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Angelo di Verola - Parrocchia di Verolanuova

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dall’oratorio30L’<strong>Angelo</strong> <strong>di</strong> <strong>Verola</strong>Arsenale della pace 2Ci chiedevamoogni momento...Un giorno, don Giovanni e Anna,i nostri accompagnatori, cihanno fatto una gran<strong>di</strong>ssimaproposta e, dopo le nostre innumerevolidomande ci hanno esposto quelloche sapevano: avremmo dovutoandare in un arsenale della pace, exfabbrica <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> armi, avremmodovuto avere parecchi momenti<strong>di</strong> lavoro, ma anche <strong>di</strong> riflessione sunoi stessi e, in particolare sulle personebisognose! Inizialmente nessunovoleva iscriversi, in ogni momentoci chiedevamo: “ma, esattamente,cosa ci aspetterà, in cosa consisterannoi lavori, ma siamo sicuri <strong>di</strong> andare,non siamo già abbastanza stanchiper la scuola?!” Alla fine, spinti da ungrande entusiasmo, ci siamo iscrittiin quin<strong>di</strong>ci.Dopo circa due settimane <strong>di</strong> attesa,che sembravano mesi, finalmentel’ora della partenza è arrivata. Eravamotutti particolarmente agitati epreoccupati. Ma, allo stesso tempo,quella strana paura era compensatadalla fortissima curiosità!Dopo un viaggio in pullman ricco <strong>di</strong>colmi e barzellette, giunti all’arsenaledella pace, siamo stati accompagnatinelle nostre camerate, gran<strong>di</strong> stanzenelle quali avremmo dovuto stenderei nostri sacchi a pelo. Ero molto spaventata,mi sembrava impossibile riuscirea vivere per due interi giorni inquel posto.La prima mattina abbiamo avuto unlungo momento <strong>di</strong> riflessione, doveabbiamo scoperto cose fantastichedel nostro carattere. Il pomeriggio,invece, ci hanno detto che avremmodovuto pulire i bagni, il mio primopensiero è stato: “che schifo” poi, forseperché l’abbiamo fatto con il sorrisostampato nell’anima e pensandoche avremmo aiutato dei bisognosi,ho cambiato idea.Se devo essere sincera, è stato molto<strong>di</strong>vertente e, noi stessi, senza averbisogno <strong>di</strong> regole dettagliate, siamoriusciti, con nessuna <strong>di</strong>fficoltà, a <strong>di</strong>vedercii ruoli!Il giorno dopo, invece bisognavasmistare i vestiti che sarebbero statispe<strong>di</strong>ti in Africa e in Georgia; dopoaverli messi in sacchi neri abbiamofatto una lunghissima catena umananella quale questi venivano tirati dauna persona all’altra. Se solo una sitoglieva, tutto il lavoro si rivelava piùfaticoso e più lento. È stato <strong>di</strong>fficoltoso,ma piacevole, poiché ho cono-

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