Notiziario della Comunità Parrocchiale di Chiari - N. 3 - Marzo 2009 ...

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a cura di Elia FacchettiZona N. 3: signori in carrozza!in carrozza! È inpartenza il treno per la“Signorizona n. 3. Ferma a...”.Considerato che ci troviamo alla stazionedi Chiari, questo potrebbe esserel’annuncio che da inizio al nostroviaggio nella zona n. 3. L’orologiodella torre che spicca in fondo alviale Marconi ci comunica che sonole ore quindici e noi, che non siamole Ferrovie dello Stato, partiamo conperfetta puntualità. Salutiamo le villeliberty che si affacciano sul viale,villa Corridori e la signora Lilianacon le sue centinaia di presepi, edopo un breve tratto ecco piazza delGranaio.Qui, fino a pochi anni fa, sorgeva ilConsorzio Agrario Provinciale con isuoi vecchi magazzini che ora hannoceduto il posto ad un moderno agglomeratodi abitazioni, uffici e spazicommerciali. Sullo sfondo incombeil profilo delle Trafilerie Carlo Gnutti,che viene rallegrato dagli zampilli diuna moderna fontana: della vecchiatradizione contadina di Chiari non èrimasto che il nome.Intatta, invece, è la chiesa della SantissimaTrinità che ci attende al didella strada. È lì pressappoco dal millequattrocentoed è la fedele testimonedi tante trasformazioni, di un oratorioardentemente voluto da monsignorLombardi e del successivo fallimento,di un teatro e del suo declino,di bambini che in file perfette le passavanoaccanto per andare “alla colonia”,di sportivi che tornavano dallapartita, tristi o sbruffoni, dipendevadall’esito della partita stessa.Ne avrebbe da raccontare la vecchiachiesetta: dei ragazzi che la domenicafacevano il bagno nella roggia piùDa sinistra, in senso orario: la chiesa di San Giacomo vista da una particolareangolazione; la chiesa della Ss. Trinità; la nuova fontana in piazza del Granaio;l’interno della chiesa di San Giacomo.avanti (poi è stata costruita la piscina),dei sacrifici delle tante famigliedelle case comunali, senza dimenticarei dirimpettai, gli Antonelli e Giuliocon la sua bicicletta.Ricordo com’era una volta il palazzoCavalleri e quell’officina là all’inizio,dove ora c’è la sezione dell’Universitàdegli Studi di Brescia per il corsodi laurea in infermieristica.La sosta è finita, si riparte e muta ancheil paesaggio. Via Silvio Pellico ciintroduce nella zona industriale. Nonpiù ville liberty o moderni residence,ma la realtà lavorativa particolarmentedura e difficile in questo periodo.Le vie sono dedicate ai vecchilavori, ai sellai, ai conciatori ed aitintori, ma qui si lavora il ferro ed ilmarmo e le scintille delle saldatrici illuminanogli interni delle officine.Buon lavoro, ragazzi e mi raccomando:fate attenzione alla sicurezza!Il nostro viaggio prosegue ora percorrendovia Bernardelli, verso via Milanoe successivamente verso il centroattraversando villaggi sorti negli ultimidecenni del secolo scorso. Sonovillette singole o a schiera, ben ordinateed allineate, ma dato il climaancora rigido le strade sono deserte,i giardini ancora spogli ed il nostropassaggio viene salutato soltanto daicani che, al di là delle recinzioni, ciaccompagnano con il loro abbaiare.Ed eccoci giunti alla scuola Toscanini,ai suoi ragazzi che pensiamo desiderosidi imparare ed agli insegnantiche premurosi li accompagnano.Poi via Tagliata ed il Centro Giova-10

