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L'Angelo - Parrocchia di Chiari

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Olimpia<strong>di</strong> e <strong>di</strong>ntorniState seguendo quoti<strong>di</strong>anamente«Il grande fratello»? Io no, peròsto bene. Non sono certo un tele<strong>di</strong>pendente,ma il mio Tg non me loperdo, (e neanche le partite dell’Inter).Ultimamente ho seguito alcunefasi delle Olimpia<strong>di</strong> <strong>di</strong> Sidney. Bisognalasciarle finire, le Olimpia<strong>di</strong>, perpoi pensarci su. Motivi <strong>di</strong> riflessionece n’è parecchi. La suggestione dellacerimonia iniziale è stata grande. Incontrasto con la vetrina pesante, consumisticae commerciale <strong>di</strong> Atlanta gliAustraliani, spacconi forse, ma sinceri,ci hanno mostrato tutta la loro voglia<strong>di</strong> ra<strong>di</strong>carsi in una terra dove sonoarrivati da poco, <strong>di</strong> fare propria anchela ricchezza culturale degli aborigenicon il coraggio <strong>di</strong> riconoscere a questiuna sorta <strong>di</strong> primogenitura. Una <strong>di</strong>mostrazione<strong>di</strong> maturità alla qualenon sono arrivati gli Americani <strong>di</strong>Atlanta che hanno perso, quattro annifa, un’altra occasione per offrire almenoun segno <strong>di</strong> rappacificazione con lepopolazioni alle quali avevano sottrattoterre e risorse. Auguro al generosoe democratico popolo americano <strong>di</strong>riuscire un giorno a compiere questopasso: vivrà nella sua terra più ricco <strong>di</strong>cultura e <strong>di</strong> storia propria e con menosensi <strong>di</strong> colpa. Levare <strong>di</strong> Ban<strong>di</strong>ere e risuonare<strong>di</strong> Inni sono stati frequentementeaccompagnati da pianti edemozioni.Dalle parti <strong>di</strong> Zagabria, qualche tempo,fa mi complimentavo con alcuniamici croati per le belle prestazioni <strong>di</strong>alcuni loro compatrioti al soldo <strong>di</strong>squadre italiane. La reazione ai mieicomplimenti sinceri fu della massimafreddezza. Gli atleti <strong>di</strong> cui stavo lodandole gesta erano considerati dei fortunatiegoisti, che nel momento del massimopericolo e della peggiore situazioneeconomica e civile della loro patriaavevano semplicemente abbandonatola loro terra e la loro gente perraggiungere li<strong>di</strong> più ricchi e sicuri.Leggo alcune righe dell’attento e onestoGiampaolo Ormezzano: Come«spartire la commozione con l’atletache si commuove all’inno nazionalequando sappiamo … che vive lontanodal proprio paese, che ha scelto luoghidal clima meteorologico, politico edeconomico più propizi non soloall’attività sportiva, ma alla sua vita.Quando sappiamo per certo che in patrialo ritengono in linea <strong>di</strong> massimaun opportunista… Come ci dobbiamocomportare con l’atleta che ha cambiatocitta<strong>di</strong>nanza con <strong>di</strong>sinvoltura…e che ora balla la danza della vittoria…portando la ban<strong>di</strong>era <strong>di</strong> una nazionelontanissima da quella dove ènato, dando fierezza supplementare aisuoi nuovi padroni già fieri per contoloro <strong>di</strong> benessere, spalmando desolazionesupplementare su quelli che laggiù,dove lui è nato, lo hanno umanamenteperduto?»Che <strong>di</strong>re poi quando la vittoria toccaad uno <strong>di</strong> un paese povero, magaristraziato dalla guerra civile, oppressoda una <strong>di</strong>ttatura. A che cosa servirà lasua impresa? Probabilmente verràusata per esaltare un potere che stringeràancora <strong>di</strong> più le corde che leganodei sud<strong>di</strong>ti poveri.Manco a <strong>di</strong>rlo si affaccia, opprimente,la questione doping. La lotta <strong>di</strong>chiarata,condotta ormai per fortunaanche da atleti che siimpegnano in prima persona,non riesce ad impe<strong>di</strong>reil rinnovarsi <strong>di</strong> episo<strong>di</strong>eclatanti e vergognosi. Sarannostati trovati tutti i <strong>di</strong>sonesti?Per vincere questasfida bisognerà impegnarsiancora a lungo lavorandoin modo che termini la ricercadella prestazione al<strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni limite e che siinceppi il meccanismo cheaccoppia successo e denaro.È fatica da concorrentiin una gara fin troppo speciale.Ma conclu<strong>di</strong>amo con tonipositivi. Le Olimpia<strong>di</strong> sonoun fenomeno giovanile.Ci mostrano un mondodove restano fondamentalil’impegno, la preparazione,la passione. Riesconoancora a mostrarci esempi<strong>di</strong> giovani normali che non temono ilsacrificio e che hanno voglia <strong>di</strong> vincereacquisendo abilità e preparazione eche non <strong>di</strong>menticano che lo sport èprima <strong>di</strong> tutto <strong>di</strong>vertimento. Mi piacerebbeun’Italia piena <strong>di</strong> giovani campioniche non guardano ai miliar<strong>di</strong>,che sanno vincere e perdere, che scelgono<strong>di</strong> giocare per stare bene insiemee per <strong>di</strong>vertirsi. Ma a questi campionibisogna dare strutture, occasioni edattenzione. A questi campioni bisognaoffrire un panorama <strong>di</strong>verso. A questicampioni bisogna mostrare un mondosportivo <strong>di</strong>verso. Altrimenti non avremopiù tanti campioni da ammirare,amare ed imitare, ma solo fenomenirari, antipatici, pagati e dopati. E non<strong>di</strong>temi che la colpa sarà della scuola,che non fa ginnastica, o del Coni che è<strong>di</strong>sorganizzato, o del governo che nonsostiene lo sport. Certamente la colpasarà <strong>di</strong> chi avrà continuato a nascondereed a corrompere, con il denaro,con il doping, con i falsi miti, con l’incompetenzatecnica, l’idea dello sport.Ma via! Volevo concludere in positivo:per quello che hanno raggiunto a Sidneygli azzurri mi hanno sod<strong>di</strong>sfatto…E poi ho imparato a scrivere correttamenteil nome della città australiana…non è poco!Bruno Mazzotti36 L’Angelo - Novembre a. D. 2000

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