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Il Meeting in persona

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settimanale diretto da luigi amicone anno 19 | numero 33-34 | 28 agosto 2013 | 2,00Poste italiane spa - spedizione <strong>in</strong> a. p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, ne/VRJohn Waters, columnistdell’Irish Times,ha raccontato il suoritorno alla fede dopouna vita di eccessidurante la Giornata deimovimenti col Papa.Al <strong>Meet<strong>in</strong>g</strong> di Rim<strong>in</strong>ispiegherà il titolo:emergenza uomo<strong>Il</strong> <strong>Meet<strong>in</strong>g</strong><strong>in</strong> <strong>persona</strong>


EDITORIALEverso il meet<strong>in</strong>gLa scelta è tra la faccia <strong>in</strong>dignatao quella lieta di chi ha qualcosa da direEsistono posti graziatidal dest<strong>in</strong>o di <strong>in</strong>felicità.fenomeni geniali e perciòpopolari come il <strong>Meet<strong>in</strong>g</strong>di Rim<strong>in</strong>i, che ha il tratto<strong>in</strong>confondibile di nonconoscere lividezza, né livoreFaccia livida, disposizione al livore (o all’<strong>in</strong>dignazione, che è lo stesso),risentimento, sono tratti tipici di uno stato d’animo sentimentalee di una condizione umana <strong>in</strong>felice. Si tratta, né più né meno,di una situazione molto diffusa e, forse, caratteristica dell’uomo e delladonna moderni. Di qua, nel primo mondo, dove benessere e speranza diuna umanità ricomposta nell’uguaglianza, giustizia e pace sperimentanoquotidianamente la fallacia e lo smacco dei ricorrenti tentativi rivoluzionari,utopie salvifiche e dove l’idolo della scienza (o del progresso,che è lo stesso) sebbene martellato dall’<strong>in</strong>dustria culturale di massa, nellapratica vita di tutti i giorni, fallisce la sua funzione consolatoria.Di là, nel secondo e terzo mondo, dove la semplice (ma gravida di immancabiliconseguenze liberatorie dalle tirannie) concezione cristianadella <strong>persona</strong> umana come bene supremo <strong>in</strong> quanto creatura <strong>in</strong> relazionediretta e <strong>persona</strong>le con Dio, o non è ancora arrivata come Buona Novellao rimane schiacciata da religioniche attribuiscono al Dio libertà <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itae nient’altro che una volontàbuona (se sottomessa), cattiva (se anchesolo è riflessiva sul proprio desideriodi felicità) alla <strong>persona</strong> umana.Esistono naturalmente posti graziosie, <strong>in</strong> un certo senso, graziati daquesto dest<strong>in</strong>o di <strong>in</strong>felicità. In genere,esistono là dove un genio umano si ponga e <strong>in</strong>terpelli con la sua facciada “salvato”, come direbbe Nietzsche, i propri simili. Salvato. O perché hail dono di vivere e comunicare un pregiudizio positivo sulla realtà (il casodi grandi donne o del femm<strong>in</strong>ile autentico). O perché dotato di un’<strong>in</strong>telligenzache ha il potere di suscitare stupore e ammirazione per il misterodella vita (<strong>in</strong> questo noi stimiamo <strong>persona</strong>lità come Giuliano Ferrara).Ecco, <strong>in</strong> questo solco stanno fenomeni geniali e perciò popolari comequello del <strong>Meet<strong>in</strong>g</strong> di Rim<strong>in</strong>i. Momento aggregativo di cent<strong>in</strong>aia dimigliaia di persone, esso ha il tratto <strong>in</strong>confondibile di non conoscere lividezza,né livore, né risentimento. Non solo. Chiunque vi abbia partecipatoanche da posizioni completamente digiune o distanti dal cristianesimo,ne ha parlato come di un fenomeno riscontrabile umanamentecome “buono”. Naturalmente (cioé razionalmente), volendo approfondireper rendere giustizia al vero e trarne utilità per la propria vita, ci sidovrebbe mettere nelle condizioni di esam<strong>in</strong>are lealmente da dove scaturiscequesta vita “buona” e che pure si tramanda di generazione <strong>in</strong> generazione,nonostante gli evidenti difetti, <strong>in</strong>coerenze e limiti <strong>in</strong>siti ognivicenda umana. Ma quale sarebbe il primo passo di questo approfondimento,di questa conoscenza? Sarebbe stare alla presenza, convivere, conciò che dice di sé questa vicenda umana. Cosa dice di sé? Dice che non sitratta di una comunità di persone fuori dal comune. Ma di una comunitàdi persone assolutamente comuni che “è la portatrice storicadello sguardo plenario di Cristo sul mondo”.FOGLIETTOTempi lunghi.Non è improvvisandoche rimedieremo allamancanza di leadership(e non solo <strong>in</strong> politica)«Icap<strong>in</strong>on s’improvvisano,soprattutto <strong>in</strong> un’epoca dicrisi. Trascurare il compitodi preparare nei tempi lunghi e con severitàd’impegno gli uom<strong>in</strong>i che dovrannorisolverla significa abbandonare alladeriva il corso delle vicende storiche».Giovanni Paolo II ha pronunciato questeparole nel 1984 a Pavia, al CollegioBorromeo, <strong>in</strong> un discorso tenuto <strong>in</strong> onoredi San Carlo. <strong>Il</strong> Collegio fu fondatodal Santo nel 1561 per rispondere aldisagio materiale e al disord<strong>in</strong>e morale<strong>in</strong> cui versava larga parte della gioventùstudentesca dell’epoca. Allora comeoggi c’era bisogno di “capi”, di guidevere, di persone capaci di visione strategica.Tante volte la nostra storia haavuto necessità di élite che guidasserole popolazioni, e spesso sono mancate:si pensi allo sconvolgimento dei territoriitaliani alla f<strong>in</strong>e del XVIII secolo,durante l’<strong>in</strong>vasione napoleonica, e allafuga delle élite. Si pensi allo smarrimentodelle popolazioni, che <strong>in</strong> quegli annihanno difeso a mani nude i doni che ritenevanopiù preziosi – la fede e l’identità– senza che qualcuno <strong>in</strong>dicasse lorouna strada. Si pensi alle tragedie di70 anni fa, dopo il 25 luglio e dopo l’8settembre 1943, pure lì dovute <strong>in</strong> largaparte all’assenza di capi non improvvisati.I tempi che viviamo conoscononuovamente la drammatica difficoltà diespressione e di riconoscimento di leadership– non solo sulla scena politica–, mentre, per scelte deliberatamenteconcordate, cresce il condizionamentodelle decisioni nazionali a causa dellaglobalizzazione e dei v<strong>in</strong>coli delle realtàsovranazionali. Pensare di aggirare lafatica di un lavoro di costruzione neitempi lunghi, immag<strong>in</strong>are di alleggerirsiliberandosi dei pr<strong>in</strong>cìpi significa abbandonarsiall’improvvisazione. Quella cheimpedisce di identificare i “capi” nelsenso proprio del term<strong>in</strong>e.alfredo Mantovano| | 28 agosto 2013 | 5


settimanale diretto da luigi amicone anno 19 | numero 33-34 | 28 agosto 2013 | 2,00John Waters, columnistdell’Irish Times,ha raccontato il suoritorno alla fede dopouna vita di eccessidurante la Giornata deimovimenti col Papa.Al <strong>Meet<strong>in</strong>g</strong> di Rim<strong>in</strong>ispiegherà il titolo:emergenza uomoSOMMARIO08 PRIMALINEA IL PARADOSSO DEL FISCO CONTRO D&G | AMICONEN. 33-34Poste italiane spa - spedizione <strong>in</strong> a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1, ne/Vr<strong>Il</strong> <strong>Meet<strong>in</strong>g</strong><strong>in</strong> <strong>persona</strong>Parla John Waters, ilgiornalista che spiegheràil titolo del <strong>Meet<strong>in</strong>g</strong> diRim<strong>in</strong>i: emergenza uomoLA SETTIMANA14 INTERNI LA FONDAZIONE TEMPI20 IL PERSONAGGIO JOHN WATERS A RIMINI | MICHELAFogliettoAlfredo Mantovano...........5Solo per i vostri occhiLodovico Festa........................19Le nuove lettere diBerlicche...............................................31Presa d’ariaPaolo Togni....................................36Mamma OcaAnnalena Valenti................37Post ApocalyptoAldo Trento..................................44Sport über allesFred Perri..........................................46Cartol<strong>in</strong>a dal ParadisoPippo Corigliano .................47DiarioMar<strong>in</strong>a Corradi......................50RUBRICHE24 CULTURA I FIGLI DEI MASCHI | FELTRI, ANELLI 32 L’ITALIA CHE LAVORA COSTRUIRE È UN’ARTEStili di vita ..........................................36Per Piacere........................................39Motorpedia .......................................42Lettere al direttore..........46Taz&Bao................................................48Foto: Ansa; Archivio <strong>Meet<strong>in</strong>g</strong>; GettyImagesReg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994settimanale di cronaca, giudizio,libera circolazione di ideeAnno 19 – N. 33-34 dal 15 al 28 agosto 2013DIRETTORE RESPONSABILE:LUIGI AMICONEREDAZIONE: Laura Borselli, Rodolfo Casadei(<strong>in</strong>viato speciale), Cater<strong>in</strong>a Giojelli,Daniele Guarneri, Pietro Picc<strong>in</strong><strong>in</strong>iIN COPERTINA: Foto Archivio <strong>Meet<strong>in</strong>g</strong>PROGETTO GRAFICO:Enrico Bagnoli, Francesco CamagnaUFFICIO GRAFICO:Matteo Cattaneo (Art Director), Davide ViganòFOTOLITO E STAMPA: Roto2000 S.p.A.,Via L. da V<strong>in</strong>ci, 18/20, Casarile (MI)DISTRIBUZIONE a cura della Press Di SrlGESTIONE ABBONAMENTI:Tempi, Corso Sempione 4 • 20154 Milano,dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13tel. 02/31923730, fax 02/34538074abbonamenti@tempi.itEDITORE: Tempi Società Cooperativa,Corso Sempione 4, MilanoLa testata fruisce dei contributi statali diretti di cuialla legge 7 agosto 1990, n. 250SEDE REDAZIONE: Corso Sempione 4, Milano, tel.02/31923727, fax 02/34538074,redazione@tempi.it, www.tempi.itCONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITà:Editoriale Tempi Duri Srltel. 02/3192371, fax 02/31923799GARANZIA DI RISERVATEZZAPER GLI ABBONATI: L’Editore garantisce la massimariservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilitàdi richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazionescrivendo a: Tempi Società Cooperativa, CorsoSempione, 4 20154 Milano. Le <strong>in</strong>formazioni custoditenell’archivio elettronico di Tempi Società Cooperativaverranno utilizzate al solo scopo di <strong>in</strong>viare agli abbonatila testata e gli allegati, anche pubblicitari, di <strong>in</strong>teressepubblico (D.LEG. 196/2003 tutela dati <strong>persona</strong>li).


Impetum suum posse sust<strong>in</strong>eriexistimabant fuerit suis.Accedebat quod suos ab se liberosabstractos obsidum nom<strong>in</strong>edolebant, atque Romanos nonsolum it<strong>in</strong>erum


moda <strong>in</strong> tr<strong>in</strong>cea| DI luIGI amicoNEUna farsaitalian styleFoto: OlycomRoba da ricchi? Giochetti di f<strong>in</strong>anza lontanidal mondo delle imprese normali? Niente di tuttoquesto. La battaglia degli stilisti Dolce e Gabbanacon il fisco è il paradigma triste di un paesedove non esiste certezza del diritto. E dove,nel dubbio, lo Stato cont<strong>in</strong>ua a batter cassa| | 28 agosto 2013 | 9


<strong>Il</strong> 19 giugno gli stilisti DomenicoDolce e Stefano Gabbana venivanocondannati dal giudice diprima istanza Antonella Brambillaa un anno e otto mesi direclusione per omessa dichiarazionedei redditi. Assolti, <strong>in</strong>vece, «perchéil fatto non sussiste», dal reato di dichiarazione<strong>in</strong>fedele. Seguirono polemiche e unoscontro al calor bianco con la giunta Pisapia,il cui assessore al Commercio FrancoD’Alfonso ha pensato bene di dire cheMilano non ha bisogno di farsi rappresentareda «loro». A questo punto D&G giustamentesi <strong>in</strong>cazzano. Serrano per tre giornii negozi di Milano e il 20 luglio compranodue pag<strong>in</strong>e di Repubblica e Corrieredella Sera: «Non siamo più dispostia subire <strong>in</strong>giustamente le accuse dellaGuardia di F<strong>in</strong>anza e dell’Agenzia delleEntrate, gli attacchi dei Pubblici M<strong>in</strong>isterie la gogna mediatica a cui siamo sottopostiormai da anni» scrivono i due stilisti. Enell’altra pag<strong>in</strong>a dettagliano i legali facendoun po’ strabuzzare gli occhi dei lettori:«L’accusa penale nei confronti dei duestilisti era questa: voi, dalla cessione deimarchi avete <strong>in</strong>cassato complessivamenteeuro 360milioni, dovevate pagare euro 548milioni 842mila 368». In effetti è «<strong>in</strong>credibile,ma vero: i due stilisti erano stati accusatidi dichiarazione <strong>in</strong>fedele dei redditiper aver fedelmente annotato “solo” il corrispettivoeffettivamente percepito e nonquello (miliardario, secondo la fantascientificaipotesi dell’Agenzia dell Entrate) cheavrebbero teoricamente potuto percepire».Come è possibile che degli imprenditoriitaliani di fama <strong>in</strong>ternazionale formul<strong>in</strong>opubblicamente una denuncia così gravenei confronti di organi fiscali e giudiziaridello Stato e che tale denuncia siaderubricata a “sfogo” da ricchi e circondatada un silenzio assordante? <strong>Il</strong> 24 luglioRepubblica e Corriere pubblicano <strong>in</strong> contemporaneaun’<strong>in</strong>tervista <strong>in</strong> cui i due stilistirivendicano con orgoglio l’italianità diD&G e ne difendono la trasparenza di comportamenti.E con questo colpo (più unasfuriata sull’Herald Tribune, ed è ancoratutta pubblicità, si fa per dire, per il sistema-Italia),<strong>in</strong> attesa di riprendere a settembrela battaglia col fisco e l’appello nelpenale, D&G partono per le vacanze.In un sistema di giustizia dove ognicorte segue la propria giurisdizione nonbasta essere dichiarati <strong>in</strong>nocenti <strong>in</strong> unprocedimento penale. Così, benché assoltidal reato di dichiarazione <strong>in</strong>fedele, benchésia pacifico che D&G abbiano versatof<strong>in</strong>o all’ultimo centesimo i 162 milioni ditasse (45 per cento) sui 360 milioni effettivamentepercepiti per la vendita dei loromarchi, la giustizia tributaria italiana prosegueil suo percorso. <strong>Il</strong> ragionamento delfisco si sp<strong>in</strong>ge f<strong>in</strong>o ad ammettere che for-10 | 28 agosto 2013 | |


«accusATI di dichIARAzioNE INfedELEdEI REddITI PER avER ANNoTATo “solo”IL coRRIsPETTIvo effETTIvAMENTEPERcEPITo e non quELLo che avREbbERoTEoRIcAMENTE potuto PERcEPIRE»moda <strong>in</strong> tr<strong>in</strong>cea PRIMALINEAFoto: Ansase uno scontic<strong>in</strong>o si può fare: era di 548milioni e passa, tra tasse e sanzioni, la cifrarichiesta ai due stilisti sulla base dei 1190milioni di euro di valore che f<strong>in</strong> dal 2004 sisarebbe dovuto attribuire ai marchi D&Gsecondo i rilievi di Agenzia delle entrate eGdf? D’accordo, sembra dire il fisco, abbassiamola valutazione da 1190 a 730 milioni.Di fatto, la sentenza di primo gradodella Commissione tributaria il 4 dicembre2012 (e la conferma <strong>in</strong> secondo gradodel 20 marzo 2013), porta da 1190 a 730milioni il valore stimato dei marchi D&G.Rispetto ai 360 rimane però pur sempreun delta di 370 milioni. Conclusione? Traomessa dichiarazione e multa, il fisco chiedeai due altri 400 milioni di euro. Robada chiudere i battenti e portare l’azienda<strong>in</strong> Svizzera (come hanno già fatto diversialtri stilisti italiani), <strong>in</strong>vece i due decidonodi ricorrere <strong>in</strong> Cassazione. La D&G è “visitata”dalla Guardia di F<strong>in</strong>anza con una cer-ta frequenza a partire dal 2007. È qui checom<strong>in</strong>ciano i guai. C’è un marchio, diconole Fiamme Gialle e le commissioni tributariedell’Agenzia delle Entrate, che stimiamosia stato ceduto a prezzo stracciato.E c’è una società lussemburghese, laGado, acquirente del marchio e controllatadall’azienda D&G, che riteniamo abbiagenerato royalties che hanno evaso il fiscoitaliano. Quanto alla prima accusa (dichiarazione<strong>in</strong>fedele dei redditi) conclusasicon una piena assoluzione <strong>in</strong> sede penalema non <strong>in</strong> sede tributaria, la stima di 360milioni dei marchi D&G risale al 2003 edè stata fatta da Price Waterhouse Coopers,primaria agenzia <strong>in</strong>ternazionale di consulenzalegale.Quel brand valeva almeno <strong>in</strong> triplo,controbattono i rilievi del fisco dell’anno2007, perciò, anche se dalla cessione delbrand i due stilisti hanno <strong>in</strong>cassato nell’anno2004 “solo” 360 milioni, <strong>in</strong> base agliaccertamenti presuntivi di GdF e Agenziadelle Entrate, Dolce e Gabbana dovevano edebbono pagare pagare 548 e passa milioniperché quel marchio ne valeva 1190. E iriscontri? Per esempio, nel processo penalechiede il pm a un colonnello delle FiammeGialle: «La valutazione di questi marchi èstata fatta nel 2003, qu<strong>in</strong>di prima della cessione,però poi gli accertamenti sono <strong>in</strong>tervenutialcuni anni dopo, qu<strong>in</strong>di alcunianni dopo, oltre alle proiezioni di allora,si sono potuti verificare i dati effettivi, cioèquesti marchi che valore avrebbero prodotto<strong>in</strong> quegli anni <strong>in</strong> concreto?». Risposta:«In concreto, sicuramente superiori».Alla prova dei fatti il “concreto” e “sicuramentesuperiori” si risolvono <strong>in</strong> unconfronto sfavorevole all’accusa davveroimpressionante. Dal 2005 ad oggi, le stimedell’Agenzia delle Entrare sono semprestraord<strong>in</strong>ariamente superiori al datoreale. E <strong>in</strong> alcuni anni sono quasi il triplorispetto a quelle annotate nel bilancioaziendale. Questo per quanto concernegli <strong>in</strong>troiti generati dal marchio D&G.E sui fatturati complessivi, come si dimostrala crescita stimata dal fisco sulla basedel marchio e, qu<strong>in</strong>di, l’<strong>in</strong>congruenza dei360 milioni? Anche qui le stime dell’Agenziasono mediamente tre volte superiori aidati reali.Tra sopravvalutazioni e leggerezzeIn dibattimento emergono addiritturaerrori sorprendenti. L’accusa per esempiocita un report di Mediobanca che avrebbeformulato delle valutazioni il l<strong>in</strong>eacon le stime del fisco e affermato che ilvalore di mercato dei marchi era «sicuramentesuperiore». E <strong>in</strong>vece non esiste nulladi tutto ciò: il report di Mediobanca silimita semplicemente a descrivere l’operazionedi ristrutturazione societaria del2004. Al colmo degli errori, sopravvalutazioni,sospetti non suffragati da altro chedall’autorità dello Stato rappresentata daitestimoni d’accusa, <strong>in</strong> sede dibattimentalel’avvocato Massimo D<strong>in</strong>oia attacca: «È sorprendenteche gli operanti di polizia giudiziariaabbiano potuto suggerire al pubblicom<strong>in</strong>istero che Dolce&Gabbana Srl“non ha applicato e, pertanto, non ha versatole ritenute” quando sono stati proprioloro, <strong>in</strong> sede tributaria, a riconoscere l’esattoopposto!». La difesa dimostra <strong>in</strong>oltre cheDolce e Gabbana non soltanto non avevanoalcun obbligo di vendere i loro marchial “valore di mercato”, ma che tale valorestimato dalle Fiamme Gialle (e fatto propriodall’Agenzia delle Entrate) era uscitoda un racconto di Isac Asimov. Dice a processoun colonnello della F<strong>in</strong>anza: «Abbiamoescluso il valore alto, di 2 miliardi e2, abbiamo escluso il valore estremamenteprudenziale della perizia di parte (PriceWaterhouse Coopers, primaria agenziadi consulenza legale <strong>in</strong>ternazionale, ndr )e abbiamo fatto una media». Totale della“media”: 1190 milioni <strong>in</strong>vece che 360. Ok.Ma con quale metodo si è arrivati a fissarequesta “media”? Risposta dell’ufficiale dellaF<strong>in</strong>anza: «Non bisogna essere <strong>in</strong> grado| | 28 agosto 2013 | 11


