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n. 4 - ottobre/dicembre 2009 - Suore Francescane Elisabettine

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memoria e gratitudineItaliarona di Ungheria. Il 4 novembre 1918fu occupata dalle truppe italiane, chene rivendicarono il possesso; riconosciutaufficialmente all’Italia nel 1924- e capoluogo della Provincia italianadel Quarnaro - dopo la seconda guerramondiale, il 10 febbraio 1947, fu cedutaalla Jugoslavia.Una difficile letturadei segni dei tempiLa documentazione reperibile ciconsente di rileggere oggi i fatti diallora che qui rivisitiamo. Al tempodella occupazione italiana esistevain Fiume una istituzione caritativadenominata “Opere Pie di Fiume”:Ospedale, Casa di Ricovero, OspizioInfantile. Nel 1920, quando Fiumefu proclamata “città libera”, le suorecroate che dedicavano la loro opera infavore degli assistiti, furono costrette alasciare la istituzione e a rimpatriare.L’allora Amministratore apostolico,monsignor Celso Costantini 5 , si rivolsesubito alle suore elisabettine perchéle sostituissero: la richiesta ebbe risonanzapositiva. Le ripetute istanze delVescovo e dell’Ispettore delle “OperePie” incontrarono la volontà di adesionedella Congregazione, non privaperò di incertezza e di perplessità difronte alle difficoltà che si profilavano.Nove suore, per di più qualificate,dove trovarle? La situazione politicanon garantiva sufficientemente unapresenza serena: troppo imprudentemandarvi le suore? Dopo fitto scambioepistolare e qualche sopralluogo, il30 aprile 1921 si risponde decisamentedi no. Motivi addotti: la mancanza disuore preparate e, soprattutto, i ripetutisconvolgimenti politici.Sedici anni dopo…28 <strong>ottobre</strong>/<strong>dicembre</strong> <strong>2009</strong>Assistere il malato e formareal servizio al malatoConvenzionata con l’ospedale civile,la Congregazione delle <strong>Suore</strong> di Caritàdi San Vincenzo de’ Paoli è presenteda circa un secolo nell’ospedale conuna comunità di suore dedite al serviziodi assistenza agli ammalati dellaProvincia religiosa italiana di Fiume.L’ospedale civile di Fiume aprenel mese di <strong>ottobre</strong> una scuola convittoper infermiere professionali conlo scopo di offrire la possibilità, allesuore che vi lavoravano, di avere lanecessaria preparazione. Sono dellostesso anno alcune norme della SantaSede per le Congregazioni dedite all’attivitàinfermieristica negli ospedali:Roma dà indicazioni, tra l’altro, affinchéle Scuole convitto siano dirette dareligiose, per evitare che la formazioneprofessionale delle suore infermiererestasse in mano a persone di dubbiagaranzia quanto a principi etici.Non essendo le suore di San Vincenzonelle condizioni di assumerela direzione della scuola, il direttoredell’ospedale è orientato ad affidarla apersona laica. Solo la ferma insistenzadi monsignor Antonio Santin, alloravescovo di Fiume 6 , valse a convincerlodi chiedere alle suore elisabettine unareligiosa idonea al compito, che sapesseconiugare autorevolezza e capacitàdi collaborazione con le suore presentinelle corsie dell’ospedale 7 .La risposta non fu facile né immediata.Si trattava anche, tra l’altro,di concedere alla suora prescelta diuscire dalla propria comunità, cosanon prevista dalle costituzioni nédalla prassi. Si rese necessarioil ricorso alla Santa Sede chesubito rilasciò la necessariaautorizzazione.Vi fu destinata suor TeodorinaTamantini (nella foto),donna professionalmentepreparata, di larghe vedute,di buona capacità organizzativae, soprattutto, di serie motivazionireligiose e di profondosenso di appartenenza allafamiglia elisabettina. Conlei fu inviata come allievadella scuola convitto la giovaneneoprofessa suor AnnapaolaAldighieri (nella foto).Il Vescovo valutò la decisionerivelatrice di «comprensioneintelligente, disinteressata, dovuta achiari motivi di fede e di carità» eringraziò «dal profondo del cuore peril favore fatto alle suore di carità, all’ospedale,alla sua diocesi» 8 .La Superiora provinciale delle stesse<strong>Suore</strong> di Carità così scrive: «Ringraziocommossa per la religiosa caritàche ebbe cedendo per qualche temposuor Teodorina. La stessa è per noi unbel dono della carità francescana. SuorTeodorina ci viene incontro in tuttoseguendo la parola d’ordine del S. Padree le sue sapienti precisazioni» 9 .La piccola pianta cresceL’anno successivo la scuola - perpoter funzionare - esige la presenzadi infermiere con titolo regolare di caposalacui affidare il compito specificodi istruttrici delle allieve: le suore diCarità che provengono dalla scuolaper infermiere di Zagabria non lo possiedono.Il Consiglio di Amministrazioneè deciso di assumere infermierelaiche qualora non trovasse nella congregazioneelisabettina suore adatteallo scopo.La richiesta di altre quattro suorecaposala che «con la Direttrice desseroun indirizzo organico ed unitario alservizio assistenziale e di istruzionedelle allieve» 10 , la persistente insistenzadel Vescovo che chiede di «fareun nuovo sacrificio», e la perspicaciadi suor Teodorina- che riuscì a fare in modoche bastassero soltanto duecaposala - colpirono il Consigliogenerale, che accettò.La scelta cadde su suor FloridaDe Biasi e suor LiberataMarangone, ambedue abilitatea funzioni direttive.La scuola funzionò con vivoapprezzamento da partedei preposti dell’ospedale edell’autorità ecclesiastica. Equando, alla fine del triennioprevisto, le suore avrebberodovuto ritirarsi, ciò nonavvenne. L’ospedale aumentòil numero del personale in organicoai reparti scuola: erano necessarie

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