Mondo missionarioA Marial LouScrivo da Nairobi, dove sono tornatodopo un solo mese in Sudan,a causa <strong>di</strong> problemi ad unaspalla, che non riuscivo ad usare. Perfortuna non c’è niente <strong>di</strong> rotto: mihanno dato un po’ <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cine e mihanno detto <strong>di</strong> non usare il braccio destroper un mese. Come se fosse cosìfacile. Penso comunque <strong>di</strong> rientrare inSudan fra una dozzina <strong>di</strong> giorni. Lì aMarial Lou il mio lavoro consisterebbenel cercare <strong>di</strong> alzare un po’ lo standarddella missione. È un posto sortocinque o sei anni fa, per far fronteall’emergenza dei profughi che arrivavanoda altre zone, prima sotto le tende,poi è cresciuto in una manierapiuttosto caotica e primitiva. Ora iodovrei renderlo funzionale, solo chemi hanno concesso troppo poco tempo,dato che il programma prevedeche in gennaio io vada in un altro postoa cominciare una scuoletta tecnica.Ho incominciato a chiedere ai miei superiori<strong>di</strong> non trasferirmi, ma pensoche sia una battaglia persa dall’inizio.A Marial Lou ci sono, oltre ai padri,che dovrebbero occuparsi della pastorale,le suore comboniane, che hannouna scuola con circa 600 alunni, ed un<strong>di</strong>spensario - lebbrosario. Naturalmentetutto è fatto <strong>di</strong> pali e fango, percui c’è anche il grande lavoro <strong>di</strong> continuarea sostituire le costruzioni. A meavrebbero detto anche <strong>di</strong> cominciare afare un po’ <strong>di</strong> mattoni, ma probabilmentei miei superiori non si rendonoconto che per tutte queste cose ci vuoleuna barca <strong>di</strong> tempo. Oltre a noi, cisono anche gli MSF (Me<strong>di</strong>ci senzafrontiere), che hanno un ospedaletto esi occupano anche <strong>di</strong> altre attività,come tenere in funzione le varie pompe<strong>di</strong>sseminate sul territorio. C’eranoanche altre ONG, ma ora si sono praticamenteritirate.Qui al momento l’emergenza grossa èsuperata, dato che la gente che si erastabilita nella zona si è un po’ sistemata.Però ora arrivano parecchi Nuèr,che stanno scappando dalle loro zone,ad est <strong>di</strong> noi, dove c’è il petrolio edove, naturalmente, si sta combattendo<strong>di</strong> brutto. Però almeno quelli arrivanocol loro bestiame, per cui hannoqualcosa da vendere per comperarsida mangiare.Il mio cruccio più grosso è <strong>di</strong> non conoscerela lingua. Inoltre mi sono accorto<strong>di</strong> non essere più giovane, e chequello che mi entra da un orecchio miesce dall’altro. Sto stu<strong>di</strong>andola, perquanto mi è possibile, ma i risultatinon sono conformi alla mia voglia <strong>di</strong>parlare.Per il resto, niente <strong>di</strong> speciale. La saluteè buona, e finora anche la malarianon mi ha dato gran<strong>di</strong> fasti<strong>di</strong>, anche seci sono milioni <strong>di</strong> zanzare.Io mi dovrei fermare qui fino al giorno9 ottobre, quando dovrei rientrare aMarial Lou (assieme a mons. Mazzolari,che andrebbe in visita). Spero chenon succeda niente, e che tutto vadasecondo i piani.Uno dei gravi problemi, qui, è propriola grande incertezza: non si sa maicosa succederà domani.Pregate e fate pregare per noi e perquesta gente. È fatta un po’ a modosuo, ma con tutto quello che ha passato,a volte penso che ci sia da meravigliarsise si trova ancora qualcunosano <strong>di</strong> mente.Saluto tutti con grande affetto.Ciao.Mario VermiBro Vermi MarioComboni MissionariesJacaranda AvenueP.O. Box 21102NAIROBI - KENYAC. A. V.Centro aiuto alla vita<strong>Chiari</strong>Segreteria telefonicaContatto <strong>di</strong>urnoTelefono 0307001600BibliotecaDon Luigi RivettiVia Garibal<strong>di</strong> 3Orario d’aperturaDomenica 9.00 - 11.00Giovedì 9.00 - 11.0015.00 - 17.00Sabato 9.30 - 11.00 I libri vengono dati gratuitamentein lettura per 30 giorni.La fotografia si riferisce alla località dove opera attualmente Mario Vermi, comboniano,e <strong>di</strong> cui parla nel suo scritto. Le videocassette, gratuitamente,vengono date in visione per 3 giorni.22 L’Angelo - Novembre a. D. 2000