tra norme non chiare e retroattiveQuando i contribuenti sono <strong>in</strong>difesi<strong>Il</strong> baluardo della certezza del diritto non è più tale e sono orma<strong>in</strong>umerosi gli esempi del suo scard<strong>in</strong>amento. Si pensi alla regola generale perla quale l’imposta si applica sul reddito effettivo – cioè, sul reddito realmenteconseguito – da tempo ampiamente disattesa dall’Amm<strong>in</strong>istrazione f<strong>in</strong>anziaria,con l’avallo della Corte di Cassazione. Vi è una chiara regola nel nostroord<strong>in</strong>amento, per la quale quel che va tassato (ai f<strong>in</strong>i reddituali) <strong>in</strong> caso divendita di beni è il corrispettivo, vale a dire, il prezzo concordato e applicatodalle parti (il prezzo “<strong>in</strong>cassato”, per le persone fisiche). Da ciò discende chel’omessa tassazione di una parte del corrispettivo può essere contestata solose si dimostra che un maggior corrispettivo è stato <strong>in</strong> realtà pattuito e applicato(“<strong>in</strong>cassato”). Se così, se il prezzo effettivo è maggiore di quello dichiarato,allora il contribuente ha evaso (non certo “abusato” o “eluso”). Se così nonè, o, comunque, se di ciò l’amm<strong>in</strong>istratore f<strong>in</strong>anziaria non dà prova, nessunacontestazione di “<strong>in</strong>fedele” dichiarazione può essere sollevata. Meglio: nonpotrebbe e non dovrebbe essere sollevata, viste le ormai numerose contestazionidi “maggiori corrispettivi” calcolati sulla base del “valore di mercato” deibeni. Vale a dire, di un valore di per sé privo di rilievo (salve precise eccezioni)ai f<strong>in</strong>i dell’imposizione sui redditi, ove rileva, come detto, il corrispettivo reale.Tra queste contestazioni si situa anche quella di “dichiarazione <strong>in</strong>fedele” neiconfronti dei signori Dolce e Gabbana: se, come si legge nei fatti riportati nelledecisioni dei giudici tributari di primo e secondo grado, l’operazione contestatariguarda la vendita di marchi di loro proprietà, allora quel che andava tassatoera il corrispettivo concordato e <strong>in</strong>cassato. Pretendere di tassare il valoredi mercato di quei beni non è corretto, disattende e viola la predetta regolabasilare. Ce lo ha ha ricordato anche la Commissione europea qualche anno fa:con il dl cd. Visco-Bersani del 2006, il legislatore (si badi! Non l’amm<strong>in</strong>istrazionef<strong>in</strong>anziaria) aveva, <strong>in</strong> effetti, provato ad <strong>in</strong>trodurre una regola presuntiva ditassazione sulla base del valore di mercato del reddito conseguito da imprenditoriper la vendita di immobili, ma, dopo soli due anni, su sollecitazionedell’Autorità europea, la norma ha dovuto essere abrogata. Perché “sproporzionata”e <strong>in</strong> contrasto con le regole generali dell’ord<strong>in</strong>amento.Francesca Mazzaavvocato <strong>in</strong> Milanodi fare una perizia, è solo un confronto!(…) Non c’è bisogno di avere studiato tantilibri!». È qui che entra <strong>in</strong> scena il soggettoche ha stimato il marchio D&G (tra l’altronel 2008 rispetto a una cessione avvenutanel 2004) quei famosi “2 miliardi e 2” citatidall’ufficiale della F<strong>in</strong>anza. <strong>Il</strong> soggetto dei“2miliardi e 2” è la società Interbrand. Chenel dibattimento altri non risulterà essere,a detta dello stesso teste rappresentante laInterbrand, «società (che) pubblica periodicamentedegli studi… con f<strong>in</strong>alità appuntodiciamo divulgativa e promozionale».Dopo di che si scopre che quella valutazione“divulgativa” era stata fatta per promuoverela medesima Interbrand presso laDolce&Gabbana. Insomma, afferma l’avvocatoD<strong>in</strong>oia, «Interbrand non ha fatto unavalutazione del marchio né, tanto meno,ha <strong>in</strong>dicato una media dei prezzi realmenteapplicati. <strong>Il</strong> suo può tranquillamentedef<strong>in</strong>irsi uno spot pubblicitario non retribuito(e soprattutto non richiesto) <strong>in</strong> favoredi Dolce&Gabbana». Prova ne sia che«poco dopo la sua pubblicazione e sullascia dei numeri stratosferici ivi prospettati,il dottor Ricca Manfredi (il teste rappresentantedella Interbrand, ndr) sia andatoa bussare alla porta della dottoressa Ruella(direttore generale D&G, ndr) chiedendole“l’opportunità di <strong>in</strong>contrarLa <strong>persona</strong>lmenteper discutere come potremmomettere le nostre competenze al serviziodel brand Dolce&Gabbana”». Conclusione:D&G escono assolti dalla giustizia penale,ma restano colpevoli per la giustizia tributaria.Incredibile.La condanna <strong>in</strong> primo gradoE veniamo alla condanna <strong>in</strong> primo gradoper omessa dichiarazione dei redditi.Qui la controversia è più complicata e unaqualche ratio il verdetto ce l’ha. Per comprenderel’oggetto della disputa occorreperò fare un passo <strong>in</strong>dietro di dieci anni espiegare come e perché maturò la decisionedi vendere il marchio D&G a una controllatalussemburghese. E secondo qualimodalità venne realizzata l’operazione.F<strong>in</strong>o al 2003 i marchi sono di proprietà al50 per cento delle persone fisiche DomenicoDolce e Stefano Gabbana. Legare unmarchio aziendale a delle persone fisicheè un caso più unico che raro nell’epocadel capitalismo globalizzato. Nel 2003,l’azienda va a gonfie vele e si progetta lasua quotazione <strong>in</strong> Borsa. Chiaro, suggerisconolegali, banchieri, <strong>in</strong>vestitori <strong>in</strong>teressatiallo sviluppo di D&G, che occorre bl<strong>in</strong>dareil marchio e affidare la sua gestionea una società. I due stilisti, poi, sonosoci al 50 per cento della hold<strong>in</strong>g D&Gsrl. La D&G Srl è a sua volta proprietariaal 100 per cento della Dolce&Gabbanasrl, la società che si occupa di commerciale,retail e P.R., <strong>in</strong> Italia, e nel mondoattraverso società <strong>in</strong> loco. La produzioneè affidata alla società Dolce Saverio Spadi proprietà al 100 percento della famigliaDolce. Così, a partire dal 2004 si attuauna radicale ristrutturazione aziendale:Domenico Dolce e Stefano Gabbana, costituisconola Dolce&Gabbana LuxembourgS.a.r.l, società di cui detengono l’80 percento delle partecipazioni. <strong>Il</strong> restante 20per cento è detenuto dalla famiglia Dolce,che conferisce l’attività di produzioneal gruppo D&G. A questo punto la Dol-12 | 28 agosto 2013 | |


moda <strong>in</strong> tr<strong>in</strong>cea PRIMALINEAA metà luglio le boutiquemilanesi di Dolce&Gabbanavengono “chiuse per<strong>in</strong>dignazione” per protestacontro l’assessore alCommercio di Palazzo Mar<strong>in</strong>oFranco D’Alfonso, che dopola condanna per omessadichiarazione dei redditidei due stilisti, aveva dettoche la città non aveva bisognodi farsi rappresentare da loroFoto: Olycomnel 2011 IL gup esclude IL PRocesso PERché l’ELusioNEnon è REAto. Poi i PM IMPugNANo IN cassazioNEe RIsulta che l’ELusioNE non è REAto. MA A VOLTE LO èce Gabbana Luxembourg S.a.r.l. controllaal 100 per cento la Dolce&Gabbana Srl,che oltre a rete commerciale, retail e PR,gestisce la Dolce&Gabbana Industria Spa,che si occupa della produzione. Inf<strong>in</strong>e, laDolce&Gabbana Luxembourg S.a.r.l. creae controlla al 100 per cento la lussemburgheseGADO S.a.r.l., alla quale viene cedutoil marchio dalle persone fisiche DomenicoDolce e Stefano Gabbana.Tutto questo popò di rivoluzione aziendalenon viene fatto alla chetichella. Alcontrario, viene fortemente pubblicizzatoproprio al f<strong>in</strong>e di conv<strong>in</strong>cere il mercato delvalore e delle ambizioni di crescita <strong>in</strong>ternazionaledella D&G. Per questo, si suppone,Simone Luerti, il giudice dell’udienzaprelim<strong>in</strong>are che per primo, nel 2011,è chiamato a decidere sulle due accuse(omessa e <strong>in</strong>fedele dichiarazione) prosciogliei due stilisti senza ritenere che vi sianoelementi per andare a processo. <strong>Il</strong> ragionamentodel gup è il seguente: visti gli atti,anche se la cessione del marchio alla societàlussemburghese controllata da D&Gaveva motivazioni schiettamente f<strong>in</strong>anziarie,di risparmio e anche di elusione fiscale,non vi è nulla di penalmente rilevante.Tutti i passaggi che portarono alla creazionedella “Gado” furono compiuti “alla lucedel sole”. Dunque, “il fatto non sussiste”.Poi però seguirà l’impugnazione deipm <strong>in</strong> Cassazione. E il verdetto di quest’ultimache annullerà la sentenza e r<strong>in</strong>vieràgli atti al gup per una nuova decisione.L’elusione fiscale, secondo la supremacorte, puo’ <strong>in</strong>fatti assumere <strong>in</strong> determ<strong>in</strong>aticasi rilevanza penale, <strong>in</strong> quanto «il pr<strong>in</strong>cipioregolatore della materia non puòche essere il pr<strong>in</strong>cipio di legalità, che stabilisceun nesso <strong>in</strong>sc<strong>in</strong>dibile tra sanzionepenale e fatto, tassativamente e precisamentedescritto da una norma di legge».Detto ciò, sostiene la Cassazione, «l’elusionefiscale presenta tratti quasi ant<strong>in</strong>omici,essendo caratterizzata, per un verso, dauna concatenazione di atti leciti; per altroverso, da una marcata atipicità, che confliggecon il pr<strong>in</strong>cipio di tipicità e determ<strong>in</strong>atezzadella fattispecie penale». Insomma,l’elusione non è reato. Però, di fatto,può essere reato.La commedia dell’assurdoRicordate il famoso paradosso del romanzoantimilitarista di Joseph Heller? «Comma22: chi è pazzo può chiedere di essereesentato dalle missioni di volo, ma chichiede di essere esentato dalle missioni divolo non è pazzo». L’elusione fiscale nonconfigura atti illeciti. Però. Però al secondogiro processuale, due anni dopo esserestati assolti sulla stessa ipotesi di reato, il19 giugno 2013 Dolce&Gabbana si beccanoun anno e otto mesi per omessa dichiarazionedei redditi. Eppure, richiama ladifesa, quando a marzo 2004 i due stilistivendettero i marchi ad una delle societàdel gruppo, il mondo del diritto penale equello dell’elusione fiscale non erano neppurelontani parenti. Per una ragione moltesemplice: non vi era stata f<strong>in</strong>o ad alloranessuna sentenza, men che meno di Cassazione,che avesse <strong>in</strong>s<strong>in</strong>uato anche soloper ipotesi la possibilità che operazioniconsentite dal legislatore, connotate da un<strong>in</strong>tento di risparmio di imposta, o di cosiddetta“elusione” del fisco italiano, potesseroricadere nel penale.Siamo comunque al primo grado digiudizio. E come chiunque dovrebbe sapere,essendo che <strong>in</strong> Italia non c’è giustizialistache non si riempia la bocca con la Costituzione,la Costituzione dice che un imputatoè <strong>in</strong>nocente f<strong>in</strong>o a che i tre gradi digiudizio non dimostr<strong>in</strong>o il contrario. Poiè, vero, l’Italia è anche piena dei D’Alfonso.Dopo di che, la giustizia tributaria va avantia batter cassa. A presc<strong>in</strong>dere. n| | 28 agosto 2013 | 13


presto on l<strong>in</strong>efondazionetempi.orgAl f<strong>in</strong>e di approfondire icontenuti e le tematichesviluppate nel settimanaleTempi e di offrire lorouno sbocco più ampioè stata costituita laFondazione Tempi cheattraverso diverse attivitàsi propone come punto didibattito e raccolta diidee per l’attività editoriale,ma anche come puntodi s<strong>in</strong>tesi e aggregazioneper attività collaterali,dalle <strong>in</strong>iziative culturalia quelle di dialogo conla politica. Informazioniulteriori, aggiornamentosulle <strong>in</strong>iziative e modalitàdi adesione si troverannosul sito www.fondazionetempi.org,on l<strong>in</strong>e da settembre;oppure scrivendoall’<strong>in</strong>dirizzo mail <strong>in</strong>fo@fondazionetempi.org.| | 28 agosto 2013 | 15


una sfida oltre la stampa <strong>in</strong>ternil’appuntamentoLa collaborazionecon Magna CartaLa Fondazione Tempi collaborerà conla Fondazione Magna Carta di GaetanoQuagliariello, il m<strong>in</strong>istro per le Riformecostituzionali <strong>in</strong>tervenuto alla presentazionedelle settimane scorse. In quell’occasioneQuagliariello ha dettagliato ilcontenuto dei “tempi duri” della politica,<strong>in</strong>dividuando la via d’uscita «soltanto seriusciamo a tornare <strong>in</strong> mare aperto equesto vale <strong>in</strong> primo luogo per quantoriguarda lo scontro politico-culturale, conla ripresa di una posizione movimentistache oggi non c’è». Un contributo <strong>in</strong>teressante<strong>in</strong> questo senso arriva dalla SummerSchool di Frascati, un corso di altaformazione politica rivolto a 40 giovaniselezionati da Magna Carta. Giunta allasua Ottava Edizione, la Summer Schoolsi svolgerà dall’8 al 12 settembre pressoil Grand Hotel Villa Tuscolana di Frascati,dove si alterneranno – tra lezioni frontali,tavole rotonde e dibattiti – m<strong>in</strong>istri, parlamentari,accademici, rappresentanti delmondo della cultura e dell’economia.l’evento di presentazione della Fondazione,tutti i relatori (dal direttore Amicone,al vescovo di Carpi, al m<strong>in</strong>istro Quagliariellof<strong>in</strong>o a Giancarlo Cesana) hannodef<strong>in</strong>ito tempi duri? Perché parlare ditempi duri e che tipo di atteggiamentoquesta considerazione detta sul modo diagire nella realtà?«Viviamo nella paura»«Non credo di dire una cosa sconvolgente– ha detto monisgnor Cav<strong>in</strong>a – affermandoche tutti viviamo nella paura e nell’ansia.Abbiamo paura dei pericoli che abbiamofabbricato con le nostre mani (disastroecologico, energia nucleare, modificazionegenetica), della situazione economicamondiale, del futuro nostro e delle generazioniche ci seguono. Ma la paura generaangoscia, tristezza, immobilismo...».Oggi, ha detto Cesana citando alcuni passaggidell’enciclica Lumen Fidei, è comese mancasse l’aria. «Perché la fede è completamenteseparata dalla modalità attraversocui l’uomo si mette a cercare quelloche vuole». Come scrive papa Francesconell’enciclica: «Si è pensatodi poterla conservare (la fede)di trovare per essa uno spazioperché convivesse con laluce della ragione. Lo spaziodella ragione si apriva lì dovela ragione non poteva illum<strong>in</strong>are,lì dove l’uomo nonpoteva avere certezze. La fedeè stata <strong>in</strong>tesa come un saltonel vuoto che compiamoper mancanza di luce, sp<strong>in</strong>tida un sentimento cieco;o come una luce soggettiva,capace forse di riscaldare ilcuore, di portare una consolazioneprivata, ma che nonpuò proporsi agli altri comeluce oggettiva e comune perrischiarare il camm<strong>in</strong>o. Pocoa poco, però, si è visto che laluce della ragione autonoma non riescead illum<strong>in</strong>are abbastanza il futuro; allaf<strong>in</strong>e esso resta nella sua oscurità e lascial’uomo nella paura dell’ignoto. (...) Quandomanca la luce, tutto diventa confuso, èimpossibile dist<strong>in</strong>guere il bene dal male,la strada che porta alla meta da quella checi fa camm<strong>in</strong>are <strong>in</strong> cerchi ripetitivi, senzadirezione».«La proposta dentro la società moderna– ha proseguito Cesana – è questa: uncomportamento – quello che corrispondeal politicamente corretto –, sostenutodal potere, deve dom<strong>in</strong>are su tutti glialtri. Basti pensare alle nozze gay, a certogiustizialismo, alla cultura del grillismo:gli atteggiamenti così moralistici ditanta politica di oggi non bastano, perché<strong>in</strong> essi non ci si può impegnare tuttose stessi e, alla f<strong>in</strong>e, sono vissuti da tutticome una specie di <strong>in</strong>evitabile imposizione.Infatti, è proprio impressionante lavelocità con cui si cambiano le bandiere».«Tra di noi che siamo qui, <strong>in</strong>vece, mipare ci sia il tentativo, di cui non potremoessere mai abbastanza grati, di farequalcosa di diverso, ovvero di ribadire ilpr<strong>in</strong>cipio di un’appartenenza. Non è unmistero per nessuno che dietro l’esperienzadi Tempi c’è Comunione e Liberazione:noi non dobbiamo essere un fattore dirappresentanza, nel senso che non è chesiamo rappresentanti di ciò a cui apparteniamo,ma siamo responsabili di ciò acui apparteniamo e, certamente, <strong>in</strong> questaresponsabilità verremo giudicati daglialtri anche come rappresentanti. La preoccupazionenon è di essere rappresentantedi, ma di essere f<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo responsabiledi quello che def<strong>in</strong>isce, che ha costruito,la nostra umanità. E credo che l’<strong>in</strong>iziativadi oggi voglia proprio <strong>in</strong>vitare a faredell’appartenenza di ciascuno, <strong>in</strong> modoassolutamente laico, popolare, una possibilitàdi proposta, di <strong>in</strong>contro e di approfondimentosu un piano che è decisamenteprepolitico, non perché si disprezzi lagiancarlo cesana: «Credo che la nascita dellafondazione sia proprio una decisione di <strong>in</strong>gaggionelle scelte culturali e politiche del mondo di oggi»politica, ma perché si vuole dare forzaideale alla decisione politica. Credo chela nascita di questa Fondazione sia propriouna decisione d’<strong>in</strong>gaggio nelle scelteculturali e politiche del mondo di oggi. Sitratta sicuramente di una posizione m<strong>in</strong>oritaria,ma d’altra parte sono sempre statele m<strong>in</strong>oranze a cambiare il mondo, mentresono le maggioranze che lo conservano.Ci deve essere, <strong>in</strong>oltre, una possibilitàd’aiuto reciproco e, secondo me, sistematico(comunicazione delle notizie, sostegnoal giornale, etc). Bisogna alimentareuna <strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>e culturale». n| | 28 agosto 2013 | 17


