20.08.2015 Views

Egadi,dove il tempo si è fermato

Sicilia Occidentale - Alisei

Sicilia Occidentale - Alisei

SHOW MORE
SHOW LESS
  • No tags were found...

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Sic<strong>il</strong>ia Occidentale<strong>Egadi</strong>,<strong>dove</strong> <strong>il</strong> <strong>tempo</strong><strong>si</strong> <strong>è</strong> <strong>fermato</strong>Terre di pescatori e diventi improvvi<strong>si</strong> che sannomodellare le rocce.Ma non <strong>il</strong> carattere di queste isoledownload effettuato da www.solovela.net


LevanzoCala TramontanaGrottadel GenoveseFaraglioniCala FreddaCala DoganaSopra, una vedutadei Faraglioni sullacosta occidentaledi Levanzo. Sotto,una veduta di CalaDogana presa dallastrada principale.In alto a <strong>si</strong>nistra,un ancoraggio conlo sfondo diFavignana e adestra, casa FlorioQuando l’ho vista dietro al bancone del bar mi sono chiestose fosse lei. Quegli occhi piccini, ma bene aperti dietrola fitta trama delle rughe di tutta una vita, avevanoqualcosa di fam<strong>il</strong>iare. Erano passati qua<strong>si</strong> 30 anni dalla prima eunica volta in cui ero stato a Levanzo. Avevo 19 anni, in quell’estatedel 1978 e lei, di quel luglio stordente e libero, era statauno dei personaggi, magari secondario, ma caratterizzante:la barista brontolona, contenta di vendere ma esasperata dalca<strong>si</strong>no di quel branco di studenti con pochi soldi e tanta vogliaTre vedute di Cala Dogana, <strong>il</strong> porticciolo di Levanzo.A <strong>si</strong>nistra, <strong>il</strong> moletto cui possono trovare spazioun paio di barche, ma da <strong>dove</strong> possono salirea bordo ospiti sgraditidi tirare tardi. “Si che sono io. Oggi mi aiutano mia figlia e miogenero, ma io sono sempre stata qua”. Sempre. Una parola cheveste Levanzo come un abito su misura. Il porticciolo, i due bar,la strada che costeggia Cala Dogana in mezzo alle case bianche,<strong>il</strong> corto molo sulla <strong>si</strong>nistra e quello dei traghetti a dritta: tuttouguale, tutto come sempre. Immutab<strong>il</strong>e nei decenni. Levanzo,la più vicina delle tre sorelle strappate, migliaia d’anni fa, all’abbracciodi madre Sic<strong>il</strong>ia, era rimasta immob<strong>il</strong>e.Partiamo da Palermo un pomeriggio di fine giugno, ma la previ<strong>si</strong>onedi arrivare a Levanzo prima di sera <strong>si</strong> rivelerà completamenteerrata. Il nostro first 47.7 <strong>si</strong> lancia in lunghi ed entu<strong>si</strong>a-smanti bordi contro un ponente fresco che ci coglie appena passatoCapo Gallo. Alle 22, decidiamo di fermarci. Al traverso, acirca 3 miglia, abbiamo