nile 2000 è subito lì, pronto a completarein modo armonico la crescitadei ragazzi.Ancora una piccola deviazione e,tornati in via Roccafranca, ci appareun’altra chiesetta, quella dedicataa San Giacomo e da lì, in un batterd’occhio siamo nella piazzetta che,una volta, veniva chiamata “al mercatdei pòi”.Erano tempi in cui “dò fomne e ‘nagalina le fàa al mercat töta matina”,ma erano anche tempi in cui le nostremamme o nonne davvero facevanofatica a mettere insieme il pranzocon la cena. Ora non ci sono piùpolli o galline e se comunementeviene chiamata Piazza Tirana… beh!Un motivo ci sarà.Viale Teosa ci riporta velocementeverso via Milano e verso la stazione.E don Fabio, idealmente nostro capotreno,annuncia: “Chiari, stazionedi Chiari. Questa è l’ultima fermata:i signori passeggeri sono pregati discendere”.Non appartengo alla zona 3 e nemmenoalla quadra di Cortezzano, eppurela chiesa di san Giacomo mi èparticolarmente cara. È lì, difatti, cheogni anno ci troviamo con parenti edamici per ricordare e pregare per i nostrigenitori defunti. La signorina LidiaMetelli ci accoglie sempre con affabilitàe, grazie soprattutto a lei, la chiesaè sempre impeccabile e decorosa. È,quella di san Giacomo, una chiesa diorigini antiche che per anni fu di proprietàdella quadra di Cortezzano.Originariamente costituiva un passaggioobbligato per chi intendevaandare verso Milano perché, comericorda in un suo libro Mino Facchetti“lo stradone, com’era popolarmentechiamato fino a pochi annifa, superata da est ad ovest la curvadel Consorzio e giunto al ponteMarengo, piegava verso l’abitato cittadino(ora viale Teosa) e, all’altezzadi Piazzetta di Polli, puntava sullachiesa di San Giacomo, la superavae a destra riprendeva l’attualecorso. L’attuale tratto di via Milanoche, partendo dal ponte del Marengo,tira dritto verso Urago, venne costruitosubito dopo la prima guerramondiale”.Se ne sta quindi, questa cinquecentescachiesetta, incastonata tra unascuola elementare ed il giardino diun palazzo e, quando il traffico ancoranon era troppo intenso, sotto ilsuo portichetto la gente sostava volentieriper due chiacchiere ed i ragazzigiocavano a biglie. Ora l’esternoun po’ denota l’usura prodottadagli anni, ma non così l’interno cheappare decisamente accogliente eben tenuto.La chiesa fu oggetto anche dell’attenzionedel prevosto Morcelli che,all’inizio del suo operato a Chiari(1791) annotava di voler “aggiungeredue cappelline a San Giacomo”.Alcuni anni dopo, annota sempre ilMorcelli, il 29 settembre 1814 “vi fula benedizione della nuova cappelladi san Michele in San Giacomo,indi mentre si apparava l’altare, seguìsinfonia a stromenti a fiato, dipoila Messa solenne, e all’Evangelio ilpanegirico del santo”.L’anno successivo, in quella cappella,venne collocato il nuovo quadroraffigurante “San Michele Arcangeloche combatte il demonio”, operadi Giuseppe Teosa. Successivamente,verso la fine del 1800, venne costruitala casa del custode, l’altare delSantissimo e quindi la cappella dedicataall’apparizione della Madonnadi Lourdes che ignoti ladri, annifa, derubarono dei preziosi offerti daifedeli.Con il passare degli anni l’incuria degliuomini procurò gravi danni allachiesa, agli arredi ed alle opere inessa contenute, fino a quando monsignorFerrari decise il suo recupero.La signorina Lidia, con la valida collaborazionedi amiche, non si tirò indietroe diede il via ai lavori. La chiesavenne pulita e si iniziarono le operedi restauro che proseguirono perdiversi anni ridando smalto agli affreschidella volta ad ombrello ed aglistucchi del Seicento. Le statue ligneedell’altare di San Gottardo vennerorestaurate, come pure le magnifichevia Crucis che rischiarono di esseremandate al macero dimenticate com’eranoin soffitta. Infine si provvidealla messa a norma degli impianti.Ora che l’interno è sistemato, l’attenzioneè rivolta alle pareti esterne, soprattuttoalla facciata.Il motore si è già messo in moto, larichiesta di autorizzazione alle BelleArti è stata inoltrata e si spera chesan Giacomo voglia dare una spintaalla pratica. 11

