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L'Angelo - Parrocchia di Chiari

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a <strong>Chiari</strong>, dove, nel duomo dei SantiFaustino e Giovita, si celebra il solennefunerale. Numerosi sacerdoti, conuna forte presenza <strong>di</strong> fedeli e religiose,concelebrano sia a Brescia che a<strong>Chiari</strong>, insieme al vescovo ausiliaremons. Vigilio Mario Olmi. Viene datalettura del suo testamento: un’altaprofessione <strong>di</strong> fede e <strong>di</strong> speranza, nellasobrietà della forma, in Cristo vita erisurrezione. Viene sepolto, per suoespresso desiderio, nel cimitero dellacitta<strong>di</strong>na della bassa bresciana. “Duranteil mio parrocchiato si son sistemate,al cimitero, anche la cappella e letombe dei preti. Se a qualcuno verrà inmente <strong>di</strong> far portar lì, in forma privatissima,la mia povera salma, sarà segnod’una realtà grande”.Mons. Ferrari, docente <strong>di</strong> teologia,formò intere generazioni <strong>di</strong> sacerdotibresciani. Erano i sacerdoti che avrebberopoi vissuto la profonda ed entusiasmantestagione innovatrice delConcilio Ecumenico Vaticano II. Eranogli anni del frenetico dopoguerra,l’Italia usciva da una trage<strong>di</strong>a e rischiava<strong>di</strong> lasciarsi travolgere da un“boom” economico che avrebbe stravoltola sua cultura, le sue tra<strong>di</strong>zioni,la sua impostazione <strong>di</strong> vita.L’intelligenza lungimirante <strong>di</strong> monsignorFerrari, un impasto <strong>di</strong> ruvidezzae <strong>di</strong> sensibilità, era quella <strong>di</strong> chi sapevae voleva coniugare le certezze granitiche<strong>di</strong> una fede salda con la precarietàdella vita quoti<strong>di</strong>ana e i cambiamentiche un tempo in costante accelerazioneimponeva.La stessa forza che faceva <strong>di</strong> mons.Ferrari un grande pre<strong>di</strong>catore. Lavoce roca e allo stesso tempo tonante,lo sguardo spesso ironico, quel largosorriso che completava l’occhiata rapida,la mano protesa, pronta a calarepesantemente sulla larga fronte dopola prima battuta. Dal pulpito il “parrocoteologo” <strong>di</strong>ventava guida spirituale<strong>di</strong> un intero popolo. Aveva il tono <strong>di</strong>chi spiega cose sulle quali ha stu<strong>di</strong>atoe me<strong>di</strong>tato a lungo e che le offre con illinguaggio più semplice possibile perchécolpiscano il cuore, e lo stomaco eil cervello. Mons. Ferrari, da pre<strong>di</strong>catore,non era certamente tenero. Nonblan<strong>di</strong>va l’u<strong>di</strong>torio. Lo stimolava, loincalzava, lo portava a ragionare contoni forti. Se a Brescia e in tutta la <strong>di</strong>ocesici sono centinaia <strong>di</strong> sacerdoti chericordano il professore rigoroso; se aBrescia, in Sant’Alessandro, lo ricordanocome pre<strong>di</strong>catore brillante; a<strong>Chiari</strong>, in oltre vent’anni <strong>di</strong> presenza,è conosciuto in tutta la poliedrica suapersonalità.Sul pulpito, dall’ambone il “professoreparroco” metteva a prova tutta lasua capacità oratoria. Non solo. Ci sitrovava <strong>di</strong> fronte a un prete che, me<strong>di</strong>tandoil mistero <strong>di</strong> Dio che si rivela, siera convinto così profondamente chenon v’era spazio al minimo dubbio. Cisi trovava <strong>di</strong> fronte ad un “assertoredella Divinità” che afferrava perché ilsuo <strong>di</strong>re era frutto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> severi econtinui, fondati su una fede graniticae illuminati da una costante, abitualepreghiera. La speculazione teologica<strong>di</strong>ventava contemplazione orante. “Velo posso assicurare: mi piace nella nottepregare. Siccome in para<strong>di</strong>so, spero, ciincontreremo noi tutti clarensi <strong>di</strong> questoventennio, forse verificheremo con gioiail gruzzolo dei Rosari del prevosto. Erano,volevano essere, apostolato”. Erapalese ed avvertita la <strong>di</strong>mensione marianadella sua preghiera.Non era un organizzatore. E tante voltegli è stato rimproverato. Ma il passaredel tempo ha portato a valutarecon occhio <strong>di</strong>verso tale atteggiamento.Il parrocchiato <strong>di</strong> mons. Ferrari fucentrato sul primato <strong>di</strong> Dio: “sul richiamoa Dio - scriveva - prima che alprossimo, alla dottrina chiara nella moralee nella fede, all’in<strong>di</strong>spensabilità delpregare, al richiamo quasi maniaco allaMessa festiva e ai Sacramenti. Mi è parsala carità più urgente verso i fratelli”.Ritenne che “la <strong>di</strong>mensione interiore, ilrapporto con Dio, la Sua Divina presenzain un esercizio più vivo <strong>di</strong> fede, fossela <strong>di</strong>mensione essenziale e vitale del cristianesimo,visto come forma la più alta<strong>di</strong> umanesimo integrale. Di vero e autenticoumanesimo, sottratto alla precarietàe alla parzialità delle ideologie, chegenerano l’uomo a una <strong>di</strong>mensione”.L’affermazione del primato <strong>di</strong> Dio edella preghiera fondava la “strategiapastorale” <strong>di</strong> monsignor prevosto, e lain<strong>di</strong>cava come la carità più necessariadel pastore verso il gregge affidatogli.“È il fiato, il respiro del credente. A meriesce <strong>di</strong>fficile - scriveva - capire come sipossa arrivare ad incontrare Dio in unavita <strong>di</strong> abituale e febbrile azione esterna,che pur non può essere esclusa nellachiesa d’oggi, nel ‘Sia fatta la tua volontà’,che però assorbe energie e tempocosì da ridurti ad avere Dio soltanto <strong>di</strong>etrole spalle... Questo spiega come mi siacapitato spesso <strong>di</strong> preferenziare e quasiesaurire le mie poche risorse nel settoredella educazione religiosa del prossimo,a scapito <strong>di</strong> tante altre incombenze, puresse urgenti e apostoliche”. E aggiungeva:“Vedo molti non fare come me. Nonho <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>carli, arrivo anche adammirarli, ma non ad imitarli”.Un’altra nota portante del suo “esserepastore” fu la centralità del mistero <strong>di</strong>Cristo uomo-Dio; la sua azione apostolicacristocentrica. “Cristo: un misteroche ci interpella. L’ipotesi <strong>di</strong> unCristo soltanto Uomo. Che sfacelo!”,annotava. “La religione cristiana è puraidolatria; i martiri sono degli illusi; gliApostoli dei farneticanti; i sacramenti,delle pseudo magie sterili; la teologia,Mons. Gazzoli e mons. Ferrari <strong>di</strong>stribuiscono l’Eucaristiadurante una celebrazione liturgica6 L’Angelo - Novembre a. D. 2000


un insieme <strong>di</strong> parole senza senso; laChiesa, un’invenzione umana; i Santi,degli stoici e dei sa<strong>di</strong>ci; la carità, solo filantropia;gli Evangeli, libri <strong>di</strong> fiabe. Sarebbe<strong>di</strong>struggere il mistero <strong>di</strong> Cristo,anziché pensare che Gesù è un uomo <strong>di</strong>ventatoDio... Di certo, se la <strong>di</strong>vinità <strong>di</strong>Gesù fosse il parto dell’immaginazioneumana... il nostro atteggiamento onestoverso Cristo potrebbe essere quella specie<strong>di</strong> in<strong>di</strong>fferenza che non ci coinvolgeper nulla nella sua storia e nel suo mistero.Ma se Gesù è un Dio fatto uomo,allora la nostra esistenza deve cambiare.Non è onesto restare in<strong>di</strong>fferenti. È ingioco il mistero della vita e della morte,la posta in gioco è suprema: il mistero ciinterpella”.Altra nota essenziale del suo esserecristiano e prete, l’amore alla Chiesa.In occasione della Visita pastorale delvescovo Morstabilini del gennaio1977, chiariva: “I cristiani non sono taliper quello che sanno, ma per quello checredono. La verità cristiana non ce ladona nessuna scienza, ma viene dallaParola <strong>di</strong> Dio. Il mito dello scientismo(la scienza basta a tutto) è inconciliabilecon l’essere cristiano... La fede è principio,fondamento e ra<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> tutto pernoi cristiani. Di qui l’assurdo del Cristianosenza Bibbia. Di qui l’assurdoancora peggiore: cristiano senza Chiesa.Sì! Dal Credo nasce la Comunione, maè solo la comunità strutturata che garantiscela fede... Il ‘credo’ è un legame<strong>di</strong> comunione, il battesimo e l’eucaristiane sono i segni privilegiati, il PapaeiVescovii custo<strong>di</strong> responsabili e i maestriautentici... Se mi chiedessero qual è ilfrutto più desiderato della visita del vescovoper i cristiani, risponderei senzaesitazione: l’amore alla Chiesa”.I laici e la loro missione, l’importanzadecisiva della domenica, l’impegno socialee politico dei cristiani, la vita sacramentale,la necessità della dottrinacristiana e della catechesi: sono alcunetematiche che ricorrevano spesso nellapre<strong>di</strong>cazione del prevosto Ferrari.Per il resto, amava l’agire <strong>di</strong>messo econcreto. Non annunciava opere, preferivafarle, se poteva. Amava il contenutopiù che la forma. Non cercavaconsensi facili, preferiva che nascessenell’animo <strong>di</strong> ognuno la convinzione.Era rispettoso al punto da sembrarescontroso. Era schivo al limite dellaruvidezza. Di non troppe parole,quando non si trattava del suo ruolo <strong>di</strong>guida spirituale, <strong>di</strong>alogava volentiericon chi voleva fermarsi con lui. Nonconcedeva nulla alle mode. Negli annidell’evoluzione laicista dei costumi,“era l’aria del ’68, quando il demone deiventi stava scatenando nel nostro mondoun vero uragano”, aveva scritto, lui,con la forza dell’apologeta e la chiarezzadel catecheta, non perdeva occasioneper richiamare ai valori perennidella Verità rivelata.“Nella società pluralista <strong>di</strong> una democraziagiovane, èra delle gran<strong>di</strong> conquistedel dopoguerra e del postconcilio,scoppiavano conflitti, esigenze, <strong>di</strong>ritti,valori e interessi contrastanti magari traloro... Così, o Dio, Cristo, Chiesa pensanoe sentono come te, o tu ti senti libero<strong>di</strong> contestarli. E subito la caduta <strong>di</strong>molte o il degrado <strong>di</strong> tutte le istituzioniparrocchiali tra<strong>di</strong>zionali; coi muri dellechiese sporchi <strong>di</strong> insulti. E soprattutto ilrumoroso emergere <strong>di</strong> una società secolarizzata...Dio non entra più nell’orizzontedel loro pensiero, non ispira lescelte quoti<strong>di</strong>ane, non guida la loro vita.Così la libertà si trasforma in anarchia,e la condotta è al <strong>di</strong> là del bene e delmale. Così la vita <strong>di</strong>venta un viaggiosenza bagagli, senza punti <strong>di</strong> riferimentooggettivi vali<strong>di</strong> e senza norme morali, inun pauroso soggettivismo armato”: anni<strong>di</strong> ricerca, anni <strong>di</strong> confronto, spessoduro, talvolta impietoso; anni <strong>di</strong> incomprensioni,anche, tra il prevostoFerrari che in<strong>di</strong>cava con sapienza, autorevolezzaed energia la strada dellaverità che non muta, e chi, magari inbuona fede, ma impigliato nei tentacoli<strong>di</strong> un “secolarismo endemico e rumoroso”,ne cercava una nuova, piùconsona ai tempi e alle speranze <strong>di</strong> unrinnovamento ra<strong>di</strong>cale della vita cristianae civile.Nel prevosto teologo era alta l’autorevolezzadella purezza nella dottrinae nella testimonianza.Ad ogni costo! A costo anche dell’incomprensionee talvolta dello scontro.E ne fu data pubblica attestazione durantei funerali. Era convinto, e lo <strong>di</strong>ceva,che il cedere sulle <strong>di</strong>chiarazioni<strong>di</strong> principio significasse poi aprire unvarco <strong>di</strong>lagante nelle quoti<strong>di</strong>ane proveche la vita ci pone davanti. Comefaro sicuro, in tempi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sorientamentocrescente, poneva la Parola <strong>di</strong> Dio.Ma anche il Magistero della Chiesa, lapratica dei Sacramenti. Saldo nei principi,ma anche capace <strong>di</strong> vibrazioniumanissime, quando la sua missione<strong>di</strong> parroco lo poneva <strong>di</strong> fronte alle trage<strong>di</strong>eche sempre segnano la vita <strong>di</strong>una comunità parrocchiale. Lo stu<strong>di</strong>ocostante, l’amore per la musica e perl’arte, la preparazione <strong>di</strong> omelie e lapre<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> ritiri: così riempiva lasua vita <strong>di</strong> parroco e <strong>di</strong> guida spiritualeper moltissimi.Dall’altare, in confessionale: così lo ricordanotutti. Per molti anche l’accoglienzadel suo stu<strong>di</strong>o privato, dove leore passavano nella conversazione dalrespiro profondo, che superava loscorrere del tempo. Autentico sacerdote<strong>di</strong> Cristo, maestro sapiente dellaVerità, cristiano <strong>di</strong> profonda preghiera,ministro della <strong>di</strong>vina misericor<strong>di</strong>a,servitore fedele della Chiesa, guidaspirituale illuminata e saggia, educatoreforte nella fede: alcuni tratti salientidella solida personalità sacerdotalee ministeriale <strong>di</strong> mons. Ferrari.Certamente una figura sacerdotale <strong>di</strong>prima grandezza nella storia religiosabresciana del secolo che volgeva altramonto.Venne insignito anche del titolo <strong>di</strong>“Cappellano <strong>di</strong> Sua Santità”. Ma nonne era lusingato più <strong>di</strong> tanto; fu sempreallergico a tali riconoscimenti.Ossequiente ai dettami della riformaliturgica, rinunciò subito alle insegneprelatizie, legate alla preposituralemitrata dei Santi Faustino e Giovita <strong>di</strong><strong>Chiari</strong>, lui ultimo prevosto che “adpersonam” poteva rivestirle. Quandosi ritira a Brescia, nello stile del rigoree della sobrietà che caratterizzò la suavita, continua a stu<strong>di</strong>are, a pre<strong>di</strong>care,a pregare fino a pochi giorni primache la malattia lo porti in ospedale perl’approdo definitivo sulla spondadell’eternità. “La realtà grande non èquella che lascio... ma quella che soncerto d’incontrare sull’altra sponda,dove esplode in trionfo l’amorosa salvezza<strong>di</strong> Cristo Gesù. Si, perché sperofermamente, per la grazia della perseveranzafinale, <strong>di</strong> morire in Cristo, vita erisurrezione” (dal suo testamento).a cura <strong>di</strong> don AngeloAperenne memoria verrà collocatoil ritratto <strong>di</strong> Mons. Guido Ferrarinella sacrestia grande, accantoai suoi predecessori, nella solennecommemorazione che si terrà con unaSanta Messa <strong>di</strong> suffragio domenica 19 novembre2000, alle ore 18.00 in duomo. Il ritrattoè dono del nostro concitta<strong>di</strong>no MaestroFranco Repossi, artista <strong>di</strong> chiarafama, affermato e ammirato non solo inItalia. Al carissimo Maestro, che ha conosciutoe frequentato personalmente MonsignorFerrari, la gratitu<strong>di</strong>ne del prevostoe <strong>di</strong> tutta la comunità cristiana clarense.L’Angelo - Novembre a. D. 2000 7


A cinque anni dalla morte - Una testimonianzaDire il VangeloScrivere <strong>di</strong> Monsignore, a cinqueanni dalla morte, è anche unonore a cui non voglio sottrarmi.Grazie a <strong>Chiari</strong> che mi dàl’occasione. Ma scrivere <strong>di</strong> Monsignorecomporta due rischi: quello <strong>di</strong> rimpicciolirloin considerazioni soggettivee quello <strong>di</strong> non <strong>di</strong>re quanto <strong>di</strong> luitutti sanno. Cercherò <strong>di</strong> evitarli, perquanto ne sarò capace. Per me scrivere<strong>di</strong> Monsignore è poi necessariamenteridurre al minimo la sua biografia(che bisognerà prima o poi comporre).Devo infatti tralasciare tantissimo. Glianni del suo insegnamento, da lui evocaticon fascino, con l’orgoglio <strong>di</strong> chiin cattedra aspettava il rinnovamentoe che, a rinnovamento avvenuto colConcilio, chiede al Vescovo <strong>di</strong> rinunciarealla cattedra, per far giungere alclero con un sapere più aggiornato lenuove impostazioni. Gli anni del parrocchiatoa Sant’Alessandro, parrocchiasempre ricordata da lui per i pretigenerosi e per la frequentazione <strong>di</strong>personaggi che lì hanno appreso lavita cristiana e che poi sono stati a testimoniarenella Città. I primi anniclarensi; infatti io sono giunto a <strong>Chiari</strong>soltanto nell’autunno del 1975.L’immensa mole <strong>di</strong> attività fuori dallaparrocchia <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong>: attività <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>cazione,<strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> esercizi spirituali.“Le mie ferie - <strong>di</strong>ceva- sono cinquecorsi <strong>di</strong> Esercizi all’anno”; ma poici stanno gli esercizi straor<strong>di</strong>nari(quando veniva meno un pre<strong>di</strong>catoree gli veniva chiesta la sostituzione <strong>di</strong>fficilmenteMonsignore sapeva <strong>di</strong>reno); e possiamo anche aggiungere ilunghi soggiorni in clausura, attivitànota a pochissimi, ma assai fertile.Evidente, Monsignore fu un grande.Ne abbiamo avuto tutti percezione:alunni (oggi preti), parrocchiani, suore,laici in generale, e in specie due categorie:gli uomini <strong>di</strong> cultura, e queisofferenti che sono riusciti a scovarlo.Ne ebbe anche consapevolezza: nesono certo! Secondo me pensava <strong>di</strong> finirei suoi giorni quale vicario moniale:ambizione? Non so; per il mondodelle suore e delle congregazioni femminilisi sentiva “portato”! Alla fine,certo fu contento <strong>di</strong> come la vita gliera andata; desiderato, credo, fu ancheterminare tutto il suo lavoro nel silenzio,per chiudere nella preghiera,nello stu<strong>di</strong>o ancora assiduo, perché“don Fausto, lo so che l’ozio è un vizio; eun parroco emerito che, come me, hapre<strong>di</strong>cato tanto sull’ozio non può <strong>di</strong>menticarlo”.Fu grande. Alcuni lo pensavano vescovo,ma per me fu fortuna che sia rimastoa fare il parroco: infatti io ringrazio<strong>di</strong> averlo conosciuto come tale.Con lui ho frequentato un secondo seminario,anche questo <strong>di</strong> tre<strong>di</strong>ci anni,proprio come il primo; un seminario<strong>di</strong>verso, pastorale. Con lui? Strano: glisi rimproverava <strong>di</strong> non essere affattoun prete pastore, ma piuttosto un parrocoteologo. Sono stato alla scuoladella sua pre<strong>di</strong>cazione grazie a duesuggerimenti iniziali. Il primo da parte<strong>di</strong> Monsignor Capra (clarense <strong>di</strong> origine).Nel destinarmi a <strong>Chiari</strong> mi <strong>di</strong>sse:“Cerca <strong>di</strong> capire il tuo parroco quandoti criticherà nelle omelie, ma non andarein crisi”. Il secondo suggerimentomi venne proprio da lui, MonsignorFerrari. Dopo appena 25 giorni <strong>di</strong> presenzafissa a <strong>Chiari</strong>, la domenica dellaSanta Famiglia, attendendomi in fondoalla scala che dall’altare maggioreporta alla sagrestia, dopo la “messacanonicale” delle ore 10.00 venne a<strong>di</strong>rmi: “Bravo hai stu<strong>di</strong>ato bene in seminario;bravo! Ma la gente non ha capitoniente”.Ho perciò tentato <strong>di</strong> prendere lezioni:volevo <strong>di</strong>mostrargli la bravura che luimi segnalava. I risultati? Gentile lettore,data la mia confidenza con te, puoiavere pietà <strong>di</strong> me? Grazie!Con Monsignore ho frequentato unsecondo seminario, perché non mancarono“lezioni” ogni lunedì pomeriggioin canonica, negli incontri <strong>di</strong> programmazionepastorale fra noi sacerdoti,dove lui riprendeva apertamente,e anche in<strong>di</strong>rettamente, noi curati,per una qualche lacuna nelle nostreomelie domenicali; anticipava volentierii temi da ben trattare la domenicasuccessiva. “Se sbagliate domenica apre<strong>di</strong>care, esco dal confessionale e vicorreggo”. Così ebbe a <strong>di</strong>re, ma era ladomenica in cui ci si recava a votareper il referendum sulla legge Fortuna -Baslini, alias aborto.E le lezioni <strong>di</strong> spiritualità spicciola? Ciintratteneva davanti al confessionale:infatti <strong>di</strong> lì si passava, per non <strong>di</strong>sturbarloin casa dove stu<strong>di</strong>ava assiduamente.E lì o lo si informava <strong>di</strong> qualcosa,o gli si chiedevano autorizzazioni,ma lui ti restituiva battute <strong>di</strong> grandesintesi fra la spiritualità classica e isuoi stu<strong>di</strong> appassionati sulle rivistefrancesi, sempre aperte sul tavolo <strong>di</strong>lavoro nello stu<strong>di</strong>o attiguo al giar<strong>di</strong>no.Fu un seminario pastorale, perché civoleva “guide forti del gregge nella veritàe nella tenerezza”. Avevo <strong>di</strong>messogli scout dall’oratorio (sempre alla vigilia<strong>di</strong> quel referendum); ebbene, stavomale, e ho cercato Monsignore alle23.45 <strong>di</strong> quella sera. Mi accolse e mi<strong>di</strong>sse ancora: “Bravo! Lo dovevi fare,così si fa <strong>di</strong> fronte alla verità. Ma adesso,va a cercarli e portali ancoraall’oratorio”.Insomma ho imparato coraggio, scienza,prudenza, misericor<strong>di</strong>a; mi son fattoprete una seconda volta: pastoresotto le sferzate mirate del parroco.Ringrazio <strong>di</strong> averlo avuto come parroco.Il primo amore non si <strong>di</strong>menticamai, anche qualora il primo amorefaccia soffrire.Riferisco, e completo <strong>di</strong> poco (ma forseneanche) il colloquio ultimo che ioho avuto con lui. Era all’ospedale Fa-8 L’Angelo - Novembre a. D. 2000


