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La sponda luminosa

n. 1 - gennaio/marzo 2010 - Suore Francescane Elisabettine

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alle fontiRaccogliendo l’ereditàL’ultimo viaggioCelebrare con amoredi Paola FuregonstfeIn punta di piedi1-2 aprile 1860. Entriamo nellastanza al primo piano di contrada degliSbirri (propriamente, contrada 1,Androne 4856): madre Elisabetta giaceinferma ormai da tempo. Le suore attornoal suo letto, in preghiera, stannovivendo i suoi ultimi istanti terreni.Da tempo il suo corpo è tormentatoda sofferenze e costretto quasi all’immobilità;il respiro è spesso affaticato,tuttavia il suo sguardo è vigile, attento,il suo cuore è con le figlie e per le figlie.Alle suore che si alternano accanto a leirivolge parole di riconoscenza e di incoraggiamentoalla fedeltà. Il viatico, ricevutoproprio la domenica delle Palme, èl’ultimo incontro con Gesù eucaristia,prima di quello definitivo, eterno.A suor Fortunata Battaggia, suavicaria e fedele collaboratrice, si struggeil cuore. Sente vicina la fine manello stesso tempo spera che il Signoreabbia pietà della sua comunità, privataappena da un anno del padre spiritualee direttore don Luigi Maran.<strong>La</strong> fatica della consegna di sèGli ultimi anni di vita di ElisabettaVendramini sembrano tradurrein filigrana la vicenda della sposa delCantico.Oppressa dalle sofferenze procuratedal progredire della malattia 1 , vive nelsuo spirito le pene della purificazioneinteriore: «Sul mio letto, lungo la notte,ho cercato l’amore dell’anima mia; l’hocercato, ma non l’ho trovato» (Ct 3,1).1938 - primo santino conpreghiera per ottenere grazie.Leggiamo nel Diario di Elisabetta:Sono quasi sempre spaventata datristissime e desolanti viste di quantoavrò da soffrire nell’ultima malattia:mi si mostra l’impazienza, le ire mie sìper li mali del corpo che per le viste delfuturo che mi aspetta, con l’impossibilitàdi sostenere gli assalti dell’inferno,delle tentazioni da cui sarò sbattuta.Ah! se non sapessi per prova chi io siain qualche improvviso assalto, in saluteessendo, che sarà quando anima e corposaranno esauste, languide e moribonde?In questi assalti mi sorresse il Signore,e dissi al nemico: Quello che sempre miaiutò in vita mi aiuterà ancora in lottetali, e da ciò un raggio di speranza misollevò alquanto e voglia Iddio farmisempre così rispondere 2 .Con l'avanzare della malattia aumentanoi momenti di aridità spiritualesegnati da brevi respiri in Dio.Altri sono segnati da esperienze di altacontemplazione.Ab aeterno io!... io fui da te amatae voluta all’essere nel tempo? […] Deh!amor eterno, ricevi fra le tue bracciaquesta prodiga, questa cieca, e risanala.Non negarle quell’amore che ti deve.Tienmi ben stretta nelle tue paternebraccia, nelle quali io per sempre miabbandono, braccia divine ripiene diquanto mai può desiderare un’anima davoi e per voi creata; non me le allontanatemai! Siano sempre queste finché ioviva il luogo del mio riposo in qualsiasistato, penoso o doloroso, chiaro o tenebrosoin cui possa trovarmi! Amor eterno,esaudisci chi vuole te solo nel tempoe nell’eternità 3 .L’orazione di oggi versò sopra questiriflessi: Dio Tutto, io niente. Che paradisie che beni saziativi non mi apportòtale chiara veduta! Oh ricco niente,come ricco sei nelle mani di Dio! […]Dio Tutto! mai, mai da me si parta lavista del mio niente che a quella del mioTutto mi porta! 4 .Oggi amai il mio Dio! Che vita, chesorte! Ah potessi esser sempre in atto diamore! Ma di qual amore? Di quelloche Dio solo può intendermi. Venga, sì,questo Amore! 5 .Avvicinandosi la morte si trova avvoltanelle tenebre dell’abbandono: Iomi trovo da qualche giorno in tenebredesolatorie, perché mi mostrano una finedisperata. I mali del corpo si unisconoal detto stato, e come mi torturano! <strong>La</strong>fede, da più anni in me semispenta, è orada me lontana come il cielo dalla terra.Io mi vedo lasciata in mano delle tenebre[…]. Sono chi sono, e perciò ben castigataanticipatamente. Signore, pietà! 6 .È l’ultima sua espressione scrittaconsegnata alla guida spirituale, padreBernardino da Portogruaro: tenebre eluce, timore e speranza, desolazione efiducia… la lotta infine si placa tra lebraccia del Padre, come aveva invocatonel 1858.L’ incontroPoco prima dell’ultimo respiro ilvolto si illumina – lo racconta unasorella presente – e: «Gesù, Maria,Giuseppe: quale consolazione!», sonole sue ultime espressioni.«Ora l’amato mio prende a dirmi:“Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni,presto! Perché, ecco, l’inverno è passato,è cessata la pioggia, se n’è andata; ifiori sono apparsi nei campi, il tempodel canto è tornato e la voce della tortoraancora si fa sentire nella nostra campagna”.Infine trovai l’amore dell’animamia. Lo strinsi forte e non lo lascerò»(Ct 2,10-12; 3,4).È di primavera l’incontro, dopo uninverno lungo e freddo. All’alba del 2aprile, lunedì santo.Ricordando questi istanti vorremmoentrare nel suo intimo per coglierealle fontigennaio/marzo 2010 17

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