N. 7 - Parrocchia di Chiari

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Anno nuovo scuola nuovaRiorganizzazione scolastica a Chiaria cura di Paolo FestaNiente a che vedere con lariorganizzazione delle “scuole”intesa come costruzioneo meno di nuovi edifici scolastici: diquella si parlerà in un futuro più omeno prossimo. Qui si tratta di unariorganizzazione diversa, che coinvolgele persone. Si tratta del passaggioda “direzione didattica ” a “istitutocomprensivo”. Vediamo di fare unpoco di chiarezza, giusto per non perdercitra parole che ai più possono risultaredifficili, o perlomeno “nuove”,e per riuscire a definire in cosa consistaquesto tipo di passaggio, che negliultimi anni ha riguardato moltissimescuole della Provincia (ma anchedell’Italia tutta).Prima, anche se legalmente questo“prima” è stato fino al 31 agosto scorso,c’erano la scuola elementare, opiù precisamente la scuola primaria,come si chiama da un paio d’anni,e la scuola media (scuola secondariadi primo grado), come due realtà distinte,con tempi, spazi e organizzazionidiverse. Ah, sì, c’era anche lascuola materna (o scuola dell’infanzia).C’era poi la figura di un direttoredidattico che si occupava di materneed elementari. Quando questescuole hanno cominciato a chiamarsiscuola dell’infanzia e scuola primaria,alla definizione di direttore si èsostituita quella di dirigente scolastico.Sono cambiate anche altre cose,non solo i nomi, ma si tratta soprattuttodi questioni tecniche. Fatto stache a Chiari, da un lato c’erano materneed elementari (o scuola dell’infanziae primaria...non lo dico più),con il proprio direttore (o dirigentescolastico) e dall’altra le scuole medie(secondaria di primo grado) chefacevano riferimento a un preside.C’erano quindi due livelli orizzontali,più o meno a sé stanti: quello discuola dell’infanzia e scuola primariae quello della scuola secondariadi primo grado. C’erano un direttoredidattico e un preside. C’erano comunquedue realtà distinte che, certo,si trovavano a collaborare perchéoperanti sullo stesso territorio e perché,in fin dei conti, accompagnavanonel percorso scolastico gli stessiragazzi, ma si trattava, come ho giàdetto, di due realtà diverse.Nell’anno scolastico 2006-2007 c’eragià stato un primo rimescolamentodelle carte: a seguito del pensionamentodel dirigente scolastico, il presidedella scuola secondaria di primogrado aveva assunto anche l’incaricodi dirigente di primaria e infanzia,trovandosi così a svolgere un doppiocompito. Si trattava ovviamente diuna situazione transitoria, anche perchécosì facendo il prof Angeli, coluiche appunto svolgeva questo ruolo,si trovava a doversi occupare di unnumero veramente alto di studenti einsegnanti. Quello che risulta interessanteè che però, per la prima volta,l’organizzazione scolastica non erapiù solo “orizzontale”, ma diventavaanche “verticale”, ponendo sotto ununico coordinamento quelle che untempo si chiamavano materne, elementarie medie.Organizzazione “verticale” che è diventatastabile dal 1 settembre: si èriorganizzata la scuola clarense in“istituti comprensivi”, che comprendono,appunto, alunni che vannodalla scuola dell’infanzia alla scuolasecondaria. Parlo di “istituti” perché,visto l’alto numero di studenti diChiari, è stato necessario creare dueistituti separati, che fanno capo a segreteriediverse e dirigenti diversi.Non si ha più, quindi, un’unica “direzionedidattica” o “circolo didattico”,che comprende tutte le scuole dipari grado (le elementari, appunto, ele materne), ma due strutture verticali(non certo in concorrenza tra diloro, ma che semplicemente operanosullo stesso territorio, quello di Chiari).Per esperienza, avendo già avutola possibilità di lavorare in un istitutocomprensivo (anzi in due, Castrezzatoe Castelcovati), posso dire cheil fatto che maestri e professori collaborinoinsieme può, superata magariqualche incomprensione inizialelegata al modo diverso di vedere edidirsi” le cose, un grande arricchimento,per portare avanti idee nuoveper cercare di realizzare la scuolamigliore per i nostri ragazzi.Nei prossimi mesi cercheremo di incontrarei due dirigenti per farci meglioraccontare cosa possa significarea Chiari un istituto comprensivoe conoscere meglio la sua organizzazione.12