tebenefratelli, avevo pensato <strong>di</strong> farglivisita, e <strong>di</strong> accompagnare MonsignorBelloli (anche questa una figura eccezionale<strong>di</strong> prete del clero bresciano).Entriamo al capezzale (i due sonocompagni <strong>di</strong> scuola), e il nostro parrocopiù in vernacolo che in lingua:- Ciao! Hai buon tempo, don Battista pervenire a trovare un sanaher come me.E quello <strong>di</strong> risposta:- Don Guido io ti ho detto ancora chela persona <strong>di</strong> carattere, ha spesso unbrutto carattere!Don Guido a me:- Tu, che <strong>di</strong>ci?Ormai con lui avevo confidenza, lo conoscevoda vent’anni, perciò:- Vede, Monsignore, <strong>di</strong> sicuro lei è unuomo <strong>di</strong> carattere; se poi è vero quantodetto da Monsignor Belloli, in confidenzale <strong>di</strong>co sì.E subito lui:- L’ho sempre saputo, ma questa tuasincerità è pegno <strong>di</strong> qualche messadopo il mio prossimo e vicino ingressoin Purgatorio.Io ribatto:- A questo non ci pensi Monsignore,faccia penitenza qui ed ora delle suecolpe, come quelle <strong>di</strong> omissione, vedaad esempio le assenze in Oratorio. Là,sa? non hanno ancora piantato il frumento,nonostante le sue provocazioni.E Monsignore:- Perché siete stati bravi voi. Se fossivenuto, con questo ho mio carattere,avrei rovinato tutto il vostro lavoro.Mi venne spontaneo:- È vero, Monsignore! Sapeva <strong>di</strong> essereduro. Infatti proprio lei Monsignore,per giustificare il suo lavoro <strong>di</strong> redattoredel bollettino parrocchiale, hasempre detto a noi la frase <strong>di</strong> un francese(credo P. Claudel) “qui fait l’ange,fait la bête” (“chi vuol farsi angelo, può<strong>di</strong>ventare una bestia”); ma io, dopoche le ho fatto il curato per tre<strong>di</strong>cianni, le <strong>di</strong>co il contrario “chi… può <strong>di</strong>ventareun angelo”. È il risultato <strong>di</strong>aver curato più numeri de L’Angelo,dapprima in gruppo e poi da solo.Riuscì a <strong>di</strong>rmi persino:- Sei generoso!Allora io <strong>di</strong> nuovo:- È per il Vangelo! Sì, questo era il suoscopo, anche al <strong>di</strong> sopra delle nostrepersone. A questo dovere <strong>di</strong> “<strong>di</strong>re ilVangelo” con creatività, integrità eforza, lei non si è mai sottratto. Ricordacome scelse nel 1986 <strong>di</strong> andare dagliadolescenti e <strong>di</strong> insegnare religioneagli alunni della nascente Scuola Bottega,perché noi curati non potevamo,o non volevamo andare? Ma l’annoseguente, grazie al suo esempio, ionon ho potuto <strong>di</strong>rle no.E rideva, contento.Aggiunsi, per descrivere l’amico degenteall’amico che gli faceva visita:- Il suo carattere non elastico è statoancora il motivo principale del ritardonella costituzione del Consiglio pastoraleparrocchiale. Ha memoria Monsignore,dopo la visita pastorale <strong>di</strong> suaeccellenza Monsignor Morstabilini,nel salone del Rota, quando il vescovole ha chiesto <strong>di</strong> istituire il Consigliopastorale?Lei, rispettosamente: “Dato che io hoquesta testa, mi <strong>di</strong>ca, eccellenza, quid,quia, quomodo? (traduco a senso: “Miaiuti Lei, eccellenza!”).Ma l’aiuto non venne; e il Consigliopastorale tardò <strong>di</strong> qualche anno.Chiudo i ricor<strong>di</strong>, e <strong>di</strong> nuovo la ringrazio<strong>di</strong> essere stato il mio primo parroco.Io vivo <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>ta; chi oggi vive conme può affermare che non passa mesesenza che io faccia parola, per un versoo per l’altro, <strong>di</strong> Monsignor Ferrari.Monsignore, mi scusi: lei è troppogrande per me! Ma, guar<strong>di</strong>, io le Messele ho dette, per toglierla dal Purgatorio.Ora lei può pregare per me, eper la nostra <strong>Chiari</strong>?don Fausto GnuttiNella fotografia, il corteo dei concelebrantial saluto a mons. Ferari.Claronda&Blu Sat 2000Ore 7.45Oggi in e<strong>di</strong>colaOre 10.00Zoom,dentro la notiziaOre 12.00NotiziarioRa<strong>di</strong>o VaticanaOre 13.00Gr 2000Ore 13.30JubilaeumOre 14.00Ra<strong>di</strong>ogiornaleOre 15.30Orizzonti cristianiOre 18.00Gr 2000Ore 21.00Ra<strong>di</strong>ogiornaleL’Angelo - Novembre a. D. 2000 9


Il <strong>di</strong>battito sulla pena <strong>di</strong> morteL’Ufficio Missionario Diocesano<strong>di</strong> Brescia ha promosso una campagnaper la moratoria internazionaledella pena <strong>di</strong> morte durantel’anno giubilare, in collaborazione conla Comunità Sant’Egi<strong>di</strong>o. Nella solaDiocesi <strong>di</strong> Brescia abbiamo raccoltooltre 25.000 firme <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni contrarialla pena <strong>di</strong> morte, firme che sono statepresentate con le altre (più <strong>di</strong> unmilione) ad una sessione dell’ONUriunita per <strong>di</strong>scutere anche questoproblema. Il “solito” veto degli StatiUniti d’America ha impe<strong>di</strong>to la <strong>di</strong>scussionedel tema. In questo scrittocercherò <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare l’inutilità e labarbarie che si celano <strong>di</strong>etro il problemadella pena capitale.Mi riferirò soprattutto alla pena <strong>di</strong>morte nei Paesi <strong>di</strong> più provata tra<strong>di</strong>zionedemocratica e liberale: Afganistan,Bangladesh, Somalia, Botswanao Sudan sono fra i 90 Paesi mantenitoridella pena capitale, ma non hannomai preteso, come invece gli Stati Unitid’America (per gli occidentali) o ilGiappone (per gli asiatici), <strong>di</strong> esseremodelli per l’umanità.Proprio no!Ragioni religioseNoi cattolici affermiamo l’in<strong>di</strong>sponibilitàdella vita umana, dal suo concepimentoalla sua naturale conclusione.Nessuno può interromperla, nemmenolegalmente, perché la vita appartienea Dio. Un brano del libro dellaGenesi conferma quanto sopra:“Disse Caino al Signore: ‘Troppo grandeè la mia colpa per ottenere perdono?Ecco (…) chiunque mi incontrerà mipotrà uccidere’. Ma il Signore gli <strong>di</strong>sse:“Chiunque ucciderà Caino subirà lavendetta sette volte!” (Gen. 4, 13-15).Questa, per un credente e praticantecome me, è Parola <strong>di</strong> Dio, motivazionepiù che sufficiente per essere ascoltatae ritenuta assolutamente vincolante.A ciò si aggiungano, semmai cene fosse bisogno, le ultime <strong>di</strong>chiarazionidel Papa, tra le quali questa:“Rinnovo l’appello che ho fatto a Natale,affinchè si crei un consenso per abolirela pena <strong>di</strong> morte, che è crudele e inutile”(L’Osservatore Romano, 29 gennaio,pag. 4).Ragioni umanitarieScriveva Victor Hugo: “... la vendetta èal <strong>di</strong> sotto dell’uomo, il giu<strong>di</strong>zio è al <strong>di</strong>sopra”. La vendetta è animale, il giu<strong>di</strong>zioè <strong>di</strong>vino. Eppure la vendetta riparatriceè la motivazione più comunementeadottata dalla maggioranza deicitta<strong>di</strong>ni americani favorevoli allapena <strong>di</strong> morte, il modo <strong>di</strong> mostrare solidarietàai familiari delle vittime.L’esecuzione sarebbe la giusta retribuzioneper gli omici<strong>di</strong> efferati compiuti:sarebbe la “legittima <strong>di</strong>fesa” della societàcivile rispetto alle sue scheggeimpazzite. Tuttavia nelle esecuzioniamericane la pena viene inflitta a <strong>di</strong>stanza<strong>di</strong> anni dal delitto, a freddo,avendo a <strong>di</strong>sposizione mezzi senz’altroalternativi, come la detenzione avita, per garantire una “legittima <strong>di</strong>fesa”.Ne L’i<strong>di</strong>ota, Dostoevskij scrive:“Uccidere chi ha ucciso è una punizioneincomparabilmente più atroce chel’omici<strong>di</strong>o del malfattore. Colui che vienesgozzato dai briganti (…) <strong>di</strong> certospera ancora, fino all’ultimo istante, <strong>di</strong>salvarsi. Ma qui c’è una sentenza e nelfatto sicuro che non potrai sfuggire statutto l’orrore”. Aggiunge Albert Camus:“Un’esecuzione non è semplicementemorte. È <strong>di</strong>versa dalla privazionedella vita almeno quanto un campo <strong>di</strong>concentramento è <strong>di</strong>verso da una prigione.Aggiunge alla morte una legge: lapena <strong>di</strong> morte è il più preme<strong>di</strong>tato degliomici<strong>di</strong> con cui nessuna impresa criminale,per quanto efferata, può essere paragonata.Perché per esserci un’equivalenza,la pena capitale dovrebbe punireun criminale che avesse avvertito lasua vittima della data in cui le infliggerà,dopo molti mesi, una morte orribile(…). Un mostro così non si incontranella vita privata”. Sister Helen Prejean(una suora cattolica che vive coi detenutinei bracci della morte, coautricedel film Dead man walking) raccontain un suo libro come i condannatimuoiano crudelmente mille volte primadell’esecuzione. Questa è vera epropria vendetta animale, è sa<strong>di</strong>smolegalizzato. Come può uno Stato <strong>di</strong>fenderei propri citta<strong>di</strong>ni dagli assassinise si presenta con uguale o superioreferocia?Ragioni legaliConsiderando le circostanze in cui leesecuzioni hanno luogo, sorgono drammatichecontrad<strong>di</strong>zioni. In certi Paesisi applica la pena <strong>di</strong> morte per chi uccideun uomo, per chi ruba una gallina,per chi tra<strong>di</strong>sce il marito, per chievade le tasse. L’iniquo squilibrio trauccidere un uomo e rubare un pollonon può non turbare le nostre coscienze:una volta introdotta la pena <strong>di</strong>morte, chi stabilisce i reati per i qualibisogna comminarla? Chi controlla icontrollori? Nello stesso tempo, lestatistiche mostrano come negli StatiUniti d’America (che prevedono 60reati per i quali la pena <strong>di</strong> morte è applicabile)a parità <strong>di</strong> delitti tra bianchie neri, chi affolla i bracci della mortesono sostanzialmente questi ultimi: iRocco Barnabei sono eccezioni checonfermano la regola. Dal 1944 al1991, in 47 anni neanche un bianco èstato mandato a morte negli Stati Unitiper aver ucciso un nero. Chi salveràl’innocente da una giustizia razzista?Schiaccianti ed agghiaccianti sono anchele prove che mostrano come negliUSA ad essere giustiziate siano soprattuttole persone a basso red<strong>di</strong>to,impossibilitate a pagarsi un avvocato.Chi salverà l’innocente da una giustiziaeconomica? Notevole anche il tasso<strong>di</strong> errori giu<strong>di</strong>ziari <strong>di</strong>mostrati, maritenuti insufficienti a bloccare la macchinadella morte <strong>di</strong> stato, soprattuttoalle vigilie elettorali. Chi salverà l’innocenteda una giustizia politica?Ragioni economicheL’applicazione della pena capitale è uncosto oneroso per la collettività. LoStu<strong>di</strong>o Erickon’s <strong>di</strong> Los Angeles hamesso a confronto le spese per <strong>di</strong>fesa,accusa, giu<strong>di</strong>zio e detenzione nel caso<strong>di</strong> pena capitale e nel caso <strong>di</strong> detenzionea vita (per un periodo <strong>di</strong> 50 anni).La pena <strong>di</strong> morte costa oltre due milioni<strong>di</strong> dollari, la detenzione a vitamezzo milione <strong>di</strong> dollari in meno.Ad<strong>di</strong>rittura in Texas il costo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong>una pena capitale è <strong>di</strong> 2,3 milioni <strong>di</strong>dollari, tre volte il costo dell’incarcerazione<strong>di</strong> un detenuto per 50 anni. LaCalifornia potrebbe risparmiare 90milioni <strong>di</strong> dollari ogni anno se abolisse10 L’Angelo - Novembre a. D. 2000


la pena <strong>di</strong> morte. Ma il legame tra numero<strong>di</strong> esecuzioni ed elezione a Governatoregiustifica oggi qualunquespesa a carico della collettività.Ragioni statisticheIn Canada il tasso <strong>di</strong> omici<strong>di</strong> per100.000 abitanti è <strong>di</strong>minuito dal 3,09del 1975 (anno precedente all’abolizionedella pena <strong>di</strong> morte) al 2,19 del1993: 27% in meno <strong>di</strong> omici<strong>di</strong> dopol’abolizione della pena <strong>di</strong> morte. InCalifornia nei 15 anni in cui sono stateeseguite condanne a morte (1952-1967) il tasso degli omici<strong>di</strong> è aumentatodel 10%; dal 1967 al 1991, periodoin cui non hanno avuto luogo esecuzioni,il tasso degli omici<strong>di</strong> è <strong>di</strong>minuitodel 5,2%. Dalla reintroduzionedella pena <strong>di</strong> morte, sono nuovamenteaumentati. Anche in Giappone, duranteil periodo <strong>di</strong> moratoria delle esecuzioni,il tasso <strong>di</strong> omici<strong>di</strong> aveva registratoun calo. Di fatto nessuno stu<strong>di</strong>oal momento è riuscito a <strong>di</strong>mostrareche la pena <strong>di</strong> morte sia un deterrentecontro gli omici<strong>di</strong>. Una larghissimaparte <strong>di</strong> questi (oltre il 90% secondomolti stu<strong>di</strong>) avviene in momenti <strong>di</strong>particolare ira oppure sotto l’effetto<strong>di</strong> droghe o alcool. In queste con<strong>di</strong>zioni<strong>di</strong> scarsa luci<strong>di</strong>tà non è pensabileche la pena <strong>di</strong> morte possa agire da deterrente.Concludo ricordando che la civiltàdell’amore è ben altra cosa e non puòpropugnare questa cultura <strong>di</strong> morte:ricor<strong>di</strong>amocelo sempre se vogliamodavvero collaborare alla costruzionedel Regno <strong>di</strong> Dio.Mario SbernaUfficio Missionario Diocesano<strong>di</strong> BresciaVolontariatoEsci dall’egoismoDomenica 17 settembre 2000 il “Gruppo Volontari del Soccorso” <strong>di</strong><strong>Chiari</strong> ha festeggiato il ringraziamento annuale con una SantaMessa officiata in Duomo da don Davide Carsana, al quale i Volontaririvolgono un deferente pensiero <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne poiché nel corso dellasua omelia ha saputo cogliere il senso dell’attività svolta dall’Associazionein seno alla comunità clarense. Al termine della cerimonia il Prevosto,Mons. Angelo Zanetti, ha benedetto gli automezzi del Gruppo parcheggiatidavanti al sagrato del Duomo.I Volontari ed i loro familiari si sono poi ritrovati presso il ristorante Alcazar<strong>di</strong> Cologne Bresciano, per il pranzo sociale, cui hanno partecipato ancheil presidente onorario, Cav. Osvaldo Villa, gli assessori Riccardo Marini(servizi sociali) e Giuseppe Partegiani (sport, viabilità e protezione civile)nonché i soci sostenitori.Nel corso del convivio è stato fatto il punto sulle attività svolte nell’anno1999: richieste per trasporto <strong>di</strong> ammalati da parte del locale Ospedale, trasporticonvenzionati con la Casa <strong>di</strong> Riposo P. Cadeo, trasporti giornalieri <strong>di</strong>ammalati <strong>di</strong>alizzati, ammalati sottoposti a cure riabilitative presso palestre,competizioni sportive, incontri <strong>di</strong> calcio (quasi tutte le domenichepresso il campo sportivo comunale). Con un pizzico <strong>di</strong> comprensibile orgogliosi è constatato che i servizi sociali svolti sono stati circa 3.000. Graziealle offerte delle persone che hanno richiesto il nostro servizio, è stato possibileacquistare un pulmino Mercedes opportunamente attrezzato per iltrasporto <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabili.Nella stessa occasione due Volontari, Saverio Corso e Domenico Leni,sono stati festeggiati per raggiunti limiti <strong>di</strong> età ed è stata consegnata lorouna targa ricordo per l’impegno e la serietà con cui hanno svolto il servizioin seno al Gruppo.Attualmente del Gruppo fanno parte circa trenta Volontari i quali, comeespressamente prescritto dal nostro Statuto, non percepiscono alcun compenso:soltanto grazie alla straor<strong>di</strong>naria <strong>di</strong>sponibilità ed altruismo <strong>di</strong> alcuni<strong>di</strong> loro è possibile svolgere il nostro servizio 24 ore su 24. Pertanto correl’obbligo <strong>di</strong> precisare che l’Associazione vive grazie alle offerte libere che,elargite per i servizi svolti, vengono utilizzate tutte solo ed esclusivamente perla gestione dei mezzi in dotazione (benzina, manutenzioni, assicurazioni).Considerato che le richieste <strong>di</strong> servizi che pervengono al nostro Grupposono sempre più numerose, rivolgiamo un appello a tutte quelle persone <strong>di</strong>buona volontà che, avendo la possibilità<strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un poco del propriotempo libero, decidano <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carload aiutare chi ne ha bisogno.Chi fosse interessato a prestare lapropria opera, o ad avere maggioriinformazioni, è pregato <strong>di</strong> contattarela segretaria Maria Teresa Raccagnial numero telefonico 0368/3615077.F. C.Il Gruppo dei Volontari in posadopo la Celebrazione Eucaristicae la bene<strong>di</strong>zione degli automezzi.L’Angelo - Novembre a. D. 2000 11


Sugli scaffali della Biblioteca RivettiChi non molla il boiaAHuntsville, nel Texas, davantiall’ala della prigione dovestanno i condannati a morte,le autorità hanno appeso un cartellocon la scritta: “Le cinture <strong>di</strong> sicurezzasalvano vite umane: allacciatele!” Ironiainvolontaria, la più tragica. Eppurein quella citta<strong>di</strong>na del Texas ci sono35 mila abitanti, 12 mila carcerati e445 in attesa dell’esecuzione. Ognisettimana c’è lavoro per il boia, i giornalilocali non danno più neppure lanotizia. Dicono che gli americani abbianorecentemente avuto qualchedubbio sull’efficacia della pena <strong>di</strong>morte, ma non perché si siano ricreduti,solo perché, secondo i conti delFBI, un’esecuzione capitale viene acostare <strong>di</strong> più <strong>di</strong> una condanna all’ergastolo.E in Arabia Sau<strong>di</strong>ta, dove ogni venerdìle decapitazioni sulla pubblica piazza<strong>di</strong>ventano occasione <strong>di</strong> spettacolo?E in Cina, dove le condanne a mortesono centinaia ogni mese? Anche là lanotizia non fa più… notizia, a menoche il condannato non sia - com’è avvenutoa settembre, il vicepresidentedel Parlamento, messo a morte perchéaccusato <strong>di</strong> aver preso tangenti…La pena <strong>di</strong> morte è assai più ra<strong>di</strong>cata<strong>di</strong> quanto non appaia dall’estemporaneain<strong>di</strong>gnazione dell’opinione pubblicaeuropea. Eppure non è stato agevoletrovare articoli o riflessioni sugliscaffali della Biblioteca Rivetti. Pensavamo<strong>di</strong> trovare qualche me<strong>di</strong>tatariflessione sulle riviste <strong>di</strong> morale o <strong>di</strong>pastorale, <strong>di</strong> attualità o <strong>di</strong> cultura. Einvece, poco ci è capitato tra le mani.Neppure La Civiltà Cattolica, cosìpro<strong>di</strong>ga <strong>di</strong> osservazione su quasi tutto,ha pensato <strong>di</strong> affrontare l’argomento.Una ragione, forse, la si può trovarenella storia e nella dottrina. La storia<strong>di</strong>ce che la Chiesa ha fatto abbondanteuso della pena capitale. E la dottrinanon ha ancora preso del tutto le <strong>di</strong>stanzeda questo passato. Anche il recenteCatechismo della Chiesa Cattolica<strong>di</strong>ce che “<strong>di</strong>fendere il bene comunedella società esige che si pongal’aggressore in stato <strong>di</strong> non nuocere” equesto non solo giustifica la legittima<strong>di</strong>fesa, ma anche riconosce il “fondato<strong>di</strong>ritto” della “pubblica autorità” <strong>di</strong>“infliggere pene proporzionate allagravità del delitto, senza escludere, incasi <strong>di</strong> estrema gravità, la pena <strong>di</strong> morte”(2266).Va però detto subito che Papa GiovanniPaolo II ha chiesto, ormai da lungotempo e con grande insistenza, l’abolizionedella pena <strong>di</strong> morte. Tutte lemotivazioni, tutti i passaggi e le molteragioni che hanno portato la Chiesa arifiutare, oggi, il ricorso alla pena <strong>di</strong>morte sono l’argomento dell’e<strong>di</strong>toriale<strong>di</strong> padre Bartolomeo Sorge suAggiornamenti sociali del marzo1999. È vero - <strong>di</strong>ce Sorge - che tutto ilmagistero della Chiesa va ormai versoil “superamento” delle ragioni classichecon le quali la tra<strong>di</strong>zione giustificavail ricorso, in casi estremi, allapena capitale. Manca solo il passo definitivo:escludere in assoluto, anchein linea <strong>di</strong> principio, la pena <strong>di</strong> morte.E questo passo, sembra <strong>di</strong>re il celebregesuita, presto verrà.Semplice, lineare, utilissimaper la riflessione è la contrapposizioneche Dimensioni nuoveoffriva ai suoi giovani lettorinel numero agosto-settembredel 1994. “Se vale, etutti lo ammettono, il <strong>di</strong>ritto<strong>di</strong> legittima <strong>di</strong>fesa per il singolo,perché non deve valere perla comunità?” “Una pena crudelecome la pena <strong>di</strong> morte èin conflitto insanabile con ilconcetto stesso <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto umano”.Chi ha ragione: chi ammettela pena capitale in casiestremi, o chi la ritiene comunqueun assassinio, perchénessun delitto può essere punitocon un altro delitto? Conchi si schiera, alla fine, la rivistadei Salesiani, non c’è dubbio:basta leggere in più recentenumero <strong>di</strong> agosto-settembredel ’99: “Facciamo nostral’iniziativa della Comunità<strong>di</strong> Sant’Egi<strong>di</strong>o per una moratoriamon<strong>di</strong>ale della pena <strong>di</strong>morte entro il 2000”, <strong>di</strong>ceva“Dimensioni nuove” rilanciandoun’intervista alla suoraElena Prejean, autrice del celebre“Dead man walking”.Com’è andata con quella iniziativa celo racconta Il Delfino, la rivista delCeis <strong>di</strong> don Mario Picchi, nel numero<strong>di</strong> marzo-aprile del 2000: la <strong>di</strong>plomaziaitaliana ha fatto un buco nell’acqua,l’Onu si è pilatescamente astenutae così “continueremo ad uccidereper <strong>di</strong>mostrare che è sbagliato uccidere”.Un problema <strong>di</strong> giustizia? Sì, anche seper i cristiani la prospettiva dovrebbeessere <strong>di</strong>versa da quella <strong>di</strong> tutti gli altri.Su Evangelizzare viene offerta unalunga riflessione sui rapporti tra lagiustizia così come la pensa e la sa amministrarel’uomo e la giustizia <strong>di</strong> DioPadre. Era il marzo del 1994: Tangentopoli,Mani pulite, i Pool dei pmd’assalto, il giustizialismo a pienemai… ricordate? Ecco, la giustizia -oggi come allora - meriterebbe qualchemomento <strong>di</strong> riflessione in più. Maci mette sempre lo zampino la propagandapolitica… Pare sia così anchequando si parla <strong>di</strong> pena <strong>di</strong> morte. Eper timore <strong>di</strong> perdere le elezioni, il politiconon molla il boia.Clau<strong>di</strong>o BaroniSalvador Dalì, Crocifissione(“Corpus hipercubus”) 1954 , New York.12 L’Angelo - Novembre a. D. 2000