San Vito lo Capo; vediamo <strong>il</strong> paese mai fanali d’ingresso, come accade in tanti porti, sono nascostidall’inquinamento ottico. Sulla dritta vediamo <strong>il</strong> settore rossodel faro che indica la po<strong>si</strong>zione delle secche a5metri davantial capo (pericolose per i frangenti che <strong>si</strong> generano con cattivo<strong>tempo</strong>) e finalmente <strong>il</strong> verde lampeggiante. Proseguiamo a lentomoto fino a vedere <strong>il</strong> rosso e ad accostare per entrare concautela: l’ingresso <strong>è</strong> soggetto a insabbiamenti frequenti. Si passa:potremmo dare fondo al centro, ma <strong>si</strong> opta per un più tranqu<strong>il</strong>loormeggio in banchina.LEVANZO, IMMUTABILEIl giorno dopo <strong>il</strong> maestrale non ci abbandona. Il canale tra leisole e Trapani ci accoglie turbolento e i bordi sono corti convirate frequenti tenendo d’occhio prima gli scogli degli A<strong>si</strong>nelli,poi le secche di Bonagia e subito dopo, a sud-est, gli scogliPorcelli. Avvicinandoci a Levanzo giunge in vista anche Marettimoche ci conferma come <strong>il</strong> nord-ovest non ci lascerà tantopresto: la cima e i fianchi dei Monte Falcone, la sua vetta piùalta, qua<strong>si</strong> 700 metri, sono avvolti da una specie di velo lattiginoso,premonitore, secondo i pescatori della zona, di ventiforti da ovest. Arrivati davanti a Cala Dogana, anche se <strong>è</strong> finegiugno, troviamo solo un peschereccio ormeggiato alla piccolabanchina. Il vento <strong>è</strong> girato a nord senza diminuire. Potremmodare fondo in rada ma alla piccola banchina c’<strong>è</strong> solo un peschereccio.Chiediamo ai pescatori se pos<strong>si</strong>amo accostare e alla rispostaaffermativa diamo fondo e arretriamo fino ad accostareall’inglese. Un piacere, quello di stare in banchina anche se prividi acqua ed elettricità, che pagheremo con la presenza di unclandestino a bordo.Appena sce<strong>si</strong> a terra, la passeggiata in paese dà sostanza alleemozioni provate avvicinando<strong>si</strong>: tutto <strong>è</strong> rimasto immutato neglianni. La sera, seduti al bar che <strong>si</strong> affaccia sul modo dei traghetti,in una dimen<strong>si</strong>one da inizio stagione, <strong>si</strong> potrebbe esserein uno qual<strong>si</strong>a<strong>si</strong> degli ultimi trent’anni. Nemmeno le linee dinavigazione hanno cambiato le loro navi.La mattina dopo ci <strong>si</strong> ferma per far smaltire <strong>il</strong> vento da nord.Puntiamo a un’escur<strong>si</strong>one all’interno, verso la grotta del Genovese.Rispolvero i ricordi di 30 anni prima, e con qualche