Genius lociC’è acqua e acqua...Per anni ho creduto che le nuvolesi rifornissero d’acqua presso ilfiume Oglio. Ero molto piccolo,naturalmente, ed ancora non mettevoin dubbio quanto i gran<strong>di</strong> raccontavano.E questo m’avevano raccontato. Miavevano detto che l’Oglio era enorme,gonfio <strong>di</strong> un’acqua capricciosa a voltetranquilla ed altre volte pericolosa, chetrascinava a fondo gli incauti che osavanoavvicinarsi. Li attirava con i suoimulinelli, li avvolgeva e stor<strong>di</strong>va. Li abbracciava,li tratteneva, incurante <strong>di</strong> chisulla riva aspettava e piangeva.Questo era l’Oglio che, senza aver visto,amavo e temevo: lo sapevo là in fondo,oltre la campagna, oltre l’orizzonte. Neero certo perché era in quella <strong>di</strong>rezioneche le nuvole si muovevano con i lorosecchi vuoti. A volte arrivavano daimonti, bianche, cambiando continuamenteforme e contorni. Erano draghi,cavalli impazziti, fantasmi, guerrieriimpegnati in eroiche conquiste. Eracome seguire un film all’aperto, proiettatonel cielo, senza copione, impreve<strong>di</strong>bilenelle sue sequenze. Pareva d’esserenello stesso tempo spettatore e regista.Non sempre scendevano a prenderel’acqua e, finito il gioco, tornavano acasa, <strong>di</strong>etro i monti. Erano nuvole buone,amiche, spesso desiderate ed attese.Non giocavano, invece, le nuvoleche arrivavano da Bergamo. Apparivanod’un tratto, come chi va <strong>di</strong> fretta,oscurando il cielo e spargendo terrore.Allora mia madre raccoglieva in fretta ipanni stesi, correva a chiudere le finestreed accendeva la candela benedetta,invocando la protezione <strong>di</strong> Chi può.Io sbirciavo quelle nuvole bergamasche,timoroso, mentre riversavano sullaterra tutta l’acqua dell’Oglio prima<strong>di</strong> sparire altrettanto in fretta, com’eranoarrivate.E la terra comunque le ringraziava, peril dono meraviglioso dell’acqua, consplen<strong>di</strong><strong>di</strong> arcobaleni. Di acqua ne parlocon un inten<strong>di</strong>tore, il signor FrancescoBosis, che nel ramo lavora da oltre quarant’anni.Commercia, <strong>di</strong>fatti, acqueminerali e bibite in genere ed ha seguitol’evoluzione del mercato in questi ultimidecenni. Come la maggior partedei commercianti clarensi provienedalla gavetta, un lungo periodo comegarzone presso il signor Emilio Campiotti,che aveva il magazzino in viaMarengo. “Allora, mi <strong>di</strong>ce il signor Bosis,il consumo era piuttosto limitato.Erano tempi in cui l’acqua mineraleera riservata ai facoltosi ed agli ammalati.La maggior parte della gente attingevaal rubinetto <strong>di</strong> casa o faceva provvisteai pozzi comunali se non alle cisternedell’acqua piovana”.Al signor Bosis piaceva quel lavoro,che ben si ad<strong>di</strong>ceva al suo carattereesuberante e che gli permetteva <strong>di</strong> esserecostantemente a contatto con lagente. Così, nel 1973 si mise in proprio.La moglie, signora Adolfina, <strong>di</strong>vennecompagna preziosa in questa avventuralavorativa. Impresa familiare: si <strong>di</strong>cecosì quando tutto viene svolto in famiglia,dal lavoro amministrativo a quellomanuale. Inizi duri, ricordano i signoriBosis, ma intensi e pieni <strong>di</strong> aspettative.Io li ricordo, con la mitica “Ape”, quandooltre alle cassette <strong>di</strong> bibite consegnavanouna battuta ed un po’ <strong>di</strong> buonumore.E questo Franco e Adolfinahanno fatto per anni, prima <strong>di</strong> passarela mano, soprattutto per la parte amministrativa,alla figlia Emanuela e formarel’attuale snc (anno 1993). Ora, il<strong>di</strong>ffuso benessere ha favorito un maggiorconsumo <strong>di</strong> acqua minerale, chepuò essere scelta anche in base alla suacomposizione e per le capacità curative.Esistono acque minerali che trovanovalido impiego nella cura <strong>di</strong> patologiedermatologiche, contro i <strong>di</strong>sturbidel fegato, la calcolosi, i problemi gastrointestinali,la gotta ed altro ancora.Non soltanto capriccio <strong>di</strong> chi può, dunque,ma vere e proprie pratiche terapeutichea casa propria.“Certamente la clientela va seguita,continuano i signori Bosis, e noi lo facciamocon le consegne a domicilio, siasu specifica or<strong>di</strong>nazione, sia con il classicogiro perio<strong>di</strong>co presso le abitazioni”.Bar, ristoranti, esercenti: una clientelaaffezionata e consolidata grazie ad unservizio corretto e puntuale. Un servizioche comprende la ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> vini eliquori, anche se il primo amore, per leacque <strong>di</strong> ogni genere e qualità e per lebibite, occupa la parte più importante.Il magazzino <strong>di</strong> via Mezzana, dopo anni<strong>di</strong> onorato servizio, sta per essere abbandonato!Dal 2001, <strong>di</strong>fatti, l’attivitàsi trasferirà nella nuova zona PIP in viaMuradello, in locali moderni e spaziosi,adeguati al lavoro svolto. Mentre miespongono il progetto, mi pare <strong>di</strong> notarenella voce dei signori Bosis una vena<strong>di</strong> malinconia: in questo vecchio capannone,<strong>di</strong>fatti, lasciano una fetta dellaloro vita. Una fetta importante nonsolo per il tempo qui vissuto, ma perl’impegno profuso, per le speranzecon<strong>di</strong>vise, per i progetti inseguiti e realizzaticon caparbietà.Un brin<strong>di</strong>si alla famiglia Bosis, magaricon una buona acqua minerale!Elia FacchettiL’Angelo - Novembre a. D. 2000 23