VERONA MEDICA

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24.08.2015 Views

STORIA DELLA MEDICINALa mortedi Silladi SERGIO VESENTINILa presente indagine sulla morte diSilla nasce dal nostro interesse per ledescrizioni raccapriccianti delle mor tidei “cattivi” nell’antichità 1 : mezzo retorico di teatralizzazione o exemplummo rale di contrappasso?Da questo punto di vista il caso diSilla presenta delle peculiarità chemeritano at tenzione e che pongonoalcune in te ressanti questioni filologicheed in par te anche mediche.Su Silla, sul suo operato e sul significatodelle sue riforme esiste, co meè noto, una vastissima bi blio grafia2 , mentre sulla sua morte le notizieche possediamo ci derivanoprincipalmente, anche se non solo,da Plutarco che sui dettagli dellamorte di Silla si dilunga in manieraatipica rispetto ai resoconti dellemor ti degli altri personaggi delle VitePa rallele.Preliminare indispensabile alla interpretazione di quanto segue è l’attenzioneche Plutarco dedica all’ethos,cioè ai co stumi, dei per sonaggi cheinsieme alla narrazione delle azionicostituisce l’os satura dello schemabiografico plu tarcheo.La vita di Silla viene in più occasionide scritta come dissoluta (II, 3-5): frequentazioni di mimi, buffoni, ecc.Persino poco prima della morte,nono stante il recente matrimonio (ilquinto), Silla si abbandona ai solitifestini con a perta violazione delleleggi suntuarie da lui stesso imposte(Plu. Sull. XXXVI, 1).Plutarco non sembra nutrire dubbisulla relazione tra questi vizi e la gottache si manifesta precocemente, comesi leg ge in XXVI, 4:Mentre Silla soggiornava nei dintornidi Atene venne colpito da un doloreai piedi con sensazione di peso.Come dice Strabone si trattava diun’incipiente gotta.Per quanto riguardo poi la sua mortei testi rilevanti sono i seguenti:Plu. Sull. XXXVI – XXXVII, passim1)…e questo fece progredire anchela malattia che era iniziata con ma nifestazionidi scarso peso e per moltotem po Silla ignorò la presenza di un’ulcerazione (ascesso?) viscerale chesi era andata formando. In ragionedi tale malattia egli vide trasformarsitutta la sua carne putrefatta inpidocchi, tanto che, sebbene moltisi adoperassero sia di giorno chedi notte per toglierli, la quan tità dipidocchi asportata e ra solo unapar te insignificante di quelli che siri formavano: erano tanto numerosiche quel profuso marciume riempivatutti i vestiti, l’acqua per lavarsi e laconseguente acqua spor ca ed il cibo.Per questo molte volte al giornosi immergeva in acqua per lavarsi ilcorpo e per liberarsi dai pi doc chi, maera del tutto inutile.Dopo un decorso di durata imprecisata,Silla fa strangolare in suapresenza un creditore insolvente e…2)…ma, a causa delle grida e dellosfor zo, l’ascesso si aperse con fuoriu scita di molto sangue. Di con seguenza,debilitate le forze, dopo averpassato una notte agitata, morì.Va tuttavia rilevato che Appiano, invece,dedica poche righe alla mortedi Silla e afferma (BC I, 104-105) cheegli, col to improvvisamente da unafebbre ves pertina, morì nel corsodella stessa notte.Sebbene oggi, come si vedrà, paialecito dubitare del ruolo avuto nelde cesso dalla infestazione di pi docchi,anche per altri versi la scarsitàdei dettagli clinici, la genericità dell’indicazione“ascesso od ulcera viscerale”e l’impossibilità di iden tificarela fonte dell’emorragia terminale, nonconsentono ipotesi clinicamente attendibili.Indubbiamente ad attirare l’attenzionenostra e di Plutarco sono i pidocchi,a proposito dei quali è opportunauna digressione con una breve storiadei pi docchi