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Notiziario della Comunità Parrocchiale di Chiari - N. 3 - Marzo 2009 ...

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La storica preghiera<strong>di</strong> Papa Benedetto XVIad Auschwitz29 maggio 2006«Prendere la parola in questo luogo<strong>di</strong> orrore, <strong>di</strong> accumulo <strong>di</strong> crimini controDio e contro l’uomo che non haconfronti nella storia, è quasi impossibile- ed è particolarmente <strong>di</strong>fficilee opprimente per un cristiano, per unPapa che proviene dalla Germania.In un luogo come questo vengonomeno le parole, in fondo può restaresoltanto uno sbigottito silenzio: un silenzioche è un interiore grido versoDio: ‘Perché, Signore, hai taciuto?’».«Ci inchiniamo profondamente nelnostro intimo - ha detto ancora ilPapa - davanti alla innumerevoleschiera <strong>di</strong> coloro che qui hanno soffertoe sono stati messi a morte».Il Papa varca a pie<strong>di</strong> il cancello <strong>di</strong>Auschwitz, passa sotto la cinica iscrizione“Arbeit macht frei” (“il lavororende liberi”). In silenzio percorreil viale del campo fino al famigeratoBlocco 11: ci sono ad attenderloalcuni sopravvissuti allo sterminio,li saluta uno per uno. Prega davantial Muro <strong>della</strong> Morte, dove i nazistihanno fucilato migliaia <strong>di</strong> detenuti.Si ferma in preghiera nella cella <strong>della</strong>fame dove è morto San MassimilianoKolbe.Ad Auschwitz sono morte un milionee mezzo <strong>di</strong> persone. In tutti i lagernazisti hanno perso la vita do<strong>di</strong>ci milioni<strong>di</strong> persone, <strong>di</strong> cui sei milioni <strong>di</strong>ebrei e 500 mila zingari.«Sono qui - afferma Benedetto XVI- per implorare la grazia <strong>della</strong> riconciliazione;da Dio innanzitutto che,solo, può aprire e purificare i nostricuori; dagli uomini poi che qui hannosofferto».Ricorda la visita ad Auschwitz <strong>di</strong>Giovanni Paolo II nel 1979, quandoa cura <strong>di</strong> A. P.<strong>di</strong>sse: «Non potevo non venire quicome Papa».Il popolo polacco, accanto agli ebrei,è stato quello che più ha sofferto inquesto luogo: «Papa Giovanni PaoloII era qui come figlio del popolopolacco. Io sono qui come figlio delpopolo tedesco, e proprio per questodevo e posso <strong>di</strong>re come lui: “Nonpotevo non venire qui. Dovevo venire.Era ed è un dovere <strong>di</strong> fronte allaverità e al <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> quanti hanno sofferto,un dovere davanti a Dio, <strong>di</strong> esserequi come successore <strong>di</strong> GiovanniPaolo II e come figlio del popolotedesco, figlio <strong>di</strong> quel popolo sul qualeun gruppo <strong>di</strong> criminali raggiunse ilpotere me<strong>di</strong>ante promesse bugiarde,in nome <strong>di</strong> prospettive <strong>di</strong> grandezza,<strong>di</strong> recupero dell’onore <strong>della</strong> nazionee <strong>della</strong> sua rilevanza, con previsioni<strong>di</strong> benessere e anche con la forza delterrore e dell’intimidazione, cosicchéil nostro popolo poté essere usato edabusato come strumento <strong>della</strong> lorosmania <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione e <strong>di</strong> dominio.Sì, non potevo non venire qui».Parla del mistero del silenzio <strong>di</strong> Dio.Cita il Salmo 44, il lamento d’Israelesofferente: «… Siamo messi a morte,stimati come pecore da macello.Svègliati, perché dormi, Signore?».«Ma noi - ha sottolineato - ci sbagliamose vogliamo farci giu<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> Dio e<strong>della</strong> storia…».«Emettiamo questo grido davanti aDio, rivolgiamolo allo stesso nostrocuore, proprio in questa nostra orapresente, nella quale incombononuove sventure, nella quale sembranoemergere nuovamente dai cuoridegli uomini tutte le forze oscure: dauna parte, l’abuso del nome <strong>di</strong> Dioper la giustificazione <strong>di</strong> una violenzacieca contro persone innocenti;dall’altra, il cinismo che non conosceDio e che schernisce la fede in Lui».Poi si è recato nel vicino campo <strong>di</strong>Birkenau, il cosiddetto Auschwitz 2,che con i suoi quattro forni crematoriera una delle più organizzate macchine<strong>di</strong> morte. Giunge davanti almonumento internazionale dove cisono le ventidue lapi<strong>di</strong> che, in varielingue, ricordano tutte le vittime delcampo <strong>di</strong> sterminio. Si ferma in preghieradavanti a ciascuna lapide.Nel cielo piovoso <strong>di</strong> Birkenau si stagliaall’improvviso un arcobaleno.Il Papa parla <strong>della</strong> lapide ebraica:«I potentati del Terzo Reich volevanoschiacciare il popolo ebraico nellasua totalità, eliminarlo dall’elencodei popoli <strong>della</strong> terra. Allora le paroledel Salmo “Siamo messi a morte,stimati come pecore da macello” siverificarono in modo terribile: in fondo,con l’annientamento del popoloebraico, quei criminali violenti intendevanouccidere quel Dio che chiamòAbramo, che parlando sul Sinaistabilì i criteri orientativi dell’umanitàche restano vali<strong>di</strong> in eterno».«Con la <strong>di</strong>struzione d’Israele - nota -volevano, in fin dei conti, strappareanche la ra<strong>di</strong>ce su cui si basa la fedecristiana, sostituendola definitivamentecon la fede fatta da sé, la fedenel dominio dell’uomo, del forte».C’è poi la lapide in lingua polacca.«Si voleva cancellare un popolocome soggetto storico autonomo perrenderlo schiavo» afferma il Papa.Un’altra lapide è quella scritta nellalingua dei Sinti e dei Rom: «Anchequi si voleva far scomparire un interopopolo… annoverato tra gli elementiinutili <strong>della</strong> storia universale».Da Birkenau si elevano preghierein varie lingue: rom, russo, polacco,ebraico, inglese. Risuona il Kad<strong>di</strong>sh,canto ebraico per il lutto. Il Papa innalzaa Dio una preghiera in tedesco:«HERR, DU BIST DER GOTTDES FRIEDENS…».«Signore, tu sei il Dio <strong>della</strong> pace,tu sei la pace stessa;un cuore che cerca il conflittonon ti può capireuna mente orientata alla violenzanon ti può comprendere.Conce<strong>di</strong> che tutti coloroche vivono nella concor<strong>di</strong>aperseverino nella pace,e tutti coloro che sono <strong>di</strong>visisi riconcilino». 7

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