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La sponda luminosa

n. 1 - gennaio/marzo 2010 - Suore Francescane Elisabettine

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parola chiavefinestra aperta<strong>La</strong> richiestadell’unico necessarioRecitando il Padre Nostro non ciaccorgiamo che quello che diciamoper primo in realtà è il punto versocui aneliamo. E per noi l’espressionediventa veritiera e significativa dopoaver compiuto il percorso che indicala preghiera dal fondo al principio:liberi dal male e dalla tentazione, perchéabbiamo un cuore risplendentedel perdono offerto ai nostri fratelli,per la misericordia ricevuta e peressere un unico corpo con il SignoreGesù che è diventato nostro cibo,sapienza e gusto, capaci di compiere ilvolere di Dio vivendo il mistero dellafraternità nella potenza dello Spirito,facendo risplendere in tutta la suagloria la santità di Dio, che si rivelacome Padre di noi tutti, come Padredel Figlio suo Gesù Cristo. Ed è appuntoin lui che possiamo compieretutto il percorso per avere la vita, lavita vera.Per questo, ogni richiesta che innalziamoa Dio, in ultima analisi, nonsi risolve che in questa: dacci il tuoFiglio diletto; dacci di accogliere, diconoscere, di compatire, di vedere, distare e di soffrire con, di godere, diNasciamo uomini ma dobbiamodiventare umani, proprio sullo stile dellavita vissuta da Gesù.amare questo Figlio diletto che per primoamò noi. Fino a poter dire, con Paolo:«Sono stato crocifisso con Cristoe non sono più io che vivo, ma Cristovive in me»” (Gal 2,20). Poter dire:Cristo vive in me, significa vivere ilcompimento della promessa di Gesù:«Se uno mi ama, osserverà la miaparola e il Padre mio lo amerà e noiverremo a lui e prenderemo dimorapresso di lui» (Gv 14,23), espressioneche nella tradizione ha condensato ilsenso e lo scopo della “vita virtuosa”:vivere della stessa vita di Dio, in Cristo,assunti in quell’amore di Dio checostituisce il dono divino della vita,facendo il bene come compimentodi un’umanità dove la presenza diDio risplende. Significa riferirsi a unuomo che realizza la sua vocazioneperché gode, sul versante divino, diquella pienezza alla quale agogna e,sul versante umano, di quella umanitàsenza divisioni di cui ha nostalgia.Nostalgia di vita pienaQui possiamo comprendere i sognidell’uomo perché in Dio hannole loro radici. Perché – e la cosa sorprendenon poco – se il cuore dell’uomo,nelle sue fibre più intime, è fattoad immagine di Dio, allora vuol direche ha anche nostalgia dei comportamentisecondo Dio, che proprioGesù rivela con il suo agire e il suoparlare.È caratteristico che nella tradizionela disposizione di spirito richiesta percomprendere le Scritture sia definitain rapporto alla carità. <strong>La</strong> carità è intesacome dono della vita, manifestazionedella santità di Dio nel mondo.In questa carità, accolta e condivisa,l’uomo conosce l’estensione della suavocazione all’umanità; umanità, chevede risplendere nel Figlio di Dio fattouomo, di cui tutte le Scritture parlanoperché in lui si rivela il segreto di amoredi Dio per i suoi figli. ■1Sacerdote dal 1972, vive nella Comunitàdei Fratelli Contemplativi di Gesù in Capriatad’Orba (AL), diocesi di Alessandria.di Luca Moscatellibiblista della diocesi di MilanoIn continuità con le riflessioni ele testimonianze che nei numeridella scorsa annata hannoaperto la nostra finestra sul mondodell’immigrazione, ci lasciamoprovocare dalla Parola che vedechi annuncia un discepolo itinerante,in movimento, come lo è statoGesù.Le immagini che ci accompagnanosono la “strada” e la “casa”,luoghi naturali che abbiamo frequentatofin dagli inizi della vita,luoghi che ci hanno generato e fattocrescere, luoghi che Gesù ha trasfiguratocon la sua presenza e lasua parola. Abitando strade e caseGesù ha invitato i suoi discepoli afare altrettanto, a non isolarsi adaccompagnare le partenze i rientridi tanti fratelli e sorelle.Il discepolo di Gesù è inquieto.Può esserlo perché è pur semprefiglio di questo tempo un po’ disperato.Ma lo è comunque, perchéabitato da un anelito che nonpuò trovare pienezza in alcunarealtà che non sia l’infinito amoredi Dio: «Il mio cuore è inquieto, oSignore, finché non riposa in Te»(Agostino, Le confessioni). Il discepoloè inquieto, però, anche perchéè stato chiamato per una missioneche non può aspettare e che deveessere fatta ora. È in questione lasalvezza del mondo, e dunque sitratta di vita o di morte. E se è veroche a salvare ci pensa Gesù, è purvero d’altra parte che il Maestro havoluto associarci alla sua missione12gennaio/marzo 2010

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