Sopra, la grotta delCammello con laspiaggetta sul fondoe a destra, unaveduta dall’internosulla costaoccidentale diMarettimo. Sotto, leacque cristalline diCala Bianca e, adestra in basso, <strong>il</strong>faro di PuntaLibeccioCala MaestroPunta TroiaCala BiancaCala ManionePortoPunta LibeccioMarettimoCala MartinoSopra, un ancoraggio sotto Punta Troiaa Marettimo con <strong>il</strong> castello sullasommità. A destra, <strong>il</strong> porto vecchio diMarettimocia subito la presenza del famoso clandestino: mele, pesche,melanzane, contenute nella rete sospesa al tientibene in quadratosono state tutte vi<strong>si</strong>tate da un furbo roditore che nonaspettava altro che <strong>il</strong> nostro accosto in banchina. Passare al setacciola barca <strong>si</strong> rivela inut<strong>il</strong>e. Si salpa con la speranza chespeedy gonzales se ne <strong>si</strong>a andato da solo. Lo troveremo, inveindicazione,riusciamo a imboccare lastrada che poi <strong>si</strong> ridurrà a un imperviosentiero che ci porta verso la parte occidentaledell’isola.Raggiunto <strong>il</strong> versante nord, ecco le grotte.Sono in tutto nove, ma la più interessante<strong>è</strong> quella detta del Genovese. Dopo un cunicolo, <strong>si</strong> arrivanella “stanza” in cui sono incise scene di caccia e di pescache risalgono al periodo neolitico. Illuminate dalle torce sembranoanimar<strong>si</strong>, trasformando l’antro scuro in un palco in cui vain scena un pezzo della storia dell’uomo.La mattina dopo <strong>si</strong> salpa per Marettimo, ma <strong>il</strong> risveglio denun-ce, nel lazy bag al momento di issare randa. Finirà in mare conl’auspicio di tutti, inteneriti da troppi cartoni animati, che <strong>si</strong>ariuscito a tornare a terra.MARETTIMO, LA SOLITARIAPrima di fare rotta su Marettimo costeggiamo la costa occidentaleper vedere dal mare la zona delle grotte, passare affiancoai faraglioni e scorgere la punta dei Sorci (non a caso...) dietrola quale <strong>si</strong> apre uno dei raris<strong>si</strong>mi ridos<strong>si</strong> dallo scirocco di tuttol’arcipelago, Cala Tramontana, che come suggerisce <strong>il</strong> nome <strong>è</strong>invece apertis<strong>si</strong>ma ai venti da nord.In una giornata piatta, che ci costringe a smotorare, puntiamodirettamente verso Cala Manione a circa 13 miglia da Levanzo,nella parte nord di Marettimo. È l’isola più lontana dell’arcipelago,e forse anche la più bella, così esposta ai colpi di ventoe totalmente priva di ridos<strong>si</strong> dai venti di levante. Diamo fondosu macchie di sabbia lasciate libere dalle po<strong>si</strong>donie proprio sottoPunta Troia, <strong>dove</strong> <strong>si</strong> erge un antico castello. E mentre aspettiamoche un po’ di fresco ci permetta un’escur<strong>si</strong>one fino allemura della fortificazione, con <strong>il</strong> tender andiamo alla scoperta dipiccole grotte, anfratti che formano piscine, fondali che invitanoa lunghi bagni. La sera resteremo in rada, a goderci <strong>il</strong> totales<strong>il</strong>enzio di una notte in cui anche <strong>il</strong> mare sembra voler abbassarela voce.Il secondo giorno a Marettimo <strong>è</strong> destinato al suo periplo. Essendoriserva integrale, chiamiamo <strong>il</strong> porticciolo per avere unposto al pont<strong>il</strong>e galleggiante e quindi affidarci alla guida diun vecchio marittimo in pen<strong>si</strong>one che accompagna i vi<strong>si</strong>tatorinelle aree protette. E ci avverte: “Qui <strong>il</strong> vento arriva di colpo,annunciato dalla nebbia. Ma bisogna stare attenti perch<strong>è</strong>non ci sono tanti posti <strong>dove</strong> riparare. Forse <strong>è</strong> per questo, eanche perch<strong>è</strong> <strong>si</strong>amo tanto lontani, ma da noi non c’<strong>è</strong> maitroppa gente”.Con la piccola lancia dirigiamo a nord, pas<strong>si</strong>amo sotto al


