ATTUALITÀdurata, mette spesso a dura prova legià traballanti organizzazionipubbliche.L’attuale situazione vede i controllidomiciliari sullo stato di malattia deilavoratori affidati sostanzialmente alSettore Igiene Pubblica delle ASLattraverso medici convenzionati (perla generalità dei lavoratori), all’IstitutoNazionale della Previdenza Sociale(INPS) attraverso proprie liste di mediciconvenzionati (per i lavoratori cheusufruiscono del trattamento previdenzialeerogato dall’INPS), all’INAILper gli infortuni sul lavoro e le malattieprofessionali e infine alle stesse AmministrazioniPubbliche (Polizia di Stato-Arma dei Carabinieri-Guardia diFinanza-Militari) attraverso proprimedici dipendentiNaturalmente,specie nei primi duecasi, l’incarico è affidato a giovanicolleghi,in regime di convenzione,chesvolgono l’attività di controllo domiciliareutilizzando,in genere,la propriaautovettura (con copertura assicurativa?)e con un modesto rimborsospeseLa difficoltà di tale attività è evidente,specie nelle zone rurali, ma anchenelle grosse realtà metropolitane, percui il numero dei controlli non può cheessere, attualmente, limitato.Per quanto riguarda le difficoltà logistichesi segnala, ad esempio,l’originale caso della problematicareperibilità di un lavoratore, in malattia,che aveva eletto il proprio domicilio inuna baita isolata.La Corte di Cassazione, interessatadel caso, ha stabilito che il dipendenteè “libero di soggiornare liberamente inqualsiasi parte del territorio nazionale”;il lavoratore malato ”ha solo l’obbligodi inviare all’INPS e al datore di lavoroil certificato medico con l’indicazionedel suo domicilio nel periodo dimalattia e quello di essere in casa almomento della visita di controllo”. Inquella occasione la Suprema Corteaveva respinto un ricorso dell’INPS edi una industria metalmeccanicabresciana, che non volevano corrisponderel’indennità di malattia a unoperaio che aveva indicato comeluogo di reperibilità- per essere visitatodal medico fiscale- una baita dimontagna raggiungibile solo a bordodi una moto da cross e poi con un’orae mezzo di cammino su un irtosentiero. Naturalmente il medicofiscale si era rifiutato di sottoporsi a unsimile trekking e aveva rinunciato afare la visita domiciliare.Ma le difficoltà maggiori derivano dalleproblematiche medico legali. ’Eancora controversa la spinosaquestione del maggior valore e quindimaggiore attendibilità della certificazioneemessa dal curante rispetto algiudizio del medico di controllo. Autorevoli,ma non recenti sentenze dellaCorte di Cassazione, avrebbero indicatotale soluzione in caso di contrastotra i due pareri.Più recentemente, al contrario, è statosostenuto che i due giudizi, quello delcurante e quello del medico fiscale,non sono in contrapposizione tra loroin quanto il primo esprime unaprognosi clinica, di guarigione, mentreil secondo esprime un giudizio diidoneità lavorativa, non sempre coincidentecon il primo.A causa anche di queste difficoltàinterpretative, il risultato della visitafiscale, nella grande maggioranza deicasi, è di conferma della prognosi delmedico curante, vanificando di fattol’utilità del controllo e la riduzione deiperiodi di assenza per malattia.Qualora invece il lavoratore non fossetrovato a casa, dovrà presentarsi ilgiorno successivo presso la strutturasanitaria per essere sottoposto a visitadi controllo ambulatoriale. In caso dinon conferma della prognosi, a partela decurtazione del periodo di malattia,il lavoratore potrebbe essere sottopostoa sanzioni economiche e/odisciplinariIn conclusione sembra utile riportarel’esperienza maturata da due gruppidistinti di colleghi dell’Ente PrevidenzialeNazionale che in due lavori,ancorchè non recenti ma tuttora pienamentevalidi, pubblicati su rivistespecializzate giungono a conclusionisovrapponibiliNel primo studio effettuato dall’INPSin un’area ristretta ma significativa delPaese (Friuli Venezia Giulia-2001) sonoemerse le seguenti considerazioni,condivisibili in gran parte:- All’aumentare delle visite medichedi controllo si assiste a una perditadi efficacia nella riduzione dellaprognosi, mentre lievitano i costi.