in camminoCrescere nella fedee in umanitàLe iuniori raccontanoDall’ItaliaCostruirecomunità fraternedi Ilaria ArcidiaconostfeIn continuità con il tema propostoa tutte le sorelle elisabettine, neltrascorso anno pastorale le junioridella Provincia italiana 1 hanno approfonditole dinamiche, i valori, gliatteggiamenti sottesi alla costruzionedi relazioni autenticamente fraterne.Un’esperienza formativa che le ha portatead incontrarsi con la Parola etra loro, accompagnate da suor MariaFardin e da vari relatori durante l’annoa Camposampiero e a Padova, e nelconsueto appuntamento estivo dal 13 al18 luglio, ospiti della comunità monasticadi Bose.Fraternità e itineranza… chiamatea relazioni fraterne… il vivere rapportiamichevoli con Dio e con le sorelle…:queste sono fra le provocazioni più significativeche hanno scandito alcunetappe del nostro cammino formativo.Un cammino che ci ha portato innanzituttoa riflettere sul fatto che ognirelazione comporta un esodo, un uscireda sé per andare verso e incontrarel’altro/a.Ci siamo pertanto confrontate congli esodi vissuti da san Francesco e damadre Elisabetta e con quello sperimentatodal popolo di Israele nel lungocammino verso la terra promessa.12 <strong>ottobre</strong>/<strong>dicembre</strong> <strong>2009</strong>Se, ad una prima impressione, potevanon sembrare immediatamentepercepibile il nesso tra relazione fraternaed esodo, attraverso l’approfondimentodi questi temi, la preghieraed il confronto abbiamo gradualmentecompreso come non sia possibile costruireautentiche relazioni, se primanon ci lasciamo coinvolgere in un processodi conversione e di cambiamento(perché l’incontro con l’altro necessariamentemodifica qualcosa di e inme), in un’esperienza di passaggio chesi snoda in uno spazio particolare, chediventa scuola di fede, speranza e carità,un luogo in cui è possibile viverela consegna fiduciosa di se stesse alleproprie sorelle.Significativa ci è sembrata anche laprovocazione ad accogliere la gratuitàdel dono rappresentato dalla sorellache mi trovo accanto, filo preziosocon il quale tessere la trama del quotidiano;questo perché, come religiose,non siamo chiamate a scegliere per poiamare, bensì ad amare prima, senzaaver scelto e conosciuto.Ma tutto questo è possibile solo seciascuna vive l’unicità della personalerelazione con il Signore: è infatti dall’amorea lui, prendendo le mosse dai“rapporti amichevoli” intessuti conlui che è possibile mettersi in camminoverso l’altra. È cioè possibile farenostro il sentimento di com-passione,che è il sentimento per eccellenza diDio, per riuscire a dare all’altra unospazio dentro di me, farla esistere nelmio spazio, lasciare che l’altra tocchila profondità del mio cuore, delle mieviscere, per continuare ad usare un parallelismocon l’esperienza divina.In comunità la relazione fraternaCampana della comunità monastica di Bose chescandisce la preghiera dei fratelli e delle sorelle nelcorso della giornata.si configura così come spazio e tempoin cui incontrare non solo la sorella,ma anche il Signore Gesù, perchél’incontro e la relazione autentici sonopossibili solo se ricondotti alla sorgentedella sua carità, originati dallasua iniziativa tradottasi nel suo farsiincontro a ciascuna di noi.Alla comprensione di questa provocazionesiamo state orientate anchedall’incontro con i monaci e le monachedi Bose, dai quali siamo stateospitate per la settimana biblica che hascandito il tempo del nostro incontroestivo: un’occasione privilegiata permetterci in ascolto della Parola, cosìcome risuona nel Vangelo di Luca,e per lasciarci interpellare da cosa èessenziale nella relazione.Ci siamo lasciate interpellare dalvoto di vita fraterna professato daimonaci e dalle monache di Bose: siamostate invitate a riflettere sul fatto chequesto voto assomma in sé quello dipovertà e di obbedienza, perché non èpossibile vita fraterna senza la non affermazionedi sé e senza condivisione,né senza l’ascolto profondo del vangeloe della sorella. Tutto questo richiedela disponibilità a percorrere camminidi profonda riconciliazione, per incontrarciin verità, aderendo cioè a quello1Con loro ha condiviso parte del camminosuor Anissa Efrangi, della delegazione Egitto- Sudan.