Invito alla letturaNeve in agosto“Quando Einstein, alla domanda delpassaporto, risponde ‘razza umana’,non ignora le <strong>di</strong>fferenze, le omette in unorizzonte più ampio, che le include e lesupera. È questo il paesaggio che si deveaprire: sia a chi fa della <strong>di</strong>fferenza una <strong>di</strong>scriminazione,sia a chi, per evitare una<strong>di</strong>scriminazione, nega la <strong>di</strong>fferenza”.Parole sufficienti, credo, percomprendere quanto sia inadeguatoil termine tolleranza chesiamo abituati ad usare con facile superficialitàquando avviene <strong>di</strong> parlare<strong>di</strong> chi riteniamo “<strong>di</strong>verso”. Forse èdavvero tempo <strong>di</strong> abituarci a pensareall’altro solo in termini <strong>di</strong> rispetto: perciascuna persona, per il suo portatoculturale, per il suo modo <strong>di</strong> essere comunque“persona”. La <strong>di</strong>fferenza, chesiamo invitati a riconoscere, quin<strong>di</strong> avalorizzare, può manifestarsi in moltepliciaspetti rispetto a ciò che noisiamo: proprio sulla base <strong>di</strong> questo filoconduttore sono stati scelti i libri proposti.Non è necessario leggere saggiponderosi se veramente si vuole capire.Un bel romanzo può essere il compagno<strong>di</strong> qualche ora de<strong>di</strong>cata a noistessi, ma può anche aiutare a riflettere,può suggerire una prospettiva nuovada cui guardare alle cose, agli eventi,alle persone che ci vivono accanto.Senza per questo essere, necessariamente,noioso o troppo impegnativo.Così, proviamo a vedere da unpunto <strong>di</strong> vista decisamente insolitoun evento che ha segnatoi tempi moderni con una ferita mairimarginata. Che cosa <strong>di</strong> nuovo si puòscrivere, o leggere, sulla shoà? verrebbeda chiedersi. Pren<strong>di</strong>amo in manoEssere senza destino (Feltrinelli, L.30.000): “Non esiste assur<strong>di</strong>tà che nonpossa essere vissuta con naturalezza esul mio cammino, lo so fin d’ora, la felicitàmi aspetta come una trappolainevitabile. Perché persino là, accantoai camini, nell’intervallo tra i tormentic’era qualcosa che assomigliava allafelicità. Tutti mi chiedono sempre deimali, degli ‘orrori’: sebbene per me,forse proprio questa sia l’esperienzapiù memorabile. Sì, è <strong>di</strong> questo, dellafelicità dei campi <strong>di</strong> concentramentoche dovrei parlare loro, la prossimavolta che me lo chiederanno”. ImreKertèsz, nato a Budapest nel 1929, èstato deportato ad Auschwitz nel 1944e liberato a Buchenwald nel 1945.Uomo <strong>di</strong> cultura, traduttore, scrittore,ha dovuto attendere il crollo del Muroper vedere riconosciuta la sua opera,in patria e all’estero. Nel romanzo, attraversole vicende <strong>di</strong> Gyurka, un ragazzodalla prorompente voglia <strong>di</strong> crescere,<strong>di</strong> vedere e imparare, egli ripercorrela sua stessa esperienza, in unodei libri più intensi sul mondo concentrazionario.L’uomo è presentato “conl’ironia che può avere solo chi è scampato,il <strong>di</strong>sincanto <strong>di</strong> chi non si appoggiaa risposte precostituite e la saggezzache nasce da un profondo amoreper la vita”. Da qui il fascino e la forzadel libro.Nella luce surreale <strong>di</strong> un mattinod’inverno del 1946, sottouna violenta bufera <strong>di</strong> neveche investe i casermoni popolari <strong>di</strong>Brooklyn, Michael Devlin, irlandese<strong>di</strong> un<strong>di</strong>ci anni, incontra per una impreve<strong>di</strong>bileserie <strong>di</strong> circostanze un rabbino<strong>di</strong> Praga. Le iniziali titubanze e lepaure motivate dalla violenza e daipregiu<strong>di</strong>zi a lui esterni, non impe<strong>di</strong>sconoal ragazzino cattolico <strong>di</strong> riconoscerenell’ebreo le qualità che ne farannoin poco tempo il suo miglioreamico. Entrambi esuli, sia pure inmodo <strong>di</strong>verso, segnati entrambi dall’atrocitàdella guerra, desiderosi <strong>di</strong>sentire l’America come una nuova patriaaccogliente, devono sperimentareancora una volta l’o<strong>di</strong>o, l’ignoranza, ilpregiu<strong>di</strong>zio. In Neve in agosto (Salani,L. 24.000), destreggiandosi in perfettoequilibrio sul filo che separa fantasia erealtà, Pete Hamill racconta la storia<strong>di</strong> una amicizia ricca e delicata, evocandocon forza l’intensità delle gioie,dei dolori e dei misteri della giovinezza,e lo straor<strong>di</strong>nario potere delle parole.La forza dell’immaginazione, ladenuncia delle assurde barriere cheimpe<strong>di</strong>scono agli uomini <strong>di</strong> conoscersi,<strong>di</strong> crescere insieme e <strong>di</strong> arricchirsi avicenda sono lo sfondo <strong>di</strong> una tramasu cui dovrà cadere la neve d’agosto(immaginazione, magia, miracolo?)per fermare la spirale <strong>di</strong> intolleranza e<strong>di</strong> violenza, che rischia <strong>di</strong> ucciderel’amicizia, i sogni, la vita stessa deiprotagonisti. Perché le parole, da sole,a volte non bastano. È il caso qui <strong>di</strong> ricordare,ad esempio, che la Giornatagiubilare <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo ebrei-cristiani fissataper il 3 ottobre è stata rimandataa data da destinarsi?Di “<strong>di</strong>versità” (sia pure d’altrogenere), e ancora <strong>di</strong> incomprensionee pregiu<strong>di</strong>zio, siparla anche in altri due libri che vale lapena <strong>di</strong> segnalare. La notte della cometa<strong>di</strong> Sebastiano Vassalli (Einau<strong>di</strong> Tascabili,L. 14.000) è un romanzo-veritàsulla vita e la morte del poeta DinoCampana (1885 - 1932) scritto in quattor<strong>di</strong>cianni <strong>di</strong> ricerche e passione daun autore dei nostri giorni che ama leimprese <strong>di</strong>fficili. Tema dominante è ilcontrasto ra<strong>di</strong>cale tra Campana e lacultura della sua epoca, e la “demenza”con cui fu marchiato fino al confino,prima saltuario, poi definitivo inmanicomio. Poco importa seguire lacritica negli astrusi conteggi sulla effettivagrandezza <strong>di</strong> questo poeta;poco importa stabilire se la sua operasia stata sopravvalutata da Vassalli,che ne ha curato amorosamente labiografia. Conta scoprire l’emarginazione,la sofferenza inflitta, e patitasenza poter uscire dalle ottusità soffocantidelle “voci” <strong>di</strong> paese e dallaspirale <strong>di</strong> un sistema legislativo che,nei documenti ufficiali <strong>di</strong> ricovero,alla <strong>di</strong>citura cause fisiche e morali dellapazzia, accettava la risposta: de<strong>di</strong>to alcaffè del quale è avi<strong>di</strong>ssimo e ne fa unabuso eccezionalissimo. È storia nostra,il nostro passato. Dobbiamo conoscerlo,per comprendere quantastrada è stata fatta e quanta, ancora,resta da fare.Qualcuno, sfortunato quandonasce, può però avere unaseconda occasione <strong>di</strong> nascita.Se la prima è spesso legata al caso ed èL’Angelo - Novembre a. D. 2000 13


del tutto insondabile (laddove non cisiano responsabilità precise dei me<strong>di</strong>ci),la seconda <strong>di</strong>pende interamentedalla famiglia e dalla realtà che circondail <strong>di</strong>sabile. Questo il temadell’ultimo romanzo <strong>di</strong> Giuseppe Pontiggia,Nati due volte (Mondadori, L.29000), che <strong>di</strong>venta per tutti un momento<strong>di</strong> riflessione e un’analisi delproprio rapporto con questo universocosì vicino e così <strong>di</strong>stante.L’esperienza umana dello scrittore, ilcui figlio Paolo è <strong>di</strong>sabile, ha arricchito<strong>di</strong> emozioni il libro, non tanto perla presenza <strong>di</strong> elementi autobiograficispiccioli, quanto per la capacità <strong>di</strong>comprendere la psicologia del protagonista-narratore,il padre del ragazzomalato, e per la conoscenza <strong>di</strong> tutti gliostacoli e le <strong>di</strong>fficoltà, soggettivi e oggettivi,che una famiglia in questa situazionesi trova davanti, fino a scoprire<strong>di</strong> avere la possibilità <strong>di</strong> far “nascereuna seconda volta” il proprio figlio.Giorno dopo giorno, barriera dopobarriera, Paolo, nel romanzo, <strong>di</strong>ventasempre più il vero protagonista:ha il coraggio <strong>di</strong> esporsi e, non negandoné a sé né agli altri la propria <strong>di</strong>versità,<strong>di</strong> vivere una vita sociale. Grazieal tocco dell’ironia l’autore ha il merito<strong>di</strong> non cadere nel patetico e nell’autocommiserazione;se mai a prevalereè il tono duro, il dolore chiuso, larabbia impotente, mai separati peròdalla volontà <strong>di</strong> superare gli ostacoli,soprattutto quelli che la società frapponetra il critico punto <strong>di</strong> partenza egli obiettivi possibili da raggiungere.a cura <strong>di</strong> Enrica GobbiUna maggiore sensibilitàsul tema dei <strong>di</strong>sabili e lenuove tecnologie consentonooggi alle famiglie dei <strong>di</strong>sabili<strong>di</strong> non sentirsi troppo sole.Internet permette <strong>di</strong> unire vocilontane, comunicare esperienze etrovare informazioni preziose soprattuttoper chi è meno “attrezzato”economicamente e culturalmente.Accedendo a siti <strong>di</strong> Associazioni<strong>di</strong> volontariato come:www.accaparlante.it/cdh-bo/han<strong>di</strong>capinrete/index.htmwww.<strong>di</strong>sabili.comsi trovano in rete varie risorsesull’han<strong>di</strong>cap, riferimenti davveroutili per chi vive questo problemaspesso in dolorosa solitu<strong>di</strong>ne.Cose sbalor<strong>di</strong>tiveDio non fa la spiaIl parroco è tremendamente in<strong>di</strong>spettito perché qualcuno gli rubasempre i fichi nell’orto e lui, che ne è il padrone, non può mai assaggiarneuno. Come fare a impe<strong>di</strong>re un tale <strong>di</strong>spetto così spiacevole?“Ci penso io. Voglio ricorrere ad uno stratagemma che certamente avràbuon effetto”, <strong>di</strong>ce il parroco.Cosa fa? Scrive su un cartello queste parole: “Dio ti vede” e lo mette sultronco dell’albero. Il giorno dopo vi trova una seconda scritta sotto la prima:“Però non fa la spia”. È una barzelletta che io ho sentito a Ra<strong>di</strong>o Maria,molto semplice, ma tanto significativa.“Dio ti vede”: ci hai mai pensato? Ne sei sicuro? Dio ti vede, vede tutto, èonnisciente e onnivedente, vede <strong>di</strong> giorno e vede <strong>di</strong> notte, vede al buiopiù fitto e al chiaro più splen<strong>di</strong>do, vede dentro e vede fuori, vede in cieloe vede in terra e anche sotto terra. Insomma è dappertutto e vede ognicosa. Allora come è stolto chi <strong>di</strong>ce: “L’ho fatta franca, nessuno m’ha visto”.Che inganno! Che illusione! Forse nessuno ti ha visto, forse è vero,ma non sei sfuggito all’occhio <strong>di</strong> Dio, il quale ti ha visto e non ha fatto laspia a nessuno, ma se quel che hai fatto è male Dio imme<strong>di</strong>atamente ticondanna, e si fa sentire nella tua coscienza come ha fatto con Cainodopo che ebbe ucciso suo fratello Abele. Dio ti vede! È un bellissimo ammonimento.Se Dio vede il male vedrà anche il bene. Lo devo ricordareanche come impe<strong>di</strong>mento al male e incoraggiamento al bene. Quandoero studente, il mio professore <strong>di</strong> letteratura mi raccontava <strong>di</strong> San Tommasod’Aquino che, quando era in collegio a Napoli, presso i Domenicani,passeggiando nel chiostro del loro convento, a un certo momento avevasentito un forte profumo <strong>di</strong> mele. Oggi giorno un odore <strong>di</strong> mele noninteresserebbe a nessuno, ma a quei tempi era un fragrante richiamo perchiunque e certamente assai più per un ragazzo. Tommaso, quin<strong>di</strong>, attrattoda quel profumo si rivolge verso il luogo donde emanava e imme<strong>di</strong>atamentetrova una sala aperta e nella sala una gran tavola piena <strong>di</strong>mele. Imme<strong>di</strong>atamente allunga il braccio per prenderne una, quandovede in alto sul muro la stessa scritta <strong>di</strong> prima: “Dio ti vede”. Per Tommaso...è stata come una freccia, un chi va là terribile, al punto che dovetteritirare subito la mano e, fingendo <strong>di</strong> nulla, tornare sui suoi passi. Bene,benissimo. Noi non troviamo quella frase scritta in nessun luogo, madobbiamo scriverla nella nostra mente. Anzi per saperne <strong>di</strong> più vi invito aleggere il salmo 139 che recita così:Signore, tu mi scruti e mi conosci,tu sai quando seggo e quando mi alzo.Penetri da lontano i miei pensieri,Mi scruti quando cammino e quando riposo.Ti sono note tutte le mie vie; [...]Alle spalle e <strong>di</strong> fronte mi circon<strong>di</strong> [...]Se <strong>di</strong>co: «Almeno l’oscurità mi coprae intorno a me sia la notte»;nemmeno le tenebre per te sono oscure,e la notte è chiara come il giorno;per te le tenebre sono come la luce...Questo salmo è un capolavoro <strong>di</strong> poesia e <strong>di</strong> rivelazione. È tanto bello ecommovente sapere e pensare che Dio ci scruta e ci conosce, con tutto ilresto <strong>di</strong>chiarato dal salmo 139. Leggetelo.don Davide14 L’Angelo - Novembre a. D. 2000


TelevisioneAlla ricercadel canale perdutoRestituiteci RAITRE…con quel che prometteTerminata l’esaltante kermessedelle Olimpia<strong>di</strong> australiane, nelmese scorso sono tornati suRAITRE alcuni interessanti programmi.La domenica dalle ore 20.00, in sequenza:Mille & una Italia, fatti, storie,idee delle regioni italiane <strong>di</strong> GiampieroBeltotto, Elisir <strong>di</strong> Michele Mirabella eReport 2000 <strong>di</strong> Milena Gabanelli. E, sele promesse del <strong>di</strong>rettore GiuseppeCereda saranno mantenute, il nuovopalinsesto della terza rete nazionalerinuncerà agli spot pubblicitari e imboccheràdecisamente la strada <strong>di</strong>“una rete che vuole rispondere allasua missione <strong>di</strong> servizio pubblico e insiemeconservarsi generalista, evitandospinte elitarie”. Insomma un canale“per tutti” e non per addetti ai lavori,un canale <strong>di</strong> contenuti mutuati <strong>di</strong>rettamentedalla “realtà del Paese” -sono ancora parole del <strong>di</strong>rettore Cereda- “con un taglio formativo <strong>di</strong> utilitàsociale, cercando <strong>di</strong> essere tv della societàe della realtà, della storia e dellamemoria”.Tra le novità del 2001 i responsabili <strong>di</strong>RAITRE stanno lavorando ad una fictionsul tema del volontariato e, semprenel campo del sociale, al giornalistaGiovanni Anversa affideranno ilcompito <strong>di</strong> intrattenere in stu<strong>di</strong>o personenote e meno note che in alcunimomenti fondamentali della loro vitahanno reagito a <strong>di</strong>fficili vicende personali,superandole e costruendo qualcosanel sociale. Resteranno un punto<strong>di</strong> riferimento per il pubblico <strong>di</strong>RAITRE alcune rubriche “storiche”:Chi l’ha visto?, Mi manda Raitre, Melevisione,Geo & Geo, Harem.Già segnalata ed in corso <strong>di</strong> svolgimentoLa grande storia in prima serata,presto potremo tornare ad usufruireanche <strong>di</strong> altre buone rubriche <strong>di</strong> informazioneculturale quali Alle falde delKilimangiaro e Giorno dopo giorno.Una bella sfida… persa in partenza?Intanto, Per un pugno <strong>di</strong> libri, il gioco<strong>di</strong> RAITRE <strong>di</strong>vertente e informalede<strong>di</strong>cato ai libri, ormai alla sua quartae<strong>di</strong>zione, è tornato in onda domenica8 ottobre. Ideato e curato da MariaVittoria Fenu e Andrea Salerno, guidatoda Patrizio Roversi, in ciascunadelle sue trenta puntate vede sfidarsidue classi all’ultimo anno delle scuolesuperiori su un classico della letteratura.Roversi farà da giu<strong>di</strong>ce con la consulenza<strong>di</strong> Piero Dorfles, responsabiledei Servizi Culturali del Giornale Ra<strong>di</strong>oRai. Le scolaresche parteciperannoa un vero e proprio torneo, con tanto<strong>di</strong> semifinali e finalissima; in palio,come sempre, ci saranno non milioni,ma tanti, tanti libri. Nella scorsa e<strong>di</strong>zionehanno partecipato al programma850 ragazzi <strong>di</strong> 36 classi, provenientida altrettante città italiane che hannovinto in totale più <strong>di</strong> 3.500 libri.Una bella trasmissione, che, già sperimentatain passato con grande successopresso gli affezionati della lettura, èstata però collocata alla 18.00 in contemporaneacon 90° minuto e con Ilgrande fratello (ovvero: il piacere <strong>di</strong>spiare chi prova piacere a farsi spiare?);una bella sfida persa in partenza noncerto per la qualità del prodotto, maper la quantità degli utenti, stimati intornoa quel 6% <strong>di</strong> italiani (per lo piùlaureati tra i 30 e 50 anni) che sono anchequelli che, secondo le statistiche,leggono più <strong>di</strong> un libro al mese.Alla sua terza e<strong>di</strong>zione è anche Melevisione:unico programma televisivoitaliano espressamente de<strong>di</strong>cato aibambini dai 4 ai 7 anni. È ricominciatolunedì 16 ottobre in una fascia orariaadatta anche ai piccoli che tornanodalla scuola materna e dal tempo prolungatoe che potranno bersi l’intrattenimentoinsieme alle utili vitamine dellaformazione e dell’informazione.Per i ragazzi più gran<strong>di</strong>, invece, è già annunciatoil GTRagazzi (trasferito daRAIUNO) e Zona Franka, un gioco sulleavventure <strong>di</strong> un’eroina.All’e<strong>di</strong>torialista Paolo Mieli sarà infineaffidato Correva l’anno, un magazine<strong>di</strong> storia in seconda serata, mentre icollaudatissimi Jacopo Volpi e GiampieroGaleazzi ci proporranno un rotocalcosportivo e gli Angela, padre efiglio, ci sminuzzeranno come semprequalche tozzo <strong>di</strong> pane scientifico.Quelli delle parabolicheÈ guerra fra Stream e Telepiù, che aloro volta non rispettano gli accor<strong>di</strong>col Governo sulla unificazione deiloro sistemi decoder, mentre quellidelle paraboliche se la ridono andandoa spasso per l’etere del mondo.Quanti <strong>di</strong> quelli che la tv satellitare sela possono permettere danno posto aSAT2000? Non molti, a quanto sembra.Eppure se c’è, fra le tante propostedella televisione internazionale, unpalinsesto degno <strong>di</strong> nota e che (cosanon da poco) rispetta programmi edorari annunciati, è proprio quello <strong>di</strong>SAT2000; uno stile che gli ascoltatori<strong>di</strong> Claronda ben conoscono nella versionera<strong>di</strong>ofonica <strong>di</strong> BLU SAT.Da venerdì 13 ottobre, tra gli altri programmitelevisivi <strong>di</strong> SAT2000, si segnalain prima serata la rubrica Un vescovo,una città: in una prospettivacontinentale, dalla prima intervista alvescovo <strong>di</strong> Madrid Mons. Rouco Varala,l’occhio della telecamera si spingeormai a puntare l’obiettivo sulle principalicittà e <strong>di</strong>ocesi dell’Europa; latrasmissione è replicata ogni sabatopomeriggio alle 16.00.Molto ben fatti il settimanale <strong>di</strong> attualitàdel Sabato, Il Sicomoro, e gli aggiornamenticulturali quoti<strong>di</strong>ani nellarubrica Ateneo. Da segnalare inoltre,L’Angelo - Novembre a. D. 2000 15


ogni giorno, la speciale rubrica in primaserata GiubileoSat, giorno per giornoil pellegrinaggio del popolo <strong>di</strong> Dio.Mo.I.Ca. informaAndremo oltre la TV spazzatura?Non solo per i credenti…È tornata da domenica 15 ottobre labella rubrica <strong>di</strong> CANALE5 Le frontieredello spirito; il percorso, iniziato 13anni fa con una ricchissima antologiadel Vecchio Testamento e proseguitocon la lettura integrale del Vangelo,giunge ora alla conclusione con la visitazionedegli Atti degli Apostoli. I curatoriGianfranco Ravasi e Maria CeciliaSangiorgi continueranno dunque,ogni domenica alle 9.00 del mattino, aportare in tutte le case la Parola e,cosa davvero lodevole per una tv privata,senza pubblicità né sponsor. Lalettura del Nuovo ed Antico Testamento,presentata in maniera laica,perché rivolta a credenti e non credenti,ha tra l’altro consentito a Mons.Ravasi <strong>di</strong> constatare che il 25% degliascoltatori che gli scrivono sono proprionon credenti. Quest’anno le telecameresi spingeranno in un viaggioattraverso la realtà dei cristiani <strong>di</strong> alcunipaesi dell’Est europeo: tra i paesivisitati l’Ungheria, la Romania e laBulgaria.a cura <strong>di</strong> Luciano CinquiniDomenica 8 ottobre 2000, nella sala del Centro Bettolini,abbiamo inaugurato il nuovo anno sociale (2000-2001).Erano presenti il nostro Sindaco, Bartolomeo Facchetti,l’Assessore alla P. I. e alle Pari Opportunità, Renata Vezzoli, laresponsabile del Gruppo <strong>di</strong> Castrezzato, Gau<strong>di</strong>osa Targa, nonchéla nostra Presidente nazionale, Tina Leonzi. Il Sindaco haespresso apprezzamento per la nostra attività, citando alcune nostreiniziative e soffermandosi in particolare sulla Banca del Tempo,<strong>di</strong> cui ci occupiamo <strong>di</strong>rettamente.Tina Leonzi è ritornata da poco da un viaggio in Terra Santa, organizzatodal Mo.I.Ca., al quale hanno partecipato amiche <strong>di</strong>molti Gruppi. La nostra presidente apprezza le iniziative dei variGruppi e raccomanda <strong>di</strong> tenere conto dei temi sociali. Com’è ormainoto, quest’anno si tratta della <strong>di</strong>fesa dell’ambiente e dellaqualità dei consumi. Ha richiamato inoltre la posizione della nuovalegge nazionale contro gli infortuni - le cui con<strong>di</strong>zioni non cisod<strong>di</strong>sfano - e del fondo pensioni per le casalinghe, che per ora èbloccato per mancanza delle norme attuative.Abbiamo <strong>di</strong>stribuito il notiziario interno che contiene anche ilprogramma. Un quartetto <strong>di</strong> giovani musicisti (Paola Bonfa<strong>di</strong>ni,Floriana Beschi, Wilma Ferremi e Luca Vertua) ci ha piacevolmenteintrattenuti con brani <strong>di</strong> Mozart e Ponchielli.I nostri corsi: Ginnastica conta più <strong>di</strong> 30 iscritte; Pasticceria è ametà percorso.Il prossimo incontro, sul tema della <strong>di</strong>fesa dell’ambiente, avverràil 12 novembre prossimo.Arrivederci!Ida AmbrosianiMondo femminileLa <strong>di</strong>fesadell’ambienteQuando sentiamo parlare <strong>di</strong><strong>di</strong>fesa dell’ambiente, pensiamoin generale alle gravicatastrofi, all’incuria in cui sonotenuti i boschi, specialmente inmontagna, e alle alluvioni che spessone conseguono, all’uso continuativo<strong>di</strong> milioni <strong>di</strong> automobili, albuco dell’ozono causato dai nostrigas. Oppure ci vengono in mente legran<strong>di</strong> petroliere che ogni tanto -certo non volontariamente - perdonoin mare il loro carico causandola rovina dell’eco-sistema. Peròpensiamo raramente ai nostri attiquoti<strong>di</strong>ani <strong>di</strong> incuria, quelli che,sommati, contribuiscono in modonotevole ad offendere l’ambiente incui viviamo. Uno dei rime<strong>di</strong> piùsemplici, più a portata <strong>di</strong> mano pernoi, è quello della raccolta <strong>di</strong>fferenziatadei rifiuti domestici. Ad esempio:raccogliere e riciclare la cartacontribuisce a risparmiare il taglio<strong>di</strong> altri alberi.Ma, qualche tempo fa, incontrai sulcancello <strong>di</strong> casa una signora giovane,dall’aria tranquilla, che portavatra le braccia un mucchio <strong>di</strong> libriscolastici. Vedendola così carica mioffrii <strong>di</strong> aiutarla. Lei si fermò un attimoe <strong>di</strong>sse in fretta che si trattavadei libri <strong>di</strong> scuola dei suoi figli, cheadesso non li guardavano più e chelei non voleva ingombrarsi la casacon cose inutili. Perciò stava andandoa buttarli via.Io pensai subito a quante volte hocercato un vecchio libro <strong>di</strong> scuolaper verificare un fatto, un’informazione,una data; ho pensato anchea quei ragazzi che non hannodenaro per comperarsi i libri. Peròmi sono tenuta dentro i miei pensierie le ho detto soltanto: “C’è il cassonettoper la raccolta della carta…”“Dove ?” - è stata la replica.“Qui <strong>di</strong>etro l’angolo, a due passi:c’è ormai da alcuni anni !”La signora sdegnosamente rispose:“No, no, non faccio così tanta strada!”E, avviatasi al cassonetto or<strong>di</strong>nario,gettò dentro la sua bracciata <strong>di</strong> libri.Ida Ambrosiani16 L’Angelo - Novembre a. D. 2000


