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La storia di Assunta - Nicola Saba

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In gennaio del 1946 il mio fidanzato mi chiese <strong>di</strong> sposarmi ma io nonavevo la dote e allora ci si sposava solamente se si aveva la dote. Ma intempo <strong>di</strong> guerra non c’era la possibilità <strong>di</strong> avere sol<strong>di</strong> e le stoffe eranoAUTARCHICHE, <strong>di</strong> un tessuto duro e grezzo.In luglio, dopo la raccolta del frumento, con i sol<strong>di</strong> ricavati acquistai lastoffa <strong>di</strong> cotone e mi confezionai camicie, mutande, lenzuola con lefedere, tutte ricamate a mano con le iniziali A.F. <strong>Assunta</strong> Falcomer. Avevoacquistato anche gomitoli <strong>di</strong> lana e <strong>di</strong> cotone per farmi calze, maglie <strong>di</strong>lana e <strong>di</strong> cotone.Terminata la dote potevo sposarmi, così abbiamo fissato la data. Diecigiorni prima del matrimonio, l’usanza voleva che il futuro suoceroandasse dai genitori della sposa a prendere la dote e chiedere la figlia insposa: in quell’ occasione la futura sposa regalava un fazzolettino biancoal padre dello sposo. Dopo il matrimonio, invece, regalava alla suocerauna camicia bianca.In tempo <strong>di</strong> guerra, per acquistare un paio <strong>di</strong> scarpe o un vestito, dovevovendere fagioli e le spighe rimaste per terra nei campi e non raccolte13

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