- Il controllo inviato alla fine delperiodo di malattia è il più utile perla riduzione della prognosi e il piùvalido per il riscontro di assenze daldomicilio.- Il bilancio costi delle visite dicontrollo/ricavi è negativo almenoper quanto riguarda il settorepreso in esame- In Italia l’86,4 % delle visite dicontrollo conferma la prognosi- Occorre riflettere sulla insufficienzadelle visite di controllo nel contenerela spesa previdenziale che puòavvalersi di strategie diverse oltrealla tradizionale lotta all’assenteismola quale, così come è attuata, risultaoltremodo dispendiosa e conflittuale.Nell’altro si concludeva che “la visitamedica di controllo è una prestazioneparticolarmente difficile perchéeseguita in un rapporto di diffidenza,senza la necessaria collaborazione daparte dell’ammalato, del quale sonoignoti al medico di controllo i precedenticlinici, limitata dai tempi ristrettidelle fasce di reperibilità (!), priva didocumentazione sanitaria e conclusasenza l’ausilio di accertamenti strumentali;perciò richiede notevoleprofessionalità ed esperienza,qualitàdifficilmente conciliabili con il reclutamentodi giovani medici disoccupati,in continuo elevato ricambio per laprecarietà del lavoro, la scarsa gratificazioneeconomica e professionale,l’elevatorischio di infortuni”.Pertanto il sistema delle visite dicontrollo se pure può avere un significatocome ammortizzatore dei costie deterrente su un uso improprio delperiodo di assenza per malattia, vaapplicato in modo mirato e non generalizzato,sensibilizzando inoltre lostesso medico curante sul controllodello stato di salute del lavoratore,nell’ottica di una prevenzione, ovepossibile, del manifestarsi di uno statodi malattia veramente invalidante.GIUSEPPE CUSUMANO32 <strong>VERONA</strong> <strong>MEDICA</strong>
ATTUALITÀObbligatia denunciarei clandestini?"Siamo medici e non spie". Questa lasintesi dell'intendimento delle maggiorisigle sindacali della dirigenza medicache ancora una volta protestano control'emendamento proposto dal Governo.I medici italiani scendono in trincea efanno sentire la loro voce. Rivendicanoil loro ruolo professionale, si appellano albuonsenso dei politici ma, in attesa disegnali, lanciano l'allarme: "Non siamospie, bisogna bloccare subito l'emen -damento della Lega Nord che elimina ilprincipio di non segnalazione degli immigraticlandestini da parte degli operatoridel Ssn. Se diventa legge, il camicebianco avrà l'obbligo, e non la possibilità,di segnalare un clandestino che sirivolge per le cure a una struttura sanitariapubblica, in quanto pubblico ufficialeincaricato di pubblico servizio". Alanciare l'appello sono i sindacati delladirigenza medica e veterinaria del Ssn,riuniti ieri a Roma proprio per spingere ilGoverno a tornare sui propri passi ebocciare la norma anti-clandestini, contenutanel Ddl sicurezza. All'incontro hannopreso parte tutte le maggiori sigle sindacalidella dirigenza medica: AnaaoAssomed, Cimo Asmd, Fp Cgil medici,Aaroi, Fvm, Federazione Cisl medici,Fassid, Fesmed, Federazione medici Uil-Fpl, pronte, se la legge dovesse passare,"ad andare fino alla Corte di giustiziaeuropea, passando per la Corte costituzionale"."Il medico dipendente da entipubblici o da enti convenzionati con ilSsn - spiega il segretario nazionale FpCgil medici, Massimo Cozza - rivestecontemporaneamente, secondo ilcostante orientamento della giurisprudenza,la qualifica di pubblico ufficiale odi pubblico