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La sponda luminosa

n. 1 - gennaio/marzo 2010 - Suore Francescane Elisabettine

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diano, per rendere testimonianza allaluce incontrata nella nostra vita: Gesù.Siamo chiamati ad essere «martiri dellagioia e della fatica», ha suggerito padreErmes. Lo affermava con forza donLorenzo Milani: «Tutto è speranza,perché tutto è fatica»;● non perdere la speranza! Come haricordato il cardinal Bagnasco. In unmondo dove, nonostante l’apparenza, igiovani fanno fatica a vivere, i cristianisono chiamati a narrare proprio a loro laparte più significativa e profonda dellapersonale esperienza di vita e di incontrocon il Signore. In questo modo anche latestimonianza dei consacrati sarà davveropersuasiva se, con gioia e verità, semplicitàe realismo, saprà raccontare la bellezza,lo stupore della vita e la felicità donata aquanti sono innamorati di Dio. ■loro una mano in caso di difficoltà; privilegiarerelazioni interpersonali forti,fatte non solo di parole ma di presenza,là dove i giovani vivono perché non siasolo un “passare accanto”;● donare speranza, essere testimonigioiosi, dal cuore riconci liato, in pacecon se stessi;● sentirsi chiamati ad essere una chiesadi “martiri e di santi” nel quotiaccantoa... giovaniBruno Ferrero con gli educatori di VastoRaccontare la fededi Claudia BertonstfeIl racconto,una modalità comunicativache parla di Dio toccandosoprattutto le corde del cuore.Per l’incontro di venerdì 22 gennaio,organizzato dalla FondazionePadre Alberto Mileno Onluscon don Bruno Ferrero, la grande saladell’Istituto S. Francesco a Vasto Marina,era gremita di catechisti, insegnanti,educatori venuti per riflettere sul tema“Raccontare per educare. <strong>La</strong> narrazionenella catechesi”.L’incontro è iniziato proiettando unracconto, drammatizzato dagli ospitidella Fondazione, sul tema della pasqua.Padre Luigi Del Vecchio (coordinatoreeducativo della Fondazione) ha evidenziatobrevemente le evidenti allusionial vangelo contenute nel racconto drammatizzatodal titolo Il quarto Re Mago eil messaggio teologico in esso contenutoche sarebbe difficile comunicare a unuditorio che presenta disabilità di tipocognitivo. Per questo la drammatizzazionecon persone diversabili è diventatanella Fondazione Mileno un modoefficace per prepararsi eintrodursi alle celebrazioniliturgiche più importantidell’anno.È seguito l’intervento diBruno Ferrero che partendodalla domanda: «Perchéraccontare e cosa significaraccontare?» ha creato un’attenzione e unascolto sorprendenti, quelle che si creanosolo quando proviamo a comunicareraccontando.Quanti hanno ascoltato don Brunohanno sperimentato in prima personauna modalità comunicativa, basata sullanarrazione della Bibbia e della vita,che parla di Dio toccando soprattuttole corde del cuore. Si è visto un modo dicomunicare la fede che sa essere moltoconcreto e che parte da ciò che si vive,da quell’esperienza di Dio che ci hacambiato la vita.Il “racconto” dunque è stato il filoconduttore dell’incontro perché, comeha sottolineato Bruno Ferrero, «questoè il linguaggio originale della fede che èper sua struttura narrativa».Preziosi e significativi i consigli delrelatore per coloro che, in quanto educatori,vogliono acquisire questa competenzacomunicativa.Ma prima di tante indicazioni tecniche,che sono state comunque ben enucleatenel materiale fornito ai partecipanti,ha sottolineato la necessità di attingerea ciò che di più profondo eumano c’è in ognuno di noi,ripensando a ciò che abbiamoamato di più, alle personeincontrate, ai raccontiche fanno parte della nostrastoria e della nostra crescita.«Un buon narratore», haribadito più volte don Ferrero,«è sicuramente il primoad essere trasformatodal racconto e stabilisce conl’uditorio una relazione diforte partecipazione affettiva». D’altraparte non si impara nulla per dovere,ma solo per la via del piacere e di unarelazione significativa fra chi parla e chiascolta.Siamo certi che quanti hanno partecipatoin così attento ascolto saprannobeneficiare di queste indicazioni, offertedall’esperienza e dalla competenza didon Bruno Ferrero, e sapranno dare untocco di novità e di vita al loro modo dicomunicare la fede a scuola, in parrocchia,in famiglia…L’urgenza educativa di cui parlanoanche i nostri vescovi e la difficoltà nellatrasmissione della fede alle giovanigenerazioni ci confermano sul fatto cheè necessario mettersi in discussione sulproprio modo di essere educatori e catechisti,genitori e accompagnatori nellafede. Si può imparare a “raccontare Dio”facendo vibrare il cuore e la mente, si puòfare una bella esperienza di Chiesa che siapre al confronto e condivide le proprieesperienze senza timore: con don BrunoFerrero l’abbiamo sperimentato. ■gennaio/marzo 2010 21

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