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La sponda luminosa

n. 1 - gennaio/marzo 2010 - Suore Francescane Elisabettine

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ficile percorso della malattia. Si proponeinfatti di fornire risposte qualificateed aggiornate sulle cure e sulle terapielegate a molti tipi di tumore.È ormai luogo comune affermareche la società attuale esorcizza tuttociò che ha a che fare con il dolore, lasofferenza e la morte sino a farli scompariree pare per una paura spessonon coscientizzata. Tu, i tuoi colleghidi lavoro, i pazienti stessi che cosavolete e potete dire a riguardo?Condivido questo pensiero e affermoche spesso dentro alla paura sinascondono tante cose: il senso dellimite e della finitezza, la solitudine, ilpeccato. Può sembrare un paradosso,ma la diagnosi di tumore costringe lapersona a svelare e a dare un nome allapropria paura e - attraverso il percorsoineludibile cui costringe la malattia- ad interrogarsi sul senso della vita,persona il volto di Gesù e nel trattarlocome tale. Del resto proprio nel vangeloè il Signore a dirmi che «ogni voltache farete questo ai miei fratelli l’avetefatto a me» (cf. Mt 25, 40).Che cosa impari da chi tutti i giornisi misura con la dimensione del doloree a volte con quella della morte?Da tutti imparo la dignità di frontealla malattia e alla sofferenza, lacapacità di trovare la forza e il coraggiodi andare avanti anche quandotutto sembra perduto. Da alcuniinvece imparo l’abbandono fiduciosonel Signore: molti mi raccontano dicome sperimentano la sua presenza,soprattutto nei momenti più faticosi, edi come riescono a trovare un coraggioe una forza che prima non avevano. E,da altri, imparo la profonda gratitudineper aver compreso solo attraversola malattia il valore della vita e dellerelazioni.Qual è l’orizzonte per cui ha sensol’esistenza del CRO? Ossia: qual è lospecifico che questo centro ha offerto econtinua ad offrire ai suoi utenti?Il CRO – in quanto istituto diricerca oltre che centro di cura – offrealla persona un po’ di speranza nel difalfine di ritrovare e dare senso allapropria umanità. Spesso io e i mieicolleghi ci troviamo ad accompagnarele persone in questa fase di ricerca e dilotta e cerchiamo di farlo con rispettoe senza giudizi, ciascuno con la propriapersonalità ma sempre cercando dinon far sentire la persona sola. ■1CRO: Centro di Riferimento Oncologico.È uno degli Istituti di Ricovero e Curaa Carattere Scientifico (IRCCS) che operanoin Italia in ambito oncologico. È situato adAviano, provincia di Pordenone. È stato istituitodalla Giunta Regionale del Friuli VeneziaGiulia nel 1981. Le suore terziarie francescaneelisabettine sono presenti dal 1990 (cf. In caritateChristi, 2/2009 p. 32).2Traduzione italiana del titolo dell’operaHoffen wider alle Hoffnung di dom HélderCâmara (1909–1999), arcivescovo di Olinda eRécife nel nordest brasiliano – regione tra lepiù povere del mondo. È una delle figure piùsignificative della Chiesa del XX secolo: vivacesostenitore della Teologia della Liberazione,partecipò attivamente al concilio Vaticano II(1962-1965) e, per oltre trent’anni, girò il mondoin lungo e in largo, dando voce a chi non havoce (cf. il sito del Centro Internazionale DomHelder Camara: www.heldercamara.it).3Struttura situata vicino al CRO dove sitrova un hospice per malati terminali e 34 miniappartamenti per dare ospitalità gratuita sia aifamiliari sia ai malati in terapia day hospital.accanto a... malatiDa Casa “Santa Chiara”Un’esperienza singolare di integrazioneProfessionalità e competenze umane a confrontoCasa “Santa Chiara” è una strutturadelle suore elisabettine,aperta nel 1994, come Casa alloggioper fare fronte alla emergenzaaids, malattia che negli anni novantamanifestava tutta la sua virulenza perla mancanza di una terapia adeguata.Ci sono dodici posti letto dedicatiai malati terminali di Aids: ungrosso impegno per questa comunitàdi suore coadiuvate dal personale laidiPaolo Forzanmedico<strong>La</strong>vorare meglio assiemeper far stare megliola persona malata: l’esperienza diun medico che impegnala sua competenza professionale aCasa ”Santa Chiara˝ a Padova.co. Fortunatamente, l’arrivo nel 1996del cocktail con gli antiretrovirali hapermesso di trasformare radicalmentel’evoluzione di tale patologia.Significativo risulta il dato relativoall’aspettativa di vita dal momentodella diagnosi al decesso che, primadella possibilità di questo trattamentoterapeutico, si aggirava intorno aiquindici mesi; attualmente possonopassare anni e forse decenni, diven-gennaio/marzo 2010 25

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