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La sponda luminosa

n. 1 - gennaio/marzo 2010 - Suore Francescane Elisabettine

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alle fontiancora un messaggio, un frammentodel suo vissuto mentre va incontro alSignore per poterlo godere e possedereper sempre, ed essere in lui benedizioneper i figli lontani. Ma resta unmistero, un segreto tra l’anima e il suoDio di cui noi possiamo solo intuirequalche scintilla.<strong>La</strong> Madre viveIl suo corpo viene esposto al pianoterradella casa: i poveri sono i primi adaccorrere a renderle omaggio.Due giornidopo, il 4 aprile,mercoledìsanto, si celebrail funerale nella chiesa parrocchiale diSanta Maria del Carmine con grandeconcorso di popolo. Con il parroco delCarmine sono presenti dieci sacerdoti,riconoscendo in Elisabetta l’emblemadella carità. Presente anche il podestàdi Padova, Francesco De <strong>La</strong>zara.Quindi, la sepoltura al cimitero maggioredi Padova accanto alla fila doveera stata deposta la salma di don LuigiMaran.Poi, un silenzio che colpisce, finoalla disattenzione di chi ha effettuatol'esumazione secondo le leggi della poliziamortuaria, per cui i resti mortalivengono riposti nell’ossario comune eperciò dispersi.Ben opportunamente è stato interpretatoquesto fatto: «<strong>La</strong> Madre, quellamorta, aveva fatto perdere le traccedi sé: quella vivente, perché andarla acercare tra i morti?» 7 . ■1Affezioni reumatiche-artritiche che causerannola morte per ipertrofia del cuore condilatazione del ventricolo sinistro: così la tabellamedica firmata dal medico curante.2Diario 14-15 giugno 1856.3Ibid., 24 settembre 1858.4Ibid., 31 gennaio 1860; il testo, e i branisuccessivi, è contenuto anche in Epistolario,pp. 945-946, nella Resa di conti a padre Bernardinoda Portogruaro, inviata a lui pochi giorniprima della morte.5Ibid., 2 marzo 1860.6Diario, 20 marzo 1860.7Dar i o Pi l i, Elisabetta Vendramini,1990, p. 119.alle fontiPIEDIDIRITTIPiedi diritti: il LogoPiedi diritti... impariamo anche noi attraversoquesto percorso a “camminare dritto”chiedendoci quali sono le nostre convinzioniprofonde e da che cosa sono sostenute, se siamo in grado di“stare in piedi da soli” e “camminare sulle nostre gambe”.I piedi ci permettono di:“fare strada”, passo dopo passo, con costanza, pazienzae tenacia anche quando si fa fatica, magari quando si cammina“controcorrente”;stare bene con “i piedi per terra”, anche se si segue unideale nobile;andare avanti “stando al passo” con chi è più svantaggiato,senza calpestare l’oppresso e senza alzare il piedecedendo alla violenza, al diritto di imporsi…<strong>La</strong> Bilancia rappresenta i diritti, che, insieme alla giustizia,richiamano la “legge”, un codice da seguire affinché i dirittisiano garantiti...Il rispetto della legge presuppone una certa “disciplina”(così come quella a cui un atleta o un attore o un cantante…deve sottoporsi) che non deve però mai perdere di vistal’equilibrio; ogni diritto può esistere solo se c’è un equilibrioaltrimenti si verifica uno “sbilanciamento”.Se vogliamo camminare con i piedi diritti è necessario stabilireun equilibrio innanzitutto in noi stessi domandandoci qual sia il“codice di vita” che stiamo seguendo e chi sia il nostro “personaltrainer”; anche l’andare verso l’altro comporta un equilibrio, sevogliamo che gli sia garantito il diritto basilare di essere personacon la sua dignità, specialmente se “l’altro” si trova in una situazionedi disagio non ci è immediato pensare di essere “sul piattodella stessa bilancia” ossia di essere entrambi persone.suor Maria Pia RefoscoIn cammino da Bassano a Padova18-20 aprile 2010a cura di Paola Rebellato stfeCelebrare è fare memoria, rendere presente un passatoche ha lasciato una traccia. Una prima celebrazione dei 150anni della morte della beata Elisabetta Vendramini si farà conun pellegrinaggio a piedi da Bassano del Grappa a Padova,iniziativa rivolta prevalentemente ai giovani ma anche gli amicidi Elisabetta e delle elisabettine.Da Bassano a Padova: rivivremo il percorso che portòElisabetta il 4 gennaio 1827 dalla sua terra natale, dove pensavache Dio volesse la nuova famiglia religiosa, a Padovadove, con l’aiuto del diocesano don Luigi Maran, realizzò lasua intuizione.Nel corso dell’itinerario sono previsti momenti di riflessionesulla persona di Elisabetta, sulla traduzione in opere delcarisma di fondazione e sulla solidarietà a noi chiesta oggi.Lo facciamo camminando perché il contatto con la terraci aiuta nella riflessione sull’opera di Elisabetta, traduzioneconcreta delle scintille di amore che la misericordia del Padrele donava, svegliando in lei creatività e coraggio.Camminiamo con lei, con le sue stesse convinzioni profondesulla dignità dell’uomo, di ogni uomo e di ogni donna,sui diritti che, alla dignità, danno forma e consistenza.È un cammino di solidarietà che si tradurrà concretamentenel sostegno al progetto di ristrutturazione di Casa S. Chiarache accoglie malati terminali e affetti da aids (programmain quarta di copertina).18 gennaio/marzo 2010

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