Festa dell’esaltazionedella Santa CroceEntrata in vigore del motu proprio“Summorum pontificum” sull’usodel Messale romano del 1962.14 settembre 2007a cura di A. P.“Riconciliazione”: è questa la parolachiave, “la ragione positiva” delMotu proprio Summorum Pontificumdi Benedetto XVI sull’uso del Messaleromano del 1962. A sottolinearlo èil Papa stesso nella lettera indirizzataai presuli di tutto il mondo, che accompagnail documento. Lo sguardoal passato, alle «divisioni che hannolacerato il Corpo di Cristo», scrive ilPontefice, mi hanno spinto a «fare tuttigli sforzi, affinché, a tutti quelli chehanno veramente il desiderio dell’unitàsia reso possibile di restare inquest’unità o di ritrovarla nuovamente».Il Pontefice non manca di constatareche «notizie e giudizi fatti senzasufficiente informazione hanno creatonon poca confusione», suscitando«reazioni molto divergenti per un progettoil cui contenuto in realtà non eraconosciuto». Quindi, affronta quei timoriche si opponevano più direttamentea questo documento.Sin dall’articolo 1, il Motu proprio stabilisceche il Messale romano, promulgatoda Paolo VI nel 1970, è l’espressioneordinaria della lex orandi (leggedella preghiera) della Chiesa cattolicadi rito latino.Il Messale promulgato da San Pio V, enuovamente edito dal Beato GiovanniXXIII, deve essere perciò consideratocome forma straordinaria. Non sicrea, dunque, in alcun modo, una divisionenella «legge della fede», giacchési tratta di «due usi dell’unico ritoromano». L’articolo 5 si sofferma sullarealtà delle parrocchie, disponendoche laddove «esista stabilmente ungruppo di fedeli aderenti alla precedentetradizione liturgica, il parrocoaccolga volentieri le loro richieste perla celebrazione della Santa Messa» secondoil rito del Messale del 1962.Benedetto XVI si sofferma poi sul timoreche «venga intaccata l’Autoritàdel Concilio Vaticano II», mettendo indubbio «una delle sue decisioni essenziali»:la riforma liturgica. «Tale timore- avverte - è infondato». Il Ponteficeribadisce che il messale pubblicatoda Paolo VI «è e rimane la formanormale, forma ordinaria, della LiturgiaEucaristica».L’ultima stesura del Missale Romanum,anteriore al Concilio, e pubblicatada Giovanni XXIII nel 1962 «potràinvece essere usata come Formaextraordinaria della celebrazione liturgica».«Per questo - è il richiamo del Papa- non è appropriato parlare di questedue stesure del Messale Romanocome se fossero “due Riti”, ma piuttostodi un duplice uso “dell’unico emedesimo Rito”».D’altro canto, Benedetto XVI attiral’attenzione «sul fatto che questo Messalenon è stato mai giuridicamenteabrogato e, di conseguenza, in principio,restò sempre permesso». Introdottoil nuovo messale, ha ricordato,non furono emanate norme per«l’uso possibile» del Messale anteriore,supponendo che si sarebbe trattatodi pochi casi facilmente risolvibili.In realtà, però, si legge nella Lettera,«non pochi rimanevano fortementelegati a questo uso del Rito romano».Il Papa si sofferma così sul movimentoguidato dall’arcivescovo Lefebvre,la cui «fedeltà al Messale divenne uncontrassegno esterno». Le ragioni diquesta spaccatura, spiega il Papa,si trovano «più in profondità», giacchémolte persone, che accettavanoil Concilio Vaticano II ed erano fedelial Papa e ai vescovi, «desideravanotuttavia anche ritrovare la forma aloro cara della Sacra Liturgia». E ciòanche perché «in molti luoghi