può propendere per questaseconda ipotesi. Una morì dopo 24 oredal parto, due dopo 4-6 giorni, l’altradopo 20 giorni di febbre.VERONA MEDICA37

STORIA DELLA MEDICINAdocumenti che riguardino i paesi inoggetto, ma attraverso altre testimonianzepossiamo dimostrare che peruna visita domiciliare, verso la metà delSettecento, si dovevano sborsare duelire, corrispondenti a trenta soldi 9 , aiquali bisognava ovviamente aggiungereil costo dei medicamenti. Non eraaffatto raro, però, il ricorso a ciarlatani,dei quali esiste ampia documentazionea causa delle denunce effettuate dapazienti e medici 10 .MALATTIE MORTALIVere e proprie epidemie di febbri colpironoalcuni nuclei famigliari, portandoa morte i loro componenti nel giro diun mese o poco meno.Le famiglie di Giovanni e Antonio Saurodi Valdiporro persero nel 1737, traagosto e dicembre, tre dei lorocongiunti a causa di febbre maligna(13, 21 e 28 anni), un figlio morì di malcaduco (22 anni), mentre per un altro,di 20 anni, manca la causa mortis 11 .Nonostante il pesante tributo versatoa motivo di queste patologie mortali,un buon numero di persone d’ambo isessi superarono la soglia dei 50 anni,e non furono pochi coloro che raggiunseroi 75 e superarono gli 80. La mortalità,dunque, va da poche ore di vitaagli 87 anni di don Marc’AntonioGiazza di Selva di Progno (dopo unabreve malattia non meglio specificatadella durata di due mesi spirò nel1732). Il primato spetta, come vuole laprassi, a una donna. Lucia fu AntonioPralongo se ne andò a 90 anni doposei mesi di malesseri non diagnosticati.Oltre al sacerdote sopraccitato, ricordiamoanche gli altri preti che decedetteroin questo scorcio del Settecento:Don Antonio Torneri, di anni 33,morto «di maligna» (Velo 1734); donGiovanni Antonio Ferrari, parroco diVelo, di anni 38, morto di maligna(1735); don Cristan Corradi, di anni 86,morto di febbre (Velo, 1737).Apoplessia — Emorragia cerebrale.È documentato un solo caso nel 1735a Valdiporro; si tratta di un uomo dianni 71.Ariòma o riòma — L’elevatissimamortalità infantile, dovuta a infezionispecialmente gastroenteriche legatealla pessima situazione igienica, è sicuramenteil risultato di una misteriosainfermità che affliggeva i bambini esconfortava i medici. Costoro si sentivanoimpotenti poiché disponevano discarsi mezzi farmacologici atti acombatterla. Tradizionalmente nota conl’intraducibile termine di ariòma oriòma (c’è da notare che fino al registrodel 1736 viene sempre identificatacome «reuma») 12 , non trova riscontronella terminologia moderna. Colpiva,in genere, dai primissimi giorni dopola nascita fino ai tre anni. Non è certoimprobabile potesse trattarsi digastroenterite acuta tossica (colerainfantile tossico), una forma epidemicacausata da infezioni da salmonelle,stafilococchi, ecc., con dissenteriagrave (diarrea colliquativa).La diagnosi era quasi sempre infausta,con exitus entro le 24 ore o, generalmente,dopo quattro o cinque giorniFigura 1: Selva di Progno.dalla sua manifestazione. A Velo, coltermine arioma si soleva indicare ilvomito quasi bluastro, di origine biliare,emesso dal neonato poco dopo lanascita, dovuto a sofferenza fetale 13 .Inoltre, c’è da rilevare che ariòma eraanche voce generica con la qualevenivano identificate le feci del neonatoquando assumevano un particolarecolore giallognolo e, metaforicamente,la persona dall’aspetto malaticcio; e,ancora, la caratteristica convulsionedel lattante con rovesciamento degliocchi accompagnato da rigurgito. Maanche il rictus dei poppanti con lelabbra che atteggiavano il sorrisovenne detto così.Asma — Impossibile stabilire l’origineallergica (pollinosi), oppure se la crisifatale fosse causata da asma bronchialeo da edema polmonare acuto.Gli avvenimenti registrati furono solo 4:Paolo Luco, un tredicenne di Selvasempre malaizzo (malaticcio) e affettoanche da gastroenterite, morì per unacrisi d’asma. Per gli altri tre (20, 26 e50 anni) vi fu un decorso dai 28 giorniai 4 mesi.Catarro salso — Questa la causa dimorte di due donne di Valdiporro, l’unadi 26 l’altra di 63 anni (1732-1735). Lapiù giovane con un decorso di cinquemesi, mentre la più anziana ne soffrìappena dieci giorni. Si può ipotizzareuna malattia acuta respiratoria accompagnatada una forma di catarro definitosalso per il caratteristico odoreaspro, maleodorante, tipico dellapolmonite caseosa, dell’ascessopolmonare e delle forme bronchiticheputride 14 .Cause accidentali — Fortunatamente,gli incidenti mortali non furono che seiin tutto il comprensorio indagato.Abbiamo: una bimba di 13 mesicaduta nel fuoco (Selva 1732); unbimbo di 3 anni scivolato «nel parol dalissia» (Selva 1734); una piccola dimesi 2, soffocata nel letto (Selva 1735);un pastore di anni 30, mentre «attendevaalle capre in un bosco» colpitosul capo da un sasso staccatosi dallamontagna (Selva 1735); un contadinodi anni 70 morto dopo tre giorni acausa di una caduta ( Velo 1736); unventiduenne di Velo trovò morte istantaneaschiacciato da un albero (Velo1737).Febbre — La febbre è una rispostadell’organismo a un’infezione virale obatterica, a quel tempo difficilmentediagnosticabile, ma che portava aldecesso nel giro di pochi giorni o alpiù entro pochi mesi. Accompagnataspesso da tosse e catarro (sintomi trai più frequenti e comuni tra le malattiedell’albero respiratorio, dalle più banalialle più gravi), poteva essere cagionatadalle più svariate infezioni, tra lequali possiamo ipotizzare: tifo, brucellosi(da latte inquinato), tubercolosi,febbre terzana (malaria 15 ), influenzevirali. Le febbri non meglio specificatefurono quelle che più concorsero adiradare la popolazione di questi trecentri abitati.Febbre maligna — Non è ben chiaroa quale malattia corrisponda nella36 <strong>VERONA</strong> <strong>MEDICA</strong>

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