N. 7 - Parrocchia di Chiari

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Un Domenico Savioanche a ChiariIdoni del Signore non sono legatiné ad alcuni paesi o città, né adalcuni tempi. Questa la riflessionespontanea mentre facevo scorrerele paginette, scritte diligentementea mano, di un quadernetto cherisaliva alla presenza dei PP. Benedettinia San Bernardino e che miera stato donato da una famiglia diamici.È la relazione del monacobenedettino P. Luigi SistoPandolfi, letta il 20 agosto1922 a Chiari nella classeVI della Dottrina Cristiana aicompagni di scuola del carodefunto Emilio Magrinello(1909-1922).Inizia così: “Come un giglioolezzante appena sbocciatoal mattino, una mano invisibileti ha colto, o Emilio,per adornarne il Paradiso. Ilprofumo delle tue virtù ci allietavae ci invitava ad imitarti…”.Dalle note che accompagnanola relazione,si viene a sapere che EmilioMagrinello era nato a Chiari,in via Isidoro Clario, il 16 ottobre1909 da Luigi e RosaBergamo, battezzato il 18 ottobre1909, cresimato il 12maggio 1919 da mons. GiuseppeBeretta e il 27 giugno 1919 ascrittoai chierichetti di San Bernardino.Pur dando ampio spazio a questoperiodo della sua vita, il P. Pandolfirileva, sulla testimonianza di conoscenti:“Vivace come dev’essere unfanciullo, allegro sempre, era dotatodi un discernimento che appenasi potrebbe esigere da un ragazzo alui superiore di cinque o sei anni dietà”. Con il padre andava a cantarenel coro della chiesa parrocchialee seguiva attentamente le funzionireligiose. Se ne mettono in rilievola soda pietà, la fede viva, la speranzaa tutta prova e l’amore di caritàverso Dio e verso il prossimo.Soleva recitare le preghiere -mattinoe sera- in ginocchio ai piedi delsuo letto e prolungandole soventela sera, prima di coricarsi. Aveva ungrande amore a Gesù Eucaristia siaricevendolo spesso nella Comunione,sia partecipando alla Messa, siaadorandolo, sia accompagnandoloin viatico. Al Padre che voleva dargliuna piccola ricompensa per averloaccompagnato per il viatico, la rifiutòdicendo: “O Padre, è già statotroppo l’onore che ho avuto di accompagnareil Signore”. La sua primaformazione l’ebbe in famiglia,profondamente cristiana, sia comeincoraggiamento al bene, sia comeesempio di virtù-mostrandosi obbedienteai genitori, rispettoso delleloro osservazioni, fedele nell’adempimentodei piccoli doveri della propriacondizione di fanciullo.“Non può esservi sfuggita la sua pietàsenza che vi abbiate trovato esagerazione;non la sua modestia senzaaffettazione; non la sua diligenzaalla scuola e ai suoi doveri senzasecondi fini, per attirarsi una stimaimmeritata da parte dei superiori.Niente ipocrisia, invidia, superbia”.Per quanto riguarda la scuola, nonera certamente dotato di un’intelligenzasuperiore, ma seppe cavarselacon un lavoro assiduo e, davantiai doveri difficili, con la preghieradomandava l’aiuto al Signore.Confidava alla mamma davanti adun compito difficile: “Staserastudierò la lezione, domattinafarò la Santa Comunionee poi farò il compito”. Sempremodesto e composto,pronto a prevenire i superiorie i conoscenti con il salutoed il sorriso sulle labbra. Nonconosceva che due strade:quella della scuola e quella diSan Bernardino.“A San Bernardino trovò vitaed ingrandì l’anima sua: servireall’altare e cantare in coro,istruirsi sulle cose di Dio, pregarlo,accostarsi ai Sacramenti;precorreva i tempi esi vedeva grande, monaco eprete”.Meritò di essere scelto qualeassistente e coadiutore delPadre Maestro dei chierichetti,ufficio che disimpegnò mostrandosia tutti i compagni il primoin ogni cosa e acquistandosi sopradi essi un’autorità dovuta non soloal titolo, ma alla pratica coscienziosadel proprio dovere. Incaricato ditenere la sorveglianza e la disciplinadei chierichetti in assenza del P.Maestro, svolgeva il suo compitosenza arroganza né debolezza, ma24

