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L'Angelo - Parrocchia di Chiari

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Associazione Cristiana Lavoratori ItalianiSaper governareCambiamenti in attoLe gran<strong>di</strong> trasformazioni socialihanno sempre registrato perio<strong>di</strong><strong>di</strong> tensione e <strong>di</strong>fficoltàper il raggiungimento della pace sociale.Ne è prova, ad esempio, la forteimmigrazione dal meri<strong>di</strong>one verso legran<strong>di</strong> città del Nord attorno agli anni’60. A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> alcuni decenni, inquelle aree urbane si può parlare <strong>di</strong>stabilizzazione <strong>di</strong> molte persone e famigliecon origini culturali e territoriali<strong>di</strong>verse rispetto alla Lombar<strong>di</strong>a oal Piemonte.In quel periodo anche da <strong>Chiari</strong> partirononumerose persone, che finironoin parte nei comuni qui vicini (Coccaglio,Castelcovati in particolare), mentremolte altre, provenienti soprattuttodalle nostre piccole realtà conta<strong>di</strong>ne,si spinsero in <strong>di</strong>verse province dellaLombar<strong>di</strong>a. Alcune famiglie, dopoil periodo lavorativo, sono tornate a<strong>Chiari</strong> per godersi nella città natale glianni della meritata pensione, senzache questo abbia provocato situazioni<strong>di</strong> marginalità o <strong>di</strong> rifiuto.Nel decennio successivo, anni ’70 - ’80,provenienti dalle città del Sud, sonogiunte a <strong>Chiari</strong> molte persone, poi interefamiglie, per motivo <strong>di</strong> lavoro,quasi sempre collegato ad un concorsonegli Enti pubblici, ma anche perlavori <strong>di</strong>versi nelle nostre aziende locali.Qualche <strong>di</strong>stinzione rapportataalla <strong>di</strong>versa cultura del lavoro si è riscontratae permane tutt’ora. Comunquec’è stata una sufficiente integrazionenel tessuto civile e sociale clarense.Con l’inizio degli anni ’90, dopo uncerto assestamento dei flussi migratoriinterni all’Italia, abbiamo incominciatoa conoscere l’immigrazione provenienteun po’ da tutto il vecchioContinente: Europa, Africa, Asia. Iproblemi che ne sono derivati non sipossono né esorcizzare né ignorare:vanno affrontati compiutamente conserenità e determinazione nel ricercarele migliori soluzioni possibili, chetengano conto della storia <strong>di</strong> una comunitàcon i suoi riferimenti civili,culturali, religiosi e valoriali. Spettaalle istituzioni offrire gli strumentiadatti a conseguire questi obiettivi,ma anche le Associazioni <strong>di</strong> volontariatoe quanti perseguono la ricercadel bene comune non possono rinunciaread essere protagonisti attivi <strong>di</strong>fronte a questo passaggio storico eculturale in atto.Giubileo dei carcerati - Il Papa stringe la mano ad uno dei carcerati <strong>di</strong> Regina Coeli,grande esempio dell’accoglienza che il cristiano riserva ad ogni uomo.Quali prospettive?<strong>Chiari</strong> fra 30 anni sarà popolatada persone non <strong>di</strong> origine clarense.Di queste una buona parte saràproveniente dalle più <strong>di</strong>verse nazionalitàed etnie: Balcani, Est europeo,Nord Africa, Asia. La nostra conoscenzadei costumi degli altri popoli èmolto scarsa: sappiamo che sono molto<strong>di</strong>versi e assai più variegati rispettoai popoli latini dell’Europa. Gli immigratiche raggiungono le nostre costealla ricerche <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni migliori <strong>di</strong>vita, almeno sotto l’aspetto economico,hanno dell’Italia solo un’immagine televisivadeformata, ma pochissima cognizionedelle caratteristiche complessive<strong>di</strong> un popolo cresciuto attraversoregole <strong>di</strong> civiltà e democraziaconsolidate.Integrazionenel rispetto della <strong>di</strong>versitàAlcuni fra gli immigrati approdatia <strong>Chiari</strong> in questi anninon perseguono comuni o-biettivi <strong>di</strong> conoscenza del Paese ospitantee quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> approccio e <strong>di</strong> conseguenteintegrazione nel tessuto socialee istituzionale.Molti <strong>di</strong> loro sono apertamente contraria tutto ciò e lo <strong>di</strong>mostrano apertamente.Invece <strong>di</strong>verse etnie, soprattutto provenientidal centro Africa, danno prova<strong>di</strong> impegno finalizzato alla conoscenzadel nostro Paese e quin<strong>di</strong> allavalutazione <strong>di</strong> ricongiungere qui laloro famiglia, premessa <strong>di</strong> stabilità.Possiamo pensare che nei decenni futuri,dopo un periodo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà realiper noi nell’accettare una società multietnicae per i tanti immigrati nel venirea contatto con una realtà <strong>di</strong> vitalavorativa, civile, sociale, istituzionale,con le sue leggi, i suoi servizi, ecc., sipossa raggiungere una buona integrazionenel lavoro e nei rapporti sociali,non contrastando le regole fondamentalidel nostro popolo, oppure dovremoabituarci a convivere perennementenel conflitto sociale senza raggiungereuna nuova pace sociale conquesti popoli <strong>di</strong>versi?Agli aclisti, e non solo a loro, si pongonoquesti interrogativi, che si rivolgonoanche agli immigrati che <strong>di</strong>moranosul nostro territorio perché esprimanola loro volontà <strong>di</strong> partecipare a pienotitolo alla vita delle nostre popolazioni,con<strong>di</strong>videndo ed accettando <strong>di</strong>rittie doveri.Giuseppe Delfrate18 L’Angelo - Novembre a. D. 2000

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