FondazioneNovae Terraesursum corda!La Fondazione <strong>in</strong>ternazionale “Novae Terrae” f<strong>in</strong> dal 2007 si impegna per lapromozione dei diritti umani a partire dal diritto alla vita (dal concepimentoalla morte naturale), della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna,della libertà di educazione dei genitori e della libertà religiosa.Quattro diritti umani fondamentali, proclamati da tutti gli organismi<strong>in</strong>ternazionali e presenti un tutte le dichiarazioni e convenzioni di valoresovranazionale che troppo spesso vengono dimenticati, r<strong>in</strong>negati e attaccati.Svolgiamo questa attività collaborando con esperti, politici, NGOs e giuristi<strong>in</strong>ternazionali e di diversa ispirazione religiosa.La Fondazione “Novae Terrae” vuole essere una fondazione sussidiaria,cooperativa e di promozione delle buone prassi.Dall’autunno 2013 potrai iscriverti a un servizio di Newslettersettimanale e mensile che raccoglierà contributi dai migliori siti mondiali.Sito <strong>in</strong>ternet www.novaeterrae.eucontact@novaeterrae.eu


di Lodovico FestaSOLO PERI VOSTRI OCCHILa condanna def<strong>in</strong>itiva di Silvio Berlusconiperfeziona il periodo 1992-2013quando sono colpiti da <strong>in</strong>iziative giudiziarie(tra gli altri) il primo governo Amato,il governo Ciampi, il primo governo Berlusconi,la Bicamerale di Massimo D’Alema,il secondo governo Berlusconi, il secondo governoProdi, il quarto governo Berlusconi. Eccoperché chi dice che la nostra Costituzioneè perfetta o è un poveretto o è una canaglia.L’equilibrio tra sistema giudiziario e istitutidella sovranità popolare rappresentòuno dei compromessi per dar vita a un assettopolitico-istituzionale tale da evitare che laguerra civile virtuale determ<strong>in</strong>ata dalla divisionedel mondo tra blocco liberal-capitalistae blocco comunista (così rilevante nellanostra realtà) diventasse effettiva. Questocompromesso “separò” un corpo dello Statoche si aveva paura <strong>in</strong>terferisse negli equilibritra i partiti, delimitandone <strong>in</strong>sieme lospazio di <strong>in</strong>tervento grazie a immunità parlamentaree ricorrenti amnistie. Scelta tamponeche r<strong>in</strong>forzò il corporativismo di unaa PROPOSITO di giuSTIziaSi può ristrutturareuna gabbia con dentrouna tigre feroce?<strong>Il</strong> “RITO aCCusaTORIO”dOVEVa daRCI unSISTEma PROCESSuaLELIbERaLE: è dIVEnuTO<strong>in</strong>VECE SPESSO unafaRSa PER lamILITaRIzzazIOne diuna paRTE dEI pm e ILCOndizIOnamenTO CHEESERCITano sui giudICIcategoria già consolidatodal fascismo con l’unificazionedelle carriere deigiudici e dei pm. Una trale scelte decisive per <strong>in</strong>gessareil nostro Stato tenendolocosì <strong>in</strong> piedi macon un’<strong>in</strong>adeguata aperturae una fragilità di base.In una prima fase il “compromesso”funzionò per laconvergenza tra una magistraturasostanzialmenteconservatrice e la Dc, poi il profondo sbandamento degli anniSettanta sp<strong>in</strong>se a militarizzare parte dell’assetto giudiziario<strong>in</strong>nanzi tutto per contrastare le Brigate rosse e <strong>in</strong> seguito neglianni Ottanta la mafia. <strong>Il</strong> travagliato riformismo craxiano con ireferendum sulla responsabilità dei magistrati, con il nuovo ritoaccusatorio, con attenzioni al garantismo “sollevò” i problemireali ma senza risolverli radicalmente, f<strong>in</strong>endo per spaventarel’<strong>in</strong>sieme della categoria. E quando lo Stato entrò <strong>in</strong> crisi nel1992, la logica militare limitata a settori <strong>in</strong>nanzi tutto delle procuresi estese implacabilmente. Alla “lotta” alle Br e alla mafia,si affiancò quella (tra gli altri) a Bett<strong>in</strong>o Craxi, a Giulio Andreotti,a Berlusconi, <strong>in</strong> parte a D’Alema (alternata a pacificazioni), aClemente Mastella (quando il guardasigilli fu poco prono ai voleridellla categoria), e pers<strong>in</strong>o alla Fiat da parte dei compartipiù <strong>in</strong>fluenzati da logiche para-cigiell<strong>in</strong>e o a Luigi De Magistrisper <strong>in</strong>vidia degli ex colleghi.<strong>Il</strong> “rito accusatorio” doveva determ<strong>in</strong>are un sistema processualeliberale: è diventato <strong>in</strong>vece spesso una farsa per lamilitarizzazione di una parte dei pm, la loro contiguità-condizionamentosui giudici, il controllo di parte determ<strong>in</strong>antedell’<strong>in</strong>formazione, lo svuotamento del “processo” (si consider<strong>in</strong>ogiudici dis<strong>in</strong>teressati ad ascoltare i protagonisti dei loro “casi”),la categoria del “libero conv<strong>in</strong>cimento” del giudice che sostituiscel’acquisizione delle prove specifiche da valutare al dilà di qualsiasi ragionevole dubbio (l’anima del rito accusatorio).Dopo venti anni tutti possiamo constatare lo sfacelo dello Statoe della società determ<strong>in</strong>ati dai troppi pm militarizzati e giudicisubalterni: senza neanche la prospettiva di un golpe che – dopouna parentesi autoritaria – rilanci la nostra nazione perchédecisivo è il carattere feudale di questo sistema con difficoltàstrutturali a unificarsi (i vertici Csm, Anm, Cassazione rispondonoalla base – le procure forti – e non viceversa). Per non parlaredella qualità di parte rilevante del <strong>persona</strong>le togato messosi<strong>in</strong> politica: Antonio Di Pietro, Antonio Ingroia, De Magistris.Con le proposte dei saggi c’è un’opportunitàSi può rimediare a questa situazione? Non è semplice. Innanzitutto è come volere ristrutturare una gabbia con dentro una tigreferoce (con la grande maggioranza di togati ragionevoli spaventatapiù dei politici). <strong>Il</strong> prevalere del feudalesimo dei pm combattenti,poi, ha consolidato un sistema di <strong>in</strong>fluenze stranierenella vita del nostro Stato (un po’ come nel ‘500 prima di CarloV) ben soddisfatte dall’avere declassato quella che era f<strong>in</strong>o a pochianni fa la qu<strong>in</strong>ta economia del mondo, decise a non mollarela morsa e <strong>in</strong> ottime condizioni per affermare questa loro volontà.Se ne può uscire? No, f<strong>in</strong>ché prevarranno atteggiamenti cont<strong>in</strong>genti.Ora per esempio c’è qualche opportunità fornita dalleproposte dei saggi (quelli napolitiani prima di quelli quagliariellianiche ne sono derivati) sulla giustizia e con il referendum deipannelliani sulla responsabilità civile e sulla separazione dellecarriere. Ma le occasioni le colgono i “soggetti” non gli spettatori<strong>in</strong>cas<strong>in</strong>ati. Qualche mese fa di fronte alla persecuzione di RobertoFormigoni, Tempi promosse una manifestazione con il generaleMario Mori e Ottaviano Del Turco. Ci si impegnò a formareun’associazione per lo Stato di diritto che si battesse per superare<strong>in</strong>sieme politicizzazione della giustizia e eccesso di illegalitànello Stato e nella società italiana. Non si riuscì a fare niente. Rifletteresui propri limiti è il passaggio necessario (anche se nonsufficiente) per affrontare i duri compiti che ci pone il presente.| | 28 agosto 2013 | 19


il <strong>persona</strong>ggioemergenza uomo| DI emmanuele michelaJohn Waters<strong>Il</strong> <strong>Meet<strong>in</strong>g</strong><strong>in</strong> <strong>persona</strong>Dalla gioventù “bruciata” al ritorno alla fede.Con la scoperta che solo Cristo libera la ragionedal bunker <strong>in</strong> cui la r<strong>in</strong>chiude la modernità.Un giornalista atipico al cuore dell’evento rim<strong>in</strong>eseC’è unaparola che torna con frequenzanel vocabolario di JohnWaters. Parla del suo passato,del suo lavoro da giornalista ed emergecont<strong>in</strong>uamente quel “bunker” di cuiparlò papa Benedetto XVI nel discorso alBundestag nel settembre 2011, un «edificiodi cemento armato senza f<strong>in</strong>estre, <strong>in</strong>cui ci diamo il clima e la luce da soli». PerRatz<strong>in</strong>ger era la descrizione perfetta delmondo costruito dalla visione positivistadella ragione <strong>in</strong> cui l’uomo basta a se stesso.«Ma noi, io, sono relazione. Sempre».Ne è certo il columnist dell’Irish Times:si gioca tutta qui l’emergenza uomo chedà il titolo al <strong>Meet<strong>in</strong>g</strong> 2013 e che sarà proprioWaters a spiegare alla platea rim<strong>in</strong>esemartedì 20 agosto.Le sue vicende biografiche sono conosciute,ancor di più dopo lo scorso 18maggio, quando John ha raccontato dellasua conversione davanti a papa Francescoe alle migliaia di persone raccolte<strong>in</strong> piazza San Pietro per la Giornata deiMovimenti. L’<strong>in</strong>fanzia nell’Irlanda rurale,la gioventù trascorsa <strong>in</strong> una contea demograficamentevecchia, il progressivo <strong>in</strong>teresseper le distrazioni che dalla societàglobale arrivavano anche là, nell’ovestdell’isola verde, per catalizzare le illusionidi tanti giovani <strong>in</strong> rotta col clima <strong>in</strong>gessatodella propria terra. Era la musica popche proveniva dall’Inghilterra, era il rockche portava seduzioni irresistibili. La fedeappresa <strong>in</strong> famiglia era s<strong>in</strong>cera per John,ma dall’altra parte c’era l’offerta allettantedi una libertà <strong>in</strong>edita: prendere olasciare. Quelle novità lo rapiscono <strong>in</strong>siemeal vizio del bere. In poco tempo ciòche doveva “liberarlo” lo costr<strong>in</strong>ge nellapiù asfissiante delle prigioni: l’alcolismo.«È sempre il bunker che ci <strong>in</strong>gabbia: siamoconv<strong>in</strong>ti di un’immag<strong>in</strong>e di noi che èfalsa. Non siamo soddisfatti di nulla, e la20 | 28 agosto 2013 | |


John Waters,columnist dell’IrishTimes, <strong>in</strong>terverrà il20 agosto a Rim<strong>in</strong>iper spiegare il titolodella trentaquattresimaedizione del <strong>Meet<strong>in</strong>g</strong>:“emergenza uomo”Foto: Archivio <strong>Meet<strong>in</strong>g</strong>risposta che ci viene data è “bevi di più,mangia di più, prendi più droga... cosìsarai più felice”». Ma, come ha raccontatoa Roma, quei fra<strong>in</strong>tendimenti non sonostati la sua morte: <strong>in</strong> fondo alle sofferenzeha avuto l’occasione di <strong>in</strong>contrare altricompagni come lui, messi <strong>in</strong> g<strong>in</strong>occhiodall’alcol, e, anche attraverso il loro aiuto,com<strong>in</strong>ciare il suo viaggio di ritornoverso il cristianesimo.Oggi, sull’Irish Times, ogni venerdìcommenta ciò che succede dalle parti diDubl<strong>in</strong>o. «E credetemi – spiega a Tempi –l’Irlanda sta diventando il paese più bunkerizzatodi tutti». Da una parte c’è la crisidella Chiesa e di una fede sempre più<strong>in</strong>tesa <strong>in</strong> maniera moralistica, dall’altrale sp<strong>in</strong>te di una società ormai allergicaall’idea di accettare l’esistenza di unadipendenza da Dio. Uno scampolo di questoclima è emerso nel recente dibattitosulla legge per l’aborto: <strong>in</strong> pochi mesi| | 28 agosto 2013 | 21


il <strong>persona</strong>ggio emergenza uomoLo striscione di Cl alla Giornata deimovimenti con Papa Francesco nelmaggio scorso. In quell’occasione JohnWaters ha raccontato la storia dellasua vita e del suo ritorno alla fedesi è passati da una legge che accettava lapratica solo <strong>in</strong> situazioni rare a un testoche legalizza l’<strong>in</strong>terruzione di gravidanzanel caso <strong>in</strong> cui vi sia <strong>in</strong> pericolo la vitadella donna, considerando <strong>in</strong> questa casisticaanche il rischio di suicidio. A pesaresull’accelerazione della legge è statala vicenda di Savita Halappanavar, giovane<strong>in</strong>diana morta all’ospedale di Galwayper un’<strong>in</strong>fezione al sangue dopo che avevachiesto di <strong>in</strong>terrompere la gravidanzaalla diciassettesima settimana. «<strong>Il</strong> dibattito– osserva Waters – è stato completamenteguidato dall’emotività per il modocon cui era stata trattata la giovane».«L’aborto è una faccenda seria ed urgente, ma peri cattolici irlandesi è diventata la sola questione.Dobbiamo chiederci dove sta la sacralità dell’uomo»<strong>Il</strong> dibattito e la vita di SavitaPoca considerazione, dunque, ai datiscientifici, secondo cui l’Irlanda è unodei posti più sicuri per partorire, scarsaattenzione ai reali limiti della leggepre-esistente, quasi nulle le riflessionisul rischio che la nuova normativa portiad un aborto “on demand”. Si è <strong>in</strong>vecediscusso molto della frase detta al maritodi Savita da un’ostetrica, secondo cui <strong>in</strong>Irlanda non si può abortire «perché siamoun paese cattolico». Non <strong>in</strong>teressò aigiornali scoprire che a parlare così fosseuna <strong>persona</strong> per nulla co<strong>in</strong>volta nellavicenda di Savita. «I politici hanno datovoce solo a posizioni superficiali o ideologiche,se non emotive. Così però cambiala prospettiva con cui guardare all’aborto,anche perché non si riesce a dare alcunarappresentanza al nascituro: nessunoparla delle sue possibili sofferenze, dellapossibilità che viva. <strong>Il</strong> clima culturalenon lo permette». <strong>Il</strong> dramma, prosegueWaters, è che tutto il dibattito si è radicatosull’idea che la società irlandese èvecchia e conservatrice e ha un disperatobisogno di “progresso”. «Due settimane faero <strong>in</strong> radio, e con due giornaliste si parlavadella scelta di Luc<strong>in</strong>da Creighton, ilm<strong>in</strong>istro che si è schierato contro la propostadi legge e, <strong>in</strong> seguito, è stata costrettaa dimettersi. Cont<strong>in</strong>uavano a def<strong>in</strong>ireil suo pensiero “conservatore”: ma questomodo di parlare dimentica che chisi oppone all’aborto lo fa perché lo credeun omicidio. Beh, come si può def<strong>in</strong>ire“conservatore” l’opporsi all’uccisionedi un bamb<strong>in</strong>o?». Un dibattito impazzito,che come vera novità ha portato alla possibilitàdi abortire anche quando la donnarischia la vita m<strong>in</strong>acciando il suicidio.«Ma quest’ultima norma non avrebbeaffatto salvato Savita», osserva Waters,tra il triste e il beffardo.«L’idea più diffusa è ormai che sonosolo gli stupidi cattolici a non volere questalegge, perché sono ignoranti e nonhanno alcun rispetto per la donna». Mail problema delle immag<strong>in</strong>i parziali e diuna ragione “bunkerizzata” non risparmiail fronte pro-life. «L’aborto è una faccendaseria ed urgente, ma per i cattoliciirlandesi è diventata la sola questione».Fede e politica si uniscono solo davantia questo tema <strong>in</strong> Irlanda. In più la difesadella vita si è arroccata solo sul fattoche è sbagliato uccidere vite umane, senzaperò <strong>in</strong>dagare f<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo dove sta lasacralità di ogni essere umano: «<strong>Il</strong> fatto èche chi crede ha già scelto che il cattolicesimoè qualcosa di difficile da comprenderedel tutto, e così preferisce solo proporlo<strong>in</strong> una veste moralistica: ci si scordacosì del fatto di Cristo e si va direttialle conseguenze, con domande che peròsono difficili da affrontare se non si riescea coglierne l’orig<strong>in</strong>e».Fa riflettere leggere <strong>in</strong> un articolo diWaters una citazione di F<strong>in</strong>tan O’Toole,«l’“arcivescovo” del giornalismo liberalirlandese. Un anno fa scrisse un pezzoprovocatorio verso i pro-life. Li sfida-va a prendere più sul serio quanto dicevano:“Se davvero credono che il feto sia una<strong>persona</strong> vera, come Lady Gaga o il Papa,allora non si muovono così seriamente,il loro impegno è f<strong>in</strong> troppo moderato.Negli ultimi 10 anni sono state cancellatele vite di 50 mila persone, cioè la popolazionedi Limerick: la loro protesta peròè sempre stata troppo leggera”». Ma quandoqualcuno prova a mostrare immag<strong>in</strong>idi feti <strong>in</strong> tv viene subito stigmatizzato:«Non puoi farlo, ti zittiscono. E se dici chec’è una censura ti prendono per matto».Come aprire le f<strong>in</strong>estre di un bunker<strong>in</strong> cui l’Irlanda sembra scivolare semprepiù velocemente? Scoprirlo è la sfida diogni giorno per John, come giornalistae come uomo. «È qui la crisi dell’uomomoderno: sta dentro al bunker ma faticaa riconoscerlo. Dobbiamo però sapereche noi siamo parte anche di un altroluogo, la realtà totale, che più corrispondea noi. Siamo conv<strong>in</strong>ti che il bunker siala vera realtà, ma <strong>in</strong> esso non troviamomolte cose di cui abbiamo bisogno comeesseri umani. <strong>Il</strong> lessico dei quotidiani è22 | 28 agosto 2013 | |