con convinzione profonda, facendosiamare e rispettare dai compagnianche maggiori di età di lui.Tutto procedeva per il meglio, senon che il 20 luglio 1922 Emilio dovetterestare a letto per forti dolorialla gamba accompagnati da febbre.Il 27 dello stesso mese la malattiaesplose in tutta la sua gravitàe rivelò la sua natura di osteomieliteacuta del femore sinistro. Portatoall’Ospedale Mellini di Chiari, sitentò di salvarlo con un’operazionechirurgica. Ma ormai il male avevafatto tale progresso che ogni cura sirivelò inutile.P. Pandolci, che l’aveva seguito nellasua sofferenza, portandogli il Signorecome viatico, testimonia:“Dopo aver sopportato con ammirabilepazienza dolori acutissimi,dopo aver dato a quanti l’avvicinaronoil più bell’esempio di virtù, lasua bell’anima purificata dalla sofferenza,volava in Paradiso nellanotte tra il 15 e il 16 agosto 1922,pochi minuti dopo la mezzanotte”.Mai aveva perduta la conoscenza ela conservò lucida fino alla fine. Ricordavaparenti, amici, conoscenti,compagni e per loro pregava e tuttiabbracciò in una promessa preghierain cielo. In mezzo a questi indicibilidolori lo confortava l’Eucaristiaricevuta diverse volte e soprattutto ilCrocifisso. Ripetutamente lo offrivaal papà: “Bacialo anche tu, papà” epoi alla mamma “Bacialo anche tu,mamma”. Altre volte. “Soffro tanto,sai mamma”. Prese il Crocifisso e lobaciò. La mamma voleva riprenderlo:“Lasciami baciare le SS CinquePiaghe”.Anche la sua morte fu esemplare.Così la descrive il P. Pandolfi: «All’ultimo,tenendosi raccolto con ilCrocifisso tra le mani, appoggiandolosulla fronte: “Oggi, sarò con tein paradiso”-disse. La mamma: “Tiricorderai, Emilio, di pregare per ituoi genitori, per i tuoi fratelli e sorelleperché crescano buoni comete?”-“Sì, sempre, mamma”. E dopoun momento: “Tutto per Te, o Signore”.Sollevò la testa, tre sospiriaffrettati, la piegò di nuovo. Era inParadiso».don Felice RizziniIl pittore Franco BalduzziNella mostra di pittura che tradizionalmente viene organizzataogni anno in occasione del Perdon d’Assisi, è tornato FrancoBalduzzi. È il pittore ufficioso della Curia Vescovile di Brescia. Ecome tale, dopo la pala sulla Madonna dell’Umiltà, nella cappelladell’Episcopio, ha realizzato la pala del Beato Mosè Tovini, in occasionedella sua beatificazione e ultimamente il ritratto di mons.Giulio Sanguineti che verrà collocato nella Galleria dei Vescovi.Don Giuseppe Fusari, custode del Museo Diocesano, lo seguecon attenzione e lo incoraggia con le sue pubblicazioni. Difatti,la pittura raffigurativa di Balduzzi riesce a coniugare modernità eclassicismo con una consumata tecnica. “Lucida, perfetta, eppuresintetica la sua pennellata non indugia in particolari inutili o eccessivi:solo lo stretto necessario entra nel cono ottico del suo dipingere.I fondi indistinti paiono fondali per i poveri attori di questacommedia umana…”.In una delle ultime mostre a Brescia ha esposto la raffigurazionedei sette vizi capitali, compreso l’ottavo, tutto contemporaneo,della totale mercificazione di corpi ed anime. In un piccolo rifugioa Lione sta elaborando, in grandi quadri, le sette virtù, teologalie cardinali, più l’ottava. Egli, riportandosi ai grandi pittori, amadare alle sue opere una profondidi pensiero che, attraverso l’arte,raggiunge la mente e il cuore dello spettatore.Anche a Lione, in una mostra, sono andati a ruba i suoi dipinti,specialmente quelli di più ridotte dimensioni. Balduzzi ha perseguitoe raggiunto in oltre trent’anni di attività, con impegno e tenacianella ricerca quotidiana, un segno pittorico tutto suo. Il suopaese nativo, Rudiano, ne va giustamente fiero.Alla mostra di San Bernardino non sono mancati anche paesaggie vedute: un colloquio con la natura e le cose. Balduzzi raccontala realtà registrando fedelmente quel che l’occhio osserva e ilrapporto tra forma e colore, la luce diffusa che ammorbidisce l’atmosferaci danno le dimensioni della sua preparazione ed ispirazione.Però il vero Balduzzi si misura con la figura umana, con il ritratto,letto secondole leggi della psicologiaed interpretatosecondo i valori perennidella vita.Il succedersi dei visitatorie l’apprezzamentogenerale hannosottolineato positivamentel’itinerarioche il pittore avevapersonalmente predisposto.Hanno elogiato soprattuttola sua disponibilitàad illustrarele sue operea chiunque lo chiedesse.DFR25