nell’antichità.L’argomento è vastissimo e l’aneddoticain proposito è particolarmentericca: non è tuttavia questa la sedeadatta ad un approfondimento.Premesso che l’evoluzione dei pidocchi viene ritenuta parallela all’evoluzionedel l’homo sapiens e chele lendini (sc. le uova dei pi docchi)sono state rinvenute anche nellemummie egiziane, va subito dettoche nessun trattato modernodi parassitologia descrive u na infestazioneda pidocchi in grado diprovocare la morte di un uomo néla possibilità di una decomposizionedel l’intero organismo.Le tre specie note (del cuoio capelluto,del pube, dei vestiti) infestanociascuna un’area delimitata dellacute e possono essere mortali soloin quanto vettrici di malattie infettive:il tifo petecchiale o la cosiddetta febbreda trincea, per esempio.Nell’antichità si pensava che i pidocchisi generassero spontaneamente dase crezioni corrotte e raggiungesserola superficie corporea attraversodelle pustole (Arist. HA V, 31) mentrela prima descrizione moderna escien tifica del Pediculus Pubis sideve a Francesco Redi (1668).Si pone quindi il problema della ve ranatura degli organismi chiamati nell’antichitàftheir o, latinamente, peducoli: in altri termini, si tratta deglistes si organismi che conosciamonoi? Pro babilmente sì, anche sesi deve ricordare la definizione diIsidoro (Orig. 12, 5, 14 – 15): Peducolivermes cutis a pedibus dicti. Unde etpeducosi dicuntur quibus peduculiin cute effe vescunt. Pulices verovocati sunt quod ex pulvere magisnutriantur.Tornando a noi, resta da segnalareun dubbio che nasce dalla letturadel le fonti: si tratta di decessi pero con ftiriasi? Difficile pronunciarsi,dal momento che non vengono maiforniti dati idonei a formulare ipotesisulla eventuale presenza di malattieche pos sano essere state trasmesseda pidocchi.Altre morti per ftiriasi in Plutarco.Di grande rilevanza risulta la ci tazionenel testo plutarcheo di altricasi di ftiriasi o morbus pedicularische avrebbe ca rat terizzato la mortedi Acasto, Alcma ne, Ferecide diSiro, Callistene di Olin to, Q. Mucioil giurista e di Euno, a pro posito deiquali si propone qui una re visionedelle fonti disponibili.Acasto. Sul figlio di Pelia, argonauta epartecipante alla caccia del cinghialecalidonio, viene ucciso secondo la38 VERONA MEDICA

STORIA DELLA MEDICINAtra dizione da Peleo e non ci sonotestimo nianze che confermino l’affermazione di Plutarco (v. PW 1137,s.v.Akastos).Alcmane. Scarse le notizie biografichesu Alcmane, poeta vissuto aSparta nel VII secolo. Che sia statoaffetto da ftiriasi lo dice Plinio (Nat.Hist. 11, 39) che in questo contestocita anche Silla. Comunque né ilLessico Suda, né L’Antologia Palatinae neppure Eliano accennano alla suamorte; si veda an che PW I 1564-1571.Ferecide di Siro. Noto come maestrodi Pitagora morì, secondo alcune fonti,affetto da ftiriasi (D.L. I 116 sgg;Suda s.v.ferekydes; Eliano, VH IV, 28 ePausania I, 20, 7), ma le testimonianze,raccolte in DK 7, non sono tutte concordia questo proposito. SempreDio gene Laerzio (I,122) riporta unalettera, evidentemente falsa, scritta aTalete nella quale Ferecide afferma diessere infestato dai pidocchi.Q. Mucio (Scèvola). Risulterebbeucciso secondo il racconto di Appiano(BC I, 88). nell’ 82 da L. Giunio BrutoDamasippo, per ordine di Mario il Giovane.Euno. Capo della rivolta degli schiaviin Sicilia, morì secondo Diodoro(XXXVI, 2, 23) in prigione affettoda ftiriasi. Si ritiene che la fonte diDiodoro sia Po sidonio.Più documentate, anche se contraddittoriesono le notizie su Callistene diOlinto. Nipote di Aristotele al se