19.08.2015 Views

n. 4 - ottobre/dicembre 2009 - Suore Francescane Elisabettine

n. 4 - ottobre/dicembre 2009 - Suore Francescane Elisabettine

n. 4 - ottobre/dicembre 2009 - Suore Francescane Elisabettine

SHOW MORE
SHOW LESS
  • No tags were found...

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

ALLA TUA LUCE VEDIAMO LA LUCEattraversare più volte e inmolti modi “la porta stretta”della sofferenza.Negli ultimi tempi la malattiala stava spegnendo lentamente,e le forze erano ormai impariper continuare a combattere;era diversa da come l’avevamosempre conosciuta.Oggi sappiamo che avevaraggiunto il “tempo dellaconsegna di sé”. Il Signore èarrivato all’alba, quasi a dirciche era risorta e godeva ifrutti della fede mantenutaoltre la lunga sofferenza.Suor Rosagiulia, sorellae amica carissima, ieriho ricevuto la notizia dellatua partenza. Ho provato unsenso di vuoto, di tristezza,ma nello stesso tempo lagioia di sapere che hai terminatoil tuo calvario e ti seiincontrata finalmente, senzavelo, con lo Sposo che haiseguito per tanti anni lungoil cammino ripido e spinosodella malattia: una malattiache poco a poco ti ha consumato,ti ha purificato e tiha reso offerta a lui gradita.Per molto tempo abbiamocamminato e lavoratoinsieme: con te potevo parlaredi quanto avevo in cuoree trovavo accoglienza neltuo interesse, nel tuo cuoreche aveva la dimensione delmondo. Mi fa male pensareche al mio rientro dalla missionenon ti troverò, ma soche ora mi accompagneraipiù di prima, so che potròcontare ancora sul tuoaiuto.Amavi la tua vocazione,la famiglia elisabettina, lesorelle che vivevano con tee che servivi con una caritàattenta e delicata. Sapevicoltivare la tua mente e iltuo spirito.Lo scorso anno, quandoci siamo incontrate, mi manifestavila tua stanchezza,la tua fatica e il desiderio diraggiungere la Patria. Orache sei arrivata e vivi nellaluce contemplando il tuoSignore ti chiedo di continuarea darmi una mano.suor Chiarangela VenturinQuito (Ecuador)Ti ho conosciuto a Pordenonenella casa di Riposo“Umberto I”, ventisette annifa, durante l’esperienza apostolicain noviziato, un’esperienzache mi ha segnato.Ho imparato da te ad amarecon gesti concreti quellapersona che nella casa diriposo ci “doveva” stare espesso non si lasciava volerbene; eppure non mancavada parte tua una carezza, unbicchiere d’acqua e tantaattenzione…Ero stupita: tu ti accorgevidi tanti bisogni che ioneppure vedevo, tutta presadai miei. Mi hai insegnatoa guardare con gli occhi dichi deve trovare uno spazioper entrare in relazione conl’altro perché l’altro si sentaaccolto e amato.Ti ho avvicinato nuovamentedopo oltre dieci anniin infermeria e ho ancoravisto in te la grande capacitàdi guardare… era come secercassi nelle sorelle ospiti,ammalate come te, il bisognoche chiedeva aiuto, cheti poteva far sentire ancoraviva; sentire che potevi ossigenartiall’amore che riuscivia dare facendo loro qualchepiccolo o grande servizio: dalsemplice bicchiere d’acquaalla buona notte, dalla preghierarecitata assieme neimomenti difficili della malattiaall’ascolto, al sorriso.Sei riuscita a non lasciartimorire, anche se lasituazione fisica e moraleavrebbe voluto o potuto farticedere. Ti ho vista combattivae nello stesso tempoabbandonata tra le bracciapaterne di Dio.Grazie, perché mi haireso partecipe della tua faticae mi hai insegnato chel’amore ha un prezzo dapagare; mi hai insegnato comevivere con la malattia eanche come morire.suor Daniela Cavinato... Suor Rosagiulia sentivail peso degli anni trascorsiin infermeria, desideravauscire, ma poi sapevatrasformare la sua stanza,il corridoio, ogni luogo diincontro in un angolo dalquale partire per mete spiritualirassicuranti e rasserenanti.In questa quotidianitàlenta, spesso monotona, siinserisce la fede. Una fedesemplice, ma pura.Dalle riflessioni che venivanoproposte durantegli esercizi spirituali e i ritirimensili sapeva trarre quelpensiero che le dava luce ostimolo.Tante volte veniva conun foglietto, me lo leggevae mi chiedeva ulteriori approfondimentie spiegazioni,dimostrando così che il suosì al Signore non era fruttodi un sentimento, ma di unadecisione libera, piena diamore. Quando terminavo laspiegazione, diceva: “Sì”.Era come il “sì” degliapostoli a Gesù, come abbiamosentito nel vangelo diMatteo. Un sì pronto, senzaesitazione.E questo l’ha detto anchenegli ultimi giorni…Suor Rosagiulia ha camminatoverso il Signore, consapevolee fiduciosa nellasua misericordia.Dall’omeliadi don Giancarlo Ceccatosuor Rosaberta Carraronata a Campolongo Maggiore (VE)l’1 marzo 1922morta a Padovail 29 settembre <strong>2009</strong>nel ricordoGiovannina Carraro, suorRosaberta, nacque a CampolongoMaggiore (VE) l’1marzo 1922 e imparò a dareil primato a Dio dal vissutoquotidiano della sua famigliaprofondamente cristiana.Nonostante la guerra rendessetutto più difficile e precario,nell’<strong>ottobre</strong> del 1941partì per Padova determinataa consacrare al Signore lapropria esistenza. Duranteil periodo della formazioneiniziale confermò la sua volontàe la prima professionereligiosa, l’1 maggio 1944, laintrodusse pienamente nellavita elisabettina. Fu avviataad apprendere le prime nozionidel servizio infermieristiconell’Ospedale civile diCapodistria: un anno intensoche si concluse con la dolorosaespulsione nel giugnodel 1945. Per un breve periodooperò a Padova pressola clinica “Morgagni”; da quipassò a Roma, prima nelsanatorio della Croce Rossa“Margherita di Savoia” poi,per trentacinque anni, svolsela sua missione di infermierapresso la clinica “E. Morelli”.Fu una infermiera esemplaredal punto di vista professionale.Seppe affinareed esprimere belle capacitàrelazionali con l’ammalatoe il personale, capacità cheespresse in modo delicatissimocon gli ospiti dell’Istituto“San Francesco” di VastoMarina (CH) nei diciassetteanni vissuti in quella struttura.Quando passò a Firenze,nella casa di Riposo“E. Vendramini” aveva giàsettantanove anni, ma fuegualmente una presenzapositiva accanto alle ospiti.Nel 2003 ritornò a Padova;per poco più di quattro annifece parte della comunità“San Francesco” di Pontedi Brenta dove, nonostantenon stesse bene, fu ancoraattenta agli altri perché“l’essere-per” era un po’ lasua seconda natura; poi, all’iniziodel 2008, accolse docilmenteil ricovero nell’infermeriadi Casa Madre. QuiGesù portò a compimentol’opera: la rese partecipe diquella difficoltà respiratoriache egli stesso sperimentòsul Golgota.Suor Rosaberta, ancorauna volta, abbracciò lavolontà del suor Signore efu per tutte noi un esempiobuono.32 <strong>ottobre</strong>/<strong>dicembre</strong> <strong>2009</strong>

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!