non sicelebrava in modo fedele alle prescrizionidel nuovo Messale». Anzi, sottolineail Pontefice, il nuovo Messaleveniva persino «inteso come un’autorizzazioneo perfino come un obbligoalla creatività, la quale ha portatospesso a deformazioni della liturgia,al limite del sopportabile».Ed è per questo, rammenta, che GiovanniPaolo II fu obbligato a dare,con il Motu proprio Ecclesia Dei del1988, un quadro normativo per l’usodel Messale del 1962. Tale documento,però «non conteneva prescrizionidettagliate», ma si appellava alle generositàdei presuli verso «le giusteaspirazioni» di quei fedeli che richiedevanol’uso del Rito romano. Eccoperché «è sorto il bisogno di un regolamentogiuridico più chiaro» nonprevedibile vent’anni fa.».Il Papa rivolge poi il pensiero alla secondapreoccupazione emersa nellediscussioni sul Motu proprio, ovveroche una più ampia possibilità dell’usodel Messale del 1962 potrebbe portarea «disordini o addirittura a spaccaturenelle comunità parrocchiali».«Anche questo timore - afferma ilPapa - non mi sembra realmente fondato»,soprattutto perché l’uso delMessale antico «presuppone una certamisura di formazione liturgica e unaccesso alla lingua latina». Condizioni,che «non si trovano tanto di frequente».Per questo, si ribadisce neldocumento, il nuovo Messale «rimarrà,certamente, la Forma ordinaria delRito romano».Benedetto XVI ribadisce dunque che«non c’è nessuna contraddizione tral’una e l’altra edizione del Missale Romanum».E rammenta che «nella storiadella liturgia c’è crescita e progresso,ma nessuna rottura», sottolineandoche ciò che per le generazioni anterioriera sacro «non può improvvisamenteessere del tutto proibito oaddirittura dannoso». Il Papa invita,infine, i vescovi a scrivere un resocontosulle loro esperienze, tre anni dopol’entrata in vigore del Motu proprio(documento del Papa che non è statoproposto da alcun organismo dellaCuria Romana). E ciò in modo che,qualora fossero venute alla luce delleserie difficoltà, «potranno essere cercatevie per trovare rimedio». 13

Anno nuovo scuola nuovaRiorganizzazione scolastica a <strong>Chiari</strong>a cura <strong>di</strong> Paolo FestaNiente a che vedere con lariorganizzazione delle “scuole”intesa come costruzioneo meno <strong>di</strong> nuovi e<strong>di</strong>fici scolastici: <strong>di</strong>quella si parlerà in un futuro più omeno prossimo. Qui si tratta <strong>di</strong> unariorganizzazione <strong>di</strong>versa, che coinvolgele persone. Si tratta del passaggioda “<strong>di</strong>rezione <strong>di</strong>dattica ” a “istitutocomprensivo”. Ve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> fare unpoco <strong>di</strong> chiarezza, giusto per non perdercitra parole che ai più possono risultare<strong>di</strong>fficili, o perlomeno “nuove”,e per riuscire a definire in cosa consistaquesto tipo <strong>di</strong> passaggio, che negliultimi anni ha riguardato moltissimescuole della Provincia (ma anchedell’Italia tutta).Prima, anche se legalmente questo“prima” è stato fino al 31 agosto scorso,c’erano la scuola elementare, opiù precisamente la scuola primaria,come si chiama da un paio d’anni,e la scuola me<strong>di</strong>a (scuola secondaria<strong>di</strong> primo grado), come due realtà <strong>di</strong>stinte,con tempi, spazi e organizzazioni<strong>di</strong>verse. Ah, sì, c’era anche lascuola materna (o scuola dell’infanzia).C’era poi la figura <strong>di</strong> un <strong>di</strong>rettore<strong>di</strong>dattico che si occupava <strong>di</strong> materneed elementari. Quando questescuole hanno cominciato a chiamarsiscuola dell’infanzia e scuola primaria,alla definizione <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettore si èsostituita quella <strong>di</strong> <strong>di</strong>rigente scolastico.Sono