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n. 4 - ottobre/dicembre 2009 - Suore Francescane Elisabettine

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GIOVANILE NEL GARDA BRESCIANOraccontato di un personaggio che, comeloro, questo muro se l’era creato?Questi ragazzi non aspettano forsesolo qualcuno che li aiuti in questa impresadi smantellamento? Si motiva forsecosì la loro presenza costante agli appuntamentidella missione? In molti ci hannoconfidato di essere stati colpiti dallaserata di testimonianze; parecchi anchei presenti all’apertura con il vescovo,altri hanno apprezzato particolarmentel’iniziativa di preghiera ed evangelizzazione“Una luce nella notte” a partiredall’incontro nelle piazze e lungo le vie,altri ancora hanno sempre assicurato laloro presenza alla preghiera del mattinoe alla raccolta di generi alimentari.Ma da dove viene esattamente ilsuccesso della missione ? Esiste un motivoper cui, al di là delle iniziative edel loro successo, ne è valsa la pena?Di sicuro mai un gruppo di missionaricosì diversificato e così numeroso (cinquantaquattro;nella foto accanto: nelprendere le consegne) è riuscito a volersibene come questi matti piombati sullariviera! E ciò è stato reso possibile dalmotivo per cui erano lì. Come Paolo,tutte le sue azioni gridavano: «Guai ame se non annunciassi il Vangelo!» (cfr.1Cor 9,16).E annunciare Cristo non è possibilesenza vivere di lui, senza nutrirsi dellasua Parola e del suo pane, senza essereimmagine di comunione.In questo sta il successo della missione:i missionari con coraggio hanno annunciatoe accostato i giovani e tremandodi commozione, hanno lasciato domenica20 settembre le sponde del lago.Noi comunità francescana elisabettinaresidente a Salò siamo rimaste a “continuare”la missione e a mantenere vivol’interrogativo «Chi sei, o Signore?».Terminata la missione riscopriamoquanto sia stato importante e positivoper noi tutte l’esserci messe in gioco.Alla nostra comunità si sono unitesuor Luciana Sattin e suor AnnamariaBerton. Con il passare dei giorni l’esperienzaè divenuta sempre più coinvolgentee ricca di incontri, di iniziative, dipreghiera comunitaria,di ascolti dellaParola,di momenti di festa e di giococon i giovani.Ripensando a quella settimana, nellanostra mente scorrono come immaginii momenti significativi di segni egesti. Il parroco, monsignor FrancescoAndreis, ha affermato che «affinché lamissione non finisca con la partenzadei missionari è importante che tuttinoi missionari e fedeli ritorniamo suqualche segno della missione per portarlonel nostro cammino di crescitacristiana.Il bastone, costruito con legno diulivo e donato al vescovo Luciano Monari(nella foto accanto) prima di avviarela Missione giovani e che lui ha moltoapprezzato, è il simbolo del cammino,faticoso e purificatore che ogni cristianodeve compiere: una provocazionepermanente a lasciare l’habitat sicuroper camminare sulla incertezza dellastrada.Un frustolo di pane avanzato restacome provocazione di fronte alle massetormentate dalla fame.La croce ci richiama la debolezzadel Figlio di Dio, la sua fragilità sopportataper procurarci fortezza.Le croci messe al collo dei missionaridal Vescovo, le spille all’occhiello deigiovani, dove spicca l’interrogativo disan Paolo, ci uniscono tutti attorno aGesù, al suo legno redentivo per diventaretutti profeti e apostoli, morti erisorti in lui.Restino nei nostri cuori non solo isegni – simbolo, ma soprattutto quantosignificano, perché stimolati da questispunti materiali possiamo tenderemaggiormente alle cose spirituali».Siamo grate al Signore che attraversoquesta esperienza ci ha fatto sentirela bellezza di essere Chiesa: la possibilitàdi lavorare con tante persone e realtàdiverse ci ha fatto vivere una profondacomunione pur nella diversità dei carismi.accanto a... giovani

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