servizio. I medici del serviziosanitario nazionale, in quanto pubbliciufficiali, saranno quindi obbligati adenunciare per iscritto quando avrannonotizia della clandestinità, diventato reatoperseguibile di ufficio. Chi omette oritarda di denunciare sarà punito con lamulta da 30 a 516 euro. E non va dimenticatoche l'obbligatorietà della denuncianon è solo a carico dei medici, ma anchedegli infermieri e di tutto il personale dellasanità pubblica quando è nell'eserciziodelle sue funzioni".Dello stesso avviso anche il presidentedell'Anaao Assomed, Carlo Lusenti, cheaggiunge: "se il provvedimento diventasselegge si creerebbe una situazionesenza via d'uscita. Il medico che decidessedi non applicare la norma,commetterebbe un reato perseguibiled'ufficio". Un vicolo cieco, dal momentoche non sarebbe nemmeno ipotizzabileun ricorso all'obiezione di coscienza. "Inlinea generale - spiega Lusenti - non èpossibile per i medici sollevare obiezionedi coscienza, in quanto si può ricorrerea questa prerogativa solo nei casi in cuiè espressamente prevista dalla legge,come ad esempio nel caso dell'interruzionevolontaria di gravidanza". Per isindacati, la norma in questione presentainoltre "un evidente profilo di incostituzionalità",per contrasto con l'articolo 32della Costituzione, in base al quale la"Repubblica tutela la salute come fondamentalediritto dell'individuo e interessedella collettività". Le sigle sindacalipassano quindi in rassegna i rischi chepotrebbero sorgere nel caso l'emen -damento dovesse avere il via liberaanche della Camera. "E' facile prevedere- spiegano - che a fronte del rischioconcreto di essere denunciati alle autoritàgiudiziarie, si determinerebbe lamarginalizzazione di gran parte dei cittadiniextracomunitari i quali sarebberocostretti, in caso di necessità, a ricorrerea un 'sistema sanitario parallelo' privo diregole e controlli, generando situazionidi pericolo per la salute collettiva, bastipensare al mancato monitoraggio dellemalattie infettive. Senza contare l'ulterioreaggravio che le rigorose modalità diadempimento dell'obbligo di denunciacomporterebbero per il carico di lavorodel medico".Critico nei confronti dell'emendamentoanche il presidente della Cimo Asmd,Stefano Biasioli, che ribadisce unconcetto chiaramente espresso anchesulla locandina della manifestazione: 'nonsiamo spie', vogliamo fare i medici senzaguardare al colore della pelle o alla residenzadi una persona". Il numero unodella Cimo si dice però ottimista circauna felice soluzione della questione,escludendo, al momento, la possibilitàdi proclamare uno sciopero dei camicibianchi. "Credo nella lungimiranza e nelbuonsenso dei parlamentari, ma se laproposta avanzata dalla Lega diventeràlegge - conclude Biasioli - siamo prontiad andare fino alla Corte di giustiziaeuropea passando per la Corte costituzionale,pronti ad attivare tutte le linee diricorso per contrastarne l'applicazione".ART. 14 DEL CODICE DI DEONTOLOGIA <strong>MEDICA</strong>Sicurezza del pazientee prevenzione del rischio clinicoIl medico opera al fine di garantire le più idonee condizioni di sicurezza del paziente e contribuireall'adegua mento dell'organizzazione sanitaria, alla prevenzione e gestione del rischioclinico anche attraverso la rilevazione, segnalazione e valutazione degli errori al fine delmiglioramento della qualità delle cure. Il medico a tal fine deve utilizzare tutti gli strumentidisponibili per comprendere le cause di un evento avverso e mettere in atto i comportamentine cessari per evitarne la ripetizione; tali strumenti costituiscono esclusiva riflessione tecnicoprofessionale,ri servata, volta alla identificazione dei rischi, alla correzione delle proceduree alla modifica dei comportamenti.<strong>VERONA</strong> <strong>MEDICA</strong>33