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La sponda luminosa

n. 1 - gennaio/marzo 2010 - Suore Francescane Elisabettine

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accanto a...giovaniIl pensiero narrativoper evangelizzaresecondo lo stile di GesùL’intervento di padre AmedeoCencini dal titolo “L’animatore vocazionale:narratore e testimone di unabuona notizia” ha messo in evidenzaalcuni spunti concreti per l’attività dipastorale vocazionale (vedi box).Padre Cencini ha dapprima elencatouna serie di strumenti espressividiversi per raccontare l’esperienza dellachiamata, la quale rappresenta sempreuna vera e propria “teofania”: questistrumenti non sono solo le parole, maanche gesti, simboli e immagini per farememoria della presenza concreta delSignore nella propria esistenza.In questo senso è importante passareda un pensiero logico ad un pensieronarrativo che porta a vivere l’annuncioe l’evangelizzazione secondo lo stile diGesù. Proporre la buona notizia conuno stile narrativo recupera gli elementiessenziali della propria storia spiritualee vocazionale e sa trasmettere unamemoria grata di quanto vissuto nellapropria esperienza di chiamata.<strong>La</strong> polifonia dell’amoreInfine, a conclusione del convegno,molto interessante e proposto con moltapassione è stato l’intervento di padre ErmesRonchi, il quale ha sottolineato che«la vocazione non nasce da una sottrazionedi vita, ma da un’addizione: è oradi parlare del piacere della chiamata» edha insistito sulla bellezza e sulla pienezzadel consacrarsi interamente al Signore,sottolineando la «polifonia dell’amoresenza mezze misure, nella radicalità etotalità del cuore, che rischia di subire- se non intesa correttamente - distorsioniaffet tive, brinate sui sentimenti,freddezza nell’amicizia».Padre Ermes ha ricordato che dilatarei propri confini interiori significaandare incontro personalmente ad ognipersona, significa in particolare «accostaree avvicinare giovani che vivono an chesituazioni irregolari in campo affettivo.Lì si può annunciare il paradiso, perchél’amore resta il luogo primario di evangelizzazionee non di moralizzazione».Spesso, invece, i consacrati si presentanocon «una fede sen za corpo, che è l’umilee santa cattedrale con cui entriamo incontatto con il mondo. C’è il pericolo ditogliere umanità alla parola di Cristo».Come?Dunque, come essere au tentici«testimoni e narratori del vange lodella vocazione»?● Occorre privilegiare la via dell’ascolto,«perdere più tempo» ad ascolta re lavita delle persone, in particolare dei giovaniche talvolta non trovano ac canto asé genitori, adulti, amici in grado di dareIl decalogo del cantastorie vocazionaledagli Atti del Convegno: Amedeo Cencini, “L’animatore vocazionale:narratore e testimone di una buona notizia”Per riassumere e indicare l’essenziale in termini il più possibilesintetici e concreti potremmo dare queste indicazioni.1. Se vuoi davvero narrare agli altri in modo vocazionalmenteefficace devi raccontare e raccontarti a te stesso. C’èuna lettura da fare anzitutto dentro di sé.2. Narrare vuol dire costruire e proporre eventi logici eavvincenti, percorsi coerenti e lineari, che vanno a confluirein un disegno vocazionale. Dunque, se non hai un centro cheti consenta di raccogliere attorno a esso la tua vita e dare unsenso a tutto di essa, un ideale di vita, non puoi raccontare,non hai nulla da raccontare.3. Non accontentarti di leggere, ma impara a scrivere,altrimenti a lungo andare non saprai nemmeno più leggere.“Scrivere” nel senso di dare alla lettura della tua vita un assettoe un senso sempre più definitivi e compiuti, attraverso unlavoro serio e sistematico. Il quartetto corretto e progressivosarebbe: leggere-scrivere-narrare-testimoniare.4. Un racconto o storia personale di per sé dovrebbe potercambiare, nel senso che non è mai fatto una volta per tutte, néè mai completo.5. Ogni tanto fai una revisione o scansione della tuamemoria. Gli innumerevoli virus che la insidiano e cercano dipenetrare nel suo sistema potrebbero infettare anche cuore emente. Il migliore antivirus è l’apprendimento della capacità dilettura dal punto di vista di Dio della tua per quanto piccolastoria, ovvero guardarla con gli occhi di Dio. Se sei ancoraarrabbiato con la tua storia o con qualche persona d’essa, nonpuoi fare alcuna narratio vocationalis.6. Cerca sempre un interlocutore: Dio, anzitutto, e un altro,se possibile, o altri, con cui condividere qualcosa di significativo.Da un lato non c’è narrazione se non davanti a un tu; dall’altronon c’è fraternità, né relazione, laddove non c’è narrazionee narrazione di qualcosa di centrale per entrambi.7. E così pure sii disponibile all’ascolto quando un altro siracconta, sospendendo ogni giudizio, pregiudizio, valutazionemorale o interpretazione psicologica; semplicemente imparaad ascoltare le narrazioni altrui.8. Pensiero narrativo e narrazione vera e propria possonoesser valido strumento comunicativo.9. <strong>La</strong> narrazione tipicamente cristiana nasce dalla preghierae conduce alla preghiera; è fondamentalmente atto orante.Pregare, in fondo, è ascoltare il racconto che Dio mi fa di sestesso, e raccontarsi poi dinanzi a Dio.10. <strong>La</strong> narrazione non è fatta solo di parole, pur passandonormalmente attraverso tale antico e umile utensile umano, maanche di gesti e simboli, di arte e di poesia.20 gennaio/marzo 2010

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