Foto: Ansaproprio quello di un bunker. Noi giornalistidobbiamo provare a rompere questacrosta. Ad esempio, la parola “desiderio”:com’è possibile utilizzarla <strong>in</strong> un articolodi politica o di economia?». Suonerà strana,ma è di fatto ciò che muove ogni d<strong>in</strong>amicaumana. «Ecco, ad usarla <strong>in</strong> un contestosimile diventa uno strumento sovversivo.E così magari capita che un lettoresia allertato <strong>in</strong> qualche modo dallastranezza di quella parola <strong>in</strong> quel contesto,ci veda un modo diverso di pensare edica: “C’è qualcuno che ha capito la stessacosa che io avevo <strong>in</strong>tuito”». Sta qui tutta ladifferenza: un nuovo modo di guardare asé, alle proprie domande e ai propri bisogni.È quanto Waters ha appreso dopo lariscoperta della fede: «Noi abbiamo imparatoa dare un nome ad ogni cosa, e siamoconv<strong>in</strong>ti che qu<strong>in</strong>di ogni cosa partadalla nostra <strong>in</strong>iziativa. Ma c’è sempre unqualcosa di misterioso che non riusciamoa decifrare, a nom<strong>in</strong>are. È quello che diceanche Bob Dylan: “Deep down, nobody’sgot a name”. Al fondo di tutto, anche dime, c’è un Mistero».«L’ist<strong>in</strong>to che il mondo ti detta – prosegue– è che la realtà sia qualcosa da ignorare:ce l’hai davanti tutti i giorni. Ma acambiare prospettiva ti accorgi che ognicircostanza non è casuale, ma una propostaper te. La scorsa settimana stavo scrivendoil mio articolo per l’Irish Times. Disolito ho la deadl<strong>in</strong>e di giovedì, e <strong>in</strong>izio apensare al soggetto martedì». Tanti fogli<strong>in</strong>torno al computer, le idee che s’<strong>in</strong>seguononella testa. «Poi mi è capitato sottomano un articolo su Jim Walsh: è un politicoirlandese». Aveva descritto al Senatol’aborto <strong>in</strong> toni molto duri, <strong>in</strong> tanti si erano<strong>in</strong>dignati per le parole che aveva usato.«Ho deciso che avrei seguito quella nuovaidea: c’era qualcosa di irragionevole <strong>in</strong>tutta quella vicenda, sentivo il bisogno dimetterlo <strong>in</strong> evidenza. Ho seguito ciò chemi veniva offerto <strong>in</strong> quel momento».L’Irlanda smarritaÈ uno sguardo fresco che osserva da dentrotutto quanto accade nell’Irlanda delnuovo Millennio, r<strong>in</strong>galluzzita dagli annidi potente crescita economica e sedutasull’ideologia che negli ultimi trent’anniha sp<strong>in</strong>to il cambiamento da una societàrurale ad una urbana, rompendo con fedee storia: «Ma di fatto siamo una nazionedi mimi: copiamo tutto dagli altri. Èuna delle circostanze drammatiche ditante nazioni che, dopo essere state colonizzate,non riescono più a ritrovarsi.Anche questa idea dell’<strong>in</strong>urbamento ècopiata dagli altri, e si scorda della rea-le essenza dell’Irlanda». Per John, l’antidotosta proprio fuori dalle grandi metropoli:da Dubl<strong>in</strong>o torna spesso nelle campagnedell’ovest, dalle parti di Castlereao più a nord verso la costa di Sligo, luoghidi orig<strong>in</strong>e della sua famiglia. «La cittàè una cosa splendida, ma ha caratteristichemolto vic<strong>in</strong>e a quelle di un bunker.Ti mostra ogni cosa, dove andare, leluci... Ogni momento ti offre il significatodella realtà. In campagna questo nonc’è, sei solo col panorama, l’aria e il cielo.Io amo tornare da queste parti per camm<strong>in</strong>areed entrare <strong>in</strong> contatto col Mistero.Le strade della città possono conv<strong>in</strong>certiche sei parte di qualcosa di <strong>in</strong>significante:sei un altro consumatore, un altroelettore... Mentre la natura ti aiuta a capireche sei parte di un disegno misterioso.Credo non sia casuale che Gesù sia andato40 giorni proprio nel deserto».Appuntamento qu<strong>in</strong>di al <strong>Meet<strong>in</strong>g</strong>,evento dove John torna da anni con grandepiacere: «Mi piace il <strong>Meet<strong>in</strong>g</strong> perchédemolisce l’idea che la religione sia qualcosadi separato dal resto della vita. Quandotorno <strong>in</strong> Irlanda non parlo mai del<strong>Meet<strong>in</strong>g</strong> come di un evento religioso, madico sempre che è una settimana di scienze,arte, musica, politica, storia, letteratura...tutto. Ma con al centro Dio». n| | 28 agosto 2013 | 23


culturaio, te e la truppaI figlidegliuom<strong>in</strong>iNon siamo mammi né casal<strong>in</strong>ghi, solo padri chesi fanno un mazzo così perché è ovvio farselo.Alla faccia delle <strong>in</strong>chieste sulle crisi d’identità, c’èun mondo pieno di maschi liberi dalla dittatura dellavoro che la sera raggiungono la famiglia al mare| DI mattia feltri24 | 28 agosto 2013 | |


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cultura io, te e la truppaMetto a letto mio figlioGiulio. Ha quattroanni. C’è la luc<strong>in</strong>aaccesa, lui ha il biberon<strong>in</strong> mano. È <strong>in</strong>penombra ma vedogio dell’anima, quando a loro tremerà ilmento: «Vero che non muoro?».Pensa al bimbo con quella domanda chegli serra la gola, e davanti non ha il padre,ha la tata.È l’estate del 2005. Annalena e io siamo<strong>in</strong> Puglia, prov<strong>in</strong>cia di Br<strong>in</strong>disi. Annalenadiventerà mia moglie fra le due gravidanze.Siamo ospiti di un amico, Daniele,che ci ha messo a disposizione un trullo.È l’<strong>in</strong>canto, la campagna, il silenzio,i fichi d’<strong>in</strong>dia maturi fuori dalla porta.Annalena è <strong>in</strong> ritardo con le mestruazioni(si dice così?). È da un po’ che le chiedodi sottoporsi al test, di quelli<strong>in</strong> vendita <strong>in</strong> farmacia. Ma leir<strong>in</strong>via sempre quando è spaventata.Noi non abbiamo cercatoun figlio. O meglio, abbiamodetto, ok, se viene nessunproblema, ma non pensavamocosì presto. Ho conv<strong>in</strong>to Annalenaad acquistare il test lasera prima di entrare nel trullo.L’<strong>in</strong>domani matt<strong>in</strong>a la sentenza:<strong>in</strong>c<strong>in</strong>ta. Ripete l’operazionee si ripete il risultato: <strong>in</strong>c<strong>in</strong>ta. Decidiamodi tornare a Roma (lei ritiene chela vita di campagna, tipo le strade con lebuche, non siano compatibili con la suacondizione), e all’altezza di Bari si addormenta.Ha questo dono che la tensione lemette sonno. Io guido. E la metamorfosisi compie. Lo so che è successo a tutti, o amolti. Ma è successo anche a me. In queiquattro o c<strong>in</strong>quecento chilometri fra Barie Roma, dentro di me cambia ogni cosa.Penso, e penso <strong>in</strong> un altro modo. All’improvvisonon sono più io al centro delmio mondo. Nemmeno io e lei. È una sensazioneprodigiosa. C’è qualcuno di <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itamentepiccolo che conta su di me.Che ha, avrà, un bisogno disperato di mee io scopro <strong>in</strong> una vampata che sono statofatto – ma proprio concepito, progettato,realizzato – per essere il suo gigan-Mia figlia (sette anni)diceva che ero l’uomo piùforte del mondo. Ora si èricreduta. ma è così dolceda avermi tolto il titolosenza proclamigli occhi riempirsi di lacrime. «Vero, babbo,che non muoro e non vado <strong>in</strong> cielo?». Ibamb<strong>in</strong>i com<strong>in</strong>ciano presto a fare i conticon la morte. Hanno le paure degli adultima non la ritrosia a parlarne. Chiedonospaventati, sull’orlo del pianto. «Veroche non muoro?». Vorrei abbracciarlo. Hoil cuore che mi duole, ho il magone. Vorreiche almeno lui vivesse per sempre, onon fosse sgomento. L’angoscia di quelpiccolo picchia dentro di me più dellamia. Sento le mani deboli, quelle maniche lui ora vede grandissime, le mani piùforti del mondo. Mia figlia Benedetta (setteanni) è andata avanti un bel po’ a direche ero l’uomo più forte del mondo. Orasi è ricreduta. Non lo dice più, ma è cosìdolce da avermi tolto il titolo senza proclami.Pensa ancora che sia il più bello eil più <strong>in</strong>telligente, che sono Cassazione,che sono un grad<strong>in</strong>o sotto Dio e, quandotante certezze svaporeranno, di me leresterà ben poco. O moltissimo: l’amore,spero. <strong>Il</strong> sentimento – spero, ancora spero– che ti brucia <strong>in</strong> petto, il sentimentoper un uomo ormai fallibile, <strong>in</strong>vecchiato,gracile, pieno di <strong>in</strong>sicurezze e di acciacchi,e di nuove paure: la pallida immag<strong>in</strong>edel gigante che la prendeva <strong>in</strong> braccio,la rassicurava nelle notti di spavento,la faceva volare fra le nuvole verso il tuffo<strong>in</strong> mare. L’immag<strong>in</strong>e di un uomo chec’era, che c’è sempre stato, che si impuntaa portarla a scuola ogni matt<strong>in</strong>a (e ognigiorno si impunta ad andare a prendereil fratello all’asilo), che con sua mogliesi concede forse una cena alla settimanaperché alla sera è meglio stare sul divanocoi piccoli, metterli a letto: essere lì,anche senza una risposta, col medesimosmarrimento spuntato fuori da un pertute<strong>in</strong>distruttibile. Non vorrei spiegarmimale: non ho pensieri melensi. Non soltanto,perlomeno. Penso alla casa. A dovedormirà il picc<strong>in</strong>o (ancora non sappiamoche è una bimba e si chiamerà Benedetta).Dovremo cambiare appartamento. Leabitud<strong>in</strong>i. Dovremo comprare la carrozz<strong>in</strong>a,il passegg<strong>in</strong>o, la culla, i pannol<strong>in</strong>i.Dovremo riconsiderare la nostra presenzasul pianeta. È precisamente un cambiodi prospettiva. È come se l’asse terrestresi fosse spostato mutando i punti card<strong>in</strong>ali.È stato <strong>in</strong> quelle poche ore, mentreAnnalena dormiva, che sono transitatodalla gioventù all’età adulta. Sono scesoda quella macch<strong>in</strong>a ed ero un altro.Annalena me lo ricorda ancora quandodicevo che il lavoro era la cosa più importanteche avevamo. Io le ricordo quando ilnostro problema più serio era di abb<strong>in</strong>arela cravatta al ristorante.Nasce Benedetta. Filippo Facci mi mandauna mail: «Adesso non sei più <strong>in</strong>utile».Non ho mai capito le <strong>in</strong>chieste sulmaschio <strong>in</strong> crisi d’identità. Questa storiache non si sa più chi porti i pantaloni,che anche le donne fanno carriera edè come sottrarre la lancia o la clava all’uomodella caverna. Mai capito questa storiasulla confusione dei ruoli che, dopoqualche millennio di placido maschilismo,sp<strong>in</strong>ge l’uomo, privato di centro digravità, ad ammazzare i figli e le donne,il femm<strong>in</strong>icidio, i celebri drammi della26 | 28 agosto 2013 | |


Nelle pag<strong>in</strong>e precedenti foto GettyImagesda l<strong>in</strong>dau tre titoli per i più piccoliQuando leggere fa diventare grandiSembra che non ci sia più vita per la fiaba e nemmeno il tempo, la sera, primadi andare a dormire, di leggere accovacciati tra le braccia di mamma o papà.Tutt’al più, come suggerisce la recente produzione di narrativa ad uso ideologico(storie di “famiglie” omoparentali, apologhi ecologisti o a sfondo leguleio), con ibamb<strong>in</strong>i adesso si usa fare come con le oche il fois gras. Li si <strong>in</strong>grassa di concetticonformi alle tendenze socio-culturali dell’ultima ora. In netta controtendenzada due anni a questa parte L<strong>in</strong>dau ha realizzato una collana di libri per bamb<strong>in</strong>i<strong>in</strong>titolata “Grandi avventure seguendo una stella”. «Tra l’editoria per l’<strong>in</strong>fanzia –spiegano le curatrici –, che già sembrerebbe satura di libri fatti soprattutto peraccontentare gli occhi, anche per <strong>in</strong>cantarli, ma privi di quei forti significati chesiano <strong>in</strong> grado di <strong>in</strong>cantare anche testa e cuore, abbiamo scommesso su titoli estorie che cercano di dire qualcosa di più profondo ai bamb<strong>in</strong>i. Qualcosa che tengaconto della crescita, anche nelle parole e nelle immag<strong>in</strong>i, dei loro desideri e delleloro difficoltà. Qualcosa che spieghi la vita e dia significato al suo mistero». E così,<strong>in</strong> occasione del <strong>Meet<strong>in</strong>g</strong> di Rim<strong>in</strong>i nell’ambito del quale è presente una significativaofferta libraria e una serie di <strong>in</strong>contri su opere di narrativa, L<strong>in</strong>dau presentatre nuovi volumi per bamb<strong>in</strong>i. <strong>Il</strong> primo è firmato da Mar<strong>in</strong>a Corradi, giornalistae <strong>in</strong>viato di Avvenire, oltre che collaboratrice di Tempi. Si <strong>in</strong>titola La reg<strong>in</strong>a deltemporale e, grazie anche alle magnifiche illustrazioni di Chiara di Palo, rappresentauna storia di grande ricchezza di l<strong>in</strong>guaggio e di immag<strong>in</strong>i. La calma di unacalda giornata d’estate <strong>in</strong> montagna, l’avvic<strong>in</strong>arsi improvviso di una piccola nuvolanera, lo scatenarsi di un temporale e una bamb<strong>in</strong>a di sei anni, sono gli <strong>in</strong>gredientiper una “esperienza di vita” nella quale si ritroveranno un po’ tutti i bamb<strong>in</strong>i, quellidi oggi e quelli di ieri. Valeria de Domenico e Anna Leotta (illustratrice), firmano<strong>in</strong>vece Lia e il mare. Una storia fantastica dalla scrittura creativa e <strong>in</strong>telligente, cuianche le illustrazioni decise e materiche donano senso. Ed ecco <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e l’<strong>in</strong>edito: sitratta della fiaba <strong>in</strong>glese, mai prima d’ora tradotta <strong>in</strong> Italia, Jack l’ammazzagiganti.<strong>Il</strong>lustrata da Anna Leotta e con un saggio sulla fiaba a firma di G.K.Chesterton,(“L’etica del paese delle fate”). Questa storia sarà anche oggetto di una letturaanimata presso il Villaggio Ragazzi allestito al <strong>Meet<strong>in</strong>g</strong> di Rim<strong>in</strong>i (lunedì 19 agosto,ore 15.30).nanotte. All’<strong>in</strong>domani, <strong>in</strong> caso di emergenza(forfait della bamb<strong>in</strong>aia) sono perfettamente<strong>in</strong> grado di preparare la colazione,spalmare la protezione solare aibimbi, allestire un’accettabile borsa perla spiaggia, varare leggi ferree sul consumodei gelati (uno solo e al pomeriggio),fare il bagno col più piccolo che si divertea cacciare la testa del padre sotto l’acqua,controllare che la bimba, dopo avercatturato mezza dozz<strong>in</strong>a di granchi, glirestituisca la libertà. Sono pers<strong>in</strong>o capacidi radunare la truppa, andare a comprareil pranzo, r<strong>in</strong>casare, fare la docciaalla prole, rivestirla, metterla a tavola,dosare l’accesso alla tv, aiutare nei compiti.Sono gli stessi padri che di notte facevanoa turno con la moglie nel cambiarei pannol<strong>in</strong>i o rabboccare il latte. Nonchiamateli mammi, però. Non si applicafolliae della gelosia. Lì le statistiche sonoanche molto confuse, spesso viene il dubbioche siano soggette alla s<strong>in</strong>drome pitbull,quando l’Italia pareva percorsa daferocissimi cani addestrati alla strage. Ame pare di vedere ovunque uom<strong>in</strong>i chesi sono liberati dalla dittatura del lavoroe forse pers<strong>in</strong>o del successo e la sera raggiungonola famiglia al mare. Tutti uguali,con un’<strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>e identica, di sbucareall’improvviso per sentire l’esplosionedi benvenuto dei ragazz<strong>in</strong>i. Che ci siala moglie o no. Lo fanno meno di loro,ma lo fanno, quasi esordienti assoluti.Portano i bamb<strong>in</strong>i a giocare sul lungomare(dove prendono un whisky con ghiaccio<strong>in</strong>sieme con gli altri padri). Li riportanoa casa. Li aiutano a lavarsi i denti, amettersi il pigiama. Raccontano loro unastoria. Recitano la filastrocca della buo-no protesi per allattare i neonati, comeRobert De Niro <strong>in</strong> Mi presenti i tuoi?. Nonhanno nessuna <strong>in</strong>tenzione di trasformarsi<strong>in</strong> casal<strong>in</strong>ghi. Vogliono semplicementeesserci ed essere affidabili. Sono padri chesi fanno un mazzo così perché è semplicementeovvio farselo. Perché sono ben feliciche sia f<strong>in</strong>ito, e da un bel pezzo, il temporidicolo degli angeli del focolare. Perchéle famiglie si costruiscono sull’amoree sul rispetto, al netto dei mille erroriquotidiani.Una donna al marito, poche settimane fa:«Quando tu stai coi bamb<strong>in</strong>i, io non honessuna preoccupazione. Potrei fare il girodel mondo, e sarei che sicura che va tuttobene. Se solo tu imparassi a vestirli decentemente…».Forse ci stiamo <strong>in</strong>censando troppo.Forse questo com<strong>in</strong>cia a prendere i contornidel pezzo di patetica rivendicazione.Ecco, per esempio: si arriva alla seraa casa, subito sul divano coi bamb<strong>in</strong>i<strong>in</strong> braccio, urla di gioia, baci. Alla terzag<strong>in</strong>occhiata <strong>in</strong> un occhio, ci si è già pentitidi essere r<strong>in</strong>casati presto. Le liti perchénon mangiano (fosse per me, potrebberodigiunare), perché non si lavano identi, non vanno a letto. Le stanchezze,le <strong>in</strong>sofferenze.«Bruttissimo babbo».Gabor, Guido e io ci ritroviamo soli.| | 28 agosto 2013 | 27