Un Domenico Savioanche a <strong>Chiari</strong>Idoni del Signore non sono legatiné ad alcuni paesi o città, né adalcuni tempi. Questa la riflessionespontanea mentre facevo scorrerele paginette, scritte <strong>di</strong>ligentementea mano, <strong>di</strong> un quadernetto cherisaliva alla presenza dei PP. Benedettinia San Bernar<strong>di</strong>no e che miera stato donato da una famiglia <strong>di</strong>amici.È la relazione del monacobenedettino P. Luigi SistoPandolfi, letta il 20 agosto1922 a <strong>Chiari</strong> nella classeVI della Dottrina Cristiana aicompagni <strong>di</strong> scuola del carodefunto Emilio Magrinello(1909-1922).Inizia così: “Come un giglioolezzante appena sbocciatoal mattino, una mano invisibileti ha colto, o Emilio,per adornarne il Para<strong>di</strong>so. Ilprofumo delle tue virtù ci allietavae ci invitava ad imitarti…”.Dalle note che accompagnanola relazione,si viene a sapere che EmilioMagrinello era nato a <strong>Chiari</strong>,in via Isidoro Clario, il 16 ottobre1909 da Luigi e RosaBergamo, battezzato il 18 ottobre1909, cresimato il 12maggio 1919 da mons. GiuseppeBeretta e il 27 giugno 1919 ascrittoai chierichetti <strong>di</strong> San Bernar<strong>di</strong>no.Pur dando ampio spazio a questoperiodo della sua vita, il P. Pandolfirileva, sulla testimonianza <strong>di</strong> conoscenti:“Vivace come dev’essere unfanciullo, allegro sempre, era dotato<strong>di</strong> un <strong>di</strong>scernimento che appenasi potrebbe esigere da un ragazzo alui superiore <strong>di</strong> cinque o sei anni <strong>di</strong>età”. Con il padre andava a cantarenel coro della chiesa parrocchialee seguiva attentamente le funzionireligiose. Se ne mettono in rilievola soda pietà, la fede viva, la speranzaa tutta prova e l’amore <strong>di</strong> caritàverso Dio e verso il prossimo.Soleva recitare le preghiere -mattinoe sera- in ginocchio ai pie<strong>di</strong> delsuo letto e prolungandole soventela sera, prima <strong>di</strong> coricarsi. Aveva ungrande amore a Gesù Eucaristia siaricevendolo spesso nella Comunione,sia partecipando alla Messa, siaadorandolo, sia accompagnandoloin viatico. Al Padre che voleva dargliuna piccola ricompensa per averloaccompagnato per il viatico, la rifiutò<strong>di</strong>cendo: “O Padre, è già statotroppo l’onore che ho avuto <strong>di</strong> accompagnareil Signore”. La sua primaformazione l’ebbe in famiglia,profondamente cristiana, sia comeincoraggiamento al bene, sia comeesempio <strong>di</strong> virtù-mostrandosi obbe<strong>di</strong>enteai genitori, rispettoso delleloro osservazioni, fedele nell’adempimentodei piccoli doveri della propriacon<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> fanciullo.“Non può esservi sfuggita la sua pietàsenza che vi abbiate trovato esagerazione;non la sua modestia senzaaffettazione; non la sua <strong>di</strong>ligenzaalla scuola e ai suoi doveri senzasecon<strong>di</strong> fini, per attirarsi una stimaimmeritata da parte dei superiori.Niente ipocrisia, invi<strong>di</strong>a, superbia”.Per quanto riguarda la scuola, nonera certamente dotato <strong>di</strong> un’intelligenzasuperiore, ma seppe cavarselacon un lavoro assiduo e, davantiai doveri <strong>di</strong>fficili, con la preghieradomandava l’aiuto al Signore.Confidava alla mamma davanti adun compito <strong>di</strong>fficile: “Staserastu<strong>di</strong>erò la lezione, domattinafarò la Santa Comunionee poi farò il compito”. Sempremodesto e composto,pronto a prevenire i superiorie i conoscenti con il salutoed il sorriso sulle labbra. Nonconosceva che due strade:quella della scuola e quella <strong>di</strong>San Bernar<strong>di</strong>no.“A San Bernar<strong>di</strong>no trovò vitaed ingrandì l’anima sua: servireall’altare e cantare in coro,istruirsi sulle cose <strong>di</strong> Dio, pregarlo,accostarsi ai Sacramenti;precorreva i tempi esi vedeva grande, monaco eprete”.Meritò <strong>di</strong> essere scelto qualeassistente e coa<strong>di</strong>utore delPadre Maestro dei chierichetti,ufficio che <strong>di</strong>simpegnò mostrandosia tutti i compagni il primoin ogni cosa e acquistandosi sopra<strong>di</strong> essi un’autorità dovuta non soloal titolo, ma alla pratica coscienziosadel proprio dovere. Incaricato <strong>di</strong>tenere la sorveglianza e la <strong>di</strong>sciplinadei chierichetti in assenza del P.Maestro, svolgeva il suo compitosenza arroganza né debolezza, ma24

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