che siamo come singole e come comunità,con la nostra bellezza, ma anchecon le nostre fragilità, senza idealizzazioni,ma con la capacità di amare edi perdonare, di essere per ciascuna ereciprocamente sorelle e madri, capacidi generare l’altra alla vita.Risuona allora forte l’invito a nondimenticare che, se amiamo, siamoferibili: Gesù ha amato fino alla fine,ha perseverato nell’amore, nellafedeltà all’amore… ed è morto. Noisiamo chiamate a conformarci a questoamore: il fratello, la sorella si presenterannoallora al nostro cuore qualipresenza, parola, pane, tempio delloSpirito del Signore.Dall’EgittoGli impegni dellavita consacratadi Luigina ArabistfeDal 2 al 12 agosto <strong>2009</strong>, pressola casa di Delegazione “E. Vendramini”a Ghiza, in Egitto, leiuniori si sono incontrate per l’appuntamentoformativo annuale. La gioiadell’incontro è stata arricchita dall’averetra noi anche suor Rita Andrew dalSudan. Sono stati ricchi e interessantii contenuti proposti. Abbiamo trovatoarmonia tra un tema e l’altro.Padre Milad Sadki, lazzarista, hapresentato i voti religiosi secondo lo stileelisabettino. Lo studio approfonditodelle Costituzioni ci ha fatto scoprireaspetti nuovi della nostra vita consacratacomprendendo meglio le esigenzedella consacrazione attraverso i voti.Il dottor Fuad Ateia ha tenuto unlaboratorio sulle dinamiche della vitacomunitaria e sociale. Con lui abbiamoappreso contenuti nuovi, come illinguaggio del corpo e come tenereattivo il nostro cervello: questo ci hain camminoUn'esperienza formativa specialeNel lasciare il nostro Paese (l’Egitto per suor Anissa ingennaio, il Kenya per suor Anastasia e suor Eva in marzo)eravamo ansiose e timorose pensando al non conosciutoche ci attendeva. Ma l'accoglienza ricevuta fin dal primomomento nella comunità di accoglienza ci ha aiutato a sentircia casa, anche se geograficamente lontane dal nostroPaese.Il primo mese è passato veloce, essendo impegnatecon il corso di italiano; questo ci ha permesso di comunicare,anche se con difficoltà. Grazie all’aiuto di suor CelidataLucietto che ci ha aiutato senza risparmiarsi nei nostri primipassi, con dialoghi ed esercizi, il nostro italiano è andatomigliorando.Poi siamo state assegnate a comunità diverse: suorAnissa Efrangi alla comunità casa del Pane, suor AnastasiaMaina alla comunità della scuola materna di Aviano e suorEva Ndirangu alla comunità scolastica dell’Arcella-Padova.L’inserimento in queste comunità ci ha dato di fare un’esperienzalavorativa in relazione alla nostra preparazione: suorAnissa alle Cucine popolari e poi all’Opsa, suor Eva nellascuola materna, suor Anastasia nel servizio sociale.In questo nostro servizio abbiamo potuto renderci utilie allo stesso tempo abbiamo arricchito la nostra conoscenzae esperienza; ora possiamo migliorareil nostro servizio nel nostro Paese di origine.Abbiamo percorso un itinerario formativo,accompagnate da suor Lucia Meschi (suorAnissa in parte anche con le iuniori italiane)con un programma formativo specifico.Con Madre Margherita e suor Lucia Meschiabbiamo approfondito il tema dellachiamata e della sequela di Cristo perprepararci al nostro sì per sempre; consuor Martilde Zenere il significato del votodi povertà.Suor Paola Furegon ci ha accompagnato nella storiadella Casa Madre, luogo dove è nata la famiglia elisabettina:abbiamo visitato la soffitta, la stanza dove la Fondatrice havissuto gli ultimi tempi della sua vita, abbiamo visto alcunioggetti-reliquie che le sono appartenuti; abbiamo potutovedere toccare con mano il nostro patrimonio e l'ereditàche Madre Elisabetta ci ha lasciato attraverso i suoi scrittti.Ci ha toccato profondamente la visita a Bassano (insiemeanche a suor Patrizia Cagnin), luogo natale di madre Elisabetta:il fonte battesimale e il registro dei battesimi, doveè ancora possibile vedere chiaro e leggibile la registrazionedel suo battesimo (nella foto), l’orfanotrofio “ai Cappuccini”dove ha vissuto per alcuni anni nella ricerca di capire lavolontà di Dio.Abbiamo potuto essere pellegrine a Roma e ad Assisi.Roma: luogo dove il ricordo di tanti testimoni e martirici ha confermato nella fede che abbiamo ricevuto. Tutto ciha colpito, in particolare pregare a san Pietro a san Giovanni…Assisi: abbiamo riflettuto sul nostro essere francescaneconoscendo meglio lo spirito di Francesco; è stato bellopregare dove lui ha pregato.Mentre concludiamo la nostra permanenzain Italia vogliamo dire la nostra gratitudine perquesto dono, per aver sperimentato l’esserefamiglia, in più modi: diciamo grazie alle sorelledel Consiglio generale, alle comunitàche ci hanno accolto e accompagnatonelle fatiche e condividendo le gioie ea tutte le sorelle che in modi diversi sisono fatte presenti in questo nostrocammino.suor Eva Ndirangu, suor Anastasia Maina,suor Anissa Efrangi(nell'ordine della foto)<strong>ottobre</strong>/<strong>dicembre</strong> <strong>2009</strong> 13