cultura io, te e la truppaPer motivi divergenti e co<strong>in</strong>cidenti, lenostre mogli sono via. Un <strong>in</strong>tero weekend al mare, noi tre e c<strong>in</strong>que kamikazecompresi fra i quattro e i sette anni. Guidoperdonerà, ma lui è il problema <strong>in</strong> più.Non si è mai capito se ci è o ci fa, ma nonlo si direbbe <strong>in</strong> grado di scaldare il lattealla figlia. Sua moglie proprio non si fida:«Parto soltanto perché ci siete voi», dicea Gabor e a me. Ma saremo Gabor e io acontagiare Guido o viceversa? Ogni ventim<strong>in</strong>uti ci perdiamo un bimbo. D’accordo,siamo <strong>in</strong> spiaggia, una spiaggia doveci si conosce tutti, però l’idea che i picc<strong>in</strong>isiano stati <strong>in</strong>ghiottiti da un fugace gorgoè la prima che baleni. «È al salterello!».«È agli scogli con Carol<strong>in</strong>a». «È al biliard<strong>in</strong>o».«È al campo di beach». Intendiamoci,non è una vitaccia. Non ci neghiamonulla. Non passiamo il giorno a r<strong>in</strong>correrele creature, come si sarà <strong>in</strong>tuito.Abbiamo una nostra idea su come esercitareresponsabilità e autorità da posizioneorizzontale, sul lett<strong>in</strong>o. <strong>Il</strong> problemasemmai sarà alla sera: si sta <strong>in</strong>sieme,ed è lì che i kamikaze danno il massimo.Insomma, ci si dividono i compiti: chi fala spesa, chi apparecchia, chi cuc<strong>in</strong>a. Primale salsicce alla brace per l’allegra gioventù– e attenzione che si mangi la verdurae si beva l’acqua. Poi tocca a noi.«Bimbi, voi a giocare che adesso noi ceniamo<strong>in</strong> pace». E lo facciamo. F<strong>in</strong>o al gelato.E poi un po’ di Caol <strong>Il</strong>a col ghiaccio, unbel sigaro e… Che cosa è questo silenzio<strong>in</strong>naturale? Perché non sentiamo niente?Perché da un’ora almeno non un solofrignone è corso da noi dolorante a chiederegiustizia? Perché niente urla, risse,sassate alle automobili, accoltellamenti,emorragie? «Saranno mica usciti dal cancelloquei dementi?...». Scattiamo simulandoun autocontrollo <strong>in</strong>esistente. Sono<strong>in</strong> sala, sul divano: guardano un cartone.Guido: «Ragazzi, mi gioco il jolly. Ad agostovado una settimana <strong>in</strong> montagna conla bamb<strong>in</strong>a. Da solo». nbagagli numerosiQuesta vacanzas’ha da farePer guardarsi <strong>in</strong> faccia, vedere qualcosa di bello,litigare e sopravvivere. C’è un tempo <strong>in</strong> cui unafamiglia deve fare le valigie. Costi quel che costiPiù di “Get Lucky” dei Daft Punk potésolo il solito titolone dei soliti tiggìquanto a tormentone dell’estate:la crisi rov<strong>in</strong>a le vacanze agli italiani.Che, <strong>in</strong> vacanza, non ci andrebbero più.Soprattutto le cosiddette “famiglie numerose”(leggi: dai due figli <strong>in</strong> su). Di certoc’è che qualche italiano, magari follementegenitore di prole numerosa, sfidale statistiche di cui sopra e <strong>in</strong> vacanza civa. Perché andare <strong>in</strong> vacanza, soprattuttoper una famiglia numerosa (e per la famiglia<strong>in</strong> generale), è importante. Perché èimportante stare un po’ <strong>in</strong>sieme, davvero,quando durante l’anno non se ne hatempo. Tanto importante che l’italica fantasias’impegna per aggirare l’eventualeostacolo economico.Quel ramo del lago di Como. Adesempio <strong>in</strong>vece che al mare si può andareal lago. Ad esempio <strong>in</strong> campeggio, cheper i bimbi è una vacanza nella vacanza.Date 14 giorni <strong>in</strong> un camper o <strong>in</strong> unaroulotte o <strong>in</strong> un bungalow a dei bamb<strong>in</strong>ie fuori potrebbe anche diluviare (rischiopurtroppo piuttosto alto da quelle parti)e loro sarebbero soddisfatti comunque.Se è vero che tocca attrezzarsi per superarei piccoli ma sormontabili disagi che illago presenta (tirate fuori il tappet<strong>in</strong>o digommapiuma con cui avete fatto f<strong>in</strong>ta diandare a yoga quest’<strong>in</strong>verno per stendervisui sassoni della spiaggia; mute e mut<strong>in</strong>esono consigliabili per evitare l’assideramentoche vi ghermirà quando fareteamicizia con l’acqua del lago; e le scarpettedi plastica vi verranno <strong>in</strong> aiuto controi sassi melmosi sul fondo) è vero ancheche non tutte le “scomodità” vengono pernuocere se portano a una partecipazionel’uno al tempo dell’altro; a un guardars<strong>in</strong>egli occhi, e nei bisogni, che <strong>in</strong> <strong>in</strong>verno– per mancanza di tempo e per il fattoche il lavoro occupa buona parte dellenostre preoccupazioni – a volte latitano.Mare: croce e delizia. La vacanza almare coi bimbi <strong>in</strong>torno al metro d’altezzaè stancante assai. A partire dal pigiamentonel veicolo, oltre ai normali bagagli,di borse adibite a contenere il nécessaireper le lunghe e <strong>in</strong>tense giornate dimare (occhial<strong>in</strong>i, secchielli, creme solarie simili). Depressurizzate l’ansia da viaggiogestendo al meglio l’<strong>in</strong>trattenimentoper i più piccoli, come l’iPad: se è “solo”uno per tutti, creando esso notoriamentedipendenza e manie di possesso, scateneràliti a non f<strong>in</strong>ire tra consangu<strong>in</strong>ei28 | 28 agosto 2013 | |


Meglio stare coifigli di fronte a unbel quadro per trem<strong>in</strong>uti, non di più,<strong>in</strong> una qualsivogliachiesetta (che poi<strong>in</strong> chiesa fa fresco)che aver tutto sottocontrollo. pazienzase avete scordato acasa un braccioloFoto: GetyImagesUn po’ di miti da sfatareSe c’è un mito per gli italiani <strong>in</strong> fatto divacanze è quello della Sardegna. Laddovel’<strong>in</strong>tera regione è molto (troppo) spessoidentificata con la “sola” (pur bellissima)Costa Smeralda e i suoi eccessi àla Billionaire. Invece, la Sardegna nonè poi così <strong>in</strong>accessibile, anche con unafamiglia numerosa, se si accetta di scenderea qualche (assolutamente abbordachevi faranno rimpiangere l’immancabile:«Quanto manca?». Per la dest<strong>in</strong>azione,meglio prendere <strong>in</strong> considerazione soluzioniquali appartamenti <strong>in</strong> affitto o agriturismi,dove si può risparmiare qualcos<strong>in</strong>afacendo la spesa e cuc<strong>in</strong>ando con leproprie man<strong>in</strong>e, e va da sé che sono dapreferire le spiagge libere. <strong>Il</strong> rischio grossodella vacanza al mare, <strong>in</strong>somma, è checi siano così tanti particolari cui far fronte(la borsa frigo, i panetti di ghiaccios<strong>in</strong>tetico per la borsa frigo) da arrivare ascordarsi che la vacanza è fatta anche perfar vedere ai figli (e a se stessi) qualcosadi bello. Che non si vedrà più verosimilmenteper un anno <strong>in</strong>tero o addiritturamai più. Meglio stare coi figli di fronte aun bel quadro per tre m<strong>in</strong>uti, non di più,<strong>in</strong> una qualsivoglia chiesetta (che poi <strong>in</strong>chiesa fa fresco) che aver tutto sotto controllo.Pazienza se avete scordato a casaun bracciolo.Camm<strong>in</strong>at<strong>in</strong>a? Agli irriducibili dellamontagna va forse un po’ meglio quantoa valigie: il volume degli ammennicolidel mare non è né uguagliato nésuperato dal gonfiore di maglioni e giacchea vento. E va anche detto che l’unicavera grande attività da svolgervisi ègratis: camm<strong>in</strong>are. Una volta attrezzaticon za<strong>in</strong>o porta-bimbo; scarpe comodea volontà (e cambio di scarpe comode);creme solari protettive a protezione1.000; ora che è tutto pronto per camm<strong>in</strong>are,si può… aspettare <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itamente difarlo, dato che i bimbi più “fuori allenamento”potrebbero risultare leggermenteriluttanti all’idea di sorbirsi le vostre agognatepasseggiate e scegliere una piazzolacome sede del loro primo sit-<strong>in</strong> anti-genitori.Come si trasmette una passione aifigli, ad esempio quella del camm<strong>in</strong>are <strong>in</strong>montagna? Con un discorso o mostrandoloro un volto magari orrendamente sudato,ma anche estremamente lieto dopoaver raggiunto una cima? In vacanza avetetempo per scoprirlo.bile) compromesso. Da non sottovalutare,ad esempio, l’idea di risparmiareandando <strong>in</strong> vacanza con un’altra famiglia.Non parenti (anche, se proprio citenete): amici. Coi quali dividere l’affittodi una casa altrimenti eccessivo per unsolo nucleo familiare. O, nell’alternativapiù fortunata, si può ricambiare l’eventualeospitalità verso generosi amici chehanno casa lì e che vi accolgono col semprebene accetto “baratto”: tu mi ospiti,io ti riparo quel che c’è di rotto <strong>in</strong> casa/ti regalo qualcosa di cui la casa ha bisogno.Certo, forse non è immediato pensaredi imparare il concetto di “condivisione”durante la “propria” vacanza, conla “propria” famiglia. E <strong>in</strong>vece, a giudicareda chi ha già sperimentato quest’esperienza,è il momento migliore: visto cheabbiamo capito che il più grande mitoda sfatare più che quello della Sardegnacome “vacanza dei ricchi” è quello percui <strong>in</strong> vacanza “non si fa niente”, ma è<strong>in</strong>vece il tempo prezioso dell’anno <strong>in</strong> cuiuno (ri)scopre se stesso e la propria famiglia,perché non circondarsi della compagnia(e risparmiare un po’) con qualchebuon amico?Eva Anelli| | 28 agosto 2013 | 29


LE NUOVE LETTEREDI BERLICCHEA NOI DIAVOLI PIACE CHIAMARLA GIUSTIZIABella quest’arietta di regime cheesige “rispetto” per le sentenzeMio caro Malacoda, devo s<strong>in</strong>ceramentedirti che quando sento certe frasi,pronunciate con l’enfasi di chista enunciando un pr<strong>in</strong>cipio non negoziabile(anche se pensa che non esistano pr<strong>in</strong>cìp<strong>in</strong>on negoziabili) su questioni che sonoevidentemente frutto di negotium, mi vieneda ridere. Tu mettiti nei panni di un italianomedio che sente un importante uomopolitico, segretario del partito erede del piùgrande partito comunista dell’occidente, maal tempo stesso già militante del partito dicui fu leader Bett<strong>in</strong>o Craxi, ecco,dicevo, questo ex s<strong>in</strong>dacalistaproclama che «le sentenze sirispettano, si applicano e si eseguono».E il tono è tale per cuila frase <strong>in</strong> sé ti sembra una tautologia: certo,è ovvio, è normale, è giusto. C’è solo un problema:non è mai stato ovvio, né normale.Anzi, l’evoluzione del diritto è sempre passataattraverso sentenze che sono state criticatee non rispettate. <strong>Il</strong> fatto che siano state eseguitenon è una prova della loro verità. Si èforse rispettata la sentenza sul caso Dreyfus?E il processo di Verona è parso a tutti equo?È il caso Sofri ricorda qualcosa a qualcuno? Ela possibilità stessa di fare appello non dicedel non rispetto di una sentenza? Certo, ti rispondonoi rispettatori delle sentenze altrui:appello, cassazione e poi basta. E la revisionedel processo, e i ricorsi <strong>in</strong> sede europea?E il diritto del condannato di proclamarsi comunque<strong>in</strong>nocente? Le sentenze, per pr<strong>in</strong>cipio,si criticano. Erano (erano?) i regimi chenecessitavano del “rispetto” della sentenzanel senso dell’autocritica. <strong>Il</strong> processo è unabattaglia <strong>in</strong> cui si v<strong>in</strong>ce o si perde, ma non èdovuto che chi soccombe debba sposare le ragionidel v<strong>in</strong>cente.E poi, nipote, lasciamela dire tutta: <strong>in</strong> nomedi chi vengono emesse le sentenze daitribunali del Belpaese? In nome del popoloitaliano. Formula che riassume un percorsotortuoso: il popolo elegge i suoi rappresentanti,i quali fanno le leggi. Per altra stradachi deve applicare queste leggi “<strong>in</strong> nome delpopolo” viene reclutato attraverso concorsoCHE UN VERDETTO SIA ESEGUITO NON SIGNIFICA CHE SIAVERO. NEL PROCESSO SI VINCE o SI PERDE, CHI SOCCOMBEPERÒ NON È TENUTO A SPOSARE LE RAGIONI DEL VINCENTEpubblico. Di lì <strong>in</strong> poi sentenzia <strong>in</strong> nome delpopolo, e il suo libero conv<strong>in</strong>cimento va accettato,applicato, eseguito.Succede però una cosa strana: quando ilpopolo esprime <strong>in</strong> modo diretto sentenze,giudizi e pareri su una certa questione (questo<strong>in</strong> fondo, se ci pensi, sono anche le sentenzedei tribunali: il conv<strong>in</strong>cimento di unoo più giudici su come vada applicata la leggesu un caso <strong>persona</strong>le) può capitare chechi professionalmente è chiamato ad applicarela volontà del popolo non se ne curi.Succede periodicamente <strong>in</strong> Italia con i risultatidei referendum. Vuoi sapere che cosapensa il popolo – non solo che cosa pensa,che cosa stabilisce – riguardo alla responsabilitàdei magistrati? Hai la risposta chiarae <strong>in</strong>equivocabile espressa direttamente dalpopolo stesso e non da un suo <strong>in</strong>teressato <strong>in</strong>terprete.Solo che <strong>in</strong> questo caso non trovera<strong>in</strong>essun segretario di partito, né presidentedi associazione nazionale di magistrati,che ti ricorderà pubblicamente che «le sentenze(del popolo) vanno rispettate, applicateed eseguite».Insomma, c’è sentenza e sentenza, c’è rispettoe rispetto, c’è popolo e popolo. Noidiavoli non dobbiamo demordere, e cont<strong>in</strong>uiamoa chiamare tutto questo “giustizia”.Berl<strong>in</strong>o (e il suo giudice), <strong>in</strong> fondo, è lontana.Tuo affezionatissimo zio Berlicche| | 28 agosto 2013 | 31


L’ITALIACHE LAVORANati percostruireTutto <strong>in</strong>iziò con una società per portare l’acquanell’Italia unita ma <strong>in</strong> 130 anni Condotte Spa hamac<strong>in</strong>ato chilometri anche all’estero. Nell’idea che legrandi opere debbano essere occasione di crescita,non «il terreno di battaglie politiche come qui da noi»La Torre di Varsaviaopera di CondotteSpaSono passati 133 anni da quel 7 aprile 1880 quando, <strong>in</strong> un palazzo storico di Roma,prendeva vita la Società italiana per Condotte d’acqua, nata allo scopo di creare,nell’Italia unita da poco meno di un ventennio, una rete idrica che fosse <strong>in</strong>grado di fornire la necessaria copertura <strong>in</strong> tutti i comuni, così come si richiedeva a unanazione progredita. Bastarono pochi anni a Condotte per diventare il fiore all’occhiellodell’<strong>in</strong>dustria italiana del tempo. In ventic<strong>in</strong>que anni di attività furono realizzati 160acquedotti per 817 chilometri di condutture pr<strong>in</strong>cipali e 185 chilometri di condutturedi distribuzione <strong>in</strong>terna. Ed era solo l’<strong>in</strong>izio. Oggi il gruppo Condotte cont<strong>in</strong>ua a scriverela sua storia realizzando <strong>in</strong> Italia e nel mondo grandi opere pubbliche, «il nostromigliore biglietto da visita», come le def<strong>in</strong>isce l’<strong>in</strong>gegnere Duccio Astaldi, presidentedel Consiglio di Gestione di Condotte d’Acqua SpA.Dal 2008 l’<strong>in</strong>gegner Astaldi ha preso <strong>in</strong> mano le red<strong>in</strong>i di Condotte, «ma non amoil vizio tutto italiano di identificare le s<strong>in</strong>gole persone con le aziende. La nostra societàdeve la sua affermazione all’<strong>in</strong>tero gruppo di lavoro». Una <strong>persona</strong> che però ha contribuito<strong>in</strong> maniera determ<strong>in</strong>ante al successo di Condotte c’è: «Mi piace ricordare ilgrande lavoro svolto dall’<strong>in</strong>gegnere Paolo Bruno, mio suocero che nel 1997, a seguitodi un programma di privatizzazione, ha acquisito Condotte all’<strong>in</strong>terno di Ferf<strong>in</strong>a,la hold<strong>in</strong>g che già controllava la società Ferrocemento – Costruzioni e lavori pubbliciS.p.A. che a sua volta aveva <strong>in</strong>corporato la Gambogi Costruzioni SpA e la RecchiCostruzioni. Dalla fusione di queste società è nata Condotte come la conosciamo oggi,Condotte Spasta costruendola galleria di 15 kmsotto il monteCeneri, <strong>in</strong> Svizzera,che unirà Bell<strong>in</strong>zonaa Lugano (nellapag<strong>in</strong>a accanto).«Abbiamo fattola gara nelsettembre del2007, la valutazionedelle offerte è statafatta nel giugno2008, a luglio cihanno assegnatoil lavoro, a ottobreabbiamo firmato ilcontratto», spiegal’<strong>in</strong>gegnere DuccioAstaldi32 | 28 agosto 2013 | |


una società di rilievo <strong>in</strong> campo nazionale che godedi ottimo prestigio anche all’estero».Sulle pareti della sede romana della società scorronole immag<strong>in</strong>i delle più belle opere realizzate: ilCanale Villoresi «uno dei primi project f<strong>in</strong>anc<strong>in</strong>g fatti<strong>in</strong> Italia», il traforo del Monte Bianco «un’impresaportata a term<strong>in</strong>e <strong>in</strong> soli sei anni», i grandi progett<strong>in</strong>el Golfo Persico, come il Porto Gasiero di Ras Laffan.«Si tratta – riprende l’<strong>in</strong>gegner Astaldi – del piùgrande porto del mondo per gas liquido, che racchiudeuna superficie di 300 ettari, con due dighe proiettatesul mare per circa 11 chilometri. Siamo riuscitia term<strong>in</strong>are il progetto con un anno di anticiporispetto al tempo contrattuale e siamo orgogliosidi poter affermare che oggi il Qatar deve una piccolaparte della sua ricchezza alla nostra società, che gliha permesso di com<strong>in</strong>ciare a esportare il gas con unanno di anticipo».Una delle opere di cui l’<strong>in</strong>gegner Astaldi è piùfiero «anche se sono legato <strong>in</strong> egual misura a tutt<strong>in</strong>ostri progetti, opere artigianali che seguiamodall’<strong>in</strong>izio alla f<strong>in</strong>e e che presentano difficoltà e soddisfazioni»riguarda i lavori per il raccordo autostradaleda Amman ad Aqaba tratta Ras el Naqab-Aqaba,<strong>in</strong> Giordania, effettuati tra il 2003 e il 2004: «Quandof<strong>in</strong>immo i lavori Sua Maestà il re di GiordaniaAbdullah II prese parte all’<strong>in</strong>augurazione. Fece primail suo discorso <strong>in</strong> arabo, poi si rivolse <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua<strong>in</strong>glese alle autorità e disse: “Bene signori, abbiamoun problema”. Tutti lo guardarono con aria perplessa.Poi aggiunse: “Dobbiamo trovare un lavoro a Condotteper evitare che vada via”. Quello fu un momentomolto divertente ed è un ottimo esempio di comeil nostro lavoro sia apprezzato all’estero».Le <strong>in</strong>sidie della congiuntura economicaAttualmente la società dà lavoro a 4750 famiglie,numeri che triplicano se si calcola anche l’<strong>in</strong>dotto eche <strong>in</strong>dicano uno stato di salute più che buono: «Nonpossiamo lamentarci. <strong>Il</strong> nostro portafoglio lavori, iprogetti <strong>in</strong> corso, la struttura organizzativa e quellaf<strong>in</strong>anziaria sono equilibrate. Abbiamo davanti anniche potremmo def<strong>in</strong>ire tranquilli». Nessun rischio?«Purtroppo la situazione <strong>in</strong> questo momento è davverocritica. Potremmo avere qualche problema dal fallimentodi un socio, di un fornitore o un appaltatoreche siano costretti a chiudere o per il credit crunch».Un problema che rende molto difficile per le impreseitaliane accedere al credito, con la congiunturaeconomica <strong>in</strong> cui è difficile reperire capitale d’<strong>in</strong>vestimentoda parte di banche o <strong>in</strong>vestitori a causa dellaloro sfiducia nel mercato e la scarsità di f<strong>in</strong>anziamentiche fa salire il costo del credito. «Si tratta dirischi di sistema – nota Duccio Astaldi – ma a eccezionedi questo, ci difendiamo».La società si divide tra progetti <strong>in</strong>ternazionali ecantieri italiani anche se, come racconta il presidente,«<strong>in</strong> Italia è tutto molto più difficile e frustran-| | 28 agosto 2013 | 33


