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La sponda luminosa

n. 1 - gennaio/marzo 2010 - Suore Francescane Elisabettine

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nella chiesacoraggio e generosità nel campo dellagiustizia e della pace» (CiV 1); e dunquevi è un continuum tra carità, giustiziae pace, quasi che queste sgorghinoda quella; e potremmo dire, se l’amorenon implica impegno per la giustiziae per la pace non è amore autentico(anche questo è attualissimo!).In secondo luogo, poiché la fontedella carità è Dio, essa arriva a noi comedono (cf. CiV 5) e come vocazione,dunque come qualcosa che si ha perchélo si è ricevuto, e lo si vive perchélo si è ricevuto. Ciò determina i trattidella carità anche umana, che, se nonfosse anzitutto ricevuta, ne avrebbealtri (fino alla degenerazione per cuila mia carità può divenire prolungamentodell’ego). <strong>La</strong> carità degli uominiprende da Dio la misura.Qui si comincia a intravvederel’impostazione globalmente teologicadella riflessione in re sociali da parte diBenedetto XVI. Ciò condiziona profondamentel’impostazione dei problemisociali, fino quasi a rovesciarnealcuni termini, come vedremo.Verità«Amore e verità non li abbandonano(gli uomini) mai completamente,perché sono la vocazione posta da Dionel cuore e nella mente di ogni uomo»(CiV 1).«<strong>La</strong> verità, infatti, è lógos che creadiá-logos e quindi comunicazione e comunione.<strong>La</strong> verità, facendo uscire gliuomini dalle opinioni e dalle sensazionisoggettive, consente loro di portarsial di là delle determinazioni culturali estoriche e di incontrarsi nella valutazionedel valore e della sostanza dellecose. <strong>La</strong> verità apre e unisce le intelligenzenel lógos dell’amore: è, questo,l’annuncio e la testimonianza cristianadella carità» (CiV 4).«Senza verità si cade in una visioneempiristica e scettica della vita, incapacedi elevarsi sulla prassi, perchénon interessata a cogliere i valori −talora nemmeno i significati − concui giudicarla e orientarla. <strong>La</strong> fedeltàall’uomo esige la fedeltà alla veritàche, sola, è garanzia di libertà (cf. Gv6 gennaio/marzo 2010<strong>La</strong> verità va cercata, trovata,espressa nell'“economia”della verità.8,32) e della possibilità di uno sviluppoumano integrale» (CiV 9).Il secondo elemento di quell’orizzontedella coscienza è la relazione conla verità. Qui vediamo il passo ulterioreche Benedetto XVI compie rispetto allaDeus caritas est. Per il Papa, la coscienzaavverte che c’è una verità, ne è attrattae ha in sé la possibilità della conoscenzadella verità. Noi, guardando alla nostraesistenza, possiamo esprimere questofatto della coscienza come “nostalgiadella non menzogna” 4 .Va detto che anche questo è unpunto decisivo e “scomodo” dell’enciclica.È chiaro che per la coscienzacredente non vi è un grande problema,laddove chi crede sa che Gesù Cristoè la verità. Tuttavia porre oggi la questionedella verità non è banale, perchéoggi disturba parlare di “verità”, inquanto è molto forte la considerazionedella coscienza individuale, che da solasarebbe in grado di determinare ciò cheè bene e ciò che è male. Vedremo poicome qui di fatto si presenta un problemasquisitamente antropologico, traindividualismo e visione relazionaledella persona e della coscienza.Intanto osserviamo come BenedettoXVI, con la Chiesa, è convintoche dire che non esiste nessuna verità− o che, anche se esistesse, questanon sarebbe minimamente conoscibiledall’uomo − ha delle conseguenze negativeanche sul fatto sociale, proprionel senso che si “nega” la possibilitàstessa del vivere in società. E anchequi osserviamo come da un elementofondamentale dell’esperienza della coscienzasi ricavi una via per lo sviluppodell’uomo in re sociali.Circa la verità va osservato un altropunto particolare su cui insiste l’enciclica,che non è nuovo in BenedettoXVI, ma che nella nostra cultura sirivela come decisivo: l’uomo può conoscerela verità con la ragione e con lafede. Non l’una senza l’altra (cf. anchela Deus Caritas est).Carità nella verità«In ambito sociale, giuridico, culturale,politico, economico, ossia neicontesti più esposti a tale pericolo,ne viene dichiarata facilmente l’irrilevanzaa interpretare e a dirigere leresponsabilità morali. Di qui il bisognodi coniugare la carità con la veritànon solo nella direzione, segnatada san Paolo, della «veritas in caritate»(Ef 4,15), ma anche in quella, inversae complementare, della «caritasin veritate». <strong>La</strong> verità va cercata,trovata ed espressa nell’«economia»della carità, ma la carità a sua voltava compresa, avvalorata e praticatanella luce della verità. In questo modonon avremo solo reso un servizio

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