Consiglio Pastorale <strong>Parrocchia</strong>leCatechisti per gli adultiDopo l’interruzione estiva,sono iniziate nuovamentele riunioni mensili del ConsiglioPastorale <strong>Parrocchia</strong>le. Per laverità c’era già stato, presso il CentroGiovanile, la sera del 29 settembre,un incontro, al quale erano invitatisia i consiglieri del Consiglio Pastorale<strong>Parrocchia</strong>le sia gli animatoridei Centri <strong>di</strong> Ascolto. L’argomentodella serata era la Nota Pastorale delVescovo Giulio Sanguineti.Venerdì 13 ottobre si è quin<strong>di</strong> riunitoil Consiglio Pastorale, con tre argomentiall’or<strong>di</strong>ne del giorno: in<strong>di</strong>viduazione<strong>di</strong> alcuni obiettivi dellaNota Pastorale del Vescovo e riflessione;elezione <strong>di</strong> 4 rappresentantinel Consiglio Pastorale Zonale(CPZ); incontro del Vescovo con iConsigli Pastorali <strong>Parrocchia</strong>li dellaBassa Bresciana, lunedì 23.10.2000 aMontichiari.Nella sua Nota Pastorale il Vescovospiega che le sue scelte ruotano attornoal tema centrale della NuovaEvangelizzazione, che si rende in<strong>di</strong>spensabileper contrastare la secolarizzazione<strong>di</strong> questi tempi. Quin<strong>di</strong>l’iniziativa prioritaria tra quelle cheil Vescovo propone, e che il ConsiglioPastorale <strong>Parrocchia</strong>le ha presoin considerazione, è la formazione <strong>di</strong>catechisti laici per la catechesi degliadulti. Infatti, dopo la conclusionedella Missione Citta<strong>di</strong>na (marzo-aprile<strong>di</strong> quest’anno), i Padri Missionariavevano lasciato <strong>Chiari</strong> <strong>di</strong>cendoci:“Adesso tocca a voi…”, intendendocon ciò spronarci a continuarenell’opera <strong>di</strong> nuova evangelizzazioneda loro intrapresa. Sonochiamati in causa i laici competenti e<strong>di</strong>sponibili - non è necessario chesiano laureati - perché possano affiancarei sacerdoti nell’opera <strong>di</strong> nuovaevangelizzazione.Il Vescovo consiglia inoltre alle parrocchie<strong>di</strong> istituire dei Centri <strong>di</strong>Ascolto. Quelli che qui da noi giàesistono da circa sei anni verrannoristrutturati, nel senso che saranno<strong>di</strong>fferenziati secondo la destinazione:per tutti, per giovani, per giovanisposi, per anziani. Sarà anche mo<strong>di</strong>ficatala frequenza degli incontri,forse uno al mese.Intanto la nostra <strong>Parrocchia</strong> ha giàiniziato un magistero per adulti,ogni mercoledì in Canonica, alle14.30 e alle 20.30; inoltre c’è la catechesidomenicale del pomeriggio inDuomo. Altri obiettivi verranno desuntidalla Nota Pastorale nelle prossimeriunioni.Per quanto riguarda il Consiglio PastoraleZonale, sono stati nominati iConsiglieri Santino Bellotti, PieroBoldrini, Pietro Bontempi e VittorioIezzi.Sull’incontro del 23 ottobre a Montichiari,tra il Vescovo e tutti i ConsigliPastorali <strong>Parrocchia</strong>li della BassaBresciana, saremo in grado <strong>di</strong> relazionarenel prossimo numero delbollettino.PerilCPPIda AmbrosianiAppuntamentiper la ComunitàScuola della Parola Ogni mercoledì dalle 14.30alle 15.30 e dalle 20.30 alle21.30 presso la Casa CanonicaCatechesi battesimale Durante i quattro venerdìprecedenti l’ultima domenicadel mese presso l’OratorioSanta Maria dalle20.30 alle 21.45.Battesimo comunitario Ultima domenica del meseore 12.00 e ore 16.00nella celebrazione della SantaMessa.Magisteroper catechisti parrocchiali Ogni martedì presso l’OratorioSanta Maria,dalle 20.30 alle 22.30.A Roma per il Giubileo <strong>di</strong>ocesano con il Vescovo mons. Giulio Sanguineti.Il gruppo è composto dai partecipanti clarensi e ru<strong>di</strong>anesi.L’Angelo - Novembre a. D. 2000 17


Associazione Cristiana Lavoratori ItalianiSaper governareCambiamenti in attoLe gran<strong>di</strong> trasformazioni socialihanno sempre registrato perio<strong>di</strong><strong>di</strong> tensione e <strong>di</strong>fficoltàper il raggiungimento della pace sociale.Ne è prova, ad esempio, la forteimmigrazione dal meri<strong>di</strong>one verso legran<strong>di</strong> città del Nord attorno agli anni’60. A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> alcuni decenni, inquelle aree urbane si può parlare <strong>di</strong>stabilizzazione <strong>di</strong> molte persone e famigliecon origini culturali e territoriali<strong>di</strong>verse rispetto alla Lombar<strong>di</strong>a oal Piemonte.In quel periodo anche da <strong>Chiari</strong> partirononumerose persone, che finironoin parte nei comuni qui vicini (Coccaglio,Castelcovati in particolare), mentremolte altre, provenienti soprattuttodalle nostre piccole realtà conta<strong>di</strong>ne,si spinsero in <strong>di</strong>verse province dellaLombar<strong>di</strong>a. Alcune famiglie, dopoil periodo lavorativo, sono tornate a<strong>Chiari</strong> per godersi nella città natale glianni della meritata pensione, senzache questo abbia provocato situazioni<strong>di</strong> marginalità o <strong>di</strong> rifiuto.Nel decennio successivo, anni ’70 - ’80,provenienti dalle città del Sud, sonogiunte a <strong>Chiari</strong> molte persone, poi interefamiglie, per motivo <strong>di</strong> lavoro,quasi sempre collegato ad un concorsonegli Enti pubblici, ma anche perlavori <strong>di</strong>versi nelle nostre aziende locali.Qualche <strong>di</strong>stinzione rapportataalla <strong>di</strong>versa cultura del lavoro si è riscontratae permane tutt’ora. Comunquec’è stata una sufficiente integrazionenel tessuto civile e sociale clarense.Con l’inizio degli anni ’90, dopo uncerto assestamento dei flussi migratoriinterni all’Italia, abbiamo incominciatoa conoscere l’immigrazione provenienteun po’ da tutto il vecchioContinente: Europa, Africa, Asia. Iproblemi che ne sono derivati non sipossono né esorcizzare né ignorare:vanno affrontati compiutamente conserenità e determinazione nel ricercarele migliori soluzioni possibili, chetengano conto della storia <strong>di</strong> una comunitàcon i suoi riferimenti civili,culturali, religiosi e valoriali. Spettaalle istituzioni offrire gli strumentiadatti a conseguire questi obiettivi,ma anche le Associazioni <strong>di</strong> volontariatoe quanti perseguono la ricercadel bene comune non possono rinunciaread essere protagonisti attivi <strong>di</strong>fronte a questo passaggio storico eculturale in atto.Giubileo dei carcerati - Il Papa stringe la mano ad uno dei carcerati <strong>di</strong> Regina Coeli,grande esempio dell’accoglienza che il cristiano riserva ad ogni uomo.Quali prospettive?<strong>Chiari</strong> fra 30 anni sarà popolatada persone non <strong>di</strong> origine clarense.Di queste una buona parte saràproveniente dalle più <strong>di</strong>verse nazionalitàed etnie: Balcani, Est europeo,Nord Africa, Asia. La nostra conoscenzadei costumi degli altri popoli èmolto scarsa: sappiamo che sono molto<strong>di</strong>versi e assai più variegati rispettoai popoli latini dell’Europa. Gli immigratiche raggiungono le nostre costealla ricerche <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni migliori <strong>di</strong>vita, almeno sotto l’aspetto economico,hanno dell’Italia solo un’immagine televisivadeformata, ma pochissima cognizionedelle caratteristiche complessive<strong>di</strong> un popolo cresciuto attraversoregole <strong>di</strong> civiltà e democraziaconsolidate.Integrazionenel rispetto della <strong>di</strong>versitàAlcuni fra gli immigrati approdatia <strong>Chiari</strong> in questi anninon perseguono comuni o-biettivi <strong>di</strong> conoscenza del Paese ospitantee quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> approccio e <strong>di</strong> conseguenteintegrazione nel tessuto socialee istituzionale.Molti <strong>di</strong> loro sono apertamente contraria tutto ciò e lo <strong>di</strong>mostrano apertamente.Invece <strong>di</strong>verse etnie, soprattutto provenientidal centro Africa, danno prova<strong>di</strong> impegno finalizzato alla conoscenzadel nostro Paese e quin<strong>di</strong> allavalutazione <strong>di</strong> ricongiungere qui laloro famiglia, premessa <strong>di</strong> stabilità.Possiamo pensare che nei decenni futuri,dopo un periodo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà realiper noi nell’accettare una società multietnicae per i tanti immigrati nel venirea contatto con una realtà <strong>di</strong> vitalavorativa, civile, sociale, istituzionale,con le sue leggi, i suoi servizi, ecc., sipossa raggiungere una buona integrazionenel lavoro e nei rapporti sociali,non contrastando le regole fondamentalidel nostro popolo, oppure dovremoabituarci a convivere perennementenel conflitto sociale senza raggiungereuna nuova pace sociale conquesti popoli <strong>di</strong>versi?Agli aclisti, e non solo a loro, si pongonoquesti interrogativi, che si rivolgonoanche agli immigrati che <strong>di</strong>moranosul nostro territorio perché esprimanola loro volontà <strong>di</strong> partecipare a pienotitolo alla vita delle nostre popolazioni,con<strong>di</strong>videndo ed accettando <strong>di</strong>rittie doveri.Giuseppe Delfrate18 L’Angelo - Novembre a. D. 2000


ScoutOggi per ragazzi e adulti è più<strong>di</strong>fficile essere fedeli a certivalori e vivere con uno stile<strong>di</strong> servizio che va contro la cultura e lamentalità dominanti, per cui ancheper noi capi scout è reale il rischio <strong>di</strong>fare dello scoutismo annacquato, <strong>di</strong>travisare o <strong>di</strong>storcere i principi ispiratoriche Baden-Powell ha tracciato.Essere inoltre dei bravi capi, competentinelle tecniche, o bravi a parlare ea far capire è cosa assai pregevole, maessere anche dei buoni testimoni, educatoriconsapevoli che l’impegno inquesta ministerialità richiede intenzionalitàe capacità <strong>di</strong> progettazione, èoggi la grandezza <strong>di</strong> un servizio chetocca il futuro, quello dei ragazzi checi sono affidati.Così, prendendo sul serio questa affermazionee volendo rileggere la propriasituazione personale in questa ottica,il 21 e 22 ottobre tutti i capi scoutdella Zona Sebino si sono ritrovati aRodengo Saiano e a Bornato per il 2°Convegno <strong>di</strong> Zona.Il tema era la figura e il ruolo del capo,L’ora <strong>di</strong>…essere testimoninel tempoIl palco della celebrazione del Giubileo dei giovani, chiamati ad essere testimoni nel tempo.nuovo Ulisse che, nel lungo camminoper ritornare in sé da adulto, fa i conticon quelle rotte nel mare (le sfide) chegli permettono <strong>di</strong> affrontare le <strong>di</strong>fficoltàcontingenti del momento (le sirene)per giungere sempre più vicinoalla sua meta ideale (Itaca).Personalmente, per la preparazione alconvegno ho ripreso le in<strong>di</strong>cazionipresentate dal Progetto Nazionale cheil Consiglio Generale dell’Agesci haelaborato quest’anno. Ecco un passoche mi sembra particolarmente significativo:Tempo della fedeltà e della creatività:la centralità del metodo“Trovo che se non si rilegge <strong>di</strong> quando inquando il proprio testo fondamentale…si corre il rischio <strong>di</strong> ricadere nel solcodella lettura fatta in origine, e <strong>di</strong> agiresulla base <strong>di</strong> ciò che ci ricor<strong>di</strong>amo, piuttostoche seguendo lo spirito del testo. Ènecessario, <strong>di</strong> quando in quando, tornarealla lettura delle fonti” (Baden-Powell).In continuità con il progetto precedentevogliamo recuperare la semplicitàe la leggerezza del gioco dello scoutismo,dare ulteriore qualità alla proposta,tornando alle originarie intuizioni,arricchite da anni <strong>di</strong> esperienzee riflessioni fondate sulla utilizzazioneintenzionale del metodo.Quin<strong>di</strong> non come nostalgia del passato,ma come idea che ha tratto e traevitalità dalla creatività, dalla trasformazione,dalla ricchezza del confrontocon l’esperienza.Vogliamo essere testimoni della bellezza<strong>di</strong> ciò che stiamo facendo, innamoratidella proposta che costruiamocon la nostra passione educativa, capaci<strong>di</strong> orgoglio, ma anche <strong>di</strong> farci caricodei limiti e delle <strong>di</strong>fficoltà del nostroessere capi.Vogliamo riscoprire l’originalità delmetodo e della valenza educativa deglistrumenti che ci sono affidati, ponendoin particolare attenzione allo scoutingcome capacità <strong>di</strong> imparare facendo;alla relazione educativa, capace <strong>di</strong>instaurare rapporti significativi tracapo e ragazzo e dei ragazzi tra loro,rendendoli veri protagonisti della lorocrescita in una società che troppospesso massifica e generalizza, omologae globalizza.Sta nell’arte del capo tenere continuamentepresenti i singoli ragazzi nelloro percorso, caratterizzato da ritmie tempi personali e porre attenzione alcambiamento dello sviluppo evolutivooggi.Vogliamo riconsiderare il significatopeculiare e profondo della spiritualitàdello scoutismo, cogliendone nellaspecificità cristiana la sequela <strong>di</strong> Cristocaratterizzata da essenzialità e ra<strong>di</strong>calitàche permette al ragazzo <strong>di</strong>comprendere il senso del suo esisteree del suo essere nella storia e nel mondo.In questa linea gli strumenti delmetodo non sono solo “mezzi”, madelineano un modo particolare <strong>di</strong> intenderee <strong>di</strong> vivere la <strong>di</strong>mensione spiritualee <strong>di</strong> concepire cristianamentel’Uomo. Tutto il linguaggio dello scoutismo,“la parlata nuova” che esprimela ricchezza e l’originalità del metodopensato da Baden-Powell, è fortementeconnotato simbolicamente.Proprio da questa ricchezza della <strong>di</strong>mensionesimbolica deriva la pregnanzae l’incisività dell’azione educativache apre al trascendente, orientala vita comunitaria ed ecclesiale e concretizzanel servizio la testimonianzacristiana.Lina MarellaL’Angelo - Novembre a. D. 2000 19


Centro Giovanile 2000È iniziata la vitaStanno pian piano prendendovita i nuovi ambienti della Casadel Giovane, che, è proprio ilcaso <strong>di</strong> <strong>di</strong>rlo, non pare una cattedralenel deserto. Che attorno alla casa nonci sia il deserto è bastato il tempo estivoa <strong>di</strong>mostrarlo; non c’era pomeriggioo serata in cui il cortile dell’Oratorionon fosse movimentato e vivo,frequentato da numerosi ragazzi, maanche da adolescenti e giovani.Le sei settimane <strong>di</strong> Grest con la presenzacostante <strong>di</strong> oltre trecento bambiniseguiti da più <strong>di</strong> sessanta animatorio assistenti hanno fatto dell’Oratorio,per più <strong>di</strong> mezza estate, “il cortiledei sogni”, con giochi, feste, gite, avventuree racconti avvincenti con “Gibidream”e poi ancora con “L’alberodella gioia”.L’Estate-Giovani e i tornei serali hannotrasformato il Centro Giovanile inun punto <strong>di</strong> incontro per molti adolescentie giovani dove fare sport, esercitarsicon i roller, ascoltare musica, opiù semplicemente ritrovarsi insiemea gruppetti per <strong>di</strong>alogare. Interessantela presenza anche degli adulti inservizio con i giovani, e <strong>di</strong> genitori ononni con i bambini attratti dal nuovoparchetto giochi. Certamente le punte<strong>di</strong> massima presenza sono state registrateall’inaugurazione della Casa delGiovane, sia sabato 11 giugno allospettacolo “Forza venite gente” conpiù <strong>di</strong> mille persone partecipanti siadomenica 12 alla Santa Messa celebratadal Vescovo e al taglio del nastrodove la comunità ha dato segno <strong>di</strong> unapresenza viva e sentita. Mi sia permessoringraziare tutti, in particolarequanti hanno lavorato per la buonariuscita della festa dell’Oratorio, perla inaugurazione della Casa del Giovanee tutti coloro che hanno dato <strong>di</strong>sponibilitàe tempo nelle <strong>di</strong>verse attivitàestive.Il Centro Giovanile vive già propriosulla generosità, sulla presenza e sulservizio <strong>di</strong> numerose persone, giovanie adulte. Se è vero il detto che “chi beninizia è a metà dell’opera” possiamo<strong>di</strong>re che abbiamo già raggiunto unbuon traguardo. Non c’è il deserto, eforse non c’è mai stato, e la cosiddetta“cattedrale” si sta rivelando casa accogliente,casa dove è bello ritrovarsi eincontrarsi, dove è possibile dare corpoa relazioni familiari. Ai primi <strong>di</strong>settembre ha preso l’avvio la comunità<strong>di</strong> vita dei due sacerdoti incaricati dellapastorale giovanile, nel nuovo appartamentodella Casa del giovane.Una duplice presenza del sacerdote,come già pensato nella fase progettuale,ma ciò che più è importante e innovativoè la comunità <strong>di</strong> vita sacerdotalequale segno che in<strong>di</strong>ca lo Spiritoche deve animare il nuovo CentroGiovanile: uno spirito <strong>di</strong> comunione e<strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione. Uno spirito che puòessere permanentemente attinto daGesù il Risorto, Colui che findall’inaugurazione abita la Cappelladel Centro nel Sacramento dell’Eucarestia.E qui è possibile incontrareGesù anche personalmente, sostandoalcuni istanti in preghiera, in ogni momentodella giornata; la cappella rimanesempre aperta. Chi poi desiderasseunirsi in preghiera può farlo alle7.30 il mattino e alle 19.00 la sera, durantela settimana, alle ore 18.30 la domenica.Anche la comunità religiosa delle SuoreDorotee da Cemmo si è trasferitadall’Oratorio Santa Maria, ex Rota, alnuovo Centro Giovanile, all’internodel quale continueranno ad esprimereil loro carisma: accoglienza ed educazionedella gioventù con particolareattenzione al mondo femminile.I vari ambienti incominciano ad esserepunto <strong>di</strong> riferimento per tanti appuntamentisoprattutto formativi.In questa “cattedrale” nella “città” deigiovani, già si celebra la vita, nell’incontro<strong>di</strong> tante persone, nel <strong>di</strong>alogo,nell’ascolto della Parola della vita, nelgioco, nella festa, nella musica e intante altre forme. A breve si aprirà ancheil nuovo bar: spazio aperto perl’incontro <strong>di</strong> tanti altri giovani. Ed oranon ci resta che guardare avanti perdare compimento al “sogno”: il teatro-palestra.don PieroI nuovi numeri <strong>di</strong> telefonodel Centro GiovanileSegreteria030 700 73 1Don Pietro Marchetti Brevi030 700 73 208Don Andrea Gazzoli030 700 73 207Comunità Suore Dorotee030 710 11 44L’esterno della Chiesa del nuovo Centro giovanile20 L’Angelo - Novembre a. D. 2000