L’ITALIA CHE LAVORAAlcune opere storiche realizzate da Condotte,il traforo del Monte Bianco negli anni Sessantae il canale Villoresi (1883).Sotto, il centro congressi Nuvola a Romaprogettato dall’architetto Fuksaste. Nel nostro paese le opere pubbliche non sonoviste come un bene pubblico ma come il desideriodi un governo o di un partito politico, come se rappresentasseroun obiettivo <strong>persona</strong>le. Le opere pubbliche,<strong>in</strong>vece, dovrebbero essere un affare bipartisan,decise dalla comunità e realizzate <strong>in</strong>dipendentementedalle m<strong>in</strong>oranze, che devono essere tutelatema non possono diventare improvvisamente maggioranza.Basti pensare al Ponte di Mess<strong>in</strong>a, il progettoche ci ha reso lo zimbello dell’Europa e del mondo.Dopo trent’anni di spreco di denaro pubblico <strong>in</strong>gare, road show, co<strong>in</strong>volgimenti di consorzi <strong>in</strong>ternazionaliarriva il governo Monti e cancella tutto: nelresto dell’Europa un’azione del genere sarebbe statadef<strong>in</strong>ita un esproprio. Questo è il chiaro esempio dicome non devono essere fatte le cose. Non è possibileche le stesse persone che hanno sp<strong>in</strong>to per creare la«oggi è impossibILE TROVARE una pERsonaCOnTRARIA aLL’ALTA VELOCITà MILANO-NAPOLI. maappena dIECI anni fa fU SCRITTO DI TUTTO: CHE ERAunA VERGOgnA, unO SCEmpIO, unO SCAndALO»società Stretto di Mess<strong>in</strong>a si siano rivelate le sue stesseoppositrici, ma questo vale per molte opere pubbliche,Tav compresa. Pensiamo alle Ferrovie delloStato. Basterebbe sfogliare i giornali di dieci anni faper scoprire che sull’alta velocità per la tratta Milano-Napolifu scritto di tutto. Al giorno d’oggi sarebbeimpossibile trovare una sola <strong>persona</strong> contrariaall’alta velocità ma dieci anni fa quell’opera fu def<strong>in</strong>itauno scandalo, una vergogna, uno scempio. Perl’Italia le opere pubbliche sono terreno di battagliapolitica, non rappresentano un momento di crescitadel paese. Quando cambierà questa mentalità allorail nostro diventerà un paese <strong>in</strong> cui non sarà difficilelavorare. Oggi non è così».Diverso il discorso nel resto del mondo: «Stiamoeseguendo <strong>in</strong> Svizzera una galleria di circa 15chilometri sotto il Monte Ceneri che unirà Bell<strong>in</strong>zonaa Lugano. Abbiamo fatto la gara nel settembredel 2007, la valutazione delle offerte è stata fattanel giugno del 2008, a luglio ci hanno assegnatoil lavoro, a ottobre abbiamo firmato il contratto –un miliardo di franchi svizzeri, una cifra veramenteimportante – e a gennaio dell’anno successivoabbiamo com<strong>in</strong>ciato lo scavo della galleria di quelloche viene def<strong>in</strong>ito dagli svizzeri il miglior cantiereche c’è attualmente nel loro paese». Si potrebbefacilmente obiettare che la Svizzera è da semprericonosciuta come una nazione dagli standard elevati:«Ma l’esempio virtuoso si potrebbe fare anche<strong>in</strong> relazione a paesi come l’Algeria. Magari ci sonotempi più lenti, ma nulla di paragonabile ai ritardiaccumulati <strong>in</strong> Italia».L’Europa e le opportunità perduteLa voglia di progettare e realizzare opere sul territorioitaliano rimane, ma l’estero <strong>in</strong> questo momentooffre a Condotte opportunità irr<strong>in</strong>unciabili: «Incampo <strong>in</strong>ternazionale stiamo assistendo al boomdei trasporti ferroviari e delle metropolitane. Neipaesi arabi, Arabia Saudita, Oman, Qatar, ci sonoprogetti con numeri enormi, numeri ai quali leimprese europee e italiane fanno fatica ad avvic<strong>in</strong>arsi.Questo perché l’Europa ha perso la voglia diandare a combattere al di fuori dei suoi conf<strong>in</strong>i, preferisceconcentrarsi sul proprio territorio. In Italia,<strong>in</strong>vece, ci sono <strong>in</strong>teressanti progetti autostradali maforse il più importante rimane il completamentodell’alta velocità». La questione italiana è una notadolente anche per la presidentessa della hold<strong>in</strong>g Ferf<strong>in</strong>a,Isabella Bruno Tolomei Frigerio, che per lungotempo ha cercato di supportare il project f<strong>in</strong>anc<strong>in</strong>g<strong>in</strong> Italia: «Ci ho creduto molto f<strong>in</strong>o a quattro-c<strong>in</strong>queanni fa. È chiaro che per realizzare opere pubblichenel nostro paese sia necessario f<strong>in</strong>anziarle, anchealla luce della difficile situazione della f<strong>in</strong>anza pubblica.Purtroppo però non vedo da parte di nessunola volontà di andare avanti. Le opere <strong>in</strong> projectf<strong>in</strong>anc<strong>in</strong>g hanno dei tempi lunghi e se nel frattempocambiano gli schieramenti al governo, cambianole condizioni e bisogna ricom<strong>in</strong>ciare tutto daccapo.Questo è solo l’ennesimo esempio della faticache si fa a lavorare <strong>in</strong> Italia». Entrambi i presidenti,però, guardano al futuro con positività e si auguranoche la società cont<strong>in</strong>ui a prosperare «riuscendo araddoppiare gli anni che sono già passati. Ci auguriamoche Condotte vada avanti <strong>in</strong>dipendentementedall’attuale proprietà e dal management, ma semprecon lo stesso buonsenso e soprattutto con la passioneche ci ha sempre contraddist<strong>in</strong>to».Paola D’Antuono34 | 28 agosto 2013 | |


STILI DI VITAcontro i mALTHuSIAni (anche <strong>in</strong>conSAPevoLI)La crescita è una benedizionedi Paolo TogniÈ<strong>in</strong> corso da anni la più grande truffa della storia, tramite la quale illustri <strong>persona</strong>ggisi sono appropriati e si stanno appropriando di miliardi di dollari.Poiché le somme <strong>in</strong> gioco sono <strong>in</strong>genti, è normale che il numero di soggettiche vi aspirano sia molto alto; e coloro che sfruttano a proprio beneficio levariazioni climatiche costituiscono una cosca numerosissima, sparsa nei c<strong>in</strong>quecont<strong>in</strong>enti. Viste le somme <strong>in</strong> gioco, spesso si sono sfruttati come veicolo di captazioneenti di ricerca, fondazioni ed associazioni, che hanno <strong>in</strong> comune la ricercadel massimo profitto e, qu<strong>in</strong>di, l’<strong>in</strong>teresse a mantener viva nell’op<strong>in</strong>ionepubblica la sensazione del problema, con tutti gli allarmismi che ne derivano.C’è anche, naturalmente, chi ritiene <strong>in</strong>utile spendere miliardi per combattereun fenomeno naturale come quello della variazione dei cicli climatici, sul qualeesistono prove scientifiche vecchie di milioni di anni, e testimonianze storichealmeno per gli ultimi tremila anni.Che la fase attuale veda temperature <strong>in</strong> crescita è fuori discussione; siamotuttavia lontani dal raggiungere le alte temperature dell’optimum medievale, ilperiodo che preparò la civiltà occidentale alla fioritura del R<strong>in</strong>ascimento, quando<strong>in</strong> Islanda si produceva grano, e v<strong>in</strong>o <strong>in</strong> Inghilterra. Storicamente i periodi diC’è anche LA tenTAzionemALTHuSIAna DIetro ILDIbATTITo sul rIScALDAmentocLImATIco. c’è un <strong>in</strong>tereSSe(anche economico) a mantenerVIVo un certo ALLArmISmoneLL’oPInione pubbLIcatemperature alte corrispondonoa periodi di grande effervescenzasul piano filosofico e culturale,e di notevole sviluppo. Iperiodi freddi, <strong>in</strong>vece, sono connotatida rallentamenti del progressoculturale ed economico.Oltretutto, ai periodi caldi corrispondeun forte miglioramentodella qualità della vita umana:meno malattie, niente morti per freddo, e così via.Ma dietro al dibattito tra le due posizioni c’è – evidente anche se non dichiarata– la polemica tra coloro che sostengono i valori della crescita, e quelli che puntanoall’imbecillità da loro def<strong>in</strong>ita decrescita felice. È una polemica presente neldibattito culturale da almeno tre secoli: il più noto esponente pessimista è il pastorescozzese Malthus, che trasse previsioni catastrofiche (e assai sbagliate) da alcunidati sulla produzione alimentare applicando <strong>in</strong> modo cervellotico pr<strong>in</strong>cipisbagliati. Chi crede nel comando “crescete e moltiplicatevi” sa che solo la crescitadel livello di vita può portare alla moltiplicazione degli uom<strong>in</strong>i. La quale è cosabuona e giusta, alla faccia di tutti i malthusiani del mondo, anche di quelli chenon sanno di esserlo.PRESA D’ARIAtognipaolo@gmail.comCINEMAMonsters University,di Dan ScanlonCerti mostri nonsi dimenticano<strong>Il</strong> prequel di Monsters&Co.<strong>in</strong> cui si racconta dell’<strong>in</strong>iziodell’amicizia tra Mike eSullivan.Partiamo dall’ovvietà piùovvia. È bellissimo, <strong>in</strong>telli-HOME VIDEOWarm bodies,di Jonathan Lev<strong>in</strong>eZombie con un cuoreUno zombie ritorna quasi vivodopo essersi <strong>in</strong>namorato.Variazione simpatica dell’ideadi Twilight e aff<strong>in</strong>i. Non è male:per il cast ben assortito eperché Jonathan Lev<strong>in</strong>e (checi aveva fatto sorridere parlandodi tumori <strong>in</strong> 50 e 50) riescea tenere la narrazione <strong>in</strong> equilibriotra orrore, sentimento eumorismo. Soprattutto rendecredibile e non stucchevole, come<strong>in</strong> tanti film del genere, lastoria d’amore di due ragazzi“diversi” e per vari motivi emarg<strong>in</strong>atidal mondo.gente, divertente, fantasioso,tecnicamente meraviglioso,positivo. È Pixar, cioèil top dell’animazione e forsenon solo dell’animazione.E ora i confronti: Pixarè sempre riuscita nelle impresepiù complicate, tipoquella di fare sequel più bellidegli orig<strong>in</strong>ali (Toy Story3). In questo caso il prequelnon raggiunge le vettehumus <strong>in</strong> fabulatrASPorti pubbliciMuoversi a Milanocosterà di piùPassate le vacanze i milanesidovranno sborsare qualchesoldo <strong>in</strong> più per muoversi coni mezzi pubblici. Dopo un’estatepiena di <strong>in</strong>iziativE ben sponsorizzatedal Comune (conl’unico neo che le poche corsedell’orario estivo rendevanola mobilità francamente difficoltosacoi mezzi pubblici), settembresi annuncia all’<strong>in</strong>segnadell’aumento delle spese. I primidi agosto Palazzo Mar<strong>in</strong>oha <strong>in</strong>fatti comunicato l’aumentodegli abbonamenti mensilie annuali alla rete di trasportopubblico urbano. A partireda settembre il mensile passeràda 30 a 35 euro e l’annualeda 300 a 330. Sono confermatele agevolazioni per alcunecategorie di utenti (per <strong>in</strong>fo:atm-mi.it) e non viene ritoccato,almeno per ora, il costo delbiglietto s<strong>in</strong>golo. La giunta Pisapiaha parlato di una sceltanecessaria e chiarito che dal2010 è aumentata l’offerta dimezzi pubblici mentre il contributodi Stato e Regione è calatodal 54,2 per cento al 42 percento. L’aumento degli abbonamentiporterà nelle casse delComune di Milano 33 milioni dieuro l’anno.ENI E LA CULTURATorna <strong>in</strong> Italia ilPugilatore <strong>in</strong> riposoAttenzione all’ambiente è ancheattenzione al territorio. Sispiega <strong>in</strong> questo modo il proverbialeimpegno di Eni per lacultura e che ha condotto, re-centemente, il cane a sei zampaa portare a New York lascultura <strong>Il</strong> pugilatore <strong>in</strong> riposonell’ambito dell’Anno dellacultura italiana negli Stati Uniti.Oltre 90 mila persone hannopotuto ammirare la sculturabronzea ellenistica espostadal 3 giugno al 18 luglio per laprima volta negli Stati Uniti,presso il Metropolitan Museumof Art nella mostra organizzatagrazie a Eni dall’AmbasciataItaliana a Wash<strong>in</strong>gton. Dal24 luglio scorso l’opera è tornataal Museo nazionale romanonella capitale.36 | 28 agosto 2013 | |


di Monsters&Co. che eraun mix di fantasia e umorismoassociati a un riflessionegrande sull’essere padri eche qui non c’è. D’altra parteMonsters University è divertentissimo,ha dei <strong>persona</strong>ggidavvero buffi e saràadorato dagli spettatori piùpiccoli per la semplicità dellavicenda, i colori <strong>in</strong>credibilie l’amicizia contagiosa deidue protagonisti. Tante gag,altrettanta simpatia e un’ideasemplice e grandissima: nonè il successo a rendermi felicema un’amicizia.visti da Simone Fortunato<strong>Il</strong> registaDan Scanlon<strong>in</strong> vacanzaChe “pericolosa”normalitàdi Annalena ValentiMAMMA OCANon capita spesso di vedere cose delgenere. Ha un po’ dell’assembramentosovversivo questo radunarsidi 200 persone <strong>in</strong> una bella ecurata tenuta agricola. Bamb<strong>in</strong>i, nonni,donne, uom<strong>in</strong>i, soprattutto ragazzi,<strong>in</strong>sieme. Non fanno andare la musicaa manetta ballando con <strong>in</strong> mano ilbicchiere pieno, come da ultima modada spiaggia (sì anche i bamb<strong>in</strong>i), e neppureprotestano contro alcunché, comeda ultima moda contemporanea (sìanche i bamb<strong>in</strong>i), non si ignorano, purvivendo una sola giornata all’anno <strong>in</strong>sieme.Cosa fanno di sovversivo? Applicanotutti quei verbi che appartengonoalla vita normale: nuotano, cantano,leggono, mangiano, pregano, giocano,lavorano, conoscono, parlano, ascoltano.Cose che oggi non paiono più cosìnormali. In compagnia li vedete cantare<strong>in</strong>sieme e ascoltare, dai 4 ai 90 anni,uno che parla. C’è da temere qualcosada loro? Se uno passa dallo sp<strong>in</strong>elloal sem<strong>in</strong>ario nella decisione di un attimo,e l’altro è missionario <strong>in</strong> Africaavendolo deciso mentre piantava unchiodo, se uno decide fulm<strong>in</strong>eamentementre serve ai tavoli che è meglio fareil cameriere al Signore che ai signorie una bamb<strong>in</strong>a di 13 anni, che il mondocivile chiamerebbe m<strong>in</strong>orata perchéipovedente, con voce cristall<strong>in</strong>a, facendopiangere (altro verbo che <strong>in</strong>sieme aridere è assai presente) tutte le madri,canta di essere stata preferita, qualcosada temere fortunatamente c’è.mammaoca.wordpress.comcomunicandoc<strong>in</strong>ema italianoCosì il tax creditaiuta i nostri filmCi sono settori dell’<strong>in</strong>dustria italianalegati a doppio filo con lacomunicazione e con il senso diquesta rubrica. Pensiamo al c<strong>in</strong>emaitaliano, che esprime produzionidi grande qualità, ma habisogno di significativi <strong>in</strong>vestimentie di tempi di gestione lunghiper cont<strong>in</strong>uare ad esistere.Produrre un film, <strong>in</strong>fatti, può richiederediversi anni e dec<strong>in</strong>e dimilioni di <strong>in</strong>vestimento. Esistonoperò degli strumenti che consentonoanche a soggetti che nonfanno strettamente parte dellafiliera di scendere <strong>in</strong> campo e faresistema. Uno di questi è il taxcredit, che letteralmente significacredito d’imposta. Si trattadi uno strumento che consentedi <strong>in</strong>vestire nella produzione difilm ottenendo <strong>in</strong> cambio un creditod’imposta del 40 per centoper le aziende esterne alla filiera.Insomma, una leva di <strong>in</strong>vestimentoalternativa alla Borsa e aititoli di stato, capace di moltiplicareil gettito fiscale e far emergereil sommerso. Inoltre nonsi tratta di uno strumento di tipoassistenziale perché si attivasolo nel momento <strong>in</strong> cui ci sonogli <strong>in</strong>vestimenti. Far crescereil c<strong>in</strong>ema italiano significa <strong>in</strong>fatt<strong>in</strong>on solo tutelare il posto di lavorodi migliaia di lavoratori qualificati,ma anche promuoverel’Italia nel mondo. Un’opportunitàper tutti di essere ambasciatoridel Belpaese. Naturalmenteil ritorno d’immag<strong>in</strong>e è garantitoper gli <strong>in</strong>vestitori se la produzionedest<strong>in</strong>ataria del tax credit hale carte <strong>in</strong> regola per “sfondare”al bottegh<strong>in</strong>o…Mauro Luchetti| | 28 agosto 2013 | 37


