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La sponda luminosa

n. 1 - gennaio/marzo 2010 - Suore Francescane Elisabettine

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memoria e gratitudineItaliaConclusione della presenza elisabettina a San Candido di Murisengo«Con vero cuore di madre»Un saluto con stima e riconoscenzaa cura di Enrica MartellostfeIl 3 gennaio 2010, con il ritirodella comunità elisabettina daSan Candido di Murisengo (AL),si è conclusa una bella paginadella nostra storia nel Monferratoin diocesi di Casale.Isegni della gratitudine sono scrittinel cuore di tante persone, moltegià presso il Signore. Tra questedon Giovanni Iviglia, parroco di SanCandido, che ha desiderato e chiesto lesuore nella Convivenza anziani, oggi“Iviglia”, quando ebbe l’intuizione diservire la parrocchia a lui affidata rispondendoal bisogno della popolazionee al cambiamento sociale che i piccoliborghi sui colli del Monferrato stavanoattraversando. Gli anziani che rimanevanoin paese hanno trovato nelle casedi riposo, annesse alle chiese parrocchiali,luoghi di socialità oltre che dicura e assistenza.Il servizio nelle case di riposo el’apertura pastorale in varie parrocchiee oratori sono stati i due tratti tipici dellapresenza elisabettina in queste terre.ristica di saluto, il 26 dicembre 2009,nel tempo breve di un pomeriggio haraccolto in sé, viva e concreta, la storiadi trentatré anni di presenza.<strong>La</strong> corale ha reso solenne e bella lamessa, la presenza di tutto il paese l’haresa partecipata; i numerosi sacerdoti,da monsignor Francesco Mancinelli alparroco, don Elio Garbuio, dal delegatovescovile per la vita consacrata, donGiampio Devasini, ai preti della vicariae delle parrocchie che hanno godutodella presenza delle suore come assistentipastorali, hanno reso manifestala comunione nella Chiesa; le tre suoredella comunità insieme a suor LuciaMeschi, vicaria generale, e a suor EnricaMartello, consigliera provinciale,hanno ricevuto il grazie e ringraziatoa loro volta.Alcuni tra i presenti hanno espressosentimenti, pensieri, fede con discorsi,altri solo con la partecipazione.Monsignor Francesco Mancinelli,che ha presieduto la celebrazione amotivo del personale legame con lafamiglia elisabettina, nell’omelia hasottolineato alcuni significati rispettoal giungere, allo stare e al lasciare leterre monferrine da parte delle suore.<strong>La</strong> scelta di “impiantare” la comunitàelisabettina nella diocesi di CasaleMonferrato nel 1971, al di là dellecontingenze immediate che l’hanno determinata,è stata, a mio parere, unascelta in linea perfettamente coerentecon la scelta dei poveri e la scelta dellaparrocchialità praticate con intuitoprofetico dalla beata Elisabetta Vendramini.<strong>La</strong> povertà dei piccoli paesi delMonferrato, in cui hanno vissuto eoperato le suore elisabettine, non è tantouna povertà economica, ma una povertàfatta di anziani soli, una povertà numericache rischia di immiserire il tessutosociale ed ecclesiale di paesi, un tempomolto più consistenti, oggi bisognosi diCome a volte succede, è toccato asuor Emmarosa Doimo, suor RosaemiliaBedore, suor Caterina Baratella- presenti a S. Candido da tempirelativamente brevi - portare la faticadel “concludere” e, insieme, riceverel’espressione della gratitudine per unservizio di cui hanno ricevuto, per ultime,il testimone. Il grazie a queste tresorelle è il grazie alla famiglia elisabettina,a suore che alla “Iviglia” hannosaputo tessere legami e intrattenerecollaborazioni. <strong>La</strong> celebrazione euca-Panorama di San Candido di Murisengo, tra le colline del Monferrato,luogo di pastorale “a raggio” in diversi altri piccoli centri, dal 1976 al 2009.30 gennaio/marzo 2010

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