Centro Giovanile 2000Il bar nell’OratorioLa scelta <strong>di</strong> affidare il serviziodel bar ad un gruppo <strong>di</strong> volontari,è stata presa dal Consigliod’Oratorio. Tale scelta non vuole denigrarel’operato delle famiglie che finoad oggi hanno avuto in gestione il serviziodel bar, e che con grande <strong>di</strong>sponibilitàhanno svolto un compito <strong>di</strong>importante valore per l’intera Comunità<strong>Parrocchia</strong>le. Tale scelta <strong>di</strong> gestionevuole: “far cogliere il bar come serviziodell’intera Comunità <strong>Parrocchia</strong>leverso i giovani e comeun segno attraverso ilquale la comunità si facarico dei giovani; favorireuna maggiore presenza<strong>di</strong> adulti non in atteggiamento<strong>di</strong> controllo,ma in atteggiamento<strong>di</strong> servizio; dare l’occasioneagli adulti <strong>di</strong> entrarein contatto coi giovani,in un ambito nontroppo strutturato, passandoattraverso il ruoloassunto nel Bar.” (dalProgetto Educativo delbar).Allo stato attuale abbiamoraccolto l’adesione<strong>di</strong> ben 62 volontari che aturno si alternerannonel servizio al bar. Lapresenza <strong>di</strong> tutte questepersone non deve certofare pensare a qualcuno,leggendo questo articoloe riconoscendosiin tale progetto, “Nonc’è più posto per me”.Chiunque, riconoscendosimembro della Comunità <strong>Parrocchia</strong>le<strong>di</strong> <strong>Chiari</strong>, voglia entrare a farparte del gruppo Volontari Bar saràben accolto.Il Progetto EducativoIl Centro Giovanile 2000 è munito<strong>di</strong> una Sala bar in quanto si ritienetale luogo, uno “spazio, un progettoche l’Oratorio realizza per incontrarei giovani, per con<strong>di</strong>viderecon loro il tempo libero” (dal ProgettoEducativo del bar).Da qui, da tale premessa partono tuttele <strong>di</strong>verse scelte che il Centro Giovanilevuole assumere attraverso il bar.Perché un baral Centro Giovanile 2000,quale significato?Si è ritenuto che il bar, essendoinserito nell’ambito dell’Oratorio,possa anch’esso essere unluogo in cui incontrare il mondo giovanilee in tale incontro celebrare latestimonianza ed i valori della vita cristiana.Fare questo nel bar non sminuisce<strong>di</strong> valore tale opera, non la fa passarein secondo piano: del resto GesùCristo nella sua opera non <strong>di</strong>sdegnò <strong>di</strong>incontrare gli ultimi del proprio mondo,i meno considerati dalla sua stessacomunità e non solo li incontrò, macon loro si fermò persino a pranzo.Questo ci deve dare la <strong>di</strong>mensione cheun bar <strong>di</strong> un Oratorio deve avere. Potrete<strong>di</strong>re: quante e quali pretese hannoquesti del Centro Giovanile 2000!Già, forse è vero, si sta provando apensare in grande, senza mezze misure,si vuole raccogliere una sfida lanciatamolto in anticipo da “Speculatoridella vita”, una sfida che si ritiene sigiochi spesso e volentieri nel tempodella notte.In Consiglio d’Oratorio si è <strong>di</strong>scussoed approvato il progetto legato all’aperturanotturna del bar. Tale progettovuole appunto provare a dare agliadolescenti ed ai giovani una nuovapossibilità <strong>di</strong> incontro: il Bar del CentroGiovanile 2000! Un gruppo <strong>di</strong> volontarista pre<strong>di</strong>sponendo la propostache dovrebbe interessare un periodo<strong>di</strong> circa tre mesi. Tale proposta non vuoleessere solo riempitiva <strong>di</strong> un tempoche in precedenza l’Oratorio nonprendeva in esame, ma cercherà <strong>di</strong> essereanche propositiva dei valori cristianiche contrad<strong>di</strong>stinguonol’Oratorio stesso. Tale progetto non èportato avanti solo dal Centro Giovanile2000 quale “eroe della PastoraleGiovanile”, ma si sta con<strong>di</strong>videndo neitempi e nei contenuti con l’Oratorio <strong>di</strong>Nave, <strong>di</strong> Breno e <strong>di</strong> Quartiano <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong>.I sacerdoti dei suddetti oratori hannoincontrato i volontari del bar per unmomento <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione delle <strong>di</strong>verseesperienze.I VolontariIl Bar del Centro Giovanile 2000 siè dotato <strong>di</strong> un Progetto Educativoa cui ogni membro <strong>di</strong> tale spaziodeve fare riferimento. Si è voluto re<strong>di</strong>gereun progetto educativo su talestruttura in quanto le si riconosce unapropria autonomia all’interno dell’Oratorio,a cui fa riferimento, ed ancheuna valenza educativa, essendo struttura<strong>di</strong> alta frequentazione giovanile.Tutto questo per in<strong>di</strong>care che la preoccupazione<strong>di</strong> gestire il bar del CentroGiovanile non è solo quella riguardantela mescita ed il servizio dei <strong>di</strong>versiprodotti, ma quella che tale servizio,rivolto ai destinatari del bar e del CentroGiovanile 2000, sia educativo e cristiano.Cristian PiubeniResponsabile gestione bar OratorioL’Angelo - Novembre a. D. 2000 21


Mondo missionarioA Marial LouScrivo da Nairobi, dove sono tornatodopo un solo mese in Sudan,a causa <strong>di</strong> problemi ad unaspalla, che non riuscivo ad usare. Perfortuna non c’è niente <strong>di</strong> rotto: mihanno dato un po’ <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cine e mihanno detto <strong>di</strong> non usare il braccio destroper un mese. Come se fosse cosìfacile. Penso comunque <strong>di</strong> rientrare inSudan fra una dozzina <strong>di</strong> giorni. Lì aMarial Lou il mio lavoro consisterebbenel cercare <strong>di</strong> alzare un po’ lo standarddella missione. È un posto sortocinque o sei anni fa, per far fronteall’emergenza dei profughi che arrivavanoda altre zone, prima sotto le tende,poi è cresciuto in una manierapiuttosto caotica e primitiva. Ora iodovrei renderlo funzionale, solo chemi hanno concesso troppo poco tempo,dato che il programma prevedeche in gennaio io vada in un altro postoa cominciare una scuoletta tecnica.Ho incominciato a chiedere ai miei superiori<strong>di</strong> non trasferirmi, ma pensoche sia una battaglia persa dall’inizio.A Marial Lou ci sono, oltre ai padri,che dovrebbero occuparsi della pastorale,le suore comboniane, che hannouna scuola con circa 600 alunni, ed un<strong>di</strong>spensario - lebbrosario. Naturalmentetutto è fatto <strong>di</strong> pali e fango, percui c’è anche il grande lavoro <strong>di</strong> continuarea sostituire le costruzioni. A meavrebbero detto anche <strong>di</strong> cominciare afare un po’ <strong>di</strong> mattoni, ma probabilmentei miei superiori non si rendonoconto che per tutte queste cose ci vuoleuna barca <strong>di</strong> tempo. Oltre a noi, cisono anche gli MSF (Me<strong>di</strong>ci senzafrontiere), che hanno un ospedaletto esi occupano anche <strong>di</strong> altre attività,come tenere in funzione le varie pompe<strong>di</strong>sseminate sul territorio. C’eranoanche altre ONG, ma ora si sono praticamenteritirate.Qui al momento l’emergenza grossa èsuperata, dato che la gente che si erastabilita nella zona si è un po’ sistemata.Però ora arrivano parecchi Nuèr,che stanno scappando dalle loro zone,ad est <strong>di</strong> noi, dove c’è il petrolio edove, naturalmente, si sta combattendo<strong>di</strong> brutto. Però almeno quelli arrivanocol loro bestiame, per cui hannoqualcosa da vendere per comperarsida mangiare.Il mio cruccio più grosso è <strong>di</strong> non conoscerela lingua. Inoltre mi sono accorto<strong>di</strong> non essere più giovane, e chequello che mi entra da un orecchio miesce dall’altro. Sto stu<strong>di</strong>andola, perquanto mi è possibile, ma i risultatinon sono conformi alla mia voglia <strong>di</strong>parlare.Per il resto, niente <strong>di</strong> speciale. La saluteè buona, e finora anche la malarianon mi ha dato gran<strong>di</strong> fasti<strong>di</strong>, anche seci sono milioni <strong>di</strong> zanzare.Io mi dovrei fermare qui fino al giorno9 ottobre, quando dovrei rientrare aMarial Lou (assieme a mons. Mazzolari,che andrebbe in visita). Spero chenon succeda niente, e che tutto vadasecondo i piani.Uno dei gravi problemi, qui, è propriola grande incertezza: non si sa maicosa succederà domani.Pregate e fate pregare per noi e perquesta gente. È fatta un po’ a modosuo, ma con tutto quello che ha passato,a volte penso che ci sia da meravigliarsise si trova ancora qualcunosano <strong>di</strong> mente.Saluto tutti con grande affetto.Ciao.Mario VermiBro Vermi MarioComboni MissionariesJacaranda AvenueP.O. Box 21102NAIROBI - KENYAC. A. V.Centro aiuto alla vita<strong>Chiari</strong>Segreteria telefonicaContatto <strong>di</strong>urnoTelefono 0307001600BibliotecaDon Luigi RivettiVia Garibal<strong>di</strong> 3Orario d’aperturaDomenica 9.00 - 11.00Giovedì 9.00 - 11.0015.00 - 17.00Sabato 9.30 - 11.00 I libri vengono dati gratuitamentein lettura per 30 giorni.La fotografia si riferisce alla località dove opera attualmente Mario Vermi, comboniano,e <strong>di</strong> cui parla nel suo scritto. Le videocassette, gratuitamente,vengono date in visione per 3 giorni.22 L’Angelo - Novembre a. D. 2000


Genius lociC’è acqua e acqua...Per anni ho creduto che le nuvolesi rifornissero d’acqua presso ilfiume Oglio. Ero molto piccolo,naturalmente, ed ancora non mettevoin dubbio quanto i gran<strong>di</strong> raccontavano.E questo m’avevano raccontato. Miavevano detto che l’Oglio era enorme,gonfio <strong>di</strong> un’acqua capricciosa a voltetranquilla ed altre volte pericolosa, chetrascinava a fondo gli incauti che osavanoavvicinarsi. Li attirava con i suoimulinelli, li avvolgeva e stor<strong>di</strong>va. Li abbracciava,li tratteneva, incurante <strong>di</strong> chisulla riva aspettava e piangeva.Questo era l’Oglio che, senza aver visto,amavo e temevo: lo sapevo là in fondo,oltre la campagna, oltre l’orizzonte. Neero certo perché era in quella <strong>di</strong>rezioneche le nuvole si muovevano con i lorosecchi vuoti. A volte arrivavano daimonti, bianche, cambiando continuamenteforme e contorni. Erano draghi,cavalli impazziti, fantasmi, guerrieriimpegnati in eroiche conquiste. Eracome seguire un film all’aperto, proiettatonel cielo, senza copione, impreve<strong>di</strong>bilenelle sue sequenze. Pareva d’esserenello stesso tempo spettatore e regista.Non sempre scendevano a prenderel’acqua e, finito il gioco, tornavano acasa, <strong>di</strong>etro i monti. Erano nuvole buone,amiche, spesso desiderate ed attese.Non giocavano, invece, le nuvoleche arrivavano da Bergamo. Apparivanod’un tratto, come chi va <strong>di</strong> fretta,oscurando il cielo e spargendo terrore.Allora mia madre raccoglieva in fretta ipanni stesi, correva a chiudere le finestreed accendeva la candela benedetta,invocando la protezione <strong>di</strong> Chi può.Io sbirciavo quelle nuvole bergamasche,timoroso, mentre riversavano sullaterra tutta l’acqua dell’Oglio prima<strong>di</strong> sparire altrettanto in fretta, com’eranoarrivate.E la terra comunque le ringraziava, peril dono meraviglioso dell’acqua, consplen<strong>di</strong><strong>di</strong> arcobaleni. Di acqua ne parlocon un inten<strong>di</strong>tore, il signor FrancescoBosis, che nel ramo lavora da oltre quarant’anni.Commercia, <strong>di</strong>fatti, acqueminerali e bibite in genere ed ha seguitol’evoluzione del mercato in questi ultimidecenni. Come la maggior partedei commercianti clarensi provienedalla gavetta, un lungo periodo comegarzone presso il signor Emilio Campiotti,che aveva il magazzino in viaMarengo. “Allora, mi <strong>di</strong>ce il signor Bosis,il consumo era piuttosto limitato.Erano tempi in cui l’acqua mineraleera riservata ai facoltosi ed agli ammalati.La maggior parte della gente attingevaal rubinetto <strong>di</strong> casa o faceva provvisteai pozzi comunali se non alle cisternedell’acqua piovana”.Al signor Bosis piaceva quel lavoro,che ben si ad<strong>di</strong>ceva al suo carattereesuberante e che gli permetteva <strong>di</strong> esserecostantemente a contatto con lagente. Così, nel 1973 si mise in proprio.La moglie, signora Adolfina, <strong>di</strong>vennecompagna preziosa in questa avventuralavorativa. Impresa familiare: si <strong>di</strong>cecosì quando tutto viene svolto in famiglia,dal lavoro amministrativo a quellomanuale. Inizi duri, ricordano i signoriBosis, ma intensi e pieni <strong>di</strong> aspettative.Io li ricordo, con la mitica “Ape”, quandooltre alle cassette <strong>di</strong> bibite consegnavanouna battuta ed un po’ <strong>di</strong> buonumore.E questo Franco e Adolfinahanno fatto per anni, prima <strong>di</strong> passarela mano, soprattutto per la parte amministrativa,alla figlia Emanuela e formarel’attuale snc (anno 1993). Ora, il<strong>di</strong>ffuso benessere ha favorito un maggiorconsumo <strong>di</strong> acqua minerale, chepuò essere scelta anche in base alla suacomposizione e per le capacità curative.Esistono acque minerali che trovanovalido impiego nella cura <strong>di</strong> patologiedermatologiche, contro i <strong>di</strong>sturbidel fegato, la calcolosi, i problemi gastrointestinali,la gotta ed altro ancora.Non soltanto capriccio <strong>di</strong> chi può, dunque,ma vere e proprie pratiche terapeutichea casa propria.“Certamente la clientela va seguita,continuano i signori Bosis, e noi lo facciamocon le consegne a domicilio, siasu specifica or<strong>di</strong>nazione, sia con il classicogiro perio<strong>di</strong>co presso le abitazioni”.Bar, ristoranti, esercenti: una clientelaaffezionata e consolidata grazie ad unservizio corretto e puntuale. Un servizioche comprende la ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> vini eliquori, anche se il primo amore, per leacque <strong>di</strong> ogni genere e qualità e per lebibite, occupa la parte più importante.Il magazzino <strong>di</strong> via Mezzana, dopo anni<strong>di</strong> onorato servizio, sta per essere abbandonato!Dal 2001, <strong>di</strong>fatti, l’attivitàsi trasferirà nella nuova zona PIP in viaMuradello, in locali moderni e spaziosi,adeguati al lavoro svolto. Mentre miespongono il progetto, mi pare <strong>di</strong> notarenella voce dei signori Bosis una vena<strong>di</strong> malinconia: in questo vecchio capannone,<strong>di</strong>fatti, lasciano una fetta dellaloro vita. Una fetta importante nonsolo per il tempo qui vissuto, ma perl’impegno profuso, per le speranzecon<strong>di</strong>vise, per i progetti inseguiti e realizzaticon caparbietà.Un brin<strong>di</strong>si alla famiglia Bosis, magaricon una buona acqua minerale!Elia FacchettiL’Angelo - Novembre a. D. 2000 23


Pastorale giovanileUn «decalogo»Un «decalogo» per la pastorale giovaniledella Chiesa italianaLa giornata Mon<strong>di</strong>ale della Gioventù(GMG) richiede un ripensamentodella pastorale giovanile.Ripren<strong>di</strong>amo da L’Osservatoreromano del 20 settembre 2000, sintetizzandole,le motivazioni dei singoli «comandamenti».Sono a firma <strong>di</strong> don DomenicoSigalini, <strong>di</strong>rettore dell’ufficionazionale per la pastorale giovanileCEI.La pastorale giovanile italiana si stadando una sorta <strong>di</strong> decalogo per continuarea tenere alta la tensione spirituale:1. Fiducia e grande stima per i giovaniUna comunità <strong>di</strong> cristiani deve sbilanciarsidalla parte dei giovani, sentirsiorgogliosa <strong>di</strong> loro, investire un massimo<strong>di</strong> energie per il loro futuro, guardareloro con occhio benevolo, stimolarlisempre alla ripresa. Il Papa ce loha insegnato.2. Riproporre la fede come continua sfidaa sé, agli altri, alla cultura, al mondo:la questione fondamentale della vita.Si gioca la proposta della fede comecaso serio della vita, non come insieme<strong>di</strong> pratiche, <strong>di</strong> emozioni, <strong>di</strong> riti.Non ci potrà essere comunità che nonsi presenti come «laboratorio dellafede»3. Offrire con coraggio, determinazionee chiarezza il patrimonio rinnovato dellafede.Durante la settimana della GMG sisono succedute a Roma varie esperienzetoccanti. Non sono elementinuovi, sono i mezzi classici e decisiviper la vita del cristiano. L’elemento <strong>di</strong>novità può essere visto nel linguaggiousato: esplicito, simbolico, fatto <strong>di</strong> parolee gesti, <strong>di</strong> canto e danza, <strong>di</strong> ascoltoe partecipazione <strong>di</strong> tutta la corporeità.La liturgia per i giovani non puòrestare ingessata nella routine.4. Rileggere la vita, le sue domande, isuoi problemi come un <strong>di</strong>alogo conGesù oggi; l’incarnazione è lo stiledell’evangelizzazione.Nell’anno duemillesimo dalla nascita<strong>di</strong> Gesù, questi giovani ci hanno fattocapire che essere credenti in Lui ècomporre in tanti mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi e originalila vita <strong>di</strong> tutti i giorni con i suoimomenti <strong>di</strong> gioia e <strong>di</strong> dolore, <strong>di</strong> cantoe <strong>di</strong> silenzio, <strong>di</strong> partecipazione silenziosaai momenti culminanti della liturgiae <strong>di</strong> esplosione <strong>di</strong> vita, <strong>di</strong> preghierae <strong>di</strong> riflessione, <strong>di</strong> ritualità e <strong>di</strong>gesti concreti, <strong>di</strong> fede e <strong>di</strong> ragione.5. La ra<strong>di</strong>calità evangelica.Nessuno più coi giovani sarà tentato<strong>di</strong> fare sconti, <strong>di</strong> ridurre al minimo, <strong>di</strong>adattare, sia nel proporre il Vangelo,sia nel presentare la vita sacramentale,sia nell’in<strong>di</strong>care le gran<strong>di</strong> mete, sianell’offrire passi calibrati per raggiungerle,sia nel proporre la bellezza dellavocazione al matrimonio, sianell’offrire spazi <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> decisioneper la verginità per il Regno, sianel chiamare al servizio esigente dellacarità, sia nel proporre impegni e responsabilitàsociali.6. La missione, il muretto.Tutta la GMG aveva una tensione missionaria;i giovani «chiedono <strong>di</strong> superarei confini abituali dell’azione pastorale,per esplorare i luoghi, anche ipiù im-pensati, dove i giovani vivono,si ritrovano, danno espressione allapropria originalità, <strong>di</strong>cono le loro attesee formulano i loro sogni».7. La collaborazione con la famiglia econ gli adulti in genere.Ora che tutti sono tornati, non andremoancora a seppellirci nei nostri loculisia personali sia pastorali. Saràpossibile stanare famiglie che assiemeai figli <strong>di</strong>ventano soggetti <strong>di</strong> evangelizzazione,<strong>di</strong> formazione, <strong>di</strong> missionarietà.L’onda lunga <strong>di</strong> Tor Vergata puòcontinuare.8. I massme<strong>di</strong>a e i nuovi linguaggi dellaformazione e della missione.La pastorale giovanile non può ignorarequesto mondo e stare solo in <strong>di</strong>fesao attesa. È tempo <strong>di</strong> essere più attivi,quin<strong>di</strong> preparati e coraggiosi sianella carta stampata, sia nelle ra<strong>di</strong>o,che i giovani ascoltano più delle televisioni,sia in Internet. Così è <strong>di</strong> un altrolinguaggio fortissimo: la musica.9. La spiritualità del quoti<strong>di</strong>ano.Diceva un giovane: questo eventot’insegna a vivere la spiritualità dentro(sic!) la vita del mondo”. Questa scopertava sostenuta, seguita e rafforzatada guide spirituali che sanno abituarei giovani a misurare la propria convintaadesione a Cristo con tutte le sfidedella vita quoti<strong>di</strong>ana, dalle relazionicon gli amici, dalle responsabilitànel lavoro e nello stu<strong>di</strong>o alla vita affettiva.10. La decisione per le gran<strong>di</strong> scelte dellavita.La proposta insistita del Papa ai giovaniperché decidano da che parte stare,perché rispondano positivamente allavoce <strong>di</strong> Dio che parla sicuramente atutti nell’intimità della coscienza e neglieventi della vita suggerisce a tutticoloro che stanno con i giovani l’urgenza<strong>di</strong> sostenerli nelle scelte dellavita. Vocazione, <strong>di</strong>ciamo noi: vocazionesempre all’amore sia nel matrimoniosia nella verginità, sempre a serviziodel Regno <strong>di</strong> Dio.D. S.24 L’Angelo - Novembre a. D. 2000