AMICI MIEImusICANel mondo dellapolifonia baroccaI nove libri dei Madrigali diMonteverdi sono un universo <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itodi armonie, ritmi e timbriancora tutto da scoprire.<strong>Il</strong> Quarto <strong>in</strong> particolare è forsequello meno “ortodosso” armonicamenteparlando ed il piùstudiato dal punto di vista teoricoe della prassi esecutiva. Unlavoro molto <strong>in</strong>teressante <strong>in</strong> talsenso è il cd proposto da Stradivariusche vede protagonistal’ensamble vocale “La dolce maniera”diretto da Luigi Gaggero.<strong>Il</strong> gruppo offre un’esecuzionefilologicamente impeccabilee coerente, riservando grandeattenzione al testo poetico veroispiratore delle scelte d<strong>in</strong>amichee fraseologiche. Non menoprecise risultano essere l’<strong>in</strong>tonazione(sempre <strong>in</strong>eccepibile purnelle dissonanze più ardite) e ilritmo, che considera i cambi dibattuta e di tempo. Un lavoro d<strong>in</strong>icchia ma che potrebbe spalancareall’ascoltatore le porte diun mondo fasc<strong>in</strong>oso e di <strong>in</strong>commensurabilevalore come quellodella polifonia barocca.Mario Leone Twitter: maestroleoneLIBRI/1Le poesie di un uomoche vive a mani nudeGiovanni Colciago, meglio conosciutocome Giò Fuoco, è un«non più giovane uomo a man<strong>in</strong>ude davanti alla vita». Cosìlo def<strong>in</strong>isce Davide Rondon<strong>in</strong>ella prefazione al libro di poesieBamb<strong>in</strong>i agli specchi (RaffaelliEditore, 75 pag<strong>in</strong>e, 12 euro)che rappresenta, rispettoalle precedenti raccolte dell’autoredi Carate Brianza, la consacrazionedi una profonda riflessione<strong>in</strong>teriore. È come se,una s<strong>in</strong>fonIA di sAPoRI dELICAtiAnche il cibo c<strong>in</strong>esepuò essere raff<strong>in</strong>atoIN BOCCA ALL’ESPERTOdi Tommaso Far<strong>in</strong>aLa cuc<strong>in</strong>a c<strong>in</strong>ese: una delle più grasse al mondo, dicono. Ed èvero. <strong>Il</strong> culto del fritto e delle salse è palpabile <strong>in</strong> vaste partidella C<strong>in</strong>a, al netto delle immense differenze cul<strong>in</strong>arie <strong>in</strong> senoa un paese che copre svariati fusi orari. E <strong>in</strong> Occidente, da noi,abbiamo imbastardito la cuc<strong>in</strong>a orientale <strong>in</strong> varie modalità, masempre ne abbiamo preservato la grassezza. Perché non provaredunque un approccio diverso ai soliti piatti, riscoprendo sapor<strong>in</strong>itidi e non sempre <strong>in</strong>gombranti come credevamo? Pochi anni fa,a Milano, ha aperto Bon Wei: uno di quei ristoranti c<strong>in</strong>esi chiamati“new wave”, ossia moderni, volti a cogliere il mondo cul<strong>in</strong>ariodel Celeste Impero dal suo lato più raff<strong>in</strong>ato.L’ambiente è pulito, fresco, accogliente, senza le rusticità dabettola <strong>in</strong> via Sarpi ma anche senza il folclore opprimente <strong>in</strong> usoaltrove. Addirittura, il patron porge una carta dei v<strong>in</strong>i oltremodoricca e stimolante, roba che <strong>in</strong> un “c<strong>in</strong>ese” non è proprio usuale.Un po’ più alti del solito anche i prezzi: circa 50 euro a testa,mangiando parecchio. Ma la differenza si coglie, sia a livello dielaborazione che di materia prima. Gli <strong>in</strong>volt<strong>in</strong>i primavera nonci sono, o almeno non sembra. Ma i “Fior d’<strong>in</strong>volt<strong>in</strong>i”, ripieni difrutti di mare e castagne d’acqua, sono talmente leggeri, croccantie buoni da conquistare. Anche planando sui set di ravioli, solitamentetrionfo di luogo comune gustativo, si rimane ammiratidalla sapienza di realizzazione: il raviolo al vapore diventa dunquequalcosa di piacevolmente <strong>in</strong>consueto. <strong>Il</strong> manzo al pepe nerovi <strong>in</strong>canterà: filetto pregiatissimo, di una morbidezza <strong>in</strong>enarrabile,appena appena scottato, immerso non <strong>in</strong> una micidiale salsama <strong>in</strong> un condimento speziato, con tutti i sapori ord<strong>in</strong>ati, <strong>in</strong>triganti.Stesso discorso per i calamari alla soia nera, nient’affatto ricettacolodi pesciaccio di quart’ord<strong>in</strong>e ma, al contrario, s<strong>in</strong>foniadi magici profumi. Ma anche tutto il resto è così. È un posto oveportarci il vecchio zio scettico su una cuc<strong>in</strong>a per lui estranea. Vidivertirete.Per <strong>in</strong>formazioniBon Weihttp://www.bon-wei.itVia Castelvetro 16-18 – MilanoTel. 02341308Chiuso il lunedì a pranzocrescendo il poeta, anche lapoesia si fosse adattata ad abbracciareuna dimensione nuova.Eppure quell’io, quell’<strong>in</strong>teriorità,si <strong>in</strong>vera nell’abbracciocon qualcun altro. Ecco perchéla parola amicizia, che felicementeil poeta def<strong>in</strong>isce«ebbrezza primaverile», è unaparola centrale <strong>in</strong> questa raccolta.«Dunque – scrive ancoraRondoni nella prefazione – daquesto poeta un po’ scompostoe un po’ laterale veniamo portatial centro di una questioneessenziale non solo per le persone,ma per l’epoca <strong>in</strong>tera <strong>in</strong>cui viviamo»libri/2Gesù di Rondoni,una storia nuovaPER PIACERENel suo ultimo romanzo (Gesù.Un racconto sempre nuovo,Piemme, 346 pag<strong>in</strong>e, 17,50 euro)Davide Rondoni raccontala storia di Gesù di Nazareth.Lo fa perché «il viaggio di Gesùè qualcosa che si deve faredi nuovo. Con il fiato tra i denti,e il fuoco nel cuore». Non c’è,<strong>in</strong> queste pag<strong>in</strong>e, il gusto di aggiungereleggende <strong>in</strong> stile DanBrown. C’è piuttosto la volontàdi utilizzare la parola per favorirel’immedesimazione del lettore<strong>in</strong> quella che è una storianarrativamente appassionante,ma soprattutto esistenzialmentesignificativa per l’uomodi ogni tempo.libri/3Esperienze di letturaad alta voce <strong>in</strong> aula<strong>Il</strong> 20 agosto alle 14, nella salaAbete del <strong>Meet<strong>in</strong>g</strong> di rim<strong>in</strong>iverrà presentato il volume <strong>Il</strong> LibroFondativo – per <strong>in</strong>contrarel’umano. Esperienze di letturaad alta voce <strong>in</strong> classe (Sestanteedizioni). Un corso di aggiornamentotenuto dal professorMol<strong>in</strong>ari ha dato nuovo impulsoa questo lavoro che da sempresi fa nella scuola primaria.Alcune <strong>in</strong>segnanti hanno volutoverificare nelle loro classi se,leggendo libri scelti secondoquesto nuovo “accento” suggeritodal professore, si potesseroraggiungere quei significativirisultati prospettati nel corso.<strong>Il</strong> libro raccoglie sia la propostadel prof. Mol<strong>in</strong>ari sia il raccontodelle esperienze delle <strong>in</strong>segnantiche si sono co<strong>in</strong>volte <strong>in</strong>questo lavoro.| | 28 agosto 2013 | 39


L’INIZIATIVAIPER, LA GRANDE I PER GLI ISTITUTI SCOLASTICIFare la spesa di casa persostenere le proprie scuoleFar la spesa divertendosi e allo stesso tempo aiutare la scuola dei propri figli onipot<strong>in</strong>i. Così, <strong>in</strong> poche parole, si può riassumere la campagna “Primi dellaclasse” promossa da Iper, La grande i <strong>in</strong> collaborazione con il Co.Ge. del m<strong>in</strong>isterodell’Istruzione e term<strong>in</strong>ata lo scorso marzo. Un’<strong>in</strong>iziativa che è stata pensataper aiutare le scuole dell’<strong>in</strong>fanzia e quelle primarie e secondarie di primogrado, sia pubbliche sia private. In attesa di sapere se l’operazione sarà ripetutaanche quest’anno, questi sono alcuni dati che dimostrano il successo della primaedizione dei “Primi della classe”: <strong>in</strong> poco più di tre mesi, Iper, La grandi i ha distribuitopremi (21 mila) per un totale di 2 milioni e 700 mila euro a 4.500 istituti,ottenendo l’apprezzamento di genitori e dirigenti scolastici che <strong>in</strong> questo modohanno aiutato la propria scuola semplicemente facendo la spesa.Testimonial della campagna non un volto ma una famiglia, la più famosa degliStati Uniti: i Simpson. Insieme a Homer, Marge, Bart, Lisa e Maggie, piccoli egrandi hanno potuto giocare e allo stesso tempo darsi da fare per sostenere lespese delle scuole. Per farlo è bastato iscriveregli istituti all’<strong>in</strong>iziativa, al resto ci hanno pensatole famiglie: 550 mila i clienti partecipantiattivamente alla raccolta. Da dicembre 2012 amarzo 2013, nei punti vendita di Iper, La grandei, il momento della spesa è diventato piùdivertente: per ogni 25 euro di spesa i consumatoripossessori della carta vantaggi hannoricevuto alla cassa una bust<strong>in</strong>a con all’<strong>in</strong>ternola carta 10eLode da consegnare alle scuole e alcunecard con tutti i <strong>persona</strong>ggi della serie deiSimpson. Sono stati 10 mila i bamb<strong>in</strong>i che hanno partecipato alla raccolta delle160 card a cui si affiancavano 62 adesivi da collezionare nell’apposito album, dascambiare con i compagni di classe o da portare sempre con sé, <strong>in</strong> esclusive scatol<strong>in</strong>emetalliche. Una raccolta che poteva essere completata con l’acquisto dellespille con i <strong>persona</strong>ggi della simpatica famiglia gialla.Alla raccolta cartacea è stato affiancato un gioco onl<strong>in</strong>e sul sito iper.it che haco<strong>in</strong>volto bamb<strong>in</strong>i e ragazzi: 7.500 gli utenti unici che hanno partecipato alla sfida.I punti guadagnati giocando venivano trasformati <strong>in</strong> carte 10eLode virtuali.Al raggiungimento delle card previste per i premi desiderati, gli istituti scolasticihanno richiesto <strong>in</strong> modo totalmente gratuito le attrezzature <strong>in</strong>formatiche edidattiche presenti nel catalogo: lavagne da 78” dual touch utilizzabili con ditao pennarelli, monitor da 55”, Notebook, videoproiettori, tavoli <strong>in</strong>terattivi, tablet,ma anche stampanti multifunzionali, altoparlanti, hard disk esterni. E poi giochididattici, abachi, banchi regolabili, libri, colori, palloni.40 | 28 agosto 2013 | |LE bust<strong>in</strong>e con aLL’<strong>in</strong>terno lacarta 10eLode da consegnareaLLE scuoLE e alcune card coni <strong>persona</strong>ggi dei Simpson siritiravano aLLa cassa. aLLaraccolta cartacea è statoaffiancato un gioco onl<strong>in</strong>e


I simpatici <strong>persona</strong>ggidella famiglia Simpsonsono stati i testimonialdella prima edizionedei “Primi della classe”,l’<strong>in</strong>iziativa promossada Iper, La grande iideata per sosteneregli istituti scolasticipubblici e privatiI NUMERI della campagna2.700.000 euro è il valore dei premi distribuiti4.500 scuole partecipanti21.000 premi totali ord<strong>in</strong>ati e consegnati550.000 clienti partecipanti attivamente alla raccolta cartacea10.000 bamb<strong>in</strong>i che hanno partecipato agli scambi della raccolta7.500 utenti unici che hanno giocato onl<strong>in</strong>e sul sito www.iper.it| | 28 agosto 2013 | 41


MOTORPEDIAWWW.RED-LIVE.ITA CURA DIDUE RUOTE IN MENOKawasaki ZX-10RSe si parla di prestazioni e di sportività la ZX-10R cont<strong>in</strong>ua aessere un riferimento assoluto tra le Superbike replica: protagonistanel Campionato Mondiale delle derivate di serie, puòcontare sull’esuberante quattro cil<strong>in</strong>dri <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea da 200,1 cv a13000 giri, con tre mappature di erogazione (Full, Middle eLow) e un efficace controllo di trazione per rendere più sicura latrasmissione della potenza. Aggressiva anche sul piano estetico,la ZX-10R è la scelta di chi non accetta compromessi e vuole vivere<strong>in</strong> prima <strong>persona</strong> emozioni da vero pilota. Costa 16.320euro f.c. (17.330 con ABS).[em]Tra le curve la A45Amg stupisceper rapidità nei cambidi direzione,che il conducenteaffronta <strong>in</strong> totalerelax grazie ancheall’abitacolo sportivoe ai sedili contenitivi42 | 28 agosto 2013 | |


<strong>Il</strong> sogno non proibitodi chi ama lo sportSI PARTE DA 44 MILAEURO e SCHIZZAno LEPRENOTAZIONI PERun MODELLO CHESARà DISPOnibILEDA SETTEMbRELE POTENZIALITà ESPRESSIVEDELLA MERCEDES A45 AMGAmg, la factory dei sogni: nata nel 1967dall’<strong>in</strong>iziativa di due ex dipendentiMercedes, è diventata l’emblema dellasportività con la stella a tre punte. E oggivanta una gamma molto ricca, con motoriV8 e V12, anche biturbo. Insomma, il trionfodella tecnologia e delle prestazioni. È recentissimo,però, l’arrivo di un modello e soprattuttodi un motore che cambiano le carte<strong>in</strong> gioco: la nuova A45 Amg, realizzata sullabase dell’apprezzatissima Mercedes Classe A,monta <strong>in</strong>fatti il primo quattro cil<strong>in</strong>dri Amgmai realizzato. Per l’occasione i tecnici tedesch<strong>in</strong>on si sono limitati ad adattare un propulsoregià esistente ma hanno progettato exnovo il quattro cil<strong>in</strong>dri due litri più potentetra quelli prodotti <strong>in</strong> serie. 1.991 cc per 360cavalli, con la straord<strong>in</strong>aria potenza specificadi 181 cv/litro, un record.Siglato M133, il quattro <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea è assemblatoda un solo uomo, secondo la filosofiaAmg “one man, one eng<strong>in</strong>e”; pesa soltanto148 kg a secco e vanta 450 Nm di coppia, afronte di consumi relativamente contenuti:6,9 l/100 km. E le prestazioni? Entusiasmanti,da vera supercar, qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong> pieno spiritoAmg: da 0 a 100 km/h <strong>in</strong> 4”6, con velocità limitataa 250 km/h. <strong>Il</strong> turbo Tw<strong>in</strong>Scroll garantisceuna risposta rapidissima a tutti i regimi,su un’auto che dal punto di vista esteticosi dist<strong>in</strong>gue dalla normale Classe A grazie aicerchi di grande diametro, alle prese d’aria eagli sfoghi, senza però r<strong>in</strong>unciare a un’estremaeleganza. Eccezionale ilrendimento del cambio doppiafrizione Speedshift DctAmg a 7 rapporti: nelle modalitàSport e Manual l’<strong>in</strong>tervallodi cambiata si riduce a120 ms, con <strong>in</strong> più un suonoallo scarico che farà venire ibrividi di piacere agli appassionatidi auto sportive... Tra le curve la A45Amg stupisce per rapidità nei cambi di direzione,che il conducente affronta <strong>in</strong> totale relaxgrazie anche all’abitacolo sportivo e ai sedilicontenitivi. <strong>Il</strong> prezzo? Si parte da 44 milaeuro, una quotazione che ha già fatto girarerapidamente il contatore delle prenotazionidi un modello disponibile da settembre.Edoardo Margiotta| | 28 agosto 2013 | 43


POSTApoCALYptola delusione e queLLe domande così umaneCosa succede quandoa tradirci è proprio chiserviamo come un figlioCarissimo padre Aldo, sono molto affezionata a te, alla tua storia che ti permette di vivere“<strong>in</strong> Cristo”. Appartengo al movimento di Cl f<strong>in</strong> dalla “prima ora”. Infatti, ho conosciuto donGiussani e il suo carisma che mi hanno permesso di “cercare” Gesù <strong>in</strong> tutte le circostanzedella vita, da quando frequentavo a Milano la scuola superiore... era Gioventù studentesca del1960. Ho avuto la fortuna di ascoltarti <strong>in</strong> diversi <strong>in</strong>contri e le tue lettere che amici comuni mi passanosono sempre una scuola di vita, per questo r<strong>in</strong>grazio molto te e il Signore. Ho ancora presenteuna delle tue ultime, quando dicevi «avevo bisogno di <strong>in</strong>contrare gli amici perché mi ricordasseroche... È il Signore!!!». Alla luce di questo ho tanto bisogno (più di me, mia figlia) di un tuo “è ilSignore!”. Mi sento impotente (prego molto ma manca l’agire mio) per aiutare mia figlia. Insegnareligione da diversi anni, sempre votata all’amore per i suoi bamb<strong>in</strong>i, i cui occhi riescono a dirle piùdi quanto vorrebbero. Si è dedicata da sei anni ad aiutare un bimbo <strong>in</strong> una situazione famigliaremolto particolare. Per questa cosa si è spesa tantissimo. La vedo soffrire molto <strong>in</strong> questo “martirio”e sono ora a chiederti una preghiera. Stasera mi diceva: «Quando fai caritativa e ti spendi peril dest<strong>in</strong>o e per il bene dell’altro, non puoi non esserne co<strong>in</strong>volta... quello che fa male è sentirsi letteralmentebuttati via quando non servi più... cercata solo “se servi”, succhiata quando servi, poigettata via». Non ha mai cercato ricompensa al suo affetto gratuito, affetto qualche volta anchericambiato ma solo se serviva, altrimenti quello che arrivava erano solo cattiveria e male. Alcuniamici le dicono di lasciar perdere, ma lei risponde: «Ho bisogno che il Signore dia senso a questodolore». Soprattutto quando l’impegno è stato dato, a volte preteso, <strong>in</strong> quanto anche madr<strong>in</strong>a diCresima del bimbo. Grazie per la tua preghiera e noi preghiamo per te e i tuoi bimbetti.Lettera firmatabisogno di <strong>in</strong>contrare gli amici perché mi ricordassero che... È il Signore». Maquesta è l’unica necessità che ha l’uomo, perché il cuore di ognuno è fatto esclusivamenteper il Signore. Per quel motivo tutta la mia vita l’ho passata «Avevogridando,cercando quello che afferma il premio Nobelper la letteratura: «Signore sono stanco di elucubrazioni.Mostrami <strong>in</strong> qualunque parte delmondo un volto, trovando il quale io possa trovareTe». E il Signore mi ha sempre ascoltato,anche se per riconoscere questo Volto è statonecessario che facessi un lavoro <strong>persona</strong>le,vivendo <strong>in</strong>tensamente ogni giorno la realtà, emendicando cont<strong>in</strong>uamente questa grazia, conl’<strong>in</strong>tercessione della Verg<strong>in</strong>e Maria. <strong>Il</strong> Signoremi ha sempre risposto, mostrandomi volti chenon sono mai stati quelli che io pensavo sarebberostati la cosa migliore per me. Ultimamentepenso spesso alla grazia di aver avutoqui padre Paol<strong>in</strong>o che io nemmeno conoscevo.È stato per me un regalo <strong>in</strong>aspettato che neltempo ha segnato la mia vita provocandomiSe LA generosità non ètrASC<strong>in</strong>ata dALL’amoredi Cristo diventa unterribile riCAtto.Avere un cuoregeneroso è una grazia,ma se non LASCiamoentrare Cristo comecriterio dei rapportiLA generosità sitrASforma <strong>in</strong> rabbiapadre Aldodurante unacelebrazionenella parrocchiadi San Rafaelogni giorno con la sua vita a riconoscere: «È ilSignore». Non solo. Dio ha anche usato la nostracompagnia per fare le “meraviglie” dellacarità che oggi esistono nella parrocchia. Perdieci anni abbiamo camm<strong>in</strong>ato gomito a gomitoe un giorno, come un “fulm<strong>in</strong>e a ciel sereno”,è stato allontanato da qua, lasciandomi “solo”.Sono rimasto profondamente ferito e ancheun po’ arrabbiato con Dio. Tuttavia, anche<strong>in</strong> quel momento drammatico, il Signore nonmi ha lasciato per lungo tempo senza la presenzadi amici nel cui volto è evidente la grandePresenza del Mistero. Ricordo la commozioneche suscitò nel mio cuore l’immediatezzacon la quale Marcos e Cleuza si sono precipitati,nel senso letterale della parola, ad Asunciónper stare al mio fianco, aiutandomi a nondimenticare che, se il Signore permetteva questasituazione, sarebbe stato per un bene piùgrande, per la mia conversione. Cioè il Signorevoleva educarmi alla gratuità, al distacco datutto, a guardare alla realtà e alle persone conlibertà, con la certezza che Dio, se permetteuna cosa, è per un bene più grande che si manifesterànel tempo. Tutta la mia vita è statauna battaglia tra l’immag<strong>in</strong>e che avevo, e cheancora ho, di relazione con la realtà e l’esperienzadella gratuità che è pura grazia. Perquel motivo comprendo il tuo dolore e <strong>in</strong> modoparticolare quello di tua figlia. Specialmentequando si è generosi e sensibili verso gli altri.44 | 28 agosto 2013 | |


