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La storia di Assunta - Nicola Saba

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Per me la vita continuava faticosa, con una famiglia <strong>di</strong> tre figli e il marito,ero sempre sfibrata. Quando mi alzavo al mattino ero già stanca madovevo reagire, in ogni caso rispetto a quando abitavo con i miei suocerinon mi mancava da mangiare. Io sopportavo questa situazione condeterminazione, avevo lo scopo <strong>di</strong> procurare sol<strong>di</strong> per la casa nuova.Tutti in famiglia collaboravano, erano contenti. I figli, oltre il lavoro e lascuola, nel periodo estivo andavano presso un commerciante a venderefrutta al mercato, avevano tanta sod<strong>di</strong>sfazione nel portarmi anche i sol<strong>di</strong>delle mance delle signore gentili, ero molto orgogliosa <strong>di</strong> loro. Mio maritoin hotel lavorava do<strong>di</strong>ci, tre<strong>di</strong>ci ore al giorno, anche lui prendeva tantisol<strong>di</strong> <strong>di</strong> mance, forse più dello stipen<strong>di</strong>o, era stanco ma felice.Mi sentivo veramente appagata, ma anche molto stressata. Una mattinami alzai dal letto con forti dolori allo stomaco e alla schiena, non potevofare più tante fatiche; andai da uno specialista che mi <strong>di</strong>sse che avevol’appen<strong>di</strong>ce e dovevo operarmi al più presto. Lì per lì non volevo,purtroppo ho dovuto perché avevo dolori atroci. Dopo l’operazione sonostata bene per poco tempo, perché i dolori sono ritornati, come primadell’operazione, alla schiena e allo stomaco. Andai da un altro specialistache riscontrò i calcoli al fegato: ero stata operata per niente. Dovettiaspettare ad operarmi perché era trascorso poco tempo dall’ultimaoperazione: trascorsi nove mesi <strong>di</strong> sofferenze, una mattina mi alzai piùdolorante del solito e durante la giornata mi vennero il volto e il corpogialli. Io e i miei figli, presi dalla paura, facemmo venire un vicino <strong>di</strong> casache gentilmente mi portò all’ospedale d’urgenza.Sono stata sottoposta imme<strong>di</strong>atamente a trasfusioni <strong>di</strong> sangue, i me<strong>di</strong>ci<strong>di</strong>ssero che potevo morire se arrivavo un po’ più tar<strong>di</strong>, poi mi operarono:avevo parecchi calcoli.Dopo ventotto giorni <strong>di</strong> ospedale finalmente tornai a casa. Mia sorellamaggiore venne ad aiutarmi, lavò a mano gli indumenti <strong>di</strong> tutta la famiglia34

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