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La storia di Assunta - Nicola Saba

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abbiamo cenato con lo stesso menu dei miei genitori: brodo, carne, polloarrosto.<strong>La</strong> festa si prolungò fino alle due del mattino, cantando e raccontandobarzellette. Mentre i parenti stanchi stavano andando via, mio fratellomaggiore, davanti a tutti gli ospiti, mi <strong>di</strong>sse: cara sorella ti abbiamoportato in questa casa, devi rimanerci per sempre in bene e in male: lacasa dove sei nata non è più la tua. Io mi sono commossa moltissimo daqueste parole.Emozionata e stanca, dopo aver salutato i parenti, andai con Nando nellanostra camera: lì ci siamo abbracciati e abbiamo dormito un sonnoprofondo. Ricordo che l’arma<strong>di</strong>o era composto da due ante moltopiccole, non sufficienti per noi: mio cognato voleva mettere anche il suovestito che non ci stava e per questo motivo si litigava spesso. Nellacamera c’erano anche un comò, due se<strong>di</strong>e, un catino e una brocca cheserviva solamente quando si partoriva, lo usava la levatrice per lavare ilbambino.<strong>La</strong> mattina seguente mia cognata, che si era fermata a dormire daigenitori, ci svegliò portandoci il caffè in camera. Ringraziandola, sonoscesa in cucina dove mi sono sentita subito spaesata: ero abituata contanta gente, ma nonostante ciò mi consolava Nando.16

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