San Bernar<strong>di</strong>no 2000Tutto sulla scuolaIntervista a don Franco Fontana, Preside<strong>di</strong> San Bernar<strong>di</strong>noDato lo sviluppo dell’OperaSalesiana <strong>di</strong> San Bernar<strong>di</strong>no,l’Ispettore salesiano don EugenioRiva ha pensato bene <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguerela figura del Direttore da quelladel Preside, secondo le in<strong>di</strong>cazioni delCapitolo Ispettoriale. A collaborarecon il <strong>di</strong>rettore don Diego Cattaneocon il compito <strong>di</strong> Preside è stato chiamatodon Franco Fontana, laureato eabilitato in Scienze con una lungaesperienza <strong>di</strong> docente e <strong>di</strong> educatore.In questi ultimi anni ha collaboratocon il Card. Giacomo Biffi quale suodelegato per la Pastorale Giovanile eper il Congresso Eucaristico Nazionale<strong>di</strong> Bologna e con l’Ispettore donFrancesco Cereda come delegatoispettoriale <strong>di</strong> Pastorale Giovanile econsigliere ispettoriale.Ormai anche il Liceo Scientifico ècompleto ed è stato collaudato dall’esame<strong>di</strong> maturità con esiti gratificanti:tutti maturi i 32 allievi presentati: duecon il massimo dei voti; due con 92 e91 centesimi; sei con 80/89 centesimi;quattor<strong>di</strong>ci con 70/79 centesimi; ottocon 60/69 centesimi. Un’altra tappaimportante è stata raggiunta in meritoalle strutture. A giorni si potrà usufruiredella nuova palestra “Don Elia Comini”che,data l’ampiezza e la funzionalità,offre numerose possibilità perla vita sportiva e culturale della Scuolae del Centro Giovanile. Al nuovo Presideabbiamo rivolto alcune domande,cui egli gentilmente ha risposto.Un po’ <strong>di</strong> statistiche: quante sono leclassi e gli allievi della scuola Me<strong>di</strong>a;quante le classi e gli allievi del LiceoScientifico; quanti i Docenti della scuolaMe<strong>di</strong>a; quanti quelli del Liceo; quantigli Educatori?Anche per l’anno scolastico 2000-2001l’Istituto Salesiano “San Bernar<strong>di</strong>no”è al completo. Non è stato possibileaccogliere tutte le domande presentatedalle famiglie, specie per la ScuolaMe<strong>di</strong>a Inferiore. La Scuola Me<strong>di</strong>a inferioreha 270 allievi (M. 182, F. 88), 9classi, 22 docenti, 3 educatori, 3 obiettori.Il Liceo Scientifico ha 156 allievi(M. 99, F. 57), 5 classi, 14 docenti, uneducatore, un obiettore. Oltre ai laboratorie alle aule speciali, già collaudatiin questi anni, entreranno in funzioneil laboratorio <strong>di</strong> Informatica, con16 postazioni multime<strong>di</strong>ali <strong>di</strong> 2 posticiascuna, e la palestra con 450 posti asedere per attività sportive e per manifestazioni<strong>di</strong> accoglienza e <strong>di</strong> festa. NelLiceo Scientifico l’attività <strong>di</strong>datticaviene svolta dalle ore 8.00 alle ore16.00, in genere <strong>di</strong> mattino. Agli studentiè richiesta la permanenza pomeri<strong>di</strong>ana<strong>di</strong> lunedì, mercoledì e venerdìper le <strong>di</strong>verse attività integrative.Anche nella Scuola Me<strong>di</strong>a l’attività<strong>di</strong>dattica si svolge dalle ore 8.00 alleore 16.00 (il lunedì, mercoledì e venerdìanche al pomeriggio.) È richiestala permanenza pomeri<strong>di</strong>ana il lunedì,martedì, mercoledì e venerdì.Tutti i giorni è data agli studenti lapossibilità <strong>di</strong> fermarsi a scuola finoalle 18.00 per lo stu<strong>di</strong>o assistito. È offertainoltre la possibilità della mensacon pasti preparati localmente.Avete realizzato il passaggio da Scuolalegalmente riconosciuta a Scuola paritaria?Lo stiamo realizzando gradualmente.Infatti gli Ispettori Salesiani d’Italia,in considerazione <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> problemiche emergono dalla normativain vigore sulla parità tra scuole statalie non statali, hanno deciso <strong>di</strong> attenderea presentare la richiesta <strong>di</strong> parità,possibilmente entro il 31 maggio 2001.Questa decisione, mentre rientranell’ambito <strong>di</strong> quanto previsto dallalegge, è motivata dalla necessità <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>rei punti controversi e dall’esigenza<strong>di</strong> chiarificazioni anche daparte delle autorità competenti.In or<strong>di</strong>ne all’autonomia, quali decisioniavete maturato nel collegio dei Docentidella Scuola Me<strong>di</strong>a e quali nel Collegiodel Liceo Scientifico?Autonomia non è solo «organizzazione».È soprattutto «cambio <strong>di</strong> mentalità»nel mondo della scuola. Nellospirito della legge che la immette perla prima volta nelle Scuole italiane(legge 15 maggio 1997 n. 59, con regolamentoapplicativo d.p.r. 8 275/99)ogni Istituto scolastico deve <strong>di</strong>ventare“creativo” in due <strong>di</strong>mensioni, quellaeconomico-organizzativa e quella pedagogico-<strong>di</strong>dattica.Il capo <strong>di</strong> ogni Istituto deve assumerela professionalità <strong>di</strong> un manager, accantoa quella <strong>di</strong> un pedagogista o <strong>di</strong>datta.Anche gli insegnanti da semplici“docenti” devono <strong>di</strong>ventare “educatori”.Nella prospettiva <strong>di</strong> compiere ilprimo passo dell’autonomia i docenti<strong>di</strong> San Bernar<strong>di</strong>no si sono impegnatinell’estensione del “Piano dell’offertaformativa” (P.O.F.) quale «documentofondamentale costitutivo e progettuale»della Scuola e come punto <strong>di</strong> partenzaper lo sviluppo e il controllodell’attività <strong>di</strong>dattica e educativa.E lo stanno gradualmente attuando.Come progettate <strong>di</strong> verificare la legge suiIn primo piano don Franco, nuovo preside a San Bernar<strong>di</strong>no.L’Angelo - Novembre a. D. 2000 25


cicli scolastici?Anche la riforma dei cicli scolastici richiedeprofon<strong>di</strong> cambiamenti strutturalie <strong>di</strong> mentalità. Senza entrare nelmerito della riforma che sta aspettandodal legislatore i regolamenti applicativi,la nostra scuola, dall’anno scolastico2001 - 2002, intende allargare ilservizio educativo dando inizio al primoanno della Scuola <strong>di</strong> Base (quellache una volta corrispondeva alla primaelementare). Sono già aperte leiscrizioni in questi mesi <strong>di</strong> novembre/<strong>di</strong>cembre2000. Nel frattempo, interpellandole famiglie e i responsabilidel territorio e interagendo con le forzelavorative e impren<strong>di</strong>toriali, ci stiamointerrogando se non sia opportunoaffiancare al Liceo Scientifico un secondoin<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> Scuola Secondariaa carattere tecnico-tecnologico-professionale.Con la riforma entreràanch’esso nella categoria dei Licei.Non si tratta certo <strong>di</strong> manie <strong>di</strong> grandezza,ma <strong>di</strong> un’esigenza imposta dallenuove norme: un plesso scolasticoha bisogno <strong>di</strong> completezza per godere<strong>di</strong> piena autonomia.Come procede il riconoscimento dellavostra Scuola, anche sul piano economico?L’Istituito Salesiano continua la politica<strong>di</strong> contenere allo stretto in<strong>di</strong>spensabilele rette scolastiche. Nello stessotempo assicura agevolazioni per chi sitrova in situazioni particolari. Purmancando tuttora interventi economicispecifici da parte del Governo centrale,la Regione Lombar<strong>di</strong>a e la Provincia<strong>di</strong> Brescia hanno pre<strong>di</strong>sposto alriguardo tutta una serie <strong>di</strong> facilitazionieconomiche per le famiglie (Cfr i ban<strong>di</strong>relativi). È un primo modo per attuarela libertà <strong>di</strong> accedere anche ascuole non statali da parte <strong>di</strong> tutti.a cura <strong>di</strong> Vittorio IezziIl Compact <strong>di</strong>sk con gli“Scritti clarensi <strong>di</strong> storia e<strong>di</strong> arte”, con i 10 numeridel notiziario “L’Angelo”del 1999, con l’insertodella Caritas ed il calendariodel 2000, è sempre<strong>di</strong>sponibile presso la Bibliotecadon Rivetti.San Bernar<strong>di</strong>noSi riprende l’attività musicaleCon il mese <strong>di</strong> settembre tutte le attività ricominciano. Cosi anchela “Piccola Accademia <strong>di</strong> Musica San Bernar<strong>di</strong>no” ha riapertoi battenti ed il 10 settembre 2000 ha animato un’importantefunzione religiosa nella Chiesa <strong>di</strong> Sant’Agostino in Milano,dove sei giovani salesiani hanno pronunciato la loro professione religiosaperpetua.Il Coro “Nuova Armonia” de<strong>di</strong>cherà la maggior parte <strong>di</strong> energia ed impegnoalla <strong>di</strong>vulgazione del CD “Musique en toute liberté”, raccolta <strong>di</strong>musiche popolari arrangiate in modo originale dal M. Domenico Clapasson,inciso quest’anno e presentato a <strong>Chiari</strong> il 25 febbraio 2000.Il <strong>di</strong>sco è stato proposto a Coccaglio, in concerto, nella magnifica Pieve,il 7 ottobre u.s.Anche il “Piccolo Coro” nel prossimo anno inizierà la realizzazione <strong>di</strong>un Compact Disc, al fine <strong>di</strong> fissare il lavoro fin qui svolto e concretizzareil desiderio <strong>di</strong> tutti i piccoli cantori. In un tempo in cui la tra<strong>di</strong>zioneorale del racconto sta scomparendo, mentre d’altro canto si fa sentireun sempre più marcato bisogno <strong>di</strong> favole, <strong>di</strong> sogni in ogni cuore, sembracelarsi proprio nel canto, ed in particolare in quello dei fanciulli, la rispostaa tale profondo anelito. Non è solo il piacere <strong>di</strong> stare insieme,che già <strong>di</strong> per sé costituirebbe un’ottima motivazione <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> un coro(imparare ad essere parte integrante <strong>di</strong> un sistema, l’umiltà <strong>di</strong> un lavorospesso comprimario, la con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> spazi, tempi, gioie e paure...),ma è soprattutto e prima <strong>di</strong> tutto, l’importanza <strong>di</strong> un’educazione alla ricerca,alla cultura, al bello. Questo è quanto i maestri si sono prefissati.Lo sforzo maggiore è stato quello <strong>di</strong> trovare forme musicali adatte e attenteal mondo vocale infantile. Per questa operazione la “PiccolaAccademia” si è affidata ancora una volta alla vena compositiva del M.Domenico Clapasson, con la precisa richiesta della realizzazione <strong>di</strong> unciclo <strong>di</strong> brani originali. Nell’attesa, il prossimo appuntamento con laPiccola Accademia è fissato per il tra<strong>di</strong>zionale Concerto <strong>di</strong> Natale che siterrà nella Chiesa <strong>di</strong> San Bernar<strong>di</strong>no domenica 17 <strong>di</strong>cembre 2000 alleore 17.00.Maurizio Ramera26 L’Angelo - Novembre a. D. 2000


San Bernar<strong>di</strong>no 2000Pellegrinaggio Giubilare DiocesanoRoma 22 - 24 settembre 2000Anche da San Bernar<strong>di</strong>no e da<strong>Chiari</strong> non poteva certo mancareuna risposta imme<strong>di</strong>ataalla proposta del nostro Vescovo <strong>di</strong> unpellegrinaggio <strong>di</strong>ocesano a Roma perpartecipare al Grande Giubileo 2000.Siamo partiti in due pulmann: l’unoper i pellegrini <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong> e <strong>di</strong> Ru<strong>di</strong>ano,guidati da don Davide Carsana e dadon Costante Duina; l’altro per i cinquantapellegrini <strong>di</strong> San Bernar<strong>di</strong>no,guidati da don Felice Rizzini. Avrebberodovuto venire con noi il PrevostoMons. Angelo Zanetti e il curato donPiero Bettinzoli, ma non glielo ha permessola salute. Questo ha creatoall’inizio un certo <strong>di</strong>sagio, presto superato,data la piena <strong>di</strong>sponibilità daparte <strong>di</strong> tutti, pronti a dare una mano achi ne avesse bisogno, a interessarsi gliuni degli altri, premurosi che nessunomancasse alla conta ed al controllo.Fin dalla prima sosta durante il viaggioabbiamo avuto la percezione cheerano molti i pellegrini bresciani, chesi potevano riconoscere dal fazzolettoazzurro e dal <strong>di</strong>stintivo. Arrivati aRoma, l’impressione fu superata dalritrovare, ovunque andassimo, unagran folla composta e <strong>di</strong>gnitosa, sorridentee gioiosa. Era come una gran festa<strong>di</strong> popolo, che raggiunse il verticein Piazza San Pietro. Sia durante ilviaggio sia a Roma i due gruppi clarensisi sono mossi in forma autonoma,ritrovandosi ogni tanto, agli autogrilldurante le soste del viaggio, nelgiro turistico, ma soprattutto ai momentigiubilari centrali.Il primo appuntamento giubilare èstato alla Porte Sante. A noi <strong>di</strong> SanBernar<strong>di</strong>no è toccato <strong>di</strong> entrare nellabasilica <strong>di</strong> San Paolo fuori le mura,prima ancora <strong>di</strong> arrivare dalle suoreoblate del Sacro Cuore, dove eravamoospitati. Anche a San Pietro era cosìlunga la fila <strong>di</strong> coloro che volevano entrarenella Porta Santa che i custo<strong>di</strong> cihanno sollecitato a non inginocchiarcia fare le nostre devozioni in fretta. Perfortuna poi abbiamo potuto pregarecon calma e fare la visita accurata alleAl Giubileodue basiliche. Agli altari delle confessioni,dove sono conservate le reliquiedegli Apostoli Pietro e Paolo, abbiamoriaffermato la nostra fede e presentatele tante intenzioni che ci urgevanonel cuore. Ci sono tornate allamente tante persone, che si erano raccomandatea noi per le loro necessità.Il secondo appuntamento giubilare èstato in Piazza San Pietro per al ConcelebrazioneEucaristica, presiedutadal Card. Michele Giordano e partecipatadal nostro Vescovo, da quello <strong>di</strong>Lucca e Parma e da 160 sacerdoti (fra iquali anche il nostro don Rizzini) e soprattuttoper l’incontro con il PapaGiovanni Paolo II. Eravamo sistematiin una bellissima posizione, vicinissimial Santo Padre. L’abbiamo seguitomentre arrivava sulla sua “papamobile”e l’abbiamo potuto contemplarementre sedeva, parlava e riceveva personalmentei rappresentanti dei quattropellegrinaggi <strong>di</strong>ocesani <strong>di</strong> quelgiorno. Ogni suo gesto era osservatoanche con il cannocchiale che passava<strong>di</strong> mano in mano. Quando poi il nostroFabio ha gridato a gran voce dallatransenna: «Papa! Papa! Papa!» ilPapa lo ha guardato con un bel sorrisoe lo ha salutato con un gesto bene<strong>di</strong>cente.In quel grido c’era anche il nostro,con tanta commozione in cuore:volevamo <strong>di</strong>rgli grazie per tutto quelloche fa per noi, per i suoi insegnamenti,per il coraggio, per il suo esempio <strong>di</strong>de<strong>di</strong>zione, nonostante i limiti della salutee dell’età. Quando il Papa si è rivoltoal nostro Vescovo e a noi, a partiredalle sue visite a Brescia, l’entusiasmoè <strong>di</strong>ventato irrefrenabile, comela volontà <strong>di</strong> essere fedeli al suo messaggio.Eravamo così vicini al SantoPadre che ancora oggi a ripensarcinon sembra vero.Il terzo ed ultimo appuntamento èstata la Concelebrazione Eucaristica,presieduta dal nostro Vescovo epartecipata da tutti i nostri preti, inSanta Maria in Vallicella dai Padri Filippinidell’Oratorio. Il Vescovo Giulioè riuscito ad interpretare tuttoquello che passava nella nostra mentee nel nostro cuore. Ci sentivamo piùbuoni, più desiderosi <strong>di</strong> bene, più volonterosinel cammino della vita illuminatadalla bontà del Padre, confortatadal volto misericor<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> Gesù esostenuta dalla forza dello Spirito.Negli intervalli fra un appuntamentogiubilare e l’altro abbiamo potuto realizzareun veloce accostamento allebellezze <strong>di</strong> Roma nei suoi <strong>di</strong>versi momentistorici, per merito, nei primidue giorni, <strong>di</strong> don Rizzini, che si è rivelatouna guida interessante e competentee, nel terzo giorno, <strong>di</strong> una guidalocale eccezionale. Per chi arrivava aRoma per la prima volta è stato comeun invito pressante a ritornarci conpiù possibilità e calma. Per chi era giàstato a Roma era come un ravvivaretante impressioni belle. Per tutti è stataun’esperienza meravigliosa, a cui ripensarecon più tranquillità. Bisognariconoscere che gli organizzatori sonostati all’altezza del loro compito sottoIl gruppo dei partecipanti <strong>di</strong> San Bernar<strong>di</strong>no al Giubileo a Roma.L’Angelo - Novembre a. D. 2000 27


i <strong>di</strong>versi punti <strong>di</strong> vista. Ci siamo trovatia nostro agio per il viaggio <strong>di</strong> andata eritorno - anche se lungo - perl’ospitalità, per il trattamento e soprattuttoper il posto che ci hanno assicuratoin Piazza San Pietro. Quelloche è rimasto più impresso nel nostrocuore, però, è il Giubileo stesso, nontanto nelle sue esteriorità, quanto nellasua capacità <strong>di</strong> farci vivere il cristianesimoalle sue sorgenti, a contattocon il Papa e immersi nella moltitu<strong>di</strong>nedel «Popolo Santo <strong>di</strong> Dio». Ci sisente veramente Chiesa. Ci si incontracon Gesù Cristo vivo, oggi.I pellegrini “romani”FondazioneBiblioteca MorcelliPinacoteca RepossiVia Bernar<strong>di</strong>no Varisco<strong>Chiari</strong> (Bs)La fondazione BibliotecaMorcelli-Pinacoteca Repossiorganizza, con gliAmici della Fondazione, presso laGalleria dei ritratti, il 3 novembre2000 alle ore 20.45, una serata <strong>di</strong>approfon<strong>di</strong>mento con il professorMauro Corra<strong>di</strong>ni, sulla grafica<strong>di</strong> Giambattista Piranesi, seguitadalla visita guidata alla mostra.La rassegna, inaugurata presso ilpalazzo della Fondazione il 14ottobre, resterà aperta fino al 19novembre (ingresso gratuito;aperta tutti i giorni dalle 9 alle 12e dalle 15 alle 18). In esposizione107 stampe mirabili del grandearchitetto ed incisore venezianodel Settecento, de<strong>di</strong>cate alleAntichità romane ed alle Vedute<strong>di</strong> Roma.Il 9 novembre, alle ore 20.45, seratacommemorativa del filosofoclarense Bernar<strong>di</strong>no Varisco, <strong>di</strong>cui ricorre quest’anno il 150° dallanascita. Il professor MassimoFerrari, docente <strong>di</strong> storia della filosofiapresso l’Università Statalede L’Aquila, terrà una relazionesu Bernar<strong>di</strong>no Varisco, un filosofotra Ottocento e Novecento.Apostolatodella preghieraIntenzioneper il mese <strong>di</strong> novembre 2000Perché i responsabili della politicae dell’economia sentano il dovere<strong>di</strong> operare per il bene comune, privilegiando,in primo luogo, le esigenzedei bisognosi.Uno sguardo all’attualedramma dell’umanità:sono 27 milionii rifugiati e i profughi; 800 milioni gli affamati; due terzi dellapopolazione mon<strong>di</strong>ale vivono in povertà e sottosviluppo; milioni emilioni sono senza un lavoro anche nei cosiddetti paesi industrializzati;tanti sono gli anziani abbandonati e gli ammalati senza possibilità<strong>di</strong> guarigione, e poi il fiume della droga. Nell’evidenza <strong>di</strong> questarealtà, è bene rivedere i nostri personali comportamenti, le nostrescelte, il nostro impegno considerando le cause che l’hanno determinata.Non dobbiamo scoraggiarci per l’insufficienza dei risultati<strong>di</strong> fronte alla vastità e complessità dei problemi, che richiedono naturalmenteun maggiore impegno delle forze politiche ed economiche:si tratta <strong>di</strong> partire da una conversione personale e dalla conseguentepersonale capacità perché si attui la speranza a favore <strong>di</strong> tuttii popoli. Il 5 novembre 2000 si celebrerà il “Giubileo dei responsabilidella cosa pubblica”. Questi responsabili, dopo un pellegrinaggiovia mare da Gerusalemme a Roma, sulle orme <strong>di</strong> San Paolo,si troveranno nella città eterna, come “Parlamento del mondo”, per<strong>di</strong>scutere sul futuro dell’umanità del terzo millennio. La loro attenzionesi concentrerà sul drammatico problema del debito estero deipaesi più poveri, in particolare <strong>di</strong> quelli classificati dalla BancaMon<strong>di</strong>ale come “paesi altamente indebitati”. È un ammirevolesforzo per promuovere una sostanziale riduzione, se non una cancellazione,del debito e il varo <strong>di</strong> leggi universalmente riconosciutesulla libertà religiosa e sulla <strong>di</strong>gnità della persona. Se è grande laloro responsabilità <strong>di</strong> fronte all’umanità, è altrettanto responsabileogni cristiano che ha il dovere <strong>di</strong> accompagnare con la preghiera lepersone che lavorano per il bene pubblico.La festività <strong>di</strong> tutti i Santi e la Commemorazione dei Defunti, celebrateall’inizio <strong>di</strong> questo mese, ci ricordano che tutti siamo chiamatialla santità: è una meta assai <strong>di</strong>fficile da raggiungere se basata sullenostre povere forze, per questo dobbiamo pregare insistentementeil Padre perché, nel suo amore misericor<strong>di</strong>oso, ci doni lo SpiritoSanto a guida del nostro vivere quoti<strong>di</strong>ano, anche per essere trovatidegnamente pronti all’ultima inevitabile chiamata.In parrocchia3 novembre: celebrazione del primo venerdì del mese come da consuetu<strong>di</strong>ne.a cura <strong>di</strong> Dina Galetti28 L’Angelo - Novembre a. D. 2000


San Bernar<strong>di</strong>no 2000 - Vacanze 2000Un ragazzinoin Bosnia11 agosto 2000 - SarajevoLe mie vacanze le ho trascorsein Croazia e Bosnia, 10 giorniin compagnia <strong>di</strong> tutta lamia famiglia. Il giorno della partenzaeravamo molto agitati perchéavremmo dovuto affrontare un lungoviaggio, per <strong>di</strong> più con una macchinanon nostra (quella <strong>di</strong> mio zioVirginio). Partimmo verso mezzanotte per Zagabria (Croazia). Duranteil viaggio, dopo aver attraversatoun pezzo d’Italia e tutta la Slovenia,ci fermammo alla doganacroata, solo che era chiusa! Alloraparcheggiammo la macchina e miopapà, la mia mamma, Chiara, e Davidefecero un pisolino; io ad esseresincero non dormii neanche un minuto!Arrivati a Zagabria andammo subitoalla casa dei salesiani dove ci stavaaspettando don Ivan, io pensai:finalmente si mangia! Avevo perfettamenteragione! Ci offrirono la colazione.Aaaah... dopo una bella colazionea base <strong>di</strong> the buonissimo epane squisito, don Ivan ci fece vedereil suo orto che era gran<strong>di</strong>ssimo.Gli ho chiesto come avrebbe fatto atagliare tutta l’erba che cresceva edon Ivan mi rispose che un pezzo latagliava lui e l’altro la tagliava un signore.Poi ci fece vedere anche lasua macchina e il posto dove mettevala cassa (nel bagagliaio dell’auto)con i maialini e i pulcini da portarealle famiglie povere; <strong>di</strong>ceva chequando erano in macchina i maialinicantavano come un gruppo rock econ lui formavano un gruppo <strong>di</strong> rockers.Dopo tutto questo lasciammola Croazia per andare a Kopanice,in Bosnia, dove c’è la casa <strong>di</strong> donPejo. Durante il passaggio dellafrontiera, un poliziotto ruppe unpacco per vedere cosa c’era dentroed io avevo paura perché credevoche ci avrebbe portato tutti in prigione.Arrivati alla casa <strong>di</strong> Pejo, eglici offrì una “cola” e incominciò aparlare e a tradurre a mio papà, intantoio, Chiara e Davide ci siamomessi a giocare con Miki, Maja eStjepo che sono i nipoti <strong>di</strong> Pejo. Nelpomeriggio, verso le 14.00, Chiara,Davide ed io abbiamo fatto una partitaa calcio contro Miki, Maja e ilcugino <strong>di</strong> Miki, infine pareggiammo3 a 3. Il giorno dopo andammo aGromiljak (a circa 250 km da Kopanice,vicino Sarajevo) per consegnarei pacchi dono ai bambini adottatia <strong>di</strong>stanza da parte <strong>di</strong> alcune famiglie<strong>di</strong> <strong>Chiari</strong>. Devo <strong>di</strong>re che sonoproprio fortunato ad avere unacasa, un paese, una famiglia e tantealtre cose. Qui è tutto <strong>di</strong>strutto!Mangiammo nella casa del parrocoe poi andammo a visitare le suore,che sono state molto gentili perchéa noi bambini hanno dato un palloneper giocare.La sera arrivammo a Sarajevo dovela zia <strong>di</strong> Pejo, suo marito e le lorodue figlie ci stavano aspettando aldecimo piano <strong>di</strong> un gran palazzo,dopo una mezz’oretta arrivò la famosanonna Sofija a salutarci.Alla sera andammo a dormire dalei.Lei abita in un grattacielo come lazia <strong>di</strong> Pejo; la facciata ad est del piccoloappartamento, dove c’era ilsoggiorno era stata colpita da unagranata durante la guerra, ed iopensai subito che devono essere statimolto <strong>di</strong>fficili quei giorni <strong>di</strong> guerra:con la paura <strong>di</strong> essere uccisi daun momento all’altro, senza acqua,senza luce, senza poter uscire dacasa e con il pensiero che la casa potessecrollare sotto una bomba!Il giorno dopo partimmo con le zie<strong>di</strong> Pejo per Medugorje. Alloggiammoin una piccola pensione; a Medugorjescalammo due montagne:al monte delle apparizioni salimmotutti perché era solo sassoso e pocoripido quin<strong>di</strong> non faticoso, invece alMonte della Croce, molto più <strong>di</strong>fficile,andammo solo Chiara, la mamma,Pejo, sua zia più giovane ed io.La salita durò due ore e la <strong>di</strong>scesaun’ora e mezza, naturalmente intutte e due le montagne, durante lasalita, c’era la Via Crucis.Verso mezzogiorno, dopo la Messa,partimmo per Kopanice e durante ilritorno ci fermammo alla sorgentedel fiume Bosnia per mangiare unpo’... un’anguria fresca, eccome seci stava, e dopo la sosta si riparte!Prossima fermata, passando in mezzoa bellissime montagne, Kopanice!A Kopanice, il giorno dopo, i mieigenitori ci lasciarono soli con laL’Angelo - Novembre a. D. 2000 29