guitodi Alessandro Magno; le sue vi cende– senza dubbio in relazione al grandeinteresse che l’antichità nutriva peril condottiero macedone ed alla parentelacon Aristotele – assumono, aseconda delle fonti, connotati diversi:dal la resistenza dell’uomo greco allati ran nide, alla avversione suscitatanei ma cedoni ed in Alessandro daun uomo dal temperamento e daicostumi austeri.Sulla colpa che lo portò a mortele fonti parlano del rifiuto dellaproskynesis (prostrazione od inchinodi rito presso la corte persiana) e/odella sua parteci pazione alla co siddettacongiura dei paggi.Plutarco stesso si sofferma più voltesulla figura di Callistene nella Vitadi Alessandro (Alex. XXVII, XXXIII,LII, LIII, LV, passim) ove dichiarache la sua fonte è Ermippo diSmirne secondo il quale le vicendedi Callistene sarebbero state raccontatead Aristotele da uno schiavotestimone dei fatti. Plutarco a vevaevidentemente a disposizionenu merose e divergenti fonti, tantoche della fine di Callistene fornisce diverseversioni: fu impiccato; oppurefu legato ed imprigionato per morireinfine di malattia. Ancora: fu tenuto incatene per sette anni e morì di obesitàe di ftiriasi (fonte Carea di Mitilene, DK125 F 13). Nella Vita di Silla, tuttavia,si afferma solo che Callistene morìaffetto da ftiriasi, senza altri dettagli.Arriano, peraltro, dà versioni anco radiverse (Anab. IV,14,3, sgg) utilizzandoaltre fonti: Callistene è accusato daicongiurati (fonte:Tolomeo di Lago FGrHist 138 F 16;139 F 31), viene tenuto in catene emuore di malattia imprecisata (fonteAristobulo, FGrHist 139 F33); ancora:Callistene fu impiccato (fonte Tolomeodi Lago FGrHist 138 F 17).Va a questo proposito doverosamentecitato anche Diogene Laerzio (V, 4, 5)il quale fornisce la versione più truce:Callistene fu imprigionato in unagabbia e tenuto prigioniero fino adessere in festato dai pidocchi per poiessere get tato in pasto ai leoni.Ancora in relazione alla ftiriasi nonva infine dimenticata la tradizione inque sto senso ricordata da Por firio(VP. 55: DK 7A), dal lessico Suda s.v.ferekydes nonché dalle testimonianzein FGrHist. 124.COMMENTOIl problema delle fonti cui attinsePlutarco è molto complesso ed hadato luogo a numerose discussioni 3che non è il caso qui di riprendere.Resta misteriosa la tradizione cuiPlu tarco si rifaceva e soprattutto paiono oscuri i motivi che portaronoad attribuire la morte per ftiriasi aper sonaggi, per quanto se ne sa,moralmente non censurabili comeAlcmane, Ferecide o Callistene.Per quanto riguarda poi le fonti cui attinsePlutarco per descrivere la mortedi Silla mancano dati attendibili. Seinfatti sulla vita e la storia di Silla èprobabile che Plutarco si sia rifattoanche alle Memorie stilate dallostesso Silla, è evidente che questaautobiografia (per noi perduta) nonpuò aver compreso notizie sullamorte dell’autore. Diffi ci le identificarealtre fonti latine an che perché essesarebbero state scar sa mente accessibili a Plutarco che, per suastessa ammissione (Dem. II, 2), nonconosceva bene il latino.Resta da chiedersi se la morte di Sillaassociata a pediculosi rappresenti omeno un topos e se sì in relazionea quale dettaglio biografico. Ancora:lo squallore di una morte sopraggiuntain un uomo il cui corpoviene descritto come devastato daipidocchi comporta delle implicazioni“etiche” paragonabili, per esempio, aquelle presenti nella letteratura giudaico-cristiana?La risposta appare complessa e richiedeuna indagine sulle convinzionidi Plutarco a proposito dei castighidivini.Il testo fondamentale cui rifarsi è certamenteil dialogo