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n. 4 - ottobre/dicembre 2009 - Suore Francescane Elisabettine

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ALLA TUA LUCE VEDIAMO LA LUCEsuor Oreste Bonatonata a Montegaldella (VI)l’11 <strong>ottobre</strong> 1921morta a Padovail 22 <strong>ottobre</strong> <strong>2009</strong>Silenzio, sorriso, servizioe preghiera hanno caratterizzatola vita di suor Oreste:sarebbe detto tutto! Maproprio questa semplicità,questa essenzialità di vitava raccontata come buonasegnaletica di una «vitanascosta con Cristo in Dio»(Col 3,3b) che è pur semprela vocazione cristiana.Luigia Bonato, suor Oreste,nacque a Montegaldella(VI) nell’<strong>ottobre</strong> del 1921e sul finire della secondaguerra mondiale partì perPadova: nel postulato e nelnoviziato imparò a vivere ilVangelo nella forma volutadalla beata Elisabetta Vendraminie con la prima professionereligiosa, il 3 maggio1946, fece sua la vitae la missione della famigliaelisabettina. Esattamentedieci anni dopo la sorella,suor Anna, ne avrebbe seguitol’esempio.Per ventisette anni suorOreste fu “addetta alla cucina”:dapprima all’ospedaleIsolamento di Padova epoi in varie Case di curadella stessa città (“Jorfida”,“Diaz”, “Arcella”, “Morgagni”).La ricordiamo sempreumile e pronta, serena esilenziosa nonostante le fatichelegate ad un compitocosì esposto alle critiche.Nel 1973 ebbe bisognodi una sosta per prendersicura della propria salute,poi non fu più in grado difarsi carico di un serviziocosì oneroso. Rimase a Padova,nella comunità dellaCasa provinciale dove eragiunta nel 1970; per ventidueanni continuò ad essereuna presenza vigile, operosa,discreta.Il 1995 segnò un passaggioimpegnativo nella vita disuor Oreste: conobbe primaun prolungato ricovero di seianni nella infermeria di CasaMadre, poi il passaggio auna comunità di riposo persorelle anziane: la comunità“Domus Laetitiae” di Taggìdi Villafranca.Nell’autunno del 2006 lasua salute si fece nuovamentebisognosa di particolariattenzioni per cui siriaprirono le porte dell’infermeria.Accolse docilmente tutto,confermando il suo totaleaffidamento al Signore;l’infermeria fu un tempo incui affinò il suo rapportofiliale e sponsale con lui inuna preghiera fatta soprattuttodi accettazione dellasua volontà e di silenzioadorante.Rimase sempre una sorellasemplice, silenziosae schiva, soprattutto grataanche delle piccole attenzioni.Come era vissuta, cosìè passata all’altra riva: insilenzio, attratta dal SignoreGesù, suo Bene sommo.Dalle testimonianze stralciamo:Suor Oreste ci ha lasciatoil profumo della suabontà, della sua umiltà eserenità anche nella sofferenza,e soprattutto ci hadato l’esempio di una grandedisponibilità al dono disé, un dono che non conoscevasosta.La vita di suor Oresteè stata come un lievepassaggio, un muoversi inpunta di piedi: raccogliamoil suo esempio comestimolo ad apprezzare semprepiù il dono di una vitagioiosamente e umilmentespesa nel servizio ai fratelli.Lei appartiene alla grandeschiera di sorelle che hannotestimoniato “l’amore le cuiscintille sono opere”(E.V.).suor Pierelena Maurizionel ricordoBastano poche paroleper tracciare il profilo umano- spirituale di suor Oreste:donna semplice e silenziosa,donna di dedizione ecarità fraterna.L’ho conosciuta nell’ultimodecennio del suo serviziocome cuoca della comunitàdella Casa provincializiadi Padova: qui svolgeva ilsuo lavoro coadiuvata dauna signora, perché già ammalata.A qualunque ora eradisponibile per chi arrivavae per tutte aveva attenzionisenza preferenze. In leinon si conosceva il cambiod’umore. Non l’ho mai vistaarrabbiata, reattiva, mai l'hosentito dire parole inopportune.Quando parlavo con leidelle normali e quotidianedifficoltà che si intreccianonelle relazioni fraterne, eraconsapevole di quello cheaccadeva, sapeva leggerecon sapienza e scusare itratti meno felici di qualcunadi noi. Se non potevadire bene, rispondeva conun suo tipico “sorrisetto”accompagnato da due occhiespressivi che volevanodire: ho capito ma non hasenso appesantire la situazione.Da più anni soffriva diinsufficienza epatica e dellepatologie correlate. Ricordouna sera all’ospedale: eragià ricoverata, ebbe una forteemorragia che la mise inserio pericolo di vita. Anchedi fronte alla gravità del suostato non si lamentava, soloti guardava con quegli occhilimpidi, trasparenti e interroganti.Quando poi fu trasferitaper la salute precaria a Taggìe, ultimamente nell’Infermeriadi Casa Madre, non horavvisato in lei insofferenza,piuttosto accoglienza dellasua infermità senza lamenti.Il tratto più significativoera quello di una donna dalcuore semplice e buono,senza pretese e senza apparenze.Ha vissuto la suafede nella fedeltà quotidianaalla preghiera e alla vitadi comunità; nei suoi comportamentinon manifestavamalizia e curiosità indebite;sapeva più tacere che parlare;donna che esprimevala missione elisabettina donandose stessa nella rispostaattenta e generosa aibisogni delle sorelle.Il dono di suor Orestealla famiglia elisabettinam’invita a rendere grazie alSignore a nome di tutte noie a chiedere anche per suaintercessione la grazia di altrevocazioni.suor Oraziana CisilinoIl nostro ricordo affettuosoe riconoscente va anchea suor Gianriccarda Cigala esuor Idelmina Salvagnin tornatesuccessivamente allacasa del Padre.Di loro daremo testimonianzanel prossimo numero.Ricordiamo nella preghierae con fraterna partecipazionela mamma disuor Daniela Rossatoil papà disuor Patrizia Cagninla sorella disuor Evelia Azizsuor Silveria Baggiosuor Adolfa Cavallinsuor Azaria Grandisuor Agata Mognosuor Zenina Urbanil fratello vescovo disuor Piamartinae suor Piasandra Gomiero.

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