TonnaraPortoCala GrandeCala RotondaCala RossaChiara Cossucastello, davanti a Cala Maestro che difende dai venti da sud maha <strong>il</strong> fondo roccioso, e arrivati a Punta Mugnone iniziamo ascendere lungo la costa ovest: pareti a strapiombo rosa stordisconoper una bellezza alpina. Tante sono le soste, indimenticab<strong>il</strong>iquella alla grotta del Cammello, con una spiaggetta sulfondo e quella del Presepe, <strong>dove</strong> incredib<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> vento, l’acquae <strong>il</strong> <strong>tempo</strong> hanno modellato la roccia fino a trasformarla inpiccole statuine. Il giono dopo <strong>si</strong> riparte ma dobbiamo attenderequa<strong>si</strong> mezzogiono per una fittis<strong>si</strong>ma nebbia che ferma anchegli aliscafi. Ma non abbiamo fretta: abbiamo solo 9 migliada fare prima di un ancoraggio sulla costa sud di Favignana.In alto, la piazza del municipio di Favignana equi sopra, <strong>il</strong> centro del paese.A <strong>si</strong>nistra, l’isolotto di Preveto sulla costa sudFAVIGNANA, LA PIÙ POPOLOSALa nostra prima sosta <strong>è</strong> dietro l’isolotto di Preveto. Non <strong>è</strong> la partepiù frequentata, forse perch<strong>è</strong> più spoglia, ma per questo anchemolto affascinante. Diamo fondo ai tre metri d’acqua dietroalle rocce dell’isolotto. Una sosta per dedicar<strong>si</strong> al dolce far nienteprima della serata mondana in paese. Tutta questa parte dicosta, <strong>si</strong>a prima che oltre Punta Longa, offre un riparo dai ventidel primo e quarto quadrante, con diverse pos<strong>si</strong>b<strong>il</strong>ità di ancoraggio.Lasciato l’ancoraggio nel primo pomeriggio, oltrepassataPunta Rossa, ci avviciniamo a motore con cautela verso <strong>il</strong>porto allargando la rotta verso est per la presenza della famosaFavignanaPrevetoPunta LongaPunta FanfaloA destra, i resti di una vecchia tonnara a Favignana e sottole acque caraibiche di Cala Rossa. In basso, una vedutaaerea del porto di Favignana con l’ormeggio a “spigolo”Chiara Cossutonnara. L’area <strong>è</strong> segnatala da boe gialle ed <strong>è</strong> vietato passare inmezzo. Le reti sono a pelo d’acqua e oltre a distruggerle <strong>si</strong> impiglierebberosubito nell’elica. Continuiamo a navigare lungo <strong>il</strong>bordo della tonnara fino alla fine dei campi gialli che <strong>si</strong> estendonoper nord per oltre mezzo miglio dall’imboccatura del portoper poi accostare a sud e portarci all’ingresso.A Favignana <strong>è</strong> stato realizzato un piccolo marina oltre la banchinaesterna, ma per noi non c’<strong>è</strong> fondale a sufficienza e dobbiamodare fondo all’ancora e arretrare con la poppa sul moloprincipale. È previsto di nuovo vento da nord e l’ancoraggionon mi soddisfa. Non al punto da lasciare la barca e andare inpaese. Ma qui, la “sen<strong>si</strong>b<strong>il</strong>ità” dell’ormeggiatore interviene afornire la soluzione ai miei timori: “Se spende qualcosa in piùho un ormeggio migliore”. Cedo e accetto. Salpo l’ancora e, seguendole indicazioni del mio uomo che mi segue su un piccologozzo, do nuovamente fondo a circa 30 metri in direzionenord ovest e arretro all’interno del porto davanti alla banchinadel distributore. Ho la poppa sullo spigolo della banchinapiù interna, l’ancora verso fuori e unammiragliato che l’ormeggiatore mi dàin locazione e che lui stesso affondaqua<strong>si</strong> sotto la pompa di benzina. “Cosìpuò soffiare quanto vuole”, mi dice soddisfatto.Il centro abitato di Favignana,dopo Levanzo e Marettimo, sembra unametropoli. Ci godiamo le piazzette e ibar, <strong>il</strong> vociare della gente, le strade e lecase costruite con <strong>il</strong> tufo della cui lavorazioneancora tutta la costa porta i segnicostituiti dagli scivoli per caricarele navi e delle fabbriche <strong>dove</strong> veniva levigato.Notte di promesse, l’ultima passataalle <strong>Egadi</strong>. Quella di tornare senzafar passare trent’anni, e quella di tornareper starci più a lungo. La mattina dopoavremo solo <strong>il</strong> <strong>tempo</strong> di una puntataa Cala Rossa, che oltre a essere un ottimoriparo dal libeccio <strong>è</strong> anche uno deipunti più belli dell’isola, per poi farerotta su Trapani. Solo 10 miglia in cuisentiamo forte la presenza di una correnteda nord. Segno che <strong>il</strong> vento, dicono i pescatori di Favignana,sta arrivando davvero.Chiara Cossu

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!