De sera numinisvindicta nel quale si affermano l’immortalità dell’anima e gli inevitabiligiu dizio e punizione cui l’animastessa andrà incontro dopo la morte.Tuttavia, per quanto riguarda la vitaterrena, si sostiene che il castigodivino è sì ine vitabile ma che èimpossibile per l’uo mo giudicare sial’operato prov vi denziale del dio chei tempi ed i modi della punizioneinflitta ai malvagi.Per quanto riguarda gli altri protagonistidelle Vite, registriamo solo trecasi di morte naturale per vecchiaia:Numa, Agesilao e, apparentemente,Emilio Paolo.Più del 40% sono i morti uccisi invarie circostanze, mentre il 15% circasono sia i suicidi che le morti cui nonsi precisano le cause. Le morti permalattia sono in due casi attribuitealla peste (Camillo e Pericle); neglialtri casi (Lucullo, Quinto Fabio Massimo,Timoleonte, Demetrio, Marioed Alessandro) le malattie nonso no descritte se non vagamente.Se a queste si aggiungono le mortisulle quali Plutarco non si pronuncia(Teseo, Romolo, Licurgo, Solone,Publicola, Aristide, Marco Catone),si può affer mare che l’indugio sullamorte di Silla assume un rilievoparticolare.Certamente Plutarco è molto attentoai vizi ed ai misfatti di Silla, comepare evidente anche dalla evidenzadata alla malattia gottosa, malattiaVERONA MEDICA39

STORIA DELLA MEDICINALa mortedi Silladi SERGIO VESENTINILa presente indagine sulla morte diSilla nasce dal nostro interesse per ledescrizioni raccapriccianti delle mor tidei “cattivi” nell’antichità 1 : mezzo retorico di teatralizzazione o exemplummo rale di contrappasso?Da questo punto di vista il caso diSilla presenta delle peculiarità chemeritano at tenzione e che pongonoalcune in te ressanti questioni filologicheed in par te anche mediche.Su Silla, sul suo operato e sul significatodelle sue riforme esiste, co meè noto, una vastissima bi blio grafia2 , mentre sulla sua morte le notizieche possediamo ci derivanoprincipalmente, anche se non solo,da Plutarco che sui dettagli dellamorte di Silla si dilunga in manieraatipica rispetto ai resoconti dellemor ti degli altri personaggi delle VitePa rallele.Preliminare indispensabile alla interpretazione di quanto segue è l’attenzioneche Plutarco dedica all’ethos,cioè ai co stumi, dei per sonaggi cheinsieme alla narrazione delle azionicostituisce l’os satura dello schemabiografico plu tarcheo.La vita di Silla viene in più occasionide scritta come dissoluta (II, 3-5): frequentazioni di mimi, buffoni, ecc.Persino poco prima della morte,nono stante il recente matrimonio (ilquinto), Silla si abbandona ai solitifestini con a perta violazione delleleggi suntuarie da lui stesso imposte(Plu. Sull. XXXVI, 1).Plutarco non sembra nutrire dubbisulla relazione tra questi vizi e la gottache si manifesta precocemente, comesi leg ge in XXVI, 4:Mentre Silla soggiornava nei dintornidi Atene venne colpito da un doloreai piedi con sensazione di peso.Come dice Strabone si trattava diun’incipiente gotta.Per quanto riguardo poi la sua mortei testi rilevanti sono i seguenti:Plu. Sull. XXXVI – XXXVII, passim1)…e questo fece progredire anchela malattia che era iniziata con ma nifestazionidi scarso peso e per moltotem po Silla ignorò la presenza di un’ulcerazione (ascesso?) viscerale chesi era andata formando. In ragionedi tale malattia egli vide trasformarsitutta la sua carne putrefatta inpidocchi, tanto che, sebbene moltisi adoperassero sia di giorno chedi notte per toglierli, la quan tità dipidocchi asportata e ra solo unapar te insignificante di quelli che siri formavano: erano tanto numerosiche quel profuso