di Aldo TrentoSe la generosità non è trasc<strong>in</strong>ata dall’amoredi Cristo si trasforma <strong>in</strong> un terribile ricatto, <strong>in</strong>una grande delusione. Avere un cuore generosoè una grazia, tuttavia se non lasciamo entrareCristo come criterio delle nostre relazioni,la generosità si trasforma <strong>in</strong> rabbia. Io sonosolito ripetere “grandi amori, grandi rancori”,“grandi simpatie, enormi antipatie”.Le promesse non mantenuteChi non ha detto, durante il suo primo <strong>in</strong>namoramento,alla propria moglie nel giorno delmatrimonio le parole più belle, più espressive,più def<strong>in</strong>itive che sono proprie del cuore,e dopo un certo tempo tutto si è trasformatonel contrario? Quante amicizie ho avuto,anche <strong>in</strong> America Lat<strong>in</strong>a, ma alla f<strong>in</strong>e sono rimastisoltanto gli Zerb<strong>in</strong>i! E gli altri? Chi per ilgusto di un miserabile potere, chi perché confondel’amicizia con la diplomazia, se ne sonoandati per un’altra strada. Non solo, ma i problemipiù gravi che ho avuto, f<strong>in</strong>o alla denunciadavanti ad un tribunale civile, sono venutida persone che vivevano con me. E quantepersone che hanno trovato ogni tipo di aiutonelle opere nate nella parrocchia, se ne sonoandate sputando nel piatto dove avevanomangiato! È quello che tutti sperimentiamonella vita di ogni giorno e che ci fa soffrire.Tuttavia, tutto può diventare grazia aff<strong>in</strong>chériconosciamo il Signore che vuole educarci allagratuità <strong>in</strong> tutto. E cosa significa gratuità?Vivere, pensare e operare prendendo <strong>in</strong> tutto,come criterio, la tenera Presenza di Gesù.Educarci alla gratuità significa offrire <strong>in</strong> ognimomento a Gesù quello che siamo e quelloche facciamo. «Signore Ti r<strong>in</strong>grazio» se lecose vanno “bene”, mentre se le cose vanno“male”, «Signore ti offro». Ripetere col cuorequeste giaculatorie, per esempio, è stato edè per me di grande sollievo, un grande respiro.Se non avessi chiara questa posizione, sareidisperato, perché ogni matt<strong>in</strong>a aprendogli occhi, il mio pensiero andrebbe immediatamenteai problemi che mi potrebbero crearele 177 persone che lavorano qui; ai drammie ai dolori di ogni bamb<strong>in</strong>o, ogni anziano, ognimalato term<strong>in</strong>ale. Invece, quando <strong>in</strong>izio la miagiornata col pensiero chiaro che “Io sono Tuche mi fai” cambia totalmente la prospettiva.La settimana scorsa una <strong>persona</strong> mi ha denunciato<strong>in</strong> quanto responsabile della casettadi Betlemme, davanti ad una procura, percose che, secondo lei, accadevano lì. Un’accusaassurda, irrazionale, senza fondamento alcuno,un’accusa che oggigiorno va molto dimoda. Ma grazie a questa lenta e lunga educazionead offrire tutto al Signore, ho sperimentatouna letizia che mi ha permesso didormire <strong>in</strong> pace e il giorno dopo presentarmiserenamente davanti al tribunale. Con un’ironiadavanti alla realtà che prima mi era sconosciuta.E alla f<strong>in</strong>e tutto si è risolto positivamente.Questo non significa che nella miamente non possa passare la domanda: «Come,dopo aver speso la mia vita per questepersone f<strong>in</strong>o ad ammalarmi, ora arrivano anchea calunniarmi?». Questa domanda è profondamenteumana. Anche Gesù se la è posta,quando fu tradito da Giuda. Tuttavia nonsi è lasciato def<strong>in</strong>ire dalla cattiveria di Giuda,ma dal suo rapporto col Padre e questo gli hapermesso di chiamarlo “amico”.Chiediamo la gratuitàL’esperienza della gratuità, cioè della libertà,è una grazia che bisogna chiedere cont<strong>in</strong>uamente.<strong>Il</strong> Signore ci forgia come l’artistache ha fatto le bellissime vetrate della chiesadi San Rafael. È nell’esperienza della gratuitàche si diventa più teneri, più sensibili, e perciòsi soffrirà molto di più di chi non vive di Cristo,perché Cristo dona la sua stessa tenerezza, lasua stessa sensibilità. Dentro un grande dolore,si gode dell’esperienza di amare una <strong>persona</strong>solo perché esiste. Quando guardo i miei figli,Aldo e Mario, nel loro letto di dolore, vivouna grande impotenza ma piena di tenerezza.Quella tenerezza che mi permette di non fermarmidavanti a nessuna difficoltà o problema,ma di camm<strong>in</strong>are e prendere a volte decisionimolto dolorose, come quella di doverlicenziare due degli <strong>in</strong>fermieri più qualificati.Non si vorrebbe mai arrivare a certe decisioniper le quali anche alcuni amici ti gettano <strong>in</strong>faccia mucchi di “perché”, senza capirne le ragioni.Ciò avviene perché non vivono la realtà.Tuttavia, dentro tutto il dolore che uno vive, lacertezza che amore e verità camm<strong>in</strong>ano unititi permette, <strong>in</strong> una compagnia, di assumere laresponsabilità di certe decisioni.Allora, cara signora e figlia, la prima domandache <strong>in</strong> questa situazione dovete porvi è: stiamoseguendo oggi il carisma di don Giussani? Cosasignifica vivere oggi quello che ha sperimentato<strong>in</strong> Gs nel 1960? Se non accade oggi l’<strong>in</strong>controcon Gesù è <strong>in</strong>evitabile che il ricordo sitrasformi <strong>in</strong> angoscia, <strong>in</strong> una sofferenza, e perdi più senza senso, e non c’è cosa peggiore cheun dolore senza significato. Si vive solo per unfatto che accade ora, <strong>in</strong> questo momento. Inf<strong>in</strong>e,mi permetto di domandarle: il suo sguardoè ben centrato oggi nell’esperienza che donJulián Carrón ci propone e che permette a me,pur nella mia difficile condizione, di respirare eamare con sempre maggiore libertà? Oggi, comeGiovanni 2000 anni fa quella notte sul lago,mi permetto di gridare: “È il Signore”, vivo,presente qui ed ora. Nel carisma che Dio ci dàla grazia di poter seguire oggi, la Presenza vivadel Mistero il carisma diventa presente.paldo.trento@gmail.com| | 28 agosto 2013 | 45


LETTEREAL DIRETTORELa nostra magistraturava riformata, punto. Enon solo per BerlusconiPremesso che l’iter processuale che ha portato allasentenza di condanna di Silvio Berlusconi è statos<strong>in</strong>golarmente di una velocità da Gu<strong>in</strong>ness dei primati,<strong>in</strong> un’Italia perennemente sanzionata <strong>in</strong> sede europeaper le lungagg<strong>in</strong>i della propria giustizia e anche questaè circostanza che dovrebbe far riflettere, credo di avere ildiritto di critica. Si può dire che ci sia stato giusto processo,quando i diritti della difesa sono stati fortemente compromessi?Si può dire che sia stata solo fatale distrazionel’aver comm<strong>in</strong>ato <strong>in</strong> primo gradoe confermato <strong>in</strong> appello una pena accessoria“contra legem” <strong>in</strong> ragionedella pena pr<strong>in</strong>cipale <strong>in</strong>flitta? Troppenubi si addensano <strong>in</strong>torno al verdettoe sono pertanto <strong>in</strong>dotto a ritenereche, anche <strong>in</strong> mio nome, sia stataemessa una sentenza sbagliata , piuttostoche essere amm<strong>in</strong>istrata unasana giustizia. Daniele Bagnai FirenzeLa giustizia italiana va riformata,punto. Non soltanto perché il casoBerlusconi dimostra che il comb<strong>in</strong>atodisposto obbligatorietàdell’azione penale/autonomia-<strong>in</strong>dipendenzadella magistratura possafacilmente risolversi, come nel casosuddetto, <strong>in</strong> arbitrarietà e accanimentogiudiziario nei confronti diun politico che la magistratura politicizzataritenga essere un avversarioda spazzare via. Ma perchénon esiste al mondo un paese democraticoche si sia mai messo comel’Italia nelle condizioni di farsigovernare da un potere non elettodal popolo, predom<strong>in</strong>ante e annichilenteogni altro potere elettodal popolo, costituito dalla magistraturadi ogni ord<strong>in</strong>e e grado.2Ispirata alla rubrica di Mar<strong>in</strong>a Corradi,mia figlia Elena di 11 anni ha scrittoqueste poche righe. Grazie per le testimonianzeche ci date attraverso il vostrogiornale. Buone vacanzesabr<strong>in</strong>aL’acqua verde e blu, il rumore delleonde che sbattono contro il muretto,un lieve vociare di persone, un suonodi chitarra. Bamb<strong>in</strong>i che giocano, personeche passeggiano sul lungolago,altri <strong>in</strong>vece nuotano nell’acqua freddadel matt<strong>in</strong>o. Alberi maestosi fannoombra ai passanti, e al sottile soffiodi vento fanno sentire il frusciodelle loro foglie. Ci sarà mai un postomigliore di questo maestosissimo lagodi Garda?elena 11 anniil rubrichista che scoPPia«Ciao, mi chiamo Fred Perri e vengodiscrim<strong>in</strong>ato da almeno una vent<strong>in</strong>a d’anni»di Fred PerriNella mia vita sono stato <strong>in</strong>sultato per la mia federeligiosa, per la mia (più o meno conv<strong>in</strong>ta) appartenenzapolitica, per il mio appoggio a unasquadra di calcio, il vecchio Grifo (parecchio), perchéero della terza A, perché ero del liceo classico, perchéero di un certo paese e non di un altro. Per molte diqueste cose mi becco ancora una bella scarica di contumelieancora adesso. Ma nella mia vita, il numeromaggiore di <strong>in</strong>sulti, sarcasmi, ironie, battute, le ho ricevutea causa della mia “diversità”, di cui devo accusaresolo me stesso. Infatti sono stati i miei numerosipeccati, soprattutto uno, e non altro, a ridurmi cosìcome sono. Per cui, <strong>in</strong> ogni cont<strong>in</strong>ente, <strong>in</strong> tutte le l<strong>in</strong>guedel mondo, tutti gli appartenenti al genere uma-Foto: AP/LaPresse46 | 28 agosto 2013 | |


edazione@tempi.itFa piacere sentire che siamo ungiornale che non ha bisogno di nessunfiltro speciale per risultareistruttivo per tutti, grandi e picc<strong>in</strong>i.2L’assurda e pilotata sentenza ai dannidi Silvio Berlusconi è qualcosa di orribile,ma mi consola la certezza che«il Signore non è mercante che paga ilsabato». Dio ha i suoi tempi. Antonio Ascione Torre del GrecoCi risiamo, “l’unto del Signore”.2In Germania i verdi propongono l’istituzionedi un giorno <strong>in</strong> cui sarà obbligatoriomangiare vegetariano. La tiriteraè la solita: il 30 per cento delpianeta è stato disboscato a favoredei pascoli, le vacche scoreggiano,il pianeta si riscalda. E poi la carne famale. Molto male. Basterebbe rispettareil venerdì di magro della tradizionecattolica, ma piuttosto è lecitoattendersi un giorno <strong>in</strong> cui sarà obbligatorioconvertirsi all’islam. Oppuremeglio: un “transgender day” <strong>in</strong> cuitutti gli uom<strong>in</strong>i vadano <strong>in</strong> giro senzacazzo, giusto per vedere come si sta. Mattia Spanò via <strong>in</strong>ternetl’impegno dei cristianiSiamo il sale della terra, anchequando non scendiamo <strong>in</strong> piazzadi Pippo CoriglianoCARTOLINA DAL PARADISOLe dittature non hanno il senso del ridicolo. Mussol<strong>in</strong>i affermò che, se <strong>in</strong> Italia cifosse stato un calo delle nascite come <strong>in</strong> Francia, avrebbe preso delle “decisioniimmediate, draconiane”. Non si riesce a immag<strong>in</strong>are quali decisioni potevaprendere. Hitler, che sosteneva la superiorità della razza ariana – pelle bianca, capellibiondi – dovette assistere al trionfo del nero Jesse Owens, v<strong>in</strong>citore di 4 medaglied’oro alle Olimpiadi del ’36. <strong>Il</strong> muro di Berl<strong>in</strong>o, <strong>in</strong>nalzato dai comunisti, è crollatonel tripudio generale. Oggi è la volta di nostri parlamentari che def<strong>in</strong>iscono “urgente”la legge contro l’omofobia. Come se non bastassero le leggi vigenti a protezionedella <strong>persona</strong> e soprattutto come se non ci fossero questioni davvero urgenti: la ripresache non arriva, la disoccupazione giovanile, la disperazione dei licenziati, la burocraziasoffocante, un fisco aggressivo e <strong>in</strong>concludente, e non mancano le file di poveriattorno ai cassonetti per cercare il cibo <strong>in</strong>venduto dai ristoranti. In pieno agostosoffocante i rappresentanti del popolo devono legiferare sull’omofobia. <strong>Il</strong> diktat dellalobby <strong>in</strong>ternazionale dom<strong>in</strong>ante ci costr<strong>in</strong>ge a quest’assurdità. È giusto e doverosoprotestare pubblicamente ma, come ha detto il Papa nell’Angelus dopo la Gmg, il futurosta nella santificazione della vita quotidiana. Gesù ha detto che i suoi discepolisono il sale della terra. A me tocca essere sale utilizzando il clima disteso dell’estateper pregare, dedicarmi agli altri, approfondire il Vangelo.In tutte le epoche torbide i fenomenidi iconoclastia e di verità impazzitediventano moneta corrente.Capitò ai bizant<strong>in</strong>i dell’attualeTurchia dove bastarono pochi annia rimpiazzare secoli di cristianesimocon l’umma islamica. All’Europaaccadde il secolo scorso. Di orig<strong>in</strong>aleadesso parrebbe prospettarsi pertutto l’Occidente un mix dell’anticaBisanzio e della recente Europa.Meno male che la Russia c’è.2Qualche giorno fa, aspettando il trenoho visto due ragazz<strong>in</strong>e, di 12 o 13 anni,baciarsi teneramente sul b<strong>in</strong>ario. Difianco a me i figli di una famiglia tedescale guardavano con tanto d’occhi.Ho pensato a che cosa avrei detto seci fosse stata lì con me mia figlia e miavesse chiesto spiegazioni. In cuor mioho augurato a quelle ragazze e a miafiglia di trovare una risposta adeguatae alta a quel groviglio di sentimenti edomande che l’adolescenza porta. Simona Marchetti PesaroNon sarebbe stato diverso il “tantod’occhi” <strong>in</strong> persone non r<strong>in</strong>coglionitedalle istruzioni al narcisismo edesibizionismo di massa se i protagonistidell’effusione can<strong>in</strong>a fosserostati una lei e un lui.SPORT ÜBER ALLESno, uom<strong>in</strong>i, donne, vecchi e bamb<strong>in</strong>i, mi hanno raggiuntocon le loro frecciate. Talvolta, molto tempo fa,mi sono vergognato di me stesso e ho sognato di esserenormale, di essere “giusto” e di non dovermi rifugiare<strong>in</strong> certe “zone ghetto” con gli altri miei sfortunatisimili. Da un po’ ho imparato ad accettarmi cosìcome sono, anzi mi sono <strong>in</strong>ventato anche una speciedi orgoglio. Bene. A questo punto, però, arrivatonell’estate del 2013 mi trovo sbalestrato. Mi domando,<strong>in</strong>fatti, compagni e amici, per quale ragione tuttipotranno cont<strong>in</strong>uare impunemente a chiamarmi “ciccionedi merda”, mentre io rischierò l’<strong>in</strong>crim<strong>in</strong>azionealla prima barzelletta sui froci.| | 28 agosto 2013 | 47


taz&bao48 | 28 agosto 2013 | |


Se passasse la legge di cui è relatore IvanScalfarotto difficilmente verrebbero sanate“ope legis” le situazioni di disagio<strong>persona</strong>le e psicologico, senza dubbio piùcomplesse di uno slogan antiomofobia,come quelle che hanno causato il tragicosuicidio del ragazzo romano. Si <strong>in</strong>staurerà<strong>in</strong>vece una forma di censura che promuoveràla causa di chi si è impegnato a normalizzarel’idea dell’unione omosessuale:non sarà possibile opporsi.<strong>Il</strong> Foglio, 13 agosto 2013Al <strong>Meet<strong>in</strong>g</strong>, presso lo stand di Tempiche si trova nel padiglione A3,è possibile firmare la petizione perfermare la legge sull’omofobia


TERRADI NESSUNOQUELLO CHE SVELA MILANO IN AGOSTOLa fretta è l’orditodel nostro dest<strong>in</strong>odi Mar<strong>in</strong>a Corradi<strong>Il</strong> centro di Milano <strong>in</strong> questa domenicad’agosto è abbandonato e torrido: sembrache il caldo venga su come vaporedall’asfalto molle, su cui i tacchi delle donnelasciano lievi impronte. Dietro le fila dipersiane chiuse immag<strong>in</strong>o le case silenziose,gli schermi neri delle tv spente. Tirate a lucidole port<strong>in</strong>erie dei palazzi borghesi, e, fuorie dentro, nessuno. La tastiera del citofonod’ottone scotterebbe, credo, se osassi premereun bottone; e il citofono gracchierebbe desolatoper le scale vuote. Certo, qualcuno saràrimasto, ma anche quell’uno forse ha serratole persiane, fatto provviste, e se ne sta lì comebarricato – sperando di non avere bisogno,nella città deserta, di nessuno. Quante volteho visto Milano così, nel colmo del suo letargoagostano, trasfigurata rispetto alla città cheso e che amo. Eppure nemmenoquest’anno riesco a sfuggirealla mal<strong>in</strong>conia che mi dannole strade spopolate dove trovitutti i parcheggi che vuoi, e ilrosso e il verde dei semafori sialternano uguali e <strong>in</strong>utili. Unraro tram passa e va per la suastrada; a bordo, mi pare, c’è soloil conducente, che nemmeno apre le portiere,alla fermata dove nessuno aspetta.Mi sembra, Milano nella domenica d’agosto,come un gran cuore che ha smesso di battere;dove non circola più la l<strong>in</strong>fa degli uom<strong>in</strong>iche vanno e vengono e corrono, né iltraffico che rallenta e si gonfia e si imbroglia,nelle ore di punta. Non corre il sangue, nellearterie di Milano, oggi; l’edicola è sbarrata,il tabacchi ha la sarac<strong>in</strong>esca serrata, e comevorrei un bar, un qualunque bar dove si entri,al matt<strong>in</strong>o, e ci si sp<strong>in</strong>ga per guadagnarsiun pezzo di bancone e bere il caffè fumanteche le mani del barista allungano rapide nelletazz<strong>in</strong>e, uno dietro l’altro.Vorrei il rumore della ramazza del custodesul cemento del cortile, alle sette, e lo sfiatarenervoso dei freni degli autobus <strong>in</strong> coda;e il vociare dei branchi di ragazziall’una, quando esconoda scuola. “Ma, lo sai, torneranno”,mi dico. Ma certo, torneranno,tornerete tutti, e d<strong>in</strong>uovo combatteremo per unparcheggio, e per il primo caffèal banco di un bar. Senza accorgerciforse di come è belloquesto affannarsi di uom<strong>in</strong>iche arrivano da lontano e si affollano ai casellio corrono giù per le scale del metrò, ognimatt<strong>in</strong>a; senza sapere, questo andare, lavorare,studiare, questo scorrere nostro nelle venedi Milano, come è bello.Lo si vede bene oggi, nella lanca <strong>in</strong> cui ilnostro fiume si è arenato, <strong>in</strong> una domenicad’agosto. Lo si vede adesso che quel cercare,affrettarsi, faticare, tendere, è l’ordito del nostrodest<strong>in</strong>o; la guglia dell’ago che tende adogni alba, ost<strong>in</strong>ata e fedele, un altro filo.50 | 28 agosto 2013 | |

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