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n. 4 - ottobre/dicembre 2009 - Suore Francescane Elisabettine

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VENTICINQUESIMO DI PROFESSIONEAncora e sempre sìGuidasti il tuo popolo...di Marilena Carraro stfeRisonanza della celebrazionedel venticinquesimodi professionereligiosa di suor MarilenaCarraro, suor Livia Fabris,suor Maria Rita Pavanello esuor Albina Zandonà, celebratoil 19 settembre <strong>2009</strong>,nella chiesa di san Giuseppe,in Casa Madre.A loro si sono unite conun messaggio fraterno ledue sorelle della stessaprofessione che lo hannocelebrato nei loro Paesi,suor Donatella Lessio aBetlemme, suor FrancescaViolato a Quito in Ecuador.«Lascerò per un giornola bici e mi fermerò a ringraziareil Signore…»: sonoqueste le parole con cui hoinvitato amici e parenti aringraziare con me il Signoreper i venticinque anni dellamia consacrazione a lui.Nei giorni immediatamenteprecedenti alla celebrazionedel grazie (era daventicinque anni che suorMaria Rita, suor Albina, suorLivia ed io ci preparavamo!)siamo state accompagnateda padre Gianni Cappelletto,francescano conventuale,e da suor Francapia Ceccottoa fare memoria dellanostra vita con il Signore e asognare ancora con lui.Padre Gianni ci ha aiutatoa leggere il salmo 77nella nostra vita.Il mio “rivivere dentro”venticinque anni di vitareligiosa è stato attrattodall’ultimo versetto di quelsalmo dove si dice «Guidasticome un gregge il tuopopolo».All’inizio della nostra vitadi consacrate ci era statodetto da padre RomanoCecolin, benedettino chesiamo la terra di Dio, cheapparteniamo a Dio, chesiamo fiore reciso per Dio,«messe da parte per Dio».Non nascondo che a voltemi sentivo “angosciata”, senon “disperata”, quasi traditada questo impegno cheDio si era preso verso di mee altrettante volte glielo horicordato.Mi era stato spiegatoanche che Dio aveva ascoltatoil grido degli Ebrei interra egiziana, erano il suopopolo: salvarli era questioneanche sua, personale,ne andava della sua gloria.Sentivo la forza di quel «tuappartieni a Dio», la tua vitanon gli è indifferente.Così dapprima, come ilsalmista, mi rigiravo nel letto,poi mi ricordavo che Diosi era impegnato con me,stava dalla mia parte… eserena mi addormentavo.Suor Francapia ci haaiutato a riflettere, rivolgendocialcune domande,Lasceròper un giornola bicie mi fermeròa ringraziareil Signoreper lachiamataa seguirlo,così comesono capace...Da sinistra: suor Livia, suor Maria Rita, suor Marilena, suor Albinanel momento della rinnovazione della consacrazione.riporto la prima: «Dove si ècostruita la mia identità diconsacrata?».Personalmente so cheesistono libri, anche grossi,sulla vita consacrata. Cisono articoli e intere rivistesul tema. Ma, ahimè, la miatesta è piccola, non so faregrandi riflessioni sul temadella identità. Mi basta ilsorriso sereno della sorellaanziana per capire di checosa si tratta, la disponibilità,l’attenzione agli altri,delle suore con cui vivo equelle con cui collaboro persentire che apparteniamo alSignore. Mi basta l’onestàdella vita, l’amore al prossimo,il rapporto sincero conil Signore per sentire che lastrada è giusta e sentirmiparte di questo mondo. Diciamoche vivo. Vivo senzaarrancare, ma respirando lavita che si muove dentro. Esono contenta.La basilica del Carminel’8 settembre 1984 eravestita a festa. Ricordo lepersone care, i fiori, i canti,la gioia. Ricordo anche ilmio cuore: gioia e trepidazionesi mescolavano. Cela farò, mi ripetevo, a vivereper il Signore sempre? Perla burocrazia ecclesiasticanon ero ancora suora persempre, avevo sei anni davantiper pensarci, ma nelmio cuore non era così:quel mio sì era sì, e basta.Nella mia testa non esistevala possibilità di tirarmiindietro. Ed ero felice diaver raggiunto quello cheper me era già un traguardodefinitivo di vita.Ricordo i voti perpetui,al Duomo. Ancora festa,ancora persone care, ancoragioia, canti e fiori.Allora il mio cuore ripeteva:«Abbracciami, o Signore,eternamente, stringimiforte, ormai lo puoifare, non ti dirò più “per unanno”. Ora mi puoi abbracciarecompletamente, mipuoi avvolgere tutta e persempre nel tuo amore».Venticinque anni dopola prima professione e diciannovedopo la professioneperpetua il desidero diringraziare il Signore vienespontaneo. Se contassi eguardassi le mie mancanze,le mie fragilità il mio contosarebbe in rosso, ma nonsono queste a fare la storia,la mia storia con il Signore.A far storia con lui sonola sua misericordia, la suabontà e grazia, la sua tenerezzae fedeltà.A far storia con il Signoresono l’incontro vivocon lui nella preghiera e lacontemplazione del bello,la sete di tutto ciò che ègiusto e buono.A far storia, a far venticinqueanni con Gesù è la suapresenza segreta nel cuoreche ad ogni occasione parla,sostiene e gli dà gioia.A far storia con lui sonole persone incontrate eamate in suo nome; a farstoria è anche una poverabici pedalata con amore.Facciamo festa, mio Signore.Danziamo, e l’abbracciosarà eterno. vita elisabettina<strong>ottobre</strong>/<strong>dicembre</strong> <strong>2009</strong> 21

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