marciume riempivatutti i vestiti, l’acqua per lavarsi e laconseguente acqua spor ca ed il cibo.Per questo molte volte al giornosi immergeva in acqua per lavarsi ilcorpo e per liberarsi dai pi doc chi, maera del tutto inutile.Dopo un decorso di durata imprecisata,Silla fa strangolare in suapresenza un creditore insolvente e…2)…ma, a causa delle grida e dellosfor zo, l’ascesso si aperse con fuoriu scita di molto sangue. Di con seguenza,debilitate le forze, dopo averpassato una notte agitata, morì.Va tuttavia rilevato che Appiano, invece,dedica poche righe alla mortedi Silla e afferma (BC I, 104-105) cheegli, col to improvvisamente da unafebbre ves pertina, morì nel corsodella stessa notte.Sebbene oggi, come si vedrà, paialecito dubitare del ruolo avuto nelde cesso dalla infestazione di pi docchi,anche per altri versi la scarsitàdei dettagli clinici, la genericità dell’indicazione“ascesso od ulcera viscerale”e l’impossibilità di iden tificarela fonte dell’emorragia terminale, nonconsentono ipotesi clinicamente attendibili.Indubbiamente ad attirare l’attenzionenostra e di Plutarco sono i pidocchi,a proposito dei quali è opportunauna digressione con una breve storiadei pi docchi nell’antichità.L’argomento è vastissimo e l’aneddoticain proposito è particolarmentericca: non è tuttavia questa la sedeadatta ad un approfondimento.Premesso che l’evoluzione dei pidocchi viene ritenuta parallela all’evoluzionedel l’homo sapiens e chele lendini (sc. le uova dei pi docchi)sono state rinvenute anche nellemummie egiziane, va subito dettoche nessun trattato modernodi parassitologia descrive u na infestazioneda pidocchi in grado diprovocare la morte di un uomo néla possibilità di una decomposizionedel l’intero organismo.Le tre specie note (del cuoio capelluto,del pube, dei vestiti) infestanociascuna un’area delimitata dellacute e possono essere mortali soloin quanto vettrici di malattie infettive:il tifo petecchiale o la cosiddetta febbreda trincea, per esempio.Nell’antichità si pensava che i pidocchisi generassero spontaneamente dase crezioni corrotte e raggiungesserola superficie corporea attraversodelle pustole (Arist. HA V, 31) mentrela prima descrizione moderna escien tifica del Pediculus Pubis sideve a Francesco Redi (1668).Si pone quindi il problema della ve ranatura degli organismi chiamati nell’antichitàftheir o, latinamente, peducoli: in altri termini, si tratta deglistes si organismi che conosciamonoi? Pro babilmente sì, anche sesi deve ricordare la definizione diIsidoro (Orig. 12, 5, 14 – 15): Peducolivermes cutis a pedibus dicti. Unde etpeducosi dicuntur quibus peduculiin cute effe vescunt. Pulices verovocati sunt quod ex pulvere magisnutriantur.Tornando a noi, resta da segnalareun dubbio che nasce dalla letturadel le fonti: si tratta di decessi pero con ftiriasi? Difficile pronunciarsi,dal momento che non vengono maiforniti dati idonei a formulare ipotesisulla eventuale presenza di malattieche pos sano essere state trasmesseda pidocchi.Altre morti per ftiriasi in Plutarco.Di grande rilevanza risulta la ci tazionenel testo plutarcheo di altricasi di ftiriasi o morbus pedicularische avrebbe ca rat terizzato la mortedi Acasto, Alcma ne, Ferecide diSiro, Callistene di Olin to, Q. Mucioil giurista e di Euno, a pro posito deiquali si propone qui una re visionedelle fonti disponibili.Acasto. Sul figlio di Pelia, argonauta epartecipante alla caccia del cinghialecalidonio, viene ucciso secondo la38 <strong>VERONA</strong> <strong>MEDICA</strong>

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