a cura <strong>di</strong> Elia FacchettiZona N. 3: signori in carrozza!in carrozza! È inpartenza il treno per la“Signorizona n. 3. Ferma a...”.Considerato che ci troviamo alla stazione<strong>di</strong> <strong>Chiari</strong>, questo potrebbe esserel’annuncio che da inizio al nostroviaggio nella zona n. 3. L’orologio<strong>della</strong> torre che spicca in fondo alviale Marconi ci comunica che sonole ore quin<strong>di</strong>ci e noi, che non siamole Ferrovie dello Stato, partiamo conperfetta puntualità. Salutiamo le villeliberty che si affacciano sul viale,villa Corridori e la signora Lilianacon le sue centinaia <strong>di</strong> presepi, edopo un breve tratto ecco piazza delGranaio.Qui, fino a pochi anni fa, sorgeva ilConsorzio Agrario Provinciale con isuoi vecchi magazzini che ora hannoceduto il posto ad un moderno agglomerato<strong>di</strong> abitazioni, uffici e spazicommerciali. Sullo sfondo incombeil profilo delle Trafilerie Carlo Gnutti,che viene rallegrato dagli zampilli <strong>di</strong>una moderna fontana: <strong>della</strong> vecchiatra<strong>di</strong>zione conta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong> non èrimasto che il nome.Intatta, invece, è la chiesa <strong>della</strong> SantissimaTrinità che ci attende al <strong>di</strong> là<strong>della</strong> strada. È lì pressappoco dal millequattrocentoed è la fedele testimone<strong>di</strong> tante trasformazioni, <strong>di</strong> un oratorioardentemente voluto da monsignorLombar<strong>di</strong> e del successivo fallimento,<strong>di</strong> un teatro e del suo declino,<strong>di</strong> bambini che in file perfette le passavanoaccanto per andare “alla colonia”,<strong>di</strong> sportivi che tornavano dallapartita, tristi o sbruffoni, <strong>di</strong>pendevadall’esito <strong>della</strong> partita stessa.Ne avrebbe da raccontare la vecchiachiesetta: dei ragazzi che la domenicafacevano il bagno nella roggia piùDa sinistra, in senso orario: la chiesa <strong>di</strong> San Giacomo vista da una particolareangolazione; la chiesa <strong>della</strong> Ss. Trinità; la nuova fontana in piazza del Granaio;l’interno <strong>della</strong> chiesa <strong>di</strong> San Giacomo.avanti (poi è stata costruita la piscina),dei sacrifici delle tante famigliedelle case comunali, senza <strong>di</strong>menticarei <strong>di</strong>rimpettai, gli Antonelli e Giuliocon la sua bicicletta.Ricordo com’era una volta il palazzoCavalleri e quell’officina là all’inizio,dove ora c’è la sezione dell’Universitàdegli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Brescia per il corso<strong>di</strong> laurea in infermieristica.La sosta è finita, si riparte e muta ancheil paesaggio. Via Silvio Pellico ciintroduce nella zona industriale. Nonpiù ville liberty o moderni residence,ma la realtà lavorativa particolarmentedura e <strong>di</strong>fficile in questo periodo.Le vie sono de<strong>di</strong>cate ai vecchilavori, ai sellai, ai conciatori ed aitintori, ma qui si lavora il ferro ed ilmarmo e le scintille delle saldatrici illuminanogli interni delle officine.Buon lavoro, ragazzi e mi raccomando:fate attenzione alla sicurezza!Il nostro viaggio prosegue ora percorrendovia Bernardelli, verso via Milanoe successivamente verso il centroattraversando villaggi sorti negli ultimidecenni del secolo scorso. Sonovillette singole o a schiera, ben or<strong>di</strong>nateed allineate, ma dato il climaancora rigido le strade sono deserte,i giar<strong>di</strong>ni ancora spogli ed il nostropassaggio viene salutato soltanto daicani che, al <strong>di</strong> là delle recinzioni, ciaccompagnano con il loro abbaiare.Ed eccoci giunti alla scuola Toscanini,ai suoi ragazzi che pensiamo desiderosi<strong>di</strong> imparare ed agli insegnantiche premurosi li accompagnano.Poi via Tagliata ed il Centro Giova-10

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