mamma <strong>di</strong> Pejo per andare a Vukovar(che bello! saremmo rimasti agiocare con i nostri amici). Tornatici <strong>di</strong>ssero che Vukovar era propriouna città <strong>di</strong>strutta (sospiro)... poveretti.La sera andammo a fare una bellascorpacciata dalla zia <strong>di</strong> Pejo. Il poverogatto, della zia <strong>di</strong> Pejo era perseguitatoda Stjepo, che lo inseguivae lo acchiappava, lo afferrava per ilcollo quasi da strangolarlo. Poi Mikiebbe un’idea: mettere il gatto sottouna doccia lì nel cortile della zia...Vvvvvuuuuummmm, il gatto scappòvia come un razzo.La sera tar<strong>di</strong> andammo a dormireda un’altra zia <strong>di</strong> Pejo, molto gentile,con due figlie altrettanto gentili eospitali (mentre noi dormivamo neiloro letti loro dormivano per terrasu dei materassi). Durante la notte,per andare al bagno, son dovutouscire nel cortile… che notte stellatae che paura!La mattina dopo partimmo per Zagabriae (quin<strong>di</strong> lasciammo la Bosniaed entrammo in Croazia); andammosubito da don Stjepan che èun’altra conoscenza del papà. Làconoscemmo anche il signor Stankoche è stanco sin dalla nascita... nonl’avete capita? Lasciate perdere...lui ha anche fatto un mosaico gigantescosu cui erano rappresentati SanGiovanni Bosco e i giovani. DonStjepan ci fece vedere dei laghi artificialibellissimi, dove gli Zagabresipassano momenti <strong>di</strong> relax. Nel pomeriggiodon Ivan ci venne a prenderee ci portò a trovare la famigliaPlišo che è la famiglia <strong>di</strong> Kristina, labambina <strong>di</strong> Travnik (Bosnia) cheabbiamo adottato a <strong>di</strong>stanza, già dasette anni ormai. Lei quando ci videfu molto felice. Kristina ha tre sorellee un fratello: Josipa, Ivana, Pavicae Marco.Suo papà Mirko, che ha fatto duemesi <strong>di</strong> campo <strong>di</strong> concentramentodurante la guerra in Bosnia, ci portòa vedere la loro casetta (ma propriopiccola) su una montagnetta coltivataa vigneti... Fischia quant’uvache ha.La sera andammo a dormire da donStjepan... ah mi sono quasi <strong>di</strong>menticato<strong>di</strong> <strong>di</strong>rvi che don Marjan(un’altra nostra conoscenza) ci hatagliato i capelli: a me e a Davide...Silenzio. A me, ha lasciato il ciuffo!Dopo un po’ andammo a casa <strong>di</strong>don Ivan da dove saremmo partitiper Karlovac, dove, in caserma, ciaspettava Dubravko un comandantedell’esercito croato. Mangiammoin caserma e dopo andammo a fareil bagno nel fiume. Dormimmo acasa della mamma <strong>di</strong> Dubravko. Ilgiorno dopo, Dubravko ci portò alcampo <strong>di</strong> addestramento dei soldati(dove lui è il responsabile), ci feceentrare, ma <strong>di</strong>co entrare in un carroarmato! Che emozione! Che bellose anche per i gran<strong>di</strong> questi fosserosolo giocattoli innocui.Nel pomeriggio Dubravko ci portòa fare un altro bagno nel fiume!Due neh.La mattina dopo andammo da donFer<strong>di</strong>nand (che viaggio!) che ciospitò volentieri. Dormimmo da lui,il giorno dopo, ahimè, saremmo tornatia casa... era già ora <strong>di</strong> partire,foto ricordo e via!Prossima fermata <strong>Chiari</strong>! Italia.Associazione Pensionatiby MatteoIl 4 ottobre scorso, presso il ristorante Boschetti <strong>di</strong> Montichiari, si è svolto iltra<strong>di</strong>zionale pranzo sociale dell’Associazione Pensionati. La solita, straor<strong>di</strong>naria,partecipazione (500 persone circa) ha fatto sì che la giornata si trasformassein una gioiosa festa. I <strong>di</strong>eci pullman sono partiti da <strong>Chiari</strong> scortati daivigili urbani alle ore 9.30 e sono giunti a Montichiari alle 10.30. Don Davide hacelebrato la Santa Messa per tutti i partecipanti nel duomo <strong>di</strong> Novagli. Duranteil pranzo, alla presenza <strong>di</strong> varie autorità, il Sindaco <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong> ha avuto parole <strong>di</strong>compiacimento per la calorosa partecipazione e si è congratulato con gli organizzatoriper la riuscita della manifestazione.Come consuetu<strong>di</strong>ne, sono poi state premiate le due persone più anziane(Teresa Mazzola <strong>di</strong> 92 anni e Guido Burni <strong>di</strong> 88) con medaglie d’oro messea <strong>di</strong>sposizione dall’Associazione Pensionati e con due orologi offertidalla gioielleria Bal<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> via Zeveto. La giornata si è chiusa tra musichee danze, da sempre assai gra<strong>di</strong>te da tutti i partecipanti.Dopo la buona riuscita della gita a Torino per la visita alla Sindone, il successodei soggiorni in Sardegna, in SiciliaeaIschia, si chiude la stagioneestiva 2000 e già si pensa a quella autunnale ed invernale.Si ricorda che dal mese <strong>di</strong> ottobre è in funzione il servizio del pulmino perle visite al cimitero.Per informazioni la nostra Segreteria è aperta tutti i giorni dalle ore 15.00alle 18.00 (tel. 030/7000624).Assunta Serina30 L’Angelo - Novembre a. D. 2000


San Bernar<strong>di</strong>no 2000 - Un santo <strong>di</strong> casa nostraMons. Luigi VersigliaAnche se da parte del governocinese continua la linea duradella repressione contro laChiesa cattolica clandestina, a livello<strong>di</strong> fedeli e <strong>di</strong> vescovi si sta verificandoun significativo riavvicinamento tra laChiesa ufficiale e quella clandestina.A favorire tale processo domenica 1ottobre sono stati proclamati santi120 martiri cinesi, che hanno reso laloro testimonianza a costo della vitanelle <strong>di</strong>verse fasi della storia cinesedal 1747 al 1930, antecedentementeall’affermazione del comunismo edalla fondazione dell’associazione patriotticadel clero (1951). Fra questimartiri figurano anche i protomartirisalesiani, il vescovo Mons. Luigi Versigliae don Callisto Caravario, missionariin Cina.L’Ispettoria Salesiana Lombardo -Emilianaè particolarmente interessataa Mons. Versiglia, essendo egli nato il5 giugno 1873 a Oliva Gessi nella provincia<strong>di</strong> Pavia. È il primo dei nostrivenerabili e servi <strong>di</strong> Dio che arrivaalla canonizzazione. Allievo ginnasiale<strong>di</strong> Torino-Valdocco negli ultimianni della vita da don Bosco, viene invitatoad un colloquio personale conlui, ma la malattia e la morte del santogliene impe<strong>di</strong>scono la realizzazione.Si realizzerà in lui però un sogno<strong>di</strong> Don Bosco, che desiderava fortemente<strong>di</strong> mandare i suoi figli comemissionari in Cina, anche per le insistenzedel Papa Beato Pio IX. Toccòal suo successore, il Beato MicheleRua, portare a compimento tale progettonel 1906 e a don Luigi Versigliacon altri due sacerdoti e tre coa<strong>di</strong>utoripartire per Macao come primi missionarisalesiani in Cina. Alieno, daragazzo, dalla vocazione sacerdotale,era stato conquistato a tale ideale dalclima della casa salesiana e soprattuttodall’incontro con uno dei primimissionari salesiani don ValentinoCassini. Coltivando il progetto missionarionel suo cuore, percorse congrande cura tutto l’iter formativo salesiano.Nel 1893 si era laureato in filosofiaalla Gregoriana e nel 1895 era statoor<strong>di</strong>nato sacerdote. Dal 1896 svolgevail compito <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettore e maestrodei novizi a Genzano, quando finalmentepoteva realizzare la sua vocazionemissionaria. Quando meno selo aspettava, viene convocato dal RettorMaggiore e destinato a guidare laprima spe<strong>di</strong>zione missionaria salesianain Cina. Dall’orfanotrofio <strong>di</strong> Macaopassa in Cina alla missionenell’Heung Shan e nel 1918 vieneconsacrato vescovo per il vicariatoapostolico <strong>di</strong> Shiu-chow.Così ne tratteggiava la figura il delegatoapostolico Mons. Celso Costantini,poi car<strong>di</strong>nale, che aveva avutooccasione <strong>di</strong> incontrarlo più volte:«Era il tipo <strong>di</strong> vescovo missionario:semplice, coraggioso, animato daquel fervore apostolico, che nasce dauna profonda pietà e non cerca altroche la gloria <strong>di</strong> Dio e la <strong>di</strong>latazionedel suo regno tra le genti. Come superiore,faceva sentire in lui più il padree il fratello che l’uomo <strong>di</strong> comando.Perciò i missionari e i cristiani lo amavanoe lo obbe<strong>di</strong>vano volentieri. Delresto egli dava l’esempio del lavoro,della carità e non comandava nullache egli stesso non avesse già fatto ofosse pronto a fare. Si sentiva in lui unvero figlio <strong>di</strong> Don Bosco».Dopo do<strong>di</strong>ci anni d’intenso lavoromissionario nel vicariato, poteva contaresu 15 stazioni primarie e 40 secondariecon chiesa o cappella e conscuola; su 21 sacerdoti, due laici consacrati,25 suore, 31 catechisti, 39 maestri.Di essi erano locali 1 sacerdote,1 laico consacrato, 10 suore e 25 seminaristi.A Siu-chow si erano aperti unorfanotrofio, una casa per la formazionedei catechisti; l’Istituto DonBosco e L’Istituto Maria Ausiliatrice;il ricovero per i vecchi; il <strong>di</strong>spensarioe la casa del missionario o episcopio.Il numero dei cristiani era triplicato.Don Bosco aveva visto in “sogno” chequando in Cina un calice si sarebberiempito <strong>di</strong> sangue, l’Opera Salesianasi sarebbe meravigliosamente <strong>di</strong>ffusain mezzo a questo popolo immenso.Versiglia ricevendo in dono dal RettorMaggiore don Paolo Albera il caliceche aveva usato nel celebrare laMessa del suo 50° <strong>di</strong> sacerdozio, conevidente allusione al “sogno” <strong>di</strong> donBosco, <strong>di</strong>ceva: «Tu mi porti il calice vistodal Padre don Bosco: a me il riempirlo<strong>di</strong> sangue per l’adempimentodella visione». E l’occasione venne il25 febbraio 1930 quando, andandocon don Callisto Caravario in visitapastorale a Lin-chow e riaccompagnandoa casa tre ragazze, che avevanocompletato i loro stu<strong>di</strong>, perché <strong>di</strong>fendevala loro purezza e in o<strong>di</strong>o allareligione cattolica fu brutalmentepercosso a morte e fucilato dai pirati.Erano tempi veramente tragici per ilpopolo cinese in seguito al crollo dellamonarchia ed all’instaurazione dellarepubblica con gravi tensioni socialie politiche, con la guerra e il brigantaggio.Essi avevano grandementecon<strong>di</strong>zionato l’azione missionaria e iprimi passi dell’Opera Salesiana, nonostanteil coraggio e l’intraprendenzadel vescovo e dei confratelli. Ilmartirio veniva a coronare una vitatutta spesa per la promozione umanae per l’evangelizzazione.Il 13 novembre 1976 veniva emanatoda Papa Paolo VI il decreto con cui siriconosceva il martirio <strong>di</strong> Mons. LuigiVersiglia e <strong>di</strong> don Callisto Caravario evenivano <strong>di</strong>chiarati beati.don Felice RizziniI Beati martiri Luigi Versigliae Callisto Caravario, Missionari salesiani.L’Angelo - Novembre a. D. 2000 31


Abbiamo vissuto gran<strong>di</strong> momenti del Giubileo dell’anno2000. Li ricor<strong>di</strong>amo con alcune fotografie e con alcunitesti: preghiere, passi dei testi papali, brani <strong>di</strong> presentazione...Ognuno li ha già vissuti questi momenti, noi inten<strong>di</strong>amooffrire piccoli brandelli per favorirne l’evocazione.1 - 3 giugno 2000Giubileo dei migrantie degli itinerantiLa complessa realtà delle migrazioni umane hamotivi imme<strong>di</strong>ati molto <strong>di</strong>versi: nel profondo,tuttavia, essa rivela il germe <strong>di</strong> un’aspirazione adun orizzonte trascendente <strong>di</strong> giustizia, <strong>di</strong> libertà, <strong>di</strong> pace.In definitiva, essa testimonia un’inquietu<strong>di</strong>ne che rimanda,se pur in modo in<strong>di</strong>retto, a Dio, nel quale soltantol’uomo può trovare l’appagamento pieno <strong>di</strong> ognisua attesa.Nel messaggio della Giornata del Migrante 1999, redattonella prospettiva del Grande Giubileo, il papaaffermava: “Il Giubileo coinvolge in maniera singolareanche il mondo dei Migranti per le strette analogieesistenti tra la loro con<strong>di</strong>zione e quella del credente”.Qui il termine migrante ha senso largo. Nella sua accezionerientrano tutti coloro che, per qualsiasi motivo,lasciano la propria comunità etnica religiosa e culturaleper andare a vivere in contesti <strong>di</strong>versi.Nella Chiesa nessuno è straniero.“La Chiesa - continuava il Papa - è per sua natura solidalecon il mondo dei Migranti, i quali, con la loro varietà<strong>di</strong> lingue, razze, culture e costumi, le ricordano lasua con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> popolo pellegrinante da ogni partedella terra verso la Patria definitiva. Questa prospettivaaiuta i cristiani ad abbandonare ogni logica nazionalisticaed a sottrarsi agli angusti schematismi ideologici”.La Chiesa, presente sotto ogni cielo, non si identificacon alcuna etnia o cultura, poiché, come ricorda laLettera a Diogneto, i cristiani “vivono nella loro patria,ma come forestieri; partecipano a tutto come citta<strong>di</strong>nie da tutto sono <strong>di</strong>staccati come stranieri. Ogni terrastraniera è per loro patria, e ogni patria è per loro terrastraniera” (5, 1).15 - 20 agostoPreghieraXV Giornata Mon<strong>di</strong>aledella GioventùSono duemila anni dalla Tua venuta tra noi, o Signore!Passano anche i giorni della nostra giovane vita,nella ricerca <strong>di</strong> una felicità che riempia davvero il cuore.Donaci, o Signore Gesù, <strong>di</strong> scoprire e credereche questo mondo, segnato da ingiustizie, conflitti e vuoto,può rinascere solo passando attraverso <strong>di</strong> Te.R. Gesù Cristo, Figlio <strong>di</strong> Dio e nostro fratello,noi Ti amiamo e Ti seguiamo!Il Papa ci invita al Giubileo della Tua incarnazione,o Signore!Accogliamo il suo invito con prontezza e speranza,per conoscerTi, incontrarTi e sentirci fratellinella Tua Chiesa.Fa’, o Signore Gesù, che, vinti paura e peccato,rinnoviamo il nostro cuore in un’esperienza<strong>di</strong> amore e perdono,per spendere generosamente la vita a servizio dei poveri.R. Gesù Cristo, Figlio <strong>di</strong> Dio e nostro fratello,noi Ti amiamo e Ti seguiamo!Da tutte le parti della terra ci rivolgiamo a Roma,o Signore!La memoria <strong>di</strong> Pietro, <strong>di</strong> Paolo, <strong>di</strong> tanti testimoni della fedeconferma per noi l’annuncio del Tuo Vangelo.Trasformaci, o Signore Gesù,perché sappiamo, con la stessa fiducia <strong>di</strong> Maria,accogliere la parola <strong>di</strong> verità e <strong>di</strong> vitache la Tua Chiesa ci affida per il terzo millennio,e ne <strong>di</strong>ventiamo testimoniper quanti ancora non Ti conoscono.R. Gesù Cristo, Figlio <strong>di</strong> Dio e nostro fratello,noi Ti amiamo e Ti seguiamo!Una stupenda immagine del Giubileo dei giovani.È la stessa fotografia utilizzata come “ambiente” in copertina.32 L’Angelo - Novembre a. D. 2000


9 luglio 2000Giubileo nelle carceriCarissimi fratelli e sorelle, <strong>di</strong>nanzi a noi qui riunitisi presenta Gesù Cristo il detenuto. “Ero...carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt 25,35-36). Egli chiede <strong>di</strong> essere incontrato in voi, come intante altre persone toccate dalle varie forme della sofferenzaumana: “Ogni volta che avete fatto queste cosea uno solo <strong>di</strong> questi miei fratelli più piccoli, l’avete fattoa me” (Mt 25, 40). Queste parole contengono, si può<strong>di</strong>re, il “programma” del Giubileo nelle Carceri, cheoggi celebriamo. Esse ci invitano a viverlo come impegnoper la <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> tutti, quella <strong>di</strong>gnità che scaturiscedall’amore <strong>di</strong> Dio per ogni persona umana.Saluto soprattutto ciascuno <strong>di</strong> voi, detenuti, con affettofraterno. Mi presento a voi come testimone dell’amore<strong>di</strong> Dio. Vengo a <strong>di</strong>rvi che Dio vi ama, e desidera chepercorriate un cammino <strong>di</strong> riabilitazione e <strong>di</strong> perdono,<strong>di</strong> verità e <strong>di</strong> giustizia. Vorrei potermi mettere in ascoltodella vicenda personale <strong>di</strong> ciascuno. Ciò che nonposso fare io, lo possono i vostri Cappellani, che sonoaccanto a voi a nome <strong>di</strong> Cristo. A loro va il mio salutocor<strong>di</strong>ale e il mio incoraggiamento. Il mio pensiero siestende pure a tutti coloro che svolgono questo compitocosì impegnativo in tutte le carceri d’Italia e delmondo. Sento, inoltre, <strong>di</strong> dover <strong>di</strong> esprimere il mio apprezzamentoai Volontari, che collaborano con i Cappellaninell’esservi vicini con opportune iniziative.Anche con il loro aiuto, il carcere può acquistare untratto <strong>di</strong> umanità ed arricchirsi <strong>di</strong> una <strong>di</strong>mensione spirituale,che è importantissima per la vostra vita. Propostaalla libera accettazione <strong>di</strong> ciascuno, questa <strong>di</strong>mensioneva considerata un elemento qualificante per un progetto<strong>di</strong> pena detentiva più conforme alla <strong>di</strong>gnità umana.È da questa schiavitùche lo Spirito <strong>di</strong> Dioviene a liberarci.Egli, che è il Donoper eccellenza ottenutocida Cristo,“viene in aiuto dellanostra debolezza...intercedendocon insistenza pernoi con gemiti inesprimibili”(Rm8,26). Se seguiamole sue ispirazioni,egli produce la nostrasalvezza integrale,“l’adozione afigli, la redenzione del nostro corpo” (Rm 8,23).Occorre dunque che sia Lui, lo Spirito <strong>di</strong> Gesù Cristo,ad operare nei vostri cuori, cari fratelli e sorelle detenuti.Occorre che lo Spirito Santo pervada questo carcerein cui ci incontriamo e tutte le prigioni del mondo.Cristo, il Figlio <strong>di</strong> Dio, si fece detenuto, lasciò che glilegassero le mani e poi le inchiodassero alla croce proprioperché il suo Spirito potesse raggiungere il cuore<strong>di</strong> ogni uomo. Anche dove gli uomini sono chiusi con icatenacci delle carceri, secondo la logica <strong>di</strong> una pur necessariagiustizia umana, bisogna che soffi lo Spirito <strong>di</strong>Cristo Redentore del mondo. La pena infatti non puòridursi ad una semplice <strong>di</strong>namica retributiva, tantomeno può configurarsi come una ritorsione sociale ouna sorta <strong>di</strong> vendetta istituzionale. La pena, la prigionehanno senso se, mentre affermano le esigenze dellagiustizia e scoraggiano il crimine, servono al rinnovamentodell’uomo, offrendo a chi ha sbagliato una possibilità<strong>di</strong> riflettere e cambiare vita, per reinserirsi a pienotitolo nella società.Lasciate, dunque, che io vi chieda <strong>di</strong> tendere con tuttele vostre forze ad una vita nuova, nell’incontro con Cristo.Di questo vostro cammino non potrà che gioirel’intera società. Le stesse persone a cui avete causatodolore sentiranno forse <strong>di</strong> aver avuto giustizia piùguardando al vostro cambiamento interiore che alsemplice scotto penale da voi pagato.Le immagini si riferiscono alla Celebrazione del Giubileonelle Carceri del “Regina Coeli”.L’Angelo - Novembre a. D. 2000 33