cambiate anche altre cose,non solo i nomi, ma si tratta soprattutto<strong>di</strong> questioni tecniche. Fatto stache a <strong>Chiari</strong>, da un lato c’erano materneed elementari (o scuola dell’infanziae primaria...non lo <strong>di</strong>co più),con il proprio <strong>di</strong>rettore (o <strong>di</strong>rigentescolastico) e dall’altra le scuole me<strong>di</strong>e(secondaria <strong>di</strong> primo grado) chefacevano riferimento a un preside.C’erano quin<strong>di</strong> due livelli orizzontali,più o meno a sé stanti: quello <strong>di</strong>scuola dell’infanzia e scuola primariae quello della scuola secondaria<strong>di</strong> primo grado. C’erano un <strong>di</strong>rettore<strong>di</strong>dattico e un preside. C’erano comunquedue realtà <strong>di</strong>stinte che, certo,si trovavano a collaborare perchéoperanti sullo stesso territorio e perché,in fin dei conti, accompagnavanonel percorso scolastico gli stessiragazzi, ma si trattava, come ho giàdetto, <strong>di</strong> due realtà <strong>di</strong>verse.Nell’anno scolastico 2006-2007 c’eragià stato un primo rimescolamentodelle carte: a seguito del pensionamentodel <strong>di</strong>rigente scolastico, il presidedella scuola secondaria <strong>di</strong> primogrado aveva assunto anche l’incarico<strong>di</strong> <strong>di</strong>rigente <strong>di</strong> primaria e infanzia,trovandosi così a svolgere un doppiocompito. Si trattava ovviamente <strong>di</strong>una situazione transitoria, anche perchécosì facendo il prof Angeli, coluiche appunto svolgeva questo ruolo,si trovava a doversi occupare <strong>di</strong> unnumero veramente alto <strong>di</strong> studenti einsegnanti. Quello che risulta interessanteè che però, per la prima volta,l’organizzazione scolastica non erapiù solo “orizzontale”, ma <strong>di</strong>ventavaanche “verticale”, ponendo sotto ununico coor<strong>di</strong>namento quelle che untempo si chiamavano materne, elementarie me<strong>di</strong>e.Organizzazione “verticale” che è <strong>di</strong>ventatastabile dal 1 settembre: si èriorganizzata la scuola clarense in“istituti comprensivi”, che comprendono,appunto, alunni che vannodalla scuola dell’infanzia alla scuolasecondaria. Parlo <strong>di</strong> “istituti” perché,visto l’alto numero <strong>di</strong> studenti <strong>di</strong><strong>Chiari</strong>, è stato necessario creare dueistituti separati, che fanno capo a segreterie<strong>di</strong>verse e <strong>di</strong>rigenti <strong>di</strong>versi.Non si ha più, quin<strong>di</strong>, un’unica “<strong>di</strong>rezione<strong>di</strong>dattica” o “circolo <strong>di</strong>dattico”,che comprende tutte le scuole <strong>di</strong>pari grado (le elementari, appunto, ele materne), ma due strutture verticali(non certo in concorrenza tra <strong>di</strong>loro, ma che semplicemente operanosullo stesso territorio, quello <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong>).Per esperienza, avendo già avutola possibilità <strong>di</strong> lavorare in un istitutocomprensivo (anzi in due, Castrezzatoe Castelcovati), posso <strong>di</strong>re cheil fatto che maestri e professori collaborinoinsieme può, superata magariqualche incomprensione inizialelegata al modo <strong>di</strong>verso <strong>di</strong> vedere e<strong>di</strong> “<strong>di</strong>rsi” le cose, un grande arricchimento,per portare avanti idee nuoveper cercare <strong>di</strong> realizzare la scuolamigliore per i nostri ragazzi.Nei prossimi mesi cercheremo <strong>di</strong> incontrarei due <strong>di</strong>rigenti per farci meglioraccontare cosa possa significarea <strong>Chiari</strong> un istituto comprensivoe conoscere meglio la sua organizzazione.12

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