AGGIORNAMENTOL’iperaldosteronismoprimarioPAOLO PANCERADirettore U.O.C. di Medicina Interna,Ambulatorio per la Diagnosi e la Terapiadell’Ipertensione Arteriosa, OspedaleMater Salutis di Legnago (VR)Destino curioso quello dell’iperaldosteronismoprimario (IAP). Una malattiache solo pochi lustri fa veniva indicatacome un’entità nosologica “molto rara”caratterizzata da ipertensione arteriosaed alcalosi ipopotassiemica. La suaprevalenza in seguito è stata riconsiderata,e le sono stati attribuiti livelli diprevalenza maggiori allorché si mutò laprospettiva andando a valorizzare inprimis l’eventuale rilievo di bassi valoridella potassiemia, inferiori anche dipoco rispetto ai limiti di norma. Questoelemento venne assunto talora sbrigativamentea “condicio sine qua non”soprattutto nelle linee guida operativeper il Medico in prima linea che sospettasseun’iperincrezione primitiva dialdosterone in un Paziente iperteso.Maturate ulteriori esperienze, e di fronteai dati di molti centri specialistici che sisono occupati a fondo dell’argomento,si è ora giunti alla consapevolezza chespesso si può essere di fronte ad uniperaldosteronismo quando ancora ilivelli di potassiemia non sono tali daapparire “chiaramente ridotti” ma sicollocano ancora nell’ambito dell’intervallodi normalità, seppure nel rangeinferiore (Tab. I).Che cosa intendiamo comunquequando facciamo riferimento ad iperaldosteronismoprimario? Intendiamo unamalattia legata alla produzione aumentataed autonoma di aldosterone, il principaleormone mineraloattivo, svincolatadai normali e fisiologici meccanismidi contro regolazione. Essa è dovutaper lo più a tre distinte entità nosologiche:un adenoma surrenalico, in alternativauna condizione di tipo iperplasticomono- o bilaterale, in terza posizionee molto meno frequente unacondizione legata ad una anomalaricombinazione genica che conducealla fusione (chimerica) di parte delgene codificante per la 11-β-idrossilasie di parte di quello codificante perl’aldosterone-sintetasi, una situazioneche fa sì che il controllo della sintesi dialdosterone sia sensibile in manieraincongrua al feedback da parte diACTH invece che di angiotensina II.Nel processo diagnostico di unPaziente iperteso, pertanto, deveessere preso in considerazione anchel’IAP. Non di fronte ad ogni iperteso chegiunge alla nostra osservazione ma diquel Paziente che presenti alcuni caratteriben definiti e chiaramente individuabili.Vediamo ora di dare alcuni18 <strong>VERONA</strong> <strong>MEDICA</strong>
AGGIORNAMENTOelementi per affrontare questo problemanella pratica ambulatoriale quotidiana.In primo luogo cerchiamo di definirequali sono i Pazienti verso i quali saràopportuno focalizzare la nostra attenzione.Sostanzialmente quelli che sipresentino con valori pressori di grado2 o grado 3 secondo la classificazionedell’ESH-ESC 2007 (ovvero pressione150-179/100-109 mmHg e, rispettivamente,≥180/≥110mmHg). In alternativapersone che presentino forme di ipertensioneresistente (non controllata dauna associazione farmacologica triplicedi cui almeno uno dei costituenti sia undiuretico). Ancora, gruppi particolari disoggetti tra i quali la prevalenza diiperaldosteronismo primario è elevatasono: quello degli ipertesi che tendonoa sviluppare con facilità ipopotassiemiauna volta posti in trattamento con untiazidico, o, ancora, il gruppo di queisoggetti che esordiscono come ipertesiin giovane età ed appartengono a famiglienelle quali l’ipertensione arteriosaè pure ad esordio precoce e nelle qualisi annoverano spesso eventi cerebrocardiovascolariintorno ai 40 anni.Infine, la sempre maggiore diffusione diindagini morfologiche svolte a livelloaddominale per le più svariate ragioni,abitualmente non connesse conproblemi surrenali, ha fatto sì che siidentifichino non raramente formazioniespansive in sede surrenalica: i cosiddetti“incidentalomi”. Anche in questocaso, oltre alle varie indagini messe inatto per l’occasione, se il soggetto èiperteso è bene prendere in considerazionetra le altre una possibile formadi iperaldosteronismo primitivo.Nella tabella sopra sono riportati valoriindicativi della prevalenza di IAP nellesituazioni prima citate.L’importanza di raggiungere unadiagnosi in questi soggetti è stata postanegli ultimi anni sotto un nuovo e piùrilevante angolo di prospettiva in quantosi è potuto documentare che il dannoderivante dalla protratta esposizione adelevati livelli di aldosterone non èsemplicemente da vedere nel contestodell’azione ipertensivante dell’ormone,ma anche per le dimostrate azionidirette di danno cardiovascolare connessoalla sua azione su funzione endoteliale,equilibrio fra meccanismi protromboticie fibrinolitici, fibrosi interstiziale,ecc.Indirettamente questo dato ci vieneconfermato dal rilievo che, a parità divalori pressori, i soggetti con IAPpresentano livelli di morbilità e mortalitàper eventi cardiovascolari nettamentesuperiori rispetto a soggetti conipertensione arteriosa essenzialeconfrontabili per età e sesso.LA DIAGNOSI DI IPERINCREZIONEDI ALDOSTERONEDovendo pertanto avviare l’iter diagnosticoper il sospetto di IAP, il primopasso da compiere consiste come èintuibile nell’eseguire, se mi si passa ilparagone, “un’istantanea” dell’interazionefra attività reninica plasmatica(PRA – Plasma Renin Activity) econcentrazione plasmatica di aldosterone(PAC – Plasma AldosteroneConcentration). Possiamo farlo effettuandoil rapporto tra i due valori(badando però ad avere a disposizionela prima in ng/ml∙h, ed il secondo inng/dl). Questo viene definito dall’acronimoARR (Aldosterone Renin Ratio) erappresenta il primo passo nella flowchart per la diagnostica dell’IAP. VariAutori hanno preso in considerazionein base alle casistiche da loro esaminatedifferenti livelli discriminanti. Lerecenti linee guida della EndocrineSociety (J Clin Endocrinol Metab2008;93:3266) hanno suggerito, dopoun’ampia verifica ed analisi anchemetodologica dei lavori presenti in letteratura,di considerare come livellodiscriminante un ARR di 30.Se dal punto di vista del calcolo matematicoottenere il valore di ARR èsemplice (data per scontata la correttezzametodologica del prelievo), rilevanteè l’attenzione che deve esserposta affinché le condizioni cliniche delpaziente soddisfino alcuni precisirequisiti:1. in primo luogo prevedere, nei giorniprecedenti l’esame, un regolareapporto di sodio, evitando pertantoin tale fase una dieta iposodica.<strong>VERONA</strong> <strong>MEDICA</strong>19