14 - 15 ottobreGiubileodelle FamiglieI figli,primavera della famigliae della societàPreghiera dall’Evangelium vitaeO Maria,aurora del mondo nuovo,Madre dei viventi,affi<strong>di</strong>amo a Te la causa della vita:guarda, o Madre,al numero sconfinato<strong>di</strong> bimbi cui viene impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> nascere,<strong>di</strong> poveri cui è reso <strong>di</strong>fficile vivere,<strong>di</strong> uomini e donne vittime<strong>di</strong> <strong>di</strong>sumana violenza,<strong>di</strong> anziani e malatiuccisi dall’in<strong>di</strong>fferenzao da una presunta pietà.Fa’ che quanti credono nel tuo Figliosappiano annunciarecon franchezza e amoreagli uomini del nostro tempoil Vangelo della vita.Ottieni loro la grazia <strong>di</strong> accoglierlocome dono sempre nuovo,la gioia <strong>di</strong> celebrarlo con gratitu<strong>di</strong>nein tutta la loro esistenzae il coraggio <strong>di</strong> testimoniarlocon tenacia operosa, per costruire,insieme con tutti gli uomini<strong>di</strong> buona volontà,la civiltà della verità e dell’amore,a lode e gloria <strong>di</strong> Dio creatoree amante della vita.Amen.Le immagini si riferisconoal Giubileo della Terza Età.17 settembre 2000Giubileo della Terza EtàLa vicenda umana, pur soggetta al tempo, viene posta da Cristo nell’orizzontedell’immortalità. Egli “si è fatto uomo tra gli uomini, per unire il principio allafine cioè l’uomo a Dio”.Carissimi fratelli e sorelle, venutiin pellegrinaggio a Roma per ilvostro Giubileo! Vi do il miopiù cor<strong>di</strong>ale benvenuto, lieto <strong>di</strong> celebrareinsieme con voi questo singolaremomento <strong>di</strong> grazia e <strong>di</strong> comunione ecclesiale.Vi saluto tutti con affetto. Unparticolare pensiero va al Signor Car<strong>di</strong>naleJames Francis Stafford ed a tutti iConfratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozioqui presenti. Invio un ricordoaffettuoso a tutti i vescovi e sacerdotianziani del mondo, come pure a quantinella vita religiosa o laicale hanno spesole loro energie nell’adempimentodei doveri del proprio stato.Grazie per l’esempio che offrite <strong>di</strong> a-more, <strong>di</strong> de<strong>di</strong>zione e <strong>di</strong> fedeltà alla vocazionericevuta!Desidero esprimere il mio apprezzamentoa quanti hanno affrontato <strong>di</strong>fficoltà e <strong>di</strong>sagi pur <strong>di</strong> non mancare a questoappuntamento. Al tempo stesso, tuttavia, il mio pensiero si rivolge anchea tutte quelle persone anziane, sole o ammalate, che non hanno potuto muoversida casa, ma che sono spiritualmente unite a noi e seguono questa celebrazioneattraverso la ra<strong>di</strong>o e la televisione. A quanti si trovano in situazioniprecarie o <strong>di</strong> particolare <strong>di</strong>fficoltà, assicuro la mia cor<strong>di</strong>ale vicinanza ed il mioricordo nella preghiera.Il Giubileo della Terza Età, che oggi celebriamo, riveste un’importanza particolare,se si considera la crescente presenza delle persone anzianenell’attuale società. Celebrare il Giubileo significa innanzitutto raccogliere ilmessaggio <strong>di</strong> Cristo per queste persone, ma al tempo stesso far tesoro del messaggio<strong>di</strong> esperienza e <strong>di</strong> saggezza <strong>di</strong> cui esse stesse sono portatrici in questa particolarestagione della loro vita. Per molte <strong>di</strong> esse la terza età è il tempo perriorganizzare la propria vita, ponendo a frutto l’esperienza e le capacità acquisite.In realtà - come ebbi occasione <strong>di</strong> sottolineare nella Lettera agli anziani (cfr n.13) - anche l’età avanzata è un tempo <strong>di</strong> grazia, che invita ad unirsi con amorepiù intenso al mistero salvifico <strong>di</strong> Cristo ed a partecipare più profondamenteal suo progetto <strong>di</strong> salvezza. La Chiesa guarda con amore e con fiducia a voianziani, impegnandosi per favorire la realizzazione <strong>di</strong> un contesto umano, socialee spirituale in seno al quale ogni persona possa vivere pienamente e degnamentequesta importante tappa della propria vita.Cari amici anziani! In un mondo come quello attuale, nel quale sono spessomitizzate la forza e la potenza, voi avete la missione <strong>di</strong> testimoniare i valori checontano davvero al <strong>di</strong> là delle apparenze, e che rimangono per sempre perchéinscritti nel cuore <strong>di</strong> ogni essere umano e garantiti dalla Parola <strong>di</strong> Dio. Proprioin quanto persone della terza età voi avete un contributo specifico da offrireper lo sviluppo <strong>di</strong> una autentica cultura della vita - voi avete, noi abbiamo,perché anche io appartengo alla vostra età - testimoniando che ogni momentodell’esistenza è un dono <strong>di</strong> Dio ed ogni stagione della vita umana ha lesue specifiche ricchezze da mettere a <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> tutti.34 L’Angelo - Novembre a. D. 2000


I purtinér de l’uspedal“Siòr, per piazér, ma laserèsel mia pasàche ‘l me om l’è stat uperàt jer de urgensa?”Un rapido sguardo verso l’uscita, uncenno con la mano e via. Erano i tempi(manco a <strong>di</strong>rlo i favolosi anni Sessanta)in cui il nostro ospedale era presiedutoda Emilio Soldo e i consiglierierano Anna Maria Angelini, LeoneGalli, Paride Pelati e Mario Tosi. Ilprimario <strong>di</strong> chirurgia era il famosoprofessor Mario Tabanelli, quello <strong>di</strong>me<strong>di</strong>cina Angelo Volta, quello <strong>di</strong> ostetriciaAldo Curone e quello <strong>di</strong> otorinolaringoiatriaClau<strong>di</strong>o Sbernini.Giulio Stegher era un giovane me<strong>di</strong>co,Enzo Gallotti un altrettanto giovaneanestesista. Con loro Enzo Magistrali,assistente ostetrico ginecologo.E Amedeo Facchetti, l’in<strong>di</strong>menticatoGiope, <strong>di</strong>rettore della farmacia.Ma torniamo ai nostri purtinér.Luigi Calabria, in <strong>di</strong>visa nella fotoscattata proprio sui gra<strong>di</strong>ni d’ingressoall’ospedale, ha lavorato lì per quarant’anni.Oggi si gode la meritata pensione assiemealla moglie, la signora DionillaTurrini. La figlia Maria Rosa è felicementeconiugata a Rovato.Quanti episo<strong>di</strong>! Quanti aneddoti daraccontare!“Ghera ‘na specie de pronto soccorso especialmènt de nott riaa denter persunede töcc i tipi: chei che s’era spacàt al có echei che s’erà teàt al pè ‘ntant che i daecquaa...E alura al dutùr de guar<strong>di</strong>aghera de aidaga: taglia, <strong>di</strong>sinfetta, mettiL’abbonamentoal notiziario “L’Angelo” anche per il2001 mantiene la quota invariata a35.000 lire e questo da cinque anni aquesta parte.Mentre tutte le testate, giustamente,chiedono un adeguamento, “L’Angelo”non aumenta. Eppure, l’avretenotato, migliora continuamente la“veste” grafica, è <strong>di</strong>venuto tutto a colori,quasi sempre è <strong>di</strong> 40 facciate.Come è possibile?Onestamente perché il numero deisostenitori (quanti versano più delminimo) è sempre in aumento.Poi perché i collaboratori che leggetenella “gerenza” <strong>di</strong> pagina due continuanoa migliorare sé stessi raggiungendolivelli che ormai possiamo <strong>di</strong>reall’altezza dei professionisti della impaginazionee della elaborazionegrafica delle immagini.Inoltre il gruppo addetto alla <strong>di</strong>stribuzionealleggerisce in forma notevolele spese. “L’Angelo” ha le ali efficacidegli incaricati e delle incaricatedella <strong>di</strong>stribuzione.È possibile anche perché con il serviceEurocolor <strong>di</strong> Rovato e soprattuttocon la tipografia Clarense si è raggiuntoun affiatamento che va oltrel’interesse economico. Tutti vogliamoun Angelo che sia anche “bello”.È possibile soprattutto perché l’impegno<strong>di</strong> quanti preparano i testi, dalprevosto a tutti gli altri collaboratori,è uno stimolo a fare tutto il possibileperché “L’Angelo” sia presentatobene.Tutto questo ci permette <strong>di</strong> mantenereil prezzo a sole 35.000 lire, anche se nel2002 questo non sarà proprio più possibile.(d. A.)le graffette. ‘Nsomma, da purtinér a aiuto-chirurgo.”Poi veniva il cambio <strong>di</strong> turno e a Gigisubentrava Giacomo, il buon GiacomoRibolla.“Sculta gnaro, che intensiù garèset chèl’è za ‘na mezura che ta ma gìret anturen?”“So che a spetà la me mama perché lame surilina l’è stada mal...”Un sorriso bonario:“Sta calmo e sèntet zo lé e ta ederét che‘ndarà töt bé...”Giacomo purtroppo non è più tra noi,ma è rimasto nel nostro ricordo comein quello della gentile consorte LeonildaGrassini e dei figli Giorgio edEnrico.Si avvicinano i “Morti”, potrebbe anchenevicare...“Certo, e dopo chi ga de fala via pala ebadìl che ga de pasà i parèncc e le ambulanse?...”Il corazziereAbbiamo già scritto, in queste pagine,della famiglia Salvoni (cascina Salvioni).La fotografia ritrae Pasquale Salvoni,classe 1849, che entrò a far partedei corazzieri del re e fece carriera militarepartecipando nientemeno chealla Breccia <strong>di</strong> Porta Pia. Tornato a<strong>Chiari</strong> si sposò e riuscì a mettere almondo ben sei figlioli. Stirpe <strong>di</strong> corazzieri?Una domanda: se potesse tornare tranoi che cosa ne penserebbe il nostroPasquale, uomo tutto d’un pezzo, <strong>di</strong>questo mondo caotico, <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nato,senza regole?Franco RubagottiL’Angelo - Novembre a. D. 2000 35


Olimpia<strong>di</strong> e <strong>di</strong>ntorniState seguendo quoti<strong>di</strong>anamente«Il grande fratello»? Io no, peròsto bene. Non sono certo un tele<strong>di</strong>pendente,ma il mio Tg non me loperdo, (e neanche le partite dell’Inter).Ultimamente ho seguito alcunefasi delle Olimpia<strong>di</strong> <strong>di</strong> Sidney. Bisognalasciarle finire, le Olimpia<strong>di</strong>, perpoi pensarci su. Motivi <strong>di</strong> riflessionece n’è parecchi. La suggestione dellacerimonia iniziale è stata grande. Incontrasto con la vetrina pesante, consumisticae commerciale <strong>di</strong> Atlanta gliAustraliani, spacconi forse, ma sinceri,ci hanno mostrato tutta la loro voglia<strong>di</strong> ra<strong>di</strong>carsi in una terra dove sonoarrivati da poco, <strong>di</strong> fare propria anchela ricchezza culturale degli aborigenicon il coraggio <strong>di</strong> riconoscere a questiuna sorta <strong>di</strong> primogenitura. Una <strong>di</strong>mostrazione<strong>di</strong> maturità alla qualenon sono arrivati gli Americani <strong>di</strong>Atlanta che hanno perso, quattro annifa, un’altra occasione per offrire almenoun segno <strong>di</strong> rappacificazione con lepopolazioni alle quali avevano sottrattoterre e risorse. Auguro al generosoe democratico popolo americano <strong>di</strong>riuscire un giorno a compiere questopasso: vivrà nella sua terra più ricco <strong>di</strong>cultura e <strong>di</strong> storia propria e con menosensi <strong>di</strong> colpa. Levare <strong>di</strong> Ban<strong>di</strong>ere e risuonare<strong>di</strong> Inni sono stati frequentementeaccompagnati da pianti edemozioni.Dalle parti <strong>di</strong> Zagabria, qualche tempo,fa mi complimentavo con alcuniamici croati per le belle prestazioni <strong>di</strong>alcuni loro compatrioti al soldo <strong>di</strong>squadre italiane. La reazione ai mieicomplimenti sinceri fu della massimafreddezza. Gli atleti <strong>di</strong> cui stavo lodandole gesta erano considerati dei fortunatiegoisti, che nel momento del massimopericolo e della peggiore situazioneeconomica e civile della loro patriaavevano semplicemente abbandonatola loro terra e la loro gente perraggiungere li<strong>di</strong> più ricchi e sicuri.Leggo alcune righe dell’attento e onestoGiampaolo Ormezzano: Come«spartire la commozione con l’atletache si commuove all’inno nazionalequando sappiamo … che vive lontanodal proprio paese, che ha scelto luoghidal clima meteorologico, politico edeconomico più propizi non soloall’attività sportiva, ma alla sua vita.Quando sappiamo per certo che in patrialo ritengono in linea <strong>di</strong> massimaun opportunista… Come ci dobbiamocomportare con l’atleta che ha cambiatocitta<strong>di</strong>nanza con <strong>di</strong>sinvoltura…e che ora balla la danza della vittoria…portando la ban<strong>di</strong>era <strong>di</strong> una nazionelontanissima da quella dove ènato, dando fierezza supplementare aisuoi nuovi padroni già fieri per contoloro <strong>di</strong> benessere, spalmando desolazionesupplementare su quelli che laggiù,dove lui è nato, lo hanno umanamenteperduto?»Che <strong>di</strong>re poi quando la vittoria toccaad uno <strong>di</strong> un paese povero, magaristraziato dalla guerra civile, oppressoda una <strong>di</strong>ttatura. A che cosa servirà lasua impresa? Probabilmente verràusata per esaltare un potere che stringeràancora <strong>di</strong> più le corde che leganodei sud<strong>di</strong>ti poveri.Manco a <strong>di</strong>rlo si affaccia, opprimente,la questione doping. La lotta <strong>di</strong>chiarata,condotta ormai per fortunaanche da atleti che siimpegnano in prima persona,non riesce ad impe<strong>di</strong>reil rinnovarsi <strong>di</strong> episo<strong>di</strong>eclatanti e vergognosi. Sarannostati trovati tutti i <strong>di</strong>sonesti?Per vincere questasfida bisognerà impegnarsiancora a lungo lavorandoin modo che termini la ricercadella prestazione al<strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni limite e che siinceppi il meccanismo cheaccoppia successo e denaro.È fatica da concorrentiin una gara fin troppo speciale.Ma conclu<strong>di</strong>amo con tonipositivi. Le Olimpia<strong>di</strong> sonoun fenomeno giovanile.Ci mostrano un mondodove restano fondamentalil’impegno, la preparazione,la passione. Riesconoancora a mostrarci esempi<strong>di</strong> giovani normali che non temono ilsacrificio e che hanno voglia <strong>di</strong> vincereacquisendo abilità e preparazione eche non <strong>di</strong>menticano che lo sport èprima <strong>di</strong> tutto <strong>di</strong>vertimento. Mi piacerebbeun’Italia piena <strong>di</strong> giovani campioniche non guardano ai miliar<strong>di</strong>,che sanno vincere e perdere, che scelgono<strong>di</strong> giocare per stare bene insiemee per <strong>di</strong>vertirsi. Ma a questi campionibisogna dare strutture, occasioni edattenzione. A questi campioni bisognaoffrire un panorama <strong>di</strong>verso. A questicampioni bisogna mostrare un mondosportivo <strong>di</strong>verso. Altrimenti non avremopiù tanti campioni da ammirare,amare ed imitare, ma solo fenomenirari, antipatici, pagati e dopati. E non<strong>di</strong>temi che la colpa sarà della scuola,che non fa ginnastica, o del Coni che è<strong>di</strong>sorganizzato, o del governo che nonsostiene lo sport. Certamente la colpasarà <strong>di</strong> chi avrà continuato a nascondereed a corrompere, con il denaro,con il doping, con i falsi miti, con l’incompetenzatecnica, l’idea dello sport.Ma via! Volevo concludere in positivo:per quello che hanno raggiunto a Sidneygli azzurri mi hanno sod<strong>di</strong>sfatto…E poi ho imparato a scrivere correttamenteil nome della città australiana…non è poco!Bruno Mazzotti36 L’Angelo - Novembre a. D. 2000


Opere parrocchialiMoglie e figli per il proprio defunto 400.000N. N. in memoria della ziaCaterina Bontempi(per la chiesa del cimitero) 1.000.000L. in memoria <strong>di</strong> P. 1.000.000Mario Baroni e Ester Recentiin occasione delle loro nozze d’oro 100.000Nuovo Centro Giovanile 2000Libro Clararum Civitas 100.000I paracadutisti clarensiin memoria <strong>di</strong> William Galli 300.000Come contribuirecon aiuti economicialla costruzionedel Centro Giovanile2000 1. Lasciti testamentari. 2. Offerte liberali dei citta<strong>di</strong>ni(in<strong>di</strong>viduali, familiari,associative). 3. Prestiti in denaro gratuitio semigratuiti. 4. Offerta <strong>di</strong> materialeper costruzione. 5. Sottoscrizioni per contributiin quote perio<strong>di</strong>che (settimanali,mensili, bimestrali, semestrali,annuali, ecc.).Per informazioni rivolgersi all’Ufficioparrocchiale o ai Sacerdoti.Gruppo <strong>di</strong> Preghiera Padre Pio 600.000N. N. ricordando i miei defunti 100.000Cassettina Centro Chiesa 72.000Buste della generositàultima domenica <strong>di</strong> settembre 6.560.000In ricordo <strong>di</strong> Franco Piantoni 350.000In ricordo <strong>di</strong> Gino Santi 50.000Pasquì e Pieronel 40° anniversario <strong>di</strong> matrimonio 200.000I fratelli Zotti con le loro famiglie inmemoria della cognata Lucia Bosetti 400.000Gli amici del C.A.I. <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong> 200.000N. N. 500.000N. N. in memoria dei propri defunti 1.000.000In memoria <strong>di</strong> Caterina Vitali,le cognate Serina 300.000F. C. nel 5° anniversario della morte<strong>di</strong> Mons. Guido Ferrari 500.000Gruppo <strong>di</strong> 5ª elementare anno 1999/2000 90.000In memoria <strong>di</strong> Dario nel 21° anniversario 100.000Associazione Pensionatiin occasione della scampagnata autunnale 500.000Società Sportive,Santa Messa apertura Quadre 1.070.000Santa Messa celebrata in Oratorio 50.000N. N. 50.000In memoria <strong>di</strong> Carlo Signori 1.000.000In memoria <strong>di</strong> Adolfo Mura,la moglie eifigli 500.000N. N. 35.000In memoria <strong>di</strong> Gianbattista Volpii vicini <strong>di</strong> casa 150.000L. G. in ricordo del nonno Giannetto 100.000Classe 1960 200.000Pensionato Agricolo BorellaGiuseppe Luigi e V. E. 3.000.000Saldo al 19 settembre 2000 - 2.005.029.646Offerte dal 19/9/2000 al 17/10/2000 18.077.000Uscite dal 19/9/2000 al 17/10/2000 - 330.722.816Saldo al 17/10/2000 - 2.317.675.462Ra<strong>di</strong>o parrocchiale ClarondaN. N. 10.000CaritasN. N. in memoria del marito 100.000L’Angelo - Novembre a. D. 2000 37


Mercoledì 1 Festa <strong>di</strong> tutti i SantiAp 7,2-4.9-14; 1 Gv 3,1-3; Mt 5,1-12Giovedì 2 Commemorazione dei fedeli defuntiGb 19,1.23-27; Rm 5,5-11;Gv 6,37-40Primo del mese,giornata eucaristica sacerdotaleVenerdì 3 Primo del mese,de<strong>di</strong>cato al Sacro Cuore <strong>di</strong> GesùCatechesi battesimaleSabato 4 San Carlo BorromeoPrimo del mese, giornata marianaDomenica 5 XXXI del Tempo or<strong>di</strong>narioDt 6,2-6; Eb 7,23-28; Mc 12,28-34Martedì 7 Magistero per i catechistiMercoledì 8 Scuola della ParolaGiovedì 9 De<strong>di</strong>cazionedella Basilica LateranenseVenerdì 10 Catechesi battesimaleSan Leone MagnoSabato 11 San Martino <strong>di</strong> ToursDomenica 12 XXXII del Tempo or<strong>di</strong>nario1 Re 17,10-16; Eb 9,24-28;Mc 12,38-44Giornata Nazionaledel RingraziamentoLunedì 13 San DiegoMartedì 14 Magistero per i catechistiMercoledì 15 Scuola della ParolaVenerdì 17 Catechesi battesimaleSabato 18 De<strong>di</strong>cazione della Basilicadei Santi Pietro e PaoloDomenica 19 XXXIII del Tempo or<strong>di</strong>narioDn 12,1-3; Eb 10,11-14.18;Mc 13,24-32Giornata Mon<strong>di</strong>ale del MigranteGiornata Nazionaleper il sostentamento del cleroMartedì 21 Magistero per i catechistiPresentazione della. B.V. MariaMercoledì 22 Scuola della ParolaSanta CeciliaGiovedì 23 San ClementeVenerdì 24 Catechesi battesimaleSabato 25 Santa Caterina d’AlessandriaDomenica 26 Solennità <strong>di</strong> Cristo Re dell’UniversoDn 7,13-14; Ap 1,5-8; Gv 18,33-37Battesimo comunitarioMartedì 28 Magistero per i catechistiMercoledì 29 Scuola della ParolaGiovedì 30 Sant’Andrea apostoloNovembre 2000Dicembre 2000Venerdì 1 Primo del mese,de<strong>di</strong>cato al Sacro Cuore <strong>di</strong> GesùCatechesi battesimaleSabato 2 Primo del mese, giornata marianaDomenica 3 1ª d’AvventoGer 33,14-16; 1 Ts 3,12-4,2;Lc 21,25-28.34-36Liturgia or<strong>di</strong>nariaSante MessePrefestive18.00 Duomo19.30 MonticelliFestive6.00 Duomo6.30 San Bernar<strong>di</strong>no7.00 Duomo7.30 San Bernar<strong>di</strong>no8.00 Duomo8.30 San Bernardo9.00 Duomo9.00 Santellone9.00 San Bernar<strong>di</strong>no10.00 Duomo10.00 Santa Maria (elementari)10.30 San Giovanni10.30 San Bernar<strong>di</strong>no11.00 Duomo11.00 Santa Maria (adol./giov.)12.00 Duomo18.00 DuomoFeriali6.30 Sant’Agape7.00 Sant’Agape8.00 Duomo9.00 Duomo17.30 San Bernar<strong>di</strong>no18.30 Sant’Agape38 L’Angelo - Novembre a. D. 2000


BattesimiMatrimoni91. Raffaele Belometti92. Amelia Facchetti93. Elisa Garzetti94. Andrea Ghi<strong>di</strong>ni95. Martina Giori96. Federico Margariti97. Chiara Miani98. Silvia Ranghetti99. Gianluca Sirani100. Giulia Baresi101. Matteo Bonassi102. Elisa Faglia103. Cristian Ghilar<strong>di</strong>104. Simone Marini105. Alessandro Serina106. Davide ValtuliniDefunti109. Giuseppa Lucia Bosetti<strong>di</strong> anni 84110. Giuseppe Begni<strong>di</strong> anni 70111. Mario Martinelli<strong>di</strong> anni 67112. Teresa Sigalini<strong>di</strong> anni 71113. Angela Festa<strong>di</strong> anni 67114. Pietro Aceti(def. 22/7/2000)<strong>di</strong> anni 6457. Alberto Bertellacon Silvia Vezzoli58. Onorino Pedrinellicon Sonia Galli59. Pasquale Logrippocon Marialuisa Ferrari60. Stefano Cremaschicon Elena Raimon<strong>di</strong>61. Giuseppe Pan<strong>di</strong>nicon Tiziana Assoni62. Luca Giuseppe Pecicon Elena Muratori63. Alessandro Rapetticon Stefania Allegrini64. Carlo Carraracon Giuliana Bolbarini65. Emanuele Ruggericon Rosita Vezzoli66. Massimiliano Colonnacon Miriam Capoferri67. Valentino Dotticon Mara Baresi68. Raimondo Curciocon Pamela Piantoni69. Bruno Antonellicon Monica Moleri70. Giuliano Olmicon Simonetta Breda71. Roberto Gussagocon Daniela ZizioliGiannetto Bresaola2/12/1917 - 30/7/1998Fermo Vezzoli6/8/1907 - 29/11/1990Carlo Signori2/2/1922 - 21/3/1977Esterina Zanni27/11/1908 - 12/11/1996Adolfo Mura15/3/1918 - 10/11/1998Pietro Festa19/11/1937 - 20/4/2000Scuola della ParolaÈ ormai noto che, nella linea della nuova evangelizzazione, la parrocchiaha dato inizio alla Scuola della Parola <strong>di</strong> Dio, ogni mercoledì, presso laCasa Canonica in via Morcelli 7, dalle ore 14.30 alle 15.30 e dalle ore20.30 alle 21.30, per “andare insieme incontro al Signore”.La Scuola della Parola, che me<strong>di</strong>ta le letture bibliche dell’anno liturgico, epiù specificamente i brani biblici della domenica successiva all’incontro, èaperta a tutte le persone, <strong>di</strong> ogni età, <strong>di</strong> ogni con<strong>di</strong>zione sociale, praticanti enon praticanti. L’unica con<strong>di</strong>zione è quella della <strong>di</strong>sponibilità adun’esperienza <strong>di</strong> ascolto della Parola <strong>di</strong> Dio, contenuta nella Sacra Bibbia.Ad ogni incontro viene offerto gratuitamente il sussi<strong>di</strong>o La Domenica,che contiene la liturgia della Parola <strong>di</strong> Dio e dell’Eucaristia della domenicaseguente.È animata solitamente dal Prevosto.Il Maestro è lo Spirito Santo.L’Angelo - Novembre a. D. 2000 39

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