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n. 4 - ottobre/dicembre 2009 - Suore Francescane Elisabettine

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alle fontiVERSO IL 2010Cantare con le sue paroleDal tesoro di famigliaalle fontidi Paola Cover stfeLa tradizione elisabettinaha attinto alle paroledi madre Elisabetta trasferendoin musica la sua spiritualità.Il rivolo ispiratore continua.Riprendendo la visita del “tesorodi famiglia”, passiamo dallaserie di canti che ci parlano diElisabetta Vendramini e che ci mettonoin relazione con lei, «donna fortenella fede», ad altre composizioni checi introducono alla profondità del suocuore innamorato di Dio, formato dalsuo amore, disponibile al soffio vivificantedello Spirito.Si tratta di canti che attingono allasua esperienza spirituale, alle sue stesseparole: alcuni ne esprimono i desideriche diventano preghiera, immergononella contemplazione, parlano dellasua comunione con Dio nel “già e nonancora”.Cuore abitato dall'amoreIl desiderio di Dio ha trovatoespressione poetica in passi del Diarioil cui testo è conosciuto tradizionalmentecome Comunione spirituale 1 :«Gustar più nulla io posso, non trovopiù diletto, mio Dio questo mio pettotu solo puoi bear. Ché tardi tu a venire?ansiosa è l’alma mia, per te sempreella sia, né d’altri mai sarà».L’anima, assetata di Dio, si percepisceda lui formata, chiede di essereda lui sostenuta e infiammata, vuoleappartenergli incondizionatamente edomanda solo amore: «Sia sempre perte viva tal dolce e cara fiamma, tepossa sempre amare, spirar d’accesoamor».In tempi più recenti l’immaginecara e ricorrente del fuoco, contenutain diversi altri passi, è divenuta composizionepoetica in Desiderio di Dio 2«Nel tempio del mio cuore si accendeil desiderio: è un fuoco generoso chesale fino a te».All’anelito del cuore, che bruciacome una fiamma, fa eco la percezionedella presenza di colui che è «felicità,pienezza e gaudio, mia sola eredità»:una presenza che arde, con la quale«parlare cuore a cuore nell’attesa» dellacomunione piena, una presenza dallaquale lasciarsi «consumare nella bramadi offrirsi per amore».Tempio della TrinitàL’adorazione di Elisabetta del misterodi Dio al quale desidera consegnarese stessa nella totalità della suapersona, con l’unico desiderio dellasua maggiore gloria, si rivela nellabellissima elevazione Alla SantissimaTrinità 3 : «Eccoti, o Dio, Uno e Trino,la mia anima e il mio corpo per la solatua maggiore gloria; adatta le forze alpatire o al godere destinatomi dallatua bontà».È l’incontro con il volto del Padreamantissimo, del Redentore amorosissimo,del Santo Spirito, maestrodolcissimo, quello di cui Elisabetta ciparla nel canto Benedicimi 4 . Sembranon bastino le parole e siano insufficientii superlativi per dire l’intensitàdi questo incontro che la spinge aconsegnare se stessa: «Benedicimi, conpienezza paterna, benedicimi, ch’io tiserva tutta la vita; e io muoia poi fra lebraccia tue, infinita Carità».Certamente in O profondo abisso 5«dell’eterno Vero, l’alto tuo misterovenera la fe’» la comunità elisabettinaha letto la spiritualità della Madrefacendo sue le parole di un canto deglianni Quaranta e si fa corale preghieraalla augusta Trinità: «O eterno Padre,increato Figlio, o divin Consiglio, unoe trino Amor», alla quale chiederedi aumentare le virtù della fede, dell’amore,della speranza.Abbracciata dal Padreaperta allo SpiritoDalle braccia del Padre, Amoreeterno 6 , la Beata chiede di essere tenutastretta per potersi sempre abbandonarea lui «tesoro che può colmare ognisua creatura», «tutto il mio bene».Riconoscendolo suo riposo, nellagioia come nel dolore, nella luce e nell’oscurità,esclama «Padre, non lasciarmimai! Padre, vivo solo per te!».Il suo cuore, che può saziarsi soloin Dio, si fa spazio per accogliere lapresenza dello Spirito: «Vieni a stabilirela tua dimora nel mio cuore, cheti consacro per sempre». Così nelle<strong>ottobre</strong>/<strong>dicembre</strong> <strong>2009</strong> 17

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